Meno male che c'è la birra, Privata

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view post Posted on 8/11/2021, 19:44
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Kim Jisung - 김 지성
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Il pranzo della domenica era stato buonissimo e abbondate come al solito. Aveva divorato circa quindici mandu al kimchi senza nemmeno respirare. Erano i suoi preferiti e ne mangiava fino a scoppiare. Non sapeva se la carne alla brace quel giorno fosse più buona del solito oppure il nuovo tipo di marinatura aveva fatto miracoli. Accompagnata ai soliti contorni era semplicemente deliziosa. A fine pasto era arrivato il soju di rito, quel giorno indispensabile come non mai per riuscire a digerire tutto.
E dopo la grappa arrivò anche la doccia fredda.
"Jisung dovresti guardarti intorno" sviolinò la voce di sua madre senza che nessuno l'avesse interrogata. Era più pieno di un toporagno e ci mise un bel pò per dire allo stomaco che doveva dare di nuovo il controllo al cervello. Era pienamente lucido, talmente lucido che cominciò a girare la testa in tutte le direzioni.
"Non c'è niente, ommà" sentenziò prima di tornare a ruminare il pranzo.
"Ma non qui! Intendo che devi guardarti intorno nella vita" il viso di sua madre iniziava a somigliare al muso di un bulldog.
"Ma dove?" perché tante domande quando era pieno come un onggi in fermentazione?
"Nella vita! Intendo nella vita!" il tono della voce di mamma Kim stava iniziando a superare il livello di guardia "Hai già venticinque anni e non hai un lavoro. Devi cominciare a mettere da parte i soldi per sposarti"
"Eh?" blocco della digestione fulminante.
"Non hai mai parlato di ragazze, nemmeno con tuo padre. GLIEL'HO CHIESTO?"
E di cosa avrebbero dovuto parlare? Conversare sul nulla alla fine stanca, meglio buttare giù un bicchierino come facevano di solito.
"Immagino che a scuola avrai avuto un sacco di ragazze, sei così bello. PERCHE' IO NON SO NULLA?"
Jisung era totalmente annichilito.
"Dimmi quante ragazze hai avuto?" il bulldog aveva preso saldamente le caviglie tra i denti.
Un sacco di ragazze. Sì, aveva dovuto comprare un elimina code per evitare che prendessero a testate la porta della sua stanza nel disperato tentativo di entrare. Valle a spiegare che non se lo era mai filato nessuna, che era uno sfigato. Non aveva mai baciato una ragazza figurarsi mettere su famiglia. Chissà, magari Helena Corvonero poteva essere interessata. Era l'unico esemplare di sesso femminile con cui aveva avuto uno straccio di conversazione in sette anni di scuola.
"Ommà, non preoccuparti. Sto cercando un lavoro" la conversazione stava prendendo una brutta piega, era il caso di sparire dalla circolazione. Si alzò dal pavimento barcollando e afferrò la giacca all'ingresso.
"Jisung, dove pensi di andare?"
"Ho bisogno di camminare un po'. Ti chiedo perdono, ommà" detto questo si infilò le scarpe e uscì per strada prima che sua madre potesse mettergli una corda al collo.
Camminò senza una meta mentre calpestava marciapiedi di vicoli che non aveva mai visto. Stava cercando un lavoro, era vero. Sperava di essere chiamato a breve per un colloquio ma si era guardato bene di dirlo ai suoi genitori. E se poi fosse andato male? Se non lo avessero giudicato all'altezza dell'impiego? Era un'eventualità che uno come lui non poteva scartare.
Come se i drammi lavorativi non lo stressassero già a sufficienza, a seguire c'erano le ragazze, donne, femmine in genere. Quella si che era una nota dolente, altro che le sue lezioni di tromba.
L'unica per cui aveva avuto una cotta, una ragazza di Tassorosso, lo aveva rimandato al mittente senza nemmeno concedergli l'onore di sentirle dire a voce che era un verme della terra. Era rimasto traumatizzato e aveva evitato le ragazze per non sentirsi più come quel giorno. Ma quella in fondo non era solo una sua idea senza senso. Nessuna ragazza si era mai avvicinata a lui, nemmeno quelle del suo corso e, peggio del peggio, nemmeno quelle più piccole.
Era un disastro su tutta la linea proprio ora che sua madre sembrava arsa dal sacro fuoco di allargare la famiglia. Non che lui non volesse sposarsi, semplicemente voleva farlo con i suoi tempi senza avere quella pressione sulle spalle. Non aveva nessuna intenzione di mettersi a cercare una donna perché "doveva prendere moglie" a trent'anni. Se avesse incontrato un giorno la persona giusta allora sarebbe stato diverso ma ora non esistevano le premesse.

Perso nei suoi pensieri si ritrovò davanti a un pub babbano ed entrò senza pensarci due volte.
Si sistemò in uno dei tavoli d'angolo e ordinò la birra più grossa che avevano a disposizione.
Mettere le labbra nella schiuma fresca fu un vero toccasana. Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi mentre la mano stringeva il boccale con forza.


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Edited by Jisung* - 22/11/2021, 15:58
 
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view post Posted on 10/11/2021, 07:08
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La casa di Jane, immersa nel tranquillo quartiere di Notting Hill, aveva abbandonato lo sguardo perso del mago da diversi minuti quando con un secco crack si era smaterializzato. Il suo corpo era quindi riapparso in un quartiere periferico della capitale e da lì aveva preso a camminare senza un meta precisa, perso nei propri pensieri. Dopo un tempo indefinito, aveva varcato la soglia di un pub babbano, imprecando a denti stretti quando si era reso conto della cosa - e bastava una semplice occhiata agli alcolici impilati dietro al bancone - perché voleva qualcosa di magico e forte. Ormai era lì e decise di sfruttare la banconota di valuta babbana che aveva trovato (nella tasca del giubbino di un tizio su cui era accidentalmente gravitato addosso); con ogni probabilità, oltre che rivelarsi inutile, se il barista avesse visto un Galeone avrebbe pensato che Lucien volesse rifilargli un pezzo della versione più trash del Monopoly. Con la refurtiva ordinò un drink babbano e un doppio cheeseburger. Doveva recuperare le energie perse.
Divorò il panino con lo stesso impegno di un biafra e nel mentre lasciò scivolare in gola il mix di cognac ed assenzio del Sazerac. Su una scatola rettangolare scorrevano immagini di babbani che prendevano a calci una palla e i presenti, stipati nel piccolo pub come sardine sott'olio alcol, si immolavano in grida e schiamazzi non troppo dissimili da quelli che animavano il pubblico di una partita di Quidditch. A quel punto, si disse Lucien, urgeva fumare, ma per ovvi motivi non avrebbe acceso la sua creazione nel modo abituale con cui era solito fare, ossia usando la bacchetta. All'occorrenza capace di integrarsi abbastanza bene nel mondo babbano grazie all'infanzia trascorsa a Durness e le successive vacanze negli anni a Hogwarts, il francese zigzagando tra i tifosi di calcio esultanti raggiunse uno dei tavoli d'angolo e si rivolse al primo essere umano su cui posò lo sguardo.
Hai da accendere?
L'orientale, impegnato a tracannare un generoso boccale di birra, avrebbe potuto avere con sè uno di quei piccoli arnesi con cui i babbani attestavano la propria dipendenza da nicotina o oppiacei.
Lucien Cravenmoore | 26 y.o. | teacher

Visto che Jisung ha scelto questo tipo di pub, a lui il compito di capire se Lucien sia un babbano o un mago :ihih:

Edited by Atonement. - 12/11/2021, 21:57
 
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view post Posted on 11/11/2021, 13:55
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Kim Jisung - 김 지성
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Era troppo impegnato a tracannare birra e ad autocomiserarsi per rendersi conto che non era più solo. Le parole dell'uomo di fronte a lui lo fecero trasalire e sollevare la testa di scatto. Riuscì comunque a sentire alla perfezione la domanda che gli venne rivolta.
Hai da accendere? In che senso da accendere? Non riusciva a seguirlo ed era certo che non dipendesse dal fatto che l'alcol cominciasse a farsi strada nel suo organismo. Non afferrava proprio il senso del discorso. Ma cosa doveva accendere poi?
Ah! Forse aveva bisogno di fuoco per fare chissà cosa. Scemo lui che perdeva tempo a farsi tutte quelle domande, in fondo si trattava di babbani.
Cominciò a guardarsi intorno. Prima sul tavolo e dopo allungando il collo verso il bancone del pub. Non vedeva fuochi da nessuna parte o comunque qualcosa che potesse aiutarlo.
"Non ho una candela sul tavolo, mi dispiace" disse con rammarico al giovane uomo di fronte a lui "Ma possiamo chiedere al padrone se ha del fuoco nel retro".
Erano dei babbani ma dovevano pur mangiare, come le cucinavano le loro cibarie?
Jisung era completamente digiuno di faccende babbane. Nel ristorante sua madre utilizzava un grande fuoco per cuocere le pietanze, sul quale appoggiava dei wok o delle pentola a seconda delle necessità. La sala del loro locale coreano era piena di candele che contribuivano a dare a quel posto un'atmosfera particolare. Anche casa loro era piena di candele profumate e bastoncini che bruciavano oli essenziali. I genitori di suo padre poi erano ancora più antiquati. La nonna cuoceva ancora tutto nel caminetto come nei tempi antichi. Era quello l'unico tipo di fuoco che il giovane Jisung conoscesse.
Gli dispiaceva deluderlo per cui gli sorrise con gentilezza.
"Siediti con me, se vuoi, possiamo chiamare qualcuno che ti possa aiutare"
Ma sì! Un po' di compagnia non gli avrebbe fatto che bene. Lo avrebbe distratto dai suoi pensieri e dalle idee malsane di sua madre.
Jisung non aveva grandi pretese di conversazione. Doveva ammettere che anche solo parlare di "accendere" per lui rappresentava un toccasana.
Indicò la sedia a fianco all'uomo sconosciuto con la mano tesa "Ti prego, fammi compagnia"


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Che qualcuno ti aiuti con questo rimbambito :ihih:
 
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view post Posted on 12/11/2021, 22:42
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Lo sconosciuto, che aveva tutta l'aria di aver alzato il gomito, apparve spaesato nel notare il suo arrivo. Al che Lucien ipotizzò che la birra fosse la gradazione alcolica più bassa che aveva fatto seguito ad ordinazioni ben più forti, una delle tante leggende, più o meno fondate, su alcol e hangover. Alla prima frase se chi sentì rivolgere rispose con un secco «L'ho notato», d'altronde lui era fatto così, schietto sempre e comunque. Purtroppo non gli riusciva di provare empatia per la gente sbronza, allo stesso modo in cui non riusciva ad aver pena di sé quando si trovava nel loro stesso versante. «Si, suppongo che in cucina potrebbero aiutarmi» convenne con l'arcata sopraccigliare che svettò verso la zazzera scarmigliata. A quel punto pinzò la sigaretta - in apparenza simile a quella di un babbano, solo che con una carta diversa di difficile riconoscimento così arrotolata - e la incastrò nell'incavo dell'orecchio.
"Siediti con me, se vuoi, possiamo chiamare qualcuno che ti possa aiutare" valutò che forse, tra i due, era lui a necessitare di più di aiuto ma una volta tanto ebbe la decenza di pinzarsi le labbra.
Furono le condizioni dello sconosciuto a smuovergli meno stranezza di quanto da sobrio le sue uscite avrebbero potuto smuovere e, alla stramba supplica, gli fece cenno di aspettare col palmo della mano. Si rivolse ad altri due ultrà, che colsero al volo la sua richiesta e lo favorirono di un accendino con cui poté finalmente accendersi Tinkerbell in santa pace.
Una nube dai sentori erboristici, tra cui spiccavano i fiori di Damiana - fortemente afrodisiaci ed impiegati nell’Elisir d'Amore e dell’Euforia - lo avrebbe avvolto mentre faceva ritorno al tavolo dell'asiatico con un sorriso. Prese posto sulla sedia libera vicino a lui e spalmò le braccia sul tavolo, prendendo a tamburellare con le dita la superficie lignea.
«Eccomi. Temo di non essere una grande compagnia » come probabilmente avrai notato «ma se posso ricambiare l'offerta d'aiuto perché no... sono Lucien! Francese, come potrai intuire dall'accento, mediamente sobrio, per il momento, e con una voglia matta di smettere di pensare.» di nuovo e a questo Jane aveva già provveduto, ma ora con l'aiuto del drink e della sua amica fatata che esalava lunghi sospiri fumosi, era sulla via giusta per raggiungere l'obiettivo in altri modi.
«Tu come ti chiami? Che ci fai nella capitale? Ci vivi..studi..lavori..?» Un'altra generosa sorsata di Sazerac, l'ennesimo tiro e via così per la tangente.
Si fa per dire.
Lucien Cravenmoore | 26 y.o. | teacher
 
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view post Posted on 13/11/2021, 16:06
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Annuì quando l'uomo gli disse di attendere. La pazienza era una cosa che non gli era mai mancata nemmeno da adolescente. Ora, da adulto, questa dote si era ancora più sviluppata. Osservò ogni suo movimento, visibilmente curioso, allungando il collo come uno struzzo quando lui afferrò uno strano aggeggio dalle mani degli altri babbani.
Uuuuuuhh! E che cos'era quella diavoleria, sembrava quasi magica ma lui non l'aveva mai vista. Era sorprendente come i babbani fossero riusciti a supplire alla mancanza di magia con delle invenzioni geniali. Non fece alcun commento, non poteva.
Quando il suo nuovo compagno di tavolo si accomodò, Jisung venne avvolto da una nuvola di fumo che non aveva nulla di spiacevole. Gli era capitato di sentire varie volte l'odore delle sigarette ma lo trovava sgradevole e fastidioso. Non era questo il caso.
Respirò profondamente, lasciando che quell'aroma intenso gli invadesse le narici prima e i polmoni poi. Non seppe spiegare subito le sensazioni che quel fumo stesse trasmettendo al suo cervello. Era come ricevere una carezza morbida e ruffiana da una bella donna. Non che lui lo sapesse ma nel suo immaginario sarebbe stata qualcosa di molto simile.
Inspirò di nuovo con inspiegabile piacere finchè nella sua testa qualcosa fece click. Quell'odore non era sconosciuto ai suoi recettori nervosi ma era un qualcosa che aveva catalogato da tempo nell'archivio delle cose piacevoli. Ma cos'era?
Fece l'ennesimo respiro e i suoi occhi obliqui si spalancarono leggermente più del normale. Era il profumo dei fiori di Damiana, ne era assolutamente certo.
Non fece in tempo a portare a termine le sue strane congetture che l'uomo di fronte a lui gli fece ufficialmente dono della sua compagnia sebbene sostenesse il contrario. Esisteva davvero la compagnia perfetta? Jisung di certo non poteva avanzare troppe pretese visto che non aveva mai avuto un vero amico nella sua vita. Il suo essere uno sfigato che non si arrende continuava a tormentarlo.
Udì poi un nome, Lucien. Era il nome dell'uomo francese di fronte a lui, come dimostrava chiaramente quella sua erre così piacevole all'ascolto.
Solo in quel momento Jisung si riservò di osservarlo con attenzione e riconobbe gli occhi, cristallini e allungati per essere un caucasico. Lui conosceva quegli occhi, li aveva visti mille volte in Sala Comune, a tavola in Sala Grande e a lezione per sette anni. Ora erano incorniciati da un volto maturo ma erano gli stessi che vedeva chiaramente nei suoi ricordi. Anche quel ragazzo era francese, esattamente come l'uomo al suo tavolo, ma soprattutto anche lui si chiamava Lucien.
"Cravenmoore!" esclamò istintivamente mentre un sorriso gli allungava le labbra. Lo disse a voce alta sebbene lo avesse solo pensato, o così credeva. Sì, quell'uomo di fronte a lui era proprio Lucien Cravenmoore, ne era certo. Erano passati tanti anni dal loro M.A.G.O. e in quel periodo avevano avuto entrambi una trasformazione fisica non indifferente. Era perfettamente normale che non lo avesse riconosciuto subito e ancora più normale che l'altro non si fosse ricordato di un semi fantasma come lui.
Nonostante tutto si fece trasportare dall'entusiasmo. Avere di nuovo a fianco un pezzo della sua vita a Hogwarts era proprio quello di cui aveva bisogno. Gli anni trascorsi al castello gli mancavano immensamente.
"Io sono Jisung, Kim Jisung, il ragazzo coreano, non so se ti ricordi di me. Eravamo a scuola insieme"
Evitò come la peste di dire "a Hogwarts" finché non avesse avuto conferma dell'identità dell'uomo. Ora gli aveva detto il suo nome e non restava che attendere il verdetto. Era davvero quel Lucien? Gli somigliava davvero in modo incredibile. Sperò che fosse lui. Lo voleva davvero.


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Il liquido ambrato riluceva sotto le luci stroboscopiche del maxischermo sul quale le immagini di una partita agguerrita scorrevano come per magia. Da bambino Lucien aveva avuto occasione di vederne un paio e non aveva capito come un gioco del genere potesse aizzare gli esseri umani inducendoli a sfogarsi così. Poi era stato introdotto al mondo del Quidditch e finalmente aveva capito: babbani o maghi che fossero, durante le partite la scintilla della passione ardeva in ciascuno di loro. Non rientrava nelle sue previsioni di sostare a lungo in quella bolgia, ma l'aria amichevole dell'altro, nonché la supplica, lo avevano convinto. Si sentì studiato da lui e, credendolo un comportamento spinto dall'alcol, non lo infastidì come sarebbe successo in altre condizioni. A quel punto avvenne l'inaspettabile, che colse di sorpresa ambedue i maghi. Lucien strabuzzò le iridi oceaniche e per un attimo andò a pescare nella propria memoria il periodo di studi a Hogwarts. Il palmo della mancina battè violentemente sul ripiano ligneo, mentre associava ai propri ricordi quel giovane uomo che non era riuscito a riconoscere a primo acchito.
«Jisung?!» Stentava a crederci: dov'era finito il piccolo ragnetto magro come un chiodo, dalle fattezze quasi femminili, timido e imbranato? Aveva subito una trasformazione fisica non indifferente e con ogni probabilità anche lui, sebbene non vi avesse badato molto. «Si, si.. ma certo!» Da buoni Corvonero, prediligevano la compagnia di poche persone e sapevano stare bene anche da soli; la cerchia di amici era diversa e alla fine più che beccarsi a lezione, in Sala Comune, in Sala Grande, a qualche evento scolastico o negozio di Hogsmeade durante i weekend non era capitato. E chissà che il destino non avesse scelto di far rincrociare le loro strade per offrirgli una nuova opportunità di conoscersi meglio. «Ti trovo davvero bene e, beh, passare da un altro tipo di birra a una come questa, è un passo avanti!» Noon gli riusciva proprio di dire qualcosa di meno pietoso ed il contesto babbano in cui si trovavano imponeva una certa attenzione che il tipo di svago che si presumeva stessero ricercando in quel locale portava a far cozzare. Pur abbassando il tono di voce, nonostante il caos che imperversava, era indubbio che discorrere tranquillamente come avrebbero fatto in un contesto magico era fuori discussione. «Raccontami qualcosa di te» in modo congruo all'ambiente in cui ci troviamo.
Lucien Cravenmoore | 26 y.o. | teacher
 
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Kim Jisung - 김 지성
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Non riusciva a credere ai suoi occhi, l'uomo di fronte a lui era davvero il suo ex compagno di scuola. Batté le mani l'una contro l'altra per la contentezza. Eventi come questi sono rari nella vita di un essere umano e vanno sempre accolti con entusiasmo. Jisung era il tipo che riusciva a vedere il meglio in tutto e in tutti, tranne che in se stesso. L'aver incontrato Lucien non era qualcosa che il Fato aveva riservato a entrambi senza un senso logico. Non solo si erano rivisti e riconosciuti dopo tanti anni, ma lo avevano fatto in un ambiente babbano.
"Anche tu stai davvero bene! Perdonami se all'inizio non ti avevo riconosciuto ma ti confesso che i fiori di Damiana mi hanno illuminato."
Scoppiò a ridere e i suoi occhi a mandorla divennero due impenetrabili fessurine.
"Ah, la birra..."
Sospirò guardandosi intorno e abbassando la voce.
"Avrei bisogno di un bel whiskey serio, non so se mi spiego. In realtà non avevo davvero intenzione di fermarmi qui, è stato del tutto casuale."
Se fosse stato un po' più lucido probabilmente avrebbe allungato il passo fino al Paiolo Magico e magari da lì si sarebbe smaterializzato a Hogsmeade. Ora era contento di averlo fatto perché quello sbaglio gli aveva dato la possibilità di riavere una fetta dei suoi anni trascorsi nel castello.
Quando Lucien gli chiese di raccontargli qualcosa della sua vita, Jisung ebbe l'impressione che gli stesse leggendo nel pensiero ma non gli importava. Il fatto che fosse proprio lui e che fosse lì un quel momento lo spinse ad aprirsi, tono di voce basso avvicinandosi di più a Lucien in modo che l'ex Corvonero fosse l'unico in grado di udire le sue confessioni.
"Alti e bassi. Dopo il MAGO sono andato a vivere in Corea per sette anni e sono tornato da pochi mesi. Ho fatto domanda per entrare come medimago a San Mungo ma ancora non stato convocato e bisogna anche vedere se lo faranno."
Probabilmente le richieste erano tantissime e chissà quanti aspiranti medimaghi erano più preparati di lui.
"Mi piace fare del bene alle persone ed è per questo che ho fatto questa scelta anche se il lavoro dei miei sogni sarebbe poter insegnare a Hogwarts."
Fece un paio di sorsi dal boccale della sua birra gigante e continuò la sua confessione.
"Non so se però sarei in grado fare il professore."
Lucien non si sarebbe meravigliato se ricordava un minimo il suo carattere esuberante ma profondamente insicuro.
"Ma questo non è un problema, Lucien. Ora mia madre si è messa in testa che devo sposarmi. Con chi non si sa dato che non ho una fidanzata. Valle a spiegare che le ragazze non mi hanno mai considerato anche se a me piacciono tanto. Insomma, per farla breve, sono letteralmente evaso di casa solo per evitare il discorso."
Come confessione non si era fatto mancare niente. Era stato patetico come al solito. Ora era curioso di sapere se l'uomo di fronte a lui avesse una vita felice e piena.
"E tu come te la passi? Che fai di bello?"


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C'erano persone che avevano la capacità di mettere a proprio agio coloro con cui si configuravano, come se il lasso di tempo in cui erano stati distanti si fosse magicamente polverizzato. Jisung era uno di questi, sebbene l'alcol che scorreva loro in corpo avesse avuto in certo impatto sul filo conduttore di quelle parole che scivolavano rapidamente come le bollicine. Le sopracciglia scalarono più piani, quando il coreano individuò la componente primaria della sua sigaretta. I fiori di Damiana avevano una profumazione particolare, ma tra una vastità considerevole di erbe magiche e babbane, non era così scontato che qualcuno la riconoscesse. «Wow» manifestò il proprio stupore con pochi cenni di capo e mani, dopotutto il suo carattere non gli permetteva indizi più plateali delle proprie emozioni. Smosse la sigaretta davanti a sé, osservandone rapito l'elegante fumata che si disperdeva rapida sopra le loro teste. «Ti spieghi, ti spieghi» gli assicurò senza indagare i motivi per cui la scelta di sostare in quel locale babbano si era rivelata casuale. Non era un impiccione e anzi, era il primo a gradire la discrezione che riservava al prossimo.
«Medimago al San Mungo? Ho un'amica che lavora lì, in verità è lei il motivo per cui mi trovo a Londra» concesse senza sprecarsi in dettagli, ma sinceramente incuriosito da quelle coincidenze. Se ben ricordava, quando frequentavano Hogwarts erano in pochi i loro coetanei che avevano le idee chiare sul proprio futuro e lui non era stato da meno. Come Jisung, aveva lasciato il suolo inglese per tornare in Francia, proprio per approcciarsi al mondo delle erbe magiche, ma aveva compreso che non era la sua strada. Fu tentato di commentare subito la questione insegnamento, ma l'ex concasato sembrava voler specificare in fretta anche un'altra questione più spinosa.
«Le fidanzate sono delle grane, meglio infilzare la bacchetta quando si ha voglia» Il tatto, la delicatezza, queste sconosciute. «Che paio di bolidi, cioè, non dovrebbe stressarti. Però ti capisco, anche la mia non è esente dal fracassarmi i boccini su cose sterili, anche se animata dal desiderio di fare il mio bene» «Il tuo volto è emaciato, Lulù. Ti nutri a sufficienza?» Questa andava per la maggiore, ma il corollario era solo la punta dell'iceberg.
Giù un altro sorso di Sazerac e un goal precedette un boato da spaccare i timpani - Lucien stese il pugno per amalgamarsi alla fetta di tifosi isterici che urlavano peggio delle Mandragole.
Evitò di commentare "le ragazze non mi hanno mai considerato" perché ovviamente non riteneva possibile credere sul serio alle implicazioni di quell'ammissione. No davvero. Non doveva essere facile vivere con genitori che mettevano costantemente il dito nella piaga. La sua creazione iniziava pian piano a rilasciare i suoi effetti rilassanti sul sistema nervoso centrale, rendendolo ancor più docile e propenso alle chiacchiere.
«Finita la scuola sono tornato in Francia per studiare le erbe magiche, poi sono tornato in Gran Bretagna per lavorare come pozionista assieme a mio padre. Da circa un anno risiedo in pianta stabile a Hogwarts come Guardiacaccia e Docente di Cura delle Creature Magiche perciò, Jisung, se davvero un giorno il tuo cammino ti porterà ad insegnare al castello, potremmo diventare colleghi.» asserì alzando il calice nella direzione del coreano. Effettivamente così su due piedi faticava a immaginare Jisung come docente, avendo sperimentato sulla propria pelle la molestia di certi studenti. Se si fosse trovato ancora lì, quando e se fosse giunto il momento, avrebbe senz'altro messo una buona parola per lui ed aiutato come avrebbe potuto.
A quel punto, incapace di scrollarsi il Billywig che gli ronzava nell'orecchio, aggiunse «Scusa ma per "non considerato" intendi che le ragazze non vogliono favorirti con tediose relazioni durature dove ti stropicciano il cuore e alla fine uno dei due soffre come un Crup, giusto?» Un'altra generosa sorsata e il drink lo salutava più rapidamente del previsto.
Lucien Cravenmoore | 26 y.o. | teacher
 
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Doveva essere sincero. In quel momento avrebbe preferito essere ai Tre Manici di Scopa a tracannare cose che i babbani non potevano nemmeno immaginare. C'era molta più soddisfazione a mandare giù dell'alcol magico che quella roba fasulla. Aveva però trovato la sua confort zone in quell'angolo di Londra, complice forse la compagnia di Lucien, e non si sarebbe mosso a meno che non fosse stato il suo compagno di bevute a proporlo. Sistemò meglio le gambe sotto al tavolo, lasciando che la birra chiara babbana gli accarezzasse la mente.
"Hai un'amica che lavora all'Ospedale? Se dovessero chiamarmi potrei chiederle qualche consiglio, sicuramente ha più esperienza di me"
E chi non ne aveva? Ma da qualcosa bisognava cominciare e l'amica di Lucien aveva avuto agli inizi i suoi stessi timori. Forse come lui no, era impossibile, ma si era trovata a varcare un mondo tutto nuovo.
"Come mai sei venuto per lei? Non stai bene?"
Non poté fare a meno di preoccuparsi per il suo compagno ritrovato.
Jisung era sempre vissuto nel mito dell'insegnamento, talmente focalizzato su un obiettivo probabilmente irraggiungibile da perdere di vista un fatto evidente un po' a tutti. Il giovane coreano era nato per essere un medimago. La sua dolcezza, empatia, il darsi alle persone in modo totale. Lui non voleva essere medimago per se stesso ma per far del bene agli altri e questo era il miglior presupposto per curare degli ammalati. Anche la preparazione era importante, l'esperienza e trovare subito la soluzione giusta. La capacità di arrivare al cuore della gente era però un qualcosa che non si può imparare, te lo porti dentro fin dalla nascita.
«Le fidanzate sono delle grane, meglio infilzare la bacchetta quando si ha voglia»
Dopo quella frase, Jisung iniziò a fissare Lucien con un'espressione che era tutta un programma. Analizzò la frase mentalmente varie volte ma non riusciva a capire il collegamento tra le fidanzate e la bacchetta magica. In che senso infilzarla quando hai voglia?
"Non ti seguo..."
Fu la prima cosa che gli uscì dalla bocca mentre ancora cercava di dare un significato alle parole di Lucien.
"Dove dovrei infilzare la bacchetta? Ma non rischio di romperla?"
Gli occhi si strinsero nel disperato tentativo di capire mentre la bocca si apriva come quella di un pesce rosso.
"Non so quanto sia il caso. Già ci ho messo i piedi sopra e l'ho dovuta portare a riparare, non oso immaginare la faccia del vecchio Olivander se dovessi spezzarla dopo averla infilzata chissà dove."
Era inutile non ci arrivava. Per lui certi argomenti erano un tabù e non li aveva mai affrontati. Era forse per questo che era così indietro sulla tabella di marcia?
Riguardo all'argomento fidanzate forse Lucien aveva ragione. Jisung non aveva esperienza ma era esattamente quello che dicevano molti uomini coreani che aveva conosciuto a Daegu. Erano felicemente legati alle loro donne ma sostenevano che queste erano opprimenti e soffocanti. Pensava che fosse solo una prerogativa delle donne orientali ma le parole di Lucien facevano pensare il contrario.
A quanto pareva non erano solo le giovani donne ad avere molto in comune ma anche le madri.
"Nella nostra società di solito ci si sposa intorno ai trent'anni, sia uomini che donne. E' per questo che mia madre insiste tanto. So che è giusto così ma so anche che non posso far nulla per cambiare le cose."
Voleva seguire le tradizioni, era una cosa molto importante per lui, ma allo stesso tempo voleva dare spazio al suo cuore e ai ritmi della sua vita.
"Hai avuto molte ragazze?"
Domanda diretta e probabilmente conosceva già la risposta. La sua curiosità però gli impose di farla.
Nonostante tutto ascoltò con molto interesse il racconto di Lucien sorseggiando la sua birra. Aveva già svuotato mezzo boccale e a breve forse era il caso di ordinare un rinforzino.
Era affascinato dalla sua storia e dalle vicende che si erano intrecciate nella sua vita.
"Anche io adoro le piante magiche e preparare pozioni. Siamo stati tanti anni a scuola insieme e non sapevo che avessimo gli stessi interessi."
Era davvero un peccato, forse avrebbero potuto condividere dei momenti insieme anche se solo di studio. Sarebbe stato un arricchimento per entrambi. Non era mai troppo tardi però.
"Appena avrò un lavoro vorrei avere una casa con un piccolo giardino dove poter coltivare delle piante magiche."
Un passo alla volta e avrebbe fatto tutto. Non aveva fretta sebbene il suo orologio biologico fosse in drammatico ritardo.
«Scusa ma per "non considerato" intendi che le ragazze non vogliono favorirti con tediose relazioni durature dove ti stropicciano il cuore e alla fine uno dei due soffre come un Crup, giusto?»
E alla fine arrivò il domandone definitivo, quello che faceva il paio con la curiosità dello stesso Jisung.
In questo caso, stranamente, arrivò subito al senso della richiesta di Lucien senza stropicciarsi troppo il cervello.
"No, intendo che non ho mai avuto a che fare con le ragazze. Non ho avuto storie di alcun tipo."
Abbassò il tono della voce sperando che arrivasse l'ennesimo gol per occultare la sua imbarazzante confessione. Era da folli dire una cosa del genere ma qualcosa gli diceva che di Lucien poteva fidarsi. Quella conversazione sarebbe stata sacra per lui come per il suo ex compagno di casata.
"Non ho nemmeno mai baciato una ragazza, loro non mi vogliono, Lucien. Non posso farci niente, è come se fossi trasparente."
L'aveva detto, era davvero patetico.


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Se qualcuno gli avesse detto che quella serata avrebbe incluso un incontro inaspettato con un ex concasato, in un locale babbano per giunta, Lucien gli avrebbe riso in faccia. Mentre invece era stato il destino a beffeggiarlo e pareva solo agli inizi, visto che sembrava una barzelletta che uno come lui si trovasse a fare certi discorsi con la sua antitesi.
«Esatto, medimago anche lei. Penso proprio che te ne dispenserebbe quanti ne vuoi.. basta che chiedi di Jane Read.» Per quanto la conosceva, Lucien riteneva pressoché certo che Jane non avrebbe negato a Jisung il suo aiuto ed era fermamente convinto delle sue conoscenze e capacità nel suo mestiere. Se l'altro mago avesse cercato il suo aiuto non ne sarebbe rimasto deluso.
Alla domanda non se ne curò troppo, o meglio ipotizzò di essersi spiegato male. Urgeva rimediare per bene. «Macchè! Sto benissimo, scherzi? Sono venuto grazie a lei.» Non c'era rischio che gli chiedesse se l'aveva usata come scopa per volare, in senso letterale, giusto? Giusto. Le convinzioni di Lucien erano ancora radicate su un plausibile equivoco, ma ben presto si sarebbe dovuto ricredere. Forse Jisung non conosceva alcuni termini correnti, modi di dire in voga nel mondo magico britannico - comprensibile visto che aveva trascorso gli ultimi anni in un altro Stato parlando un'altra lingua. «Per tutti i draghi, lascia stare quel povero vecchietto.» Scosse il capo visibilmente divertito, senza lasciare che l'incredulità scalasse le vette più elevate e certo di aver preso un granchio. «Intendevo divertirsi senza impegni. Nel pieno rispetto delle due parti, chiaramente.» Ascoltò con vivo interesse un estratto della cultura coreana di cui non sapeva nulla, tanto più riguardo quei contesti. Sembrava un argomento che stava a cuore al compagno ritrovato, forse di riflesso a fronte dell'attaccamento famigliare alle tradizioni. «Trovo strano pensare ad un'età precisa per queste cose, e comprendo il tuo desiderio di non deludere le aspettative di tua madre, ma è giusto che lei anteponga i tuoi bisogni alle tradizioni. Comunque hai solo.. quanto... 25, 26 anni? Hai ancora un buon margine di tempo per cercare di far collimare necessità e speranze genitoriali. Se poi non dovessi farcela, almeno avrai provato.» Mostrare del tatto quando per natura era piuttosto grezzo, e per giunta nel pieno di una sana bevuta, non gli fu facile ma ci provò.
Non era minimamente pratico di quelle cose, perciò reputò qualsiasi consiglio fragile e da dover essere preso da Jisung con le pinze, data la sua pressoché nulla esperienza.
«Diciamo che mi sono stancato presto dei Sognisvegli Brevettati» troppo in fretta, anagraficamente parlando, d'altronde la sua sete di conoscenza aveva trovato terreno fertile su più fronti. Aveva finito per iniziare molte cose troppo presto e se ne rendeva perfettamente conto «e volendo passare ai fatti, ho fatto in fretta a perdere il conto» Abbassò lo sguardo su quel che restava del liquido che aveva ordinato, la superficie liquida parve incresparsi appena. «Ma non ci ho avuto relazioni serie, a parte con una che forse ricorderai. Una Grifondoro.» Una punta di dolore gli trafisse il costato quando il ricordo si impose con brutalità finché con una mossa della mano lasciò intendere che la questione era chiusa, purtroppo per sempre.
«Davvero! E dire che sfruttavo spesso le serre oltre l'orario di lezione e il Club di Pozioni ogni volta che potevo. Quando sarà, se vorrai, te ne darò qualcuna. Al castello ho anche un'infestazione di Horklump che tengo sotto controllo con la bava di Streeler.» Con quelle creature si andava sul sicuro, anche se non si disponeva del cosiddetto pollice verde e sicuramente non era il caso di Jisung. Si stava beando di una lunga sorsata quando Jisung la sparò grossa, talmente considerevole per le sue orecchie che prese a sputacchiare senza ritegno. «Ecchecc...!» Una bella rinfrescata, tutto non calcolato. Non ci poteva credere, o meglio poteva crederla della sana ironia ma l'espressione seria di Jisung gli lasciò intendere che non stava scherzando. Era tutto vero. Roba che per pietà gli avrebbe cacciato la lingua in gola in slow motion in quel preciso momento, ma si astenne dal riprendere il discorso sulle proprie glorie passate che non includevano solamente le ragazze.
«Forse, ehm, troppa ... paura verso l'ignoto?» Ne aveva sentite tante quella sera, ma quella le batteva tutte. «E posso capirlo, eh, ci sono anche quelle che lo preferiscono. Sai il tipo che balbetta impacciato, più tenero di una Piperilla che fa cose romantiche, quelle cose lì» Alzò le braccia, i palmi ben distesi: non era proprio avvezzo a quelle cose. «È che.. nemmeno ricordo il mio primo bacio, probabilmente ero fatto come una zucchina e poi beh come tutte le cose ti fai esperienza..» Che tristezza infinita. Eppure a Kira doveva aver dato ben altri tipi di baci, se solo non avesse cercato in tutti i modo di seppellire quei ricordi dolorosi. Scosse il capo rassegnato, arrivando alla più ovvia delle conclusioni. «Ascolta, posso darti tutti i consigli che vuoi in fatto di ragazze attingendo ad un bagaglio di esperienza ragguardevole, ma sulle prime volte ho ricordi decisamente troppo annebbiati» dal tempo, dalle sostanze inalate e/o ingerite, da tutta una serie di circostanze volute delle quali Jisung era meglio che non venisse a conoscenza. Con uno scatto battè un pugno sul ripiano ligneo. «Uhh a proposito di Piperille! Lo sai che hanno un fresco ripieno alla menta piperita, utile se..» Povero Jisung, certi aneddoti o consigli pratici avrebbero potuto tingergli le orecchie di un intenso rosso rubino, ma se avesse domato il possibile imbarazzo da novellino e avrebbe affinato la memoria, ne avrebbe sentite di cose utili sugli step successivi al tanto conclamato primo bacio.
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Jisung era un'anima candida che riesce sempre ad entusiasmarsi con poco. Accolse la notizia su Jane con un sorriso radioso. Sapere di aver qualcuno di fiducia a cui chiedere un piccolo aiuto non era cosa da poco. Lucien faceva parecchio affidamento su di lei e per lui era già una garanzia. Folle da dire, dato che aveva ritrovato il suo ex compagno di Casata da pochi minuti. Jisung però era sempre andato a istinto nei rapporti interpersonali. Si lasciava guidare più dalla sua empatia che dal buon senso. In fondo per lui aveva sempre avuto una logica. Non era un super esperto nel farsi nuovi amici ma amava lasciarsi trasportare.
"Che bello! Spero di poterle chiedere qualcosa."
Era già volato avanti, troppo avanti probabilmente. Avrebbe potuto parlarle solo se San Mungo gli avesse aperto le sue porte. Non aveva smesso mai di sperare, in fondo non era una cosa brutta.
"Sei venuto grazie a lei? Ah, ho capito ora. Lei ti ha accompagnato con la scopa."
Lo guardò con un'espressione un po' persa.
"Scusa, ma non facevi prima a materializzarti?"
I dubbi che non potesse farlo per qualche motivo di salute si stavano ramificando sempre più nella sua testa ma Jisung preferì non approfondire l'argomento. Si rese conto che già la sua domanda era molto indelicata, cosa che gli fece distogliere lo sguardo per un attimo.
«Intendevo divertirsi senza impegni. Nel pieno rispetto delle due parti, chiaramente.»
Complice la birra babbana, complice ancor di più l'imbranataggine, Jisung rimase lì a fissarlo senza proferire parola. Era come se la sua mente stramba e geniale stesse elaborando qualcosa di estraneo.
"Divertirsi? In che senso? Inviti le ragazze a giocare?"
Altro momento di intensa meditazione. Stava analizzando la frase di Lucien ma non riusciva a capire che intendesse. Si portò la mano aperta a V sotto al mento per aiutare la concentrazione.
"Senza impegni...ma...Ah, quindi non puntate dei soldi. Ora ho capito! Mi sembra giusto, Lucien, giustissimo."
E quel ragionamento si incastrava alla perfezione con 'nel rispetto delle due parti '. Jisung esibì un'espressione compiaciuta, convinto di essere finalmente venuto a capo dei suggerimenti di Lucien.
"Devo andare in qualche negozio a comprare dei giochi da tavolo. Voi fate qualcosa in particolare? Ci sono dei giochi che le ragazze preferiscono? Io non ne conosco moltissimi."
Il poverino era in alto mare senza avere coscienza di quanto si stesse rendendo ridicolo alle orecchie del suo interlocutore.
Annuì sull'età e sul matrimonio, voleva solo dimenticare le parole di sua madre e pensare a qualcosa di più interessante. Lucien e le sue avventure erano musica per il suo umore.
A differenza di lui, il concasato aveva prodotto qualcosa di concreto nella sua vita. Lui era andato in Corea ma aveva solo accumulato un bagaglio di conoscenze che non sapeva nemmeno se avrebbe usato.
Le ragazze e i baci continuavano a girargli intorno come gli anelli di Saturno rendendolo ancora più idiota del solito, se la cosa fosse possibile.
"Sì, mi ricordo di quella ragazza Grifondoro ma non proprio bene."
Aveva evitato di fissarli quando erano insieme e ancora di meno quando era da sola.
Si fece scappare una risata prima di alzare il braccio e chiedere una seconda birra.
"Secondo giro?"
Nell'attesa della nuova dose alcolica decise di farsi travolgere dal nuovo argomento di conversazione.
«Forse, ehm, troppa ... paura verso l'ignoto?»
Rimase a pensare per qualche minuto sulle parole di Lucien. Aveva ragione o torto? Per un attimo rimase sospeso tra le due risposte finché la soluzione non prese forma nella sua testa.
"Come potrei aver paura di qualcosa che desidero?"
Scosse la testa mentre afferrò il secondo boccale di birra. Guardò Lucien dritto negli occhi.
"Se non piaccio alle donne non dipende da me."
O forse si?
«È che.. nemmeno ricordo il mio primo bacio, probabilmente ero fatto come una zucchina e poi beh come tutte le cose ti fai esperienza..»
Era bello avere questi ricordi e poterli raccontare. Lui non possedeva niente di tutto questo.
Fece un lungo, lunghissimo sospiro.
"Deve essere davvero bello. Ho provato ad immaginare mille volte la sensazione che si prova."


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La domanda che sorse spontanea nella mente di Lucien fu "Ci sei o ci fai?" eppure era indubbia la genuinità di Jisung e trovava assurdo e impensabile che fosse messo così male. Ad ogni domanda i suoi bulbi oculari si striavano di velature rossastre e si spalancavano più grossi di un uovo di Runespoor. «Ehm.. ero senza forze e privo della concentrazione necessaria per farlo...?» Accompagnarlo sulla scopa? Aveva usato lei come scopa, con i gridolini di asssenso annessi. Da lì a pochi minuti, se lo sentiva, Jisung sarebbe scoppiato a ridergli in faccia dandogli del troll per averlo creduto serio. Si. Dai.
No Lucien, mettiti l'anima in pace. Ne aveva conosciuti di sfigati con le ragazze ai tempi della scuola ma, appunto, si trattava di adolescenti che ancora non avevano compreso che sotto la gonna della divisa le loro compagne nascondevano lo scrigno di Pandora. «Si, Jisung, giochi licenziosi, potenzialmente pericolosi e che non implicano galeoni. Per quelli basta farsi un giro a Notturn e ne trovi di streghe di tutt'altro avviso» E cominciava a credere di dovercelo portare, se non voleva far passare altri vent'anni digiuno di esperienze. Il problema risiedeva nel fatto che certe megere che lavoravano da quelle parti non godevano di chissà quale igiene, in aggiunta alla location, e che quindi certe pratiche o posizioni potevano prendere il nome di mangiamorte e avrebbero probabilmente scioccato talmente tanto Jisung da fargli mettere una pietra sull'argomento per il resto della vita.
«Più che giochi da tavolo facciamo giochi sul tavolo»
Il suo self control andava crepandosi di parola in parola, lasciando spazio all'incredulità più genuina.
«Kira..» Il nome dell'ex fu un sussurro si disperse nel coro di urla e schiamazzi dei tifosi. Un boccolo lilla sembrò avvilupparsi attorno alla mancina, improvvisamenre stretta a pugno. «Assolutamente» rispose in approvazione alla proposta di un secondo giro, di cui sentiva sempre più bisogno per non sbroccare male. Massaggiandosi il collo, avvertendo le ossa scricchiolare sotto un massaggio troppe veemente, riprese da dove Jisung si era interrotto. «Pur desiderandolo, non ne conosci alcuna sfaccettatura. È normale e istintivo.. il nostro cervello è programmato per considerare pericoloso ciò che non può classificare in alcun modo, incluso ciò che è ignoto. Se moderata, è una paura positiva perché spinge chi la prova ad agire con circospezione. Quando è esagerata, però, può finire con l'influenzare la qualità della vita, bloccando chi la prova e spingendolo ad agire con timore o a non agire.» La sigaretta induceva uno “high” mentalmente più lucido e con maggior concentrazione rispetto ad altre sue creazioni, ma il mago iniziava a faticare a seguire il filo di discorsi impegnati. Si pinzò il labbro inferiore con il canino. «Buttati, cerca di creare una condizione e approfittane» Immaginava potesse essere imbarazzante a quell'età palesare a una ragazza la propria inesperienza (ed era scontato che sarebbe stato così, a meno che non avesse trovato una che come lui era arrivata digiuna delle esperienze più elementari) ma non doveva essere un freno. «Trovo difficile che tu non piaccia a tutte le ragazze. Forse punti a quelle sbagliate o senza accorgertene le allontani invece che avvicinarle. Sono equilibri fragili» Spense la sigaretta contro un oggetto di vetro piazzato al centro del tavolo e ne osservò la scia morente fluttuare verso il soffitto. «Il bacio è uno degli atti più meravigliosi per le emozioni che suscita: esprime come ci sentiamo per un’altra persona meglio delle parole. Puoi comunicare con un linguaggio non verbale e "dire" tantissime cose. Le sensazioni che provi variano a seconda del senso che gli attribuisci e dalle emozioni che provi. Un bacio dato da innamorato non è lo stesso che dai se guidato solo dagli impulsi fisici e un mix dei due...» Scosse il capo. Urgeva cambiare argomento, spostando lo sguardo verso il bancone. «Ma 'sto secondo giro quando arriva?!» sbottò infastidito, facendo segno al compagno di bevuta di aspettare tendendo il palmo della mancina.
A quel punto si alzò e con poche falcate raggiunse il suo obiettivo, esibendo un sorriso di circostanza alla barmaid mentre inchiodava le mani attorno al bordo della struttura in laminato. «Ho voglia di te»
La babbana incurvò le sopracciglia, probabilmente avvezza ai tentativi di abbordaggio. «Alla pesca» sottolineò quindi Lucien. «Non ti pare un po' triste? Dai, ordina qualcosa di alcolico, non hai mica dieci anni come mio fratello» Ovvio che facesse gli interesse del locale, scontato che si divertisse a prendersi confidenza in risposta a quella paventata dal mago. Al che Lucien scorse rapidamente la lista dei pittoreschi nomi affibbiati agli alcolici, alcuni dei quali fiori all'occhiello del locale. Un ghigno mefistofelico gli calò sui tratti mentre tornava a sostenere lo sguardo di lei. «Vorrei un Org@#beep sentenziò quindi picchiettando l'elenco ancora aperto tra le mani. «Oh, per quello dovrai aspettare che finisca il turno e superare questo bancone.» gli rispose con un sorrisetto divertito.
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La aspettavano per il dopo cena, ma quando era arrivata al ristorante babbano italiano che era il punto di ritrovo era palese che mancasse ancora un po’ alla fine del pasto. Letteralmente trascinata per un braccio da uno dei camerieri – gesto che non apprezzò particolarmente, ma si trattenne dal commentare – Jane si trovò in pochi istanti seduta tra Grace e la sua amica in visita, un bicchiere di vino rosso in mano e un invitante piatto di spaghetti al pomodoro davanti al naso. Il profumo dolce della salsa le solleticò il naso e immediatamente il suo stomaco cercò di attirare l’attenzione, reclamando le energie che il corpo necessitava di recuperare. Sorrise ringraziando la donna che le aveva portato il piatto, e dopo che l’amica di Grace, ridendo per la sua faccia ancora un po’ sconvolta, le ebbe allungato una forchetta iniziò mangiare, ringraziando mentalmente suo padre adottivo e la sua passione per la cucina estera. « Ti vedo affamata Jane… e anche meno pallida del solito. Sei andata a farti una corsetta prima di venire qui? » Le parole dell’amica quasi le fecero andare di traverso uno spaghetto e se non avesse avuto le mani occupate le avrebbe lanciato addosso qualcosa: Grace doveva aver superato i canonici tre bicchieri che era in grado di reggere prima che ogni filtro di comune decenza svanisse, ed era consapevole che di lì a breve avrebbe potuto raccontare a tutti i presenti tutti i dettagli della sua vita e di tutti quelli che conosceva. Jane compresa. « Ah, sei una persona sportiva Jane? Anch’io adoro correre, anche se ammetto che in Norvegia a volte è troppo freddo per uscire e preferisco dedicarmi ad altro. » Per lo meno Audrey era una persona perbene: amica d’infanzia di Grace, viveva e lavorava in Norvegia, non era una strega e non sapeva nulla delle origini magiche di Jane e della sua amica. Questo da un lato richiedeva un’attenzione in più quando si stava in sua compagnia, ma al tempo stesso era una ventata d’aria fresca relazionarsi con qualcuno che non appartenesse al mondo magico. In parte, le sembrava di essere tornata bambina.
« Oh sì, Jane adora fare attività sportiva, vero cara la mia collega? Soprattutto in compagn- » « Quando ero a scuola giocavo in una delle varie squadre sportive… ora però ammetto di aver abbandonato quasi del tutto. Ci pensa l’ospedale però a tenerci allenate. Giusto, Grace? Ma non doveva venire anche Thomas? » Il tempo di bere un sorso di vino ed era riuscita a fermare l’amica all’ultimo, cambiando argomento. Sapeva che il loro collega del San Mungo avrebbe distratto Grace a sufficienza. « Quel genio è riuscito a farsi dare l’ennesimo turno di notte! Non lo vedo da quasi una settimana… Audrey, da te in ospedale i turni sono più decenti, vero? Stavo valutando di trasferirmi lì… » Riportato il discorso lontano dalla sua vita privata – e dal genere di attività sportiva che praticava secondo le teorie non del tutto errate di Grace – era tornata a concentrarsi sul suo piatto di spaghetti, a cui era seguita una fetta di torta al limone spettacolare e anche un bicchierino di liquore tipico. Era stato difficile, di conseguenza, riuscire ad alzarsi dal tavolo rifiutando un secondo giro, soprattutto davanti al calore e all’allegria degli italiani, ma ce l’avevano fatta.

Il tempo di una breve passeggiata prima che Audrey, nostalgica della Londra babbana in cui era nata e cresciuta, le trascinasse all’interno di un locale babbano. « Ma stasera c’è la partitaa! » Grida, schiamazzi, odore di alcolici, fumo e liquidi corporei. Quel posto sembrava la versione babbana – e meno sudicia – della Testa di Porco. Il paragone fece sorridere Jane, sorriso che si trasformò in risata davanti all’espressione stupefatta di Grace. « Su dai, hai visto di ben peggio! Vado a prendere un paio di birre, vi raggiungo subito! » Le parole di incoraggiamento lanciate in direzione dell’amica erano in realtà rivolte anche a sé stessa perché l’idea di trascorrere anche solo pochi minuti in mezzo a quella bolgia infernale le faceva venire il respiro corto. Il bicchiere di vino al ristorante non era stato sufficiente a mettere a tacere il disagio che provava, e per questo non appena arrivò nei pressi del bancone si affrettò a fare la sua ordinazione al barman.
« Ciao! Mi daresti tre birre medie, per favore? » appoggiò le sterline sul ripiano, osservandole con attenzione: doveva ammettere che paragonate alla moneta magica apparivano minuscole, ma non c’era dubbio sulla maggiore comodità delle banconote babbane. Sorrise al ragazzo non appena questi posò i tre bicchieri sul bancone, ma proprio prima di allontanarsi una voce conosciuta giunse alle sue orecchie e la fece fermare. Impossibile. Di tutti i posti della capitale magica e babbana, proprio lì? «Vorrei un Org@#beepo... Oh, per quello dovrai aspettare che finisca il turno e superare questo bancone. » Avvertì un pizzicore strano sulle guance e prima ancora di riflettere si era già voltata. « Allora forse è il caso che te ne ordini un paio anche per te. » Si rivolse alla barista, sorridendo divertita. « Come si dice, tutto fumo e niente arrosto? Da credere sulla parola. » Attese qualche istante per osservare la reazione della donna, per poi voltarsi ad incrociare lo sguardo di Lucien. « E dire che pensavo che Londra fosse una città abbastanza grande. » Erano trascorse poche ore dal loro ultimo incontro e quel pub babbano era veramente l’ultimo posto in cui Jane si aspettava di incrociare il docente di Hogwarts. « No Jane, io non ce la faccio. Come portiamo Audrey a casa stasera? Guardala, è già in piedi sui divanetti pronta ad esultar- oh, salve. Ci conosciamo, per caso? » Ed eccolo, il disastro annunciato. Sarebbe servito qualcosa di ben più forte della birra per sopravvivere all’incontro tra Grace e Lucien, ne era certa.
Come concordato, Jane è passata per un saluto veloce veloce e per far conoscere a Jisung la brutta gente che lavora al San Mungo :<31:
 
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view post Posted on 5/12/2021, 14:39
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Non poteva negarlo, era tremendamente confuso e non dipendeva dalla birra. Nonostante tutto cercò di restare concentrato sulla conversazione. Non voleva perdere nemmeno una parola delle storie di Lucien.
E, per la miseria, aveva ragione! Non stava bene e non era riuscito a smaterializzarsi, tanto dal dover usare la scopa di quella ragazza di nome...come si chiamava? ah, Jane, Jane Read! Doveva assolutamente ricordare quel nome se fosse riuscito a diventare Medimago. Sarebbero diventati colleghi con un amico in comune e questa cosa gli piaceva tanto. Il suo cervello stava funzionando a scatti, e lì era colpa del luppolo fermentato. Non voleva però essere indiscreto riguardo alle difficoltà di Lucien, ragion per cui optò per un rispettoso silenzio lasciando che la conversazione fluisse in un'altra direzione.
«Si, Jisung, giochi licenziosi, potenzialmente pericolosi e che non implicano galeoni. Per quelli basta farsi un giro a Notturn e ne trovi di streghe di tutt'altro avviso»
Flip e Flop, i due ultimi neuroni rimasti sobri, entrarono in contatto facendo scintille. Jisung cominciò a scandagliare le sue conoscenze da Corvonero e non fece difficoltà a ricordare il significato della parola "licenzioso". Era quello che uno come lui poteva chiamare teoria, visto che di licenzioso non aveva fatto mai niente. Gli sarebbe piaciuto provare? Sorelle Stravagarie, accidenti, sì!
Nonostante questo continuava a pensare ai giochi di Lucien ed era parecchio confuso. Cosa c'entrava lui con le megere di Nocturn? Lui era un tipo a posto, lo era sempre stato. Ma che significato aveva il discorso dei soldi? Ma era per i giochi da tavolo o per il licenzioso? Oppure per tutti e due?
Forse Lucien aveva ragione riguardo alla sua paura dell'ignoto, non ci aveva mai riflettuto fino a quel momento. Era davvero tutto nella sua testa? Possibile che il problema fosse solo dentro di lui? Non sapeva davvero se credere a quel tipo di teoria. Doveva essere davvero uno stupido a penalizzarsi da solo.
«Buttati, cerca di creare una condizione e approfittane»
Creare una condizione, ma per cosa?
Jisung sentì il collo prendere fuoco e quel calore risalire fino alla punta dei capelli. Era diventato rosso come un petardo cinese.
Apprezzava che Lucien parlasse con lui da uomo a uomo senza trattarlo da brutto anatroccolo. C'era sempre però quel lato di lui che continuava a imbarazzarsi.
Se glielo stava dicendo era per dargli dei buoni consigli e fargli capire come funzionava il gioco.
Il gioco? Il gioco? Era quello il gioco? Quello che i poeti erano soliti chiamare gioco dell'amore?
E poi arrivò il bacio e quello si che era il piatto preferito da poeti e narratori. Da quello che diceva Lucien non esageravano affatto nelle loro descrizioni. Davvero il bacio portava con sé quel tornado di emozioni? Come era possibile trasmettere con un semplice contatto delle labbra quello che si tiene chiuso nel cuore? E l'altra persona era davvero in grado di capire quel messaggio?
Da quello che diceva Lucien però il bacio non implicava solo sentimenti ma anche altro. Ma il bacio non viene scambiato solo tra innamorati? Esistevano altri tipi di baci? Impulsi fisici? In che senso? Seriamente il suo amico si stava riferendo di nuovo ad un fare licenzioso?

Rimase lì a meditare in silenzio mentre il suo compagno di bevute si alzò dirigendosi deciso verso il bancone per reclamare il loro secondo giro di alcolici. Era davvero un'ottima idea, Jisung aveva decisamente bisogno di mettere a tacere tutti questi dubbi amletici. La birra, o altro, era la soluzione per far svanire la nebbia nel suo cervello.
Rimase ad osservarlo mentre parlava con la barista. Ma...Ma...Stava flirtando? Lucien era davvero fenomenale. Gli era bastata una singola frase e la cameriera già pendeva dalla sue labbra. Ma come faceva? Non era forzato ma del tutto naturale.
Jisung prese ad osservarlo con ammirazione. Gli avrebbe chiesto di dargli qualche lezione su come comportarsi con le donne.
Ma non era solo quello che diceva, le attirava a sé senza nemmeno guardarle. Una giovane bellissima donna si avvicinò a lui seguita da una seconda. Due insieme? Anzi tre, contando anche la barista. Sul serio?
Jisung decise di mettersi in gioco. Non aveva ricevuto una miracolosa iniezione di coraggio ma questa volta non era da solo.
Si avvicinò sorridente.
"Lucien, sono tue amiche? Ordiniamo qualcosa anche per loro?"
Aveva detto la cosa giusta? In realtà aveva detto qualcosa ed era già un enorme passo avanti.


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Edited by Jisung* - 5/12/2021, 21:36
 
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Fu un attimo e quella stramba serata assunse contorni nuovi e indefiniti. Lucien non fece nemmeno in tempo a commentare la parentesi paventata dalla barmaid circa la conclusione del suo turno nel retrobottega, che una voce nota immobilizzò Lucien sul posto. Come diavolo era possibile che ribeccasse Jane proprio lì, con tutti i pub di Londra? E proprio in quel momento, per giunta. «Come si dice, tutto fumo e niente arrosto? Da credere sulla parola.» Con un sorrisetto dei suoi, il mago diede un colpetto di anche che fece ruotare la seduta circolare su cui aveva preso posto in modo da girarsi nella sua direzione. Eccola, Jane, forse vestita diversamente rispetto a come lo aveva accolto sulla soglia di casa qualche ora prima - non che vi avesse badato granché - piccata per quanto aveva sentito.
«Ahg... fa male» mugugnò esibendo il volto stropicciato in una caricaturale smorfia di dolore. «Invece, a quanto pare, ci si può ritrovare nello stesso locale piccolo e stretto» aggiunse indicando sommariamente il pub che li ospitava, per nulla protagonista della sua allusione, a conti fatti. L'intromissione di Grace rese pressoché impossibile che non si notassero e la tonalità con la quale colorò quel "salve" divertì non poco il mago, abituato a certi atteggiamenti femminili nei propri confronti.
«Di sfuggita» le rispose assottigliando le iridi cerulee mentre ripescava tra i propri ricordi le sue capatine al San Mungo con Jane per stiparsi in qualche loculo del caso. Grace in camice aveva giusto fatto da cornice nel via vai che animava ogni giorno i reparti dell'ospedale magico. Tornò a dedicarsi a Jane e proprio a quel punto li raggiunse Jisung, che ovviamente non poteva sapere con chi Lucien stesse parlando.
«Certo, Jisung, ma prima devo riparare a un piccolo torto» sogghignò, con le bollicine che facevano le capriole nel suo intestino. Scattò dalla seduta per avvicinarsi a Jane, artigliarle i fianchi burrosi, farla sedere sul bancone ed iniziare una metodica esplorazione delle sue cavità orali. Merlino, se gli era mancata quella bocca pungente! Si perse le reazioni dei presenti, Grace inclusa, salvo cogliere a tratti «...devo chiedervi di andarvene...qui si..tifa la partita...non gli ormoni impazziti»
Ridendo talmente forte da sentire il corpo sussultare, il francese condusse la Medimaga fuori da pub e fece segno a Jisung e Grace di seguirli; l'aria frizzantina li investì con ferocia, i suoni della Londra by night accorsero a mò di saluto.
«Ohhh finalmente possiamo parlare senza preoccuparci di essere uditi dai babbani!» disse mentre intrecciava le braccia dietro al capo. A onor del vero lì fuori non c'era quasi nessuno, anche se era rimasta un'ipotesi sperata finché non lo aveva appurato di persona. Finalmente l'esempio di bacio per Jisung la sua bravata si colorò di spiegazione logica, in aggiunta al fatto che da un po' Lucien aveva rimuginato su quanto non fosse saggio far continuare a bere l'ex concasato.
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