| Peace within us starts when we learn to forgive and let go Negli anni passati c'erano stati momenti in cui si era sentito molto più vivo, in cui circostanze difficili lo avevano costretto a essere sempre penosamente all'erta e pronto alla fuga, a stare sul chi vive, ad anticipare ogni mossa. Ma non quella notte: disteso a letto, guardava le stelle fredde attraverso il lucernario mentre i ricordi frammentari della precedente festa a Villa Scott prendevano forma. Come un sasso in un ruscello, il pensiero di Jane aveva increspato la superficie di quell'attimo privo di turbamenti. L'aveva vista; l'aveva udita nel modo in cui lo aveva disprezzato così apertamente, rischiando di compromettere ogni sua debolezza segreta al cospetto di Thalia. Le increspature diventavano sempre più sfumate man mano che si allargavano, e lui stesso ormai era caduto sul fondo e lì si era ancorato; consapevole del fatto che, il tempo sarebbe fluito inesorabile accanto a loro, sopra di loro, incuneandosi sempre di più, finché avrebbe perso i frammenti della memoria. Un'imprecazione poderosa lo fece destare, riportando la sua attenzione alla realtà con prepotenza, quasi facendogli sbattere la testa contro lo spigolo del letto. Si alzò e strisciò lentamente fino al tavolo della cucina: prese un coltello per sbucciare. Per quanto abituato alla superficialità d'approccio nei rapporti umani, era innegabile quanto quel suo menefreghismo totale non stesse funzionando. Ricordava perfettamente i rimproveri di Jane come se fossero stati pronunciati appena il giorno prima, e per quanto potesse considerarsi ad oggi una persona migliore, non era mai stato in grado di cancellare quella parte così attorcigliata della sua esistenza. Le varie esperienze di vita lo avevano indotto ad accantonare qualsiasi progetto futuro, spogliandolo di qualsiasi certezza, tanto da rendere vulnerabile la retta perpendicolare che Normann Scott aveva tracciato per il suo futuro di Mago. Eppure, di strada ne aveva fatta, Lucas. Semplicemente, continuava a ripetersi, se la direzione intrapresa fuori da ogni controllo, avrebbe finalmente condotto alle fragili speranze di libertà che tanto desiderava. Chiuse la mente e prese posto a sedere, fece un respiro profondo, espirò e, cercando di ignorare il pressante fastidio alla bocca dello stomaco, cominciò a riflettere in modo sereno. Quello che aveva a cuore, si accorse, riguardava ben altro, qualcosa di più profondo. La figura della Read aveva da sempre rivestito un ruolo importante nella sua crescita personale, e lui, per la prima volta, in quella stanza solitaria cominciava a sentire la chiara necessità di doversi confrontare con lei. Nella mente uno schema illustrativo cominciò a prendere forma, già pronto a rimarcare il delicato susseguirsi degli eventi passati che li vedevano coinvolti. Ricordava il modo in cui le cose erano drasticamente scivolate verso l'irreparabile, come un germe di inquietudine, che nel buio del cammino crebbe fino a contaminare la loro relazione di coppia. Le sue riflessioni misero a fuoco una dopo l'altra le motivazioni che potevano aver provocato quello sconvolgimento generale: la partenza improvvisa della Compagna da Stoccolma e quindi l'abbandono vorticoso che, passandolo sotto la lente d'ingrandimento nelle consapevolezze personali di Lucas, aveva lasciato un'immagine della casa senza di lei, senza le sue occhiatacce e le sue alzate di spalle e i suoi occhi al cielo, senza la sua snella figura che in un lampo scompariva dietro l'angolo, senza la sua carne così pallida e impassibile accanto a lui nella stanza, per arrivare poi ad una conclusione definitiva e sconcertante: percepiva la mancanza di un chiarimento definitivo. Tenne in mente la frase come un prete tiene in alto il calice, stupefatto da ciò che rappresentava al di là della sua realtà concreta. A questo si accompagnava la nuova conoscenza intrapresa con Thalia, con la quale stava succedendo qualcosa di particolare, e anche se non sapeva bene cosa, era ben propenso a fare delle congetture iniziali. Questo voleva dire che, nonostante tutto ciò che aveva fatto di sbagliato e tutto ciò che non era riuscito a combinare di buono, lui, il tanto detestato Lucas Scott era perfino capace di provare sentimenti benevoli. Infastidito dalle sue stesse conclusioni, prese una mela dal cestello e ci piantò dentro il coltello. A labbra strette, pelò una striscia irregolare di buccia, guardandola srotolarsi sulla superficie ripulita del tavolo. Andava tutto storto. Non era così che dovevano andare le cose, proprio per niente.
Cercava di prendere sonno ma non ci riusciva, la carica di nervosismo era ancora palpabile. Purtroppo, tra lui e Jane si era insinuata una distanza profonda e dolorosa, il primo trincerato nella coerenza delle sue scelte, mentre la seconda, arresa al loro inesorabile compimento. Guidato dal suo stato d'animo piuttosto alterato, Lucas cominciò ad assecondare gli assalti della rabbia fin dal primo pensiero. Quando prese il giacchetto era troppo tardi per modificare le considerazioni in atto, desiderava profondamente confrontarsi con lei, e in quella scena di vendetta e ribalta si esprimeva forse una rivelazione ben più sottile che ancora ignorava. Non c'era da preoccuparsi, tutto sommato: forse c'era una trama più grande, la stessa che coinvolgeva entrambe le figure in questione sin da quando erano semplici adepti di Priscilla. Ricordava bene l'indirizzo abitativo della Compagna, e quando fu attirato nel vuoto, il viaggio si disse ormai in corso: non c’era più modo né tempo per tornare indietro, e la Destinazione era scattata per bene. Dopo qualche secondo apparve illeso, perfettamente integro, da tutt’altra parte grazie alla smaterializzazione magica. Cominciò a camminare, districandosi nella stretta via, e scorgendo curioso l’ambiente circostante. Dapprima i suoni, ben più gentili, tra il verso stridulo di una civetta nei paraggi e lo scorrere di un corso d'acqua di per sé vicino; in seguito gli odori, di gran lunga più freschi, puliti, pienamente naturali. Quando lo sguardo riuscì a mettere tutto a fuoco, Lucas capì di trovarsi in una zona di Londra molto tranquilla e isolata, ormai avvolta dal velo della notte. Il buio era come di velluto, un filo sospeso a mezz'aria, in contrasto con la luce accesa di un lampione - sicuro, funzionante, illuminava dall'alto tutto il viale alberato raggiunto. Da un lato all'altro del sentiero in cemento, si inoltrava un prato curato, con un paio di querce e di salici di tanto in tanto. Là dove il Giornalista si era fermato, pochi metri più avanti, c'era infine l’appartamento di Jane, un luogo traboccante di serenità, nella fulgida e poco affollata Nothing Hill. Le luci della casa erano spente, e se in un primo momento le intenzioni di lui erano così desiderose di bussare alla porta, la corretta presa visione dell'orario - relativamente tardo - lo fece ricredere, tuttavia. Stanco di arrovellarsi si lasciò andare sulle ginocchia, prendendo posizione sopra gli scalini più vicini. Gli occhi tristi caddero nuovamente nel vuoto mentre il corpo fu scosso dal riverbero di una paura, ora, distante.
Lucas Scott | 24 anni | Giornalista
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