Toss a gallion to your Auror, Privata

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view post Posted on 1/4/2021, 13:00
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_25025 anni ✶ guardiacaccia ✶ francese ✶ scheda ✶ HogsmeadeLa High Street si srotolava di fronte agli occhi zaffiro di Lucien come la più mite rappresentante di un luogo di pace. In apparenza dimentica della tragedia che l'aveva scossa fin nelle antiche radici, come una Fenice era risorta dalle proprie ceneri, più altera che mai.
Durante i weekend vi si riversavano fiotti di ragazzini in gita scolastica, smaniosi di immettersi a Mielandia per insaccherarsi le labbra o ai Tre Manici per ordinare una fresca Burrobirra. Ormai la primavera aveva fatto il suo tronfio ingresso e Lucien, come altri maghi, aveva scelto di lasciarsi accarezzare dai tiepidi raggi del sole in un luogo dove non si sarebbe sentito solo.
Ispirava ed espirava il fumo lentamente, buttandolo spudorato nell'etere e restituendo alla natura ciò che essa gli aveva offerto per la fabbricazione della sigaretta alle erbe. I minuti si disperdevano attraverso le spire di fumo che sciamavano dalla pergamena bruciata; aveva smesso di tenere conto del tempo che scivolava come sabbia tra le dita.
I fiori di Centinodia raccolta nella Foresta Proibita avevano un perianzio rosato che tingeva la coltre fumogena di una tonalità pastello molto evocativa; un pizzico di magia ne aveva alterato le proprietà febbrifughe che, unitamente alle altre erbe e cortecce sbriciolate, infondevano nel Guardiacaccia una piacevole sensazione di alleggerimento dei sensi.
Superato un drappello di maghi intenti a far evanescere le deiezioni di un Crup disciplinato dal guinzaglio magico, fu mentre si trovava a superare una panchina che una voce ammanettò il suo interesse, facendolo frenare di colpo.
«Toss a coin to your Auror
O' Valley of Justice
O' Valley of Plenty, oh
Toss a gallion to your Auror
A friend of wizards»

Lucien si passò sigaretta di pergamena da un dito all'altro come fosse un penny, mentre indugiava sui tratti del mago che solleticava le corde di una chitarra intonando i versi. Collocò i tratti amaranto a due momenti specifici dei suo passato: il Ballo delle Fate tenutosi a Hogwarts e la serata devasto alla Testa di Porco, di cui nutriva solo vaghe ed essenziali reminescenze: la simil fattoria composta da polli ed agnelli, delle prove assurde, volti conosciuti e non ed un bagno lercio. Facile che in quella locanda fosse entrato una sola volta da sobrio perchè con la sbornia addosso ed il grammo di erba ad impastargli il cervello poteva quasi reputarlo pulito ed elegante. Gli parve di ricordare un'ananas collegata al rosso, ma l'idea parve talmente assurda da crederla una deformazione della realtà offerta dal subconscio alterato. Mh, forse avrebbe dovuto rivedere il dosaggio delle erbe.
«Bel motivetto» sibilò con voce rotta. «non ti facevo un musicista, sei un Auror tutto da scoprire.» continuò con un velo di dileggio appeso alle labbra, sulle quali la sigaretta tremolava scomposta.
Si sedette sul posto libero rimanente facendo scricchiolare le assi sotto al suo corpo snello. Non aveva un solo galeone con sè, altrimenti poco ma sicuro che glielo avrebbe infilato in tasca. Gli ultimi flussi fumogeni puntarono le soffici nubi ovattate che adombravano il cielo cilestrino e il mozzicone fu gettato in avanti ma, con un pigro movimento a spirale del braccio, il Guardiacaccia vi puntò la dodici pollici facendolo evanescere prima che potesse schiantarsi sul ciottolato.
«Quando hai finito potrei strimpellare qualcosa anch'io?» domandò incalzante volgendo verso Aiden uno sguardo interrogativo, pronto ad accettare un eventuale diniego. Restò in attesa sentendo montare l'eccitazione; pensò a quante volte si era detto che una volta tornato a Durness avrebbe preso la chitarra magica di suo padre per portarla alla capanna e suonarla durante le notti insonni.
Ma lo strumento attendeva ancora nel cottage scozzese, assieme a tutti quei quesiti che non avevano ancora trovato risposta.

Azioni concordate

Attento a sfidarmi, Weiss oeAQ7 L'hai voluta? F8LYl TFx1L


Edited by Atonement. - 3/4/2021, 07:34
 
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Aiden Weiss
Auror | 28 y.o. | Irlandese

I passi dell’Auror, che già per natura erano silenti e appena percettibili, vennero completamente mascherati dal suono delle corde pizzicate, disegnando una melodia che avrebbe annunciato la sua presenza all’interno del villaggio. La musica, forse, non era esattamente la cura esatta che ogni abitante si aspettava di ricevere dopo i tragici eventi che avevano travolto quella cittadina di soli Maghi e Streghe, ma certamente poteva essere considerata come un balsamo lenitivo, affinché le ferite ricevute potessero cicatrizzarsi con le giuste tempistiche.
Ma le sue, di ferite, chi le curava?
Si era nascosto, si era chiuso in se stesso, leccandosi le lacerazioni più profonde in assoluto silenzio, cercando - in un modo o in un altro - di trovare la forza necessaria per reagire. A lungo aveva vissuto nella malinconia e nella paura, tra gli incubi durante le ore notturne e i sensi di colpa in quelle diurne; si era sentito un fallito, come se quel giorno non avesse fatto granché, a parte lasciarsi sfuggire la donna in rosso, Cassandra Reeve, l’ultima rimasta degli artefici che avevano commesso quel efferato attacco. Poi era sopraggiunta la rabbia, improvvisa, incontrollabile, tremenda. Contro Cassandra, contro Betterson, contro se stesso.
Perché?
Perché temeva di non essere abbastanza.

Percorse High Street con la mente svuotata da tutto il resto, lasciando cullare solo ed esclusivamente dalla propria musica, pensando alle parole che avrebbe dovuto intonare con la propria voce profonda e così marcata da quell’accento Irlandese che non lo avrebbe mai abbandonato, oltre alle note che le proprie dita avrebbero dovuto creare tramite le corde della chitarra.
Trovò conforto in una panchina che dava le spalle al sole di quasi mezzodì, affinché potesse bearsi dei suoi calorosi raggi ma senza rischiare di rimanerne accecato, adagiando accanto a sé una piccola sacca che si era portato appresso e contenente alcune lattine di Pepsi Twist tenute fresche grazie all’Incantesimo Glacius. Sarebbero state di grande conforto per la propria gola, in seguito, ma per il momento si assicurò di avere a portata di mano una piuma e il pezzo di pergamena su cui avrebbe annotato i vari versi e note composte. Prima di allora non aveva mai osato comporre qualcosa, anche solo per semplice diletto, ma ora - bramoso di occupare la propria mente e i vari momenti liberi da qualcosa di diverso dai tipici affanni e impegni lavorativi - avrebbe tentato l’impresa.

«Toss a gallion to your Auror
O' Valley of Justice
O' Valley of Justice, oh oh ohhhhh
Toss a gallion to your Auror
A friend of wizaaaaaaards!
»

Si interruppe quel tanto da scarabocchiare quanto aveva intonato fin a quel momento, finché non si rese conto della presenza di qualcuno nei suoi pressi e che gli rivolse la parola. A quel punto il grattare sulla pergamena in maniera frenetica si interruppe e volse la propria attenzione sul proprio interlocutore, che altri non era che Lucien Cravenmoore, il Guardiacaccia di Hogwarts.
L’Auror aveva la memoria lunga: poteva vantare di ricordi piuttosto dettagliati e vividi sul breve scambio avuto con il giovane dipendente della Scuola di Magia al Ballo delle Fate, ma non poteva dirsi altrettanto di quelli che riguardavano la serata movimentata alla Testa di Porco, tra la baraonda generale e litri su litri di alcool durante un giochino all’insegna della devastazione totale. Già era tanto se ricordava, seppur in maniera confusa, di strani polli e agnelli in mezzo agli schiamazzi generali, oltre al proprio ananas di cui però non aveva idea di che fine avesse fatto.
«E non solo...» si ritrovò a ghignare con un certo divertimento, mentre permise all’altro di unirsi a lui in quella lunga panchina. Adocchiò la sigaretta che Lucien aveva tra le labbra e le narici del rosso si dilatarono nel tentativo di capire cosa stesse fumando, oltre a percepire una crescente voglia di unirsi a lui; non capitava spesso di trovare qualcuno che, come lui, fumava e quello era un guilty pleasure che non poteva mancare oltre all’alcool.
La propria espressione mutò in genuina sorpresa quando il giovane Guardiacaccia gli chiese se poteva imprestargli la chitarra per strimpellare qualcosa a sua volta, tanto che Aiden scrutò l’altro con crescente curiosità.
«Non sono l’unico da scoprire, a quanto pare.» L’ennesimo sghignazzo, stavolta più evidente, muovendo le corde in un accordo dal timbro spagnolo per enfatizzare la suspance. «Cosa suoni di solito?»




Ehhhh Luciano (?), attento con le provocazioni :secret:


Edited by Aiden Weiss - 22/4/2021, 18:33
 
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view post Posted on 8/4/2021, 07:02
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_25025 anni ✶ guardiacaccia ✶ francese ✶ scheda ✶ HogsmeadeLucien non avrebbe mai desiderato interrompere un musicista, ma il rosso pareva intento a comporre, avvalendosi di piccole pause di propria iniziativa e nelle quali provvide ad inserirsi. Si rese conto che quel giorno per la prima volta l'Auror gli appariva come un mago qualsiasi, contrariamente al loro primo incontro che lo aveva visto truccato a petto nudo ed il secondo, nel quale nessuno dei due era in condizioni propriamente normali. Osservato con uno sguardo velatamente alleggerito dal fumo inalato, Aiden Wess gli infondeva una piacevole sensazione di fiducia, a primo acchito.
Di norma il Guardiacaccia era propenso a lasciarsi guidare dal proprio istinto, che di rado lo aveva tradito, mantenendo comunque un certo distacco votato alla praticità di una verifica guarnita di tutti i crismi contemplabili. Il tepore offerto dai caldi raggi del sole mitigava una situazione già di suo promettente, accogliendo la sistemazione sulla panchina con una carezza dolce sulle spalle larghe.
Alla corretta asserzione di Aiden egli si limitò ad inarcare le brume sopracciglia e ridurre le labbra ad una sottile mezzaluna. Qualunque sconosciuto o quasi, come nel loro caso, sarebbe stato da scorpire come un fiore rivestito di petali che ne oscuravano il cuore pulsante, ma anche chi si conosceva da una vita intera non avrebbe potuto affermare di conoscere ogni cava sfaccettatura dell'altro.
«Ballate popolari angloscozzesi, perlopiù.» o solamente. D'altronde il suo repertorio era tutto fuorché vasto e la ciclica ripetitività lasciava un saltuario spazio all'improvvisazione dettata da un orecchio sensibile ma poco allenato.
Si affrettò ad offrire al suo interlocutore una risposta più accurata, scegliendo con cura le parole poiché si trattava di un segmento di vita particolarmente sensibile. «Canti dei rematori: invocazioni o cantilene di protezione dagli spiriti del mare guidati dall’andamento di un lamento funebre.» I canti dei pescatori affondavano in radici molto antiche e spesso erano cantate in gaelico e conosciuti anche come Iorram, cantati dal tumoniere mentre i rematori lo accompagnavano in un coro. «O i canti dei balenieri, in forma di ballata, che narrano di equipaggi stremati, arsi o assiderati dalle aspre condizioni climatiche.» le sue favorite, in termini di musicalità, le whaling songs narravano di eventi reali o fittizi di una spedizione o di una scena di caccia alla balena. «Oppure i canti del mare: quelli delle donne rimaste a terra, nelle loro calde e asciutte dimore, che rivolgono preghiere, suppliche o si lamentano per la separazione dal proprio uomo imbarcato sulla nave.» Di queste disponeva di un ventaglio assai ridotto, ma qualcuna la ricordava. Erano le cantilene traboccanti di sentimenti e alle quali in pochi sapevano regalare una corretta interpretazione emotiva suonandola di proprio pugno. «..o i canti dei pescatori che sanno che non potranno può tornare a casa, arresi al Fato. O dei raccoglitori di alghe e molluschi che tratteggiano le coste tinte d'avorio.»
Immerse la mancina nei morbidi spicchi scomposti che gli coprivano la fronte, sconvolgendo ulteriormente la propria capigliatura. Dalle labbra serrate giunsero motivetti antichi quanto Durness, il piccolo villaggio di pescatori dove aveva vissuto per buona parte dell'infanzia. Per un attimo il suo sguardo non sembrò più osservare l'Auror, ma incastonato in una manciata di ricordi invisibili.
«Da bambino ho vissuto per un periodo in un piccolo villaggio di pescatori babbani situato sulla costa nord occidentale delle Highlands. Agli uomini di mare devo molto; mi hanno trasmesso i loro ricordi, una fetta del loro sapere e delle loro emozioni adombrate di una patina salmastra.» Babbani fieri, che con coraggio ogni giorno affrontavano l'ignoto di una vita votata al mare, talvolta benevolo talvolta implacabile. Le mani nodose, dure come la legna coriacea con cui venivano costruite le bacchette più resistenti, i volti stanchi e provati dai numerosi sacrifici esatti da una passione che non avrebbe mai smesso di ardere nei cuori logori.
«Mentre tu, Aiden?» domandò quando le iridi turchine tornarono ad osservarlo davvero.

 
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view post Posted on 22/4/2021, 18:25
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Aiden Weiss
Auror | 28 y.o. | Irlandese

Le parole di Lucien attirarono l’attenzione e l’interesse dell’Auror, tant’è che si ritrovò a mettere via la pergamena e la piuma come se temesse di essere distratto da simili oggetti, mentre si lasciò andare con la schiena contro lo schienale della panchina. Era la prima volta che incontrava un Mago che sapeva suonare e, al contempo, palesare le preferenze del proprio repertorio, tutte quante incentrate attorno al mare.
Fu a quel punto che, inevitabilmente, la propria mente tornò indietro nel tempo, ripercorrendo gli anni trascorsi in esilio su Skellige, dove la chiave della propria sopravvivenza era stata proprio la pesca. Il mare l’aveva cullato dal proprio dolore, proprio quando il lutto aveva minacciato di trascinarlo negli oscuri Abissi del Caos, aiutandolo a riemergere e a lottare per se stesso e per le cose che aveva a cuore. L’Acqua aveva quindi lavato via gli affanni di un ragazzino smarrito e arrabbiato con il mondo per averlo reso orfano di padre, permettendo così all’uomo di nascere.
«Se ti piacciono quel tipo di canzoni, beh...» prese a dire prima di concentrarsi sulla domanda che l’altro gli aveva rivolto. «Dovrò insegnarti The Irish Rover. Benché sia una ballata allegra, la storia è tragica e parla di un naufragio.» E intonò le prime note pizzicando le corde con aria distratta, mentre cercò di focalizzarsi invece sulla risposta da dare. «Io sono cresciuto nei pub di Galway, perciò puoi immaginare quali siano le tipologie di canzoni che rientrano nel mio repertorio. Noi Irlandesi siamo gente allegra, sì, ma anche drammatici e immensamente romantici.» Simulò uno sguardo da perfetto romanticone, sbattendo ripetutamente le ciglia, per poi ridacchiare sommessamente. «Ma se devo essere sincero, quelle con un contesto storico sono le mie preferite. La storia della mia bella Irlanda raccontata sotto forma di canzone, sempre eterna e piena di insegnamenti. Follow me up to Carlow parla della ribellione del 1798 contro Giorgio III.» Era patriottico, glielo si poteva leggere in faccia senza alcuna difficoltà, ma - segretamente - era perfino romantico, nonostante avesse finito per scherzarci sopra come una sorta di beffa. Ovviamente quel suo lato era sensibilmente diminuito, dopo le continue delusioni, ma ciò nonostante restava un sognatore che ancora sperava in un miracolo, solo che non voleva ammetterlo pubblicamente.
Allungò, improvvisamente, la chitarra a Lucien senza un motivo apparente, per poi afferrare una Pepsi Twist e aprirla con un piccolo sospiro. «Una canzone per una canzone, che ne dici?» propose. «E la tua dovrà essere… uhm... Drammatica!» E ghignò.
Pareva più una sfida che uno scambio di canzoni, ma del resto era tipico di lui.




Edited by Aiden Weiss - 23/4/2021, 00:08
 
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view post Posted on 23/4/2021, 13:56
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_25025 anni ✶ guardiacaccia ✶ francese ✶ scheda ✶ HogsmeadeHogsmeade era il tempio degli imprevisti; ci si recava con degli intenti e si tornava a casa con i piani radicalmente mutati senza averlo previsto, come era capitato qualche mese prima quando Lucien si era recato al Piediburro per acquistare una nuova tazza, dopo che le fate avevano rotto la sua, ed era rincasato con dei curiosi bigliettini dopo aver improvvisato un pic-nic con Jolene ed Ariel. L'imprevidibilità della vita, con le sue accezioni positive e negative, era una costante che lo avrebbe accompagnato sono alla fine dei suoi giorni. Ed ora eccolo lì, in compagnia di un Auror e della sua chitarra. Quanto ancora poteva sorprenderlo la vita?
«Non ho detto che mi piacciono.» replicò in tono pacato curvando appena un sopracciglio. «Hai chiesto cosa suono di solito e ti ho risposto, ma queste ballate sono le poche cose che so suonare, altrimenti opterei per qualcosa di più ... chiassoso le sue labbra carnose ospitarono una mezzaluna al ricordo della lezione di intaglio del legno, quando le studentesse Casey e Nihandra avevano compreso il genere di musica prediletto del Guardiacaccia, che per poco non aveva fatto tremare le fondamenta della piccola capanna. L'imprevedibilità si adagiava su sfumature umane e da un tipo pacato come il francese forse si sarebbe potuto supporre che prediligesse una musica lenta e melodiosa, ai ritmi aggressivi dell'heavy metal.
«Ad ogni modo» riprese «sarei lieto che me la insegnassi. Devo indubbiamente ampliare il mio repertorio.» ammise con una scrollata di spalle, appuntandosi mentalmente di recuperare la vecchia chitarra di suo padre quando fosse tornato in visita a Durness.
Non commentò le successive parole di Aiden, anche se l'aggettivo romantico lo fece sorridere poiché in completa antitesi col proprio carattere. Le persone allegre erano una linfa umana preziosa e ne beneficiavano i pescatori che con tanta pazienza si erano lasciati animare dal proposito di insegnare ad un Lucien bambino a suonare lo strumento musicale.
Scarno di nozioni storiche babbane, egli non poté comprendere a quale ribellione alludesse Aiden, ma ne fu incuriosito e, a testimoniarlo, la mancina scattò sul mento rugginoso grattandolo un poco. Una canzone per una canzone. Con un lesto cenno del capo, accettò l'offerta. Trasse a sè lo strumento come fosse un oggetto fragile e prezioso, tentato di sistemarlo al contrario rispetto a come avrebbe fatto un destrorso, ma desistette, conscio di compromettere le qualità sonore a discapito di una personale comodità. Sfiorò le corde con i polpastrelli, senza però farle vibrare. «Ti suonerò una delle più note, intitolata The Rime of the Ancient Mariner. Si basa su opposizioni: reale e sovrannaturale, razionalità ed irrazionalità, ragione ed immaginazione. Si configura come una miscela perfetta di romanzo gotico, letteratura di viaggio e ballata tradizionale.» informò Aiden, prima di iniziare a muovere con grazia le dita affusolate tra le corde, accogliendo in lenta progressione la musicalità triste e sostenuta della ballata. Dopo qualche minuto, al suono vibrante della chitarra classica si unì la sua voce, sporcata dell'inflessione francese che cozzava con le origini del pezzo.
«And now there come both mist and snow,
And it grew wondrous cold:
And ice, mast-high, came floating by,
As green as emerald.»

Un vecchio marinaio dalla barba argentea incontrò tre gentiluomini invitati ad una festa nuziale e, con la sua mano scheletrica, ne intrattenne uno con il racconto della propria avventura in mare. Inizialmente riluttante, l'ascoltatore venne sedotto dallo sguardo magnetico del vecchio narratore, finendo per ascoltarlo. La nave del marinaio, sospinta verso l'Antartide, rimase intrappolata in una tempesta nei pressi del Polo Sud. Il ghiaccio impedì alla nave di muoversi ed i marinai temettero di abbandonare la vita in quel luogo sconosciuto. Quando erano ormai prossimi alla disperazione, un albatros si posò sull'albero della nave riaccendendo nell'equipaggio la speranza, visto da loro come un presagio favorevole. Sembrava portatore di una brezza che avrebbe consentito alla nave di liberarsi dalla stretta del ghiaccio ma, inaspettatamente, il vecchio marinaio lo uccise con un colpo di balestra. L'equipaggio approvò il crudele gesto, perché coincidente con il miglioramento delle condizioni atmosferiche e rendendosi moralmente complici del delitto. Le condizioni atmosferiche, però, precipitarono bruscamente. L'equipaggio, sofferente, incolpò il marinaio per la propria disgrazia e gli appese al collo l'albatros che aveva abbattuto. All'imbrunire, scorsero una nave fantasma i cui unici passeggeri erano un uomo ed una donna impegnati in una partita a dadi: Morte e Vita-in-Morte. Il primo vinse la vita della ciurma, l'altra quella del marinaio, considerata più preziosa. Così, durante la notte, l'equipaggio morì e rimase in vita solo il marinaio vinto dal rimorso. Ad un tratto scorse dei serpenti marini che si agitavano nell'acqua, splendenti di colori accesi che l'uomo interpretò come segno di vita. Dio, impietosito, pose così fine al suo castigo: l'albatros si staccò dal suo collo e si inabissò, le stelle ritornano a muoversi ed il vento a spirare. Durante la notte un gruppo di spiriti penetrò i corpi dei marinai e ciascuno tornò a svolgere la propria mansione sulla nave. All'alba tutte le anime intonarono al cielo un angelico canto e la nave, mossa dall'azione dello "spirito del polo sud" improvvisamente cambiò rotta facendo cadere il marinaio, che perse i sensi. Mentre la nave affondava, venne soccorso da un battello, in cui si trovava un eremita al quale il marinaio raccontò ciò che gli era capitato; così facendo si sentì sollevato dall'agonia e dal senso di colpa e decise di intraprendere un viaggio nel mondo per narrare la sua edificante storia. Al termine della narrazione, il vecchio esortò l'invitato a pregare per tutte le creature della natura e questi si ritirò, immerso in una profonda riflessione.
Quando la mesta melodia morì nel canto del vento e nel vociare dei passanti, le palpebre di Lucien si riaprirono al mondo dopo che per tutta la ballata le aveva tenute serrate. Sul piano stilistico il pezzo era semplice e ripetitivo, stava nel messaggio di cui si faceva portatore la sua vera complessità.
«Non è drammatica come la storia di Lord Randal, narrata in un'altra ballata tradizionale scozzese assai nota, ma riassume molte delle dottrine degli uomini di mare.» spiegò al nobile Auror mentre gli ridava la chitarra, curioso di ascoltare la canzone che avrebbe scelto di suonargli.

 
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Aiden Weiss
Auror | 28 y.o. | Irlandese

Sorseggiò la propria bibita ghiacciata con assoluta calma e con brevi sorsi, mentre si faceva sempre più interessato a quanto Lucien ebbe da spiegargli in merito alla canzone che avrebbe suonato da lì a breve. Ovviamente si accomodò meglio sulla panchina, con una gamba appoggiata sull’altro ginocchio e un gomito puntellato contro lo schienale, assumendo una posa rilassata ma, al contempo, svaccata. Gli occhi blu parvero scintillare quando Lucien sfiorò le prime corde dello strumento, proprio come le onde del mare che venivano colpite dai raggi solari, in un gioco di luci e colori che uno come il Guardiacaccia di Hogwarts avrebbe potuto facilmente riconoscere nello sguardo del fulvo; ma il suo interesse venne ancor più enfatizzato quando Aiden irrigidì il collo qualche istante dopo, rizzando le orecchie come un qualsiasi animale dall’udito ben sviluppato e sensibile, proprio come la volpe quale che era, anche se l’altro - purtroppo - ne era totalmente ignaro.
E si immerse così nella comprensione del testo, oltre al bearsi delle note che colmarono lo spazio circostante e coprì le voci concitate degli abitanti del villaggio, dimenticando - al tempo stesso - di avere una lattina ghiacciata ancora in mano e che gli stava bagnando le dita, oltre ad intorpidirle. Non avrebbe suonato con la solita scioltezza, una volta toccato il suo turno, se non si fosse premunito di asciugarsi e sgranchirsi le mani, ma sarebbe stato un problema a cui avrebbe prestato attenzione in seguito.
Quando Lucien terminò la propria canzone, le labbra di Aiden si curvarono in un sorriso soddisfatto e fece per applaudire nel complimentarsi con l’altro, finché la mano libera non impattò tremendamente contro la lattina che aveva ancora serrata sull’altra mano, facendo impennare una buona quantità di liquido scuro e appiccicoso che schizzò sui suoi vestiti senza alcuna pietà. «Accidenti!» esclamò, allontanando la bibita incriminata e che stava rigurgitando tutta la schiuma come un vulcano. Dovette metterla da parte, in un lato libero e lontano della panchina, per poi sfoderare la bacchetta e destreggiarsi in un rapido, quanto salvifico, Tergeo, assorbendo ogni traccia della bevanda dalle mani e dai vestiti. «Che vita grama...» borbottò, infine, per poi pensare a rivolgere i propri complimenti a Lucien. «Se potessi darti un voto, direi Oltre Ogni Previsione! Sì, direi proprio che l’Irlanda ti concede i pieni voti, Cranvenmoore. Spero che la Scozia sia altrettanto magnanima con me.» aggiunse, sogghignando di puro divertimento.
Afferrò la chitarra e se la posizionò sulla gamba, per poi eseguire un rapido scricchiolamento delle dita per farle riprendere dal precedente intorpidimento e scioglierle al meglio, anche perché ne avrebbe avuto davvero bisogno se voleva suonare a dovere quella canzone che, solitamente, eseguiva con il banjo. «Canterò anch’io una canzone che narra di un viaggio...» spiegò, brevemente, non volendo anticipare nulla a Lucien come una sorta di effetto a sorpresa; tuttavia, non era certo che al Guardiacaccia fosse del tutto estranea la canzone Rocky Road to Dublin, del resto era abbastanza famosa e veniva cantata un po’ ovunque anche nel Regno Unito, ma l’avrebbe senz’altro scoperto alla fine della propria esibizione canora. La canzone in questione parlava di un’avventura vissuta dal suo stesso compositore, il quale venne addirittura definito come il “Poeta di Galway”, e nella quale descrive i vari problemi sorti durante il viaggio da Tuam a Liverpool.

«In the merry month of May, From my home I started,
Left the girls of Tuam, Nearly broken hearted,
Saluted father dear, Kissed my darlin’ mother,
Drank a pint of beer, My grief and tears to smother,
Then off to reap the corn, And leave where I was born,
I cut a stout blackthorn, To banish ghost and goblin,
In a brand new pair of brogues, I rattled o’er the bogs,
And frightened all the dogs,On the rocky road to Dublin.
One, two, three, four five,
Hunt the hare and turn her
Down the rocky road
And all the ways to Dublin,
Whack-fol-lol-de-ra.
»

Prese a cantare con passione e trasporto, mentre l’entusiasmo e l’amore per la musica della propria Terra Natia incisero notevolmente sull’accento dell’Auror, rendendolo alquanto marcato. Ma tra una nota pizzicata con decisione qua e là, la gola dell’uomo si tese per lo sforzo, intenzionato come non mai nell’aumentare d’intensità il proprio volume, richiamando così l’attenzione di molti nei paraggi. Ad un certo punto, improvvisamente, si alzò addirittura di scatto per poi sistemarsi meglio la chitarra contro il petto e sporgersi in avanti verso un Mago anziano che osò sfilargli davanti, come se volesse dedicare la canzone proprio a lui; inizialmente, dunque, ne strappò una reazione di puro stupore misto a scetticismo che però divenne ben presto entusiasmo, al punto tale che l’anziano prese a battere a tempo le mani.

«In Mullingar that night, I rested limbs so weary,
Started by daylight, Next mornin’ light and airy,
Took a drop of the pure, To keep my heart from sinkin’,
That’s an Irishman’s cure, Whene’er he’s on for drinking.
To see the lasses smile, Laughing all the while,
At my curious style, ‘Twould set your heart a-bubblin’.
They ax’d if I was hired, The wages I required,
Till I was almost tired, Of the rocky road to Dublin.
In Dublin next arrived, I thought it such a pity,
To be so soon deprived, A view of that fine city.
Then I took a stroll, All among the quality,
My bundle it was stole, In a neat locality;
Something crossed my mind, Then I looked behind;
No bundle could I find, Upon my stick a wobblin’.
Enquirin’ for the rogue, They said my Connacht brogue,
Wasn’t much in vogue, On the rocky road to Dublin.
»

Piegò appena le gambe e dirottò la propria attenzione verso un gruppetto di giovani Streghe, forse addirittura studentesse, che rimasero letteralmente spiazzate per quella performance nei loro confronti. E anche se le loro bocche rimasero paralizzate per il resto della canzone, Aiden rivolse uno sguardo carico di significato a Lucien: che ne dici se dedichiamo le nostre canzoni alle persone di passaggio?
Una sfida, un gioco, un gesto di puro altruismo nei confronti delle altre persone. L’Auror lasciò la scelta al Guardiacaccia: che considerasse la cosa come più gradiva, a lui poco importava, anche perché si sarebbe senz’altro divertito in maniera solitaria nel bloccare la crescita ad altri giovani Maghi e Streghe, o nel dilettare gli anziani con della musica che avrebbe potuto scuotere le fondamenta stesse dei Tre Manici di Scopa.




Perdoname, por mi vida loca :flower:
Diamoci sotto cumpà! :cool:
 
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_25025 anni ✶ guardiacaccia ✶ francese ✶ scheda ✶ HogsmeadeUn piccolo imprevisto con la lattina fu prontamente affrontato dal rosso in un gesto che ricordò a Lucien quanto fosse spaccato a metà tra il mondo magico e quello babbano. Spesso si trovava ad optare per soluzioni babbane laddove l'ausilio della magia sarebbe bastato e viceversa, senza riuscire ad aprirsi completamente ad un mondo o all'altro e trovando inconsciamente nuovi pretesti per riaccostarvisi. Era una scelta necessaria se non si decideva di vivere stabilmente in uno dei due contesti senza mai spostarsi e dunque rischiare di passare nell'altro, ma nel suo caso si rendeva conto che fosse quasi una necessità. Si era più volte domandato se le cose sarebbero cambiate, un giorno, oppure se era destino che restassero immutate.
Sorrise in risposta al complimento di Aiden e con un cenno del capo provvide a ringraziarlo. «Stupiscimi.» lo stuzzicò, sicuro di potersi aspettare ben di meglio di quanto avesse offerto a lui. Si appuntò mentalmente di fare un salto da Zufolo per vedere i prezzi degli strumenti musicali e magari fare un piccolo acquisto che avrebbe allietato le serate nella capanna, con la sola compagnia di Leviosa che compariva e spariva in continuazione.
Incuriosito dal breve preambolo sulla canzone, incrociò le mani dietro al capo e lo pressò alla ricerca di una postura più comoda.
La melodia prodotta dall'Auror era allegra e dal ritmo sostenuto e, benché famosa, risultò nuova alle orecchie del guardiacaccia. Ne apprezzò la musicalità e il testo al punto da cercare di seguirne il ritmo battendo i palmi delle mani, riprendendo una postura più eretta. Con l'immaginazione vide pianure lussureggianti, filamenti erbosi del colore di smeraldi appena tagliati, maghi e streghe dalle medesime tinte ramate della barba di Aiden che cantavano e ballavano cullati dalla propria Terra.
Il patriottismo dell'altro era tangibile e Lucien glielo invidiava. Non si era mai sentito del tutto francese né scozzese, non era mai appartenuto davvero a nessun fazzoletto di terra che aveva ospitato la sua evoluzione e di ciò provava un sincero rammarico.
La passione e l'entusismo esercitati da Aiden travolsero anche alcuni passanti che si soffermarono vinti da quella musica coinvolgente. Ciò parve galvanizzare così tanto Aiden da indurlo ad interagire con un anziano mago di passaggio che, conquistato, trovò il proprio modo per lasciarsi trasportare.
Lucien si alzò a sua volta e, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni, improvvisò un ballo pessimo e scoordinato che doveva in qualche modo mimare quelli tipici irlandesi Jacklevate.
Fu sul finale della canzone che un gioco di sguardi e la chitarra nuovamente a portata di mano lasciarono intendere una tacita proposta. Senza alcuna dignità da mantenere, con un ghigno il francese si riappropriò dello strumento; sistemò qualche ciocca ribelle con un gesto affettato e lasciò che il semplice e ripetuto arpeggio di The Bonny Heyn echeggiasse nella strada magica. «Give me your green manteel, fair maid,
give me your maidenhead;
gif ye winna gie me your green manteel,
gi' me your maidenhead.»
Considerata una delle migliori ballate tradizionali angloscozzesi, per l'argomento scabroso ed il linguaggio in diversi punti assai crudo, non godette mai della popolarità di altre composizioni del genere.
«Ye lee, ye lee, ye bonny may, sae loud I hear ye lee!
For I'm Lord Randal's yae yae son, just now come oer the sea.
She's putten her hand down by her spare,
and out she's taen a knife,
and she has putn ‘t in her heart's bluid and taen away her life.»

Un mago che teneva a guinzaglio il suo Crup per una tranquilla passeggiata, si trovò costretto a dar sfoggio di tutta la propria forza per trascinare la creatura lontana da Lucien, disturbata dal lamento acuto e triste, in netto contrasto con la musica gioiosa offerta da Aiden poco prima. «... he's taen up his bonny sister,
with the big tear in his een,
and he has buried his bonny sister
amang the hollins green.»
Forse il testo, forse la tristezza che spirava dalle corde pizzicate negli arpeggi più complessi, nessun passante gli rivolse il medesimo sguardo festoso e di apprezzamento, anzi, qualche occhiata truce trafisse il vento.
I versi finali fecero scemare quel che restava degli improvvisati spettatori e fu con un gesto a mò di scuse che Lucien ripassò lo strumento all'altro mago.
«Il mio repertorio ricalca l'animo di coloro che si sono presi il disturbo di insegnarmi quel poco che so.» Babbani dal temperamento inasprito dalla salsedine, la pelle coriacea inspessita dalle intemperie, l'umore asservito al clima mutevole. «A te chi ha insegnato a suonare? In effetti, ora che ci penso, non so praticamente nulla di te. E te di me.» rifletté a voce alta, facendo saettare lo sguardo sul mago e riprendendo posto sulla panchina.

 
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