Let's get this party started, Privata

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/5/2021, 22:23
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:


Zv9r3XG
S1sGYs0
Giovedì 27 maggio, ore 20.25

La sera si avviava verso il tramonto, ma c'era ancora luce sulle strade tranquille nei pressi di Stanley Garden. Lì, il traffico della capitale si limitava al transito occasionale delle vetture di chi tornava a casa, e così Jolene respirava un'aria serena, quasi pigra, mentre procedeva con andatura un po' esitante. Alternava lo sguardo tra le abitazioni ai suoi lati e il foglietto che teneva in mano, quasi che le poche righe che vi erano vergate sopra potessero rivelare qualche informazione nascosta fino a quel momento. Segnato nella calligrafia ben nota di Lucien, l'indirizzo non aveva, per Jolene, alcun appiglio a luoghi conosciuti. Il suo appartamento si trovava dall'altra parte della città, e così quel quartiere le era del tutto estraneo. Si era Smaterializzata in una stradina poco frequentata nella zona occidentale di Hyde Park, e da lì aveva cercato di cavarsela alla meno peggio chiedendo informazioni ai passanti. Era abbastanza sicura di trovarsi nella zona giusta, ma arrivare all'indirizzo preciso era un'altra storia. Numero diciassette, Read si ripeteva, aguzzando lo sguardo per discernere i numeri civici. Non poteva togliersi dalla testa la sensazione di conoscere quel cognome; ma non sapeva a cosa associarlo, e d'altra parte poteva trattarsi di una semplice suggestione. Con ogni probabilità, non aveva mai incontrato l'amica di Lucien che si era proposta di ospitarli a casa sua prima di raggiungere insieme il vero cuore della serata; la festa a villa Scott, poi, era ugualmente un'incognita.
Nonostante conoscesse il nome di entrambi gli Scott, Jolene era rimasta sorpresa nel ricevere il loro invito, poiché non vi era un vero rapporto che la legasse a nessuno dei due. Nathan Scott era una figura poco definita nella memoria di un'unica serata di qualche tempo addietro, mentre a Lucas avrebbe saputo associare solo la firma sotto ad alcuni articoli della Gazzetta, oltre a ricordi sbiaditi dei tempi della scuola. Scoprire che anche Lucien aveva ricevuto il loro invito l'aveva convinta a presentarsi. Mentre si preparava prima di partire, i molti punti interrogativi della serata avevano addirittura risvegliato il suo entusiasmo, una sensazione elettrica che vedeva nelle incognite altrettante promesse: di divertimento, della spensieratezza completa di una serata passata in compagnia di amici e sconosciuti. A volte si sentiva così vecchia, appesantita dalla routine e dalla malinconia cui cedeva il suo temperamento; la vitalità che le scorreva appena sotto alla pelle, in quel momento, era una novità accolta con piacere.
Numero diciassette, Read... Ed eccolo, finalmente: di fronte a lei, in rilievo sopra ad una palazzina dall'aria curata ed elegante, il numero civico che stava cercando. Suonò, e quando poté entrare imboccò le scale. Mentre saliva una rampa dopo d'altra si sistemò rapidamente i capelli, poi si lisciò il vestito. Le dita approdarono infine sulla collana, giocherellando con il pendente in un gesto che tradiva un leggero nervosismo.
Ciò nonostante, un sorriso si aprì velocemente sul suo viso quando si trovò di fronte una porta aperta. «Con permesso» disse mentre entrava e cercava con lo sguardo la proprietaria dell'alloggio. «Ciao! Io sono Jolene, grazie per l'invito.» Le tese la mano, mentre un leggero mutamento nella sua espressione tradiva un corso di pensieri inaspettato. C'era qualcosa, nella fisionomia della Read, che rendeva Jolene certa di averla già vista prima. Sfortunatamente, quelle occasioni avevano visto la lucidità di Jolene piuttosto provata – vuoi da un trauma appena vissuto, vuoi da una quantità spropositata di alcool in circolo nel sangue. Questo rallentò sensibilmente i suoi tempi di reazione. «Ci siamo già incontrate, non è vero?» Nell'istante del riconoscimento, il sorriso parve incespicarle sulle labbra, facendosi esitante. Certo che conosceva il cognome Read, lo aveva letto più di una volta sul cartellino appuntato al camice da Medimago. Si era dimenticata il nome che vi era abbinato, ma altri ricordi erano fin troppo chiari nella sua mente. Jolene li scacciò, e il risultato fu che la sua voce si caricò un'allegria un po' frettolosa mentre cambiava argomento: «Lucien, come stai? Ho sentito delle voci su un fantasma che infesta di notte l'orto delle zucche. Tutto sotto controllo, spero». Si sarebbe alzata sulle punte per cercare di salutare l'amico con i consueti baci sulla guancia.
Nel tentativo di comprendere le dinamiche di quella situazione in larga parte estranea, Jolene provò a incalzare i convenevoli iniziali verso una maggiore familiarità. «Siete pronti per stasera? Ho portato un paio di cose per aiutare il giusto spirito.» Fu così che fece uscire, dalla borsetta assurdamente minuscola, non una, ma ben due bottiglie piene di un liquido dalla sfumatura verde. Le tenne alzate, una in ciascuna mano, scrollandole leggermente; in una di esse galleggiava qualcosa che rassomigliava in maniera inquietante dei globi oculari. «Punti bonus per chi riesce a mangiarne uno. Tanto sono finti. Credo.»
Jolene White
sheet | 22 y.o. | human | nurse | she/her | outfit

code © sotired


Azioni concordate con le dirette interessate.
Jolene contribuisce allo spirito della festa presentandosi con una bottiglia di Vodka del paese del Grinch e una di Grinch Punch. Sono bevande magggiche e non solo per l'elevato tasso alcolico:
- Vodka del paese del Grinch (una bottiglia): ha la capacità di sciogliere la lingua, ovvero vi farà sbrodolare una delle vostre preoccupazioni molto più facilmente del normale. Da usare con cautela;
- Grinch punch (una bottiglia): punch di un leggero colore verde con occhi di renna galleggianti. Ha la capacità di schiarirvi i pensieri.


Edited by Unconsoled - 30/5/2021, 21:00
 
Top
view post Posted on 24/5/2021, 21:06
Avatar

Group:
Mago
Posts:
1,248
Location:
Francia

Status:


Lucien Cravenmoore
SuU23rm
26 y.o. | Keeper of Keys and Grounds of Hogwarts
O
gni abitazione possiede una propria personalità, come chi la abita. I colori che ne rivestono le pareti, la gestione degli spazi, il mobilio scelto, l'accostamento cromatico, trasmettono un vivido messaggio di identità e unicità. Quel giorno Lucien si trovò a riflettere su quanto ogni elemento compositivo di quella casa avesse iniziato ad essergli familiare, allo stesso modo in cui gli armoniosi avvallamenti e le dolci curve del corpo della proprietaria avevano assunto contorni definiti dal tempo, rispetto a quando pochi mesi prima gli erano apparsi sfocati e inesplorati. Non sapeva che ore fossero, d'altronde quando si trovava con lei il tempo tendeva a dilatarsi risultando sfuggente, perciò si sorprese nell'udire la nota melodica annunciante l'arrivo di Jolene. Sfruttò i minuti necessari affinché l'amica si immettesse nell'appartamento per indossare abiti eleganti per la festa, avviandosi di gran lena verso l'ingresso; quando avesse raggiunto il suo campo visivo, l'infermiera avrebbe potuto scorgere una runa d'inchiostro intrappolata nell'incarnato eburneo del costato, prima che i bottoni, incantati, s'insinuassero nei piccoli buchi delle asole. Tale visione non si sarebbe fatta assicuratrice di nulla, giacché l'ipotesi di un misurato cambio d'abito obbligato dai tempi stretti avrebbe potuto facilmente sostituire una supposizione più intima. Come la vita, al tempo stesso esposta e nascosta, il sottile confine tra il detto e non detto, tra il supposto e l'effettivo, turbinavano nella spiritualità pervasiva come la melodia delle loro parole inzaccherava l'aria.
Il suo udito fu solleticato dal primo scambio che le streghe si rivolsero, che risvegliò in lui giusto qualche ricordo nebuloso. Non si era stupito che Jolene fosse stata invitata alla festa degli Scott, visto che uno di loro era un giornalista del Profeta (testata che pubblicava anche gli articoli di Jolene), ma lui? Non li aveva mai visti e, fino a prova contraria, l'identità di Lady Amortentia era ancora celata, eppure qualcosa nella missiva adulatoria aveva stuzzicato l'ego e la curiosità del francese, al punto da non porsi ulteriori quesiti ed accettare di buon grado. Non amava le folle, ma gli impliciti diversivi delle feste lo attraevano come un'ape col miele.
«Ovviamente.» sibilò curvandosi appena per agevolarle il gesto di saluto ed arricchirlo di tre bisous alla francese. «Suppongo sia più colorito dipingere come un fantasma l'ennesimo studente che cerca di scoprire se il Guardiacaccia nasconde carcasse non animali nella sua capanna.» Scosse la zazzera con fare teatrale, culminando in un sospiro strascicato. Le voci serpeggiavano leste tra i corridoi di Hogwarts, deformate a seconda delle necessità. «Sto bene.» asserì facendo saettare le pupille verso Jane, in un gesto tanto fugace da poter sfuggire. «E tu, ma chérie? Con gli esami alle porte, presumo ti aspetti un'orda di studenti che avranno accidentalmente ingoiato Merendine Marinare e Pasticche Vomitose. Verrò in infermeria a portarti qualche dolce di Mielandia per tirarti su; gli zuccheri sono fondamentali per non crollare sotto il peso dello stress lavorativo.» sciorinò di buon umore, facendo scivolare le mani nelle tasche dei pantaloni.
La successiva mossa della rossa ebbe come risultante di fargli dischiudere le labbra in un sorriso, i denti lucenti contrastarono con la mise dai toni ombrosi. Loro due erano pronte così? Se si calcolava quanti galeoni spendeva una strega per la cura del corpo sarebbe venuto fuori uno di quei numeri sconvolgenti, come quanti minuti durava una vita.
«Devo essermi perso qualche passaggio: ero rimasto che i medici dissuadessero le persone a darci dentro con gli alcolici, ma, tra te e Jane, decisamente devo rivedere le mie convinzioni!» sogghignò mentre inforcava una sigaretta lasciandola poi penzolare sul labbro inferiore. Per la questione dei globi fu sul punto di aggiungere una considerazione sulle abilità della medimaga che li ospitava, ma bloccò sul nascere qualsiasi suono per evitarle imbarazzi inutili. Fece schioccare le labbra, rischiando di perdere la sigaretta, mentre spostava lo sguardo su Jane. «Potremmo aggiungerci due gocce di questa.» propose, mentre la mancina estraeva dalla tasca una piccola ampolla. Ad uno sguardo attento, si sarebbero potuti scorgere segni di usura correlati al riutilizzo costante, e l'assenza di etichetta avrebbe suggerito che non provenisse da un negozio.
«La solitudine, la scorsa notte, mi ha indotto a stuzzicare il mio estro creativo. Un mediocre senso di euforia acuirebbe le nostre capacità sensitive, rendendo questa festa davvero memorabile Le ombre che si allungavano sul suo volto lo contrassero di malizia imposta e le sue parole sfrecciarono attraverso la stanza come una sfida.

code by © #fishbone


Edited by Atonement. - 25/5/2021, 12:22
 
Top
view post Posted on 26/5/2021, 10:09
Avatar

The North remembers. ♥

Group:
Medimago
Posts:
7,676
Location:
Blair Atholl, Scozia

Status:


p1G6Q4F
Il momento in cui aveva ricevuto l’invito era rimasto ben impresso nella sua memoria, nonostante avesse provato a fingere che non fosse mai accaduto: era scoppiata a ridere così improvvisamente che Persefone, acciambellata accanto a lei, si era risvegliata con uno scatto e infastidita aveva sguainato gli artigli, graffiandole la mano che reggeva il cartoncino spesso su cui erano vergate data, orario e luogo di una festa diventata famosa negli anni e alla quale era certa che non avrebbe mai più preso parte in vita sua. Si era definitivamente convinta che non avrebbe più rivisto quella casa che per un lasso di tempo anni prima le era stata quasi familiare e i cui ricordi legati ad essa giacevano ormai ben nascosti nella sua memoria, lontani da lei e da qualsiasi tentazione: la medesima fine aveva fatto il biglietto che aveva ricevuto via gufo, infilato in fretta e furia dentro un vecchio libro di rune antiche nella speranza che venisse inghiottito dal medesimo oblio in cui giacevano le poche lezioni che aveva seguito ad Hogwarts di quella materia.

Non ci aveva riflettuto nemmeno per un secondo, e anche se la coscienza maligna aveva provato a convincerla che in fondo forse voleva andare a quella festa, aveva preso la sua decisione: l’unico modo per farla tornare a Villa Scott sarebbe stato solamente la tortura, per quanto ironicamente sarebbe potuto accadere realmente, e si era ripromessa di non pensarci più.

Non pensare e staccare la mente, dimenticando per alcuni istanti lo stress per il lavoro e lasciandosi alle spalle ogni preoccupazione era diventata un’abitudine negli ultimi mesi, inaspettata quanto piacevole, ma di certo non si sarebbe aspettata che proprio Lucien sarebbe stata la persona che le avrebbe ricordato la festa imminente e soprattutto a convincerla a parteciparvi. Il ragazzo sapeva essere alquanto persuasivo e alla fine nonostante la ritrosia di Jane era riuscito a farle vedere la serata come un’occasione per festeggiare e divertirsi in compagnia. A proposito di questo aspetto le aveva proposto di andare a Villa Scott insieme ad una sua amica, Jolene, che lavorava come infermiera ad Hogwarts, e perciò Jane aveva invitato entrambi a bere qualcosa a casa sua prima di recarsi alla festa: era certa che nonostante tutto varcare la soglia di quella casa perfettamente sobria sarebbe stato difficile nonostante la presenza di altre persone insieme a lei, quindi perché non iniziare a divertirsi prima ancora di arrivare ad Hackney?

Per i due però il divertimento era iniziato un po’ prima e fu solo quando notò che la sveglia sul comodino segnava le venti e quindici che Jane si ricordò dell’imminente arrivo di Jolene, l’amica di Lucien: con un scatto si alzò dal letto, mormorando un « Morgana, che tardi! » più a se stessa a mo’ di rimprovero che all’altro, e corse in bagno a prepararsi. Anche se l’idea di andare a Villa Scott continuava ad apparirle pessima e il desiderio di presentarsi in pigiama fosse consistente, anche solo per dare fastidio ai due vanagloriosi padroni di casa, si sforzò di rendersi presentabile e stava giusto finendo di sistemarsi il rossetto quando il suono del campanello annunciò l’arrivo di Jolene.
Corse ad aprire la porta, ancora scalza, e quando l’infermiera varcò la soglia stava finendo di infilarsi le scarpe: con la coda dell’occhio notò la presenza di Lucien nell’ingresso, la camicia che ancora finiva di abbottonarsi da sola, e un leggero rossore le colorò il volto. Cosa avrebbe pensato Jolene? Non la conosceva, anche se il nome le era familiare, ma questo non le impedì di immaginare che nella sua mente avrebbe potuto delinearsi una certa idea. Probabilmente si stava sbagliando e si stava preoccupando per nulla – anche se in fondo, che ragione aveva di crearsi tutti quei problemi?, per cui raggiunse sorridendo la ragazza che era appena entrata, stringendole la mano che le stava porgendo.

« Ciao! Piacere di conoscerti, sono Jane. » Il sorriso che illuminava il suo volto ebbe un momento di incertezza non appena udì la domanda dell’infermiera, ricordando che in effetti si erano già incontrate, ma in situazioni che forse Jolene preferiva non rievocare. Come dimenticare quella ragazza dalla chioma ramata che in seguito alla disgrazia accaduta ad Hogsmeade aveva avuto bisogno dell’aiuto di tre persone per stendersi sul lettino del San Mungo? Jane notò la fugace espressione sul suo volto, e preferì provare a cambiare discorso. « Ehm, credo di sì? Ad Hogwarts, forse? » Non ricordava bene Jolene tra le mura del castello, eppure sembrava talmente vicina d’età a lei che sperava che la ragazza usasse quel pretesto per non menzionare i loro incontri al San Mungo.

Lasciò che i suoi due ospiti si salutassero, dirigendosi in cucina: tre calici e tre bicchieri da superalcolici erano già pronti sul tavolo, allineati con cura, e ad essi l’ex corvonero affiancò le bottiglie che avevano rifornito da poco l’armadietto dove conservava gli alcolici. Un leggero sorriso le increspò le labbra quando udì Lucien affermare di stare bene, sorriso che si trasformò in una breve risata quando lo sentì menzionare medici e alcolici. « I medici sono sempre i primi a non seguire i consigli che danno ai loro pazienti, non lo sapevi? » cercò con lo sguardo l’assenso di Jolene, che nel frattempo quasi a confermare la sua frase aveva estratto dalla borsa, sicuramente dotata di incantesimo di estensione a giudicare dalle dimensioni, due bottiglie dal contenuto alquanto misterioso. Osservò incuriosita i globi che galleggiavano all’interno di una di esse, mentre l’infermiera ne parlava: che fossero veri era alquanto improbabile, ma se aveva indovinato la provenienza di quelle bottiglie, la medesima di quelle che aveva posato sul tavolo poco prima, c’era da stare poco tranquilli. Indicò la bottiglia di Vodka delle Ebridi, spingendola in direzione dei due ragazzi, « Se fossero veri, credo che un bicchiere di questa subito dopo dovrebbe aiutare a dimenticare l’esperienza. ».
Spostò poi lo sguardo sull’ampolla che Lucien aveva estratto dalla tasca, mentre un brivido le scese lungo la schiena quando il ragazzo associò la parola memorabile in descrizione alla festa: era una buona idea? Decise che non era il caso di rifletterci troppo e troppo a lungo, soprattutto riguardo al contenuto dell’ampolla, perciò allungò decisa i bicchieri in direzione dei due ragazzi, sorridendo. « Beh, direi che la festa può ufficialmente iniziare, che dite? »
Jane Read | 19 Y.O. | healer | outfit
 
Top
view post Posted on 28/5/2021, 17:52
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:


Zv9r3XG
S1sGYs0
La testa leggermente inclinata da un lato, Jolene scrutò Jane con attenzione rinnovata nel tentativo di leggere sui suoi tratti dei ricordi che non fossero legati al San Mungo. Doveva avere un anno o due in meno rispetto a lei e, ora che era stata menzionata Hogwarts, a Jolene parve di riconoscere, nel viso dolce dell'altra, le tracce di una ragazzina la cui conoscenza non aveva mai approfondito, ma che negli anni aveva acquisito la familiarità passiva che lega i compagni di scuola.
«Credo che tu abbia ragione» asserì allora. «Ho dato i M.A.G.O. cinque anni fa.» A dirlo così sembrava passato un tempo assurdamente lungo. «Ero in Corvonero, come Lucien.» Lasciò che la domanda logicamente conseguente aleggiasse tra loro in un momento di silenzio. Era sinceramente curiosa di avere qualche informazione in più che le permettesse di inquadrare Jane; ricordi frammentari di lunghi pomeriggi trascorsi in biblioteca le suggerivano la presenza di una ragazzina dalla chioma scura tanto simile alla Medimago, ma era difficile districare il viso adulto che aveva di fronte dalla memoria ben più viva del ricovero in ospedale. Quella sera Jane Read avrebbe finalmente acquistato, per Jolene, i tratti distintivi di una personalità reale: era un sollievo, in un certo senso – la conferma che il mondo non si fermava alle sue percezioni passate, per quanto avessero potuto segnarla.
Staccò la propria attenzione dalla ragazza, per concentrarsi invece su Lucien. Su di lui, lo sguardo di Jolene poté riposare, come succede con le figure che sapremmo ricreare anche dietro alle palpebre calate. I misteri che Lucien le celava erano di una natura completamente diversa, marginali rispetto alle certezze che Jolene sapeva di trovare in lui. Nondimeno, era innegabile la loro esistenza – a Jolene non era sfuggito, ad esempio, lo stato in cui sia lui che Jane le si erano presentati nei primi istanti, come se si fossero infilati i vestiti della festa in fretta e furia. Potevano esserci mille spiegazioni, ma Jolene, da esperta pettegola qual era, stava già riservando una certa attenzione alle dinamiche tra i due.
Ma, naturalmente, c'era un tempo per parlare di gossip, e uno per parlare di carcasse e dell'orto delle zucche. «Sono scandalizzata. Ti sbarazzi dei cadaveri senza di me? Pensavo di essere la tua confidente.» Schioccò la lingua con disappunto. «Però hai ragione, il periodo degli esami è terribile. Quei dolci di Mielandia potrebbero assicurarti il mio perdono. Potrebbero
Nel raggiungere Jane nella zona cucina, a Jolene capitò di pensare che c'erano delle ottime basi perché lei e la ragazza andassero d'accordo. Ottime e numerose, rilegate in copertine più o meno spesse, e fitte di pagine il cui caratteristico sentore di carta, avrebbe potuto giurarlo, aleggiava leggero nell'aria. Non perse tempo a guardarsi vistosamente intorno – sarebbe stato maleducato –, ma la sensazione generale era che Jane avesse scelto un arredamento semplice e confortevole, tanto simile a quello che Jolene aveva voluto per casa sua. Ciò portò Jolene a sentirsi immediatamente a suo agio.
Posò le due bottiglie sul bancone; ne uscirono due piccoli tonfi che sembrarono particolarmente significativi tra i discorsi in corso. «È la prima cosa che ci insegnano ai corsi di specializzazione» dichiarò solennemente. «L'unica vera regola riguardo al tasso alcolico è sempre in salita
Come c'era da aspettarsi, Lucien aveva i suoi metodi per assicurarsi dei festeggiamenti in piena regola. Quante volte gli aveva visto tra le dita un'ampolla tanto simile, anonima senza l'etichetta, ma carica delle promesse perfette per un gruppo di adolescenti alla ricerca costante del proibito? Ora erano cresciuti, e quegli intrugli avevano perso il sapore di ribellione, ma nondimeno Jolene era pronta ad accettare quel pizzico di euforia artificiale. Così, dopo aver stappato la bottiglia del punch, Jolene chiese con un cenno l'assenso degli altri per riempire i loro bicchieri. Lasciò il proprio per ultimo, poi lo fece scivolare davanti a Lucien perché vi facesse cadere qualche goccia della sua pozione; un occhio di renna galleggiava sinistramente sul pelo del liquido verde.
«Un brindisi per una festa memorabile Sollevò il suo bicchiere, sorridendo a turno ad entrambi nel citare le parole di Lucien. Poi, come una seconda considerazione apparentemente contrastante, soggiunse: «Voglio dimenticarmi di aver mai avuto un solo pensiero al mondo».
Prese un primo, generoso sorto del suo punch. Sembrava l'ideale per cominciare, dato che non era troppo forte. Il gusto era piacevole, ma lo stesso non si poteva dire dell'occhio di renna che Jolene si fece scivolare tra le labbra in un improvviso impeto di coraggio. La gelatina aveva assorbito l'alcool fino ad impregnarsene e così, quando Jolene la morse, liberò un gusto insopportabile che le strappò una smorfia disgustata. Soffocò un colpo di tosse, e dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non chiedere a Jane un tovagliolo. Invece, riuscì a mandare giù. «Avrebbe fatto meno schifo se fosse stato vero» biascicò.
C'era da dire, a favore della bevanda, che davvero rispettava l'effetto magico promesso – effetto della cui esistenza Jolene si era completamente dimenticata, motivo per il quale si rese conto con una certa sorpresa di una nuova chiarezza tra i propri pensieri. Jane Read. Si ripeté il nome, ora completo, e all'improvviso si rese conto di averlo sentito anche in altre occasioni, oltre a quelle che già le erano sovvenute.
«Jane, anche tu scrivi per il Profeta, non è vero?» chiese allora, il tono amabile, lo sguardo curioso mentre attendeva una conferma. «Mi è venuto in mente solo ora, ma ricordo di aver letto qualche tuo articolo. Mi sa che siamo colleghe anche alla Gazzetta, allora.» Le offrì un sorriso allegro. Certo che la casa di Jane era piena di libri: la lettura doveva essere una sua grande passione, per averla portata ad occuparsi anche lei dell'apposita rubrica. Jolene si voltò verso il Guardiacaccia: «Dovresti pensarci anche tu, Luce. Non posso pensare ad una persona più adatta per una rubrica di pozioni». Si interruppe su una nota divertita, prima di proseguire con fare più pensieroso: «Ora che ci penso... Non te l'ho mai chiesto, ma che ci facevi alla festa di natale del Profeta.
Jolene White
sheet | 22 y.o. | human | nurse | she/her | outfit

code © sotired


Edited by Unconsoled - 30/5/2021, 21:00
 
Top
view post Posted on 29/5/2021, 15:03
Avatar

Group:
Mago
Posts:
1,248
Location:
Francia

Status:


Lucien Cravenmoore
SuU23rm
26 y.o. | Keeper of Keys and Grounds of Hogwarts
T
enendo conto dell'età, le probabilità che Jolene avesse intessuto qualche contatto con Jane ai tempi di Hogwarts erano sicuramente maggiori di quelle di Lucien, che si era trovato al settimo ed ultimo anno di scuola quando Jane aveva iniziato il primo. Ad unirli già allora, però, quell'invisibile filo che si aggrovigliava tra studenti che spiccavano per intelligenza, curiosità e creatività. Tra Concasati era difficile non trovarsi in quanto portatori di medesime attitudini ed interessi, e ciò restava immutato anche quando si lasciavano i banchi di scuola, indipendentemente dalle strade intraprese dai singoli individui.
Lucien prestò attenzione allo scambio di battute tra le due, strappando la sigaretta dalle labbra ed incastrandola nell'incavo dell'orecchio. «Lo sei.» le confermò con aria aggrondata «Ma sei anche troppo piccolina per potermi aiutare a sostenere pesi simili. Ho promesso alla Darmont che buona parte delle mansioni le avrei eseguite senza l'ausilio della magia e mantengo sempre la parola data.»
Appariva chiaro che il francese fosse il tipo che si divertiva in molte circostanze e, per un attimo, il ragazzo che fu affiorò nei tratti dell'uomo che stava diventando.
Emise uno sbuffo ironico udendo l'eventualità paventata dall'amica e si domandò per quale oscuro disegno di Merlino gli fosse così difficile riuscire a trascorrere più tempo con lei. La dolcezza intrinseca nella personalità dell'infermiera aveva il potere di farlo stare bene in qualunque circostanza e rappresentava un porto sicuro dove approdare nei momenti di sconforto.
Si spostarono nella candida cucina dove la morbida Persefone stiracchiò i lunghi artigli ferini e, con un balzo aggraziato, abbandonò i libri sui quali era raggomitolata. Lucien la intercettò e fletté le lunghe gambe per dispensarle qualche grattino - ormai pareva essersi abituata alla sua presenza e la renitenza di qualche mese prima era ormai sfumata in una conveniente docilità.
Le narici del Guardiacaccia colsero diverse miscele, assai diverse da quelle lasciate nelle altre stanze, oltre all'ordine e alla precisione di Jane che contrastavano con la naturale propensione di Lucien per la confusione, di cui era testimone la sua capanna. «No.» rispose alla padrona di casa pinzandosi la lingua, scacciando il fastidio derivante dal dover ammettere una propria lacuna. Su quella scia proseguì Jolene, snocciolando un mantra col quale Lucien si trovò concorde. Mentre la sera si insediava nel silenzio, egli fece un cenno d'assenso per lasciarle intendere che aveva compreso. Lasciò che l'amica riempisse il suo bicchiere di quel liquido smeraldino e fece scivolare due gocce del suo composto in ciascun bicchiere: le gocce ambrate si dispersero nel nuovo liquido finché di loro non rimase alcuna traccia. Fece tintinnare il proprio bicchiere con i gemelli e scrutò l'occhio di renna ad occhi socchiusi, rigirando il bicchiere tra le dita con gesti metodici. «Avanti, Jane, ingoia.» sghignazzò mentre, con studiato riguardo, tracannò tutto d'un sorso l'intero contenuto del punch, lasciando l'occhio ad osservarli solitario trasversalmente il vetro.
Niente punti bonus per lui.
Il gusto fu di suo gradimento, avendo evitato di saggiare la gelatina contaminata dell'occhio, ed era sinceramente curioso di testate anche l'altro alcolico proposto da Jolene così, mentre quest'ultima tossicchiava, fece scivolare l'orbe nella mancina e riempì per metà il bicchiere con la Vodka del paese del Grinch e bevve anche quella tutta d'un sorso. La combo degli effetti dei due drinks ebbe una risultante imprevista: se da una parte indusse la sua mente a trasfigurarsi in una lente d'ingrandimento, capace di zoommare i più piccoli dettagli di come aveva trascorso le ultime ore, dall'altra acuì la preoccupazione circa la possibilità di ripetersi. Nulla che gli avesse attraversato la mente, almeno in maniera cosciente, ma a quanto pareva il suo corpo era di tutt'altro avviso. Corse a sedersi su una pila di libri accatastati su una sedia, curvando il busto in avanti e lasciando penzolare la mancina verso il pavimento: un gesto assai sciocco, che venne travisato dal felino di casa per un invito di gioco ed addentò la pallina l'occhio gelatinoso con uno scatto fumilneo.
Lucien imprecò a denti stretti, augurandosi che Jane non l'avesse notato e che l'effetto della pozione cominciasse a farsi sentire. Un miagolio giulivo (o disgustato) accompagnò l'uscita di scena della gatta col suo trofeo, infondendo una nuova preoccupazione in Lucien che non riuscì a trattenere. «Ehm...temo che Persefone abbia accidentalmente divorato un occhio..forse è il caso di cercarla e verificare le sue condizioni di salute, prima di partire.» borbottò, incerto se le sue preoccupazioni avessero raggiunto le orecchie dei due medici.
Per poco gli alcolici non risalirono a ritroso il percorso, quando udì le ultime parole di Jolene. Strabuzzò gli occhi, manco avesse detto che era imparentata con Merlino, e la fissò spiritato per una manciata di secondi - se fosse stato fortunato, ella avrebbe potuto ricondurre la sua reazione all'ansia per la salute del gatto. «Beh..» era acqua passata, erano trascorsi mesi da quell'evento e mai avrebbe pensato che sarebbe tornato ad occupare i pensieri di Jolene. O i suoi. «.. anni fa era sopraggiunta una proposta analoga a mio padre, che come sai nel settore era piuttosto conosciuto. Fu perfino intervistato per la scoperta un ingrediente innovativo. Quando sparì, la cosa non passò di certo inosservata, e ad oggi ancora arrivano inviti a suo nome perché il riserbo che la mia famiglia ha tenuto sulla questione, e altro, credo li abbia indotti a credere che possa essere tornato in attività in sordina.» non entrò nei dettagli e sebbene ciò che aveva enunciato corrispondesse al vero, vi erano alcuni buchi che volutamente aveva taciuto. «Potrei centrare io in questi affari, anche se non nascondo che la presenza in pianta stabile a Hogwarts non aiuterebbe ricerche e spostamenti.» Dopo la sua sparizione, avvenuta due anni prima, Lucien aveva effettivamente continuato il lavoro che condivideva con Richard Cravenmoore, cercando di mantenere il riserbo su un suo presunto ritorno o perpetua scomparsa. Il suo nome aiutava gli affari, era innegabile, e poi aveva deciso di fare richiesta come Guardiacaccia a Hogwarts. «Arrivò un invito a suo nome, sempre con la speranza che rivalutasse la proposta di prendere le redini di una rubrica a tema. Era un mago che amava farsi pregare e spiccatamente vanesio, chiunque lo sapeva. Mi sono presentato stuzzicato dall'idea di vedere la sede del Profeta.» Tra le righe, Jolene avrebbe potuto pensare che Lucien si fosse presentato spiegando che Richard non aveva potuto presenziare ma che ci teneva che il figlio non perdesse l'occasione o che si era fatto passare per lui "in qualche modo" all'ingresso, forte dell'invito nominativo da loro spedito. Ciò che omise, fu che un secondo invito era planato nel cottage a Durness, dove faceva recapitare eventuali comunicazioni indirizzate a Lady Amortentia.
Cercò di virare i discorsi su altre questioni, facendo tintinnare la punta dell'unghia sulla superficie vitrea della bottiglia. «Mademoiselles, converrete che se andiamo avanti di questo passo ci risulterà difficile smaterializzarci a villa Scott. Vorrei dunque proporre un mezzo di spostamento alternativo Un sorriso a mezzaluna accolse un teatrale silenzio di suspence. «Hackney è abbastanza distante da qui, ma dovrei riuscire a pedalare senza troppi inghippi in sella alla bicicletta cielsereno che ho parcheggiato qui fuori. Dovremmo riuscire a starci tutti e tre. Un po' stretti, s'intende.» L'ultima battuta, detta in un sussurro, lasciò che il mago si abbandonasse alla fulgida fantasia dell'angolazione con cui avrebbe potuto far colare a picco il proprio sguardo liquido sulla vertiginosa scollatura sulla schiena di Jane, qualora fosse riuscito a convincerla a sedersi fra lui ed il cestino della bicicletta magica.

code by © #fishbone
 
Top
4 replies since 23/5/2021, 22:23   276 views
  Share