Abbandonate Ogni Speranza O Voi Che Entrate, Prova Words of Magic

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view post Posted on 30/10/2021, 16:08
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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highgate-cemitero
Da quando aveva lasciato l’appartamento si stava incolpando di tutto ciò che era accaduto. L’ultima cosa che immaginava era diventare la causa di un litigio. Distrattamente dette un calcio ad una piccola pigna che le intralciava il cammino. Si trovò ad imboccare Oakshott Avenue. Proseguì su quella via, attratta soprattutto dal verde della vegetazione del parco limitrofo. Avere un contatto con la natura era una delle poche cose che poteva calmarla.
Oltrepassò un enorme cancello in ferro battuto, incorniciato da una solida cinta muraria.

London Cemetery

Questa la scritta che campeggiava su di esso. Non c’era mai stata, ma sapeva che quello di Highgate era uno dei cimiteri monumentali più famosi della città. Suo padre le raccontò che, quando lui era bambino, girava voce vi abitasse un vampiro. Il fatto che sembrasse un posto allettante dove vivere, o meglio non vivere le risultava assurdo, ma sicuramente era pieno di quiete. Nessuno avrebbe osato disturbarlo. Il silenzio che avvolgeva i visitatori era surreale. L’unico rumore era il fruscio delle foglie mosse dalla brezza, o da qualche scoiattolo in cerca di ghiande. I suoi passi fecero scricchiolare i sassolini del selciato, contribuendo a quella delicata melodia.
Un gruppetto ristretto di turisti era in pellegrinaggio alla tomba di qualche celebrità. Un’anziana signora stava poggiando una piccola ghirlanda di fiori rosa e scarlatti sulla tomba di qualcuno, forse il marito o qualcuno di altrettanto importante per lei. «So che non vorresti, ma ho preso il tuo cuscino preferito. Senza non riesco a dormire….» le sentì dire mentre le passava di fianco. Parole forse inutili, ma dette con talmente tanto amore e dolcezza da scaldare il più gelido dei cuori. Parole che sanno di quotidianità, bisbigliate come un segreto rivelato al complice di una vita. Probabilmente parlava alla persona cara delle sue giornate per sentirsi meno sola, per colmare un vuoto, per sentirsi meno distante da chiunque si trovasse lì. Si strinse nelle spalle, sentendosi una spettatrice sgradita di quell’intima conversazione, e proseguì più spedita.
La voce della donna si disperse a mano a mano che si allontanava. Si addentrò verso l’interno, seguendo i sottili sentieri tracciati tra lapidi e cappelle private. La vegetazione si faceva sempre più fitta, gli alberi facevano ombra con i loro rami e le ampie fronde, in alcuni angoli sembrava già calata la sera. Adocchiò uno spiazzo abbastanza tranquillo e libero ai piedi di un Cipresso. Decise di andarsi a sedere ai suoi piedi, nessuno l’avrebbe infastidita e avrebbe avuto tutto il tempo di riflettere su quello che era accaduto poco prima. Maxwell l’aveva presa per una bambina incapace di comprendere, come se avesse potuto giudicare qualcuno solo perché altre persone erroneamente l’hanno fatto prima di lei. Non sapeva se essere arrabbiata con sé stessa per essersi impicciata, o con lui per non averle spiegato la situazione o addirittura con suo cugino per essersi intromesso iniziando un litigio. Jordan a modo suo, molto a modo suo, voleva solo proteggerla, ma non sempre lo faceva nel modo giusto. Si accomodò sul manto erboso, lasciandosi solleticare i palmi dai delicati steli. Espirò rumorosamente, come a volersi liberare da un peso. Reclinò la testa all’indietro, con l’intenzione di poggiarla al tronco dell’albero. Peccato, però, che anziché saggiare la ruvida corteccia, si ritrovò a sbattere malamente sul terreno. Per fortuna era morbido, ma la testa le dolse ugualmente. «Merlino ladro, ma che diavolo…» esclamò sfregandosi la nuca. Qualche rametto era rimasto impigliato nei capelli. Dopo essersi tirata su, con gesti rapidi cercò di districarli, ma si arrese rendendosi conto di peggiorare le cose. Eppure, era sicura di essersi seduta proprio sotto il Cipresso, non poteva essere sparito. Si voltò e, con suo stupore, l’albero era…sparito. «Ci manca solo soffrire di allucinazioni…» quando tornò a guardare di fronte a sé, l’occhio le cadde su qualcosa d’inaspettato. Non lontano da un sarcofago, corredato di coperchio decorato con l’imponente statua di un angelo, c’era un Cipresso. Possibile? Era convita che prima non ci fosse.
«Non può essere…il caldo e la botta in testa mi stanno giocando brutti scherzi!» si alzò con l’intenzione di andare a verificare se fosse vero o solo uno strano miraggio. Quando lo raggiunse allungò la mano, convinta di poterlo toccare. Appena le dita lo sfiorarono questo divenne intangibile, prima che scomparisse del tutto vide attraverso di esso come se fosse un fantasma.
«Ma cosa…» impaurita, arretrò istintivamente. Girò su sé stessa, decisa a tornarsene indietro. La situazione si stava facendo fin troppo assurda. Preferiva affrontare suo cugino, era l’opzione meno spaventosa al momento.
A quanto pare avrebbe rimandato la discussione. Il Cipresso era posizionato dove l’aveva visto la prima volta. «Oh, andiamo, hai voglia di scherzare?» un passante la guardò di sottecchi, con un’espressione interrogativa da “stai dicendo a me?”. Non ricevendo conferma filò poi dritto per la sua strada. Lei fece finta di niente e continuò a prendersela col suo strambo avversario. Infervorata gli si parò nuovamente davanti. Ma stavolta, mentre allungava la mano, udì un inquietante scricchiolio. Qualcosa sbucò dal tronco e cercò di cingerle il polso. Un’appendice simile ad una mano, ma non era umana. Grigia e nodosa, come se fosse in uno stato artritico avanzato. La superfice era segnata da una rete di linee simili a rughe. Prese poi forma una faccia, se si poteva definire tale. Un ovale grigio spento, sul quale spiccavano due cavità nere come la pece che la fissavano ad un palmo di naso. Due buchi neri che sembrava voler risucchiare l’anima del malcapitato.
Era come ipnotizzata da quell’essere abominevole, ma alla fine riuscì a riscuotersi «OHHHH NO, NO, NO, NO, NO…» non si sarebbe lasciata prendere. Si ritirasse di scatto e corse in cerca di un luogo dove potersi nascondere, magari poteva ragionare meglio sul da farsi se si sentiva al sicuro. Entrò in una cappella poco distante, dall’aria abbandonata. Il cancellino era aperto e ricoperto di ruggine, una catena rotta e altrettanto malmessa pendeva da esso. Probabilmente non se ne occupava nessuno da tempo. Cercò sostegno alla parete, un tempo doveva essere splendente e bianca come il latte, adesso era scrostata e inscurita da strati di sporcizia e muffa. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Cercò di elaborare una soluzione. Come si poteva difende da quel…coso. Nessuno dei suoi insegnati ad Hogwarts aveva nominato una creatura del genere, tanto meno un incantesimo efficace contro di essa.
Il flusso di pensieri venne bruscamente interrotto. Si sentì strattonare la spalla sinistra. Stava cercando di trascinarla con lui, chissà dove poi. Iniziò a divincolarsi e a dibattersi. Nel dimenare il braccio urtò qualcosa. Beh, se l’aveva colpito tanto di guadagnato. Con la mano libera recuperò la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans e, senza esitare, la puntò dove in teoria doveva trovarsi il suo nemico. Così non fu «PORCO MERLINO, JORDAN. CHE DIAMINE CI FAI QUI!» suo cugino si stava coprendo il naso. Ecco chi era la vittima. Ma dov’era finito quella sottospecie di demonio. «C-c’è uno strano essere che m-mi inseguiva…io-. P-potrebbe t-tentare di prendere anche te!» indicò il punto da cui era scappata prima, ma ancora una volta il Cipresso si era volatilizzato.
«E questo ti autorizza a picchiarmi? E comunque non c’è niente…Ora hai anche le allucinazioni?»
«N-non me lo sono i-immaginata! U-un, non so cosa, è spuntato da u-un Cipresso che era lì pochi istanti fa!» disse in tono isterico, la voce divenne stridula.
«Adesso calmati, stai vaneggiando!»
«Non sto vaneggiando. Libero di non credermi, ma so cosa ho visto!»
«Simpatici i Cipressi Funesti, vero?» si accorse solo in quel preciso momento della presenza di Maxwell. Se ne stava a cavalcioni della bassa cinta esterna della vecchia e cadente cappella.
«Lui perché è venuto con te?» una punta d’irritazione si fece largo nella sua voce.
«Volevo raggiungerti per scusarmi, non intendevo alzare la voce. Lui è venuto con me perché, diciamo, l’ho convinto a fare altrettanto. Tu…ecco…tu giustamente non sapevi di cosa stessimo parlando e noi non avevamo il diritto di farti sentire in colpa per esserti incuriosita.»
«Io, ehm, scuse accettate!» non ce la faceva a tenere il muso a suo cugino. E lei doveva ammettere di essere stata troppo impicciona.
«Scuse a parte, cosa stavi dicendo a proposito dei…» riflette qualche istante per ricordare come Maxwell aveva chiamato quell’albero mostruoso «Cipressi Funesti!?» rabbrividì pronunciando quel nome, molto appropriato tra l’altro.
«Credo che scoprirai di più dalle lazioni di Erbologia, ma ti basti sapere che sono la peggior specie di alberi spettrali. Lo sai che il demone che gli infesta poteva impossessarsi di te? Ringrazia si sia limitato a spaventarti!»
«Sei simpatico quanto un Bundimun! Non ti stanchi mai di fare lo…ahhh, lascia perdere, è come parlare con un muro!» disse a denti stretti.
«Spiacente, sono fatto così. Prendere o lasciare!» fece spallucce, con quell’aria d’indifferenza sul viso che le dava ai nervi. La voglia di prenderlo a schiaffi era tanta. Strinse violentemente i pugni per trattenersi. Le unghie si conficcarono nella carne lasciando i segni. Solo la voce di Jordan riuscì a riscuoterla «Credo sia meglio andare, si sta facendo tardi e tu devi tornare a casa!» le dette una piccola spinta per incoraggiarla a muoversi, ma soprattutto per indurla a tacere. Non era il caso d’iniziare una nuova discussione «Sia chiaro che ti accompagno io! Se non torni sana e salva mi cruciano!» In effetti il sole stava scomparendo. In tutto quel caos si era completamente dimenticata del resto. E non finiva lì, loro due le dovevano delle spiegazione, che lo volessero o meno.

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Prova Words of Magic:
Soul n°7 - Racconta di come il tuo PG incappa negli alberi spettrali. Apparentemente del tutto simili ai normali alberi, queste piante magiche hanno alcune caratteristiche tipiche degli spettri, come la tendenza a diventare intangibili o scomparire e comparire in qualsiasi luogo e senza preavviso.
Un esemplare particolarmente pericoloso è il Cipresso Funesto, che infesta soprattutto i cimiteri. Al suo interno vi è uno spirito maligno che può anche impossessarsi degli incauti (per liberare le vittime è necessario l'incanto Absolvianimus. Attenzione! Non può essere eseguito su se stessi).






 
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