Seguite le fate! Seguite le fate!, Privata

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view post Posted on 30/11/2021, 13:25
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Kim Jisung - 김 지성
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Era tornato a casa poco prima di cena, così stanco che aveva solo voglia di sedersi a terra e mangiare fino a scoppiare. Aveva consumato il suo pasto con calma, un cucchiaio alla volta. Non c'era niente di meglio di una buona zuppa di pollo e noodles quando fuori da freddo. Non è solo il sapore gustosissimo ma soprattutto quel calore che ti abbraccia le viscere. Una sorta di elisir di resurrezione. Quella di sua madre era speciale perché, oltre alla carne e alle verdure, ci aggiungeva sempre i funghi che lui adorava.
Quando finalmente pensava di potersi riposare e digerire come un toporagno, mamma Kim lo spedì a comprare una tisana speciale da Florian, solo perché le era venuta voglia. Aspettare la mattina seguente era fuori questione, nemmeno a pregarla in ginocchio.
Jisung fu costretto a indossare una felpa con il cappuccio e il primo paio di jeans che l'armadio gli lanciò in fronte.
Faceva un freddo bestiale lì fuori, non aveva proprio voglia di affrontare l'umidità di Londra dopo il tramonto.
Si infilò le scarpe lasciate all'ingresso e si incamminò di malavoglia verso Il Paiolo Magico. Se aveva calcolato bene i tempi nel giro di una quarantina di minuti avrebbe abbracciato il suo pigiama.
Camminò saltellando fino al locale nella speranza che l'andatura allegra lo facesse riscaldare un minimo. L'unica cosa che ottenne fu lasciare piccole nuvolette di vapore lungo la strada.
Entrò tutto infreddolito e iniziò a fregare con forza i palmi l'uno contro l'altro cercando di riattivare la circolazione nelle mani. Si sarebbe seduto volentieri a mangiare una Zuppa Sputafuoco. Da amante del piccante l'aveva sempre adorata. Fermarsi, sedersi, mangiare e scaldarsi non sarebbe stata una buona idea. Jisung decise di rimandare l'appuntamento con la zuppa al suo ritorno sebbene il sapore intenso della carne di salamandra già avesse iniziato a solleticargli le papille gustative. Ora era ancora più motivato ad accelerare i tempi.

Il lungo viale di Diagon Alley era più tranquillo del solito. Per i negozi si stava avvicinando l'ora di chiusura e gli unici clienti erano quelli dell'ultimo minuto, proprio come lui. Florian era a pochi isolati e Jisung prese a camminare veloce verso la gelateria. Il freddo non risparmiava nemmeno quel quartiere magico di Londra.
*Ma cos..."
Si fermò di colpo. Qualcosa di molto piccolo gli stava svolazzando intorno alla testa. Emetteva un suono squillante, come se stesse ridendo di lui, e questa era davvero una novità. Era piccola e si muoveva così velocemente che Jisung non riusciva a metterla a fuoco.
"Togliti! Allontanati dalla mia testa!"
Niente, non ne voleva sapere. Fu solo quando iniziò a roteare le braccia che la cosetta fastidiosa si spostò in avanti rimanendo a mezz'aria.
Era deliziosamente piccola, con delle ali che ricordavano la purezza e lo splendore di una vetrofania.
"Ma sei una fatina!"
Jisung non riuscì a contenere il suo entusiasmo mentre emetteva dei versi in falsetto più fastidiosi di quelli di lei.
"Ti va di venire sulla mia mano?"
Si guardarono per qualche istante. Protese il palmo enorme verso di lei ma la fata dispettosa frullò le ali un paio di volte e volò via dandogli le spalle. Era piccola, non più di cinque o sei centimetri, quindi l'ex Corvonero le andò subito dietro.
"No, ti prego, non andartene! Ti va di camminare un po' con me?"
Lei continuava a svolazzare tranquilla senza voltarsi. Veniva rifiutato dalle donne e anche dalle fate, era un dato di fatto.
Nonostante tutto continuò a seguirla senza mai staccare gli occhi dalle ali, la parte più facile da individuare.
La seguì, la seguì e la seguì per diverso tempo. Smise di pensare alla tisana, alla zuppa e a tutto quello che c'era intorno.
Male, molto male anzi malissimo.
Ad un certo punto la fatina, probabilmente infastidita dalla sua presenza, decise di seminarlo definitivamente. Schizzò verso i tetti e scomparve dietro ad una serie di comignoli.
"No! Torna qui! Volevo solo accarezzarti."
Sospirò e si guardò intorno sconsolato.
...
...
...
...
...
I muri della strada erano scuri e sudici. Degli strani manufatti lo guardavano in cagnesco da dietro una vetrina. Statue con delle mani lunghe e ossute, molto più delle sue, sembravano protendersi per afferrarlo.
Jisung senti il cuore diventare rigido come una suola di scarpe. Non poteva essere il posto a cui stava pensando con orrore. No, le fatine non frequentano certi luoghi, sono creature preziose e delicate. Eppure, anche se cercava di negarlo a se stesso in ogni modo, sapeva di essere finito a Nocturn Alley. Era il solito imbranato senza speranza. Tutto giulivo a rincorrere la fatina perfida e lei lo aveva tirato in trappola come un ratto.
Voleva piangere ma gli mancava il respiro anche per quello. Si appoggiò contro un muro ma qualcosa di metallico nella schiena gli fece fare un balzo dalla parte opposta della strada. Si guardò intorno disperato. Non era mai stato a Nocturn Alley per cui non era minimamente in grado di orientarsi tra quei vicoli stretti e oscuri.
Dalla nuova posizione riuscì a leggere l'insegna sopra alla vetrina paurosa: "Magie Sinister". Non ci era mai stato ma conosceva di nome quel negozio. Era un ritrovo di maghi oscuri.
*Sto per morire...Sto per morire...*
Si accucciò a terra pronto a recitare le sue ultime preghiere prima della fine.


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view post Posted on 22/12/2021, 19:17
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CASEY BELL
17 ANNI • OUTFIT
CAPOSCUOLA
GRIFONDORO
Novembre era il più triste dei mesi a parer suo. Non accadeva mai nulla, non c'erano mai festività a spaccarne la monotonia e pioveva. Pioveva, pioveva, pioveva come se non ci fosse un domani.
La fortuna voleva che ormai il mese fosse quasi terminato. Tutto stava scivolando lentamente verso dicembre, che per contro era il mese più festeggiato dell'anno in quasi tutto il mondo. La pioggia si trasformava in neve, che Casey odiava allo stesso modo, e tutto si colorava di tinte calde e fredde in un dolce e profumato contrasto natalizio. Qualcuno, benché fosse ancora prestino, aveva acceso le prime lucine. Alcune strade erano già state allestite per le feste e le vetrine dei negozi scoppiavano di articoli delle nuove collezioni per invogliare i passanti a fare i primi regali da mettere sotto l'albero.
Tutto ciò avveniva ovunque nel mondo e per inciso soprattutto nel mondo magico.
Tranne a Nocturn Alley, ovviamente.

Era passata da casa quel pomeriggio, poco prima di andare a lavoro, per vedere in che stato fossero le sue piantine e se gli ingredienti per pozioni che vi aveva lasciato fossero da buttare. Si era intascata qualcosa da portare con sé ad Hogwarts e poi era volata via da Sinister.
Il pomeriggio passò tutto sommato liscio come l'olio. Buttò fuori un tizio che aveva tentato di rifilarle dei "potentissimi kiwi in grado di comandare i cuori delle persone" ad una cifra altissima, aveva lucidato i teschi in esposizione e rischiato di andare in coma per una puntura da Rosa Dentata. Tutto nella norma, tutto come al solito.
Finì il proprio turno dopo quasi quattro ore. Ormai il buio si era diffuso per tutte le viuzze luride del quartiere oscuro e dei minacciosi nuvoloni neri avevano fatto presagire pioggia per tutto il tardo pomeriggio. Al momento della chiusura le prime gocce di pioggia cominciarono a bagnare l'asfalto e i vetri e Casey si sentì un genio per aver portato l'ombrello.
Era pronta ad andarsene e a raggiungere la passaporta che l'avrebbe riportata a scuola quando Sinister la chiamò dalle scale che portavano al suo ufficio.
«Bell. Mentre che te ne vai manda via quella cosa che si è rannicchiata davanti all'uscio. L'ho vista dalla mia finestra. Mi da noia e mi spaventa i clienti. Forse è un cagnaccio o un mendicante.» Poi scomparì di nuovo nel buio.
*Buona serata anche a lei* pensò lei voltando le spalle alle scale.
Prima di aprire la porta guardò oltre la vetrina sporca e unta del negozio, fra la merce esposta e le scritte sul vetro. Ci mise un po' a capire di cosa, o meglio di chi, si trattava. La luce del lampione non trovava l'ausilio di quella della luna coperta dai nuvoloni. Era solamente un... ragazzo.
Lo osservò per un po', incerta su cosa fare. A Nocturn Alley se ne incontrava di gente bizzarra, anzi, era la regola. Giusto due giorni prima fu fermata da una tizia sdentata che le chiese dei soldi per pagarsi una passaporta perché la sua scopa si era rotta nel tragitto. Era proprio lì, la scopa, col manico spaccato a metà, mentre la strega fermava i viandanti. Doveva essere l'ora del tramonto, un momento orribile per un incidente simile. Eppure Casey non le diede molta corda.
«Uhm... non può smaterializzarsi?» Le chiese. La donna rimase in silenzio per qualche istante, fissandola come un pesce lesso. *Evidentemente non ci aveva riflettuto prima di tentare di truffarmi.* Le disse che le era scaduto il patentino e Casey la salutò senza molte storie.
Si sentiva in colpa per non averle dato una mano e la pensò spesso, chiedendosi che fine avesse fatto. Se fosse finita male proprio perché non l'aveva voluta aiutare. Magari quella della passaporta era una scusa per chiedere dei soldi e non far la parte di chiedere l'elemosina, soldi che le sarebbero serviti davvero per vivere.
Eppure lì a Nocturn le possibilità di essere truffati erano tantissime. Se avesse preso in mano e aperto il portafoglio, ragionò, magari la tipa avrebbe visto quanti galeoni vi teneva dentro e avrebbe tentato di derubarla da sola o con qualcun altro. Oppure sarebbe andata a comprarsi della droga, altro che cibo. Insomma, quando si trovava in situazioni simili Casey si lasciava macellare dalla paranoia e si chiudeva a riccio con un tassativo "no".
Ma ora provava senso di colpa. Quel tizio forse si stava semplicemente riparando temporaneamente dalla pioggia, colto alla sprovvista, o si stava riposando dopo una lunga camminata. Avrebbe dovuto cacciarlo? A lei succedeva, succedeva spesso in quel di Nocturn, e prima, quando viveva al Saint Vincent. Non era bello.
Sospirò e, decisa a risolvere la cosa il prima possibile, senza dolori e quant'altro, si ritrovò sull'uscio del negozio. Aprì l'ombrello e coprì se stessa e il tizio, seppur sforzandosi di mantenere un tono distaccato e di sostante il più possibile lontana da lui sotto la cupola dell'ombrello. Inoltre nella tasca della giacca c'era la bacchetta.
«Posso aiutarti?»
 
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view post Posted on 26/12/2021, 22:45
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Kim Jisung - 김 지성
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L'ansia cominciava a prendere il sopravvento e ogni piccolo rumore, anche il più stupido, gli faceva annodare la bocca dello stomaco. Ma come gli era venuto in mente di fare il farfallino dietro a quella fata? Roba da non crederci, era proprio un idiota. Ora non aveva la minima idea di dove andare a sbattere la testa. Contro uno dei muri sarebbe stata probabilmente una buona idea. A parte il rumore, si sarebbe frantumato in cervello senza rimpianti. Non era più un adolescente, doveva cominciare a pensare quando faceva qualcosa, soprattutto se quel qualcosa poteva avere delle conseguenze. Se solo avesse messo da parte la paura e iniziato a usare il cervello, si sarebbe subito reso conto che il problema era di facile soluzione. Un angolo tranquillo, riprendere il controllo dei propri pensieri e della respirazione, e si sarebbe materializzato dritto dritto in camera sua. Il panico però gli aveva fatto perdere tutta la lucidità lasciando Jisung accucciato contro il muro a disperarsi.
Era impossibile che la situazione potesse apparire peggiore ai suoi occhi e infatti iniziò a diluviare.
Gli venne in mente la sua prima lezione di Volo a Hogwarts sotto una pioggia torrenziale. Solo a ripensarci gli venivano gli incibi e gli colava il naso. L'insegnante dell'epoca li aveva trascinati al Campo di Volo senza preoccuparsi che si sarebbero bagnati anche le mutande. Sosteneva che dovevano abituarsi a volare con ogni tipo di clima. La cosa poteva anche avere la sua logica per un adulto ma non per uno sbarbatello del primo anno. Aveva proseguito che tra loro potevano esserci dei potenziali giocatori di Quidditch e tanto valeva prendere subito confidenza con le intemperie. Lui non avrebbe mai giocato a Quidditch, nemmeno se lo avessero fatto penzolare per i piedi dalla Torre di Astronomia, quindi aveva vissuto quella lezione come una tortura personale. La scopa non ne voleva sapere di collaborare. Ogni volta che cercava di richiamarla le parole erano accompagnate da una serie di "Prrrrrr" che uscivano dalla bocca senza controllo. L'unica volta che si era degnata di rispondere il manico gli era sfuggito di mano arrivadogli contro una spalla.
Questo non voleva dire che Jisung odiasse la pioggia, anzi, era tutto il contrario.
Gli piaceva moltissimo ma solo nelle situazioni in cui poteva godersela, e non era quello il caso.
«Posso aiutarti?»
Il suono di una voce femminile, che proveniva sopra di lui, lo fece trasalire.
"AAAAAHHHHH"
Lanciò un urlo e si ritrovò a baciare la strada con il fondo schiena.
Se nessuno lo aveva notato fino a quel momento, ora aveva attirato l'attenzione di tutti i malintenzionati nei paraggi. Era talmente nel panico che non sentì nemmeno le parole che quella voce aveva appena pronunciato.
Era finito, era tutto finito. Sarebbe morto lì, esattamente in quel momento, senza aver trovato un lavoro e aver dato un senso alla sua vita. Sarebbe morto, cosa altrettanto grave, senza aver mai dato un bacio a una ragazza, senza aver trovato una a cui piacere e che gli volesse bene. Che destino triste e amaro era il suo.
"Ti prego non uccidermi. Ti prego non uccidermi! Non volevo essere qui, mi sono perso. Ci sono finito per sbaglio, mi sono solo perso, non sto facendo niente di male."
Il coraggio era con lui e Jisung lo esibì in tutto il suo splendore.


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