Seeking for a way out., (privata)

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view post Posted on 29/8/2021, 17:27
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Draven Enrik Shaw
Studente, III° anno ‹ 15 anni ‹ Garzone da Magie Sinister

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Tutti dicono che le vacanze estive passano troppo in fretta, eppure, quelle di Draven erano sembrate durare un’eternità. Non aveva avuto voglia fin dal principio di fare nulla, una volta tornato a casa, ed era partito con l’intenzione di restarsene chiuso in camera a leggere finché non fosse arrivato il momento di tornare a scuola, ma era stato troppo ottimista e ogni giorno era stato più pesante del precedente. Date le circostanze che lo avevano coinvolto negli ultimi tempi, tra cui la sparizione di Narcissa, era stato letteralmente costretto da sua madre e sua nonna a uscire, per vivere e fare cose, anche se non aveva voglia di farle, e vedere persone, anche se non voleva vederle… Tutto perché “si hanno quindici anni solo una volta nella vita”. Ma tutti gli anni si vivono solo una volta. Non ci vedeva niente di speciale in quei quindici anni, anzi, facevano parecchio schifo, a parer suo. Oltretutto, li aveva festeggiati cercando di sfuggire alle grinfie delle amiche inquietanti di sua nonna che non avevano fatto altro che chiedergli della sua fidanzata e dei gossip di Hogwarts, perché si facevano cosacce nei corridoi anche ai loro tempi.
Era. Stato. Un. Vero. Incubo.
Per cui, quando era finalmente arrivata l’ultima settimana di vacanze, si era sentito di doverla accogliere con un rinato spirito positivo. Sua madre e sua nonna gli avevano proposto di andare a fare shopping e aveva accettato. Usciti dalla metro, si erano diretti spediti verso King’s Cross per andare a prendere la nonna, ma i pensieri di Draven erano tutti rivolti a quell’unica cosa che lo metteva di buon umore: Hogwarts.
Chissà quali lezioni avrebbe frequentato, chissà quali nozioni avrebbe imparato. Era entusiasta di scoprirlo. Anche se, l’assenza di Narcissa e l’idea di ritrovarsi a girovagare per la scuola senza più avere al seguito quella piccola palla al piede, un po’ lo intristirono. Più di quanto volesse ammettere.


Magari ti farai dei nuovi amici quest’anno, eh?

Il tempismo col quale sua madre era solita irrompere nei propri pensieri faceva davvero paura. Si ricordò di quando era venuto per la prima volta seriamente a contatto con la magia e aveva scoperto dell’esistenza dei legilimens; aveva abbandonato presto l’idea che sua madre potesse essere una legilimens, visto che le era stato proibito di usare la magia, però quando se ne usciva con quei tempismi agghiaccianti il pensiero tornava sempre a cercare di convalidare quell’ipotesi. Come faceva a sapere cosa gli passava per la testa ogni volta che si chiudeva nei propri ragionamenti?

Però, tesoro, prova ad addolcire un po’ quel tuo sguardo perché così sembri antipatico.aggiunse subito dopo la donna, quando Draven si voltò a guardarla, incrociando i suoi occhi.
Era cresciuto, in quelle settimane. Era diventato più alto di lei di almeno cinque o sei centimetri, ma il modo in cui la vide sostenere il proprio sguardo, con l’intenzione di rimproverarlo se solo avesse osato ribattere a quella sua osservazione – che con assoluta certezza, conoscendosi fin troppo bene, non poteva dire che non fosse giusta – lo fecero sentire improvvisamente di nuovo piccolo. Un bambino in balia delle proprio emozioni incontrollabili.


Che palle… - bofonchiò tra sé e sé, roteando gli occhi al cielo e nascondendo le mani nelle tasche dei jeans.

Hai detto qualcosa, tesoro?lo istigò sua madre, ma Draven aveva già voltato lo sguardo dall’altro lato, verso la vetrina di un negozio. Si era distratto immediatamente nel notare il riflesso di una possibile ancora di salvezza proprio all’altro lato della strada. Si voltò di nuovo, stavolta a guardare il marciapiede opposto.

Emma.

Chi è Emma?

Non si era reso conto di aver pronunciato il suo nome ad alta voce e sua madre lo aveva prontamente affiancato per seguire la direzione del proprio sguardo e impicciarsi dei fatti suoi.
Lo shock era stato immediato e inaspettato. Non aveva mai incontrato nessuno di Hogwarts in giro per Londra. Era la sua occasione per scappare.
Istintivamente, avanzò di un passo per poter attraversare la strada, ma Cecilia lo afferrò subito un braccio per fermarlo.


Dove credi di andare? Tua nonna sta venendo qui per te.

Doveva ragionare. Pensare a qualcosa che l’avrebbe costretta a lasciarlo andare senza repliche. Qualcosa che ai suoi occhi potesse apparire più importante del mancare di rispetto a sua nonna… Qualcosa che entrambe consideravano fondamentale per uno della sua età.
E all’improvviso, il suo brillante cervello decise di collaborare. Dato che, però, non era minimamente in grado di dire bugie, avrebbe dovuto recitare bene la sua parte e sperare che filasse tutto liscio. Al solo pensiero di fare per davvero ciò che il suo cervello gli aveva appena suggerito, si immaginò riverso a terra dopo una ginocchiata nei testicoli memorabile…


Torno dopo, ok? Per favore.si limitò a dirle, svincolandosi da lei per attraversare di corsa la strada.

Draven Enrik! Non compenserò le tue responsabilità! Le mutande te le compri da solo!la sentì urlare, con la totale intenzione di minacciarlo nell’unico modo che sapeva funzionasse con lui: l’imbarazzo.
Come se ciò che stava per fare non fosse abbastanza degno di vergogna eterna di per sé. Ma ormai doveva andare avanti col piano… Sua madre lo stava seguendo con lo sguardo e, conoscendola, non si sarebbe fatta problemi a trascinarlo via senza badare al contesto. Aveva avuto quindici anni per imparare a farlo sentire triste o in imbarazzo in ogni modo possibile, quindi…


Emma!esclamò, quando finalmente fu abbastanza vicino alla ragazza. Si erano parlati spesso a scuola e, nonostante fosse fin troppo estroversa per i propri gusti, aveva imparato a tollerarla fin quasi ad apprezzare la sua compagnia, ma non si poteva di certo dire che avessero confidenza… E, man mano che avanzava verso di lei, l’esito di una ginocchiata nei testicoli si faceva sempre più plausibile…
Senza preavviso, le circondò le spalle con un braccio e l’avvicinò a sé. Forse troppo forte, ma doveva evitare che la ragazza d’istinto potesse scappare.


Ti prego, stai al gioco, ti prego, ripagherò il favore in qualsiasi modo. le disse sotto voce, bisbigliandole in un orecchio. Sentì il viso avvampare e, pienamente conscio di non riuscire a guardarla negli occhi tale era l’imbarazzo, tenne lo sguardo rivolto a terra.

Assecondami fino a dietro l’angolo… Per favore.aggiunse poi, spronandola a camminare di fianco a lui, praticamente abbracciati.
Ormai era fatta: era troppo tardi per maledire sua madre e sua nonna per averlo costretto a un atto del genere ed era troppo tardi per tenere conto del fatto che, probabilmente, la ragazza aveva di meglio da fare o che non era lì da sola.
Era solo una la cosa che, all’unisono, avrebbe reso felici sia sua madre che sua nonna, anche se fosse andata a discapito di qualsiasi altra: che Draven avesse una vita sociale. Che Draven avesse una fidanzata o un fidanzato. Che si aprisse a qualcuno. E se quella finta le avesse tenute buone per un po’, giusto il tempo di superare quegli ultimi giorni d’inferno a casa, l’avrebbe rifatta altre mille volte senza pentirsene.


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Miss Effe :cool:
 
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view post Posted on 27/12/2021, 18:49
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Ma quanto era bella Londra?

Emma non aveva mai visitato nessun'altra città oltre quella e le risultava difficile immaginare che ci fosse un posto più bello: Londra era spesso piovosa, ovvio, ma questo la giovane strega non lo aveva mai considerato un difetto. A lei la pioggia piaceva molto, il rumore delle gocce che battevano sulle superfici le dava sempre un senso di pace, per non parlare dell'inebriante odore di terra bagnata che si sprigionava intorno casa sua ogni qualvolta che l'acqua piovana bagnava il suolo… insomma, amava proprio tutto di essa. Quella mattina però il cielo era sereno, non c'era nessuna nuvola a minacciare la messa in piega delle donne ben sistemate che camminavano a passo svelto tra le strade della città. Emma sorrise vedendo un cagnolino che stava giocando con un gatto *che cosa buffa* pensò, Snooty avrebbe provato sicuramente a graffiargli il muso e se ci fosse riuscito il povero cagnolino avrebbe avuto paura di avvicinarsi ai gatti per il resto della sua vita.
Un passo dopo l'altro la Grifondoro era diretta verso una libreria che vendeva libri usati e antichi, tra cui anche dei manoscritti: tutti testi rigorosamente babbani, e lei ne andava matta. Ogni volta che entrava lì dentro le sue pupille si sarebbe trasformate in due piccoli cuoricini neri se fosse stato umanamente possibile. Non vedeva l'ora di arrivare, ma nonostante questo non si affrettò, aveva tutte le intenzioni di farsi una bella passeggiata a piedi, motivo per cui non stava usando nemmeno la scopa. La vetrina di un negozio catturò la sua attenzione, vi era esposto un cappello molto carino che le sarebbe stato utile quando l'inverno sarebbe arrivato prepotentemente a gelare le sue graziose orecchie: quel cappello le avrebbe coperte e tenute per bene al caldo quando ce ne sarebbe stato bisogno. Da quando lavorava da Mielandia riusciva a racimolare abbastanza galeoni da potersi togliere qualche sfizio senza chiedere monete a Cam e Mitchell. Fece per entrare ma una voce familiare gridò il suo nome. La strega si voltò realizzando che si trattava di Draven. Emma lo guardò gesticolare dal marciapiede parallelo al suo e vide una donna provare a trattenerlo da un braccio. Sollevò sorpresa le sopracciglia quando le parve di sentire la parola "mutande". Il Serpeverde attraversò velocemente la strada che li divideva e dopo averla raggiunta, senza preavviso e senza un apparente motivo logico le circondò le spalle con il braccio e l’avvicinò a sé con forza, non tanto da farle male ma abbastanza da impedirle di allontanarsi da lui. Per tutte le bacchette, Draven, cosa accidenti fai!? - la sua voce risultò leggermente stridula per via della sorpresa. Il buon odore del Serpeverde le inondò le narici facendola avvampare. Si, quel ragazzo aveva proprio un buon odore ed Emma dovette ammetterlo a sé stessa ancor prima di capire cosa stava succedendo. Aveva preso una botta in testa? Quella donna stava forse cercando di molestarlo? Una spiegazione doveva pur esserci. Il ragazzo avvicinò il viso a quello di lei e le bisbigliò qualcosa all'orecchio. La strega sentiva le guance bruciare, ma Draven per fortuna non si era accorto di averla messa in imbarazzo perché stava guardando a terra, sembrava stesse cercando di evitare lo sguardo della Grifondoro di proposito. Ma quale gioco? Ti sei forse bevuto il cervello? - cercò di parlare sottovoce seguendo lo stesso tono che stava usando il mago. Era rimasta così sorpresa e scossa dall'atteggiamento del Serpeverde da non sapere cosa fare. Avrebbe voluto ribellarsi, ma da quello che stava blaterando Draven, la strega aveva dedotto che stesse chiedendo il suo aiuto, una sorta di favore... e per la barba di Merlino si trovava in una situazione veramente strana. Camminarono praticamente abbracciati per parecchi metri fino a quando non svoltarono in un angolo. Emma a quel punto alzò la voce facendo volare via per lo spavento un gruppetto di piccioni che stavano mangiando con tutta tranquillità delle briciole di pane sul marciapiede - adesso puoi finalmente spiegarmi che diamine ti è preso, Draven Shaw?.








Adoro Draven e ho adorato il tuo post! :ihih: :<31:

Edited by Miss Effe - 28/12/2021, 15:06
 
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view post Posted on 10/5/2022, 15:34
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Non c’era nulla di cui si fidasse in questo mondo, semplicemente perché tutto nasceva per morire e la fiducia era decisamente un qualcosa destinato a morire. Bastava un passo falso per sentirla crollare come un castello di carte. Era una delle più grandi debolezze dell’uomo. E Draven aveva imparato molto, molto presto a non fidarsi di nessuno, se non del proprio istinto. Finchè fosse rimasto fedele a sé stesso e ai propri principi, era sicuro che nulla sarebbe potuto andare storto. La confidenza in sé stessi era pressochè l’unica cosa che un essere umano potesse controllare senza avere ripercussioni esterne. L’istinto era una diretta conseguenza di quella fiducia nelle proprie capacità, per cui, gli dava sempre retta… Anche quando gli suggeriva di fingere che Emma fosse qualcosa come la sua ragazza pur di scappare dalle grinfie di sua madre e sua nonna.
Pessima, pessima idea.
Innanzitutto, perché la convinzione che sua madre sarebbe caduta in quel tranello andava scemandosi a ogni passo… Principalmente perché lo conosceva troppo bene per credere che avrebbe esternato un tale affetto nei confronti di una vera fidanzata davanti a lei, perché non era il tipo da manifestazioni d’affetto. Secondo poi, era letteralmente scappato via pur di non restare lì.
Aveva sbagliato in principio, quando aveva acconsentito ad uscire con loro per fare shopping. Oltretutto, odiava andare in giro per negozi e le fila in cassa lo spazientivano in maniera disumana. Perché aveva detto di sì?
Nelle ore e nei giorni seguenti, sapeva che si sarebbe pentito di aver assecondato sua madre cedendo a un momento di assurdo ottimismo, perché se ne stava già pentendo, ma nel momento in cui si affiancò a Emma si rese subito conto che avrebbe avuto anche qualcos’altro di cui pentirsi. Era stato maleducato e terribilmente egoista da parte sua coinvolgerla nei propri casini e, se così come aveva immaginato l’esito di quel suo agire d’istinto, la ragazza lo avesse preso a calci, non avrebbe avuto nulla da ridire. Avrebbe avuto ragione lei!
Superato l’angolo, trovò il coraggio per guardarsi indietro e assicurarsi che sua madre non lo stesse inseguendo come una pazza, sventolando minacciosamente le buste della spesa.
Via libera.
Ma, inevitabilmente, gli toccava affrontare Emma.
Quasi come se, improvvisamente, il mondo intorno a lui avesse preso a muoversi a rallentatore, si volse verso di lei con esitazione e con il viso che, ne era sicuro per via del calore, fosse avvampato più del sole.
Che pessima idea che aveva avuto. Pessima idea.
E le aveva anche detto, in preda al panico, che avrebbe fatto qualsiasi cosa se fosse stata al gioco. Ma che diavolo avrebbe mai potuto fare? O, meglio, cosa diavolo lei avrebbe potuto chiedergli di fare, senza che lui potesse rimangiarsi la parola?


Io… Mi dispiace. Mi dispiace.si affrettò a dirle, allontanando il braccio dalle sue spalle e indietreggiando di qualche passo.

Dovevo scappare da mia madre. È… asfissiante. Per dirlo in modo carino… - proseguì a dire, mentre su quel suo viso paonazzo andò a formarsi una smorfia irritata.
Se era arrivato a fare un gesto del genere, era solo perché sua madre era impossibile da sostenere. In combo con lo shopping e con la nonna, sarebbe stato peggio di una qualsiasi tortura.
Ammesso che la ragazza non lo avesse preso in parola, perché in caso contrario chissà cosa gli avrebbe chiesto di fare.


Non volevo disturbarti. È stato un caso... Grazie...?commentò infine, ancora molto a disagio, rialzando lo sguardo su di lei.
Non si conoscevano tanto bene, ma era una brava ragazza, da quel poco che aveva potuto constatare di lei, quindi, magari, non lo avrebbe punito troppo severamente?
Di nuovo quella maledetta fiducia che entrava in gioco.
Nah. Al suo posto, avrebbe sfruttato la situazione a proprio vantaggio, non poteva aspettarsi da altri un trattamento migliore di quello che lui avrebbe riservato al loro posto.
Non poteva far altro che restare lì, appeso, ad aspettare che Emma decidesse le sorti di quella giornata a dir poco di merda, con la speranza che, almeno, non sarebbe potuta andare peggio di così.


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view post Posted on 16/7/2022, 08:22
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Tra tutte le cose che Emma non avrebbe mai pensato di vedere nella sua vita: Draven Shaw con il volto arrossato - probabilmente per l'imbarazzo - era sicuramente tra le prime cinque. Per certi aspetti le era sembrato addirittura spaventato... ma chi poteva fare un effetto del genere a quel ragazzo? Insomma, Emma era sicura che che Shaw non fosse davvero freddo e insensibile come si sforzava di far credere a tutti, ma non era nemmeno il tipo di persona da avere una reazione del genere, insomma, era così disperato da abbracciarla e fingersi il suo ragazzo? La strega voleva sapere assolutamente chi era la persona che era riuscita a metterlo così… alle strette. Il mago si staccò da lei ed indietreggiò di un paio di passi, scusandosi. A quanto parve, quella che Emma aveva creduto fosse una molestatrice, in realtà era niente di meno che la mamma del Serpeverde. La strega lo ascoltò con attenzione scrutando il viso arrossato del mago con uno sguardo comprensivo, erano capitate anche a lei delle situazioni simili, per questo cercò di rimanere seria il più possibile, ma quando Draven la guardò di nuovo negli occhi, Emma non aveva più resistito: scoppiò in una risata che non era propio riuscita a trattenere. Non voleva prendere in giro il Serpeverde, ma la storia di sua madre e la sua espressione disperata avevano avuto un effetto esilarante su di lei.
Ti prego, scusami… - si era affrettata a dire, cercando di ricomporsi - ...non ti avevo mai visto così… tua madre deve essere davvero una bella gatta da pelare… - sollevò un sopracciglio in un'espressione di comprensione.
Lei avrebbe potuto rendere quella fuga più piacevole, forse.
Si scostò una ciocca di capelli dal viso, lo smalto nero sulle unghie consumato in alcuni punti. Se Draven aveva visto in lei un'ancora di salvezza in quel momento... non poteva di certo deluderlo. Prima che lui la fermasse era diretta in un posto preciso e pensò che forse anche al Serpeverde non sarebbe dispiaciuto andarci. Rammentò che quando lo aveva conosciuto, il mago aveva tra le mani un libro, Emma ricordava ancora il titolo: "La legge magica". E in più occasioni lo aveva beccato a leggere: era così immerso nella lettura da non accorgersi della gente intorno a lui e questa era una cosa che avevano in comune. O magari la strega aveva semplicemente frainteso i suoi comportamenti: forse il Serpeverde fingeva di essere concentrato nella lettura per non essere disturbato, tipo come facevano i babbani quando si mettevano gli auricolari nelle orecchie. Era come a dire "statemi alla larga, non vedete che sto leggendo?".
Fatto sta che Draven le doveva un favore, le aveva detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per ricambiare e se fosse stato una persona di parola… l'avrebbe seguita.
Ora però devi fare quello che ti dico… non puoi tirarti indietro… - sorrise al Serpeverde, un sorriso dolce, non tramava nulla di malvagio. - Ad un paio di isolati da qui c'è un posto che secondo me potrebbe piacerti molto. Ci stavo andando prima di incontrare te e la tua mamma molesta - sorrise ripensando alla scena di poco prima - potresti venire con me… oppure tornare da tua madre per comprare mutande… era questo il tuo programma di oggi, no? - lo prese in giro amichevolmente, senza la minima nota di cattiveria. Il suo scopo era quello di farlo - se non ridere - almeno sorridere. Ma dubitava che Draven trovasse quella storia divertente quanto lo fosse per lei.
Andiamo… fidati di me. Non sarà così terribile, te lo prometto.
 
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view post Posted on 28/9/2022, 12:36
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Doveva andarsene da lì prima che Cecilia tornasse indietro solo per verificare che Draven non avesse usato una compagna di scuola come scusa per fuggire. Non lo conosceva così bene da sapere tutto di lui; per quanto anaffettiva, però, era pur sempre sua madre, sapeva almeno con che carattere fosse cresciuto suo figlio ed era abbastanza sicuro che lei potesse sapere che non le avrebbe mai rivelato una fidanzata in un modo così... plateale. Restare lì era rischioso e non aveva la minima intenzione di assecondare né lei, né nonna Lilien. La reazione divertita di Emma non fece altro che accentuare quel pensiero, facendogli capire che con l’umore in cui si trovava non sarebbe riuscito a sostenere nemmeno lei. Voleva solo essere lasciato in pace! Non aveva avuto voglia di uscire in primis, ma ora che si trovava fuori doveva trovare un modo per perdere tempo. Emma gli era sembrata il perfetto capro espiatorio, era stato come vedere una pozza d’acqua in un deserto, ma era una persona socievole, era umana. Non aveva la forza mentale di starle dietro. Se l’era cercata: consapevole che avrebbe lasciato appeso un favore da renderle, indietreggiò da lei. Era una brava ragazza, era sempre stata gentile con lui, ma forse proprio per questo non voleva averci niente a che fare. Ed era meglio così per tutti. Faticava ancora a credere di averla abbracciata, era assurdo... Odiava sentirsi fisicamente a contatto con le persone. A malapena tollerava le pacche sulle spalle e le altre cazzate da mocciosi estroversi che gli studenti amavano fare a mo di saluto quando lo vedevano in corridoio, figuriamoci abbracciare qualcuno! E questo la diceva lunga su quanto Cecilia fosse in grado di farlo innervosire! Sperò di non pagarla troppo cara, ma fece un altro passo indietro. Era imbarazzato come probabilmente non era mai stato nella vita...

No, io... Mi dispiace. Ti devo un favore, ma devo andare. - replicò, dandole le spalle senza voltarsi indietro. Quel gesto segnalava tutta l’intenzione da parte di Draven di ignorarla il più possibile nel tempo a venire. Non voleva avere debiti con nessuno, purtroppo per essere così scostante era un uomo di parola, un paradosso ambulante. Ignorarla avrebbe potuto evitare di dover ripagare quel debito, però. Se ne sarebbe preoccupato un Draven futuro.

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Fine Role.

 
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