Il tenue alito di vento gelido prodotto dalla bacchetta di Jisung fu abbastanza da attenuare il rash cutaneo.
Una spiacevole controindicazione dell'ansia e lo stress che rimarrà nota solo al giovane aspirante medico e le pareti del cunicolo dentro cui si era rifugiato.
Una volta raggiunta la Farmacia al Piano Terra Jisung venne accolto dal pungente aroma dei reagenti e le erbe officinali.
Il luogo era, nonostante l'ora, nella quasi totale penombra spezzata qua e là dalle fiamme delle candele sparse per l'ambiente e alcuni cristalli bianchi incantati agli angoli della stanza.
Le pareti erano coperte da scaffalature e dispense gremite di boccette, ampolle, vasi e barattoli tutti accompagnati da una vistosa etichetta di pergamena; pozioni, filtri, distillati e materie prime vegetali ed animali.
Al centro della Farmacia troneggia un tavolo massiccio in ebano, puntellato qua e là di segni di taglio e bruciature.
Proprio su questo alambicchi, calderoni autorimestanti e in peltro, bilancine d'ottone, taglieri, coltellini, setacci e mortai in marmo.
Tutto il necessario per creare una buona sezione delle pozioni facili e medie che Jisung Kim avrà imparato nei suoi anni ad Hogwarts.
Il M.a.g.o. che aveva ottenuto in Pozioni gli avrebbe potuto far rendere conto come, effettuato un sopralluogo visivo del laboratorio/deposito, l'attrezzatura fosse di ottima qualità, ma non abbastanza vasta da poter permettere la creazione di pozioni particolarmente complesse e dai tempi di lavorazione prolungati.
Al centro del tavolo, in piedi e chino su uno dei calderoni accesi, un uomo stava borbottando a mezza voce.
Un cappello schiacciato sul capo rendeva difficile distinguerne il volto.
Non sembrava aver immediatamente notato Jisung, dandogli quindi tutto il tempo necessario per cominciare ad ambientarsi nella Farmacia.
Uno, due, tre, cinque secondi di silenzio finché la mano sinistra si solleva da dietro il calderone facendo cenno al ragazzo di avvicinarsi.
«Immagino tu sia il ragazzo del colloquio. Vieni qua.»Sollevato il capo nella luce fioca rilasciata dalle fiamme delle candele vicine, Jisung poté distinguere il volto vissuto del Dottor Murphy.
I capelli castani apparivano unti, tirati all'indietro e schiacciati dal cappello consunto. La barba corta sembrava l'unica cosa tenuta con cura da parte del medico: la camicia bianca che indossava era sgualcita e sporca qua e là di macchie rosse e gialle, i pantaloni neri erano sporchi di quella che ad una prima occhiata sarebbe sembrata essere cenere. Un sigaro era stretto fra i denti, spento e inutilizzato.
«Sono il Dottor Rufus Bertrand Murphy, opero in questo ospedale da diciannove anni e gestirò il tuo colloquio.»Non lo guardava negli occhi, berciando una presentazione formale e impersonale.
Dietro il suo marcato accento gallese era impossibile non notare la sua irritazione.
Ora che erano vicini, Jisung avrebbe potuto notare, seguendo lo sguardo di Rufus, come questo stesse osservando un fascicolo.
Il Simbolo del San Mungo riportato nell'angolo superiore e i dati clinici di tale "Mister Mortimer O'Loney".
«E sto cercando di capire come questo povero bastardo non debba morire. E tu mi darai una mano, ching-chong.»Si grattò distrattamente la mascella, prima di sfilare il sigaro e lanciarlo alle sue spalle con noncuranza, facendolo schiantare contro la vetrinetta chiusa di una delle dispense.
«Ma prima: presentazioni. Nelle lettere che mi sono state consegnate è evidente tu abbia deciso di farti le ossa nel cuore della medicina britannica e non rimanere a tagliare zenzero e raccogliere Quadrifoglio sbilenco nel giardino di casa: il che significa che o sei un sognatore sprovveduto che non capisce il peso della nostra Istituzione e quanto pesante sia il ruolo di un Guaritore, o hai più palle di un Erumpent incazzato.»Sboccato, ma diretto fino al punto. Batté ripetutamente le mani sporche di cenere contro la pergamena della cartella clinica.
«Presentati. Convincimi e dimostrami che vali il mio tempo e quel poco che rimane al signor O'Loney e leggerai il suo fascicolo, o puoi tornare a girare il riso con la tua bacchetta magica lontano da qui.»Rufus forse non era il più gradevole degli esaminandi, ma almeno sembrava essere cosciente del suo ruolo e le sue responsabilità.