Alate, Privata

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view post Posted on 4/7/2021, 08:45
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13 marzo, ore 8 P.M.
Hogwarts, alloggi di Jolene


Accoccolata tra i cuscini del divano, Jolene teneva un libro sulle ginocchia e piatto e forchetta tra le mani. Sembrava che badasse più alla torta che alla lettura, ma dato il gusto paradisiaco della prima si riteneva più che giustificata. E pensare che, se non fosse stato per Oliver, lei non avrebbe proprio pensato di procurarsi un dolce di compleanno con cui rendere meno scoraggiante la serata passata al lavoro. Non che stesse lavorando molto, in quel momento: nella stanza accanto l'infermeria era deserta, e Jolene poteva dedicarsi interamente a se stessa, almeno fino a quando l'orologio magico non l'avesse avvisata di qualche novità.
A dispetto della solitudine, Jolene si sentiva circondata dall'affetto dei suoi amici. Le bastava alzare gli occhi dalle pagine per scorgere il vapore salire da una delle tazze dono di Ariel e, un po' più in là, accanto ad un bellissimo mazzo di tulipani gialli, il totem intagliato dalle mani sapienti di Lucien. Si sistemò meglio contro allo schienale, e le foglie del nuovo cespuglio farfallino le solleticarono la guancia. Un'atmosfera di calore emanava da tutti quegli oggetti e, al centro di essa, per un momento Jolene si sentì felice.
Un urlo demoniaco la fece saltare sul posto. Il libro cadde a terra con un tonfo che non riuscì a coprire un nuovo verso furioso da parte di un gufo che era appena entrato dalla finestra aperta. Jolene ricambiò esitante lo sguardo di puro odio che le lanciava il pennuto. «Ciao? E a te chi ti ha mandato, la mia amica arpia?» Forse l'ironia non era apprezzata, o forse il pennuto avrebbe continuato a guardarla male in qualunque circostanza. Ad ogni modo, la lasciò avvicinare per prendere il pacchetto che teneva legato alla zampa. Jolene passò le dita sul buco della scatola, nutrendo il serio sospetto che fosse stato fatto dal gufo stesso. «Grazie. Temo che Daisy abbia finito i biscotti gufici... Ehm... torta?» Probabilmente non c'erano mosse giuste con quel pennuto.
Incuriosita, Jolene aprì il pacchetto. Il suo sguardo andò immediatamente al biglietto, di cui riconobbe la scrittura ordinata. Sul volto le si aprì un sorriso: aveva sentito la mancanza di Aiden durante il giorno, chiedendosi se si sarebbe ricordato di che data fosse e se le avrebbe mandato notizie. Afferrò la lettera e il cupcake, poi si lasciò di nuovo sprofondare nel divano. Dette un primo morso al dolce e cominciò a leggere. Il messaggio le lasciò addosso una strana sensazione, come se alcuni pezzi faticassero ad incastrarsi tra loro. Ciò nonostante, lungi dal risvegliarle sospetti, quell'impressione la incuriosì oltremisura. Vi stava ancora rimuginando quando, terminato il cupcake, si accorse di un foglietto ripiegato a contatto con la carta. Lo dispiegò, senza sapere cosa aspettarsi. Fu allora che cominciò il delirio.
Non aveva mai visto un uomo così bello in vita sua. I capelli vaporosi, la barba da intrepido vichingo, e quel sorriso appena accennato... Un intero cespuglio farfallino prese a dibattersi furiosamente nello stomaco di Jolene. Scommetto che i suoi occhi hanno davvero il colore dell'oceano dal vivo, e che profuma di lunghe notti d'inverno, di ghiaccio e acqua di fonte... Ma un momento! Accecata dall'amore, non si era resa conto che... «Aiden! Oh, Aiden! Come ho fatto ad essere così cieca fino ad ora? Ti ho avuto accanto per tutto questo tempo, e solo ora so che io ti amo!» E, stringendosi la foto al petto, si lasciò cadere lunga distesa sul divano. Alzò gli occhi sul soffitto, e per la prima volta le sembrò che le nuvole dipinte avessero gli stessi contorni vaporosi della barba di Aiden. Distolse lo sguardo, e incontrò di nuovo la scultura della rondine... Scultura... Scolpita, come i suoi addominali scolpiti!
Fu il delirio, e fu il trash. Ad un certo punto si ricordò degli altri regali che il bellissimo rosso le aveva mandato. Balzò in piedi e si precipitò sulla scatola. «Un gioiello, che romaaaantico!» Se lo infilò e, nella confusione totale in cui era caduta, fu un vero miracolo se riuscì a riportare lo specchio alle sue dimensioni originali. Ma quando si specchiò... Morgana, l'orrore! Lanciò un grido disumano, indietreggiando dall'immagine distorta che le veniva offerta: non una ragazza dai capelli rossi, ma un mostro ricoperto dalla testa ai piedi di ispida pelliccia! «Che cosa... Come...» Si strinse nelle braccia, e si rese conto che erano davvero diventate pelose come quelle di un orso. Panico. Terrore. Qualche urlo strozzato per condire il parossismo isterico. Come poteva essere avvenuta una stregoneria del genere? Forse che una megera malvagia le aveva lanciato un sortilegio per mettere i bastoni tra le ruote al suo vero amore?
Inutile raccontare oltre le disavventure di quella sera; basti sapere che Jolene passò due ore alquanto singolari, e altre tre supplementari in cui sprangò le porte e spense le luci, perché a nessuno venisse in mente di entrare e scoprire che l'infermiera era stata fagocitata da un lupo mannaro fulvo.


14 marzo, ore 10 A.M.
Hogsmeade, Tana della Volpe


L'arrivo di Jolene era stato annunciato con qualche ora di anticipo per mezzo di uno dei gufi di Hogwarts, che aveva recapitato ad Aiden un biglietto essenziale, addirittura striminzito. L'amica confermava con poche parole che avrebbe fatto la sua comparsa prima di pranzo; non faceva accenno ai regali.
Verso le dieci, quando il fresco del mattino cominciava a cedere a temperature più miti sotto ai raggi del sole, Jolene stava percorrendo gli incerti sentieri boschivi che portavano alla casa di Aiden. Sapeva muoversi con sufficiente sicurezza, ma il percorso non le era così familiare da esimersi dal prestare attenzione ad ogni passo. Una deviazione di troppo e si sarebbe persa.
A dispetto dei tentativi fatti per nascondere i segni della stanchezza – un velo di correttore sopra alle occhiaie scure, le labbra e le guance rosate da un trucco leggero –, il viso di Jolene tradiva una nottata insonne. Con la mano libera soffocò uno sbadiglio, mentre l'altra continuava a dondolarle al fianco, reggendo un cestino coperto da una tovaglietta a quadri. Sarebbe stato più semplice ritrovare l'energia in compagnia dell'amico.
Arrivò al masso grande come un cavallo, e da lì svoltò a sinistra. Tempo dieci minuti, e riconobbe la radura in cui doveva fermarsi. Si bloccò esitante, guardandosi intorno come se si aspettasse di scorgere fin da subito la chioma rossa di Aiden. Ma, ovviamente, era tutto nascosto dalla magia.
Prese un respiro, raddrizzando la schiena: aveva sempre l'impressione di trovarsi in una storia, una sorta di universo fatato in cui la giusta formula avrebbe potuto svelare favolosi misteri. Anche per questo le piaceva visitare la Tana della Volpe.
Si schiarì la voce e recitò due volte: «Sotto un cielo stellato mi celo, sotto un cielo splendente mi rivelo. L'amico entra, il nemico resta!» Ed ecco che, come le altre volte, il bosco svelò i suoi segreti sotto agli occhi avidi di Jolene. Si avviò verso la casa, il volto riposato in un'espressione calma. Il cestino le batteva ritmicamente contro alla gamba. Prese a canticchiare un motivetto sottovoce, mentre cercava di scorgere Aiden.

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view post Posted on 16/7/2021, 21:38
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Alate

L’odore del muschio e del terriccio, misto a quello delle piume di un rapace in procinto di atterraggio, investì le sue narici sensibili e altamente sviluppate, mandandolo parecchio su di giri; non vi era, infatti, altro pensiero per una creatura selvatica e vorace come la volpe, se non quello di nutrirsi di qualsiasi cosa fosse alla sua mercé, affinché potesse servirsene come fonte di sostentamento e sopravvivere in quel mondo fatto di predatori e prede. Piantò dunque le zampe contro il terreno che aveva da poco terminato di spianare, in quello che si era rivelato un meticoloso processo di allargamento dell’ingresso della propria tana, per poi fare un rapido calcolo di quanta forza gli servisse per compiere il balzo, oltre alla giusta tempistica, affinché potesse accogliere l’incauto postino alato in un caloroso abbraccio zannuto. Ferale e lesto come una freccia appena scoccata, scattò e si protese in avanti fino a librarsi a qualche metro da terra, le fauci esposte al vento e alla vista della vittima, mentre gli occhi blu del Cacciatore per antonomasia brillarono di decisione. “Sei mio.” volevano dire, proprio come quel sordo ringhio che, nel giro di pochi attimi, si levò dalla sua piccola gabbia toracica, fino a disperdersi nell’aria quando la magia concessa da Cernunnos prese improvvisamente a cedere.
Crack!
La figura massiccia e nuda dell’Auror atterrò in malo modo su una pila di rametti secchi che aveva accatastato da parte, in modo tale da poterli sfruttare per i falò estivi che sarebbero sopraggiunti tra qualche mese, rimanendo scorticato in svariati punti della pelle e ammaccato in altri, come all’altezza delle costole. Ne seguì un gemito soffocato, mentre si rotolava in mezzo all’erba per il dolore e malediceva a denti stretti per quella sua persistente mancanza di controllo sulla trasformazione. Il corpo tonico e muscoloso, leggermente sudato, venne legittimamente preso di mira dal gufo che aveva cercato di recapitargli la posta, usandolo come bersaglio - nonché valvola di sfogo - per il terribile spavento che gli era stato causato.
Dunque fu così che si concluse il capitolo della volpe: con un Cacciatore fallito e un Cecchino incallito.

Si rivelò piuttosto semplice levarsi di dosso il pessimo odore della piccola disavventura appena vissuta, ma nulla poté dirsi altrettanto del sorriso tronfio e soddisfatto che affiorò sulle labbra del fulvo una volta letta la missiva di Jolene. Anche se era ridotta all’essenziale, era altamente certo che la mancanza di un qualsiasi accenno ai regali fosse dovuto a ben più che ad una dimenticanza da parte dell’amica, ma piuttosto che fosse voluto; in circostanze normali, non ne dubitava, l’indole gentile ed educata dell’Infermiera di Hogwarts l’avrebbe spinta a ringraziare per i doni offerti, ma tacere poteva significare soltanto due cose: o si vergognava dello scherzo o era furiosa e meditava la propria meritata vendetta. In ogni caso - pensò Weiss - lo scherzo doveva essere andato in porto, non c’era altra spiegazione.
Era anche vero, però, che per quanto il Diavolo facesse le pentole ma non i coperchi, Aiden aveva già architettato tutto a puntino, preparando un piano a prova di bomba e fatto su misura per frenare qualsiasi proposito di vendetta improvvisa; del resto non era mai stato tagliato per delle tragiche ed improvvise dipartite, tanto da lasciare orfani i suoi innumerevoli famigli, pertanto si sarebbe premurato di seguire alla lettera la prima parte del suo motto:
Per ogni torto tuo, fai degna Ammenda;
per ogni torto altrui, Ira tremenda!


Uscì giusto in tempo per accertarsi di trovare un Sir Gawain tranquillo e sufficientemente nutrito, con qualche insetto o furetto stecchito che gli aveva piazzato strategicamente all’interno della recinzione, affinché potesse finalmente abituarsi ad accettare il suo cibo senza dover sempre andare a caccia insieme, quando notò la figura di Jolene stagliarsi a diversi passi dalla sua posizione.
Le sorrise, ovviamente, in un caloroso sorriso di benvenuto, mentre prese a procedere verso di lei. Si era fatto bello per la White[*], in un certo senso, visto che si erano ritrovati proprio per festeggiare il compleanno dell’ormai ventiduenne, ma del resto non c’era nulla che Weiss non avesse studiato a puntino e persino l’abbigliamento faceva parte della sorpresa. Cosa si sarebbe mai potuta aspettare la bella Infermiera da un bellimbusto come lui? Di tutto e di più, fuorché quella cosa, dato che aveva fatto di tutto per evitarlo fino ad allora. Ma ora era tempo di una svolta, di prendere due piccioni con una fava, perché la vita non era fatta per restare sempre negli stessi schemi all’infinito, ci volevano delle svolte, delle novità, e quella lo sarebbe stata di certo.
Si pizzicò le bretelle come per enfatizzare il suo look da vero fusto boscaiolo, per poi spalancare le braccia e avvolgendola in un abbraccio che la sollevò, infine, da terra. «Buon compleanno, Sweetie!» La agitò un poco sul posto come un milkshake alla fragola, per poi rimetterla a terra e - con innata delicatezza - appoggiarle un dolce bacio sulla guancia, come se stesse sfiorando della porcellana pronta a detonare al suo tocco, ma che non voleva assolutamente scalfire per non lasciare imperfezioni. Eppure, nonostante cercò di trattenersi dal non scoppiare a riderle in faccia, il viso di Jolene portava i segni della stanchezza che doveva aver cercato di mascherare. Che cera di merda, Jolene. pensò, meditabondo, trattenendosi dal pronunciare tali funeste parole ad alta voce; farlo avrebbe significato rischiare di tirare le cuoia prima dell’evento X.
«Te la sei spassata ieri sera, eh? Sei uscita con qualche amica a fare bisboccia?» Il sorriso si allargò, istintivamente, come un solo malandrino sa fare, per poi estrarre una bandana rossa con dei motivi neri e bianchi. «Adesso te la faccio passare io la sbornia. Abbiamo ancora un’ora prima del pranzo, perciò… Ti porto dalla tua sorpresa. E guai a te se sbirci!»
Lentamente, muovendo l’indice verso il basso e in senso circolare, le fece segno di voltarsi e lasciarsi bendare.

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[*] Come direbbe Aiden: "Stretta è la foglia, larga è la via. Quanto so bono, mortacci mia."

Perdonami se ci ho messo tanto, dovevo trovare il giusto mood per dare a Jolene quello che si merita. :secret:
 
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view post Posted on 22/7/2021, 18:10
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Quando scorse l'amico, Jolene gli rivolse un sorriso a labbra strette in cui era difficile leggere qualcosa di definito. In un primo momento gli occhi muschiati esitarono a rimanere molto a lungo sulla figura del rosso, cercando rifugio nel paesaggio alle sue spalle. Vide, come altre volte, una casa rustica ammantata dalla discrezione del bosco – una sistemazione che avrebbe definito ruvida, almeno fino a quando non vi si scopriva il calore istintivo e accogliente che ne caratterizzava anche il proprietario. A Jolene piaceva quel posto, vi trasferiva di riflesso tutto l'affetto che provava per Aiden. Eppure, in contrasto con la naturalezza di cui di solito si beava il loro rapporto, in quell'occasione dovette sforzarsi per riuscire a guardare l'uomo negli occhi. Vi era un leggero imbarazzo a rendere incerto il contegno della White – pensieri che non voleva tradire attraverso espressioni che per l'amico sarebbe stato in troppo semplice leggere. Sapeva di avergli fatto capire che lo scherzo era andato in porto; tuttavia, desiderava lasciarlo in dubbio sulla sua risposta il più a lungo possibile.

La sua prima reazione, manco a dirlo, era stata shock (cit.). Dopo essersi chiusa nella propria stanza, aveva passato molto tempo ora arrabbiata, ora offesa, ora in preda ad un divertimento che non era disposta ad ammettere. Non si sarebbe mai aspettata un tiro del genere da parte di Aiden ma, a ben pensarci, probabilmente ciò era stato una sua mancanza. Che il rosso fosse un burlone si sapeva, ed era stata solo questione di tempo prima che Jolene pagasse il suo status di buona amica attraverso un tiro ben architettato. Era stata costretta ad ammettere che l'Auror aveva avuto fantasia, oltre ad una minuziosa cura ai dettagli. Non l'aveva colta di sorpresa con un banale pagliaccio nel pacchetto, ma aveva studiato uno scherzo in più battute, elaborato e diabolico. Più di una volta Jolene era arrivata a ridere, quando era riuscita a guardarsi dall'esterno: una ragazza in preda ai più folli deliri d'amore, per di più in mise lupesca. Davvero era arrivata a vedere gli addominali di Aiden ovunque? A quel pensiero aveva scosso la testa, le risate che si facevano isteriche.
Era divertita, e Aiden era stato fantasioso; ma gliel'avrebbe pagata, su questo non c'erano dubbi. In nessun caso avrebbe potuto lasciar correre come se niente fosse: era certa che anche l'amico si aspettasse una qualche sua contromossa, e che avrebbe fatto di tutto per proteggersi. Aveva cominciato un gioco, e Jolene non si sarebbe fatta pregare a fare la sua parte.
Durante la notte Jolene si era scervellata su come rispondere pan per focaccia, frugando a più riprese tra tutti i suoi oggetti, alla ricerca di ciò che avrebbe potuto aiutarla. L'illuminazione era arrivata quando senza tanti complimenti aveva svuotato la sua borsetta e, tra i lucidalabbra che ne erano cascati fuori, un tappo a forma di rospo aveva catturato il suo sguardo.

Non era stato solo il nervosismo, quindi, che aveva sottratto il sonno di bellezza alla White. E il trucco, lungi dall'adempiere ad una funzione puramente estetica, sarebbe stato la sua arma. Quando finalmente si decise a guardare Aiden negli occhi, scoprì che era più semplice di quel che avrebbe creduto. Il suo sorriso acquistò di naturalezza quando ormai li separavano solo pochi passi e, quando Aiden la sollevò da terra, Jolene ricambiò il suo abbraccio con il consueto trasporto, pur limitata nei movimenti dal cestino che reggeva in mano. «Gvaffie» disse, il viso premuto contro alla sua spalla.
Quando toccò di nuovo terra, sollevò il mento per poter guardare l'amico in viso. Lui le rese le cose sorprendentemente facili, chinandosi per depositarle per primo un bacio sulla guancia. Jolene si sorprese a sentire il più leggero dei contatti, quasi che Aiden volesse farsi perdonare fin da subito lo scherzo della sera prima. Ma Jolene non si scostò dal suo piano iniziale e, lasciando sfumare un leggero sorriso mentre si sollevava appena sulle punte, tentò di schioccare a sua volta un bacio sulla gota dell'amico.
Mentre si scostava, non sarebbe riuscita a nascondere l'aspettativa nel proprio sguardo. Avrebbe fissato attentamente il viso di Aiden, in attesa di ciò che sarebbe avvenuto. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, la magia promessa dal Bacio di Rospo avrebbe fatto di Aiden un simpatico ranocchietto con tanto di corona principesca. Prima di incamminarsi verso la Tana della Volpe si era assicurata di stendere uno strato abbondante di quel gloss da favola – letteralmente –, e aveva fatto attenzione a non mordersi o strofinarsi le labbra, che attendevano solo il primo bacio per liberare la magia dell'articolo di Estia. Un bacio per un filtro d'amore: chissà se da rospo Aiden si sarebbe subito reso conto dell'ironia.

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Opsy wopsy :fru:
Bacio di rospo: semplice lucidalabbra, presenta sul tappo una statuina di un rospo con una corona d'oro; non appena usato sulla propria bocca, la prima persona cui si concederà un bacio (anche sulla guancia) si trasformerà in un autentico ranocchio con tanto di corona. Il sortilegio dura per cinque minuti, un solo turno in Quest, dopodiché il ranocchio tornerà al proprio aspetto d'origine (attenzione: un altro bacio spezza subito l'incantesimo!)

 
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view post Posted on 5/8/2021, 19:30
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Alate

Qualcosa di non propriamente definito trasparì dal volto dell’amica, rendendo quel processo di comprensione, di empatia, assai arduo - se non addirittura impossibile - per l’Auror. Confuso, incapace di decifrare il messaggio secretato oltre il velo dell’apparenza che Jolene aveva saggiamente scelto di adottare, Aiden si mostrò dunque incauto, abbassando le proprie difese di fronte alla stanchezza dell’altra; del resto era il suo punto debole mostrarsi fin troppo morbido e rilassato con le persone a cui voleva bene, incapace di tenere la guardia alta anche dinanzi ad uno scherzo o, come in quel caso, ad una vendetta.
Aveva dunque mollato la presa, per magnanimità verso la White, a tal punto che nemmeno si rese conto dell’imminente resa dei conti; anzi, parve proprio come non se lo fosse mai aspettato, il che era decisamente peggio!
Chi mai avrebbe potuto sospettare che una dolce e gentil pulzella come Jolene potesse rispondere a tono ad una simile marachella?

Il bacio che ricevette in risposta sulla guancia fu inaspettato, ma piacevole. In un primo momento, il cervello del rosso fu pervaso dalla tipica beatitudine che travolgeva un uomo dopo aver ricevuto simili manifestazioni da parte di una donna, facendolo sorridere come un cretino mentre arrossiva dalla punta alla radice come un pomodoro maturo; poi, quando notò lo strano sguardo che l’amica gli riservò, il sospetto si insinuò come un maledetto tarlo nell’orecchio e a quel punto le campane che avrebbero dovuto suonare l’allarma giunsero troppo tardi.
Sgranò gli occhi per lo stupore, mentre la magia dell’articolo di Estia entrò finalmente in azione, regalando a Jolene un’ultima immagine dell’uomo dinanzi alla propria sconfitta: lui che sventolava ancora la bandana rossa, ma più come un saluto d’addio anziché come l’esortazione che aveva appena avuto il tempo di abbozzare. Poi scomparve in uno scintillio di luci colorate tendente al pastellato.
rolejolene-rospo
Un grosso rospo sarebbe apparso ai piedi della Strega, con una deliziosa coroncina scintillante e con un grosso ciuffo rosso che sporgeva in mezzo ad essa, mentre la bandana rossa, che Aiden aveva tenuto in mano fino a quel momento, divenne uno sgargiante mantello. Ed eccolo lì, in tutta la sua regale magnificenza: Sua Altezza Reale, il rospetto Aiden.
I grossi occhi della creatura si alzarono verso la figura dell’amica, sbattendo le palpebre più e più volte, mentre un’irrefrenabile voglia di mosche si impossessò di lui. Ciò non di meno, il ventre del novello anfibio si gonfiò, per poi dare pieno sfogo ad un sordo gracidio. «Jolene! Jolene!» sembrò voler dire.

Kizz me, Jolene. I will be your Prince!


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E adesso chiamalo Sua Altezza! :sospetto:


Edited by Aiden Weiss - 6/8/2021, 11:12
 
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view post Posted on 13/8/2021, 18:49
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Non si lasciò sfuggire neppure una sfumatura tra le emozioni mutevoli di Aiden: dapprima il piacere evidente di ricevere a propria volta una manifestazione d'affetto da parte dell'amica – forse si aspettava che si mostrasse arrabbiata? –, a seguire lo stupore più genuino nel momento in cui comprese che gli era stata tesa una trappola. Lo sventolio della bandana rossa fu l'ultimo dettaglio ad attirare l'occhio di Jolene, prima che l'intera figura di Aiden scomparisse in uno scintillio colorato.
Ha funzionato davvero pensò, entusiasta. Non aveva mai avuto motivo di dubitare dell'efficacia dell'articolo elfico, ma le sue promesse erano così bislacche che vi credette veramente solo quando abbassò lo sguardo sull'esemplare di rospo più regale che avesse mai visto. Lo fissò per alcuni, lunghi secondi, sbattendo le palpebre come se fosse stata lei quella colta di sorpresa.
«Craaaaaa!»
Jolene scoppiò a ridere. Si piegò sulle ginocchia e dovette stringersi la pancia mentre la sua maschera d'indifferenza crollava definitivamente a favore dell'ilarità. «Sei un... sei davvero un... Aiden e tu...» Si asciugò una lacrima con la manica della giacca, cercando di calmarsi. Si sentiva più leggera, ora che aveva sfogato le emozioni della sera precedente in quella lunga risata liberatoria. Il sorriso fioriva spontaneo, rendendo più piene le guance arrossate.
«Perdonami» riuscì a dire tra una risatina e l'altra mentre ritornava a controllarsi. Parlava all'Aiden rospo come avrebbe fatto con la sua versione umana, ma in effetti non sapeva se potesse comprenderla o meno. «Non sto ridendo di te, davvero. Con quella coroncina ed il mantellino, sei un signor rospo! Certo, forse non fai scena come una volpe, però...» Le guance cominciavano a farle male a forza di sogghignare, ma non poteva farci niente.
Quasi quasi le dispiaceva che Aiden non fosse stato testimone della sua trasformazione in lupo mannaro, perché aveva il sospetto che si sarebbe divertito allo stesso modo. A differenza sua, Jolene era in grado di vedere il suo scherzo in azione, ed era semplicemente esilarante avere ai propri piedi un principe rospo agghindato di tutto punto. Per quanto apprezzasse l'effetto scenografico, però, non era esattamente tentata di concedere alla creatura il bacio che ne avrebbe fatto di nuovo un uomo: tra tutti i personaggi delle favole che aveva desiderato impersonare, la principessa col ranocchio non era di certo al primo posto. Sentiva di poter lasciare Aiden in quella forma per cinque minuti, non se la sarebbe passata poi così male.
Ora che era nuovamente padrona di se stessa, ebbe l'accortezza di regolare i propri movimenti su una lentezza che non spaventasse l'animale. Ancora non sapeva quanto della coscienza di Aiden vi risiedesse, e non voleva correre il rischio che scappasse via e andasse a cacciarsi in qualche guaio. Così, si accovacciò e, una volta posato a terra il cestino, con delicatezza stese verso il rospetto le mani raccolte a coppa. «Dai, sali.»
Cambiò gamba di appoggio, cercando di stabilizzarsi meglio nell'attesa che Aiden si fidasse di lei e accogliesse il suo invito. Con il ginocchio andò ad urtare leggermente il cestino, intorno a cui aveva preso a ronzare una grossa mosca dai riflessi blu. Notandola con la coda dell'occhio, Jolene cercò di scacciarla sventolando distrattamente una mano, mentre continuava a invitare il rospetto a saltare sull'altra. «Puoi fidarti di me, niente più scherzi.»

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view post Posted on 17/9/2021, 16:14
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Alate

Per un rospetto come lui, la risata che Jolene lanciò all’improvviso fu davvero sconvolgente, forse perché ogni animale era solito possedere un buon udito o per il semplice fatto che una creaturina minuscola come lui, in un così vasto ambiente, avvertiva la potenza del suono in maniera nettamente maggiore. Fatto sta che si appiattì lungo il terreno, facendosi piccolo piccolo, mentre la paura prendeva il sopravvento a tal punto che la voglia di mosche venne accantonata, in favore di una non tanto bella concimazione del terreno con un piccolo ricordino.
Era stato più forte di lui, non poté farci proprio nulla.
Dopo essere passato dall’essere un Principe ben curato e regale ad un Principe della Cacchetta, Aiden osservò la gigantesca Jolene da basso, mentre ella cercava di addolcire la pillola con complimenti verso quella sua nuova mise rospesca, ma che non sembrò molto incline dal voler accettare; infatti, dopo essere stato messo a confronto con la sua forma volpina, il rospeggiante Auror partì alla riscossa verso una direzione non ben precisata, elevando un grido disperato e raggelante che echeggiò in tutta la radura. [Audio - Da 0:00 a 0:06]
Non si sarebbe fatto prendere facilmente, nemmeno dopo aver udito l’amica di unirsi a lei, fidandosi, specialmente quando promise di non compiere più scherzi. Ma anche i rospi avevano il loro orgoglio e lui, altezzoso com’era sotto quella forma, non si sarebbe fatto acciuffare nemmeno per tutto l’oro del mondo, tesoro dei Leprecauni compreso.
Ci sarebbero voluti cinque minuti prima di riavere il proprio bell’aspetto umano, ma in quel lasso di tempo avrebbe giocato molto volentieri a nascondino con Jolene, intenzionato a farla ammattire come al solito. Quindi si andò a nascondere in mezzo a diversi tronchi ammassati tra loro e prese a contare i secondi che l’amica avrebbe dovuto spendere per scovarlo, se soltanto si fosse presa la briga di seguirlo.

Uno, due e tre… Sua Altezza dov'è?

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view post Posted on 9/11/2021, 10:07
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La sua offerta di pace rimase inascoltata. Aveva sottovalutato lo spavento del piccolo rospetto – o si trattava forse di una rivincita sulla rivincita, un modo per farle pagare lo scherzo? Qualunque fosse la motivazione alla base del suo comportamento, quel nuovo Aiden si rifiutò categoricamente di salire sulla mano di Jolene, e invece scappò a zampe levate il più lontano possibile.
Per la pelata spelacchiata di Merlino! L'urlo atroce spaventò Jolene, che si ritrasse rischiando di perdere l'equilibrio sulle gambe piegate. Cosa diamine era quel verso mostruoso? Non sapeva che i rospi potessero urlare come dei neonati disperati, eppure, a meno che quelli non fossero i miseri rimasugli della voce umana di Aiden, aveva appena fatto una nuova scoperta sull'affascinante mondo animale. Incantevole.
Si riprese appena in tempo per tentare di acciuffare il rospo in fuga: facendo leva sulle gambe si slanciò in avanti, protendendo le mani. Le riuscì solo di sfiorare con le dita l'estremità del mantellino rosso, che scivolò presto via, dietro alla fuga a rotta di collo dell'animale. Jolene puntellò le mani sul terreno, accorgendosi solo allora che Aiden aveva lasciato un ricordino del suo passaggio – e che l'aveva mancato di poco. Alla faccia dell'aplomb degli Auror abituati a lavorare sotto pressione.
Dopo essersi rapidamente tirata in piedi, si passò distrattamente le mani sui pantaloni, pulendole dalla polvere del terreno. Ora avevano un problema. Da un lato sarebbe stato semplice mettersi a sedere e aspettare che svanisse la magia del rossetto, ma era preoccupata per quello che sarebbe potuto succedere ad Aiden in quei pochi minuti. Era pur sempre un rospo inesperto e spaventato, una creatura piccola in un ambiente che brulicava di tanti altri animali. La linea fitta degli alberi segnava la prossimità del bosco – se anche Aiden non vi si fosse spinto dentro, non era da escludersi che qualche animale che lì aveva dimora si fosse nascosto da qualche parte nel cortile. Per di più, c'era il gatto dell'Auror, che Jolene non poteva che sperare fosse ben chiuso dentro casa.
«Andiamo, Aiden, esci fuori!» Prese a muoversi lentamente, un passo cauto alla volta; faceva correre lo sguardo da una parte e dall'altra, nella speranza di scorgere la macchia rossa della bandana. Si spostò nella direzione che aveva visto prendere al rospetto, che, credeva, si era rintanato da qualche parte nel cortile; il bosco era troppo distante perché potesse esserci sparito dentro senza che lei se ne accorgesse, doveva esseri nascosto quando lei cercava di non cadere faccia a terra nell'erba. «Siamo amici, lo sai che sono dalla tua parte! Mi dispiace se prima ti ho spaventato, non era mia intenzione. È solo che... beh, avresti dovuto vederti.» Eccola lì, che riprendeva a ridacchiare. Si morse le guance cercando di ritornare seria.
Si stava avvicinando ad un paio di grossi massi dietro a cui il rospetto avrebbe potuto facilmente nascondersi. Cercando di rimanere silenziosa, si sporse rapidamente oltre. «Ah-a!» Ma no, lì non c'era assolutamente niente. Fece una smorfia a riprese la ricerca.
Come convincere Aiden a fidarsi di lei e uscire allo scoperto? D'un tratto ebbe un'idea, e anche se poteva essere la più stupida tra tutte decise che valeva la pena tentare. Ormai sarebbe stata una battaglia persa cercare di riportare tutto quel calvario ad una parvenza di serietà, tanto valeva esagerare in senso opposto.
«Lo faccio solo per te, e che questo rimanga tra noi...» borbottò a mezza voce, prima di schiarirsi la gola. Una pausa ad effetto, e poi:
«So when you're near me, darling can't you hear me,
S.O.S.
The love you gave me, nothing else can save me,
S.O.S.
»

È ridicolo, sto cantando ad un rospo. Si sentiva un'imbecille, ma continuò con i versi che anche Aiden conosceva bene. Avevano duettato su quella canzone, quel che sembrava una vita fa. E se lei si ricordava così bene quegli attimi di allegra spensieratezza, quando avevano cantato con una frusta da cucina sporca di uovo a mo' di microfono, contava che anche Aiden, da qualche parte nella sua coscienza di rospo, sentisse risvegliarsi una scintilla di consapevolezza. Non si aspettava di certo che si unisse a lei gracidando a ritmo, anche se a quel punto non si sarebbe più lasciata stupire da nulla; ma forse si sarebbe guadagnata la sua curiosità quel tanto che bastava per farlo uscire. Appena l'avesse visto, e se fosse stato abbastanza vicino, si sarebbe precipitata a prenderlo senza dargli l'occasione di scappare un'altra volta.

infermiera | 21 22 anni | 14 marzo | outfit



Le sirene dei poveri be like :music:

 
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