Colibrì, Privata

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 21/7/2022, 13:54
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


CASEY BELL
SHE/HER

jpgCorreva.
Il rumore delle foglie sotto ai suoi piedi si levava in aria come una fascia sonora continua: pareva una lepre, che salta e corre fuggendo dal predatore, e lo stesso suolo si agitava per l'azione dell'inseguimento. Nell'ombra del pomeriggio tardo, in un'ora così quieta e stanca dopo la giornata di vita, tale sorprendente intrusione doveva scuotere gli animi dei piccoli abitanti del bosco. Degli uccelli volarono via non appena il frastuono li raggiunse, un picchio smise di battere il becco su un tronco per osservare la scena e un paio di roditori sussultarono, correndo a perdifiato sotto le foglie marce presso un nascondiglio nel sottosuolo.
Correva.
Le gambe si muovevano veloci come il suo cuore nel petto. Il respiro sfuggiva ai polmoni, ma l'aria fredda le penetrava a forza nella gola per i singhiozzi.
Il vento era una frusta sugli occhi bagnati, i rami secchi e appuntiti unghie che si aggrappavano alla sua carne. Di quel che accadeva attorno a lei non le importava più niente. Né dei roditori, né degli uccelli, né del picchio di cui probabilmente nemmeno si accorse.
L'unica cosa da fare era correre. Non aveva una meta ben precisa, non c'era un luogo sicuro in cui nascondersi. La cosa più importante era correre.
Un altro fruscio, un'altra fascia di rumore bianco, di foglie e suolo smossi, la seguiva moltiplicando i rumori e il nervosismo del bosco. Non sapeva chi fosse, e non importava, perché sapeva che ormai la parola "fine" era stata posta, e non si poteva più tornare indietro.
Corse così tanto che arrivò al Lago. La sponda riluceva di qualche bagliore spezzato dalle increspature dell'acqua, tiepida e benevola. La costeggiò, continuando a fuggire, e pensando che sembrava che tutto intorno fosse così quieto e a suo agio nel vivere e nello stare al mondo, a dispetto di lei.
Faceva male tutto. In primis il corpo, perché correre a una tale velocità era stato uno sforzo indescrivibile con le droghe in circolo. E poi, fuggendo, almeno per il momento il dolore emotivo sembrava più lontano.
Sotto il bordone invadente del fruscio delle foglie, un altro suono, un ronzio sommesso, si destreggiava nel virtuosismo dei solisti in corsa. Il rollio delle ali del demone in miniatura che si era svegliato con lei quella mattina.
Lo vide dapprima con la coda dell'occhio, il colibrì. Poi si voltò inorridita a guardarlo e si sentì esplodere, come se la cassa toracica si fosse ristretta sugli organi e che questi stessero soffocando.
Fu allora che si fermò, a un pelo dalla riva, a un pelo dallo svenire. Si piegò su se stessa per il dolore alla milza e al petto. L'aria fredda le tagliava le viscere ad ogni respiro.
Poi percepì che, ora che si era arresa all'impotenza di andare avanti, non c'era alcun motivo di restare in piedi. Si buttò a terra, di fianco, e si sedette raggomitolata su se stessa.
Sembrava un bocciolo. Un fiore di loto chiuso che stava per nascere, sporco di fango e sangue. Irrorato dalla rugiada che le sgorgava dagli occhi, e il canto disperato del pianto che incitava alla vita.
Risorgi. Ma l'unica cosa che voleva era morire.
Dietro di lei gli altri passi si fermarono. Scostò le mani dal volto per comprendere di chi si trattasse. Riconoscere Alice, dopotutto, la sollevò. Forse perché così tutto le sarebbe sembrato più familiare.
Alice però forse non avrebbe riconosciuto quel volto, usualmente così duro, ora rigato dai graffi e congestionato dal pianto. E nemmeno la sua persona, rinomata per essere una statua di piombo, ora scossa dai singhiozzi e dagli spasmi.
All'avvicinarsi dell'altra, Casey si concesse di crollare. Non c'era più modo di mostrarsi forte.
Si aggrappò al suo polso, piangente e col volto trasfigurato dal dolore. Poggiò la fronte sul dorso della sua mano, e si sentì una reietta nel farlo, convinta di essere respinta da un momento all'altro. Però ne aveva bisogno, ed era stanca, così stanca di contenersi. Era così stanca di non poter mai toccare nessuno, di non avere mai una carezza, di non lasciarsela mai dare.
Tremava e piangeva. I capelli le si erano attaccati al volto per il sudore e il pianto. Lo sollevò verso la concasata ma con le lacrime che le appannavano la vista le sembrava un fantasma, un altro pezzo della sua vita che se ne andava.
«L'ho persa.» Un filo di voce rauca, spezzata dagli spasmi e dal dondolio del corpo. «Ho perso tutto.»

 
Top
view post Posted on 21/7/2022, 17:52
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,206

Status:


Alice Wagner
16 y.o - Gryffindor - 3rd year - Prefect

Alice aveva il fiatone quando riuscì a raggiungerla, il cuore le batteva forte nel petto, la spossatezza generale iniziava a sentirsi senza contare le turbe che si erano manifestate in lei alla vista del lago. Si piegò sulle ginocchia per un istante per riprendere aria nei polmoni, sollevando il capo in avanti. Tutte queste sensazioni, tutto quello che provava non aveva importanza, perdeva di significato di fronte a ciò che si era ritrovata di fronte. Casey se ne stava lì rannicchiata, ferita, sudata, in lacrime, il cuore straziato e pulsante che urlava di dolore. Quella che alla vista poteva sembrare il caposcuola Grifondoro, non era altri che una normalissima ragazzina di diciassette anni, maltrattata da se stessa, dilaniata, aperta. Aveva gettato la maschera, rompendo in mille pezzi lo specchio dietro il quale si nascondeva. Abbattendo ogni barriera, buttandosi a peso morto sull'erba rada del bosco, raccogliendo con un moto di disperazione tutto ciò che le restava. Intorno alle braccia magre stringeva le ginocchia, forte, sperando così di tenersi insieme, di non far scappar via qualche pezzo d'anima. Alice avvertì come il cuore spezzarsi di fronte a quella scena, un moto di tristezza avvolse il suo corpo mentre si dirigeva per sfiorarle il braccio in un gesto che voleva essere di conforto. Era stato istintivo, normale, come poteva non agire di fronte ad una scena del genere? Eppure era avvenuto con troppa naturalezza, con troppo trasporto. Era forse perché erano compagne di stanza? Di casata? Erano colleghe di lavoro? Avrebbe reagito allo stesso modo se si fosse trattato di qualcun altro? Questa era la vera Casey, questa era la persona che aveva voluto da sempre conoscere, questa era l'umanità che la rendeva vera, viva e che Alice aveva spiato per alcuni istanti dietro la serratura di una porta, un muro enorme creato apposta per non fa entrare nessuno dentro. Era un limite che Casey aveva imposto più o meno a tutti e anche se per qualche istante, durante i festeggiamenti estivi dell'anno precedente, le era stato permesso di superarlo anche solo di qualche passo, il giorno seguente questo era stato riparato con un doppio strato di calcestruzzo. Alice era rimasta ferita da quella risposta, confusa, bruciata. E ora? Ora che la vedeva lì a terra, avvolta dal dolore, le sembrava che esso stesso potesse attraversarla e agitare tutto ciò che aveva dentro. Non sapeva perché. Non sapeva fin dove potersi spingere. Avvertì il suo tocco intorno al polso e il volto che si poggiava contro il dorso della mano, vibrò per un istante un battito del cuore. Si chinò sulle ginocchia per poterla guardare meglio in viso e ancora una volta osó sorpassare quella barriera. Avrebbe provato a stringerla ancora una volta come aveva già fatto, le braccia sarebbero andate a circondarle il busto, il viso di Casey custodito sul suo petto, in un gesto caldo e pieno dell'affetto da sempre negatogli, i capelli rossi a coprire entrambe come una coperta. Le mani sarebbero andate a carezzare appena la schiena, cercando di tranquillizzare il pianto con un ritmo di tappettii costanti 《 Ssh. Va tutto bene... 》 le avrebbe sussurrato piano prima di sciogliere appena l'abbraccio per guardarla in viso, era sconvolta ed Alice cercava di tenere una presa gentile, così da non spaventarla. Provò a poggiare la destra sulla guancia delicatamente, per sistemarle i capelli e scostare le lacrime che come gocce avevano inondato le guance, la guardò negli occhi, era difficile trattenere la commozione, Alice stessa aveva gli occhi lucidi e le sembrava di tenerla in un abbraccio tremolante. Il suo cuore batteva forte e le sembrava difficilissimo parlare ed elaborare i concetti. Le faceva male vederla così, come spilli che pungevano la pelle. Eppure non erano amiche, non lo erano mai state. Non riusciva a capire, era costantemente in bilico tra il sentirsi di troppo e il troppo poco. In situazioni del genere forse le sue parole non sarebbero bastate, non era la persona adatta, non pensava di esserlo, ma allora perché le succedeva di arrivare a sfiorare parti di Casey che non pensava, nemmeno i suoi cosiddetti amici, avessero mai visto? Se pur per un breve istante avrebbe provato a raggiungerla con la sua luce, illuminare le pareti di buio, accendere di vita la morte appassita del cuore 《 Non è vero. C'è una soluzione a tutto. 》 Alice non sapeva del rapporto tra Casey e Megan ma era certa che questo fosse qualcosa di speciale per il caposcuola, nessuno probabilmente avrebbe potuto ferirla così tanto quanto lei stessa, quanto le sue stesse parole, sputate via come veleno. Era amore quello? Era dolore? O era entrambe le cose? Era un groviglio di sentimenti, arrotolati sullo scarabocchio di una pagina bianca.

 
Top
view post Posted on 22/7/2022, 20:40
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


CASEY BELL
SHE/HER

jpgIl frullio di ali piccole e invisibili le ruotava attorno. Si adagiava nelle suo orecchie pesandole sullo stomaco, colpendolo ad ogni impercettibile battito come un ferro caldo.
Basta, basta, avrebbe voluto dire. Avrebbe voluto urlarlo nella foresta, all'intero mondo e al suo cervello. Persino in quel momento, col dolore rappreso al cuore, la Vista opacizzava la realtà con le sue illusioni.
Gli occhi spalancati sull'uccellino, colmi di lacrime e orrore, si serrarono in una morsa ferrea sulle lacrime. E la ragazza nascose il volto nell'abbraccio dell'altra, come un daino impaurito di fronte al cacciatore, come una bambina davanti a un corridoio buio invocando la madre.
Avrebbe voluto indicarglielo, quel mostro. Palesarlo alla sua vista e farle comprendere gli orrori cui era sottoposta dal suo cancro interiore, anche se non avrebbe mai potuto bramare tale destino nemmeno per il suo peggior nemico. Si appoggiò solo ad Alice, soffocando nella sua felpa i gemiti.
L'anello di calore che la circondava era una benda stretta attorno ai tagli, in grado di trattenere il sangue che ne sgorgava. Il suono dolce della voce dell'altra voleva cullarla, le carezze rasserenarla. A tratti l'effetto dell'incantesimo del suo amore riusciva nel suo intento, ma poco dopo un nuovo spasmo - una nuova realizzazione del pensiero - la portavano a piegarsi in avanti, a raggomitolarsi attorno al suo stomaco per strozzare un grumo di dolore in gola prima che potesse esprimersi in lamento.
Casey scosse la testa. Mormorò un "no", ancora con gli occhi serrati per non vedere. No, no, no.
Non vi erano vie di guarigione. C'erano così tante cose che Alice non sapeva, così tante cose che avrebbe dovuto dirle per farle intendere l'impossibilità di una soluzione.
Ma le parole le si congelavano in gola. A lei, che sapeva sempre cosa dire, che faceva sempre i suoi discorsi. I pensieri non riuscivano a raggiungere la bocca, e si ritrovava con la lingua sospesa fra i denti, le labbra frementi che mimavano parole. Senza poter esprimere alcun concetto, come un malato boccheggiante sul suo letto d'ospedale.
«No.» Inspirò raucamente l'ossigeno perso per consegnarle il diniego. «Lei» inspira ancora fagocitando aria, «sta» e ancora, «con» e ancora, «lui.» Ancora.
Il respiro convulsivo divenne un atto involontario del muscoli del corpo. Spingeva contro lo sterno e le impediva di raccogliere davvero l'aria necessaria. Gli spasmi la portarono a piegarsi e a risprofondare nel petto di Alice, a raccogliere le gambe e a richiedere protezione.

 
Top
view post Posted on 24/7/2022, 07:54
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,206

Status:


Alice Wagner
16 y.o - Gryffindor - 3rd year - Prefect

La teneva stretta, tra le braccia, come qualcosa di prezioso, qualcosa di fragile che andava protetto. Era strano pensare che fosse lei ora incaricata del compito di prendersi cura del suo caposcuola, quella figura solitamente così responsabile, così sicura, così certa. C'erano state altre occasioni precedenti, dove la Bell aveva protetto tutti loro, dove dall'alto del suo brillare si era chinata per porgere una mano a coloro che scalciavano per salire lì sulla montagna da lei dominata. Casey era talentuosa, più di ogni altro studente all'interno di quella scuola, eppure allo stesso modo era guidata da una forza autodistruttiva in grado di spazzar via ogni particella di sé. Il mantello d'affetto con il quale l'aveva avvolta non poteva bastare affinché quella forza così potente e devastante potesse essere annullata, ma Alice era convinta, che pian pianino sarebbe riuscita a salvarla, a tirarla fuori da quel vortice oscuro. Il suo amore sarebbe bastato. I demoni ripresero a tamburellare al suo orecchio, accompagnati dagli spasmi del corpo, era qualcosa di devastante. Quello di Casey era davvero amore? Più che amore ad Alice sembrava ossessione. Era come se la Corvonero fosse una specie di chiodo fisso, un pallino nella mente che Casey non riusciva ad allontanare, nemmeno in un momento del genere, un desiderio a cui anelava con una bramosia morbosa. Casey tentava di aggrapparsi a quel lembo d'affetto disperatamente, uno sguardo, una parola, sarebbero bastati ad alimentarlo. A chi è stato negato l'amore fin dalla culla non può che accontentarsi delle briciole. << Shh ora basta. Basta pensarci. >> le sussurrò piano Alice, carezzandole dolcemente i capelli biondi, erano accucciate l'una di fronte all'altra e Alice la teneva tra le braccia. Nonostante la scena drammatica cercava di essere forte, per entrambe, il tono della voce ora era più controllato, voleva guidarla per farla uscire da quello stato di shock << Ascolta il battito del mio cuore. Ascolta solo quello. E fai dei respiri profondi, così. >> Imitò un lungo respiro che trattenne per qualche secondo e poi fece fuoriuscire lentamente, invitandola a fare altrettanto. Ricordava che ascoltare i battiti regolare del cuore aiutava a far rallentare il proprio, le era successo tante volte quando da piccola s'infilava nel letto dei suoi fratelli per dimenticare gli incubi che la lasciavano sconvolta. Inoltre l'idea di non essere sola era ciò che più al mondo la tranquillizzava e guardando la Bell era convinta che nessuno le avesse mai detto di esserci per lei.
Non era mai stata debole perché non si poteva permettere di cadere. Nessun abbraccio l'avrebbe accolta, nessuna carezza consolata, nessuno ci sarebbe stato per lei ad attutire il colpo. << Non sei sola. >> continuò a sussurrare piano, poi stringendo più forte << Te lo prometto, te lo giuro. Non lo sei. Ci sono io qui con te. >> E ci sarò sempre.

 
Top
view post Posted on 27/7/2022, 11:20
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


CASEY BELL
SHE/HER

jpgIl colibrì era una animale totem della cultura antica peruviana. Casey ne lesse a proposito dopo la lezione di intaglio con Cravenmoore, cercando informazioni sulla statuetta di delfino consegnatale come premio. Disposti in ordine alfabetico nel manuale consultato, i due simboli erano descritti in pagine adiacenti e, benché soffermandosi sul mammifero acquatico, Casey lesse di sfuggita qualche riga sull'uccellino.

Il Colibrì simboleggia l’amore per la vita e la gioia di vivere. Esso si basa sul potere dell’amore. Questo amore tutto nutre e sostiene, e rappresenta l’unica vera comprensione per l’evoluzione umana.

Casey non se le ricordava, ma tali parole rimasero in qualche modo ancorate alla sua mente. Tant'è che la Vista, infida amica delle sue giornate, pose il colibrì sul suo cammino alla stregua di un famiglio.
Se solo ogni manifestazione del suo potere non giungesse con dolore. Se solo la schizofrenia di tale dono non si ingarbugliasse come un tumore alle sue viscere.

Il colibrì si dimenava attorno alle due Grifondoro strette nel loro abbraccio. Pretendeva attenzione, vicino alle loro orecchie per farsi sentire, scattando da una testa a un'altra in un frenetico battito d'ali come se fossero fiori appetitosi.
Come un parassita che succhiava via l'energia vitale del suo ospite.
La Veggente giaceva fra le braccia di Alice, incapace di stringere a sua volta. Il respiro cominciò a calmarsi, armonizzandosi con l'ampliarsi e il restringersi del petto dell'altra. La sua voce pacata e rassicurante, il battito del suo cuore e l'aria che le penetrava nella gola, fluida come lo scorrere di un lento fiume, la influenzarono per simpatia mentre la stanchezza la portava finalmente a cedere.
Forse questo amore ー così violento, così fragile, così tenero, così disperato ー che Alice iniettava negli abbracci e che Casey bramava, era qualcosa di puro. Forse era un totem ancor più forte di qualsiasi altro simbolo estraneo. Perché fra le lunghe ciocche di capelli rossi, cullata dagli abbracci e dalle parole di conforto, affiorò il ricordo di un momento assai lontano.
Drinky, strega rossa, la cingeva al suo cuore, autoconvincendosi di poter essere madre. Ultimo dei porti sicuri che l'odio, benché inaccettabilmente, non era ancora riuscito a distruggere.

Nell'obnubilazione della mente, dove le droghe, la rabbia e l'alcol si fusero in una miscela esplosiva, non c'era giusto o sbagliato. Solo l'incessante bisogno di ricevere una cura.

 
Top
view post Posted on 4/8/2022, 15:47
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,206

Status:


Alice Wagner
16 y.o - Gryffindor - 3rd year - Prefect

Era fragile, fragile tra le sue braccia, come una cosa che poteva spezzarsi da un momento all'altro. Come una tazza dalle crepature in evidenza, qualche pezzo mancante, raccattato al volo da mani goffe. Alice stava improvvisando, cercava in qualche modo di avvolgere quella delicatezza con tutta la cura di cui ne era capace. Erano traumi, ferite, cicatrici profonde procurate da chi avrebbe dovuto proteggerla, amarla, dalle figure adulte che mai avevano fatto parte delle sua vite, dall'amore che le era stato negato. Lei l'avrebbe custodita finché le fosse stato concesso, non avrebbe mai mollato la presa mai. Lo aveva promesso quella volta sulla torre e lo avrebbe mantenuto. Avrebbe ricoperto le increspature con l'oro che possedeva, rendendole lucide e brillanti. Mentre il tramonto colorava le foglie di un arancio acceso, forte sul suo cuore la teneva, ascoltando i suoi singhiozzi, ogni singola lacrima, ogni sobbalzo che accoglieva con una carezza. E anche il suo corpo tremava in quell'abbraccio disperato. E il suo cuore era in tormento, così non lo era mai stato. Ma loro non c'erano per nessuno. E soltanto la loro ombra tremava nel buio.Loro erano altrove ben più lontano della notte. Ben più in alto del sole. Nell'abbagliante splendore di quell'abbraccio. Stringimi tra le braccia, più tardi sarà troppo tardi, qui si crepa di tutto, la nostra vita è ora. Sedici anni, diciassette in due fanno già trentatré. A trent'anni non si è più ragazzi. Ci prenderemo cura l'uno dell'altra. Abbracciami, abbracciami a lungo. Solo dopo lungo tempo, la fece rialzare, ripercorsero il bosco, ogni albero mostrò loro la via, ogni soffio di vento gelava nelle ossa, percorrendo il corpo ancora sfatto dalle droghe e dall'alcool. Quando arrivò nei pressi del castello, riconobbe la figura di Les, preoccupata di vedere Casey in quello stato. Dalle sue braccia la consegnò in quelle del suo amico, il suo confidente, chi avrebbe dovuto avere quel ruolo fin dall'inizio. Alice non c'entrava niente. Avvertì una sensazione di vuoto, come se si fosse immischiata in fatti non suoi, come se avesse varcato una porta con un divieto d'accesso e fosse stata beccata sul fatto. Non aveva motivo di essere triste. Di provare quel dolore, così forte, nel petto Aveva appena riparato un cuore, ora toccava farsi carico del proprio.

 
Top
5 replies since 21/7/2022, 13:54   202 views
  Share