Mouthfeel, wth. Amber

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view post Posted on 15/2/2023, 16:28
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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J4j3yKD

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16 C° e nemmeno l’accenno di una goccia di pioggia sull'asfalto.
Ariel era tante cose: in parte una banshee, ingorda, estrosa e logorroica, per elencarne qualcuna, ma se c’era qualcosa che in quelle giornate di fine inverno sentiva più facilmente di sé era la consapevolezza di essere islandese nel sangue.
Detta in parole povere
«Sto morendo di caldo.»
Ariel non tollerava facilmente le temperature miti – non era un caso se le estati dell'infanzia erano state trascorse in Islanda durante i suoi mesi più caldi, per dare una letterale boccata d'aria fresca a tutti i Vinstav espatriati prima di dover tornare agli impegni professionali e personali.
Beauxbatons, quando la frequentò, aveva il lato positivo di essere stata costruita sui Pirenei e sebbene la Francia potesse vantare cieli chiari rispetto a quelli sempre uggiosi dell’Inghilterra, Ariel aveva imparato ad apprezzare la costante brezza della scuola.

Ora, invece, aveva a sua disposizione solo la pioggia, la leggera umidità lasciata dal Tamigi e la totale assenza di vento.

Un sospiro lasciò rumorosamente le narici e uno sbuffo di fumo bianco gli angoli delle labbra.
Una sigaretta di Belladonna e tabacco tostato ormai quasi del tutto consumata pendeva dalla bocca.
La lavorazione magica della stecca la costringeva a fare attenzione all'occasionale rilascio di fumo viola che aveva la parziale accortezza di disperdere con uno sventolio della mano destra.
Il più conservatore dei maghi l’avrebbe accusata di incoscienza ad usare un oggetto di cultura magia fra le strade babbane della Capitale, ma Ariel era avvezza alle stranezze non-magiche abbastanza da aspettarsi poche occhiate e una risoluzione problemi dei più anziani sulle note del “saranno stranezze da giovani”.

I capelli bianchi - li aveva tinti da pochi giorni con l’ennesimo composto da calderone - erano lasciati andare contro le guance e le spalle, contornati da un’areola di ciocche che aveva inconsapevolmente sollevato nel legarsi e slegarsi i capelli in alternanza per tutta la mattina in ufficio.
Gli occhi grandi erano contornati da piccole mezzelune verdastre che il trucco aveva fatto sbiadire in tinte più pallide, più vicine al suo incarnato naturale quando riesce ad accumulare abbastanza ore di sonno.
«Ci vuole qualcosa da bere.»
Deviò verso sinistra, continuando a camminare lungo le viuzze con apparente sicurezza.
Non aveva oggettivamente idea di dove si trovasse: si stava facendo guidare dall'istinto e dalla necessità di perdersi.
Ariel era fatta così: quando si annoiava o voleva scoprire posti nuovi, vagava prendendo direzioni a caso, sfacendosi spesso guidare da suoni che notava solo lei; fra dissociazione e “sesto senso” finiva sempre da qualche parte, senza sapere come poter tornare al punto di partenza.
Certo, con nozione di causa - e il parlare con la sua famiglia - si era resa conto solo di recente come buona parte delle sue escursioni in città l’avessero portata vicino a chiese, vicoli sinistri e cimiteri e che per conseguenza logica, il tutto fosse più da ricollegare al fatto non avesse sangue 100% umano nelle vene.

“Magari stavolta trovo un altro ristorante.”
La settimana prima però aveva scoperto un piccolo ristorante indiano, dissociando, quindi forse nulla era perduto.
“O cazzo, ma non è che qualcuno c’è morto lì?”
I suoi pensieri la fermarono sul posto, rischiando di scontrarsi con un uomo di passaggio dal suo stesso lato del marciapiede.
Non si accorse nemmeno delle lamentele dello sconosciuto, troppo distratta dal suo flusso di coscienza.
“Beh sicuramente non è morto per il pollo tandoori o il naan al formaggio. Forse potrei chiedere: qualcuno per caso s’è strozzato di brutto nei samosa e v’è schiattato? Avete il fantasma di un cuoco in cucina?”

Ecco. Si era incagliata.
Se ne stava ferma così, fronte aggrottata e mani poggiate sui fianchi.
La maniche a sbuffo della camicia bianca e la lunga gonna plissettata nera rendevano l’insieme della scena anche buffa e carina da vedere, specialmente visto il volto giovane e la forte espressività della giornalista; insomma, tutto adorabile, non si fosse fermata proprio di fronte alla porta di un bistrot.
Qualcuno prima o poi sarebbe voluto entrare o uscire dal locale e forse questo sarebbe stato abbastanza dal riscuoterla.

ARIEL A. VINSTAVvice-redattore ✧ 25 Y.O. ✧ Gazzetta del Profeta

© Ämberini


Edited by petrichor. - 15/2/2023, 21:56
 
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view post Posted on 3/3/2023, 08:49
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Cacciatori di fantasmi. Sembra che Londra adesso ne sia infestata, per mia immensa gioia - suppongo. Babbani, sono sempre tutti babbani, e devo resistere a quell'urgenza che, spontanea, mi farebbe muovere un po' di fili dietro le loro videocamere, dietro la tecnologia con cui credono di sentirli.
Immagino che per alcuni possa essere divertente, si, arrivare così vicini al loro "occulto" per poi rendersi conto di non sapere più che cosa fare.
Alcuni arrivano anche a trovare rituali che - in mani nettamente sbagliate - aprono il caos. E questo poi, tocca risolverlo a me. Gli Spiriti non sono neanche la metà di quello che questi ragazzini immaginano, e se già per noi è complicato a volte confinarli laddove non possono ledere, per i Babbani beh, è esponenzialmente peggio. Ad aggravarsi c'è questa continua marea, una moda che inonda gli spazi, li soffoca. E più noi Spettrologi spingiamo barriere, più loro lo prendono come una caccia al tesoro. Più isolato è il luogo da raggiungere e più forte è la spinta alla caccia.
Dovrei, guardando questi fascicoli che ripiego lungo la scrivania, dirmi che anche quel ragazzino se l'era cercata. Andare così vicini ad un Nightmarsh. Non sentivo di un suo attacco da parecchio tempo. Lo so che quello che dovremo fare adesso è più.. complicato.

«Si, possiamo considerarlo chiuso»

Non ho davvero altro da aggiungere, il fascicolo di Denny finirà insieme agli altri, insieme a quell'allerta che ci tiene tutti svegli, come se non fosse abbastanza complesso avere a che fare con questi Esseri. No, ora dobbiamo anche evitare che qualcuno vada loro in cerca senza fare la stessa fine di questo ragazzino. Lo chiamo così, perché aveva solo sedici anni. Non ci era neanche voluto andare da solo. Ma va bene, so anche questo, so come si chiude la porta del mio ufficio e come poi ci lascio i pensieri dentro, prendo un respiro più profondo, e mi muovo diversamente.
Dopo giornate così, che sono diventate notti senza tornare a casa, senza più di due ore di sonno, ho bisogno di trovare i miei posti sicuri. Un po' di pace nel mio angolino di Londra preferito.

Ma non poteva comunque essere semplice, tanto che lo vedo di mio come ci sia un blocco proprio davanti alla porta. Ha forma umana, e questa è la sola cosa che mi risolleva. In fondo non penso di chiedere tanto, solo un Tè caldo, un bagel al salmone e zero pensieri.

«E'.. chiuso?»

Riesco solo a chiedere questo, alla ragazza piantata proprio all'ingresso, come se non potessi leggere da sola il cartello che ne dichiara l'apertura, già. Un modo come un altro per spingere la coda in avanti, suppongo. Potrei essermi persa qualcosa, non ci vengo da un po'.

AMBER S. HYDRAspettrologa ✧ 22 Y.O. ✧ ministero della magia di Londra
 
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