Lei, Elementalismo II ~ Thalia Moran

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view post Posted on 10/3/2023, 16:18
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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La solidità di un legame si definisce dall’intensità con cui questo si mantiene vivo, dalla capacità di una delle due parti di fare ciò che l’altra non riesce o non vuole concedere. Si trattava di dare e avere, un bilancio tra emozioni diverse tra loro - rabbia, frustrazione, senso di abbandono e tradimento, unione e vicinanza - equilibrate solamente dalla volontà. Stretta nella morsa dell’Acqua, Thalia capì di aver perso terreno e contatto con ciò che di più viscerale potesse esistere al mondo: se stessa.

Non era il sangue, il suo potere emanato dalla magia che le scorreva nelle vene o il legame di famiglia a cui scioccamente si era soliti pensare; alla sua essenza non pensava più nessuno, nemmeno lei stessa. Era iniziato tutto con un plagio morale, un gioco a braccio di ferro con le dure lezioni impartite dagli anziani della famiglia ai novizi, che si era poi tramutato in un completo lavaggio del cervello - solo da adulta se ne era resa davvero conto!
Thalia sapeva di essere bene e male insieme, autorevolezza che trascende in crudeltà, poiché le esperienze stesse l’avevano plasmata a quel modo: i sentimenti non ti porteranno mai lontana, si era detta, ed era così che aveva cominciato a tagliare fuori la famiglia, gli amici e gli affetti dalla sua quotidiana lotta per la verità. Cordelia era stata per anni il suo capro espiatorio per diletto e comodità, ma la vera risposta alle sue domande era rimasta sempre la stessa: chi sei?

Lei che, per assurde ragioni, aveva sempre plagiato se stessa per compiacere gli altri.
Lei che, per amore, aveva rischiato tutto.
Lei che, impenitente, aveva capito di non poter scindere tutte le cose in due grandi categorie, ma di dover accettare il grigio indefinito dell’incertezza, giorno dopo giorno.

Le sue costanti svanivano di volta in volta, risucchiate dal vortice di sensi di colpa e rabbia, e restava solamente il nuovo - ciò che poteva creare in un giorno di noia tra i corridoi dell’ospizio - per rendere quella vita meno insipida e distante da ciò che era avvenuto prima.
Eppure, nonostante avesse investito la sua frustrazione per capire che cosa farne di quel corpo, di quella mente capace di plasmare pensieri, parole e azioni in un pericoloso gioco al massacro, non sapeva chi fosse.
Ora, con i piedi inchiodati al pavimento e la mano bloccata dalla potenza dell’Acqua, era certa di non saperlo.

Guardava la sua mano tremare sotto il giogo dell’elemento, ricordando il piacere del loro primo incontro e lo stupore di quanto avvenuto quel giorno; del modo in cui, maldestramente, aveva iniziato a capire che cosa fosse quell’energia che le scorreva in corpo e che cosa mai, alla fine, avrebbe potuto farne. Giochi d’acqua innocenti, onde anomale scatenate per puro esercizio e diletto personale: questa era stata la sua vita prima di Cordelia. Prima del St. Richard.
Giunta al St. Richard come una professionista della menzogna, Thalia aveva assunto il suo ruolo - l’ennesima maschera creata ad hoc per l’occasione - e ne aveva tratto beneficio sfogando la sua rabbia repressa per ciò che non aveva compreso per tempo, risparmiandosi un sacco di dolore inutile. Furiosa con se stessa, con chi l’aveva messa in dubbio e con coloro i quali avevano supposto di potersi far beffe dei suoi principi, sciocchi dogmi cestinati non appena la verità e la crudezza della vita l’avevano messa a dura prova.
Eppure, la sua unica costante era l’elemento che adesso la minacciava di schiacciarla, come se il Fato - meschino - avesse presentato finalmente il conto complessivo da pagare.
Si sentiva mancare nella stretta alle ginocchia, il dolore via via sempre più pungente, come se rovi veri e propri le artigliassero gambe e braccia. Era certa di non poter usare la magia per risolvere un problema che aveva creato per sua delizia prima e stupidità poi.
Strattonò il braccio dominante nel tentativo di liberarlo, le lacrime agli angoli degli occhi per l’impotenza ed il dolore: ottenne solamente l’effetto contrario, gridando di sofferenza pura e rabbia insieme.

Da ragazza si era sempre chiesta perché tutto quanto era accaduto fosse dovuto capitare proprio a lei: non bastavano le frasi di rito a giustificare un Caso malevolo, un Destino predefinito pronto ad abbattersi su di lei senza controllo.
Controllo. Era capace in questo e lo sapeva bene: sotto la sua aria imperturbabile si celava il mostro capace di operare in silenzio, attingendo ad una forza interiore che nessuno avrebbe potuto sospettare esistesse.
Ne era sempre stata consapevole, dopotutto quella era una parte imprescindibile del suo carattere e la sua maggior virtù.
Adesso, però, per riconquistare la vetta di sicurezza doveva perdere la strada nota per imboccare quella che non si era mai concessa - nemmeno al St. Richgard, non totalmente - di considerare.
Arrivare al centro di se stessa e risalire alla superficie solo dopo aver toccato il fondo: la fine ed il principio erano due punti fissi sullo stesso percorso, due facce della stessa medaglia.
Doveva sentire il canto dell’Acqua per poterla dominare, accettare di essere imperfetta per aspirare al miglioramento; attingere alla sua essenza per liberarsi del peso di chi non era e non sarebbe più stata.

La mano sinistra, libera da costrizioni si lanciò in soccorso dell’altra: tutt’intorno era foschia, Primrose un ricordo di cui adesso non aveva tempo di curarsi, sebbene fosse lei a dominarla con la sua stessa arma.
La perfezione di quelle dita d’acqua, i segni rossi intorno al polso e la vessazione morale erano tutti dettagli sufficienti a farla infuriare ancor più di quanto già non fosse: le sue dita affusolate rafforzarono la presa su quelle nemiche, provando a costringerle al rilascio della preda. Per assurdo, gocce di sudore freddo cominciarono ad imperlarle la fronte, i capelli via via sfuggenti alla retina d’ordinanza in un luogo come quello. Sentiva la pressione crescere tutt’intorno a lei e il pensiero che quella fosse una lotta contro se stessa - più che con Primrose - la demoralizzava.

Non ho già sofferto abbastanza?, pareva dirsi digrignando i denti nello sforzo di liberarsi, non mi basta aver perso ogni cosa per il solo gusto di dimostrare che ho ragione senza considerare le circostanze e le attenuanti? Aveva perso tutto il giorno in cui aveva lasciato casa propria - un rudere in fatto di emozioni e ricordi - e affittato una stanza a Londra presso una sconosciuta. Aveva rinnegato se stessa, per così dire, ma… a quale prezzo?
Questa sono io.
Ostinata. Capace di piegare ogni cosa al mio volere. Incapace di esprimere emozioni che mi facciano sentire debole di fronte agli altri. Tutto purché non riconoscano un altro punto debole, un pezzo di carne su cui sfogare le loro mire.

Ora che ci pensava, non si era mai lasciata andare al pianto nella sua versione più liberatoria, colpevole solamente di essere figlia del suo tempo e delle circostanze. Nessuno le ha mai insegnato che avrebbe potuto anche scegliere di non essere così come gli altri la volevano. Adesso poteva e doveva scegliere.

Impresse ancor più forza nelle dita per strappare la mano destra dal giogo avversario, attirando il nemico al petto con il braccio intrappolato. In quei minuti concitati aveva capito di doversi perdere - e lo aveva fatto, eccome! - prima di potersi ritrovare: così era stato al Lago Blarney, più di vent’anni prima, e così sarebbe stato quel giorno, nella saletta comune di un ospizio odorante di muffa e cibo stantio.

Se doveva morire per rinascere, allora era pronta.
Thalia J. Moran
PS 321/332 | PC 234/249 | PM 284/290 • EXP 59.5
Inventario&Conoscenze

Oggetti:

Bacchetta - Legno di Salice, Crine di Mooncalf, 10 Pollici, Elastica
Ciondolo Capello di Veela - incanta l'avversario in quest per un turno
1 Fiala di Decotto al Dittamo
1 Fiala di Rinvigorente

Incantesimi:

I Classe - Completa
II Classe - Completa + Orcolevitas
III Classe - Completa + Iracundia
IV Classe - Completa + Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Neptuno
V Classe - Completa + Plutonis
VI Classe - Completa (esclusi incanti da apprendimento e/o proibiti)
VII Classe - Legilimens
I Classe Chiara - Atlantis Cage, Rituale Perfetto

Incantesimi Alchemici:
Langue Verte

Vocazioni:

Legilimens (II Livello)
Occlumante (II Livello)
Elementalista Inesperta (I Livello) (Acqua)


Riassunto & Danni
Trauma alla nuca, senza escoriazioni.
Segni di frizione sul polso destro e gambe.

Compreso di aver perso il senso della realtà negli anni vissuti dalla fine della Scuola all’inizio del suo lavoro come Infermiera, Thalia cerca di cancellare l’onta del proprio passato con un autoanalisi non sempre facile e completa. Capisce anche di dover tornare alle origini per poter abbracciare la sua vera natura.
 
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view post Posted on 30/3/2023, 12:03
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Il Fato

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Lei

Perdersi per ritrovarsi. Thalia Moran stava forse compiendo lo sforzo più grande della sua intera vita — Lei che da sempre si era ostinata a resistere e persistere, incapace di accettare che esistesse una via alternativa: arrendersi. Cosa sarebbe accaduto, dunque? Cosa ne sarebbe stato di Lei all’alba di un nuovo giorno come mai ne aveva vissuti? E Primrose e l’Acqua l’avrebbero risparmiata?

HoxY2UA
Uno strattone e fu dolore (-4 PS, -5 PC), dolore fisico e dolore mentale per la frustrazione di aver perso; di essere stata ingannata e di essere in svantaggio. Dopo ciò cui aveva rinunciato, sembrava impossibile che la vita le stesse togliendo le poche cose che le fossero rimaste. Sentiva l’onta dello smacco subìto, il peso dell’imminente sconfitta.
Forse per questo motivo —per l’acquisita certezza di non avere più controllo di volontà e mente—, l’infermiera Moran era tornata alle origini, richiedendo l’aiuto del corpo per recuperare l’uso di ciò che continuava a sfuggirle. Il Fato, nel guardarla provare così strenuamente, non poté fare a meno di domandarsi se Thalia fosse davvero in grado di arrendersi o se, come ogni essere umano, fosse stata calibrata sulla sopravvivenza e non conoscesse altro modo di reagire che nuotare tra i flutti dell’esistenza con tutte le proprie forze. Eppure, aveva scelto di trasformarsi da mostro della ragione in qualcosa di completamente nuovo.
Nel bancale di nebbia che l’avvolgeva, il Fato rifletté che il più della caligine fosse permeata nella mente della giovane, che non aveva ancora capito. La morsa che le serrava le gambe imprimeva una tale forza (-8 PS, -10 PC) che presto il formicolio si trasformò in insensibilità. L’infermiera Moran aveva perso ogni capacità di percepire dal ginocchio in giù, tant’è che si reggeva soltanto per il sostegno offerto dall’acqua. Un’improvvisa debolezza le crollò addosso, mentre tentava di lottare contro le dita d’acqua che le avviluppavano il polso in un testa a testa degno della sua caparbietà.
D’improvviso, il suo punto di vista mutò. Si vide dalla prospettiva di un osservatore esterno. La foschia s’era diradata quel tanto che bastava a mostrarle la scena: Lei, in piedi, che combatteva contro un elemento del quale aveva sempre avuto in controllo. Fu allora che si rese conto di non essere un osservatore qualunque, ma di occupare il posto in cui aveva lasciato Primrose. A differenza della prozia, però, non stava seduta su una sedia a rotelle, ma rimaneva in posizione eretta con il braccio destro proteso in direzione della versione di se stessa soggiogata dall’acqua richiamata da ogni anfratto del St. Richard, le cui pareti cominciavano a farsi evanescenti.
Era stata Lei tutto il tempo, dunque? Primrose non era mai stata lì e, con lei, Luke e Clark e tutti gli altri pazienti dell’ospizio non erano mai esistiti? Qual era il significato dietro la sofferenza che persisteva a infliggersi?
Al proprio cospetto, la Thalia in svantaggio mugugnò e una lacrima sfuggì al controllo delle sue ciglia. L'altra Thalia, invece, si osservò tirare il braccio verso se stessa con ogni forza. Uno sciocco netto annunciò che le ossa del polso si erano spezzate (-10 PS, -15 PC). L’urlo prolungato che seguì fece da conferma.
«Bastarda! Ti uccido!»
E lo intendeva davvero. La forza dell'ira di quella Thalia, la resa del cambiamento a cui si era vista costretta, la forzata liberazione delle emozioni mossero qualcosa in lei. A quel punto, il braccio d’acqua che l’aveva vessata sembrò riscuotersi e mostrarsi finalmente pronto a risponderle. Volò in direzione opposta per colpire l'avversaria con una sferzata al volto (-5PS, -4 PC).
Ogni cosa era cambiata o, forse, era sempre stata la stessa.

'Cause two can keep a secret if one of them is dead

Primrose Thalia Moran
Punti Salute: 225/230
Punti Corpo: 142/146
Punti Mana: 320/320

Thalia
Punti Salute: 299/332
Punti Corpo: 204/249
Punti Mana: 284/290
 
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view post Posted on 4/4/2023, 20:32
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L’ineluttabilità di certi eventi, per quanto sforzo si compia nel volerli sovvertire, è innegabile e capire di trovarsi stretti in una morsa più forte di quanto si riesca a sopportare imprime nel corpo e nello spirito una forza ineguagliabile, incontrovertibile.
Da bambina prima e da ragazza poi aveva scelto di combattere contro le forze opposte al suo modo di osservare il mondo e di viverlo, sapendo - prima ancora di sperimentarlo sulla propria pelle - quanto questo sapesse essere crudele e stoico nelle proprie intenzioni; un’esistenza capace di piegare gli animi più tenaci e che, alla fine, aveva plagiato anche il suo. Come un morbo si impossessa di un corpo debole, la rabbia si era fatta strada in lei, cambiando i connotati della sua personalità al punto da renderla così disperata e frustrata da spingerla a rinnegare se stessa. Il mestiere di vivere è e sarebbe rimasto sempre un gioco pericoloso nel quale non è ammessa l’ignoranza delle regole. Lei le conosce queste regole, si può quasi dire le abbia inventate… e tutto nella sua testa, come se la sua mente fosse un teatro nel quale venga messa in scena una pièce carica di emozioni forti e oscure, che spingano il protagonista al limite dell’impossibile.

Lei è quel protagonista.

Se ne avvede con la consapevolezza data dalla chiarezza che solo il dolore può donare: scaccia le inibizioni, le endorfine svaniscono in uno sbuffo - forse di vapore - e ogni cosa diventa più vera e tangibile, perfino straziante.
Impossibile da contrastare è il dolore alle gambe, finché queste non smettono di essere arti funzionanti: l’acqua le stritola con la sua forza dirompente, le vorrebbe separare dal resto del corpo, smembrandola pezzo dopo pezzo. La sua mente ha già ceduto alla lusinga della morte e non può fare a meno di chiedersi quando questa arriverà davvero. Se non sia ora, finalmente, di riposare in pace.
Viene illusa, ancora una volta, da quanto le sta accadendo perché - pur avendo perso la sensibilità agli arti inferiori e sostenendosi in posizione eretta per mera grazia dell’elemento che ha scelto di tradirla - riesce ancora a percepire la stretta al polso, feroce e potente come se un rettile vi fosse avviluppato tutt’intorno. E’ in quel momento che, forse a ragion del dolore che le pervade le membra, la sua mente si dissocia dal suo corpo e accade qualcosa di inimmaginabile: vede se stessa, il vortice di acqua e vapore sottile sopra di sé, da un punto di vista diverso; frontale rispetto alla posizione precedente, si riconosce e inorridisce - lo farebbe, se potesse - e si rende conto che quella che la sta fissando non è Primrose.
E’ come se stesse osservando i ricordi di qualcuno, dal punto di vista di chi li stia vivendo. Un’esperienza extracorporea come quella, però, non è usuale. Qualcosa non va. Sta accadendo tutto nello stesso identico momento e percepisce che qualcosa di non ben definito, ma terribile, stia per accadere. Quando vede il proprio braccio - quello della presunta Primrose a onor del vero - ritrarsi verso il petto, l’ennesima fitta di dolore, decuplicata, la riporta al suo corpo pervaso di sofferenza e rabbia. Osservare il proprio polso spezzato, rimasto a penzoloni sotto la morsa della mano d’acqua con un’angolazione scomposta, la fa gridare di dolore come mai ha fatto prima di allora. Manca il respiro, mancano la forza e la solidità di un corpo integro, ma sente anche di essere furiosa. Sente montare dentro la furia selvaggia che per anni ha ingabbiato e che, solo a piccole dosi, ha lasciato fuoriuscire con parsimonia. Il mondo, anche quello crudele, non ha idea di che cosa sia la vera rabbia. Le endorfine ritornano nel flusso sanguigno, si irradiano come linfa vitale e Thalia, finalmente, esplode in un urlo di vendetta, che sa di stanchezza, frustrazione e atrocità. Non intende perdonare ciò che le è stato fatto, ma quando riapre gli occhi, stretti in fessure per il dolore della frattura, non si capacita di quanto sta vedendo.

E’ lei, ma non è… non può essere lei.
Eppure, la promessa che fa alla se stessa in piedi di fronte a lei, con quell’aria saccente e fastidiosa, non è uno scherzo. Ha conosciuto la morte in tante forme, per svariate ragioni e in tempi non sospetti, ma la desidera. Non per la se stessa incarcerata tra mura d’acqua. No, la brama per la sete di vendetta che si è risvegliata.

Dicono che il peggior nemico di se stessi sia la propria volontà e mai come in questo caso sente di aver sperimentato qualcosa di assolutamente straordinario e, nonostante tutto, estremamente semplice. L’ostacolo imposto alla sua libertà, al suo essere un unico corpo con il suo Elemento non è altri che lei. Thalia Moran.
Compiange la ragazzina spensierata, la cui infanzia è stata spazzata via dal Destino a cui lei stessa - da ignorante - ha dato tanto peso. La reclama, ma sa che non potrà tornare. Dunque, l’unica cosa che le resta da fare è mantenere quel legame ricostituito con la forza della disperazione, ricucendo lo strappo e rinunciando ad ogni menzogna.
Sa che quella di fronte a lei non è soltanto una costruzione mentale crudele, ma la parte di lei che - piano piano - sta tornando a far parte di un intero altrimenti infranto in tanti minuscoli pezzettini.
La sua mano destra trema, il dolore via via sempre più forte e lo schiocco netto delle ossa fratturate di colpo è ancora il suono più forte che il suo udito riesca a percepire, nonostante il battito cardiaco pulsi nelle orecchie, così come lo sciabordio dell’acqua in vortice. Eppure, anche se ogni cosa sembra perduta, sente quella musica che - da troppo ormai - non ascolta più; il suo elemento proviene da lei, le gira attorno e non è più una prigione a vita. E’ libertà e consapevolezza. E’ potere.
La mano sinistra è libera, dunque si appresta a manovrare l’acqua attorno al polso ferito, come se volesse sostenerlo in quanto sarà necessario compiere. E’ una manovra azzardata, assolutamente folle, ma del resto è quella stessa disperazione a richiederle un ulteriore sacrificio. Se deve morire per rinascere è pronta a farlo, lo ha già deciso, e se entrambe - lei e la sua nemesi - devono perire per rinascere dalle acque, allora è disposta al sacrificio. Una vita per una vita o, forse, una valutazione meno accurata di quanto dovrebbe essere per scegliere chi delle due abbia il diritto di vivere.

Ansima ancora per la minaccia rivolta alla se stessa di fronte, mentre il braccio d’acqua che ha ferito lei ora si abbatte sulla sua creatrice. Uno schiocco secco, un colpo al volto e Thalia, quella nel vortice, incalza un colpo dopo l’altro, mimandone il gesto con il braccio sano. Una lotta tra Titani, forse, ma è la più dura che abbia mai combattuto. Come se tutte le altre, vissute fino a quel momento, non avessero alcun valore. Non si compiace della sua improbabile maestria, ma si bea della piacevolezza di quell’incontro e legame rinnovato. Essere degni di questo, essere degni di se stessi è l’unica cosa che conta. L’Acqua è lei e Lei è l’Acqua. Ora lo sa. Adesso lo comprende.
Thalia J. Moran
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Segni di frizione sul polso destro e gambe.
Polso destro fratturato.


La scoperta di essere il maggior ostacolo alle proprie ambizioni e alla propria libertà, spinge Thalia ad abbracciare comunque quella parte oscura che per tanto tempo ha rinnegato - prima - e alimentato in un secondo momento. Capisce di non poter tenere separate le due metà della sua natura, ma di doverle abbracciare entrambe per poter tornare ad essere un tutt'uno - l'intero - che è, anche e a ragione del suo elemento, che può essere Morte e, allo stesso tempo, rinascita.
 
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view post Posted on 17/5/2023, 12:32
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Il Fato

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Lei

Un cavallone travolse la scena, inondando l’ambiente. Che fosse rimasto qualcosa dei contorni della stanza o che Thalia e Thalia fossero sospese nel nulla a scontrarsi nella speranza di ricongiungersi, fu il sapore dell’acqua dolce a riunirle infine. Una sensazione di gelo sembrò insinuarsi sottopelle, fin dentro i tessuti più molli protetti da tendini, muscoli e ossa. Milioni di grossi pungiglioni trafissero i polmoni. Fu come annaspare, affogare ma non una volta soltanto —ben due.
Il ricordo che si fa sensazione sulla pelle. Un frammento di passato divenuto presente.

HoxY2UA
Un risveglio così traumatico, Thalia Moran di certo non se lo sarebbe aspettato. Non quando aveva deciso di godersi il fresco serale di Londra con lo sguardo rivolto al cielo trapunto di stelle. Adesso, invece, la seduta su cui si era accomodata non sembrava più tanto accogliente con i braccioli che le avevano promesso pace e il cortile interno della villa dove era stata condotta dall’amico di una vita —quello le cui scelte non aveva sempre condiviso o compreso a primo acchito.
Ancora braccata dalle emozioni del sogno, gli occhi di Thalia dovettero presto fare i conti con le trasformazioni dell’ambiente che la circondava: un braccio d’acqua stava sollevato dalla superficie della grande fontana al centro del cortile. Dall’estremità che protendeva verso di lei, le veniva porta una coppa d’oro con una “M” capovolta al centro della superficie panciuta, dalla quale pendevano piccole campanelle.
Per chi avesse avuto una conoscenza approfondita dell’arte divinatoria, sarebbe stato immediatamente chiaro che quello non era un manufatto come un altro ma un oggetto con un valore specifico. In quel momento, tuttavia, rappresentava la consegna delle chiavi necessarie per accedere al secondo stadio dell’elementalismo. Ora che il rituale si era completato nelle spire del sogno, il libro di Aristotele che aveva portato con sé e poggiato sul tavolino al suo fianco sembrava più di una mera casualità. E l’ombra del discontrollo vissuta come infermiera Moran un ricordo del quale conservare la memoria per non dare mai per scontato il legame con l’acqua, ma di cui non preoccuparsi per il momento.
Il suo elemento, adesso, le porgeva il simbolo del suo successo —la dimostrazione che ogni goccia di sudore versata al St. Richard per arrivare a conoscersi e riconoscere ogni parte di sé non era andata sprecata.
Finalmente, Thalia sapeva cosa occorreva per comandare l’acqua, farsi acqua, essere acqua.

'Cause two can keep a secret if one of them is dead

Benvenuta alla fine della tua quest, Thalia!
Sblocchi il livello di Elementalista Principiante, completando il rituale e ottenendo come reliquia una coppa d'oro con incisa sulla superficie una "M" rovesciata e alcune campanelle di piccolissime dimensioni da essa pendenti. C'è un significato nascosto dietro la reliquia. A te, se lo vorrai, il compito di approfondire (non necessariamente in quest).

Ti ringrazio per aver seguito la quest con tanto impegno. Procedi pure al post di chiusura.
Per qualsiasi cosa, sono disponibile via MP.

In bocca ad Aristotele!

 
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view post Posted on 20/5/2023, 17:04
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E’ il gelo la prima sensazione a travolgermi, così pungente e profondo da insinuarsi negli strati degli abiti che indosso e nella pelle che mi appartiene da sempre; la seconda è la rigidità di una posa che non avrei dovuto assumere, un fastidio muscolare che si irradia dal bacino alla schiena, raggiunge le spalle curve e si prolunga nelle braccia sino ai polsi. Lo stordimento che provo si aggiunge alle due precedenti ed è peggiore di queste in molti modi.

Non ricordo di essermi seduta su questa panchina, col bracciolo di metallo freddo a scavarmi la pelle dell’avambraccio, e detesto l’umidità che gioca al massacro con i miei capelli sciolti sulle spalle. Il mento mi sfiora il petto, il capo è inclinato verso la spalla destra e tutto mi sembra così strano mentre schiudo le palpebre da non poterlo credere possibile.
Vedo le mie ginocchia e, mentre sollevo il capo, il dolore dei muscoli rimasti fermi troppo a lungo - quelli della zona cervicale in special modo - sono la ciliegina su una torta che non ho ben digerito. Storco il naso e la bocca in un’espressione sofferente, mentre con una mano cerco di alleviare la piega innaturale del collo: ne subirò gli effetti nei prossimi giorni, con dei gran mal di testa che solo una sana dormita potrebbe alleviare.
Mi rendo conto di essere nel giardino che si affaccia sul versante posteriore della casa di Montgomery e con stupore mi accorgo di avere il volto bagnato da gocce d’acqua simili a rugiada: la ragione si innalza davanti a me al pari di un miraggio, ma non è incredulità quella che mi anima e mi spinge a protendere la mano verso quel corpo d’acqua che sembra asspettare una mia reazione. Non è violenta, ma pazientemente attende che sia io a compiere il primo passo.

Sono confusa, inutile negarlo, ma sento che raccogliere l’oggetto che mi viene porto non è sbagliato: disturbante, invece, è il ricordo di quanto credo di aver sognato. Uso proprio questo verbo, credere, mentre ripenso a quanto successo, perché sono sicura che le immagini oniriche siano forti di una vita propria e incomprensibile alla mente umana, ma non così tangibili. Ricordo la malvagità scoppiare nel corpo e nella mente della me che si aggira come un lupo affamato nei corridoi del St. Richard - un posto che non ho mai sentito nominare prima - e lo sdegno verso quei poveri anziani che altro non erano se non mie invenzioni personali. Posso, però, essere davvero sicura che fossero soltanto questo?

Mentre mi alzo dalla panchina e barcollo incerta verso il bordo della vasca, con le mani protese all’oggetto dorato, mi rendo conto che l’acqua si muove con me e si allunga per incontrarmi quanto prima; la coppa che mi viene donata è un oggetto curioso in ogni sua sfaccettatura e fatico a capire quale sia il suo significato: non sopporto di non conoscere la storia di tutte le cose, specialmente se queste mi riguardano; una parte di me sa che quella - forse una reliquia del mio viaggio onirico - è un’altra tessera del puzzle che è la mia vita. Gli angoli appuntiti e quelli più stondati di ogni tassello mi hanno resa quella che sono e questa coppa si aggiunge ad un disegno ancora incompleto. Non credo di capire la sua importanza, ma vorrei poter trascorrere infinite ore alla ricerca della simbologia che lo contraddistingue - dalla M roversciata che ne impreziosisce la porzione più panciuta alle campanelle appese tutt’intorno al bordo - per comprenderne al meglio la funzione. Nel mio sogno, in quella vita che non vorrei mai vivere, ero spregiudicata e malevola, avevo perso di vista i miei obiettivi e non ero più padrona di… me.
Alla fine la mia paura più grande si era tradotta in realtà o qualcosa di molto - e terribilmente - simile.

Rigiro tra le dita il cimelio che ho agguantato con delicatezza estrema, mentre il braccio d’acqua si ritira nella vasca di pietra da cui è originata. Mi avvicino e mi appoggio al bordo, forse alla ricerca di un sostegno e una vicinanza all’elemento che fa parte di me e non vorrei perdere. Mi stringo nel cappotto e stringo le labbra tra loro cercando di sopprimere il bisogno di cercare immediatamente una risposta a tutte le mie domande. Istintivamente immergo la mano sinistra alle mie spalle, infrangendo il pelo dell’acqua, e immediatamente una sensazione di quiete torna ad avvolgermi. Non so perché né come, ma la sensazione adesso è quella di una mano che afferra la mia, mi infonde sicurezza e conforto, serenità e accettazione.

«Allora sei qui…» Montgomery mi parla, finalmente, e mentre continuo a sfiorare l’acqua nella vasca, lo vedo avvicinarsi con le mani rintanate nelle tasche dei jeans scoloriti. Sembra volermi dire qualcosa senza sapere quale sia il modo giusto per farlo e io attendo, silenziosa, sapendo che nulla avviene per caso, che tutto è già scritto pur ostinandomi a voler controllare tutto. Non gli nascondo la coppa e lui la osserva senza fare domande. La sua ombra mi nasconde in parte dalle luci provenienti dalla casa, la sua espressione indecifrabile in quel buio rischiarato soltanto dalle stelle. Estraggo la mano dall’acqua, mi bagno il viso con quel che rimane sulla pelle del palmo umido e mi allontano per tornare alla panchina. Lì c’è il libro che stavo leggendo quando, inspiegabilmente, mi sono addormentata. Resto ipnotizzata dal titolo in rilievo sulla coperta di cuoio e percorro la forma delle lettere con l’indice, ma mi fermo immediatamente non appena Drake apre bocca.

«Lui è qui.»

Non ho bisogno di chiedere spiegazioni.
Quello che so, al momento, mi basta.
Thalia J. Moran
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I Classe - Completa
II Classe - Completa + Orcolevitas
III Classe - Completa + Iracundia
IV Classe - Completa + Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Neptuno
V Classe - Completa + Plutonis
VI Classe - Completa (esclusi incanti da apprendimento e/o proibiti)
VII Classe - Legilimens
I Classe Chiara - Atlantis Cage, Rituale Perfetto

Incantesimi Alchemici:
Langue Verte

Vocazioni:

Legilimens (II Livello)
Occlumante (II Livello)
Elementalista Inesperta (I Livello) (Acqua)


Riassunto & Danni


Grazie di cuore per questa esperienza meravigliosa!

 
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19 replies since 11/8/2022, 18:14   516 views
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