La rincuorò sapere che non odiava
tutti i Tassorosso. La sua seconda casa. La sua seconda famiglia. A quel punto si rilassò nuovamente, seguendo la conversazione con la solita spensieratezza. «
Mi sa che abbiamo qualcos'altro in comune oltre alla musica allora!» in primis il fatto che avesse conosciuto gli elfi domestici la fece sorridere. Si era iscritta al C.R.E.P.A per tutelarli. Aveva persino conosciuto Estia, l’Elfa che gestisce il “Focolare Domestico” ad Hogsmeade, aiutata nel suo progetto proprio dall'associazione e dai suoi attivisti. «
Anzitutto il conoscere li elfi. Sono creature meravigliose, a scuola mi sono iscritta ad un'associazione che ha lo scopo di aiutarli e proteggerli!» non ha ancora avuto modo di fare qualcosa di concreto, eccetto qualche donazione, ma spera un giorno di poter contribuire maggiormente anche lei. Per ora, nel suo piccolo, era una minuscola goccia nel vasto mare «
E sì, confermo che sono anche cuochi fantastici, credo di non essermi rimpinzata tanto quanto ad Hogwarts!» di certo però non aveva mai provato nessun piatto esotico «
Il cibo coreano onestamente non credo di averlo mai assaggiato...» sul volto le comparve un'espressione pensierosa. Per pochi istanti vagliò i suoi ricordi, ma confermò solamente la sua lacuna culinaria «
Anche se m'incuriosisce! Basta però che non sia troppo piccante o potrei diventare rossa e iniziare lacrimare come una fontana. Non sarebbe un bello spettacolo! Finirei più o meno in queste condizioni…» gonfiò le guance come due palloncini colmi di elio e si sventolò freneticamente con la mano, mimando una famelica ricerca d'aria per spegnere un metaforico fuoco nella sua bocca. Okay, doveva smetterla di fare il clown, era il momento di tornare seria per quanto ne fosse capace.
«
Secondo, anche io spero di riuscire ad essere utile alle persone! Per questo vorrei entrare al Ministero! E, beh, ecco…neanche nelle vesti più semplici…» disse l’ultima frase in un soffio, praticamente a bassa voce, come a conversare con sé stessa. Non sapeva neanche se le parole erano arrivate alle orecchie del suo interlocutore. Era complicato spiegare l'obiettivo che si era posta fin da bambina. Ha sempre visto li Auror come eroi ed eroine senza macchia e senza paura, sempre in prima linea per salvare le persone, togliere la gente da situazioni pericolose. Lei non si vedeva per niente così, non era assolutamente un’eroina. Non si sentiva speciale a tal punto. Un’idea consapevolmente romanzata aveva preso forma nella sua testa da infante. Non le importava fosse fittizia, voleva impegnarsi per somigliare allo stereotipo che si era creata. Gli stereotipi comunque sono sempre sbagliati, anche chi si mostra impavido e compie azioni degne di nota dietro la maschera di freddo coraggio nasconde delle fobie, delle insicurezze. Alla fine sono sensazioni ed emozioni umane. Crescendo lo aveva compreso. Magari anche lei avrebbe imparato a mimetizzare meglio le sue di emozioni, seppur blande al momento. Spera davvero di essere all’altezza del suo sogno, ci tiene a realizzarlo più di ogni altra cosa. Si riscosse dai suoi pensieri, cercando di deviare su altro. Qualcosa di positivo. «
Sono convinta che capirai cosa ti blocca! Potrà non essere facile, ma sono sicura che ci riuscirai senza problemi!» i blocchi mentali spesso frenano, allontanano dai propri progetti perché inducono a pensare di non essere abbastanza. Quanto poteva risultare difficile per un ragazzo che aveva il coraggio di prendere nelle proprie mani la vita degli altri, senza esitare e senza andare nel panico, affrontare un blocco così? Ce l'avrebbe fatta, non aveva dubbi. Gli sorrise incoraggiante prima di aggiungere «
Come sono convinta che saprai dare molto di te agli altri anche nei panni di Medimago!» chi dice che Jisung non possa insegnare anche tra le corsie di un Ospedale? «
E poi si può benissimo insegnare anche con semplici gesti. Magari in futuro, che sia domani o tra dieci anni, ti troverai uno stuolo di giovani Medimaghi alle prime armi che si fionderanno come schegge impazzite nel tuo ufficio per un consiglio, un consulto o cose simili…ti toccherà far loro da mentore in qualche modo, no?» non era la persona più adatta per sindacare su una materia di cui non sapeva nulla, neanche le basi, ma il suo ottimismo non dette segno di cedimento. Non cedette neanche di fronte ad un’ipotetica, ma un ipotetico che probabilmente rendeva al reale, figura barbina. Diciamo che sfoderò la sua miglior faccia tosta per poi pentirsene.
«
Mi sa che ho corso troppo comunque…ti ho detto che quando parto in quarta non mi fermo!» tornò al presente, riflettendo sul
qui ed ora. «
Anche se rimango dell'idea che tu troverai la tua strada e io cercherò di convincermi di essere all'altezza!» prese il bicchiere ormai mezzo vuoto e lo sollevò, mettendolo in bella vista «
Alla nostra?» un brindisi a quel flebile lumicino rimasto in fondo al vaso di Pandora, ovvero la speranza? Ma sì, un brindisi alla speranza! Che non si rivelasse una mera illusione però…