«Anche tu?» Se Mary voleva risollevarla ci stava riuscendo perché le mostrò un sorriso tenue, cercando di mostrarle gratitudine.
Era un work in progress, ma era sulla buona strada per la ripresa.
La voce aveva ancora un tono leggero e lo sguardo mancava di concentrazione, andando facilmente a soffermarsi sui dintorni del cimitero, anziché la ragazza vicino a lei.
Le pupille ancora leggermente dilatate erano il segno di una connessione con la realtà ancora labile; stava meglio, ma trovarsi lì doveva essere una prova non da poco per la sua capacità di controllo.
"La prossima volta la passeggiata la faccio in campagna"
Quel pensiero canzonatorio per se stesse le fece scappare una risata flebile, ricordante più uno sbuffo che altro.
Si stava distraendo di nuovo.
«Ah. E' un cimitero, sì?» La domanda di Mary era retorica, ma la voce di Ariel sembrava tradire con quella risposta un'improvvisa consapevolezza, come se fosse ovvio che fra tutti i posti quello in cui si sarebbero incontrate sarebbe stato quello il prescelto.
Annuì persino, come se il suo corpo volesse confermare l'ovvietà del momento.
"Ora spiega il problema alle orecchie."Si toccò queste istintivamente, massaggiando i lobi prima e coprendo i padiglioni con i palmi dopo.
«Io sì.» Lo disse ancora prima di riflettere sul da farsi.
Lei il ballo lo ricordava bene, perché ci aveva riflettuto per mesi a quell'incontro e quell'imbarazzante figuraccia, a come si era detta di aver dimostrato come sempre di essere totalmente inadatta alla sfera del sociale, alle aspettative e le usanze convenzionali fra amici e conoscenti.
Ci aveva riflettuto per mesi, perché dopo aver baciato Jolene aveva accreditato a quell'episodio un'importanza diversa, rivelando dietro l'imbarazzo della giornalista a castello, un'inguaribile paura di rimanere da sola.
«Mi sento in colpa, onestamente. Sono stata inadeguata ed egoista.»Quindi, inconsapevole di come Mary volesse sfuggire dal recuperare certi ricordi, lei avanzò delle scuse a riguardo.
Le mani lasciarono lentamente le orecchie, cercando di riabituarle al resto dei rumori che le circondavano — erano leggeri, perché alla fin fine si trovavano in un cimitero, ma si comportava quasi come se ogni fruscio fosse assordante. Strinse di scatto l'orecchio sinistro quando ad una dozzina di metri più in là, un cardellino spiccò il volo.
«Sono stata molesta — ben più di te, forse? Non ricordo — e inopportuna. E.. uh.> Si interruppe, girandosi di scatto verso sinistra e poi verso destra.
L'occhio rimasto aperto si orientava a malapena mentre ripercorreva la linea dell'orizzonte, soffermandosi su zone sgombre del cimitero, fra una lapide e una cappella, una guglia e una nicchia, tra le siepi e i pioppi.
«Je déteste le bruit qu'ils font.» Borbottò, scoccando un'occhiata torva all'aria.
Nella sua testa era un commento a mezza voce solo per se stessa, inconsapevole di come Mary il francese lo masticasse un po'.
"Odio il rumore che fanno" non era proprio il modo migliore per presentarsi dopo aver dissociato in giro per un cimitero.
«Stavo... non stavo andando qui, ma ci sono finita. Mi hanno distratta.» Tentennò nel dare una risposta sensata, temporeggiando quando si ritrovò col guardare nuovamente verso il cielo.
"Respironi."Inspira, espira. Chiuse gli occhi per un attimo, prendendo un profondo respiro e poi scosse la testa.
click
Un nuovo trigger positivo, un suono che era casa e certezza.
Quando riaprì gli occhi le pupille erano meno dilatate. Sbuffò, trattenendo l'ennesima risata a fior di labbra.
«Posso vedere?» La mano sinistra venne sollevata, offrendole il palmo.
«Sembro fatta, ma le foto penso di saperle ancora fare.»