| PS 299/332 | PC 204/249 | PM 284/290 • EXP 59.5 | L’ineluttabilità di certi eventi, per quanto sforzo si compia nel volerli sovvertire, è innegabile e capire di trovarsi stretti in una morsa più forte di quanto si riesca a sopportare imprime nel corpo e nello spirito una forza ineguagliabile, incontrovertibile. Da bambina prima e da ragazza poi aveva scelto di combattere contro le forze opposte al suo modo di osservare il mondo e di viverlo, sapendo - prima ancora di sperimentarlo sulla propria pelle - quanto questo sapesse essere crudele e stoico nelle proprie intenzioni; un’esistenza capace di piegare gli animi più tenaci e che, alla fine, aveva plagiato anche il suo. Come un morbo si impossessa di un corpo debole, la rabbia si era fatta strada in lei, cambiando i connotati della sua personalità al punto da renderla così disperata e frustrata da spingerla a rinnegare se stessa. Il mestiere di vivere è e sarebbe rimasto sempre un gioco pericoloso nel quale non è ammessa l’ignoranza delle regole. Lei le conosce queste regole, si può quasi dire le abbia inventate… e tutto nella sua testa, come se la sua mente fosse un teatro nel quale venga messa in scena una pièce carica di emozioni forti e oscure, che spingano il protagonista al limite dell’impossibile.
Lei è quel protagonista.
Se ne avvede con la consapevolezza data dalla chiarezza che solo il dolore può donare: scaccia le inibizioni, le endorfine svaniscono in uno sbuffo - forse di vapore - e ogni cosa diventa più vera e tangibile, perfino straziante. Impossibile da contrastare è il dolore alle gambe, finché queste non smettono di essere arti funzionanti: l’acqua le stritola con la sua forza dirompente, le vorrebbe separare dal resto del corpo, smembrandola pezzo dopo pezzo. La sua mente ha già ceduto alla lusinga della morte e non può fare a meno di chiedersi quando questa arriverà davvero. Se non sia ora, finalmente, di riposare in pace. Viene illusa, ancora una volta, da quanto le sta accadendo perché - pur avendo perso la sensibilità agli arti inferiori e sostenendosi in posizione eretta per mera grazia dell’elemento che ha scelto di tradirla - riesce ancora a percepire la stretta al polso, feroce e potente come se un rettile vi fosse avviluppato tutt’intorno. E’ in quel momento che, forse a ragion del dolore che le pervade le membra, la sua mente si dissocia dal suo corpo e accade qualcosa di inimmaginabile: vede se stessa, il vortice di acqua e vapore sottile sopra di sé, da un punto di vista diverso; frontale rispetto alla posizione precedente, si riconosce e inorridisce - lo farebbe, se potesse - e si rende conto che quella che la sta fissando non è Primrose. E’ come se stesse osservando i ricordi di qualcuno, dal punto di vista di chi li stia vivendo. Un’esperienza extracorporea come quella, però, non è usuale. Qualcosa non va. Sta accadendo tutto nello stesso identico momento e percepisce che qualcosa di non ben definito, ma terribile, stia per accadere. Quando vede il proprio braccio - quello della presunta Primrose a onor del vero - ritrarsi verso il petto, l’ennesima fitta di dolore, decuplicata, la riporta al suo corpo pervaso di sofferenza e rabbia. Osservare il proprio polso spezzato, rimasto a penzoloni sotto la morsa della mano d’acqua con un’angolazione scomposta, la fa gridare di dolore come mai ha fatto prima di allora. Manca il respiro, mancano la forza e la solidità di un corpo integro, ma sente anche di essere furiosa. Sente montare dentro la furia selvaggia che per anni ha ingabbiato e che, solo a piccole dosi, ha lasciato fuoriuscire con parsimonia. Il mondo, anche quello crudele, non ha idea di che cosa sia la vera rabbia. Le endorfine ritornano nel flusso sanguigno, si irradiano come linfa vitale e Thalia, finalmente, esplode in un urlo di vendetta, che sa di stanchezza, frustrazione e atrocità. Non intende perdonare ciò che le è stato fatto, ma quando riapre gli occhi, stretti in fessure per il dolore della frattura, non si capacita di quanto sta vedendo.
E’ lei, ma non è… non può essere lei. Eppure, la promessa che fa alla se stessa in piedi di fronte a lei, con quell’aria saccente e fastidiosa, non è uno scherzo. Ha conosciuto la morte in tante forme, per svariate ragioni e in tempi non sospetti, ma la desidera. Non per la se stessa incarcerata tra mura d’acqua. No, la brama per la sete di vendetta che si è risvegliata.
Dicono che il peggior nemico di se stessi sia la propria volontà e mai come in questo caso sente di aver sperimentato qualcosa di assolutamente straordinario e, nonostante tutto, estremamente semplice. L’ostacolo imposto alla sua libertà, al suo essere un unico corpo con il suo Elemento non è altri che lei. Thalia Moran. Compiange la ragazzina spensierata, la cui infanzia è stata spazzata via dal Destino a cui lei stessa - da ignorante - ha dato tanto peso. La reclama, ma sa che non potrà tornare. Dunque, l’unica cosa che le resta da fare è mantenere quel legame ricostituito con la forza della disperazione, ricucendo lo strappo e rinunciando ad ogni menzogna. Sa che quella di fronte a lei non è soltanto una costruzione mentale crudele, ma la parte di lei che - piano piano - sta tornando a far parte di un intero altrimenti infranto in tanti minuscoli pezzettini. La sua mano destra trema, il dolore via via sempre più forte e lo schiocco netto delle ossa fratturate di colpo è ancora il suono più forte che il suo udito riesca a percepire, nonostante il battito cardiaco pulsi nelle orecchie, così come lo sciabordio dell’acqua in vortice. Eppure, anche se ogni cosa sembra perduta, sente quella musica che - da troppo ormai - non ascolta più; il suo elemento proviene da lei, le gira attorno e non è più una prigione a vita. E’ libertà e consapevolezza. E’ potere. La mano sinistra è libera, dunque si appresta a manovrare l’acqua attorno al polso ferito, come se volesse sostenerlo in quanto sarà necessario compiere. E’ una manovra azzardata, assolutamente folle, ma del resto è quella stessa disperazione a richiederle un ulteriore sacrificio. Se deve morire per rinascere è pronta a farlo, lo ha già deciso, e se entrambe - lei e la sua nemesi - devono perire per rinascere dalle acque, allora è disposta al sacrificio. Una vita per una vita o, forse, una valutazione meno accurata di quanto dovrebbe essere per scegliere chi delle due abbia il diritto di vivere.
Ansima ancora per la minaccia rivolta alla se stessa di fronte, mentre il braccio d’acqua che ha ferito lei ora si abbatte sulla sua creatrice. Uno schiocco secco, un colpo al volto e Thalia, quella nel vortice, incalza un colpo dopo l’altro, mimandone il gesto con il braccio sano. Una lotta tra Titani, forse, ma è la più dura che abbia mai combattuto. Come se tutte le altre, vissute fino a quel momento, non avessero alcun valore. Non si compiace della sua improbabile maestria, ma si bea della piacevolezza di quell’incontro e legame rinnovato. Essere degni di questo, essere degni di se stessi è l’unica cosa che conta. L’Acqua è lei e Lei è l’Acqua. Ora lo sa. Adesso lo comprende.
Inventario&Conoscenze Oggetti:
Bacchetta - Legno di Salice, Crine di Mooncalf, 10 Pollici, Elastica Ciondolo Capello di Veela - incanta l'avversario in quest per un turno 1 Fiala di Decotto al Dittamo 1 Fiala di Rinvigorente
Incantesimi:
I Classe - Completa II Classe - Completa + Orcolevitas III Classe - Completa + Iracundia IV Classe - Completa + Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Neptuno V Classe - Completa + Plutonis VI Classe - Completa (esclusi incanti da apprendimento e/o proibiti) VII Classe - Legilimens I Classe Chiara - Atlantis Cage, Rituale Perfetto
Incantesimi Alchemici: Langue Verte
Vocazioni:
Legilimens (II Livello) Occlumante (II Livello) Elementalista Inesperta (I Livello) (Acqua)
| Riassunto & Danni Trauma alla nuca, senza escoriazioni. Segni di frizione sul polso destro e gambe. Polso destro fratturato.
La scoperta di essere il maggior ostacolo alle proprie ambizioni e alla propria libertà, spinge Thalia ad abbracciare comunque quella parte oscura che per tanto tempo ha rinnegato - prima - e alimentato in un secondo momento. Capisce di non poter tenere separate le due metà della sua natura, ma di doverle abbracciare entrambe per poter tornare ad essere un tutt'uno - l'intero - che è, anche e a ragione del suo elemento, che può essere Morte e, allo stesso tempo, rinascita. |
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