Underwater, Privata

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view post Posted on 27/7/2021, 13:01
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Lucien Cravenmoore
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La pergamena riluce sotto i dardi luminosi che trapassano la coltre di nubi in un sabato pomeriggio come tanti. Non possiede decori che ne impreziosiscono la filigrana, né parole graffianti, bensì un messaggio semplice che si avvale di sufficiente attrattiva: ingresso gratuito x2 al London Acquarium.
Cammini con passo dinoccolato mentre osservi corrucciato il lascia passare per un intrattenimento alternativo e di nuovo ti domandi perché sei solo.
Avresti potuto proporre a Jolene di farti compagnia, certo che le avrebbe fatto piacere; sarebbe stata una buona occasione per aggiungere delle new entries all'acquario magico dei suoi alloggi a Hogwarts, con cui tenere compagnia ai pesci ninfea che ancora aspettano di vedersi assegnato un nome.
Oppure proporlo ad Ariel, così da poterla osservare mentre scatta fotografie che, come la prima volta che le vedesti a Bibliomagic, sai che potrebbero colmarti il cuore di sensazioni. Ma hai temuto vi fosse il rischio che avesse già deciso di intrattenere per conto suo l'amica comune. O, ancora, avresti potuto proporlo a Jane la scorsa notte, quando l'hai lasciata raggomitolata tra le coperte, ma la possibilità che si superi quel confine non vuoi vagliarla.
Preferisci la solitudine, quella che hai ricercato in un impiego che non rispecchia le tue reali capacità; una via comoda, la stessa che percorri da anni. Scontato.
Ma ultimamente si sono messi in moto meccanismi imprevisti e pur di rifuggirli sei andato a cercare una delle poche certezze alle quali ti puoi ancora aggrappare.
Ultimamente troppe cose stanno cambiando: ti fanno sentire come un vaso frantumato in mille pezzi; ciascuno ha una sua collocazione, ma mentre cerchi il modo di rimetterli insieme, ti accorgi che taluni si sono smussati e devi trovare un altro modo per incastrarli.
Il clamore generale ti seguire, sommesso se rapportato al rumore dei pensieri che ti vorticano nella mente. Similare a quello prodotto da uno sciame di api, punge con insistenza e sembra non volerti dar tregua.
Ti concentri sul motivo che ti ha condotto all'Acquario di Londra, cerchi con lo sguardo la biglietteria babbana e, una volta raggiunta, la sorvoli alla tua destra per raggiungere una porta apparentemente chiusa. Tendi un drappo della giacca per celare la dodici pollici mentre la adoperi per picchiettarne la superficie e con nonchalance la tua silhouette sparisce al suo interno.
Il tuo sguardo cristallino si lascia rapire dal primo scorcio del mondo sottomarino che pulsa oltre le ampie vetrate che incorniciano l'architettura dell'edificio.
Bentornato, Lucien.
Ti metti in coda per la biglietteria magica e mentre attendi con pazienza il tuo turno non puoi esimerti dal lasciarti rapire dalle creature che danzano nella corrente.
Un liquido verdastro, bilioso, simile ad acqua di mare orna un angolo della biglietteria: sembra che la natura stia cercando di sopraffare ciò che l'uomo le ha imposto. Sorridi, finalmente un'espressione serena ti strapazza dopo giorni di tormento.
I cambiamenti ti stuzzicano, ma non quelli che hai cercato di rifuggire per cosi tanto tempo.
Toni coloriti carpiscono il tuo interesse e, lieto di abbandonare i cupi pensieri che nuovamente cercano di imporsi, sposti lo sguardo sulla scena di fronte a te.



Edited by Atonement. - 29/9/2021, 11:07
 
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view post Posted on 17/9/2021, 20:40
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Megan M. Haven
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I
l suono dei clacson, il vociare della gente e le urla dei bambini riempivano ogni angolo della città di Londra. Non v’era un posto libero per rifuggire al caos cittadino né per sottrarvisi, ma Megan era abituata. Lambeth non era mai stato un quartiere tranquillo, non almeno le zone limitrofe alle aree turistiche. Era nata in quel distretto, ci aveva passato diciotto anni della propria vita, lo conosceva bene.
«Sono tornata!» esclamò mentre apriva la porta d’ingresso della dimora Haven. Nel tono un finto entusiasmo che ben sposava con la voglia di passare in quella casa le vacanze estive. Posate le valigie e lasciato uscire Damon dalla gabbia, poggiò la borsa sul mobile ai lati del largo atrio svoltando poi in cucina per bere un sorso d’acqua. La casa era silenziosa, Elizabeth doveva essere uscita.
«Hedda, sai per caso dirmi dov’è Elizabeth?» chiese all’elfo domestico mentre si versava da bere.
«No signorina Haven, Hedda non sa niente. Hedda ha visto la signora Levitt uscire di corsa niente di più.»
«Figurati!» rise buttando giù un sorso tutto d’un fiato e lasciando il bicchiere di vetro sul bancone. La creatura continuò le sue faccende lasciandola in pace, avrebbe portato le valigie più tardi nella stanza.
Megan avanzò lungo il tavolo prendendo una mela e dandole un morso mentre lo sguardo si posava su alcuni giornali sparpagliati lungo il piano. Notizie dell’ultima ora, volantini e qualche missiva di cui ignorava il mittente; nulla di interessante a parte l’annuncio pubblicitario di un evento che si sarebbe tenuto al British Aquarium. Potrebbe essere interessante, pensò mentre leggeva i dettagli sulla carta lucida. Non aveva nulla di meglio da fare d’altronde, forse una passeggiata al di fuori di quelle mura non le avrebbe fatto di certo male. Finì di mangiare, riposando il tempo necessario per la fine di quel piccolo pasto. Le spalle poggiate sulla spalliera della sedia in legno e lo sguardo fisso nel vuoto. Era stato un lungo viaggio, un anno lungo e faticoso che non aveva però portato i risultati necessari per alzare la Coppa. Pensò a Daddy, al fatto che avrebbe potuto scrivergli una lettera per sapere come stesse, magari incontrarsi per un caffè e parlare di come le loro vite fossero andate avanti, scoprire come fosse per lui vivere quel periodo di libertà al di fuori di Hogwarts. Durante i mesi trascorsi in sua assenza si era chiesta spesse volte come poteva sentirsi lontano da lì, che percorso avesse deciso di intraprendere e se pensasse mai agli anni passati all’interno della scuola. A lei.
Nel tempo, per quanto fosse difficile ammetterlo a sé stessa, Megan si era affezionata molto a lui come amico. Era stato un punto di riferimento essenziale e quella notte, sotto il Platano Picchiatore, ne era stata la conferma. A distanza di molti mesi si pentì di non avergli detto quanto contasse per lei, quanto fosse vero il fatto che non avrebbe potuto nascondersi da lui. Poteva giurare di aver letto qualcosa nei suoi occhi quella sera ma era stata capace solo di mettere un muro, spesso e invalicabile, e come sempre non l’aveva portata a nulla. Provava rimorso e avvertiva il rimpianto di non aver fatto abbastanza.
Inspirò ed espirò lentamente. La mano libera sfiorò la guancia, la sensazione di quel bacio era vivida. Scosse il capo per mandar via i pensieri, per scrollarsi di dosso il timore di aver perso qualcosa di importante, di essere in ritardo per rimediare. Si sentiva una stupida per essersi comportata così; un comportamento dato dalle sue esperienze passate che non riusciva ad abbandonare. Troppo ferita dagli altri per aprirsi a qualcuno. Un errore che stava ripetendo con Kevin adesso. Forse, però, quei pensieri che fluivano nella mente come auto in movimento su una superstrada, potevano essere nient’altro che pare mentali e nulla più. In cuor suo sperava questo. Doveva solo trovare il coraggio di scrivergli una lettera.
Fece leva con le mani per alzarsi. Frugò nella borsa per cercare gli occhiali da sole e nella distrazione del momento il portafoglio cadde a terra. Non si accorse di nulla, bensì mise la tracolla in spalla e uscì da casa.

Il tragitto fino all'Acquario non fu lungo, non era lontano dalla propria abitazione. Aveva camminato con passo energico, evitato alcuni mendicanti sui marciapiedi e i soliti ragazzi che cercavano di rifilare volantini per il locale più in voga della zona. Ora, davanti all’ampio e antico palazzo situato nella County Hall della città, cercò di farsi spazio tra la folla al piano terra giungendo di fronte alla porta in legno di quercia su cui superficie vi era stampato un cartello che vietava l’entrata ai non appartenenti ai membri dello staff. Era l’entrata permessa ai maghi, un perfetto inganno per i babbani che non potevano assolutamente sapere cosa celasse. Con cauta attenzione tirò fuori la bacchetta, sfiorò la porta con un leggero colpo e varcò la soglia.
«Un biglietto per favore!» aveva detto non appena fu di fronte all’uomo della biglietteria. «Dieci falci, signorina» il tipo allungò la mano e Megan prontamente frugò nella borsa alla ricerca del portafoglio. «Mi scusi un momento, dovrebbe essere qui» disse accorgendosi di non aver alcun galeone dietro. Cercò più volte, anche nelle piccole tasche cui era chiara l’impossibilità di poterlo trovare al loro interno. Dannazione! Era proprio qui…, imprecò in silenzio mentre l’uomo la guardava perplesso. «Se pensava di entrare gratis le ha detto male, faccia pure spazio agli altri» disse con scherno indicandole di farsi da parte. Megan lo guardò con espressione accigliata, tirargli un pugno in faccia le avrebbe di certo dato soddisfazione ma si limitò a spostarsi appena, tirando una frecciatina cui gusto era sicuramente poco elegante ma d’effetto: «Ora capisco perché fa il bigliettaio» le labbra si distesero in un sorriso asimmetrico.




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Edited by Megan M. Haven - 21/9/2021, 23:05
 
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Lucien Cravenmoore
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Le calde giornate estive restano impresse nella tua memoria, ma i loro contorni divengono labili e presto o tardi dovrai abbandonarli in favore di ricordi più recenti e, inevitabilmente, più tiepidi. Non è un problema poichè di fatto hai sempre apprezzato l'autunno, il foliage che ne è simbolo indiscusso, che colma i tuoi occhi chiazzandone le iridi cristalline di sfumature ramate e ocra. Ora quelle tonalità sono precluse al tuo sguardo, amalgamato alle tonalità bluastre dell'acquario; puoi scorgerne ancora pochi dettagli dalla tua postazione, ma bastano a farti patire la coda alla biglietteria. Un curioso siparietto, però, cattura il tuo interesse offrendoti un modo per ingannare l'attesa.
Cogli lo scambio di battute tra i due e mentre ciò accade, riconosci nelle fattezze femminili la Caposcuola Megan Milford Haven. Il suo è uno dei pochi nomi di studenti che ricordi, trattandosi di una figura di rilievo nel castello e non essendo poi così tanti gli studenti che vengono a bussare alla tua capanna. Ciò ti permette di districarti al meglio nelle tue mansioni e di ritagliarti del tempo per te ed i tuoi interessi. Sebbene il temperamento che rivela tenga testa alla situazione, è palese che sia in difficoltà. Scrolli il capo, non è affar tuo dopotutto, eppure l'occhio ti ricade di nuovo sulla scenetta e decidi di intervenire. Forse non era destino che quell'ingresso venisse sprecato per una sola persona, dopotutto. Grazie alla tua mole ti fai spazio per raggiungerli, attirando verso di te le lamentele di sconosciuti che dovranno arrendersi all'evidenza e tapparsi le bocche inacidite.
«E invece sembra proprio che entrerà gratis, la signorina.» asserisci con voce ferma e decisa, scevra di aggressività. Il bigliettaio fa scattare un sopracciglio verso l'alto, scettico, e sta per replicare quando gli sventoli davanti il naso il tuo buono per un ingresso gratuito per due persone. Ti squadra, probabilmente chiedendosi da dove tu sia spuntato fuori e per quale ragione stai aiutando quella che ai suoi occhi appare come una furbetta. Già, perchè lo fai? Un moto di compassione, possibile? Improbabile e forse la risposta ti trafiggerà la mente quando meno te lo aspetti o forse non arriverà mai; poco importa.
«Fare il bigliettaio nell'acquario più rinomato della capitale, anzi, dell'intero Stato, è un onore.» con un cipiglio scazzato l'uomo non può esimersi dal preparare due biglietti per te e per Megan. «Dovrebbe solo pregare Merlino di arrivare ad ottenere un impiego come questo quando avrà terminato gli studi.» Evidentemente pungolato dall'asserzione della Corvonero, cerca di risponderle per le rime con scarsi risultati. Nel mentre tu, Lucien, ti domandi se davvero la giovane dimostri la sua età anagrafica e che quindi sia realistico che il bigliettaio le abbia attribuito il ruolo di studentessa. Ne osservi i tratti, fini e femminili, e pensi che secondo te dimostri qualche anno in più.
Entrambi venite favoriti dei biglietti così da poter finalmente abbandonare quella noiosa fila e la fastidiosa presenza del lavoratore. Fai cenno alla ragazza di seguirti, superando il controllore e avvicinandoti alla prima vasca. «Vedo che sei passata dall'osservare gli uccelli ad osservare i pesci.» ti lasci sfuggire con una nota di ironia, rimembrando il giorno in cui vi siete incrociati all'evento tenutosi presso il Serraglio Stregato. Dare del Tu fuori dal castello è per te imperativo. «Naturalmente, ora che abbiamo sbrigato le faccende noiose, sei libera di riprendere la tua strada. Ma se ti andasse di farmi compagnia, mi farebbe piacere.» Una proposta che giunge strana a te per primo, oltre che probabilmente a lei. Ti torna in mente il giorno in cui allo Zoo ti sei trovato a chiacchierare con Amber invece di preferire la consueta solitudine che ti è cara; anche in questo caso, trovandovi già a stretto contatto, ti viene naturale pensare di condividere quella visita in compagnia e forse, a monte, vi è un semplice interesse per chi come te sembra condividere l'interesse per le creature magiche sottomarine.

 
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view post Posted on 7/11/2021, 22:31
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l bigliettaio rimase a guardarla in cerca di una risposta, Megan riprese a frugare nelle tasche non dando peso a ciò che aveva appena detto all’uomo, distogliendo completamente l’attenzione. Quando Lucien Cravenmoore fece la sua mise en scène, lei, però, alzò lo sguardo incuriosita. Osservò la situazione senza intervenire, ammiccò in silenzio con soddisfazione e afferrò poi il biglietto offerto dal guardiacaccia. Lo seguì varcando l'entrata, dinanzi a lei l’ambiente si aprì in un susseguirsi di cromie verde-azzurro; le luci illuminavano lo spazio placando i sensi e così il cobalto acquisì un colore più chiaro. Per Megan fu una sensazione di pace, un attimo di effimera quiete che la spinse a pensare che fosse stato giusto accettare quell’invito. Aveva seguito il ragazzo senza pensare, dopotutto era un volto conosciuto e la buona educazione, che le era stata impartita, di fronte a quel gesto la portò a non fare alcuna obiezione.
Le parole di Lucien interruppero il silenzio e un sorriso lieve spuntò dalle sue labbra. Megan ricordò il giorno in cui lo vide al Serraglio Stregato e così rise divertita. Cercò il suo sguardo, cosicché potesse osservarlo realmente. Un viso pulito: lineamenti mascolini, chioma d’ebano, pelle diafana e cerchi scuri sotto le palpebre a far emergere il colore cristallino degli occhi. Lucien si ammantava del fascino particolare che avvolge le persone di bella presenza.
«È sicuramente una cosa che ci accomuna» rispose dopo qualche secondo. Tornò a guardare avanti, senza cambiare espressione. «Grazie, accetto la compagnia. In qualche modo devo ricambiare il gesto cordiale». Poi, allungò la mano sottolineando le poche righe lungo il cartello; lo sguardo basso e l’attenzione rivolta al testo: Ramore. Pesci, custodi dei naviganti, dalle squame argentee, originari dell’Oceano indiano. Non era difficile scorgere la loro presenza dato il loro colore ma quel luogo sembrò a Megan deserto.
«Tu riesci a vederle?» chiese. Puntò il naso verso il vetro. Socchiuse appena le palpebre per mettere meglio a fuoco la scena. Il blu cobalto si scontrò con le profondità dell’elemento. Sabbia scura, rocce sommerse da muschio, alghe come mani protese in aria in cerca di ossigeno.
In trappola.
Senza via di fuga.
Megan si sentì soffocare, tanto da condurre la mano al collo, accarezzandosi la gola. Chiuse gli occhi per un attimo soltanto, il tempo giusto per non destare troppo all’occhio. Si voltò, così, in direzione del percorso alla propria sinistra, fingendo di curiosare lungo il perimetro. Aveva provato leggerezza varcando la soglia di quel luogo ma adesso era più tesa.




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Edited by Megan M. Haven - 9/11/2021, 10:25
 
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view post Posted on 8/11/2021, 14:26
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Lucien Cravenmoore
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L'ostacolo è stato superato e mentre compie un lavoro che reputa al alti livelli, tu e la Caposcuola lo lasciate a crogiolarsi nelle proprie convinzioni. Sono le gradazioni cromatiche che vanno dal cobalto al blu acciaio a colmare i vostri sguardi curiosi, le pareti in vetro iper resistente grazie alla magia vi abbracciano. Difficile scegliere l'angolazione, vorresti averea la capacità dei gufi di ruotare il capo di oltre 270 gradi senza accusare problemi di circolazione, avido come sei di non perderti nessun guizzo animale. È Megan a scegliere per entrambi e tu ti lasci condurre dal suo entusiasmo, analogo al tuo.
«Così sembra» commenti con un sorriso sghembo il suo riferimento all'interesse che vi accomuna che, curiosamente, vi ha portati nello stesso luogo nello stesso momento. «Non è necessario, ma sono lieto che tu abbia accettato la proposta.» Lo credi davvero giacché senti qualcosa che ti attrae di lei, forse riconducibile alle similitudini che hanno portato, te in passato e lei al presente, ad indossare i colori bronzo blu. L'acqua è così vicina eppure così tristemente lontana da te; ne vorresti un contatto diretto che ti è precluso così, se non altro, ti avvicini ponendoti a pochi centimetri dal vetro. Così vicino ti sembra di essere dentro l'acquario: sopra, sotto, a destra e a sinistra, ogni angolazione scelta dalle iridi artiche ti fa sentire dentro lo scenario marino, ma gli abiti asciutti ti ricordano che è solo un'illusione.
Scorgi con la coda dell'occhio il cartello su cui Megan ha posato tatto e sguardo e quando le rispondi, i tuoi occhi restando fissi sul fondale. «Di tanto in tanto, vaghi scintilli argentati che riflettono la luce. Sono molto rapide»
Il tuo è quasi un sussurro, quasi ti costasse parlare perché ogni senso è vigile nella ricerca. «È una specie protetta dalla Confederazione Nazionale dei Maghi attraverso leggi severissime contro il bracconaggio. Si dice che trovarne uno sia segno di buon auspicio.»
Sollevi le spalle, lasciando intendere che non attribuisci veridicità all'informazione. «Eccola» l'indice sottile punta una formazione rocciosa ricoperta di licheni, sperando che Megan riesca a notare un esemplare seminascosto da alghe smeraldine. Tempo pochi secondi e scompare inghiottito dal vegetale e, parallelamente, noti che la giovane strega si è voltata verso il percorso alla propria sinistra. Non hai modo di notare che qualcosa ha minato la sua serenità, è stata abile a camuffarlo e non la conosci abbastanza da poter captare gesti che cerca di oscurare. Lanci un ultimo sguardo dove ormai non noti più scaglie argentee e seguendo la scelta della ragazza, ti sposti verso uno spazio dedicato agli Avvincini. «Ho creduto di vederne uno con un'amica, nel lago, poco tempo fa.» Il ricordo dell'immersione assieme a Jolene dopo che l'ennesima vecchia si parò sul tuo cammino offrendovi dell'Algabranchia, si fa nitido nella tua mente. Hai creduto che quell'episodio fosse solo un granello di una distesa molto più ampia e che un giorno i destini di entrambi vi riporteranno tra quelle acque ricche di misteri.

 
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view post Posted on 2/12/2021, 07:50
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C
autamente si incamminò all’interno dello spazio, cercando di ammortizzare quella fastidiosa sensazione. Pensò al bagliore argenteo nel blu della vasca, a quanto aveva detto Lucien in merito alla protezione della specie appena vista e cercò di abbracciare il pensiero che almeno lì, seppur costrette a una vita rinchiusa in un perimetro stabilito dall’uomo, quelle creature erano salve.
Il percorso ben articolato condusse entrambi dagli Avvincini. Osservarli da così vicino fu per Megan stupore e orrore allo stesso tempo. Lunghi tentacoli, pelle verde pallida e dita lunghe e sottili. Nei libri di Cura aveva letto di loro, sapeva qualcosa sul loro conto, cose essenziali qualora avesse mai avuto il bisogno di fronteggiarlo ma non ne era particolarmente attratta.
«Non sono tra le migliori specie marine» diede voce ai pensieri e rise avvicinandosi al vetro. Era curioso vederli muoversi da una parte all’altra; alcuni si rincorrevano, altri posavano sulla sabbia indisturbati. «Questi mangiano quelli di prima» continuò facendo contemporaneamente un gesto con le dita, indicando una direzione e poi l’altra «se hanno più fortuna di me nel trovarli» Un po’ di autoironia non guastava mai. «Comunque non credo sia insolito vederli nei laghi, non mi stupisce che tu creda di averne visto uno» si voltò verso il guardiacaccia e alzò le spalle. «È stato emozionante?» il tono era divertito e un sorriso complice le colorò il viso. Non era una vera e propria domanda e Lucien non avrebbe fatto fatica a capirlo.
Megan lo invitò a proseguire lungo il tragitto, districandosi dalla calca di gente che in quel momento si era piazzata dinanzi ai vetri con nasi e mani appiccicati come calamite. I bambini battevano contro la parete trasparente e alzavano la voce per lo stupore. Gli adulti guardavano distrattamente con volti scocciati e chiacchiericci continui.
«Come ti trovi nei panni di Guardiacaccia? Come mai hai deciso di tornare a Hogwarts?» chiese una volta tornata ad affiancarlo. Era curiosa di sapere cosa spingesse le persone a fare ritorno a scuola; se fosse una scelta forzata da una carriera fallita, o semplicemente del puro affetto. Per Megan l’idea di tornare al castello in futuro non le era mai balenata nella mente, in verità era ancora incerta su cosa fare una volta uscita da lì ma c’era ancora tempo.
Una volta vicini all’area successiva, la Corvonero fu catturata da pesci sferici a chiazze. Lunghe zampe con piedi palmati sfioravano la sabbia del fondale dove immergevano il muso squamato.
«E loro?» proseguì con un’altra domanda prima di avvicinarsi al cartello poco più avanti. Da quel che ricordava non aveva mai visto creature simili.




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view post Posted on 2/12/2021, 11:33
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Lucien Cravenmoore
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Gli Avvincini non ti sono mai piaciuti. Non tanto per il loro aspetto sgradevole, quanto più per la loro nota aggressività che si distacca dal tuo modo di essere calmo e controllato, però ti incuriosisce il fatto che i Maridi li tengano nelle loro case come animali domestici, cosa che lascia trapelare la pericolosità delle più note sirene. Cerchi di cogliere la reazione della tua accompagnatrice di fronte a delle creature che, supponi, non ha ancora avuto occasione di vedere da vicino. Ti ricordi quando anche tu, da studente, fantasticavi su quella o questa creatura e al ventaglio di opportunità pratiche che il tuo impiego ti offre in tal senso. Ti piace la sfumatura ironica che traspare dalle parole di Megan, è una componente caratteriale di cui non puoi fare a meno e che cerchi sempre in coloro ai quali ti accosti. «Oui, una delle emozioni più intense della mia vita» le rispondi resituendole l'ironia con un sorriso sincero. Una massa di tentacoli si avvicina a voi, quasi desiderosa di un contatto precluso dalla lastra di vetro. Sembrano in buona salute, valuti da alcuni dettagli, ma ti domandi se psicologicamente quella condizione imposta non pesi loro. Non ami vedere le creature in gabbia, lo dicesti anche ad Amber allo zoo molto tempo fa, ma se rimesse in libertà sai che difficilmente riuscirebbero a sopravvivere dopo tanto tempo in cattività. Quella gabbia dorata è la condizione migliore per loro, ormai. Una domanda di natura personale trafigge la coltre di pensieri che si sta annuvolando nella tua mente e, lietamente stupito, non le fai attendere la risposta.
«Bene. La solitudine che comporta non mi è di peso e, superati i primi tempi, le fatiche fisiche hanno temprato il fisico e ormai i dolori che ne derivano sono un lontano ricordo. Per sbrigare le faccende più ostiche potrei avvalermi della magia, naturalmente, ma mi piace tenere viva quella parte babbana che ha influenzato la mia infanzia e che mi ha dato gli strumenti per potermi occupare di alcune mansioni senza l'ausilio della bacchetta» come spaccare la legna, che è una vera faticaccia. Hai sgarrato qualche volta, ti sei concesso le comodità della magia e non te ne sei pentito. Ti dedichi dunque alla seconda domanda che ti ha posto la strega «Sai, anche la segretaria scolastica, la signorina Darmont, mi fece la stessa domanda in sede di colloquio» Ricordi come se fosse ieri il primo incontro con Lucille; da allora molte cose sono cambiate e ti domandi se sei lo stesso che quel giorno rispose a quella domanda «Hogwarts è gravida di segreti e l'idea di riprendere a scoprirli mi ha sempre stuzzicato. Poi..beh, mia sorella Océane è un tipetto difficilmente gestibile e diciamo che poter controllare che non si cacci in troppi guai mi torna comodo. Cosa che non potrei fare se lavorassi altrove» Anche lei ultimerà gli studi, un giorno, e allora questo espediente non sarà più valido «Rifuggo la monotonia e la ripetitività, amo stare all'aria aperta e a contatto con la natura, gli animali e le creature magiche risiedenti nella Foresta Proibita. Il ruolo di Guardiacaccia poteva offrirmi tutto questo» concludi, domandandoti se, rispetto ad allora, non si siano aggiunte altre motivazioni che al momento ti sfuggono. È il momento di fare tu una domanda alla bella ragazza. «Dimmi, Hogwarts ha risposto favorevolmente alle tue aspettative oppure in qualcosa ti ha delusa?»
«Oh, i Plimpy!» commenti in risposta rivagliando quanto emerso alla festa a Villa Scott circa le coperte con disegnate quelle creature appartenenti allo sgradevole padrone di casa. Lucas Scott...non lo hai più visto da allora, ma è stato lo stesso anche per Jane? Oppure...scuoti il capo improvvisamente stizzito, scacciando il pensiero come una mosca fastidiosa «Sono buffi, non trovi? Potrebbe mordicchiarti i piedi se nuotassi nelle sue vicinanze. Si dice ne esistano anche esemplari d'acqua dolce che popolano i ruscelli, ma non sono mai riuscito a verificarlo» Scrolli le spalle, non ti distruggi per la cosa. È a questo punto che noti una cosa che ti induce a far scattare l'indice, facendo segno a Megan di guardare il punto da te indicato. «Vedi quello? Non è un pezzo di legno, ma una creatura. Si chiama DugBog ed è ghiotto di Mandragole. Poverette..» scuoti il capo «Ricordo che durante una lezione di Erbologia, il professore alzò delle foglie di una di queste piante per trovare un groviglio lacerato e imbrattato di sangue. Le urla delle mie compagne di allora, alla vista della macabra scoperta, furono ben più strazianti di quelle prodotte normalmente dalle Mandragole» Allora la cosa ti fece ridere come un troll e non mancasti di schernire le poverette, beccandoti le riprese del docente. Ora ti rendi conto di aver peccato come sempre di scarso tatto.

 
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on attese molto per ricevere una risposta, guardò Lucien e ascoltò le sue parole. Lo vide piuttosto contento nel sentire quella domanda e Megan si adagiò su quello sguardo fiero e sicuro di sé. Rimase in silenzio finché il guardiacaccia non rivolse a lei l’interesse di sapere cosa pensasse della scuola, se ne fosse soddisfatta o delusa. Ma lei nel mentre aveva cercato di farsi un’idea, di capire realmente se quell’entusiasmo fosse o meno equiparabile ad una futura propensione nel tornare ad Hogwarts. La vita l’aveva messa in difficoltà e questo era assodato da tempo. Tuttavia, la maggior parte delle volte si interrogava se quel suo stare bene dentro alle grandi e possenti mura scolastiche fosse più una costrizione ad una vita confinata che avrebbe volentieri mandato a quel paese, o se vi fosse del vero affetto che la legasse lì. Si riservò un attimo di silenzio prima di rispondere che fu prontamente interrotto dal Lucien nel descrivere i Plimpi dinanzi a loro. Un’altra domanda che trovava risposta, alla quale lei asserì con un sorriso e un cenno del capo. Sì quelle creature erano decisamente buffe.
Seguì l’indicazione del ragazzo e le iridi si scontrarono con un’altra interessante creatura magica dalle fattezze di un pezzo di legno. Era curioso come la natura giocasse degli scherzi bizzarri con alcune specie, ed era bello osservare come ogni singolo dettaglio della pelle di queste ultime fosse così pieno di particolari e componenti da non lasciare nulla al caso.
«Immagino ti sia divertito parecchio, eh?» gli lanciò un'occhiata e scosse il capo. La sua espressione rimaneva la medesima: divertita e piacevolmente sorpresa da quella che si era rivelata un utile e gradevole compagnia. Aveva immaginato la scena che le era stata appena descritta e di certo ritrovarsi delle Mandragole decapitate pensava non essere stato il massimo. Poteva comprendere la reazione delle compagne dell’ex studente Corvonero ma lei stessa avrebbe riso di sé dopo aver avuto un’analoga reazione. «<b>Non che incalzino la perfezione ma mi stupisce il loro profilo. La natura studia ogni cosa e mette in ordine ogni tassello che compone questo strano mondo» diede voce ai pensieri che l’avevano invasa qualche istante prima vedendo il DugBog. «Comunque per risponderti a quel che mi hai chiesto prima riguardo ad Hogwarts, non ho avuto aspettative prima di entrare» tornò a guardare in avanti abbandonando quella parte dell’acquario. «Ho semplicemente lasciato che gli eventi facessero il proprio corso e non sono stati troppi favorevoli», sul volto un’espressione amara. «Sicuramente Hogwarts mi ha accolta e per me è come fosse la mia casa ma, forse, se non avessi affrontato determinate situazioni ad oggi avrebbe potuto significare solamente un posto dove studiare, al pari di una enorme biblioteca» alzò e abbassò le spalle. «Dunque… Diciamo che in linea generale mi trovo più che soddisfatta» tornò a guardarlo senza lasciar trapelare più alcun velo di tristezza.
Insieme proseguirono lungo l’ampio corridoio, l'uno a fianco all’altro si beavano dei mille colori che riempivano lo spazio dandogli una particolare atmosfera. Megan, sebbene avesse cercato di non pensarci, si sentiva soffocata da quella situazione e pensò che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe messo piede in quel posto.
«Océane hai detto?» intervenne ancora probabilmente sbagliando la pronuncia, «È un nome insolito, non credo di averla mai sentita. Certo che… Avere un fratello che possa controllare ogni mio singolo movimento credo che mi metterebbe un po’ d’ansia» gli sorrise con assoluta sincerità.




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Non ottieni subito una risposta al tuo quesito e ciò ti porta a supporre che vi sia più di una motivazione che induca la strega a vagliare una situazione complessa e conosciuta solo a lei, prima di articolare una risposta ed offrirtela. «Immagini bene» le confermi accogliendo lo spazio di quella nuova argomentazione, dimenticando per un attimo la questione che tu stesso hai posto a tavolino. Hai omesso un piccolo dettaglio, ossia che in un secondo momento avevi fatto uno scherzo ai danni delle suddette compagne per il puro gusto di sentirle nuovamente strillare; aveva un che di sadico, ma a onor del vero allora eri una persona diversa. Più o meno. Rifletti piuttosto sull'asserzione di Megan sul Dugbog o, più in generale, della perfezione di Madre Natura. La ritieni una considerazione pertinente e matura, che non puoi che condividere e glielo fai intendere con qualche gesto. Sei stato Corvonero anche tu e, a suo tempo, rifiutasti di avvicinarti a quella spilla tanto ambita, tuttavia ritieni di comprendere, man mano che parlate, per quale motivo sia finita appuntata alla divisa di Megan. «Mi spiace» commenti con semplicità e sincerità l'altrui ammissione rigiardante eventi poco favorevoli di cui probabilmente non verrai mai a conoscenza, com'è giusto che sia. Si nuota in un vasto mare senza confini dove, presto o tardi, ci si scontrerà con gli imprevisti che la vita pone sul nostro cammino; affrontarli alla sua età non è facile, lo sai bene.
«Ne sono lieto. Spremi Hogwarts più che puoi, assimila tutto ciò che di buono ha da offrirti perché quei sette anni voleranno senza che te ne renderai conto e ti ci ritroverai lontana prima di quanto credi. I rimpianti è davvero difficile rifuggirli, qualcosa credo ci sarà sempre, ma se puoi fai che siano minimi.» Ti torna in mente un articolo scritto da Lucas Scott su di lei, che purtroppo non avevi fatto in tempo a leggere a suo tempo. Chissà se da quello scritto emergeva qualcosa di più di quella ragazza?
Proseguite lungo l'ampio corridoio con le profondità azzurrine che vi cingono da ogni angolazione in un effetto scenico senza uguali, seppur claustrofobico. Ed è un ossimoro curioso visto che quando ti immergi nel mare hai la sensazione di non avere confini e di nuotare in uno spazio spoglio di costrizioni fisiche e mentali.
«È un nome francese, com'è facile intuire, scelto da mia madre. Aveva sempre sognato di visitare l'oceano e quando fu possibile, mio padre realizzò questo sogno portandola in viaggio in Islanda, per camminare scalza sulle gelide spiagge dell'oceano Atlantico settentrionale. Lì scoprì di essere incinta e decise di dare a mia sorella questo nome: oceano, appunto, nella sua lingua madre. Lei sarebbe stata il suo oceano personale e la risultante di un viaggio che aveva unito ancora di più lei e mio padre.» Tu non eri stato incluso in quel viaggio intimo, lasciato in custodia alla zia materna con la promessa di qualche conchiglia e minerale in regalo. Al loro ritorno avevi appreso che non saresti più stato figlio unico e per fortuna eri abbastanza maturo da poterlo accettare con serenità. Océane era nata portando con sé un temperamento a tratti calmo come le acque dei giorni d'estate, a tratti turbolento come il peggiore dei maremoti. Alla fine quel nome si era rivelato più che azzeccato.
«Si, è insolito.» Ridacchi immaginando cosa potrebbe balenare nella mente della Corvonero. «In realtà posso controllare ben poco e nemmeno è mio interesse farlo. Non sono uno di quei fratelli appiccicosi che controllano quando la sorella respira e come lo fa, anzi, viviamo vite molto separate e individualiste. Però si caccia spesso nei guai e sono più tranquillo a sapermi vicino, qualora le servisse il mio aiuto.» ammesso che tu scopra che le serve, eh Lucien? Le voci corrono leste a Hogwarts, ma potrebbero non giungere in tempo alle tue orecchie. «Tu hai fratelli o sorelle?»

 
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M
egan rise. «Mi spiace, forse sono stata scortese» tornò a rivolgere l’attenzione dinanzi a sé. Camminava e a volte aveva la sensazione di non sapere per quale motivo lo stesse facendo. Come adesso.
«È un bel nome Océane e ha una bella storia» si sistemò la ciocca dietro all'orecchio. «Non ho fratelli o sorelle, mi sarebbe piaciuto. Dunque come potrai capire sono l’ultima che può permettersi alcune affermazioni ma era bella la scena del fratello maggiore dietro i cespugli con un "lunascopio"» abbozzò un sorriso e le rivolse un’occhiata portando le mani al volto mimando l’oggetto.

Avanzando Megan si era fermata nella lettura di alcune specie, curiosandone velocemente le caratteristiche. Non si era fermata troppo al lungo, lo fece solamente a metà percorso.
«Davvero dei Kelpie? Non ci credo!» davanti al ragazzo gli fece cenno di avvicinarsi mentre gli occhi rimanevano incollati sulla figura illustrata. Seguì l’indicazione mentre un insolito silenzio invadeva lo spazio man mano che avanzava. Giunta all’entrata di quel breve percorso si accostò a una colonna seguendone la forma circolare, fino ad incontrare un’enorme vasca. Due Kelpie nuotavano mostrandosi in una danza accolta da stupore e meraviglia da parte dei pochi spettatori. I giunchi di palude che si contorcevano esibendo in velocità forme geometriche sinuose e ipnotizzanti.
«È davvero incredibile!» esclamò Megan con stupore in volto. «Pensare che esistano maghi capaci di domarli mi mette i brividi» tornò a grattarsi la gola per reprimere il senso di soffocamento. Ricordare come uccideva le proprie vittime le fece venire la pelle d'oca.
Si avvicinò con coraggio, facendosi spazio tra i pochi visitatori in quel settore. Quelle immense creature la intimorivano e affascinavano allo stesso tempo. Naso all’insù e le iridi che riflettevano lo stesso blu intenso misurarono ogni dettaglio; allungò la mano sul vetro cercando di sentire la creatura, immaginando di poterne sfiorare anche un solo giunco.
«Prova», invitò Lucien a fare lo stesso. «Immaginali liberi».
Non si voltò a guardare il mago, bensì rimase incollata a seguire i movimenti delle due creature. Le vibrazioni del vetro le solleticavano il palmo; la voglia di romperlo stimolò le punte della dita che si attaccarono di più alla parete invisibile. Inspirò ed espirò lentamente per poi lasciare il braccio cadere lungo il fianco.
«Cosa pensi di tutto questo?» chiese. «Serve a qualcosa?» domandò ancora. Dopo quell’esperienza Megan era certa di non voler mettere più piede in luoghi del genere, che si sarebbe opposta a qualsiasi privazione di libertà nei confronti di ogni creatura.
«A volte penso che siamo noi quelli da rinchiudere dentro una vasca o in una gabbia» concluse alzando lo sguardo e rivolgendogli un mezzo sorriso.




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Lucien Cravenmoore
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La risata che trabocca dalle labbra fresche e piene della ragazza sono un piacevole suono che si scontra con quelli di matrice naturale che vi avvolgono. Strilli e schiamazzi di bambini, brontolii di genitori stanchi, mani che si pressano ripetutamente contro le vetrate e lo sciabordio dell’acqua che ospita creature marine di ogni genere. È un suono piacevole il suo, così come le parole che ne conseguono. Abbozzi un mezzo sorriso vedendo Megan mimare un lunascopio, d’altronde non sei portato per le comuni manifestazioni delle tue emozioni. «È una scenetta divertente da immaginare ma, appunto, all’immaginazione deve restare confinata.» Ha un che di inquietante immaginare d’essere un fratello con un attaccamento così soffocante da poter compiere gesti che minano la privacy di tua sorella. Come hai detto a Megan una scenetta simile dovrebbe rimanere confinata all’immaginazione, non che sia stato effettivamente così per te. Ricordi il Ballo delle Fate e quel momento in cui abbandonasti Aiden e Jolene perché vedesti Océane introdursi nella boscaglia con un Serpeverde dalla brutta fama e li seguisti per controllare che non ne scaturisse qualcosa di pericoloso. Ti pizzichi la guancia, colpevole.
I movimenti aggraziati e flessuosi dei Kelpie rapiscono entrambi, la loro mole e velocità sono così considerevoli da produrre una scia di bollicine al loro passaggio. Sono creature subacquee che ti hanno sempre affascinato e sogni, segretamente, di poterne cavalcare uno sfruttando i giunchi come funi. Ma sai che così gli faresti male. «Brividi?» Volgi lo sguardo verso la strega incuriosito. «E se ti dicessi che conosco un incantesimo indicato per domare i Kelpie? In generale viene usato dai Domatori per rendere inoffensivi animali feroci e demoni mutaforma.» Lo useresti solo nelle situazioni di pericolo, altrimenti preferiresti un approccio più emotivo che lasciasse libera scelta alla creatura di fidarsi di te e chetarsi, cosa che invece la magia in questo caso le imporrebbe senza possibilità di scelta.
Fai come la giovane strega ti ha esortato, serri le palpebre ed immagini gli animali e le creature nel loro ambiente naturale. Liberi.
Il tuo volto si indurisce alle successive parole di Megan e senza che te ne rendi conto la tua fronte poggia sul vetro freddo, quasi volessi entrare a contatto con le creature immerse. «Serve a quelle creature ferite che, in seguito ad un lungo periodo di cure lontane dal loro habitat naturale, non potrebbero essere rilasciate perché non più in grado di adattarsi. Serve ai piccoli di queste, nati già in cattività e dunque impossibilitati ad una vita in libertà perché non saprebbero come sopravvivere. Ma trovo assurdo che la magia non sia riuscita a operare in tal senso e che vi siano ancora questi limiti» Non avrebbero dovuto esistere vincoli alla magia, almeno non in quel frangente. «Non amo gli acquari o gli Zoo; le pupille delle creature che dimorano nei mari emanano una luce che a questi esemplari manca. Ci vengo solo per la comodità di poter rimirare, raggruppati, animali e creature che altrimenti potrei non riuscire mai a vedere con i miei occhi.» Alcune creature sono rare, difficili da scovare a meno che non ci si rechi in luoghi appositi dove si può avere qualche speranza, pazientando per giorni ed esplorando con i giusti mezzi. E a te quel tempo manca, perciò questa è la strada più comoda e rapida per rimirarle.
Stacchi la fronte dal vetro avvertendo ancora il freddo sulla pelle. «Tu perché sei qui?» domandi con un tono che lasci intendere la tua curiosità di vederla in un luogo che, palesemente, le arreca disturbo.


 
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L
e parole di Lucien continuavano a catturare la sua attenzione. La brillante capacità del docente nell’esplicare in maniera chiara concetti e pensieri personali l’affascinava. Non era strano, infatti, se gli appunti di Megan presi durante le lezioni di Cura delle Creature Magiche fossero un tripudio di menzioni e citazioni che lui era solito fare. Un po’ come adesso, mentre le descriveva come vi fosse un attenzione particolare per le creature all’interno dell’acquario, trovando una spiegazione a quanto affermato da lei poco prima.
Così la Caposcuola si limitò a sorridergli scuotendo leggermente il capo. Nonostante la verità di cui non dubitava, continuava a non essere d’accordo su come la situazione veniva gestita. Poteva forse giustificare i babbani ma non il mondo magico, che aveva mezzi a disposizione che avrebbero potuto trovare una soluzione a queste tipo di situazioni.
«Non ho la tua stessa esperienza e forse nemmeno la capacità di comprendere determinate scelte. Purtroppo posso capire la situazione ma non riesco a giustificare tutto questo. Ovviamente lo stesso discorso vale per gli Zoo» alzò le spalle sospirando profondamente. Le iridi oltremare tornarono a fissare la vasca e i colori della creatura al suo interno. «Ci sono cose che accomunano i babbani e i maghi allo stesso modo, tra queste: l’avidità, la speculazione e lo sfruttamento. Tutto ciò non è nient’altro che un teatro per far divertire gli spettatori. E no, non metto in dubbio dell’aiuto che senz’altro può essere dato ad alcune specie ferite o per evitare l’estinzione; sono semplicemente certa che questa percentuale di “buonismo” sia davvero minima in confronto ai galeoni che il Ministero mette in tasca», fece una smorfia di disgusto involontaria che lasciava intendere quanto poco apprezzasse la sua politica. «Si potrebbe pensare di tenere sotto controllo questi animali in natura, in riserve apposite che li vede nel loro vero e unico habitat. I draghi ne sono un esempio», lei ne era stata parte attiva nel sostenere una riserva di Grugnocorto Svedese a Södermalm. Solo in quel momento Megan staccò lo sguardo dall’acqua per riprendere strada verso le ultime vasche.
«Sono qui perché sono il tipo di persona che, prima di poter rifiutare a priori qualcosa perché contro i propri principi, vuole vedere e toccare con mano una determinata situazione» si voltò accennando un mezzo sorriso, «e poi qualsiasi luogo è meglio di casa mia… Posso assicurartelo!»
Tornò a guardare dinanzi a sé nella speranza di cogliere altre meravigliose creature da guardare. Il senso di soffocamento però non l’abbandonava e in cuor suo l’unica cosa che desiderava era tornare in superficie.
«Dato che ci sono volevo cogliere il boccino in volo e chiederti una cosa, visto che durante le lezioni tra un impegno e l’altro non ho mai avuto modo. In futuro vorrei avere la possibilità di possedere una creatura magica e mi piacerebbe avere una piccola lezione extra in merito. Può essere fattibile?»




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Lucien Cravenmoore
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Quando ti trovi in dimensioni che non sono quella sulla quale cammini normalmente, hai sempre una sensazione di disagio che però in quella particolare riproduzione di fondali cobalto si fa ancor più pressante. A differenza della tua interlocutrice non lo dai a vedere, come con qualsivoglia emozione, ma non per questo esse non palpitano nel tuo cuore. Sebbene ogni scenario ti si presenti con piccole differenze, ciascuno è molto simile e a mutare sono perlopiù le creature che lo popolano. Alcune le hai viste solo sui libri, altre di persona e hanno il potere di rapire il tuo interesse facendoti mettere da parte per un momento il contorno.
«Nessuno si aspetta che tu lo faccia» ribadisci con tono calmo come l'acqua che viene solleticata dal movimento perpetuo di quelle forme multicolore. Una delle tante ingiustizie della vita; quando avevi l'età della strega esse ti avevano portato ad odiare il mondo in cui vivevi; avevi finito per imparare a conviverci, come tutti. «L’importante è che tu faccia girare l'economia pagando il biglietto e magari tornando una seconda o terza volta» un ghigno sardonico si fa largo sul tuo volto: sapete entrambi che molto probabilmente nessuno dei due lo farà. Ti piace come ragiona Megan, la vedi più matura della sua età come d’altronde eri tu ed altri concasati a suo tempo. Potresti pure dimenticare di avere a che fare con una tua studentessa, ma solo per un attimo.
«Ci sono riserve ed allevamenti per quasi tutte le specie, ma molte di queste non fanno business - non quanto strutture come questa - e nessuno vi investe. Sono principalmente opera di piccoli magizoologi e allevatori del settore, tuttavia poche riescono a spiccare. La gente è più attratta da Draghi e Runespoor che da piccoli Shrake e Plimpi, eppure ciascuna avrebbe bisogno di cure in egual modo» Come per ogni cosa vi sono le eccezioni e se un allevamento contenente anche quelle piccole creature marine e lacustri riesce a resistere e a non chiudere nel tempo è solo perché offre ai curiosi anche colonie di Maridi e Kelpie.
Giungete alle ultime vasche che compongono quel contorto percorso, affascinante per certi versi ma anche molto triste. Chiaramente i pezzi forti vengono tenuti per ultimi, difatti una stuola di bambini chiassosi è premuta contro il vetro a rimirare il corpo sinuoso quanto imponente di un Serpente Marino. È la prima volta che ne vedi uno dal vivo e il tuo cuore perde un colpo: sei affascinato ed al contempo intimorito dalla sua imponenza. Non rientra tra le creature ritenute più pericolose, difatti il Ministero le ha classificate XXX e non vi sono testimonianze di esseri umani periti a causa loro, tuttavia ritieni che già la loro stazza ed un eventuale movimento brusco sott'acqua potrebbe prendere contro qualcuno e fargli colpire violentemente una roccia. Non avrebbe causato volontariamente la morte del malcapitato, ma si sarebbe comunque potuta verificare a causa loro.
Il palmo della mancina preme la superficie trasparente mentre ti concentri sul quesito posto da Megan «Non sarebbe corretto nei confronti dei tuoi compagni; se facessi una lezione extra a te dovrei acconsentire a farla anche a loro, che si sentirebbero legittimati a richiederla e non riuscirei più a star dietro alle molteplici mansioni sia di docente che di guardiacaccia. Nel mio orario di ricevimento potrei darti qualche informazione in più se quelle già divulgate a lezione o presenti nei testi in biblioteca non fossero sufficienti. E qualora si trattasse di una creatura particolare di interesse anche di qualche altro tuo compagno si potrebbe vedere se in futuro il preside ci accordi una visita in un allevamento che se ne occupa oppure potrei segnalartele per un approfondimento sul campo più intimo e personale.» Il Serpente Marino raggiunge una cavità rocciosa e di lui resta un ricordo che colma lo sguardo.

 
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view post Posted on 13/5/2022, 14:37
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I
l chiasso concitato di alcuni bambini dinanzi all’imponente Serpente Marino la infastidirono, tanto che Megan gli rivolse lo sguardo solo per qualche secondo. Il tempo giusto per ammirarne qualche dettaglio e accorgersi del viso stupito del docente al proprio fianco. Era rimasto per qualche istante in silenzio alla ricerca di una frase adatta per rispondere al quesito posto dalla Corvonero, mentre le iridi acquamarina scandagliavano ogni particolare di quella creatura. Megan d’altra parte, però, era rimasta in attesa di una risposta senza sentirne la necessità, volgendo lo sguardo alla ricerca dell’uscita e dimenticandosi per alcuni istanti della presenza di Lucien al proprio fianco. Quando lo sentì pronunciare le prime parole si voltò di scatto verso la sua direzione. Il caos si acuiva e con esso la creatura magica toglieva la scena trovando riparo da occhi indiscreti dietro una cavità rocciosa. La quiete sembrava aver preso il sopravvento tanto era la confusione che fino a qualche secondo prima aveva animato quella parte dell’Acquario. Le parve di essere rimasta da sola con lui tant’è che si guardò intorno, prima a destra e poi a sinistra, per poi tornare su di lui.
«Capisco…» disse avanzando qualche passo accorciando le distanze. «Capisco che non mi interessa degli altri ma rispetto la tua decisione» alzò le spalle. «Probabilmente ho chiesto troppo e comprendo che potrebbe essere un problema. Chissà magari in futuro Peverell potrebbe darci il permesso» chinò appena la testa con fare referenziale palesando un sorriso malizioso. «Oppure un bel gadget a forma di Serpente Marino potrebbe essere la chiave giusta per convincerti» continuò dandogli le spalle. Era annoiata dalla risposta che aveva ricevuto però non lo dette a vedere, riuscì perfino a fingere che le andasse bene così.
«Ultima vasca!» avvisò rivolgendogli uno sguardo fugace. «Bisogna che ne approfitti e mi affretti prima che qualche studente venga a conoscenza di una gita fuoriporta con il professore di Cura delle Creature Magiche, per giunta gratis!» rise.

Superando l’ennesima colonna Megan si era spinta verso l’ultima Creatura che abitava quel claustrofobico luogo. Dinanzi all’enorme muro d’acqua, ove il blu abisso faceva da protagonista, si fermò qualche attimo indugiando su ogni angolo del vetro. Nulla riuscì a scorgere fino a che con spavento non si trovò ad indietreggiare con il cuore martellante in petto. Un Ippocampo sbucò all’estremità della vasca, mostrando il proprio viso equino.
«Che spavento!» portò la mano al cuore per poi ridere fragorosamente di se stessa. Successivamente, prendendo respiro, si lasciò cullare dai sinuosi movimenti della creatura beandosi del panorama, aspettando che le parole di Lucien riempissero dubbi e perplessità a riguardo.

Qualche minuto più tardi avrebbe abbandonato quel luogo, riconoscente del fatto che Lucien fosse stato una risorsa importante in quel breve viaggio. Il docente aveva indubbiamente arricchito il proprio bagaglio culturale e Megan non poteva che sentirsi soddisfatta di quella parte della giornata appena trascorsa. Così varcata la soglia di uscita, mimetizzandosi tra i babbani del quartiere, lo avrebbe salutato e ringraziato, pronta a rivederlo tra le mura del Castello qualche mese più tardi.




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