Ogni grande piano richiede estrema cura e pianificazione e, la nostra Casey, non aveva avuto molto tempo per decidere il da farsi. Erano trascorse meno di dodici ore da che Sensk Ama le aveva fornito la Pozione dell’Illusione e una notte di mezzo le aveva impedito di ragionare con saggezza su quanto sarebbe stato necessario compiere.
Ora che si trovava nel magazzino, invece, doveva pensare in fretta e sfruttare ogni elemento utile al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo: la Pentola di Perkin.
Proprio mentre ci pensava, ecco che Ivan ricompariva con in braccio l’oggetto del suo desiderio: trasparente, ma non per questo meno misteriosa, la Pentola aveva riacceso lo sguardo della Bell e le sue meningi avevano cominciato a lavorare frenetiche; non aveva molto a disposizione, fatta eccezione per due gemelli - l’obiettivo della sortita di Ama -, un boss pieno di se stesso da fare spavento e una serie infinita di casse di legno impilate tra loro. Nel caso di una fuga, forse, avrebbero fatto al caso suo.
C’era poi il tavolo da ping pong, gioco e sport babbano che aveva fatto breccia nelle menti semplici dei gemelli; a ben guardare avevano imbastito una partita sulla base del gioco originale, impreziosendolo con un’altra prova goliardica: il birra-pong. Per assurdo, quei due avevano fantasia e spirito d’iniziativa. Dei dieci bicchieri, sette impilati gli uni sugli altri, tre erano colmi di liquido brunastro. Di certo una birra scadente che nulla aveva a che vedere con le eccellenze presenti sul mercato. Tuttavia, questo non aveva in alcun modo impedito a Casey di imbastire il suo spettacolo: preso un bicchiere vuoto dalla pila, ne versò all’interno il contenuto della Pozione dell’Illusione e, subito dopo, il succo di fragola. Ivan squadrò diffidente le manovre della ragazza, ma un’occhiata decisa di Boris gli tolse ogni dubbio. La manona del giovanotto prese quanto Casey gli porgeva, ma attese il gemello prima di ingollare la dose di pozione.
«
Meno male che posso usare la birra.» commentò l’altro, ridacchiando tra sé, ignorando il probabile saporaccio che ben presto avrebbe intaccato le sue papille gustative. Intanto, Boris se ne stava quieto e ritto in piedi, proprio davanti alla Pentola di Perkin: non era uno sprovveduto e non intendeva assolutamente farsi scappare la ragazzina col malloppo.
«
Muovetevi, non abbiamo tutto il giorno! Forza!» tuonò indispettito.
Ivan e Igor si scambiarono un’occhiata complice, come a volersi far coraggio nella sventura capitata loro: in fondo, in quel momento non erano solo gemelli, erano anche cavie da laboratorio sotto lo sguardo imperioso di Boris - che avrebbe potuto farli a pezzetti - e quello spavaldo di una ragazzina.
Contarono mentalmente fino a tre e, in sincrono perfetto, mandarono giù il beverone: il primo si leccò perfino i baffi, assaporando il gusto di fragola mescolato a qualcosa di più aspro e indefinito; il secondo, schifato, si coprì la bocca con la mano per reprimere qualsiasi altra reazione. Evidentemente, la birra non era adatta a certi miscugli.
«
Dammi qua!» sbottò Igor, afferrando la pallina da ping pong «
Che cosa dovrebbe succedere? Dovrei sentirmi diverso?» chiese poi, guardando la ragazzina. Ivan stava ancora scendendo a patti col saporaccio sulla lingua, ma prima ancora che Casey potesse replicare verbalmente, Boris intervenne.
«
Igor, fai come ha detto. Senza storie.» e tornò ad incrociare le braccia al petto «
Ivan, piantala di fare quella faccia. Avrai dell’acqua quando avremo finito.»
Igor sollevò la pallina davanti agli occhi strabuzzati, mentre il fratello per converso gli si avvicinava inebetito. Entrambi - chi per la maggior dose di pozione, chi per l’effetto leggermente alcolico della birra - avevano iniziato a percepire il primo torpore alle estremità di mani e piedi, ma non volevano dimostrarsi deboli di fronte a Boris. Temevano le reazioni avverse della pozione, ormai in circolo da qualche minuto, e non sarebbero riusciti a distinguere ancora a lungo i lineamenti di quanto li circondava.
«
Igor, questo è un affarone...» cominciò a dire Ivan, reprimendo una risatina. Ivan non poteva saperlo, ma il fratello aveva già cominciato a vederlo come attraverso una lente al contrario e i tratti del volto ne fossero deformati. Evidentemente, non volle farci caso, perché continuò a gesticolare in modo teatrale, esaltando le doti di una comune pallina da ping pong come se si fosse trattato di un Boccino d’Oro.
«
E’ eccezionale, tu non hai idea della velocità e della leggerezza! E’ così bello, lucente...»
Igor, per converso, aveva iniziato a credere che il fratello si fosse rimbecillito del tutto: la pallina era pur sempre una pallina e niente e nessuno avrebbe potuto convincerlo del contrario. Per altro, cominciava a sentire uno sfarfallio sulla faccia, un fremito come un formicolio insistente e nervoso; si schiaffeggiava per farselo sparire, come se attraverso quel gesto avesse potuto riattivare la circolazione sanguigna sulla parte colpita. A vederli, erano semplicemente due stupidi che si guardavano a venti centimetri di distanza, con una pallina da ping pong e due espressioni inebetite.
«
Dai, su, prendi!» fece allora Igor, passando la palla - letteralmente - al fratello, che la mancò per evidenti difficoltà nella valutazione della distanza e della coordinazione occhio-mano. Era un effetto della Pozione dell’Illusione o soltanto goffaggine innata?
I due cozzarono le teste tra loro nel tentativo di riacciuffare il presunto boccino e il dolore fisico della botta non fece altro che acuire altre sensazioni. Boris stralunò gli occhi, chiedendosi come potesse affidare certe mansioni a due idioti di quel calibro; non si era reso conto, però, che i gemelli si guardavano atterriti, come se non si riconoscessero. Il volto di Ivan aveva assunto agli occhi di Igor le fattezze di un polipo, con tanto di tentacoli e ventose su tutta la faccia. Igor, al contrario, pareva coperto di pustole e vesciche su ogni centimetro di pelle esposta. Non solo: Ivan credeva che il fratello stesse andando a fuoco e cominciò così a prenderlo a schiaffi, dimentico del presunto boccino e delle proprietà della Pozione ingerita. Cominciò così una parentesi frenetica, durante la quale Ivan cercava di spegnere un incendio con origine la testa del fratello e Igor, spaventato a morte dalla sua peggiore paura - polipi, meduse e animali della stessa specie -, aveva iniziato a strillare come una donnetta e a fuggire intorno al tavolo. Entrambi strillavano frasi senza senso su “fuoco”, “bestiacce” e “mostri marini”, oltre ad una serie di sinonimi per le escrescenze, presunte, sul volto di Igor. Boris cambiò espressione e qualcosa di simile alla preoccupazione gli offuscò il volto florido. Guardò Casey, e i gemelli subito dopo, e di nuovo la ragazzina.
Stava cominciando a fare due più due.
Se fosse o meno l’intento di Ama quello descritto, non lo sapremo mai: la cosa certa è che Igor e Ivan sono fuorigioco a causa delle loro paure - che Casey può vagamente intuire dal dettaglio in calce al post, prima che Boris inizi a unire i puntini.
Le posizioni sono chiare: Casey è ancora dove l’hai lasciata, mentre Boris è rimasto nei pressi della sua poltrona, in piedi, pronto ad ostacolarti qualora cercassi di prendere la Pentola. Ivan e Igor, invece, si rincorrono - uno per aiutare, l’altro per fuggire - intorno al tavolo da ping pong.
Devi scegliere in fretta come procedere, perché Boris sembra aver capito il tuo gioco.
Per dubbi o precisazioni, sai dove trovarmi.