Dear Jack, please.... don't come back, Prova Words of Magic

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view post Posted on 30/8/2021, 16:12
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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20210828-111511

Londra, quartiere di Whitechapel, East End

8 Novembre del 1888

Vivere nel degradato quartiere di Whitechapel non era certo una passeggiata, ma non c’era altro modo per nascondersi al meglio dai babbani. Seppur non temessero la stregoneria come un tempo, erano ancora restii nei confronti del “diverso”. Celare la propria identità tra quelle di centinaia di reietti della società era il metodo migliore. Molti probabilmente non erano neanche censiti, quindi era facile sfuggire alla legge.
Stava tonando a casa dopo essere stata al mercato, l’aria autunnale quella mattina era particolarmente fredda. Le attraversava gli abiti leggeri e logori, il corpo venne scosso da violenti brividi.

«GIORNALIIIII….VENITE A COMPRARE IL GIORNALE! NUOVE NOTIZIE SULL’ASSASINO CHE SI AGGIRA NEL QUARTIERE!» un giovane strillone, all’angolo di un lurido vicolo, stava cercando di attirare l’attenzione dei passanti. Tutti erano a conoscenza dei fatti macabri e raccapriccianti che, da quell’estate, scuotevano la tranquilla cittadina inglese. Persino i maghi e le streghe che vi risiedevano erano in allerta costante, nessuno passeggiava tranquillo per le strade ormai da mesi. Incuriosita, decise di avvicinarsi. «Posso averne uno per favore?» il ragazzo, con un rapido gesto della mano, le allungò una copia. Una volta recuperata, stava per allontanarsi, ma lo strillone aveva ancora la mano tesa. Giustamente stava aspettando il compenso. Purtroppo, aveva esaurito la valuta babbana, perciò sperava potesse andargli bene un altro tipo di scambio. Estrasse dal cesto che pendeva dal suo braccio una mela rossa, mettendola in bella mostra. Per tutta risposta ricevette uno sguardo indignato, ma l’altro, seppur controvoglia, accettò lo stesso.

«GIORNALIIII…..SIGNORE E SIGNORI, VENITE A LEGGERE LE ULTIME NOTIZIEEEE » continuò a gridare senza più degnarla di attenzioni.

L’eco di quella voce l’accompagnò fino al termine della via, dove sorgeva l’edificio in cui alloggiava con la sua famiglia. Aprì il pesante portone di legno sgangherato, circondato da mura fatiscenti e scrostate, per poi imboccare le scale pericolanti e raggiungere l’ultimo piano. «Nonna? Mamma? Sono io, sono appena tornata!» se non l’avessero udita, ci avrebbe pensato il cigolio sinistro ad annunciare la sua presenza. Attraversando un corridoio corto e stretto che fungeva da anticamera, entrò nell’unica stanza abitabile. Li scarsi 50 m2 erano invasi da una fitta nebbiolina. A generarla era un calderone agganciato sul focolare, in cui bolliva chissà cosa. Sua madre e sua nonna, grazie alla vasta conoscenza delle erbe della prima, preparavano spesso dei rimedi per coloro che non potevano permettersi cure adeguate. E in quel quartiere Dio solo sapeva quanti erano. Poggiò distrattamente il suo magro bottino sul tavolo sbilenco dove di solito consumavano i pasti, affrettandosi poi ad aprire la finestra, che per dimensioni ricordava più una fessura.

«Cos’è questa puzza? Che state preparando?»

«Oh, bentornata signorina. Per tua informazione, stiamo preparando del Tiepidario. Dobbiamo metterne un po’ da parte! Tu, piuttosto, cosa sei riuscita a portare dal marcato?» l’accolse la nonna, frugando nel cesto.

«Non molto purtroppo, dovemmo razionare per qualche giorno!» rispose distratta.

«E questo cos’è? Non dovresti leggere di questi scempi, sei troppo giovane per preoccuparti di queste cose!» quando si voltò, Annalise stava sventolando il quotidiano come se fosse la prova di un crimine.

«Tua nonna ha ragione! Ma dato che l’hai preso, vediamo che dice!» sentenziò sua madre.
Sollevando gli occhi al cielo infastidita dalle critiche, si avvicinò anche lei per leggere l’articolo. In prima pagina, a lettere cubitali, campeggiava il seguente titolo:

“Jack The Ripper: scarcerato l’ennesimo indiziato. La polizia brancola nel buio”


«Sempre la stessa storia. Di questo passo non lo prenderanno mai!» Monique scosse la testa sconsolata. Ormai Jack stava seminando il terrore da mesi, le autorità magiche e babbane non sapevano più come risolvere la situazione.

«Forse è meglio se lo tolgo! Cambiamo argomento, dov’è papà?» nel frattempo accartocciò le pagine incriminate e le gettò nel fuoco, sperando che assieme ad esse bruciasse e scomparisse anche lo sconforto che avevano creato.

«È andato al Ministero, non so quando tornerà. Probabilmente chiederanno a gran parte dei loro uomini di pattugliare di nascosto le strade, cercando di dare man forte ai babbani.» di male in peggio. Sembrava di vivere in un incubo, l’unica differenza era l’impossibilità di svegliarsi. Non voleva pensare a quell’ipotesi.

«Su, su, vedrete che presto o tardi si sistemerà tutto! Intanto venite qua, aiutatemi a preparare la zuppa. Vediamo di tenere occupate mani e mente!» dettò ciò, la nonna recuperò un pentolone fondo e lo riempì d’acqua più o meno pulita. Le altre si riscossero e con lei si affaccendarono, in attesa di ricevere qualche buona notizia.

******


Arrivò la sera e con essa le novità. Era circa mezzanotte quando la porta si spalancò, accompagnata da un soffio di vento gelido. Un gelo molto simile a quello che stava per calare nell’angusta dimora.

«Finalmente! Che ti hanno detto al Ministero?» comprendeva l’ansia della madre. Anche lei s’irrigidì nell’attesa che suo padre le informasse.

«Niente di buono. Da domani dobbiamo vigilare sul quartiere, sono preoccupati che, prima o poi, possa azzardare ed attaccare anche la comunità magica.» un silenzio tombale li avvolse. Non ci voleva credere. Non poteva essere. Perché proprio lui doveva rischiare la vita. Perché proprio lui doveva combattere contro qualcuno, o qualcosa, dall’aspetto sconosciuto. Non si può affrontare così l’ignoto.

«Scu-scusate, devo….devo prendere un po’ d’aria» a passi svelti si diresse verso l’uscita, aveva bisogno di schiarirsi le idee. Non riusciva a respirare. Le veniva da vomitare. Si sentiva pressare il petto, come se sopra vi fosse poggiato un macigno.

«Tesoro, dove credi di andare? È pericoloso là fuori a quest’ora!» Alexander tentò di seguirla, ma lei voleva restare sola.

«No-non mi accadrà niente, l-lo giuro! E poi h-ho questa…» balbettò con lo sguardo perso, mentre estraeva meccanicamente dalle pieghe dell’abito la bacchetta. Senza badare ai genitori, alle loro proteste, alle loro reazioni, corse fuori.

L’oscurità la circondò e l’aria le invase i polmoni, dandole l’illusione che tutto fosse passato. Che l’incubo fosse svanito. Ma durò solo un istante. Cominciò a camminare senza una meta precisa. Le bastava muoversi e scacciare via quei pensieri orribili che le affollavano la mente. Per poco li accantonò, cedendo il posto ad una luce, una luce sufficientemente forte da farle strada. «Lumos!» la punta della bacchetta si accese, guidandola nel suo vagare. Svoltò un paio di volte a sinistra ed un paio a destra, proseguendo per tre o quattro isolati. Attraversò una serie di vicoli soffocanti e sudici, in cui il tanfo dei rifiuti, misto a quello degli esseri umani abbandonati a sé stessi, dava il voltastomaco. Sbucò poi in Miller's Court, una delle vie più ampie della zona, ma ugualmente degradate. Lì cedette. Cedette al peso che la opprimeva. Si appoggiò al muro, scivolando lentamente a terra, mescolandosi ai mendicanti piegati, o meglio, spezzati dalla vita. Con le ginocchia strette al corpo iniziò a piangere, dando sfogo a tutte le sue preoccupazione, al panico che l’aveva assalita. Non seppe per quanto rimase in quelle condizioni, ma cosa la riportò alla realtà l’avrebbe ricordato fino all’ultimo dei suoi giorni.

Un grido agghiacciante squarciò brutalmente il silenzio della notte. Non era chiaro da dove provenisse, né chi lo avesse emesso. Ingoiò le lacrime e i singhiozzi ancora in sospeso nella sua gola, cercando di restare in allerta. Si tirò su, stringendo la bacchetta finché le nocche non sbiancarono. Lentamente mosse qualche passo, allontanandosi dal muro. È li fece il primo errore…..
Si voltò alla sua sinistra, passando in rassegna ogni centimetro visibile in cerca del potenziale pericolo. Senza considerare che il pericolo poteva essere dietro di lei. Il rantolio di un respiro irregolare, affannoso, si fece sempre più chiaro e distinto alle sue spalle. Si girò di scatto, pronta a colpire. Ma non vide altro che il nulla, il buio era l’unica presenza. O forse forniva solamente la copertura perfetta. Terrorizzata comincio ad arretrare, senza accorgersi degli ostacoli sparsi in giro. I piedi incespicarono e lei cadde, sbattendo dolorosamente a terra con un tonfo sordo. Perse anche la presa sulla bacchetta, la sua unica arma. Quest’ultima, volando chissà dove, illuminò qualcosa che rispose emanando un leggero bagliore. Con gli occhi sbarrati, senza la forza e il coraggio di rialzarsi, strisciò all’indietro. Qualcosa o qualcuno si mosse a sua volta. Una figura senza contorni precisi, un’ombra che scivolava liquida tra altre ombre, sue sorelle e complici.
Era finita. Si stava maledicendo per essere fuggita così, come una vigliacca qualunque. Senza affrontare direttamente ciò che la turbava. Era forse la sua punizione? D’istinto calò le palpebre, ormai rassegnata, nascondendo il viso nell’incavo del gomito. Attese, attese, ma non accadde niente. Si arrischiò quindi a sbirciare. Non si aspettò quello che vide. Un raggio rosso vermiglio quasi la sfiorò, oltrepassandola e carezzandola con una calda scia. Poi una voce:

«Scappa!» una voce roca e profonda. Non sapeva dire a chi appartenesse, tanto meno da dove provenisse. Non se lo fece ripetere una seconda volta. Come sotto effetto di un eccesso di adrenalina, si rimise in piedi, raccolse la bacchetta ancora illuminata e corse. Corse a perdifiato. Corse, corse senza guardare indietro.

******


La mattina dopo, il 9 Novembre 1888, attorno alle 11.00, proprio in Miller's Court, al civico 13, le autorità babbane rinvennero il cadavere di Mary Jane Kelly. La quinta ed ultima vittima attribuita a Jack The Ripper. Di lui non si sentì più parlare, ma le autorità, di entrambe le parti, mantennero comunque la guardia alta. Alcuni Maghi crearono e fecero girare i primi prototipi di Avversaspecchio, gingilli in grado di riflettere le ombre dei nemici. Anche la sua famiglia se ne procurò un paio. Nonostante l’apparente pace, il rischio che Jack tornasse c’era. Per molto tempo si chiese se quella notte avesse incontrato il famigerato assassino, ma soprattutto se la sua scomparsa era dovuta a colui che l’aveva salvata. Il quesito, però, rimase senza risposta.

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Prova Words of Magic:
Universi Paralleli - Il tuo PG è nato in un'epoca differente: immagina quando e come è la sua vita nel contesto.








Un paio di precisazioni doverose:
- Le informazioni riguardanti Jack, date, nomi e numero delle vittime sono state reperite online.
- La parentesi sull'Avversaspecchio, invece, è stata presa dalla vetrina di Ars Arcana. Ringrazio colui o colei che ha ideato la descrizione per lo spunto di gioco. :flower:
 
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