Until We Meet Again, Parte 2

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view post Posted on 25/10/2022, 06:18
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner
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Alice salì le scale correndo come una saetta, tanto che la signora grassa la fissò sbigottita per qualche secondo, rimanendo completamente immobile, dopotutto era ancora intenta a tentare di metter piede fuori dal letto. Alice sentiva la fretta premere sulla spalla, non c'era tempo da perdere, doveva prepararsi prima che Casey e Viv si accorgessero della sua assenza e farlo il più silenziosamente possibile, altrimenti come altro avrebbe potuto giustificare la sua assenza, alla riunione mattutina? Teoricamente avrebbero dovuto occuparsi di riorganizzare tutte le scartoffie messe da parte e moltiplicate nei mesi, peccato che Alice stava pianificando di svignarsela a Londra per festeggiare il compleanno di Draven. Si aspettava una grossa ramanzina al rientro, ma come ogni volta quando prendeva una decisione azzardata, non se ne pentì. Uscita dal caldo della doccia afferrò i primi vestiti a caso che riuscì a mettere insieme, un jeans, delle sneaker e una maglietta a maniche corte che le lasciava l'addome scoperto. Infilò due o tre cose nella sacca che si era portato dietro, la bacchetta e una mappa fai da te del negozio da raggiungere. Poi dopo essersi infilata un cappellino con visiera nero, scomparve con la stessa velocità con la quale era arrivata. Il piano era semplice, approfittare delle passaporte presenti al castello per fare un giretto nella capitale, visitare il famoso negozio di piercing e tattoo dove era già stata un paio di volte e magari fare qualcosa di folle. Facile, rapido e indolore.


Quando si diresse al punto di incontro, vide il Serpeverde aspettarla lì, per cui proseguì arrivando da dietro per spaventarlo << Buh! >> ovviamente la cosa la fece ridacchiare, doveva essere davvero insopportabile per il resto del pianeta passare del tempo con una combinaguai come lei, non c'era modo di scampare ai suoi scherzetti o alle sue battutine << Sei pronto birthday Boy ? Tranquillo andrà bene. L'ho già fatto mille volte. >> gli fece cenno di proseguire verso le passaporte. Diciamo che avrebbero dovuto usarle solo per cose utili come andare a lavoro ma quella era un'emergenza, o no?


Passare attraverso non era mai piacevole ma Alice ci aveva fatto l'abitudine e per i primi momenti sapeva che la sensazione di nausea non sarebbe scomparsa tanto facilmente. Aspettò di riprendersi prima di mettere a soqquadro la sua sacca per trovare la mappa che si era disegnata. Era piuttosto sciocco pensare che le servisse una mappa ma Alice era pessima con l'orientamento in città << Ahm la possibilità di perderci è molto alta, sappilo. La città è una cosa incomprensibile per me-- ma sono preparata! Giuro che se seguiamo la mappa troveremo il negozio subito>> fece gesto di giuramento sul cuore, poi tornò a guardare la mappa. Dovevano proseguire dritto, fino ad una grossa casa blu e bianca, poi girare a sinistra << A proposito, sai già cos'è che vuoi farti fare?>> era incredibilmente elettrizzata e stava già pensando di volersi fare un altro piercing.
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DRAVEN ENRIK SHAW
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« BREATH IN THE SUNSHINE »
Il sorriso gli morì sulle labbra rapido come era arrivato. Il tempo di un battito di ciglia e la sua espressione tornò indecifrabile, fredda.
Se ne sarebbe pentito. Amaremente. Poteva già sentirselo fin dentro nelle ossa, il rimorso. Chiudendo gli occhi, poteva vedersi vecchio e rugoso, con la pelle marchiata da un ridicolo disegno che in adolescenza aveva pensato essere profondo di significato e bello a vedersi. Come diamine gli era venuto in mente… Forse era ancora in tempo per tornarsene nei sotterranei e fare finta di niente. Avrebbe passato la giornata a leggere i suoi libri preferiti in una biblioteca piacevolmente vuota e silenziosa, avrebbe chiesto una pizza agli elfi nelle cucine per mantenere alta quella sua triste tradizione di compleanno e sarebbe andato a letto presto. Il mantenimento dello status quo. La sua vita di sempre. Un’altra giornata qualsiasi, fatta dei soliti pensieri da evitare in ogni modo possibile.
Ma l’arrivo di Alice ruppe brutalmente quella sua presa di coscienza. Aveva abbassato la guardia e si ritrovò a sobbalzare al suo poco originale modo di coglierlo di sorpresa; corrucciando prontamente le sopracciglia per guardarla male, le porse il cibo che aveva preso in Sala Grande per la colazione. Ogni possibilità di fuga… Andata.

No. Cos’hai fatto mille volte? No, no... È una pessima idea. – si ritrovò a risponderle, ma quasi sussurrando, delirante tra sé e sé per via dell’apprensione che sentì opprimergli il petto. Il panico arrivava sempre all’improvviso e ci era abituato, ormai. Ma quella era tutta un’altra storia… Non aveva mai preso una decisione così all’improvviso. Era stato impulsivo e lui non era mai impulsivo. Si era lasciato affascinare da un qualcosa che, chiaramente, non faceva per lui. E aveva una paura fottuta degli aghi. Non sarebbe mai riuscito a farcela e Alice non avrebbe mai mancato di ricordarglielo ogni giorno nel corso dei prossimi decenni.
Ciò nonostante, si ritrovò a camminare al fianco dell’allegra Grifondoro verso i confini del castello, lì dove sapeva risiedere alcune passaporte. Fu certo di essere impallidito, in risposta a quella realizzazione, perché sentì tutto il sangue defluire dal viso e il cuore mancargli un battito.

Stai scherzando?! – fu l’unica cosa che riuscì a dire, con voce tremante di puro terrore. Era diventato Prefetto da poco più di un mese. DA POCO PIÙ DI UN MESE. E come regalo di compleanno voleva farlo ESPELLERE? Quelle passaporte erano fatte per portare a lavoro gli studenti, non potevano essere usate per uso personale. Probabilmente, anzi, sicuramente erano registrate e tenevano conto di ogni viaggio e di chiunque le utilizzasse. Come faceva a non saperlo? O a ignorare la gravità della cosa?
E a peggiorare il tutto, il fatto che la ragazza non avesse nemmeno una precisa idea di come dovessero raggiungere qualunque fosse il posto in cui voleva portarlo a rovinarsi per sempre il corpo e, potenzialmente, una qualsiasi carriera d’ufficio che fosse rispettabile. E lui aveva un pessimo, pessimo senso dell’orientamento. Non sarebbero mai riusciti a tornare in tempo a scuola perché era sicuro, a quel punto, che si sarebbero persi per… la città? Alice aveva parlato di città. Non poteva intendere Londra, giusto?

Sì. Ma no. Alice. Avevo detto “entro i limiti umani”. È una pessima idea, ho cambiato idea. – continuò a blaterale, affiancandosi a lei quando finalmente la vide fermarsi. La passaporta di fronte a loro. La superficie di quello che appariva come un vaso vecchio e rovinato rifletté la propria immagine, forse per via di residui di pioggia accumulati lì sul fondo.
Aveva ambizioni così grandi da essere incontenibili per la testa di un neo-sedicenne. Le spalle larghe appesantite da una quantità di responsabilità che si addossava da solo, per senso del dovere. Non aveva mai pensato di poter avere un futuro che fosse degno di essere vissuto, finché non era arrivata la lettera da Hogwarts: la sua unica possibilità di fare qualcosa, di essere qualcuno e non finire ridotto sul ciglio di una strada sterrata della periferia londinese a mendicare.
Non poteva rischiare di mandare all’aria tutto ciò per cui aveva studiato e lottato negli ultimi anni solo per una giornata di divertimento… Non aveva nient’altro.
Ma quanto faceva male lottare e lottare, sempre da solo, senza ottenere mai nulla? Senza sentirsi mai abbastanza?
Qualche minuto prima, Alice gli aveva chiesto cosa volesse fare per il suo compleanno... Se gli fosse stato concesso un desiderio, avrebbe chiesto di smettere di pensare, solo per un giorno.
Alzò la testa per guardare il volto spensierato di Alice. La mascella tesa dal nervosismo, lo sguardo spento dall’ansia, prima che chiudesse gli occhi e portasse la mano a stringersi intorno alla passaporta per essere portato ovunque l'amica avesse pensato di trascinarlo.
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Quando le reazioni degli altri iniziavano a sorprenderla, Alice si rendeva finalmente conto di quanto le sue azioni a volte fossero folli. All'interno della sua mente il tutto non era che una passeggiata, non poteva nemmeno essere classificato come rischioso in alcun modo, anzi lo avrebbe definito quasi prassi. In fondo se avessero provato a saltare le lezioni durante l'anno scolastico sarebbe stato molto più difficile e pericoloso. Ora il confronto era ridicolo e in più potevano usare la scusa della spilla per qualsiasi cosa, diciamo un'importante commissione a nome della casata? Se non avessero incontrato Casey e Mike direttamente se la sarebbero cavata. E anche se il caso fosse stato quello di imbattersi nei caposcuola, la scusa pronta era infilata nella manica della sua giacca. Un grosso sorriso le sbucò sul viso nel vedere Draven sbiancare. Ah questi giovani novellini, possibile che c'era gente che si comportasse sempre così bene?
In ogni caso il suo non avere nessuna paura o ansia era dettato dalla sua naturale predisposizione a cacciarsi nei guai da fin dentro la culla, cosa che la portava quasi sempre ad affrontare situazioni spinose. Quella in confronto era un nonnulla anche se per il Serpeverde equivaleva a rapinare la Gringott << Vuoi rilassarti Drav? Non è niente di che! Manco stessimo buttando caccabombe nell'ufficio di Pev. Su piantala di fartela sotto e seguimi, prometto che ti divertirai! >> lo afferrò per il braccio trascinandolo con sé, non avrebbe mai e poi mai accettato un no come risposta, dovevano festeggiare il suo compleanno e lo avrebbero fatto alla grande << Non penso tu voglia sapere cosa ho fatto mille volte, ma sappi che andrà bene.
Su concentrati che si va a Londra!>>
attraversarono la passaporta e in un secondo si ritrovarono tra le strade affollate di Londra, Alice con lo stomaco sottosopra, seduta a terra in un angolo per riprendersi << Alter! vuoi dirmi che in migliaia di anni ancora non troviamo un metodo migliore alle passaporte?!>> scosse la testa con una smorfia disgustata, si rimise in piedi e controllò che Drav non se la fosse data a gambe, o fosse svenuto da qualche parte << Tutto bene lì?>> gli porse la mano nel caso avesse avuto bisogno di alzarsi e poi tirò fuori la mappa. Quella che si era disegnata da sola. Faceva molto ridere ma al tempo stesso era incredibilmente piena di dettagli inutili che l'aiutavano ad orientarsi in qualche modo. Un ritratto di una signora pazza che le aveva quasi rubato la borsa, un altro di una bambina che le aveva chiesto informazioni, tutto avvenuto durante il percorso verso il negozio << Ahmm okay per di là credo. Che poi--tu non sei di Londra scusa? Sarai di certo un esperto! >> nel cervello di Alice se lui era di Londra chiaramente doveva conoscere tutti i negozi della città, così come lei conosceva tutti gli abitanti del suo villaggio. Proseguì a passo spedito verso sinistra, imboccando una strada particolarmente affollata, confusa dalla mare di gente che le camminava intorno, non sapeva bene dove mettersi, non era abituata alla maledetta città le faceva venire il mal di testa, o stava troppo al centro o non se lo spiegava onestamente << Ma perché vanno sempre tutti di fretta? Cioè rilassatevi gente!>> sbuffò irritata tra i duecento passanti che la calpestavano in ogni direzione senza degnarla di uno sguardo. Prese una brioche dal sacchetto che le aveva preso Draven e se la infilò in bocca con rabbia, aveva fame e non sopportava essere schiacciata dalla folla. Comunque l'idea di festeggiare il compleanno doveva essere accompagnata da qualcosa di delizioso da mangiare o no? << Qual è il tuo cibo preferito? Mi sa che mi avevi detto che non ti piacciono i dolci. Tra parentesi che problemi hai???>> lo prese in giro guardandolo sconvolta, non si era mai fidata di chi rifiutasse il cibo divino degli dei: i dolci, di qualsiasi tipo essi fossero.
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view post Posted on 26/10/2022, 18:43
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DRAVEN ENRIK SHAW
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La città in cui aveva intenzione di trascinarlo era davvero Londra. Al suono delle sue parole, si ritrovò a riaprire gli occhi per guardarla di nuovo male, ma fu un grave errore: la passaporta si attivò in quell’esatto istante, non facendo altro che aumentargli il senso di nausea. Ebbe la prontezza di sbattere le palpebre più o meno a un paio di secondi dall’inizio del trasferimento, ma quando si ritrovò di nuovo con i piedi a terra non riuscì a mantenere l’equilibrio. Cadde a sedere sullo sporco pavimento londinese. La testa che gli girava e la nausea che finì per attorcigliargli lo stomaco.

Non ci credo… - bisbigliò tra sé e sé, lo sguardo vacuo, mentre cercava di riprendere l’equilibrio provando a mettersi in piedi. Incredulo di essere davvero andato oltre quei limiti che aveva chiesto di mantenere.
Se l’unico dei problemi di Alice era la modalità di spostamento preferita dai maghi, per Draven continuava a essere l’ipotesi che, di lì a poche ore, sarebbe stato espulso dalla sua unica gioia nella vita.
Era evidente che il desiderio di smettere di pensare non era stato minimamente preso in considerazione dal fato.
Si appoggiò a un muro alle proprie spalle per darsi stabilità e, quando nel proprio campo visivo vide apparire la mano di Alice, la ignorò per alzare lo sguardo sul suo viso. Di nuovo, come sempre, accigliato e nervoso.

Se mi cacciano da Hogwarts per questo, dovrai mantenermi per il resto della tua vita. – minacciò, senza alcuna vena ironica, sebbene potesse sembrare che stesse scherzando… diceva sul serio. Non sarebbe mai tornato alla vita da babbano. Non sarebbe finito come sua madre. Lui era destinato a grandi cose. Sarebbe stato perdonato per aver fatto una cosa così stupida?
Ormai era tardi per tornare indietro. O meglio, poteva sempre tornare indietro, ma comunque aveva infranto le regole arrivando fino a lì. Poteva solo sperare che Alice sapesse davvero cosa stava facendo…
Le si affiancò e lanciò una rapida occhiata sulla sua mappa. Seppur consapevole di essere totalmente inutile, perché non sapeva leggere le mappe e andava in tilt solo a guardarle, era impossibile non capire che su quella che lei aveva definito “mappa” c’erano solo una serie di bozze di disegno di punti di riferimento che, al massimo, nelle migliori delle possibilità, solo lei avrebbe saputo interpretare.

È una città di mille e settecento chilometri quadrati. Non posso sapere dove siamo, soprattutto se… quella! È l’unica informazione che ho. – le rispose, acidamente, indicando quel suo ridicolo foglio con un gesto stizzito. Si passò le mani sul viso… Forse per rassegnazione o per perdita di pazienza, ma non aveva più il senso di panico e apprensione che aveva sentito prima di raggiungere la passaporta. O, almeno, non lo ebbe finché Alice non lo guidò in mezzo a una calca di gente.
Fino a quel momento, poteva asserire con assoluta certezza che fosse il compleanno peggiore della sua vita. Infrangere le regole e perdersi per Londra… Non c’era niente di divertente.

Mi disgustano le cose troppo dolci. – le rispose, secco, mentre cercava di non perderla di vista e, al contempo, dribblare ogni singolo essere umano che sembrava intenzionato a spintonarli come palline in un flipper.
L’orologio digitale che teneva al polso destro segnava che non erano nemmeno le nove del mattino quando, fuori dal fiume umano, il suo sguardo si posò su un negozio all’altro lato del marciapiede. La sequenza di pessime idee e pessime scelte sembrava voler continuare, ma la malsana idea che ebbe in quel momento era, forse, l’unica cosa che avrebbe potuto esaudire il suo desiderio di smettere di pensare così tanto e preoccuparsi per ogni singola cosa.

Aspettami qua. Devo fare una cosa, prima. – le disse poi, volgendo per un attimo lo sguardo su di lei, prima di riportarlo davanti a sé. Non c’era nessuno in quel negozio, a quell’ora; perfetto per attuare il suo piano. Tristemente, gli era ricapitato di farlo come favore ai ragazzi del suo quartiere...
Aveva la mascella accentuata, lo sguardo serio, era alto e piazzato: passava facilmente per un vent’enne. Si infilò la t-shirt nei jeans scuri, in uno stile che – a suo personale giudizio – lo faceva sembrare più grande e si tirò indietro i capelli, passandoci le dita in mezzo fino a viziarli in un’acconciatura meno sbarazzina. Prese dal portafogli una banconota da venti sterline e, senza dare ulteriori dettagli ad Alice, attraversò la strada per andare a infilarsi nel negozio che aveva adocchiato come la preda perfetta.
Era un piccolo alimentari.
Ne uscì dopo pochi minuti con due bottiglie di Jack Daniel’s Honey.

CORRI! – le urlò, da fuori il negozio, prima di iniziare a correre nella direzione che Alice aveva indicato prima, guardando la mappa. Sperò di non perderla di vista ma, dato che il negoziante uscì dal suo locale nel tentativo di inseguirlo, non aveva altra scelta che scappare.
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Ritirò la mano verso di sé nell'incrociare lo sguardo burbero del Serpeverde. Tirò gli occhi al cielo, sospirando mentre l'altro metteva a nudo le sue preoccupazioni, era incredibile quante pippe mentali si facesse a confronto. Alice sollevò un sopracciglio cercando di non scoppiare a ridergli in faccia, almeno non subito << Okay Drama Queen mi prenderò la colpa dicendo di averti obbligato con una bacchetta puntata sulla nuca, così potrai continuare la tua brillante carriera da Serpebiscia! >> lo disse seriamente per metà poi finí in una sbuffo divertito. Quel ragazzo doveva rilassarsi un secondo, aveva troppa pressione addosso, sarebbe finito per esplodere continuando in quel modo, avevano solo sedici anni per la miseria! Imboccò una strada che doveva essere quella giusta, secondo la mappa, ancora confusa sul perché Draven non riuscisse subito a capire dove si trovassero esattamente e soprattutto sul perché le cose troppo dolci lo disgustassero << Pff non tutti i dolci sono iper dolci! E poi questa mappa è utilissima, ho ha scritto a lato i negozi dove mangiare megl-->> si bloccò improvvisamente mentre l'altro con poco più di una frase strimizzita si allontanava dalla folla. Cos'è che gli prendeva ora? Doveva andare al bagno? Si sporse facendo per pronunciare qualcosa ma Draven era già andato via. Lo vide acconciarsi e mettere su un faccione da bullo, per poco non si piegò in due dal ridere << Ma che vuole rapinare un alimentari ora?>> parlottò tra sé e sé, divertita da quello che sarebbe accaduto a breve. Alice onestamente non pensava che Draven fosse capace di fare cose più illegali di forse afferrare una caramella per poi scusarsi e pagarla il doppio per l'ansia di venir beccato. Intanto si mise a studiare la mappa, dovevano continuare dritto e poi girare a destra, a ricordarglielo sarebbe dovuto essere un negozio piuttosto sgargiante dove solitamente c'era un omino che vendeva carabattole. Quando sollevò lo sguardo, Drav era uscito dal negozio, con due bottiglie di alcool sotto il braccio. Lo sguardo di Alice andò dalle bottiglie al ragazzo << Ma che cavolo-->> poi imperativo il comando di darsela a gambe, con la coda dell'occhio riusciva a vedere il commerciante rincorrerli, okay doveva ammettere di essere sorpresa, ma anche senza parole. Il cambio alla sua lingua madre avvenne senza che se ne rendesse nemmeno conto<< Scheiße Drav! Spinnst du oder was?! Gib mir eine!> gli mimò di dargli una delle bottiglie. E così fu, partì come un razzo facendo a zigzag tra le persone e cercando di ricordarsi dove dovevano girare. L'adrenalina era a mille, come sempre nei momenti di azione, il cuore pompava veloce ed Alice rideva pensando di non essersi mai sentita più viva.

Dopo un po' prese a rallentare, il Serpeverde pareva stesse morendo d'asma e il commerciante doveva aver già rinunciato ampiamente ritornandosene nella quiete del suo piccolo alimentari. Alice si appoggiò ad un muretto per riprendere fiato << Alter! Bist du verrückt ?!>> poi rendendosi conto di non star parlando in inglese si corresse << Sei impazzito? Si può sapere che è successo al >> e qui fece una pausa scenica, iniziando a parlare con voce profonda e con gesticolare simile a quello di Draven << Alice entro i limiti umani? >> lo guardó tra il divertito e il confuso ancora incapace di riuscire a comprendere quel grosso essere umano, alto in maniera decisamente sproporzionata al resto del mondo. Secondo lei almeno.
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view post Posted on 27/10/2022, 09:03
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Non c’era verso che potesse affrontare la giornata da sobrio. E quella era l’unica cosa che gli era venuta in mente, che potesse fare per evitare di starsene accigliato a rimuginare e rimuginare. Megan, Casey, la scuola, il ritorno prossimo a casa per le vacanze estive… Era asfissiante e avvilente. Senza considerare la carenza di sonno, i sensi di colpa e la paura delle conseguenze per essere uscito dal castello e aver usato una passaporta senza permesso.
Il dolore aveva imparato a gestirlo fin da bambino, purtroppo aveva finito col farci l’abitudine, ma la frustrazione e l’apprensione non facevano parte di lui. Non c’era mai stato nulla che non si fosse messo in testa di fare e che non fosse riuscito a fare, fino a qualche mese prima… Non aveva mai provato affetto incondizionato per qualcuno, prima di qualche mese prima… Si sentiva fuori asse, come se tutto il suo mondo non avesse più alcun tipo di stabilità.
Si era sempre rifugiato nei libri e nello studio, con i suoi scopi e le sue ambizioni… Ma di concreto, cosa gli rimaneva? Non aveva una famiglia. Non aveva amici. Aveva un solo bel ricordo che meritasse di non essere dimenticato. E aveva sedici anni.
In quei suoi libri di narrativa e poesia in cui trovava tanto conforto, si parlava dell’amore, delle esperienze e delle lezioni di vita, della crescita e dell’adolescenza e non aveva mai capito a fondo quelle parole, non era mai riuscito a interpretarle davvero o a riconoscersi anche solo vagamente in esse. Era atipico per la sua età, lo era sempre stato in ogni fase della sua vita.
Lui che restava sempre nella sua comfort zone. Che non dava mai spago a nessuno. Che non si interessava mai di ciò che gli accadeva intorno. Sempre concentrato, sempre riflessivo.
Forse era impazzito davvero. O, forse, l’indole di Alice aveva una pessima influenza su di lui.
Uscito dal negozio, non appena se la ritrovò davanti e la sentì urlargli in tedesco se fosse diventato pazzo o cosa, si ritrovò a… ridere. Non aveva previsto la fuga; di solito, entrare nei negozi e fingersi più grande funzionava, ma aveva beccato l’unico negoziante sveglio e onesto di tutta Londra.
Le passò una delle bottiglie, anche se nella corsa non fu proprio facile coordinare la vicinanza con lei, e si limitò a seguirla. Si rese conto di quanta fatica avesse fatto solo quando, finalmente, si fermarono. Nessuna traccia in vista dell’uomo che aveva provato a rincorrerlo.

Ma perché mi fai sempre correre?! – commentò, a fatica, per via del fiato corto, prima di accasciarsi in un angolo della strada per regolarizzare il respiro. Ovunque si trovassero.
Si erano conosciuti correndo, ma sperò che non diventasse una specie di loro tradizione, perché… Cazzo, quanto odiava correre.
Con il fuoco nei polmoni, si appoggiò di schiena alle mura di un palazzo e cercò di regolarizzare il respiro. Sentiva la bile su per l’esofago minacciare la fuoriuscita della parca colazione fatta uscendo da scuola.

Non l’ho mica derubato. L’ho pagato, ma mi ha chiesto i documenti. Non me li chiedono mai. Ho dovuto improvvisare… - disse poi, dopo un lungo momento di silenzio in cui si era impegnato solo a riprendere fiato. Alzò lo sguardo su di lei, l’accenno di un sorriso sulle labbra, prima di scoppiare a ridere. Di nuovo.
Questo era stato divertente.
Una volta, il professor Toobl gli aveva dato del whisky incendiario per calmare i nervi. Non era sicuro che quello babbano potesse avere lo stesso magnifico effetto, ma valeva la pena di tentare.
Ignorando la vocina della propria coscienza che gli fece notare che erano ancora le nove di mattina, stappò la bottiglia di Jack Daniel’s e ne mandò giù un lungo sorso. Non era minimamente forte quanto il whisky magico e, anzi… Questo era fin troppo dolce.
La nota di miele era più prepotente di quanto avesse immaginato.

Mi piacciono le crostate. Crema e mirtilli. – esordì, dal nulla, riprendendo il discorso dei dolci che aveva lasciato indietro insieme alla milza, prima che l’apprensione mutasse in adrenalina e li portasse ovunque Alice fosse riuscita a condurli.

Ci siamo persi? – chiese, infine, prendendo un altro lungo sorso di Jack Daniel’s. Era più facile e piacevole da bere di quanto avesse immaginato e un terzo della bottiglia se n’era già andato con due soli sorsi.
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Correre era facile, nonostante l'allenamento mattutino, avvertiva i muscoli tesi sottopelle e quella fantastica sensazione di bruciore sottile. La cosa che la sorprese più di tutte fu l'improvvisa spensieratezza del ragazzo che fino a due secondi fa sembrava stesse per andare al patibolo, così catturato dall'ansia e dalle preoccupazioni da rimanere immobile come un blocco di ghiaccio. Ora invece, con un sorrisetto malefico sulle labbra, correva al suo fianco, teneva strette due bottiglie di Alcool tra le braccia e addirittura prendeva iniziative individuali! Cosa era stata capace di fare Alice, in poco più di un'ora? Si fermò dunque ancora elettrizzata da quella botta di adrenalina nel corpo, sclerando malissimo nella sua lingua madre e ancora fissando Draven come se si trovasse di fronte al suo sosia simpatico << IO ti faccio correre? Chi è che ha avuto la brillante idea di comprare dell'Alcool alle... boh nove di mattina?! >> esclamò ancora inebetita, assolutamente sorpresa da quella svolta così illegale. Le veniva onestamente da ridere, tanto che prese a farlo come di riflesso alla follia del momento << Forse è l'ora che prendi ad allenarti, sembri un vecchio con l'asma da sigarette, onestamente. >> il che rispecchiava esattamente lo spirito che si celava dentro di lui, probabilmente. Era tutto così assurdo che era impossibile rimanere seri. Finalmente si prese un secondo per osservare la bottiglia e riprendere fiato tra le risate, cosa esattamente aveva acquistato il Serpeverde, per rendere la mattinata più "interessante?" La stappò e ne provò un sorso, non tanto lungo quanto il suo ma abbastanza per poterne gustare il sapore << Pensavo non ti piacessero le cose troppo dolci... >> commentò sarcastica, occhieggiando il suo fare con una certa preoccupazione. Ora, okay un lungo sorso, ma quello si stava buttando giù metà bottiglia << AAAAH warte Mal!!! >> si avvicinò per strappargli la bottiglia di mano con una certa violenza e frustrazione insieme << Cristo santo Drav, non ho minimamente intenzione di portare il tuo culo sfatto fino alla passaporta di nuovo. Piantala di sbronzarti! >> sbuffò abbastanza seccata, incenerendolo con lo sguardo. Ora che ci pensava, non aveva idea di dove diamine si trovassero. Riprese la cartina tenendo il ragazzo sott'occhio, non dovevano essere troppo lontani dal negozio, forse una volti girato a sinistra lo avrebbero visto sbucare, se era aperto a quell'ora. Buttò un'occhio sull'orologio, erano quasi le dieci, magari avevano fortuna. Tornò a rivolgersi al Serpeverde << Giuro su Merlino che se non riesci ad alzarti ti lascio qui a far la carità per strada! >> Quanto era disperato per volersi sbronzare così in quel modo? E soprattutto cosa c'era che non andava in Alice che faceva cose del genere da perfettamente sobria? Bevve un altro piccolo sorso perché il sapore le piaceva, ma era chiaro che avrebbe dovuto cercare di essere quella col sale in zucca, dato che Draven pareva essere una mina vagante al momento.
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Dal momento in cui aveva capito che era troppo tardi per tornare indietro, si era rassegnato al destino e aveva abbracciato qualsiasi cosa significasse l'essere impulsivo e irresponsabile. Per una volta sola. Un solo giorno. Aveva deciso di farsi coinvolgere in quell'attività illecita e incosciente; piangere sul latte versato non aveva senso, a quel punto. Era sicuro che se ci avesse almeno provato, a fingere di stare bene, di volersi davvero divertire spensieratamente, alla fine ci sarebbe riuscito. Ma era pienamente consapevole di non poterci riuscire da sobrio...

L'allenamento mattutino non mi avrà mai. Meglio vecchio che ginnico. - rispose alle sue parole, avvicinandosi di nuovo la bottiglia alle labbra. Sì, era estremamente dolce quel whisky, ma gli lasciava un gradevolissimo senso di bruciore in gola che, in qualche modo, annullava la percezione delle papille gustative. Insomma: non era poi così male. Ma la Grifondoro non gli diede modo di bere di nuovo; gli sfilò di mano la bottiglia. Alzò prontamente lo sguardo su di lei, carico di risentimento. Aveva imparato ad associare il suo livello di nervosismo dalla quantità di parole in tedesco che gli urlava contro. Non riuscì a ricordare, in quel momento, se avessero affrontato quel discorso in passato, ma non aveva problemi a capirla; era la lingua di suo padre, le sue prime parole erano state in tedesco, ma non lo parlava da almeno undici anni e non avrebbe ripreso a farlo solo perché in Alice scattava la lingua madre nei momenti di agitazione.

Che devo aspettare? Saranno le nove di sera da qualche parte nel mondo. Chissene frega. - ribattè acidamente, facendole cenno con la mano di ripassargli la bottiglia.

Anche perché, se pensi che mi farò fare un buco nella lingua da sobrio, sei pazza. Ridammi la bottiglia. - aggiunse subito dopo, parlandole sopra e senza nemmeno badare troppo, a quel punto, alla sua ramanzina.
Draven non aveva mezze misure. Era meglio che Alice entrasse in quell'ottica di idee presto, se fosse stata intenzionata ad andare avanti con i suoi piani malvagi di compleanno.
Dopo un'intensa occhiataccia carica di risentimento nell'essere rimasto tutti quei secondi, o forse minuti, ancora a mani vuote, si costrinse a rimettersi in piedi. Il muro alle sue spalle gli fu di estremo aiuto a riacquistare equilibrio, ma se ne accertò per qualche istante, azzardando un paio di passi, prima di riaffancarsi a lei con più sicurezza. Non era poi così stonato; si sentiva ancora troppo lucido, semmai.
Solo in quel momento, degnò d'attenzione il luogo intorno a loro. E lo riconobbe immediatamente: si trovavano a Charing Cross, il quartiere in prossimità di Diagon Alley. E, in effetti, aveva perfettamente senso, avendo appena usato una passaporta utilizzata per portare gli studenti a lavoro.
Perché non ci aveva pensato prima?

So dove siamo. So dove siamo! Ridammi la bottiglia, però. - esordì, con un iniziale entusiasmo, che andò scemandosi quando, praticamente di prepotenza, si riprese la sua bottiglia di whisky.

Ci siamo allontanati nella corsa, ma se proseguissimo dritto lì raggiungeremmo il Paiolo Magico. Sapere questo, aiuta la causa? - concluse la sua spiegazione, indicando la strada alla loro destra, prima di mandare giù un terzo, lungo e agognato sorso di whisky.
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view post Posted on 10/11/2022, 15:03
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Alice Wagner
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so let's do it.»
Alice aveva una teoria: la gente così ligia al dovere, alle regole, così fissata col non dover sgarrare nemmeno di una virgola, appena rilasciata per un secondo di quelle pressione andava fuori di testa. Era come se improvvisamente si rendessero conto che tutto era possibile e che quelle restrizioni che fino a poco li teneva incatenati non erano che lacci d'aria, inconsistenti, determinati solo dalla loro volontà di tenersi alle regole. Così Draven aveva deciso di non rimanere più prigioniero delle paure che lo attanagliavano e darsi alla pazza gioia. Il problema era che anche nell'evadere le regole bisognava tenersi a certi principi di buonsenso, almeno se non si voleva venir beccati e il Serpeverde si stava tirando giù una bottiglia di liquore a prima mattina. Insomma quante preoccupazioni poteva avere un adolescente della sua età? Una volta assicurata la bottiglia nelle sue mani, proseguì su quella che pensava potesse essere la direzione giusta. Sollevò lo sguardo, tirando gli occhi al cielo per i suoi commenti da ubriacone prossimo al coma etilico.
<< Onestamente? Mi ricordi mio padre dopo la rottura con mia mamma. Non una bella scena devo dire. Cosa c'è che ti disturba così tanto? E non penso proprio sia solo il piercing. >>lo guardò seriamente per qualche istante, non lasciandogli modo di sfuggire dal suo sguardo indagatore. Dopo si mise a controllare la mappa e gli edifici intorno, in realtà si ricordava di quel posto, pensava di essere ormai abbastanza vicina al negozio, si distrasse per un secondo cercando di capire se girare a destra o sinistra, quando Draven gli rubò ancora la bottiglia. Il che la fece infuriare di nuovo << Cagasotto! >> avrebbe voluto che lui ricordasse quel giorno spensierato insieme come un momento di gioia e divertimento, non che finisse in infermeria in preda alle visioni e all'ubriachezza. Sospirò scuotendo il capo alla sua domanda, allungò l'indice di fronte a loro << Lascia stare, ci siamo già è lì di fronte. >> Proseguì in avanti riponendo la bottiglia nella borsa e mimandogli di fare altrettanto, altrimenti poteva scordarsi qualsiasi piercing.

Spiò dalla finestrella del negozio per vedere chi fosse di turno, la fortuna era dalla sua parte. Vide sbucare la chioma bionda di Matt, il ragazzo che le aveva fatto i piercing che portava al naso e sulla lingua. Sorrise divertita. Ora doveva solo flirtarci un pochino e tutto sarebbe andato come aveva pianificato << Andiamo. Sappi che non sei autorizzato a prendermi per il culo chiaro? Dovrò usare dei metodi.... altrrnativi. >>
Varcò la soglia con fare sicuro, proseguendo verso il bancone. Matt stava chinato su un registro, i ciuffi biondi cadevano appena sul viso. Aveva tanti tatuaggi, sia sulle braccia che sul corpo, era possibile vederglieli sbucare dalla maglietta che indossava. Era un giovane artista che cercava di farsi un nome e da qualche tempo aveva iniziato in quel negozio, non voleva di certo perdere il posto ma se c'era una cosa che lo fregava quella erano le ragazzine impertinenti come Alice << Buh!>> gli si piazzò davanti, ridacchiando per lo spavento che l'altro si era preso nel vedela irrompere all'improvviso << Oh no. Ancora tu. Alice lo sai che non po--->> la Grifondoro lo bloccò prima che potesse proseguire << Ti ho mai detto che sei un incredibile artista, talentuoso come non mai?>> Matt la guardò di sottecchi, ancora indeciso se arrabbiarsi o ridere. Nel dubbio la fisso imbambolato, Alice aveva i suoi modi per farsi piacere << Non funzionerà anche stavolta. Lo sai che finché sei->> si bloccò improvvisamente notando solo ora la presenza di Draven sbucare da dietro << Non dirmi che hai portato il tuo ragazzo!>> Alice scoppiò a ridere, manco avesse fatto la battuta più divertente del pianeta << Ma che sei matto? Drav è un amico e oggi è il suo compleanno. Dai dai dai Matt, lasciaci fare qualcosa di folle, solo per oggi giuro!>> Matt li fissò entrambi, soffermandosi un pochino di più su Alice. Fece un lungo sospiro << Ah. Come faccio a dirti di no Wagner? Va bene. Cosa volete fare allora? Ho solo due orette di tempo, poi viene il capo e se vi trova qui ci ammazza! >> Alice si voltò verso Draven con aria interrogativa, quindi cos'è che voleva farsi lui?
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view post Posted on 26/11/2022, 00:37
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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DRAVEN ENRIK SHAW
III° - 16 ANNI
PREFETTO SERPEVERDE
« BREATH IN THE SUNSHINE »
Per qualche motivo, si perse a riportare alla memoria un articolo che aveva letto in un giornale, chissà quale e chissà quando, che stimava che gli uomini avevano una più alta tolleranza per gli alcolici, soprattutto se erano alti e, ancor di più, se erano fisicamente ben piazzati. Con un velo di tristezza e le labbra che si curvarono un po’ all’ingiù, chinò la testa e si guardò addosso… Era cresciuto tanto nell’ultimo paio d’anni. Con estrema soddisfazione aveva raggiunto il metro e ottanta prima dei sedici anni ed era stata l’unica volta in cui sua nonna, qualche settimana prima, affrontando il discorso, gli aveva nominato suo padre, ricordando che era altissimo, che lei lo ricordava di due metri! Ma in quanto al ‘fisicamente ben piazzato’… C’era da lavorarci. Forse Alice non aveva tutti i torti a consigliargli di fare allenamento. Era troppo magro. Forse era questo il valore mancante per far sì che fosse in grado di reggere l’alcool. Perché tutto quel filo di pensieri era atto al solo scopo di arrivare a quella conclusione: che l’articolo sulle statistiche si sbagliava. O che lui non era fatto per reggere gli alcolici.
Forse anche il padre di Alice era troppo magro.
Con una scrollata di spalle, l’espressione in viso tornò a mostrare la solita glaciale indifferenza nei confronti del mondo. Riportò lo sguardo sulla Grifondoro e avanzò di un paio di passi verso di lei.
Nel rendersi conto di quanto difficile gli risultasse camminare in linea retta, richiuse la bottiglia e, con un’invisibile coda tra le gambe, la seguì in silenzio - e con non poca fatica - fino alla meta. Scoprendo, tristemente, che non era minimamente riuscito nell’intento di ubriacarsi al punto da stonarsi e non capire nulla; barcollava e basta. E al pensiero che stava davvero per marchiare a vita la sua pelle e bucarsi la lingua ebbe un conato di vomito.

Non so se… - iniziò a dire, la voce appena un sussurro, chinandosi verso di lei. Probabilmente con l’intenzione di dirle che voleva tirarsi indietro, ma la ragazza si volse a parlargli ed entrò subito dopo nel locale senza dargli altro tempo per riflettere!

In che senso “metodi alternativi”? – chiese, rispondendole con un leggero ritardo dato dall’ebrezza, mentre le fece ombra varcando le soglie di quel girone infernale.
Subito gli fu reso chiaro il significato delle sue parole. In un lasso di tempo relativamente breve, Draven si sentì sorpreso (dall’incredibile abilità civettuola di Alice), schifato (dal modo ripugnante in cui quell’uomo adulto le guardava le tette), irritato (dal fatto che fosse pure stupido) e, infine, comprensivo (perché aveva sofferto sulla propria pelle l’abilità coercitiva femminile).

Piercing alla lingua e un tatuaggio. – rispose poi, di poche parole, passando al tipo il disegno che si era messo in tasca prima di uscire dal dormitorio. Aveva detto le due cose senza un ordine preciso e senza pensare a un ordine preciso, ma il ragazzo lo fece accomodare su una poltrona scomodissima chiedendogli di aprire la bocca. Aveva eseguito, in silenzio, rivolgendo ad Alice un’occhiata scettica. Ma o il suo cervello aveva deciso di non elaborare quanto fosse successo in seguito, o magari l’alcool aveva finito col fare il suo dovere, oppure semplicemente era svenuto e non se n’era nemmeno accorto, ma pochi minuti dopo si era ritrovato sdraiato, la t-shirt alzata per metà a scoprire la spalla sinistra e il tatuaggio che era già in fase di ritocco. La lingua era gonfia e il piercing gli sbatteva fastidiosamente sul palato. Quando aprì gli occhi, forse per l’ennesima inconsapevole volta in quegli ultimi minuti o per la prima volta da quando aveva presumibilmente perso i sensi per il piercing, si voltò a cercare lo sguardo di Alice.
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view post Posted on 2/12/2022, 19:58
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Quel maledetto Serpeverde l'avrebbe fatta ammattire. Era riuscito a semi derubare un negozio, sbronzarsi e barcollare come un perfetto idiota in meno di metà giornata, senza contare la sua ramanzina di poco prima sul doversi comportare bene, quando era stato il primo a dimostrare di avere un evidente bisogno di lasciarsi andare. Inutile, i pivelli come lui la facevano ammattire. Dopo avergli ordinato di entrare nel negozio, aspettò che la sua richiesta venisse accettata da Matt, che la fissò ancora confuso << Sei sicura che stia bene? >> << Sì è solo un cagasotto e ha paura del dolore. Ma in realtà sta benissimo. >> Alice diede a Draven una grossa pacca sulla spalla, mentre lo aiutava ad accomodarsi sulla poltrona. Il piercing sarebbe stata la cosa più dolorosa probabilmente, avrebbe finito per mangiare succo di zucca per il resto del mese. Matt fu professionale, veloce e deciso, non ci mise molto, era una pratica che faceva spesso. Doveva essere strano bucare la lingua degli sconosciuti per mestiere. Comunque la fortuna era dalla loro, perché a quanto pare Matt aveva ricevuto un messaggio che lo svincolava da qualsiasi obbligo per il resto del giorno e avrebbe quindi potuto dedicare a loro due senza ulteriori disturbi. Alice pensò che forse una cosa folle la voleva fare anche lei, perché non farsi proprio quel tattoo a cui aveva pensato qualche giorno fa? Era un pochino azzardato ed improvvisato, ma dopotutto cosa non lo era quel giorno? Mentre aspettava che il tatuaggio di Draven fosse finito, il ragazzo sembrava stare in trance mistica. Matt si fermò per un secondo, guardando la rossa << Sicura che sia bene? Non è che è--->> << Morto? Lo spero. Tanto lo ammazzo comunque io dopo, non ti preoccupare. >> sbottò l'altra sarcasticamente con un sorrisetto divertito sul viso. Il Serpeverde però era altro che morto, si risvegliò dopo poco,ancora rintontito, tanto che Matt lo mandò a mettersi del ghiaccio sulla lingua, dicendogli di stendersi nella saletta d'attesa, così da riprendersi un secondo sia dalla sbronza che dal dolore di entrambe le operazioni. Era il turno di Alice e con una certa tensione emotiva, più che fisica si piazzò sul lettino di Matt << Cos'è che vuoi farti esattamente? >>
<< Un nontiscordardimè >>
<< Ehh tu. E chi può dimenticarsi di te? >>
<< Io. Spesso mi dimentico di me stessa. Ma comunque non è per quello. >>
<< E per cos'è allora? >>
<< Perché i nontiscordardimè fioriscono sulla neve, ma hanno bisogno di luce per farlo. >>
Ancora perplesso da quelle parole, Matti si mise all'opera, incise sulla pelle con inchiostro blu, quei petali che Alice aveva richiesto e la rossa, senza batter ciglio si abbandonò nel dolore del ricordo, che colpiva più di quello fisico. Il ricordo la scosse così tanto da farle ricacciare indietro le lacrime. Fu facile mentire e dire che era per il dolore. Perché il dolore fisico era sempre più facile da giustificare. Quando fu pronta andò a recuperare Drav e dopo aver pagato lo trascinò via dal negozio a suon di insulti. Lo sapeva che avrebbe dovuto trascinarlo fino ad Hogwarts in braccio << Sei un coglione lo sai vero? Hai fatto esattamente quello che non volevo facessi. >> sbottò mentre tentava di caricarsi un braccio di quell'armadio intorno al collo, così da non farlo cadere e abbracciare il pavimento. La cosa era piuttosto comica dato che tra i due intercorrevano dieci centimetri di differenza << Poi- boh. Pensavo di non averti regalato niente per il tuo compleanno, quindi volevo darti questo- >> si sfilò l'elastico che teneva al polso, un normalissimo elastico per capelli, che avrebbe provato ad infilare al polso di Drav << Una carta bianca gratuita. Nessuna spiegazione, l'altro è obbligato ad aiutare senza fare commenti. Non importa cosa. >> Inutile dire fosse stizzita mentre lo diceva, anche se in fondo un po' ci teneva, o non lo avrebbe fatto. Le era sembrato così triste a dover festeggiare il suo compleanno da solo. Anche se il suo non era un gran regalo, doveva pur valere qualcosa, no? << Ma il favore te l'ho già fatto a non farti svenire in una lurida strada di Londra. Quindi vedi di non chiedere troppo. >> sbuffò tirando gli occhi al cielo, il fatto di volerlo pestare valeva come segno d'affetto? << Buon compleanno, Idiota. >>
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