L’odore del muschio e del terriccio, misto a quello delle piume di un rapace in procinto di atterraggio, investì le sue narici sensibili e altamente sviluppate, mandandolo parecchio su di giri; non vi era, infatti, altro pensiero per una creatura selvatica e vorace come la volpe, se non quello di nutrirsi di qualsiasi cosa fosse alla sua mercé, affinché potesse servirsene come fonte di sostentamento e sopravvivere in quel mondo fatto di predatori e prede. Piantò dunque le zampe contro il terreno che aveva da poco terminato di spianare, in quello che si era rivelato un meticoloso processo di allargamento dell’ingresso della propria tana, per poi fare un rapido calcolo di quanta forza gli servisse per compiere il balzo, oltre alla giusta tempistica, affinché potesse accogliere l’incauto postino alato in un caloroso abbraccio zannuto. Ferale e lesto come una freccia appena scoccata, scattò e si protese in avanti fino a librarsi a qualche metro da terra, le fauci esposte al vento e alla vista della vittima, mentre gli occhi blu del Cacciatore per antonomasia brillarono di decisione. “
Sei mio.” volevano dire, proprio come quel sordo ringhio che, nel giro di pochi attimi, si levò dalla sua piccola gabbia toracica, fino a disperdersi nell’aria quando la magia concessa da Cernunnos prese improvvisamente a cedere.
Crack!La figura massiccia e nuda dell’Auror atterrò in malo modo su una pila di rametti secchi che aveva accatastato da parte, in modo tale da poterli sfruttare per i falò estivi che sarebbero sopraggiunti tra qualche mese, rimanendo scorticato in svariati punti della pelle e ammaccato in altri, come all’altezza delle costole. Ne seguì un gemito soffocato, mentre si rotolava in mezzo all’erba per il dolore e malediceva a denti stretti per quella sua persistente mancanza di controllo sulla trasformazione. Il corpo tonico e muscoloso, leggermente sudato, venne
legittimamente preso di mira dal gufo che aveva cercato di recapitargli la posta, usandolo come bersaglio - nonché valvola di sfogo - per il terribile spavento che gli era stato causato.
Dunque fu così che si concluse il capitolo della volpe: con un Cacciatore
fallito e un Cecchino
incallito.
Si rivelò piuttosto semplice levarsi di dosso il pessimo odore della piccola disavventura appena vissuta, ma nulla poté dirsi altrettanto del sorriso tronfio e soddisfatto che affiorò sulle labbra del fulvo una volta letta la missiva di Jolene. Anche se era ridotta all’essenziale, era altamente certo che la mancanza di un qualsiasi accenno ai regali fosse dovuto a ben più che ad una dimenticanza da parte dell’amica, ma piuttosto che fosse voluto; in circostanze normali, non ne dubitava, l’indole gentile ed educata dell’Infermiera di Hogwarts l’avrebbe spinta a ringraziare per i doni offerti, ma tacere poteva significare soltanto due cose: o si vergognava dello scherzo o era furiosa e meditava la propria meritata vendetta. In ogni caso - pensò Weiss - lo scherzo doveva essere andato in porto, non c’era altra spiegazione.
Era anche vero, però, che per quanto il Diavolo facesse le pentole ma non i coperchi, Aiden aveva già architettato tutto a puntino, preparando un piano a prova di bomba e fatto su misura per frenare qualsiasi proposito di vendetta improvvisa; del resto non era mai stato tagliato per delle tragiche ed improvvise dipartite, tanto da lasciare orfani i suoi innumerevoli famigli, pertanto si sarebbe premurato di seguire alla lettera la prima parte del suo motto:
“
Per ogni torto tuo, fai degna Ammenda;
per ogni torto altrui, Ira tremenda!”
Uscì giusto in tempo per accertarsi di trovare un Sir Gawain tranquillo e sufficientemente nutrito, con qualche insetto o furetto stecchito che gli aveva piazzato
strategicamente all’interno della recinzione, affinché potesse finalmente abituarsi ad accettare il suo cibo senza dover sempre andare a caccia insieme, quando notò la figura di Jolene stagliarsi a diversi passi dalla sua posizione.
Le sorrise, ovviamente, in un caloroso sorriso di benvenuto, mentre prese a procedere verso di lei. Si era fatto bello per la White
[*], in un certo senso, visto che si erano ritrovati proprio per festeggiare il compleanno dell’ormai ventiduenne, ma del resto non c’era nulla che Weiss non avesse studiato a puntino e persino l’abbigliamento faceva parte della sorpresa. Cosa si sarebbe mai potuta aspettare la bella Infermiera da un bellimbusto come lui? Di tutto e di più, fuorché
quella cosa, dato che aveva fatto di tutto per evitarlo fino ad allora. Ma ora era tempo di una svolta, di prendere due piccioni con una fava, perché la vita non era fatta per restare sempre negli stessi schemi all’infinito, ci volevano delle svolte, delle novità, e
quella lo sarebbe stata di certo.
Si pizzicò le bretelle come per enfatizzare il suo look da vero fusto boscaiolo, per poi spalancare le braccia e avvolgendola in un abbraccio che la sollevò, infine, da terra. «
Buon compleanno, Sweetie!» La agitò un poco sul posto come un milkshake alla fragola, per poi rimetterla a terra e - con innata delicatezza - appoggiarle un dolce bacio sulla guancia, come se stesse sfiorando della porcellana pronta a detonare al suo tocco, ma che non voleva assolutamente scalfire per non lasciare imperfezioni. Eppure, nonostante cercò di trattenersi dal non scoppiare a riderle in faccia, il viso di Jolene portava i segni della stanchezza che doveva aver cercato di mascherare.
Che cera di merda, Jolene. pensò, meditabondo, trattenendosi dal pronunciare tali funeste parole ad alta voce; farlo avrebbe significato rischiare di tirare le cuoia prima dell’evento
X.
«
Te la sei spassata ieri sera, eh? Sei uscita con qualche amica a fare bisboccia?» Il sorriso si allargò, istintivamente, come un solo malandrino sa fare, per poi estrarre una bandana rossa con dei motivi neri e bianchi. «
Adesso te la faccio passare io la sbornia. Abbiamo ancora un’ora prima del pranzo, perciò… Ti porto dalla tua sorpresa. E guai a te se sbirci!»
Lentamente, muovendo l’indice verso il basso e in senso circolare, le fece segno di voltarsi e lasciarsi bendare.
Dark Wizards catcher | 28 y.o.| Irishman | outfit