| Ancora scossa per quanto accaduto inizialmente non aveva fatto caso ai movimenti del mago, tanto che li registrò solamente mentre le loro voci si sovrapponevano pronunciando il medesimo incantesimo: fu solo un istante, un frammento di pochi secondi, eppure il tempo sembrò dilatarsi mentre le punte delle bacchette si sfioravano impercettibilmente. I pezzi scomposti di ceramica si avvicinarono lentamente tra di loro, seguendo un motivo sconosciuto alla strega e al mago che avevano castato l’incanto ma che in realtà sembrava quasi una trasposizione dell’intreccio particolare che li legava. Quando ormai le spaccature erano diventate solo un vago ricordo sul bianco candido della ceramica Jane afferrò la tazza tra le mani, un cenno di sorpresa sul volto dopo essersi resa conto di quanto era appena successo. Ancora disorientata, lasciò che Lucien sistemasse il tè rovesciato a terra mentre fissava con sguardo lievemente assente l’oggetto. Fu solo quando il mago parlò nuovamente che notò che il taglio sulla mano si era rimarginato e un sorriso leggero le sfuggì dalle labbra mentre scrutava gli occhi cerulei che aveva imparato a conoscere bene nei mesi precedenti. Le parole di Lucien la aiutarono a lasciarsi alle spalle il turbamento per la sua reazione nonostante fosse conscia che potesse essere apparsa esagerata, ma il ragazzo sembrava pronto ad andare oltre. Riprese posto sulla sedia, versandosi con attenzione le ultime gocce di tè rimaste sul fondo della teiera. Lo sciabordio delle onde faceva tremare impercettibilmente la tazza che stringeva in mano, un movimento ritmico e dolce come una ninnananna sussurrata all’orecchio: alzò anche l’altra mano a reggere la ceramica bianca, bevendo un sorso di tè mentre attendeva paziente che Lucien riprendesse a parlare. Il gusto aspro dell’algabranchia le pizzicò la lingua prima di venire mitigato da quello più dolce dei petali di ninfea, un contrasto delicato che sembrava armonizzarsi con l’autunno che avrebbe visto danzare tra le foglie e il cielo se avesse alzato il volto e guardato fuori dalla finestra sopra l’acquaio. La sua attenzione però era delineata su Lucien, che ancora non aveva rotto il silenzio impalpabile che era sceso nuovamente tra di loro: notò la lieve tensione che aveva fatto presa sul corpo del mago, nonostante lo sguardo tornato inalterato e impassibile come qualche istante prima. Il lavoro al San Mungo, ormai diventato da più di un anno parte della sua quotidianità, aveva sì ampliato le sue conoscenze in pozioni, erbologia e incantesimi, ma al tempo stesso avvertiva che l’aveva resa più attenta a particolari che mesi addietro forse non avrebbe notato. Aveva anche allenato la sua pazienza, rendendo il rispetto per i tempi dei pazienti centrale nelle sue azioni, e questo si rifletteva anche nell’atteggiamento che aveva assunto in quel frangente: le sembrava di percepire una leggera difficoltà in Lucien ed era forse la prima volta che vedeva il guardiacaccia in quella condizione, il desiderio di aiutarlo lesto a pizzicarle la cute ma si sforzò di attendere, cercando di controllarsi. Posò la tazza sul tavolo con un movimento lento e curato facendo attenzione a non rovesciarne il contenuto, le onde al suo interno però non apparvero concordi con le sue intenzioni, pronte a dimostrare l’ombra di inquietudine che il silenzio di Lucien stava generando nel suo animo, facendo cadere qualche goccia di tè sul ripiano. Provò a disperderle con un movimento della mano ma si fermò a metà del gesto, interrotta dalla voce del mago, lo sguardo ancorato alla superficie lignea.
Si sentì vagamente disorientata poiché era una sensazione nuova ascoltare Lucien parlare del suo passato, accennare a fatti che trascendevano la quotidianità che era sempre stata il confine invisibile fissato tra di loro: era accaduto nelle settimane precedenti che in compagnia i due avessero commentato un particolare articolo del Profeta, oppure discusso davanti ad un bicchiere di vino se Miguel Delaguerre avrebbe pubblicato a breve un altro libro sulle creature magiche. A volte gli anni trascorsi sotto lo sguardo attento di Priscilla Corvonero facevano capolino tra i loro ricordi, creando un punto di contatto etereo che riportava alla luce le similarità tra i due che a primo impatto si assomigliavano tanto quanto il bianco con il nero, la pioggia con il sole. Il passato invece, quello più profondo e privato, era un ospite sgradito, un luogo inaccessibile e mantenuto nascosto come la più grande delle vergogne, un limite che non poteva e non voleva essere oltrepassato: alcune delle linee d’inchiostro che decoravano la pelle del mago avevano conservato la loro traccia nel mistero così come la cicatrice sull’avambraccio di Jane, tanto visibile quanto mimetizzata alle domande indiscrete. Avvertì il battito del cuore accelerare mentre ascoltava con attenzione il racconto del ragazzo proseguire, la parola morte cadere maldestra tra di loro e farle alzare lo sguardo di scatto, osservando con più attenzione il volto del mago mentre questi continuava a parlare. A primo impatto comprendere il legame che stava descrivendo le apparve complesso e a tratti nebuloso, distratta forse anche dal respiro che ebbe un momento di incertezza quando Lucien rivelò le sue intenzioni di voler continuare ad approfondire il rapporto con l’elemento. La sua mente faticava a comprendere come potesse avvertire il desiderio di rischiare di nuovo la vita dopo le condizioni in cui era arrivato al San Mungo, ma sapeva che non stava a lei esprimere le sue preoccupazioni, che non aveva alcun diritto di giudicare le sue scelte: riflettendo maggiormente avrebbe forse intuito che la stessa curiosità che a volte l’aveva portata a fare scelte azzardate animava Lucien e alimentava la sete di conoscenza del mago, plasmando le sue azioni e tracciando la strada che sembrava così deciso ad intraprendere.
Imitò i gesti del ragazzo, abbassando nuovamente lo sguardo e bevendo un altro sorso di tè e cercando di calmare la tachicardia che avvertiva prepotente nel petto, l’agitazione scorrere infida lungo la sua schiena: un legame così intenso, la voglia di continuare lungo quella strada, tutto questo dove avrebbe portato il mago? E su di lei, che effetto avrebbe avuto in futuro quella consapevolezza? Si sentì fragile, le guance pallide assunsero una sfumatura rosa, quasi come se temesse che il ragazzo potesse aver letto le sue incertezze e scoperto i pensieri che aveva preferito mantenere per sé. Si sforzò di parlare, di dare voce a quello che pensava senza però rivelare tutto. « In questo ultimo periodo avevo notato in te qualcosa di diverso, di profondo. Decifrarti non è mai semplice, ma questa volta mi è sembrato quasi impossibile! Temevo quasi di aver fatto qualcosa di sbagliato. » trattenne una risata leggera che sembrava pronta ad esprimere il conforto che provava nel sapere che lei, in tutta quella storia, non aveva alcun ruolo. Fu solo un attimo però, un respiro profondo pronto a riportare nella conversazione i toni più adatti, il rispetto che la rivelazione fatta da Lucien meritava e che Jane sentiva di dover esprimere. Sapeva che con le sue parole stava per camminare nuovamente su quel confine netto che li separava, ma la complessità del momento condiviso le aveva generate ancora prima che se ne rendesse conto. Spostò una mano sul braccio di Lucien, stringendo delicatamente, « Non so se mai riuscirò a comprendere questo legame con l’Acqua, e non credo che mi sarà mai concesso, » era un filo originale, privato e inaccessibile agli estranei, « ma mi rendo conto di quanto sia unico e ti ringrazio per avermene parlato. » Era difficoltoso per lei esprimere la gratitudine per aver potuto conoscere un frammento del Lucien che solitamente rimaneva nascosto, e ciò era facilmente intuibile anche dal suo volto dove il rosa pallido sulle guance aveva assunto una sfumatura più scura. Bevve un altro sorso di tè per cercare di celare l’imbarazzo di essersi forse esposta troppo, e fu così che notò lo sguardo incuriosito del mago sulla tazza che reggeva in mano, la domanda che non aveva preso voce ma che aleggiava chiaramente tra di loro. Il segreto che le aveva rivelato Lucien poteva spingerla a mostrargli uno spiraglio della Jane che conoscevano in pochi?
« Nessuna abilità particolare, nessun gioco di prestigio, » aveva iniziato a parlare ancora prima di rispondere alla domanda che vagava per la sua mente, il timore di rivelarsi relegato in fondo al suo animo, il tono di voce rilassato e tranquillo « come avrai notato, anche se ti sembrerà che il vino elfico sia tra le mie bevande preferite in realtà in questa casa troverai scorte di tè paragonabili quasi alla quantità di libri. » sorrise, quasi scusandosi, « Non mi capita spesso di far levitare la tazza tra le mie mani e non è una cosa che riesco a controllare. Di solito succede quando sono sovrappensiero o particolarmente impaziente, quasi di riflesso. Penso sia un incantesimo non verbale che prende vita senza che me ne renda conto. Da quanto ne so, era una caratteristica anche di mia madre. » Fece una breve pausa, la sensazione di esporsi troppo che iniziava a crescere e a rovinare la calma con cui aveva iniziato a parlare. « Sei praticamente la prima persona che lo vede al di fuori della mia famiglia, penso. » Il tono di voce si spense improvvisamente non appena finì di pronunciare le ultime parole. Eccolo, il confine che veniva oltrepassato, il limite che veniva cancellato e momentaneamente dimenticato. Il silenzio prese nuovamente posto nella cucina luminosa, quasi come se ci fosse una sedia riservata a lui intorno al tavolo, una tazza di tè ad attenderlo. Attese qualche attimo, la paura di aver parlato troppo pronta a presentarle il conto e a incrinare la serenità con cui avevano iniziato la giornata. Quasi come se avesse avvertito che la padrona si trovava in difficoltà Persefone con un miagolio salì sul tavolo tra i due, sedendosi esattamente davanti a Lucien e iniziando a fare le fusa cercando di attirare l’attenzione del mago. Davanti a quella scena Jane non riuscì a trattenere una risata, « Sei proprio una ruffiana! Un giorno Lucien mi spiegherai come hai fatto a conquistare la fiducia di questa gattaccia diffidente! » Allungò la mano per grattare la testa dell’animale, per poi alzarsi. La bolla di tensione che aveva iniziato ad avvertire era stata scoppiata dalla comparsa del gatto, e il tempo che negli ultimi minuti sembrava essersi fermato per dare spazio alle loro rivelazioni riprese a scorrere nella sua quotidianità. « Un’altra tazza di tè? »
| Jane Read words of magic - spirit, n°8 |
Edited by Jane Read - 29/9/2021, 22:44
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