« Ehi Read, come mai ultimamente sei di turno ogni domenica? Hai dimenticato di riordinare le scorte di antidoti e Dwight ti ha messo in punizione? »
Risatina fastidiosa d’accompagnamento, come ogni volta che le rivolgeva la parola, Richard Hughes – altresì conosciuto come il Medimago più sciocco e petulante del primo anno, la stava fissando divertito mentre Jane faceva il suo ingresso nel pronto soccorso del San Mungo, appoggiato al bancone dell’accettazione e intento a firmare alcuni documenti prima di andarsene.
La ragazza lo degnò a malapena di uno sguardo, limitandosi a sussurrare la sua risposta mentre gli passava accanto, « Attento Richard, un giorno la tua bocca larga ti farà finire a pulire i vasi da notte senza magia e stai certo che sarà uno spettacolo che non vorrò perdermi. »
Non era l’unica ad essere presa di mira dai suoi continui commenti acidi e probabilmente erano ben pochi i colleghi che sopportavano quel ragazzo arrogante e vanesio, perciò continuava a sperare che prima o poi qualcuno si stufasse dei suoi modi e che gli ricordasse che in fondo era solamente uno degli ultimi arrivati.
Essere di turno di domenica non le pesava, anzi, le dava modo di vedere le situazioni più bizzarre e particolari che durante la settimana invece tendevano a non presentarsi in ospedale: inoltre, essere di turno quel giorno significava spesso non dover condividere gli spazi di lavoro proprio con Richard e sicuramente era un aspetto positivo.
La mattinata era trascorsa tranquilla e aveva avuto addirittura il tempo di mangiare qualcosa per pranzo: aveva appena finito di bere un caffè insieme ad una collega che un’infermiera giunse a richiedere il suo aiuto per un paziente che si era appena presentato all’accettazione in condizioni tutt’altro che buone. Ricoperto di graffi, pustole e cenere e in preda ad un attacco di singhiozzo, il mago riuscì a fatica a spiegare la dinamica dell’incidente mentre le due streghe lo accompagnavano nell’ambulatorio libero più vicino.
« La domenica è sempre il giorno prediletto per gli esperimenti! » borbottò l’infermiera mentre, una volta fatto accomodare l’uomo sul lettino, preparava con Jane il necessario per medicarlo, « E’ così noiosa la prospettiva di starsene buoni e tranquilli sul divano di casa? »
Jane non poteva di certo dire che fosse nel torto, soprattutto quando nel bel mezzo dell’ultima medicazione comparvero ulteriori pustole a sostituire quelle drenate in precedenza e che le costrinsero a ripetere tutto il procedimento dall’inizio: le cure dell’uomo tra un imprevisto e l’altro occuparono buona parte del pomeriggio, soprattutto il singhiozzo che sembrava impossibile da calmare nonostante tutti gli incantesimi e le pozioni che avevano provato.
Stava accompagnando il mago all’uscita, le braccia bendate e il singhiozzo ormai sparito e intento a raccontarle i suoi piani per l’ora del tè che si stava avvicinando, quando notò il gruppetto che stava facendo in quel momento il suo ingresso in ospedale: catturarono la sua attenzione i membri che non sembravano stare bene, due ragazze e una ragazzina più giovane, una studentessa a giudicare dall’età, accompagnate da un elfo domestico. Salutò il mago che aveva appena finito di curare, e attese che le ragazze si avvicinassero al bancone dell’accettazione per poi iniziare ad occuparsi di loro.
Jolene White
La prima strega che fece accomodare in ambulatorio le sembrava un volto già visto altrove, e quando lesse il nome sulla cartella ebbe conferma di averla già curata tra quelle mura: le condizioni dell’infermiera White però rispetto all’ultima volta erano decisamente meno gravi, ma non per questo le sembrò il caso di ricordarle di essersi già incontrate in precedenza. Il ricordo di quello che era successo ad Hogsmeade, il numero di morti e feriti in seguito a quel disastro pesava ancora sulle spalle del personale dell’ospedale oltre che su quelle dei sopravvissuti, e ancora non era trascorso un tempo sufficiente affinché se ne potesse parlare senza che un nodo salisse allo stomaco per stringerlo.
Sembrava però che il Fato avesse un pessimo senso dell’umorismo, perché come la volta precedente la ragazza era reduce da un incontro con il fuoco e recava su di sé i segni del passaggio dell’elemento. Jane si avvicinò alla paziente, che nel frattempo era stata fatta sedere sul lettino da una sua collega e le stava raccontando a grandi linee la dinamica di quello che era accaduto. Attese che finisse il racconto prima di prendere parola, il tono di voce misurato e tranquillo.
« Infermiera White, buon pomeriggio. Sono il Medimago Read, ma puoi chiamarmi Jane. Ti dispiace se ti do del tu? » attese un cenno di conferma da parte della strega prima di afferrare un paio di guanti e avvicinarsi maggiormente alla ragazza mentre li indossava, « Ora io e la mia collega cercheremo di medicarti in fretta e in maniera meno dolorosa possibile le ferite. Mentre lei si occuperà delle ustioni sulla tua pelle io vorrei dare un’occhiata ai tagli sulla tua spalla, sei d’accordo? »
Ad una prima vista i tagli non sembravano necessitare una sutura vera e propria, ma Jane aveva bisogno di vederli meglio e più da vicino per averne conferma. « Non sembrerebbero troppo profondi, in teoria con della bava di Gorgol dovrebbero richiudersi senza lasciare cicatrici. » sorrise lievemente alla paziente, cercando di rassicurarla, « In ogni caso prima ti applicherò della pozione anestetica, in modo che tu non debba sentire nulla. »
Con gesti sicuri e misurati – dopo mesi finalmente aveva iniziato a muoversi con più agilità tra i vari carrelli dei farmaci e delle pozioni – la strega andò ad applicare alcune gocce di pozione anestetica sui quattro tagli che solcavano la spalla di Jolene. Attese un minuto perché facesse il suo effetto, poi con precisione vi spalmò della Bava di Gorgol con una spatola in legno: assicuratasi di aver ricoperto tutte le ferite con la pozione, ricoprì i tagli con una garza antisettica che fermò con del semplice cerotto.
« Ecco fatto, tra un paio di giorni la pelle dovrebbe tornare al suo stato originale. In caso contrario puoi sempre tornare da noi, anche se credo che tu sappia perfettamente cosa fare. » le sorrise, certa che se fosse successo qualcosa l’infermiera se la sarebbe cavata egregiamente visto il lavoro ad Hogwarts, « Se vuoi puoi aspettare fuori la tua amica, così quando avremo finito anche con lei vi mostreremo la stanza dove potrete riposarvi per qualche ora. Ti può accompagnare la mia collega, se vuoi. Se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa mi trovi qui. »
Mìreen Fiachran
L’amica dell’infermiera White non sembrava essere stata risparmiata dall’incontro con le fiamme secondo il resoconto che stava facendo alla sua collega mentre l’accompagnava all’interno dell’ambulatorio, e infatti l’attenzione di Jane si focalizzò immediatamente sulle scottature che affermava di aver riportato alla schiena. Diede una veloce occhiata alla cartella con i documenti per leggere il nome della paziente, poi le si avvicinò indossando i guanti.
« Signorina Fiachran, sono Jane Read, il Medimago che si occuperà di lei e delle sue ferite. » le sorrise, sperando che a differenza di alcuni suoi colleghi medicati in precedenza fosse meno restia a farsi aiutare, « Ora la mia collega si occuperà delle schegge residue della lampada, mentre io darò un’occhiata alle ustioni sulla schiena, se è d’accordo.
Attese un cenno d’assenso da parte della paziente prima di sollevare con attenzione i lembi degli indumenti che coprivano le ustioni e controllarne lo stato: il tessuto aveva protetto la pelle da un danno maggiore rispetto a quello che presentava, ma si era allo stesso tempo incollato ad essa, rendendo più dolorose le bruciature. Con l’aiuto di semplice soluzione salina cercò di separare la maglia dalle ustioni, facendo attenzione a non scoppiare le flittene che si erano formate in alcuni punti della schiena: poi, con attenzione, applicò sopra le ferite una mistura di decotto al Dittamo e decotto Liscio, in modo da trattare sia le ustioni di per sé che le bolle ripiene di liquido chiaro che si erano formate; completamento della medicazione, alcuni giri di fasciatura. Sollevò lo sguardo dalla schiena della strega giusto in tempo per accorgersi che anche la sua collega aveva finito di occuparsi delle schegge, ormai un lontano ricordo anche grazie alla Bava di Gorgol utilizzata per cicatrizzare le ferite.
« Ecco, abbiamo finito. Tra quattro giorni può provare a togliersi le bende dalla schiena, dovrebbe essere passato del tempo sufficiente affinché le ustioni siano guarite. Se dovesse avere bisogno, può tornare qui da noi. » aiutò la ragazza a scendere dal lettino, indicandole poi la porta, « Come ho già accennato alla sua amica, l’infermiera White, preferirei tenervi qualche ora sotto osservazione, per sicurezza: la mia collega vi accompagnerà in una stanza dove potrete riposare fino al momento della dimissione. Se doveste aver bisogno di qualsiasi cosa potete mandarmi a chiamare, io sarò qui fino a domani mattina. »
La salutò con un cenno della mano mentre si dirigeva verso l’uscita accompagnata dall’altro Medimago: un istante solo per riprendere fiato, e iniziò a pulire l’ambulatorio, sperando che il resto del turno trascorresse tranquillamente.