Ore 15.00, Sala Grande ~
«Allora, ci siamo tutti?» il grande orologio aveva appena terminato di suonare i tre rintocchi pomeridiani. Intorno a lei si erano radunati diversi studenti Tassorosso, insieme ad alcuni primini delle altre Casate. Alcuni di loro erano mascherati a tema, altri indossavano le consuete divise scolastiche. Tutti sembravano in fermento, come se i loro volti a stento riuscissero a trattenere l’eccitazione per la giornata che li attendeva. La meta dell’uscita era infatti il Villaggio di Hogsmeade. Per i più giovani sarebbe stata la prima volta al Villaggio, mentre i veterani non facevano che sognare ad occhi aperti i dolci di Mielandia, gli scherzi di Zonko, o ancora – con un timore misto a riverenza – i misteri della Stamberga Strillante. Gli studenti parvero assentire con il capo alla domanda della Docente.
«Molto bene. Ognuno di voi avrà un cappellino creato apposta per l’occasione. In questo modo sarà più facile individuarci tra la folla, in caso di necessità.» guardò in particolare i più piccoli, che ancora non conoscevano la cittadina e le sue strade. Consegnò poi a ciascuno un cappellino colorato. Aveva la visiera e una piccola elica sulla sommità.
«Per ogni questione farete riferimento a me e ai qui presenti Prefetti e Caposcuola» indicò Thalia, Gwen e Camille, accanto a lei.
«Non appena arriveremo ad Hogsmeade, sarete liberi di visitare il Villaggio come meglio credete. Il ritrovo per il ritorno sarà alle ore 18.00, di fronte al Negozio di Mielandia. Qui, prima di incamminarci, faremo tutti insieme una foto di gruppo. Ricordate, chi ritarda è perduto. Chi si perde, è perduto. Per sempre.» lasciò che alla frase seguisse un silenzio, permettendo a ciascuno di immaginare ogni possibile conseguenza.
«Possiamo andare.» concluse, senza ulteriori divagazioni, avviandosi con il gruppo verso il grande cancello della Scuola.
Hogsmeade ~ Gli Studenti si erano sparpagliati tra le vie della cittadina magica. Atena tirò un sospiro di sollievo. Per qualche momento avrebbe potuto godersi a sua volta il Villaggio, prima di fare il conto dei superstiti e fare ritorno alla Scuola. In tutta onestà, le gite non le erano mai piaciute particolarmente, sin da quando era solo una ragazzina. Troppi schiamazzi, troppe chiacchiere, troppa gente. Preferiva la compagnia di pochi, fidati, compagni e la tranquillità delle strade meno frequentate. Con ogni probabilità, se non avesse avuto la responsabilità dei suoi studenti, si sarebbe defilata in una delle strade secondarie, alla ricerca dei negozi più piccoli e stravaganti – una volta, in un altro Villaggio, ne aveva trovato uno che vendeva esclusivamente vecchi cappelli babbani rammendati e, in un’altra occasione, una Bottega specializzata in cappotti di lana per Asticelli. Incredibile cosa si poteva trovare appena voltato l’angolo dalle vie più affollate. Quel giorno, tuttavia, il senso del dovere le imponeva di restare nei paraggi, e in bella vista: se qualche studente avesse avuto bisogno di lei, doveva essere facilmente rintracciabile, oltre al fatto che l’occasione poteva essere perfetta per approfondire i rapporti con i nuovi studenti della sua Casata.
Stava camminando per la via principale, osservando le vetrine più colorate e le persone più curiose che le passavano accanto. Ad un certo momento, la sua attenzione fu attratta da una voce familiare, proveniente da una Bancarella posta ai margini della strada. La voce era quella di Emma, una Grifondoro che di recente aveva avuto occasione di conoscere più da vicino. Stava chiacchierando con Vivienne e servendo i clienti, mentre bolle di sapone a forma di cuore e petali rosati circondavano la bancarella, avvolgendola in una nuvola dal profumo di zucchero e cioccolato. Salutò con la mano le Grifondoro, non appena ne ebbe incrociato lo sguardo, avvicinandosi poi ad osservare la mercanzia. Tra una distesa di cioccolatini dagli ambigui effetti, il suo sguardo fu subito attratto da una bellissima tazza in ceramica bianca.
«Buongiorno ragazze, Emma, Vivienne. Vedo che vi siete date da fare…» osservò con l’accenno di un sorriso malizioso
«Ma ditemi» Continuò con fare cospiratorio
«Cosa devo fare per avere una di quelle tazze? Non posso andarmene da qui senza una di loro.» Attese che le giovani rispondessero alla sua domanda, dandole le dovute istruzioni. Poi, tornando a perlustrare i cioccolatini, si decise a compiere un’ardua – ma necessaria – scelta. Mentre leggeva ciascuna descrizione pensò tra sé che probabilmente non avrebbe mai acquistato dei cioccolatini dai simili effetti, se non per giocare un brutto scherzo a qualche acerrimo nemico – i filtri d’amore e tutto ciò ad essi si poteva associare non erano mai stati nelle sue corde, li trovava alquanto imbarazzanti, quasi addirittura
spaventosi. Ma per quella tazza decise che poteva fare un’eccezione. In fin dei conti, se mangiati nella pace della sua stanza, avrebbe anche potuto godersi il cioccolato, senza il pericolo di incorrere in quelle che considerava senza dubbio delle spiacevoli conseguenze.
«Essia, in tal caso prenderò questi.» asserì, porgendo loro alcune scatole di cioccolatini, tra cui una di Baci Fondentissimi – adorava il cioccolato fondente. Infine porse loro 6 geleoni
«Tenete pure il resto, non sopporto avere spiccioli nelle tasche.»