Cheesecake, appartamento di A.W. with Alice W.

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view post Posted on 7/5/2023, 14:12
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Sto osservando la cheesecake semi pronta provando ad immaginare la decorazione più adatta.
Tamburello le dita sul piano della cucina - ho chili di frutta fresca in frigo, panna, cioccolato di ogni genere e tipo, glasse arcobaleno, zuccherini, sac à poche riempite di creme colorate e Merlino sa che altro aggiungendo congelatore e dispensa - ma ho anche troppi pensieri che si ingarbugliano nella mente e non riesco a focalizzarmi sull’obbiettivo principale: decorare-questa-accidenti-di-torta.
Il campanello del forno suona per l’ennesima volta questa mattina e mi volto in fretta per osservarne il contenuto dietro i vetri scuri: la sfilza di verdure ripiene è pronta, le superfici dorate e croccanti esattamente come le volevo.
Senza pensarci troppo – senza pensarci affatto - apro lo sportello, avvicino le mani alla teglia e “Si, beh, brava me” mi scotto le dita – ritraggo in fretta la mano, mi porto la pelle scottata alle labbra richiudendo con un sommesso -Mphf- lo sportello - e mentre ficco in fretta le dita sotto la gelida corrente d’acqua del lavandino, torno a scrutare con cipiglio rabbioso la torta - manco mi avesse fatto un torto personale scottandomi lei la pelle.
La verità che non voglio ammettere a me stessa è che sono vagamente in ansia, il che mi rende ancora più iperattiva e sbadata del solito - ma il fatto che stia osservando imbronciata una innocentissima torta in fondo mi fa sospettare qualcosa.
Sospiro e provo a fare pace con me stessa.
Sono felice di rivedere Alice, e sono felice di condividere con lei le novità degli ultimi tempi.
Tra cui – mi ricorda con un basso e melodioso versetto – Regn, che fa capolino dalla sua tana incantata perché attirata dal suono dell’acqua.
Sorrido al mio Augurey, quietando un poco la vaga agitazione intrappolata nel costato.
La casa è in ordine e pulita - beh, certo, sono in piedi dalle quattro del mattino, cos’altro avrei potuto fare? è un appartamentino piccolo, il mio, ma rispecchia decisamente i miei gusti e personalità: il salotto è particolarmente accogliente, un grande divano di un bianco caldo prende gran parte dello spazio, riempito di cuscini e coperte abbinate, dai colori pastello. Ci sono piante verdi un po' ovunque, dai vasi più grandi negli angoli di casa e vicino alle finestre ai vasetti più piccini, sulle mensole e tra i libri. Ho anche tantissime candele, nascoste qua e là, di ogni dimensione, colore e profumo. Mi piace l’idea che non tutte si vedano al primo colpo d’occhio, ma tante si debbano scoprire dietro qualche pianta, sopra qualche tomo, tra le mensole o sul pavimento, persino in dispensa tra gli ingredienti o in bagno dietro lo specchio e tra i saponi. Sono ordinate solo sulla base degli ambienti: in cucina/sala tengo colori più caldi e profumi che vanno dall’agrumato allo speziato, spesso mi piace accendere quelle alla cannella. In camera sono più chiare, floreali e leggere, ne ho diverse alla vaniglia e ai fiori bianchi.
Ho una sola libreria in sala, perché il resto non ci stava a livello di spazio.
La seconda, simile, in legno scuro come la prima e come tutto il mobilio, è altrettanto piena di libri e piante ma occupa una delle pareti della mia camera da letto. Anche qui prevale il grande letto matrimoniale al centro della stanza, anch’esso occupato da un notevole quantitativo di cuscini e coperte, e nelle pareti libere accanto alla porta finestra, l’armadio per i vestiti ed uno specchio vintage. Il bagno ha una vasca in ceramica con i piedini in ferro – stile ripreso un po' da tutti gli elementi – e anche lì si nascondono non poi così tanto piantine e candele, dai profumi più freschi che spesso ricordano il mare.
La cucina al momento è ingombra, ma essendo soddisfatta dal menù mi importa relativamente poco di piatti e contenitori, dosatori, bilance ed ingredienti ancora a disposizione sull’isola davanti ai fornelli.
Piano piano, inizio a rilassarmi sempre di più: inizio a mettere a posto tutte le portate preparate.
Ho tortini morbidi di zucca e carote, cipolle caramellate, creme di verdure e legumi da mangiare con fette di pane morbido o croccante, ho verdure grigliate con le loro salsine e condimenti, teglie di parmigiana, le verdure ripiene, fagottini croccanti, tre diversi tipi di torte salate e patate arrosto, con e senza formaggio, foglie di salvia fritte e fiori di zucchina ripieni sia al forno che fritti.
Ho preparato due diversi tipi di pasta – corta e lunga, le linguine al limone e ravioli di zucchine, da qualche parte c’è una vellutata di piselli con briciole di feta, del risotto ai funghi e nocciole, dei rotoli dorati con spinaci e ricotta e - perché no uno sformato di zucca, cannellini, fonduta e pere e svariate pagnotte calde con ripieno di formaggio ed erbe aromatiche.
Giusto – penso mentre le rimescolo – anche un paio di insalate con avocado, arancia e radicchio ed una più classica con rucola, noci, grana e aceto balsamico.
E i dolci. Girelle alla cannella, torta al cioccolato, biscotti alla vaniglia e lavanda – e questa accidenti di cheesecake.
Torno, ancora ad osservare la torta inconclusa, ormai l’unica occupante della cucina nel frattempo ripulita.
Mi viene quasi da piangere, miseriaccia.
-Sai cosa? Questa la decoriamo insieme. Sarà divertente.-
Me lo dico alla fine perentoria, ad alta voce, per rendere la decisione definitiva.
In tutto questo ho completamente perso la cognizione del tempo essendomi alzata tanto presto questa notte mattina.
Dovrei avere ancora, però, del tempo sufficiente per farmi la seconda doccia della giornata e cambiar-e invece no.
Panico.
Hanno suonato il campanello.
E’ Alice per forza, non aspetto nessun altro – non ho mai aspettato nessun altro e adesso il primo ospite in assoluto lo accolgo così?! - panico, panico panico - ma è puntuale o in anticipo?
Mi rifiuto di pensare che sia in ritardo e che quindi io, in casa mia sia ancora più in ritardo.
Tutto il lavoro di pacificazione con me stessa, l’ordine mentale ottenuto ripassando l’ordine reale dell’ambiente circostante - niente tutto perso nel giro di un battito di ciglia – anzi, di uno squillante “Drin”.
Corro in camera, davanti allo specchio: sono un mezzo disastro più l’altra metà.
Ho indosso ancora i pantaloncini con i quali ho dormito e una maglietta macchiata dopo le ore passate in cucina – levo tutto alla velocità della luce buttando alla rinfusa sul letto e pesco a random dall’armadio: mi ritrovo addosso un paio di pantaloni da tuta grigi e una t shirt bianca completamente a caso - ma quantomeno sono pulita.
I capelli sono ancora legati in un crocchio disordinato da quando ore fa ho iniziato a cucinare – e la faccia – Merlino – con il palmo delle mani mi strofino la guancia sulla quale ho una pittoresca macchia di colorante per glasse azzurro, dubito che servirà a qualcosa ma nel mentre devo tornare di corsa all’ingresso per aprire la porta - Merlino!
Correndo, scivolo con i calzini sul pavimento lucido – potevo anche fare a meno di pulire così tanto, ci potremmo mangiare la dannata cheesecake su queste piastrelle – e finisco per sbattere pure contro la porta.
-Ahia.-
Sono un disastro su due piedi – e conquasiilculoperterra – mentre con il palmo della dritta ora mi sfrego la guancia non solo per la macchia di azzurro, ma anche per il dolore – la mancina che intanto afferra la maniglia e finalmente la abbassa, spalancando la porta.
Sorrido, però, perché non ci riesco proprio a non farlo.
Regn, nel suo nido incantato vicino al divano, ripete il suo verso basso e pulsante, infastidita o preoccupata - chissà - dal caos degli ultimi istanti.

-Spero che tu abbia fame Grifoncella e.. beh, che ti piaccia colorare.-
[“..sono un mezzo disastro più l’altra metà.”]
 
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Alice Wagner



Fin da piccola mi hanno sempre detto, di riuscire ad illuminare una stanza. Una qualità che mi è sempre servita ad attrarre persone, così tante, troppe, molte più di quante il mio cuore riuscisse a gestirne. La maggior parte di queste però, entrano solo per rubare un pezzetto di luce, lo staccano quasi senza che nessuno se ne accorga, per sistemare la propria lampada rotta e non tornano più.
Quella rotta rimango io. E' come se cercassi di alimentare la luce di un condominio, quando l'unico condomino dell'intero palazzo sono io. Con il tempo ho imparato a sbarrare la porta e a far entrare solo quelli che con me avrebbero condiviso l'interruttore, anche se ultimamente cosa sto facendo non lo so nemmeno io. Sono piuttosto ipocrita, posso fare la morale ad una perfetta sconosciuta dicendole che le nostre vite verranno prima o poi influenzate da qualcun altro, è inevitabile, quando in realtà non ci credo nemmeno io. O non voglio farlo, cerco di oppormi con tutte le forze a questa marea che tenta di volermi annegare. Il fatto è che mi sento scoperta. Non so nuotare cazzo. Come posso essere spiaggia, come posso essere porto?

Cammino per le strade di Londra come un'anima in pena. Io odio la città. La gente è scorbutica e va costantemente di fretta, ci sono mille mila cartelli ed indicazioni, cose a neon o sbrilluccicose da far venire il mal di testa, oltre che persone a bordo strada che continuano a chiedermi cose. Non capisco mai, mai MAI (mai) dove andare e finisco per perdermi. Sempre. Cosa divertente su di me? Odio perdermi. Vagare per ore in quello che sembra la ruota di un cricetino non è il mio passatempo preferito, ma dato che la mia concentrazione è esattamente simile a quella di un roditore, perdo tempo lasciandomi catturare dai profumi dei negozi di fiori a bordo strada. Ne compro un piccolo mazzetto e dato che non ho più spazio, me lo infilo nella tasca posteriore dei jeans. Ho le sinistra impegnata intorno ad una bustina con del vino e la destra che tenta di leggere una mappa scarabocchiata sul un post it. L'organizzazione è mia amica.
Indosso una camicia bianca, dalla quale spunta un top e dei jeans a vita alta. Non ho previso l'utilizzo di una giacca perché chi sono io per pensare così avanti nella vita? Non so nemmeno perché sto andando a casa di Adeline. Cos'è che mi aspetto da questo incontro esattamente? Mi sto letteralmente facendo trasportare dalla marea e quegli occhi a chiazze verdeblù che mi sono rimasti impressi dentro. Oltre a fatto di trovarla incredibilmente gnocca, che è ciò che chiaramente muove i miei ormoni stasera.

Quando sono finalmente sulla soglia del pianerottolo giusto, busso senza pensarci due volte. Altrimenti finisco per entrare nel vortice di seghe mentali e tornare indietro. Mi corre incontro un'Ade come al solito maldestra, il dipinto che ho di fronte è animato, ma sembra parte di una galleria. Sorrido divertita dalla scenetta. Ha qualcosa di sporco sulla faccia, sembra una glassa di qualche tipo.

Ach du. Mi chiedo come abbia fatto ad arrivare all'età adulta senza la perdita di arti.

Le ribatto sarcastica, assicurandomi con lo sguardo che sia bene, le sfioro appena il viso con la destra all'altezza della guancia. Siam sicuri di non aver perso qualche sinapsi lì dentro? Con un dito tiro via un po' di glassa e me la porto alla bocca. E' dolce. La lascio andare. Mentre avvengono i vari convenevoli che portano le persone ad entrare a casa degli altri le porgo la bottiglia di vino, mi guardo intorno curiosa. Casa sua sembra accogliente e soprattutto piena di piante e libri, spio rapida con gli occhi poco più un là un piccolo Augurey arrizza le piume curioso. Il profumo che viene dalla cucina è delizioso, anche se temo che Ade abbia finito per cucinare per un esercito.

Dimmi per caso hai invitato tutta Hogwarts?

La mia faccia è allibita nel momento in cui mi rendo conto di quanto diamine di cibo si è messa a preparare. Qualcuno levi i fornelli a questa donna. Cioè ve la immaginate nel suo giorno di festa? Potrebbe generare da sola un'intera fabbrica di dolciumi. Sono veramente sorpresa.

Ah ti ho preso dei fiori.

Li tiro fuori dalla tasca del jeans, sono ancora integri, giuro, delle margheritine fresche fresche di campo. Gliele porgo.

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view post Posted on 8/5/2023, 11:29
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-Non ne ho la più pallida idea sai?-
Le rispondo sincera e con un tono a metà tra lo sconforto ed il divertito, anche se quando porta una mano verso il mio viso ogni singolo neurone e sinapsi – si, anche quelle mancanti – si focalizzano attorno a quel gesto, come attirate dalla forza gravitazionale di un buco nero.
Non sono affatto abituata al contatto fisico informale, me la cavo con le strette di mano e le visite mediche, il tocco innocente dei bambini tuttalpiù, ma niente altro.
Nel complesso credo di cavarmela bene, anche se l’istante dopo passo ancora una volta il dorso della dritta sulla guancia, con l’esplicito intento di pulirmi come si deve ma l’intimo bisogno di riprendere il contatto con la realtà e non far rimuginare troppo la mia testolina iperattiva su agiti esterni nuovi ed imprevisti.
Mi faccio leggermente da parte, facendo entrare la Rosso Oro in casa.
Lei osserva il mio rifugio, io osservo lei.
Accidenti, è così strano.
Ma al tempo stesso ha un qualcosa di pacifico, quasi familiarmente confortevole.
…Soprattutto quando mi arriva una bottiglia di vino tra le mani.
Ridacchio, ripensando al nostro primo incontro -L’alcool diventerà una costante tra di noi?-
Chiedo curiosa, senza riflettere sui vocaboli che solitamente cerco di utilizzare con tanta cura.
Sento le orecchie infiammarsi – ma al tempo stesso all’improvviso mi rendo conto che non mi dispiace affatto immaginare un futuro in cui quella ragazza ha il suo piccolo spazio tutto personalizzato – e al tempo stesso io ne ho uno mio – chissà - nel suo di futuro.
Mi risuona come un’anima di cui prendermi cura – [“…C’era qualcosa in lei … che addolciva l’animo di Adeline, preda facile di queste dinamiche per un mix letale di caratteristiche sue di personalità: tendenza alla cura e al conforto, all’accoglienza indiscriminata e non giudicante che aveva da offrire senza riserve all’altro e, al contempo, la pacificazione dell’anima, quelle bolle di fragile quiete e serena calma dal proprio mondo interno che l’altro inconsapevolmente le donava in cambio.”]
-Dimmi per caso hai invitato tutta Hogwarts?-
La sua voce mi riporta alla realtà, e scoppio a ridere con un vago sottotono di nervosismo: -Ehi, potevi essere particolarmente affamata.. e poi mi piace prendermi cura delle persone.-
Attimo di confusionaria pausa.
-Mi piace cucinare.-
Dondolo un po' sui talloni, senza rendermi conto che nel frattempo non ho ancora chiuso la porta.
-In realtà potrei anche darti la colpa, non hai specificato quali piatti preferisci!-
Una leggera corrente mi ricorda dell’uscio aperto, che così mi affretto a richiudere mentre poco dopo seguo la Rosso Oro vicino alla cucina, posando la bottiglia sul tavolo: devo prendere un apribottiglie, i bicchieri e mettere a tacere Regn che – alla faccia dell’Augurey timido ed introverso – continua ad emettere ad intervalli regolari il suo basso verso pulsante – mi chiedo se non mi stia prendendo in giro in “Augureyese” o se piuttosto abbia acquistato l’unico esemplare vanitoso che al posto di nascondersi nel suo nido vuole farsi notare e/o fare nuove conoscenze.
Io non gli basto?
Sto di nuovo saltellando qui e là con i pensieri, devo rallentare e focalizzarmi sul presente: è Alice, ancora una volta, che mi aiuta placando un poco la vaga agitazione intrappolata nel petto.
Mi porge dei fiori, presentandomi il pensiero ed il gesto come se fosse una qualsiasi comunissima banalità di questo mondo.
Le iridi di bosco e di mare scivolano sul grazioso mazzetto di margheritine bianche, poi tornano a cercare il suo sguardo, tornano sui fiori e di nuovo si rialzano su di lei: afferro i fiori e mi ritrovo ad abbracciarla ancora prima di rendermene conto – sperando che non scappi, il che probabilmente mi devasterebbe – ma non voglio pensarci.
-Grazie!- le dico a mezza voce, le braccia attorno al collo e il viso sprofondato tra i capelli rosso fuoco.
Riprendo le distanze contenta il doppio di prima e con l’idea che forse il quantitativo di cibo preparato non sia sufficiente per ricambiare il gesto.
Voglio occuparmi prima dei fiori, poi di tutto il resto: -Nel mobile sopra il lavandino ci sono i bicchieri e nel cassetto vicino ai fornelli l’apribottiglie, ti dispiace prenderli? Io cerco un vaso per questi.-
Le chiedo quindi l’attimo seguente, inoltrandomi tra un paio di alte piante verdi vicino alla finestra dove, nascosto in mezzo, un mobiletto raccoglie al suo interno qualche strumento utile al giardinaggio e qualche vasetto di dimensioni e colori diversi.
Ne afferro uno trasparente, che riempio poco dopo d’acqua corrente mentre torno a rivolgermi ad Alice: -Allora, tutto bene il viaggio – hai trovato facilmente la via? Come ti sono andate le ultime settimane?-
Et voilà tra una quantità di cibo utile per un esercito e le domande sul viaggio e la scuola, Adeline-Walker-aka-mamma-cerbiatta è nuovamente in azione.
O forse vista l’età di entrambe, più sorella maggiore che mamma.
Sistemo i fiori al centro del tavolo, che comunque dovremmo finire di apparecchiare a breve: mi sto tranquillizzando, piano piano, sento l’agitazione da “aiuto c’è qualcuno in casa mia” che attanagliava il costato allentare la presa, mi focalizzo sui movimenti della strega concentrando ogni mia più infinitesimale cellula ed atomo sulla sua persona – voglio ascoltare le sue novità e i suoi racconti, sarebbe bello semplicemente conoscerla di più, conoscerla davvero – prendermi cura di lei e .. Regn, prima ancora che Alice riesca a prendere parola, prima ancora che io stessa riesca a concludere i miei pensieri, attira nuovamente l’attenzione: -Però ti prego, prima se ti va fai mezza coccola a Regn, o non la smetterà mai.-
Sbuffo divertita, adocchiando l’Augurey.

[Io posso essere spiaggia e porto sicuro per entrambe, baia protetta dove imparare a nuotare – tu puoi essere il fuoco, la fiamma che illumina e scalda l’acqua e la riva?]
 
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view post Posted on 8/5/2023, 15:08
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All'interno dell'appartamento mi faccio spazio, come una fiammella che dirompa sulla torcia di una caverna, curiosa avverto già la sensazione che la casa mi dà nell'insieme. È accogliente. Mi comporto con naturalezza, osservo i volumi della libreria, ne leggo i titoli, accarezzo le foglie di qualche piantina e annuso una o due candele. I miei capelli sono cresciuti di qualche centimetro da quando ci siamo incontrate l'ultima volta, ancora pervasi da misteriose ciocche bianche così come le macchie che si distendono sotto il collo, sull'avambraccio e altri punti del corpo. Sono cicatrici, traumi che mi porto dietro da un anno ormai, ma che ora indosso con finta indifferenza. Sull'avambraccio appena sopra la macchia bianca è spuntato il tatuaggio di un fiore, così come dietro l'orecchio e sul fianco. I miei piercing sulle orecchie sono aumentati, mentre gli altri rimangono come fedeli compagni. Indosso un trucco leggero che mi accentua lo sguardo e dona forse l'aria più matura. Ho cercato di vestirmi bene, immaginando questo incontro come qualcosa più di un semplice "catching up."
Non so bene esattamente cosa abbia portato Ade ad invitarmi qui, ma l'occasione di rimarcare le mie intenzioni mi viene servita poco dopo dalle sue stesse parole.
Mi volto, un sorrisetto malandrino mi spunta sul viso, mi avvicino al suo, più del necessario. Posso mai essere più ovvia? Anche se stuzzicare è la mia cosa preferita al mondo.

Noi?

Ridacchio, con l'intento di utilizzare quell'implicazione per creare una sorta di disagio, di nervosismo di base. Le sposto una ciocca di capelli dal viso.

Te l'ho detto Muschelchen. Sei carina da ubriaca, non voglio di certo perdermi la vista.

Mi scosto, tornando ad osservare l'ambiente in torno a me, come se niente fosse. Sono sempre stata una tipa che utilizza molto il contatto fisico, è parte del mio modo di esprirmermi, solitamente mi esce in maniera naturale con le persone con cui mi sento a mio agio. O quelle che sento che potrebbero appartenermi. Mi chino appena per annusare il profumino invitante dei piatti e ne rubo qualche pezzettino da assaggiare. Sto masticando ancora mentre annuisco al suo dire.

'inchia ma è buoniffimo

Non so che droga ci abbia messo dentro ma ne mangerei dodici piatti. A ripensarci è un bene che abbia cucinato per un esercito. Mi chiedo da quanto tempo stia lavorando. Perché si è impegnata così tanto per una sconosciuta? Quando tiro fuori i fiori il suo viso si colora di un'espressione che non avevo mai visto. Gioia e quasi commozione, sembra di vedere un bambino che scarta i regali la mattina di Natale. È adorabile, per un momento devo obbligarmi a non provare nulla. Rimango qualche istante senza sapere cosa dire, soprattutto mentre con inaspettata fretta mi getta le braccia al collo. La prima cosa che mi giunge è il suo profumo, qualcosa di intenso ma anche salato come l'acqua marina di cui è ricoperta. È come se per la prima volta vedessi il mare senza effettivamente vederlo. Per qualche istante non so cosa fare, poi avvolgo lievemente le braccia intorno al suo busto, lo stringo appena.

D-Di nulla.

Balbetto mezza rincitrullita, manco io so perché la situazione mi abbia preso così in contropiede. Lei si scosta e si fionda a cercare un vaso, mentre a me sta prendere i bicchieri. Cerco di tornare funzionale, mi metto a rovistare per trovare le cose richieste e poi cerco di impegnare le mani in qualcosa che mi faccia ritornare sulla terra. Apro la bottiglia di vino e ne verso un po' per entrambe. Ne bevo un grooooosso sorso. Che ottima idea prendere del vino.

Ahm sì tutto bene-- ah ma tu non avevi una novità piuttosto?

Taglio corto cambiando argomento come mio solito, parlare di me non è una cosa che sono solita fare. È più facile concentrarmi sugli altri. I suoni di sottofondo di Regn mi risvegliano dalla confusione dei miei pensieri.

Ah il piccolo Augurey!

Mi avvicino al piccolo spennato per una coccola, adoro gli animali e per qualche motivo la cosa è reciproca. Ho un assoluto rispetto per ogni piccola forma di vita, per questo motivo non penso di poter mai più mangiare carne, pensavo addirittura di diventare vegana.

La tua padrona non so come faccia a prendersi cura di lei, figurati di te. Mi dispiace bro a sto giro ti è andata male-- il cibo non ti mancherà però.

La perculo un pochetto, facendole un occhiolino un po' birbante. Ade mi fa sentire come dovessi prendermi cura di lei. Come se farlo quasi non mi pesasse. Quasi.

[ Perché quando la miccia è così vicina rischio di bruciare il mio stesso stoppino.]


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view post Posted on 8/5/2023, 23:13
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Rifletto sul fatto che tendo sempre a correre troppo.
Corro continuamente, corro con i pensieri, la mente ed il cuore – e solitamente correndo, prendo anche dei gran bei scivoloni e sonore facciate, metaforiche e non.
Ci rifletto perché mentre scruto in silenzio la Rosso Oro che attenta studia a sua volta il mio appartamento, ho l’impulso di chiederle e parlare, ascoltarla – con un genere di dinamiche interazionali che, la mia razionalissima testolina da Bronzo Blu etichetta sicura, rientrano in una categoria di relazioni ben più avanti ed approfondite rispetto a quella in cui ci ritroviamo noi ora.
Poco più che due complete sconosciute.
Improvvisamente mi rattristo – per appena un istante dato che Alice l’attimo seguente si avvicina enormemente al mio viso, evidenzia quel noi di troppo e tra le sue mani che mi spostano una ciocca dal volto e le successive parole, per qualche interminabile secondo il mio cervellino dorato banalmente smette di funzionare.
Quando si riconnette ed inizia a scaricare i nuovi aggiornamenti mi ritrovo confusa: la grifoncella però sta spiluccando in zona cucina e la sola immagine mi fa sorridere.
Metto in fretta da parte la confusione brava scema e al suo commento replico solo:-Sono contenta. E sei anche una sportiva, nel complesso è un pasto equilibrato – abbondante forse ma.. equilibrato.-
Ci sono i carboidrati di pagnotte, pasta, riso e torte come le proteine dei legumi, delle uova e dei latticini, per non parlare delle ovvie verdure.
Perché sì.
..Ho pensato anche a questo – l’essere cresciuta completamente da sola ha fatto chiaramente in modo che il preparare dei pasti caldi sia diventato uno dei miei linguaggi di affetto e cura, soprattutto dopo la dieta di soli panini alla marmellata e burro d’arachidi durata intere settimane intorno ai miei tre, quattro anni.

Ad ogni modo, non mi sfiora minimamente l’idea che tutto quello sia troppo tanto più osservando con ancora la gioia negli occhi il mazzolino di margherite immerse nel loro vasetto d’acqua cristallina: per me quei due gesti, sono assolutamente e senza il minimo dubbio equivalenti.
Niente di più e niente di meno.
Aggrotto lo sguardo però quando la strega mi liquida così in fretta la conversazione – tanto indispettita e dispiaciuta che persino la domanda rivolta a me passa sottotono nella mia mente.
Afferro il bicchiere che mi ha riempito poco prima e porto il vino alle labbra mentre lo sguardo segue Alice che interagisce con Regn il quale - finalmente si quieta soddisfatto, arruffando le penne e lanciando un suono cupo ma melodioso dal becco in direzione della Grifondoro.
Io in compenso, le dedico una bella linguaccia in risposta alla sua battutina: -Guarda che qui, sono io l’adulta, sai?- dondolo un po' la testa e sorrido -E sono assolutamente più che in grado di occuparmi di me stessa.-
Poco credibile con quella voglia azzurra sulla guancia – stupido colorante, sarò riuscito a sbiadirlo almeno un po'? – e dopo la quasi-culata per aprire una banale porta, ma fondamentalmente sto dicendo la verità e ne sono più che convinta.
Poco da aggiungere considerando che mi sono sostanzialmente cresciuta da sola sin dall’infanzia – e su questo non sarei mai venuta a patti.
Prendo un secondo sorso dal mio bicchiere prima di staccarmi dal bancone e riprendere ad ultimare la tavola, così che si possa effettivamente iniziare a mangiare di lì a poco.
Non voglio risultare invadente né pressare troppo la Rosso Oro, ma sono sinceramente curiosa e ancora dispiaciuta dalla risposta “a metà” – e definirla così è essere gentili – con la quale mi ha segato le gambe - anche se in fondo, già da questo, la mia testolina inizia a formulare mille e una ipotesi: è successo qualcosa di cui non vuole parlare – non ama parlare di sé – percepisce ancora troppa distanza relazionale – è in imbarazzo magari? Oppure non trova le parole adatte, sono successe troppe cose e non riesce a riassumerle, ne sono successe troppo poche e non le ritiene sufficientemente importanti.
Può essere tutto e può essere niente, so solo che non voglio ferirla od obbligarla in nulla - per cui.. faccio una delle cose che mi viene più - no, decisamente non naturale o spontanea, ma o questo o la possibilità di eccedere con quella streghetta e no questa non voglio assolutamente considerarla come una possibilità.
Farò un passo in avanti io, a costo di ferirmi da sola. Quantomeno non toccherei lei e sarei in grado di occuparmi di me, conoscendomi bene.
La tavola è già semi imbastita, parecchi piatti sono già disposti – principalmente tutti gli antipasti e l’acqua – posate e tovaglioli.. mancano solo i piatti , la bottiglia di vino ed i bicchieri che girano già tra le mani.
Poso momentaneamente il mio per prendere i piatti, e con fare leggero propongo: -Io..se non ti va di parlare, posso farlo io per entrambe.-
Torno verso l’isola della cucina dove ho lasciato il mio bicchiere e gran parte delle portate che non stanno sul tavolo: afferro un fagottino e mi avvicino ad Alice, tendendoglielo in segno di pace.
-E ti lascio scegliere persino il tema, gli argomenti e i livelli di profondità della discussione.- Rabbrividisco appena alla sola idea di quella novità - in realtà muta perchè ancora mai citata ad anima viva - che in realtà preferirei non condividere, ho ancora degli irrisolti con la forma che assumo come animagus.. Mi rendo conto comunque che solitamente mi si riesce sempre a leggere tutto in faccia, quindi scrollo la testolina dorata e riprendo il filo del mio discorso.
I fatti d'altronde, vengono molto prima delle parole.
-Sai che vivo completamente da sola da quando ho cinque anni? E di fatto sei..- rabbrividisco a fior di pelle, di nuovo, e strizzo per un attimo gli occhi prima di tornare a fissarli in quelli di Alice -Sei la prima persona che entra in casa mia.-
Deglutisco aria e cambio in fretta argomento, ho dato troppo in fretta più di quel che ero davvero in grado di dare -E hai letto sulla Gazzetta qualche tempo fa l'articolo sulla condanna per i crimini contro l'umanità data al Regno Unito?- bevo un altro sorso di vino.
-Uh - Regn comunque era una delle novità, giusto..- mi torna in mente il tema più ovvio plaudo al tempismo, complimenti con il quale instaurare con leggerezza un discorso.
-L'altra è che non sono più una Medimag! Ho un nuovo lavoro..-
Una verità importante portatrice di tanti significati, un tema sufficientemente neutrale e una sorpresa ancora da scartare nel suo complesso.
-Ehi e il Quidditch! Chi ha vinto alla fine il torneo? Non sono più riuscita a seguire le partite miseriaccia..-
 
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view post Posted on 9/5/2023, 06:47
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Bevo un altro nel sorso di vino. Finisco il bicchiere e ne verso un altro. Me ne serve a fiumi stasera, forse una bottiglia non basta con il cibo e tutto. Spero che Ade abbia dell'altro alcool da cui attingere. Il fatto è che non sapevo cosa aspettarmi da questa serata, non sapevo dove questa cosa mi avrebbe portata, l'unica cosa che ho pensato è di portarmi a letto una nuova persona semi-sconosciuta con la quale ho condiviso un momento di profondità inaspettato. Sono cambiata sto cambiando e forse se Ade mi avesse conosciuto qualche anno fa, sarei stata entusiasta di condividere la mia vita con lei. Ma tante cose sono successe da allora, cose che hanno portato ad innalzare le mie difese, cose che hanno creato traumi irrisolti nella mia vita, cose che hanno finito per cambiarmi, inevitabilmente. Per cui ora non parlo quasi mai di me, solitamente non mi viene chiesto. Io sono la fiammella che illumina le vite d'altri, nella mia spesso rimango al buio. Non ci sono abituata, non so più come si faccia. I miei affetti più cari, i miei fratelli e mio padre, mi conoscono troppo bene per bersi le mie stronzate e i miei "sto benissimo." Sono anche gli unici che non mi hanno mai abbandonata. Nonna Rose compresa. Per questo motivo quell'abbraccio così spontaneo e sentito mi ha preso in contropiede, non me lo aspettavo, non pensavo che un gesto così semplice potesse venir apprezzato in questa misura. Mi lascio distrarre dalla bontà del cibo per qualche istante e le sue calorie decisamente superiori ad un pasto equilibrato, anche se in fondo è vero che sono una sportiva. Molto più di quanto Ade pensi. Non è solo legato al Quidditch, lo sport è stata sempre una costante nella mia vita. Mi aiuta a distrarmi, a scaricare le energie e lo stress in eccesso. Ho un corpo elastico, allenato, forte. Ma non basta a volte per schermarmi dalle emozioni, sia mie che degli altri. Finisco per coccolare l'Augurey e mi rendo conto che trovo la situazione assurda. Non so esattamente quanti anni abbia Ade e onestamente non mi importa. Non sento la differenza d'età, anzi a volte mi sembra di essere io a dovermi prendere cura di lei e della sua imbranataggine. Mi volto, percorrendo la breve distanza che ci divide, torno ad inquadrare il suo viso.

Ah davvero? Come le scottature sulle mani che Merlino sa solo come ti sei procurata? Pff. Bell'affare per un' adulta che sa prendersi cura di sè.

Sì l'ho notato. Solitamente sono un'osservatrice attenta, è una dote che ho sempre avuto, ma che non sempre mi aiuta. A volte noto cose che non vorrei notare, maledizione. Tiro gli occhi al cielo afferrandole una mano, sulla superficie dell'indice è comparsa una bollicina, il resto della pelle è arrossato, uno stacco quasi netto con la pelle chiara. Tiro gli occhi al cielo ancora una volta. Che andasse a raccontarlo a qualcun altro.

Dovresti sapere meglio di me. Pozione Blandofuoco. Miss so tutto sulle Pozioni.

Sorrido, divertita dalla presa in giro nelle mie stesse parole e le lascio andare la mano. Mi avvicino al tavolo della cucina dove sembra essere già tutto apparecchiato, mancano i piatti che Adels distribuisce in poco tempo. Siamo pronte per mangiare. La Medimaga mi porge un fagottino facendomi notare senza giri di parole che ha notato quello che ho fatto prima. Il mio cambio di argomento. Afferro il fagotto e lo mangio, invitando lei a fare lo stesso. Non so perché le sue parole mi fanno riflettere. Ho parlato per tutto questo tempo, non sono una tipa che sta sulle sue, sono piuttosto espansiva e chiacchiero volentieri. Ma lei esattamente cos'è che vuole sapere? Mangio divorando il mio stesso rimugiare, il fagottino è delizioso ma continuo a sentire il bisogno di bere. Datemi dell'altro vino, presto.

[ Il vinattiere ti versava un poco
d’Inferno. E tu, atterrita:
“Devo berlo? Non basta
esserci stati dentro a fuoco lento?” ]

E poi mi colpisce con una condivisione così intima. Personale. Ancora rimango strattonata, la guardo senza sapere cosa dire, sta continuando a parlare ma semplicemente ignoro il resto della conversazione, perché dentro di me prude una domanda. Una di quelle che a questo punto sorgono spontanee.

Ti sei presa una cotta per me Adels?

È personale, è intima, è diretta e probabilmente distruttiva. Ma non posso fare a meno di chiedermelo. Perché, perché questa persona vuole tentare di conoscermi così tanto? Perché si impegna così tanto? Perché condivide con me pezzi del suo cuore?

[ “E il Paradiso? Esiste un paradiso?”.
“Credo di sì, signora, ma i vini dolci
non li vuol più nessuno”.]



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Mi sorprende il fatto che si sia resa conto della mia leggera scottatura alle dita.
Di solito sono io quella che si innamora dei dettagli – ma c’è anche da dire che anche qui risiede una delle mie tante tipologie di sconfinamento quasi-a-livello-clinico-con-base-traumatica – o detto in altri termini - "io i dettagli non li noto, me ne innamoro direttamente".
Non conosco questa ragazza, ma a ondate regolari ho l’impressione che siamo tanto simili ed affini quanto diametralmente opposte.
Ad ogni modo, Alice continua ad annullare le distanze e a toccarmi con apparente naturalezza il che - per una che è abituata a tante cose ma di certo non al contatto umano informale “naturale” da parte degli altri – ad intervalli puntuali concentra completamente la mia attenzione su quei precisi punti di contatto mentre la pelle rabbrividisce appena e un caotico caos imperversa nel costato - molto stile “allarme-rosso-allarme-rosso-contatto-umano-non–protocollato-allarme-allarme”.
Il fatto che non mi creda capace di prendermi cura di me, ad ogni modo, mi fa sorridere ripensando a letteralmente la mia intera esistenza.
Lei d’altronde non lo può sapere, e credo di capire quel che intende.
-E’ una scottatura leggerissima.. di primo grado a malapena.- commento quindi sorridendole -E per questo sarebbe sufficiente una Pozione Tiepidario.-
Mi viene da ridere perché è stato, con una precisione disarmante, l’unico mio palese sbaglio al colloquio di lavoro fatto qualche giorno prima – ed uno stupido errore dato dalla velocità, corro davvero sempre mannaggia a Merlino -Nessun punto a Grifondoro - ma complimenti lo stesso per la capacità di osservazione e il tentativo non completamente errato.-
Le faccio un occhiolino.
Alla fine, mi sono calmata – e la tempesta agitata è tornata baia serena.

Le propongo diversi temi di conversazione, alcuni neutrali, altri che credo possano interessarla senza coinvolgere troppo il lato personale come il Quidditch, altri ancora che approfondirebbero la mia di storia, per spostare completamente il focus e lasciarla libera di muoversi.
So perché ho buttato lì in mezzo, quasi come se niente fosse, qualcosa di tanto importante su di me: sono anni, anni che prendendomi cura degli altri, questi indirettamente mi ricompensano dandomi la possibilità di focalizzarmi esclusivamente su di loro, sulla loro vita, i loro problemi, evitandomi in tal modo di annaspare nelle acque gelide dei miei personalissimi tormenti, di essere trascinata a largo da quella Risacca che con tanta facilità, a suo piacimento, riesce ad entrare infida tra il costato e la mente e ferirmi senza vergogna né pietà.
E che sia chiaro, poi: questo non è affatto il motivo per cui mi piace occuparmi del prossimo, di motivazioni ne ho tante altre e ben distanti da questo.. “bonus”. Nel complesso infatti questo genere di “do ut des” lo considero un – ai tempi – inaspettato surplus che con il passare degli anni ho imparato a riconoscere, divenendone consapevole e fondamentalmente anche grata.
Detto ciò, sebbene con il respiro spezzato l’istante successivo, comunque non mi pento delle mie scelte: nella mia testa fornire un focus tanto grande su di me permette uno spazio enorme di libertà ad Alice, che potendosi concentrare, volendo, su questo, può non sentire pressione sulla sua storia e/o persona, anzi, immagino un livello di potenziale libertà percepita che a me farebbe solo che piacere, rassicurandomi.
Calcolatrice sino alla fine.

Sto mangiando così uno dei miei fagottini croccanti, uno dei quali offerti poco prima alla Grifona.
In attesa di una sua risposta vorrei sedermi a tavola ma la domanda che vola nello spazio che ci divide è ben lontana da quel che mi aspetto: scoppio a ridere, portandomi una mano alla bocca e sgranando sorpresa lo sguardo in direzione della Rosso Oro.
Cavoli, è seria.
-Cos- mi ricompongo in un attimo, perché realizzo la serietà della questione e anche senza sapere alcunché di quel che passa per la testa – ed il cuore? – di Alice, non voglio ferirla, neanche per sbaglio -Alice, ci conosciamo a malapena, tu..io..-
Prendo un respiro quieto, la guardo tranquilla, sorridendole appena:-Mi piaci Alice, questo mi pare ovvio.- non ho mai avuto problemi a rendere esplicite certe parti di me - certe -In altro modo non saresti qui, non ti avrei scritto, non ti avrei cucinato chili di dolci, non ti avrei cercata tra i giocatori quando sono venuta a vedere la partita del torneo tra la tua squadra e i Westwind.- elenco tornando indietro nel tempo tutte le volte che in maniera più o meno diretta la sua persona è rientrata nella mia vita.
-Ma.. a me piacciono tante persone, soprattutto all’inizio. Quella sera, avrei condiviso una bottiglia o una banale conversazione, con qualsiasi persona.- dico sincera, con calma, cercando di spiegarle con quanta più onestà e tatto al contempo il mio punto di vista, il mio modo di essere -E’ con il tempo che tendo a.. filtrare, ecco. Qualcuno lo elimino – o si auto elimina – sin quasi da subito, altri dopo, altri ancora.. beh, in realtà nessuno- respiro -Nessuno attualmente è mai rimasto, ho allontanato persone e altre hanno allontanato me, per motivi diversi, non.. non si è per tutti e non tutti sono per noi.-
Mi serve del vino, considerato il discorso penso serva ad entrambe.
Ma voglio concludere perché desidero che sia chiara la questione.
Mi allontano per qualche secondo, solo per afferrare la bottiglia e poi tornare dalla strega.
-Mi piaci Alice, per il livello di “conoscenza” in cui siamo – mi piacerebbe conoscerti di più al momento, ma non.. ad ogni modo non per come credo lo intenda tu.-
Inclino un poco la testolina dorata, scrutandola, curiosa ma anche vagamente in ansia.
-Ti può piacere qualcuno senza necessariamente “piacerti” a livello sentimentale e/o sessuale - hai sicuramente più amici di me Alice e ti reputo già una persona intelligente e sveglia, credo tu sia più che in grado di capire ciò a cui mi riferisco.-
Mi verso dell’altro vino nel bicchiere e mentre ne bevo un sorso in contemporanea passo la bottiglia alla strega.
Mi sento colpevole.
L’ho illusa? E adesso ferita? La sola possibilità mi devasta, stringendomi dolorosamente il muscolo cardiaco.
Taccio rispetto all’idea che probabilmente, se io fossi stata una Adeline diversa – una Adeline più giovane, innanzitutto – accidenti se mi sarei presa una cotta per una come lei.
Ma non mi sembra proprio opportuno mettere anche solo lì per battuta ironica l’idea.
E’ anche questo, oltre a tutto il resto, è giovane, è una studentessa accidenti e io, io.. tra tot ore mi incontrerà tra i corridoi della sua scuola in qualità di docente.
Non mi pare proprio opportuno chiarire neanche questo aspetto al momento.
Perciò, taccio.
-Scusami Alice. Se ti ho fatto pensare altro, se ti ho.. ferita, non era mia intenzione, davvero.-
Non taccio mai alla fine.
-Io sono una di quelle persone che c’è e che resta – nelle relazioni, quelle giuste e buone per entrambe le parti – forse.. forse però è stata la parte del “c’è” ad essere stata eccessiva?-
Le chiedo infine.
Adesso tacciamo davvero – io ed i miei stupidi, stupidi ed inopportuni sconfinamenti.
 
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Alice Wagner



S coppio letteralmente a ridere. A quanto pare è il mio turno ora. La situazione è così assurda che manco ad averla pianificata appositamente. Il fatto che Ade pensi di potermi ferire è assolutamente ridicolo nella mia prospettiva. Chi è lei per potermi ferire? L'ho conosciuta poco tempo fa, incontrandola per strada così per sbaglio, non so nemmeno perché abbia continuato a scriverle. Non sa assolutamente niente di me, non esiste che possa ferirmi, tantomeno piacermi. Non il quel senso, in quello sentimentale ed emotivo. Cosa pensa di essere?

No aspetta, fermati. Credimi io ne sono più che felice.

Le piaccio, quello è ovvio, piaccio a tutti. Però non capisco da dove venga questa cura nei miei confronti. Non ci sono abituata è una cosa che mi fa salire a mille i segnali di "pericolo." Non capisco perché sforzarsi tanto per qualcuno che nemmeno si conosce, perché offrirsi così, spalancare le braccia, la casa, tutto, ad una persona che francamente potrebbe far altro che infischiarsene. Mi fa arrabbiare quasi, non ha alcun cazzo di senso. Per questo mi era venuto il dubbio che si fosse presa una cotta per me, oltre chiaramente al fatto che so come giocare le mie carte. Ma non ho mai puntato a qualcosa di così profondo. Quello che voglio ormai è ciò che non mi fa pensare, che mi fa vivere solo sensazioni positive. Mi tengo lontano dai rapporti profondi come se un vampiro di fronte all'aglio.

Puoi risparmiarmi la manfrina, figurati. Non m' interessi in quel senso. L'unico motivo per cui sono venuta stasera è perché sono attratta da te.

Sono arrabbiata e forse anche un po' ubriaca. Sono arrabbiata per essere stata trattata da ragazzina, quando non mi ci sento per nulla, sono arrabbiata perché ancora una volta di fronte a me c'è qualcuno che mi promette ciò che non riesce a mantenere. Sono arrabbiata perché questa cosa sta andando più sul personale di quanto volessi. Sono arrabbiata perché non voglio pensare, non voglio entrare di me così tanto e invece questa sconosciuta di fronte a me mi sta obbligando a farmi domande a cui non voglio dare una risposta. Sono arrabbiata perché in fondo, un po' mi stavo già abituando a quello stupido scambio di missive.

Cosa---cosa ti fa pensare che io abbia bisogno di te? Cosa ti fa pensare che io ti voglia nella mia vita? Tu non mi conosci. Non sai niente di me.

Sono cattiva lo so, ma è anche vero che sto perdendo il controllo. Non so perché ma mi sta succedendo. Ho bevuto troppo vino? Perché tutto questo discorso ha iniziato a darmi incredibilmente ai nervi. Sto solo cercando di spiegare a me stessa cosa c'è qui tra di noi, perché sento la sua curiosità bruciarmi sulla pelle. Vuole conoscermi, è curiosa della mia vita, ma la le mie difese sono così alte da rendermi una zona blindata. E ancora una volta prendo fuoco e con me brucio l'intera casa, tutto ciò che mi è intorno.

Non ho bisogno di te. Non ho bisogno di nessuno.


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Edited by Nontiscordardime - 25/5/2023, 21:03
 
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view post Posted on 9/5/2023, 21:20
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Mi affeziono in fretta, mi innamoro dei dettagli, mi prendo cura delle persone con tutte le energie e risorse che ho a disposizione, se me lo chiedessero darei parte dell’anima per il chiunque.
Sono fatta così, lo so, in parte per un limpido senso di insufficienza del Sé sviluppatosi a suon di “non ti vuole nessuno”, “tu non sei Lei”, “potevi anche fare a meno di nascere” – o di ancora più concreti fatti (sempre meglio delle parole, ricordiamocelo) dati da assenze, vuoti, voci gelide e frasi taglienti, sguardi di disgusto e rimprovero, talvolta di furia cieca - - - ma beh sono fatta così anche perché c’è un’altra parte di me profondamente innamorata dell’essere umano – si, si, discutibile il totale distacco delle due variabili (la mia razionalissima mente da brava ex Bronzo Blu mette sempre i puntini sulle i) ma d’altronde.. c’è. E’ quella parte di me che a dispetto di tutto lo schifo dentro il quale, in qualche astruso modo, sono nata, sopravvissuta e persino cresciuta come una persona semi-decente, continua a farmi tendere verso l’altro con positività ed ottimismo, bontà e gentilezza spropositate.
Non voglio comprarmi nessuno con i miei sorrisi e valangate di dolci, potrò anche sentirmi insufficiente come persona, sì, ma la verità è che non voglio far sentire nessuno come mi sono sentita io per anni – e come un po' mi sento ancora.
Le persone le voglio proteggere tanto quanto io non sono stata protetta, voglio farle sentire amate, curate, confortate, accolte, voglio far sentire la mia presenza così come io non l’ho mai percepita – e tutto il dolore di quel non-amore, anzi, di quell’odio altamente specifico nei miei confronti, quel dolore per quelle assenze e quei vuoti, di quando mi sentivo sola o banalmente mi facevo male – ricaccio nel buio più profondo altri ricordi del mio passato, ben più dolorosi di qualche graffio al ginocchio – non voglio, non voglio che nessun altro provi mai quel dolore che ho provato io.
Altrimenti, sarebbe stato del tutto inutile.
Tutto quel dolore, quella sofferenza per cosa? Per togliermi dei pezzi?
Per lasciarmi ferita, sanguinante, un pallido spettro di quel che “sarei potuta essere” in un altro universo?
NO.
Questo mai.
Non glielo avrei mai permesso, a quel dolore, di rendermi così.
Mi aveva già preso, strappato così tante cose, così tante parti di me.. non gli avrei concesso anche questo.
Io avrei combattuto, e avrei fatto di tutto per evitare al chiunque, anche solo la minima sofferenza evitabile.
A qualcuno sarebbe stato sufficiente un sorriso magari, per rallegrare una giornata buia.
A qualcun altro un favore a lavoro, ad altri ancora una valanga di cibo, non importava in fondo.
Mi importava solo di non far vincere lui.
Il dolore.

Ascolto Alice con attenzione, cercando il suo sguardo in maniera costante.
La vedo sempre più arrabbiata e mi dispiace.
Io che ho evidenti problemi con la rabbia – anche se so benissimo che nel mio caso è un semplice “salvagente” che spegne il cervello – anzi, le emozioni – e che mi permette così di sopravvivere a fronte di stati emotivi che altrimenti mi lascerebbero devastata.
Mi chiedo se anche per la Rosso Oro sia un discorso simile.
Perché spesso la rabbia è questo, solo un tappo che copre e nasconde ben altro – il vero fulcro a cui bisognerebbe invece dare importanza.
Vorrei abbracciarla, ma principalmente per una questione di rispetto nei suoi confronti mi trattengo dal farlo e cerco semplicemente di offrirle il mio ascolto, e quella baia tranquilla e porto sicuro che so di essere e poter essere anche per gli altri, senza nessun particolare sforzo o sofferenza mia.
Mi colpiscono le sue ultime parole:-Cosa---cosa ti fa pensare che io abbia bisogno di te? Cosa ti fa pensare che io ti voglia nella mia vita? Tu non mi conosci. Non sai niente di me.-
-Io non ho mai pensato che tu possa avere bisogno di me.-
Le rispondo con tono pacato, inclinando appena la testa.
-Ed è vero che non ti conosco, che non so nulla..- prendo un piccolo respiro, tranquillo, anche se so benissimo di avere i lineamenti del viso distorti dal dispiacere, un piccolo cruccio ad aggrottarmi le sopracciglia e lo sguardo -Io do tanto, alle persone, anche sconosciute - specifico dato beh – tutto quanto -Non perché credo che ne abbiano bisogno, né perché credo che in generale non siano in grado di vivere benissimo senza di me, di prendersi cura di sé.. Sono solo fatta così, Alice. Io do tanto alle persone. Quando ci sono, ci sono al mille per cento, dall’inizio- sottolineo con la voce l’ultima parola, dato che chiaramente il nostro caso rientra in un “inizio” -alla fine – anche se tutte le volte spero che in realtà, una fine non ci sia.-
Faccio spallucce, scrollando un poco il capo.
-E so che in questi mesi non potevi averne idea – perché beh, è una mia caratteristica che banalmente.. bisogna conoscersi, per scoprire certe cose, tutto qui. Ho anche dei perché, logicamente, anche se in parte sono “semplici” tratti di personalità.-
Sospiro, riconosco della tristezza e della triste consapevolezza, nel petto.
Non voglio ancora darle credito, però la sola possibilità.. mi rattrista, ancora di più.
-E ci si conosce frequentandosi, di solito. Sicuramente tu hai più esperienze di me in fatto di amicizie, relazioni, interazioni in generale ma.. beh, personalmente non credo che si “nasca amici” e basta. Le persone si incontrano, si conoscono, poi possono andare d’accordo oppure no. Da qui poi nasce il “volersi” o meno- riprendo una delle sue domande rispondendo anche a quella, pensierosa in realtà, perché sto banalmente condividendo con lei delle riflessioni personali – data la sopracitata mancanza di esperienza -Non credo tu mi voglia nella tua vita, ora, ma credo anche che potremmo essere in una sorta di inizio che..beh, conoscendoci, potremmo piacerci a vicenda e io potrei volere te nella mia vita e tu volere me. Oppure no. Credo capiti – anche piuttosto spesso in fondo..no?-
Termino con una domanda perché sono ferrata su tante cose, ferratissima sulla teoria, ma per altro.. ho dalla mia qualche amicizia, è ovvio, ma tutte risalenti agli anni scolastici – andate poi perse principalmente per il semplice scorrere della vita.
Regn canta di nuovo, e io mi riconnetto con la realtà più consistente che ci circonda, il mio Augurey, la casa, il mio corpo nella casa.
Mi muovo, riavvicinandomi al tavolo e afferrando a caso un piatto con una delle torte salate preparate secoli prima: torno da Alice con la semi certezza che mi scaglierà l’intero piatto in testa, ma questo non mi ferma o intimorisce proprio per nulla.
-Sono la signora nessuno per te, e lo capisco, e lo rispetto.. ma dovresti mangiare, almeno un po'.-
 
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view post Posted on 25/5/2023, 22:29
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Alice Wagner



S ono arrabbiata. Sono furiosa. Perché la situazione mi sta sfuggendo dalle mani? Cosa mi ero aspettata da questa serata? Mi aspettavo forse che una sconosciuta potesse cedere alle mie lusinghe e semplicemente, lasciarmi vivere un'attimo di spensieratezza? Mi aspettavo un rapporto superficiale, come quelli di cui ormai circondo le mie giornate per non venir ferita? Perché, perché diavolo finisco sempre in queste situazioni dove avverto calore, dove avverto cura, abbraccio, dove in qualche modo riesco a percepire la debolezza dietro la persona, dove vedo la tenerezza, la flebile luce che li alimenta. Mi odio, odio essere così, odio farmi carico delle persone, odio che mi attraversino con le loro parole, pensieri, con il tocco accennato della voce e dei gesti. Odio affezionarmi. Per questo ho giurato mai più, per questo mi sono promessa di smettere, per questo quando quella sera ho incontrato Adeline Walker, la strega bicronoma dagli occhi affascinanti, ho pensato che era figa e che ci sarei andata a letto volentieri. Ho pensato che non m'importava essere una studentessa, ho pensato, tanto chi la rivedrà mai più. Ma poi abbiamo iniziato a scambiarci le lettere e ho intravisto la sua persona, poi mi ha sorriso gioiosa, felice, con l'aspettativa di avvicinarsi a me, di racchiudermi in un pugno della sua mano, di stringermi, di prendersi cura di me. Di prendersi cura di me. Come osa dico, come osa lei mentirmi in questo modo, come osa di riempirsi di promesse che so che non potrà mantenere.

Sei una stupida.

Butto fuori, dato che ci siamo, altro veleno. E' come se non riuscissi a contenere le mille ansie che mi avvolgono in questo momento, so bene che non stia succedendo niente ma non sono abituata a tutta questa cura. Il mio corpo lo rigetta come una stupida allergia alimentare. Potrei uscire da quella porta e mettere fine a tutto questo, dopotutto ne ho il potere. Non so perché voglia legarsi a me, diventare mia "amica" o cosa, ma dalle sue parole intendo che è una cosa che solita fare con chiunque. Dice lei, con le persone, quindi con qualsiasi persona? Il mio orgoglio ne rimane ferito, perché io sono speciale, sono sempre speciale. Non sono chiunque, non sono le persone. Mi si avvicina con un piatto caldo, mi volto per vedere tutto quello che ha preparato per me. Mi si stringe il cuore, contro il mio consenso. Vorrei urlare e andarmene, ma non lo faccio.

Non ha senso che tu sia sopravvissuta fino ad ora senza avere il cuore spezzato ogni lunedì.

La fisso per un lungo istante, non commento altro, non confermo, non nego, allungo la mano verso il piatto, mi dirigo verso il tavolo come penso farà anche lei, mi siedo. Spero abbia dell'altro vino perché o finisco di ubriacarmi per bene o da stasera non ne esco. Il suo cibo è fottutamente buono, lo ammetto, tanto che per qualche secondo quasi mi si placa il cancro che mi invade l'anima, anche se mi riesce difficile fare un qualsiasi complimento ora che praticamente le ho scagliato addosso pugnali infuocati. Comunque non sempre le parole servono, spesso bastano i gesti, o i silenzi a colmare i vuoti.



Gryffindor Prefect | 17 y.o
 
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view post Posted on 26/5/2023, 14:36
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Sono Ho un’arma a doppio taglio in mano.
Ne sono quantomeno consapevole.
Nel mondo di Adeline Walker, nel mio mondo, tutti possono avvicinarsi - non troppo però mh - tutti possono diventare amici, tutti sono degni di fiducia, ascolto, cura, affetto da parte mia.
Tutti sono speciali, unici, a tutti regalerei pezzi di cuore se richiesti e non.
Il punto però è proprio questo.
..In un mondo dove tutti sono supereroi.. di fatto, nessuno lo è davvero più.

“Ne sono quantomeno consapevole” il che mi porta a rispondere che in realtà, la sfida non è tanto piacermi, attirare la mia attenzione, ottenere da me spazio di ascolto e di cura – piuttosto, è riuscire a spiccare a modo proprio in quella marea eterna di infinite sfumature che riconosco e apprezzo e accolgo del mondo, rifulgere in mezzo a quelle infinite “altre unicità” proprio lì affianco - mare sempre in un perpetuo movimento e vita.
Quindi come?
Come non annegare in un oceano di tali proporzioni e vastità - come non divenire onda tra le onde?
Metaforicamente e non, penso e rispondo “con una fune” – o in altre parole, attraverso quel legame, quella relazione che piano piano, con infinita pazienza, tempo e costanza, anche alti e bassi – ci mancherebbe - si può andare a creare – ecco, questo è il salvagente, questa è la vera soluzione.
Una fune con due punti di inizio, costruita con l’impegno di entrambi intrecciando tante piccole cordicine, tutte uniche e speciali, nostre – esperienze, pensieri, azioni ed emozioni condivise - ecco questo fa in modo che non solo riconosca l’unicità di quella specifica persona (un qualcosa che in fondo riconosco a tutti i singoli indiscriminatamente) – ma fa in modo che riconosca quell’unicità data dal noi – l’unicità di quella fune, di quella relazione che sta nel mezzo e in quanto tale, in quanto spazio tra in quanto terzo nella dualità influenza e viene influenzata da entrambi - ed è splendida e magnifica esattamente così com’è - e fa in modo anche che questa risplenda come un faro, e sia per me e per l’altro davvero un qualcosa di unico, speciale, forte, al quale aggrapparsi per ritrovarsi – entrambi, ai capi della fune.
Tutti sono speciali –
Non tutti sono speciali per noi –
Noi non siamo speciali per tutti.
Nel corso della mia vita ho avuto più esperienza di corde costruite solo a partire da me, parziali, altre deboli, alcune tagliate di netto, altre ancora consumate dall’interno da eventi che seppur condivisi e portanti, alla fine le hanno corrose da dentro.
Capita.
Il mio oceano è costellato di funi abbandonate a sé stesse, legate a figure ormai sbiadite – o scomparse.
Una mia forza però, che mi riconosco con un certo orgoglio, è che ho ancora la voglia, la pazienza ed il desiderio di rimettermi a intrecciare cordicelle per creare nuove funi.
Chissà se Alice, dal suo capo della fune, sta facendo lo stesso – o se ha già gettato tra le fauci del mare ogni cosa.

-Sei una stupida.-
-Può essere.-
Mi limito a stringermi un po' tra le spalle, non demordo.
Ho quattro rasoi che filtrano nella mia vita le persone di cui alla fine mi circondo.
Perché sì – a dispetto di quanto si possa pensare, “speciali ed unici tutti” – accogliente e baia sicura per tanti – ma di "zia Ada" nelle mie cerchie più intime e ristrette ne basta una e già così avanza, grazie tante.
I primi tre a onor del vero, li impugnano gli altri - e fanno così male quando me li passano sulla pelle..
Il primo rasoio,

è la rabbia.


Le persone arrabbiate dicono una marea di cose, una marea di cattiverie, feriscono, fanno male, lacerano.
Io così, in questo caso, accetto, accolgo – fa male, ma non importa, tengo duro.
La rabbia fa dire e fare cose orribili, io lo so bene.
Non mollo la presa alla prima.
Il secondo rasoio,

è il dolore.


Tolta l’emozione “tappo” che è solitamente la rabbia, spesso e volentieri è il dolore che fa muovere così male le persone.
Le persone ferite, addolorate, [dicono una marea di cattiverie, feriscono, fanno male, lacerano.]
Graffiano e mordono perché anche io senta il loro dolore, perché anche io soffra con loro e – forse – perché così si sentono meno sole in tutta questa sofferenza.
[Io così, in questo caso, accetto, accolgo – fa male, ma non importa, tengo duro.]
Il dolore [fa dire e fare cose orribili, io lo so bene.]
Non mollo la presa, non mi arrendo, neanche alla seconda.
Il terzo rasoio,

è l’accettazione.


Le persone che sono vicine alla loro verità, spesso soffrono, vogliono negare, fuggire in lidi menzonieri ma più placidi e dolci con loro.
Le persone vicine alla loro verità spesso sono spaventate e [dicono una marea di cose, una marea di cattiverie, feriscono, fanno male, lacerano.]
[Io così, in questo caso, accetto, accolgo – fa male, ma non importa, tengo duro.]
La verità, la paura di questa, [fa dire e fare cose orribili, io lo so bene.]
Non mollo la presa, non mi arrendo, neanche alla terza.

Poi, quando di me solitamente non rimangono che tagli sulla pelle e brandelli di cuore,
il quarto rasoio,

che impugno, che sono io.


Se non è più rabbia, se non è più dolore, se non è più verità e paura che muove l’altro mentre mi ferisce..
Sono io che allora taglio quella fune - e scompaio nel più completo dei silenzi.



Alice è arrabbiata.
E’ furiosa.
Io le sono davanti, con il piatto caldo allungato verso di lei – quando mi pugnala con una tale freddezza – che per un attimo perdo il senso di realtà, vacillo per un dolore tale da non comprendere se sia lama rovente o ghiaccio affilato quello incastrato nel costato, a lacerare il tenero muscolo cardiaco.
Il primo rasoio è andato – anche se sono una persona paziente e soprattutto realistica, da questa Rosso Oro inizio ad aspettarmi persino di peggio.
[Io così, in questo caso, accetto, accolgo – fa male, ma non importa, tengo duro.]
Lei afferra il piatto e si mette a sedere, mentre a me – lo ammetto – serve qualche istante per tornare a respirare [“Non ha senso che tu sia sopravvissuta fino ad ora senza avere il cuore spezzato ogni lunedì.”] – e ricacciare indietro le lacrime.
Mi volto e sono la stessa Adeline di qualche attimo fa, pacata, lido sicuro e porto accogliente – sono dannatamente brava in certe cose.
[“Non ha senso che tu sia sopravvissuta fino ad ora..”]
La bottiglia di vino è finita, il tavolo è imbandito di pietanze ma manca da bere.
Mi preoccupo – più che della sete della Grifondoro – del quantitativo di alcool ingerito.
Non credo la farò tornare da sola in dormitorio – a casa – o chissà dove vorrebbe lei, siamo nel pieno di una città babbana che potrebbe anche conoscere poco, lei ha bevuto, è sera e – sino a prova contraria – rimane una minorenne alla mercè del primo schifo d’uomo che potrebbe passare.
Così, quieta, mi muovo verso la cucina come se le fiamme ardenti di Alice che minacciano di incendiare me – la mia casa – la mia intera vita, chissà – fossero quotidiana normalità.
Porto in tavola due brocche d’acqua limpida, la osservo, le avvicino qualche piatto – i panini caldi ripieni, la pasta, i tortini – facendo silenziosi calcoli su cosa possa essere meglio per il suo stomaco anche nell’eventualità in cui mi chieda ulteriore alcool.
[“Non ha senso che tu sia sopravvissuta fino ad ora..”]
Mi avvicino di più e scelgo di riempirle direttamente il piatto, con pasta, tortini di verdura caldi, una fetta di torta salata e dello sfornato di zucca e fonduta, vicino al piatto i panini semplici e ripieni di formaggio.
Recupero il suo bicchiere e glielo riempio d’acqua – che si lamenti pure, a questo punto sono nel mood giusto.
[“Non ha senso che tu sia sopravvissuta fino ad ora..”]
Non ho più proferito un solo verbo, me ne rendo conto solo adesso mentre prendo posto anche io a tavola: lo sguardo bicromo torna a sondare quello della Rosso Oro.
-Se vuoi dell’altro vino posso recuperartelo – anche se mi piacerebbe che bevessi dell’acqua per un po'.-
Me ne verso un po' anche io, ad ogni singola parola pronunciata, ad ogni singolo respiro mi sembra di essere trafitta da schegge incandescenti [“Non ha senso che tu sia sopravvissuta fino ad ora.”] – e bevo.

Ho il cuore spezzato al momento, e a spezzarmelo è stata lei.
Non è ancora lunedì però.
Vale lo stesso perchè la mia esistenza abbia un senso?

-In ogni caso, ti fermi a dormire qui stanotte. E mh - mangio un boccone di pane, cerco di ponderare i toni e la quiete -Questo lunedì..inizio il mio nuovo lavoro, sai. Sono la nuova docente di Pozioni ad Hogwarts.-
[Così, quieta, come se le fiamme ardenti di Alice che minacciano di incendiare me – la mia casa – la mia intera vita, chissà – fossero semplicemente giuste così.]
 
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view post Posted on 30/5/2023, 08:43
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Alice Wagner



Il mio comportamento non ha senso. Non so perché io abbia perso la mia solita calma e compostezza, non so perché il tentativo di Ade di guardarmi nel profondo mi abbia spaventato così tanto. Penso di avere dei problemi seri, penso di star diventando una persona orribile. Posso vedere nei suoi occhi la delusione che le mie parole scaturiscono in lei, la vedo la lama affilata che sto spingendo nella sua carne, un pugnale che quasi con gusto affondo all'interno, avvertendo l'altra parte della lama sbucare sulla mia di pelle. Mi fa male. Mi fa male ferire quasi più di quanto essere ferita. Ma come ci si difende dal mondo che vuole entrar dentro? Come ci si difende? Mi sono ripromessa, dopo aver perso due persone importanti nella mia vita, ho giurato di non far entrare più nessuno. Ho promesso di non farmi abbindolare dalle loro promesse, mi sono detta basta.
Smetti di donare la tua luce, Alice. Mi siedo al tavolo per mangiare il cibo che ha preparato con tanta cura, vedo nei suoi movimenti l'attenzione di non sporgersi oltre la barriera di cui mi sono circondata. Ma sembra spenta, sembra come se io le avessi risucchiato ogni energia. Ogni fiamma.
Non so perché ci tenga così tanto agli altri, mi fa impazzire. Perché vuole autodistruggersi? Vorrei dirle che non ne vale la pena, che rimarrà ferita, che lo dico perché lo so ma a lei non sembra importarle. Perché? Mi volto per guardarla, come a voler dire qualcosa ma mi si bloccano le parole in gola. In che senso la nuova docente di Pozioni?

C-che?

Minchia se mi serve del vino. Un liquore, qualcosa di forte. La notizia mi smuove così tanto dentro che mi alzo in piedi e la fisso per un tempo indefinito. In che senso insegnante di pozioni? Mi sembra di aver sentito solo quello, come se tutto il resto fosse ovattato. Non so perché la cosa mi manda in panico. Avevo progettato tutto, non volevo attaccarmi. Allora perché mi dà fastidio? Mi irrita che tutti possano conoscerla come l'ho conosciuta io? Mi irrita di doverla rivedere tutti i giorni con quel suo modo irritante di restare dentro? E soprattutto, si prenderà cura di tutti quanti come ha fatto con me? Si prenderà cura di ogni studente in quel suo modo goffo e adorabile e assolutamente pericoloso? Perché è così stupida? Se ne approfitteranno tutti. Non ci sarà nessuno a proteggerla. Perché? Inizio a fare due passi per la stanza, tutto quello che sta avvenendo dentro di me, non riesco a buttarlo fuori. Quindi sembro una che ha appena ricevuto una notizia che la sta mandando lievemente in tilt. Perché ora ho questo maledetto istinto di protezione che mi si innalza dentro? La rabbia bussa alla mia porta, è difficile contenerla, è difficile contenere qualsiasi emozione al momento. Sono troppe, troppe mi stanno togliendo il respiro. Mi sembra di annegare dentro me stessa. Faccio dietrofront, in maniera forse troppo aggressiva, con fretta. Torno a inquadrare il suo viso, mi avvicino a lei, sono vicina, forse troppo, non lo so. Mi sembra di non riuscire ad afferrarla sennò.

Non posso- Non posso proteggerti da me stessa, Ade.

Forse non ha senso ciò che dico. Ma lei mi guarda così con gli occhi di chi ha sofferto, di chi si prende il dolore degli altri. Mi fa arrabbiare. Mi spinge a combatterla e proteggerla al tempo stesso. Lo so bene com'è il mondo esterno per le persone come noi. Lo so bene di come io ti abbia fatto male.
Lo so bene di come abbia messo in discussione la tua esistenza, di come abbia usato il tuo punto più debole. Invece tu sei buona con me, ti preoccupi, allunghi la tua cura verso di me.

Perché vuoi entrarmi dentro a tutti i costi?

Quale risposta potrebbe mai soddisfarmi? Probabilmente nessuna. Perché questa lotta che ho è persa in partenza. Se davvero, se davvero non me ne importasse nulla, allora perché la prima cosa a cui penso e il non riuscire a proteggerti?




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view post Posted on 2/6/2023, 22:44
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La sto ancora osservando quando sgancio la bomba le rivelo la novità che ero tanto felice di condividere con lei sin dagli albori – anche se adesso sono tante cose tranne che felice.
Alice si volta e mi guarda di rimando, sembra voler dire qualcosa ma alla fine balbetta appena e lì si ferma.
Mastico con calma il mio boccone, in tacita allerta e attesa.
Mi fa ancora male respirare o forse esistere in sua presenza? ma con pacifica quiete zittisco ogni dolore e rivolgo tutta la mia attenzione alla strega che mi siede di fronte.
Lei però l’attimo seguente si alza in piedi di scatto, e mi fissa, il che mi fa sgranare stupita lo sguardo di bosco e di mare – vuole andarsene? Non voglio che se ne vada – non voglio neanche che rimanga qui forzatamente però – la osservo ancora e mi domando cosa le stia passando dietro a quegli occhi chiari, sotto quei capelli rosso fiamma dalle particolari striature bianche più o meno nascoste qua e là.
Ad ogni modo non ho il tempo sufficiente di pormi troppe domande – e soprattutto di ipotizzare risposte – perché la Rosso Oro inizia a muoversi in giro per casa.
Mi prendo qualche istante per scrutarla ancora – è così strano vederla girare nel mio salotto, ma al tempo stesso così.. naturale? – sono perplessa rispetto a come mi sento a riguardo, ma è vero, continuo ancora, a dispetto di tutto, a riuscire ad immaginare una realtà in cui questa strega ha il suo piccolo spazio personale nella mia vita, una realtà in cui può girare anche furibonda per casa – magari non furibonda con me – o magari può semplicemente chiacchierare e decorare cheesecake – continuo a non mollare la presa sul mio capo della fune, non ancora.
Adesso ad ogni modo, la realtà entro la quale siamo immerse entrambe è ben diversa.
Anzi, in questa realtà – entrambe ci siamo chiaramente immerse, ma Alice pare quasi annegarci dentro: mi ferisce vederla così agitata? confusa? ancora estremamente arrabbiata? e sento il costato stringersi dolorosamente osservando quel quadro animato.
Mi alzo anche io e provo ad avvicinarmi – non voglio costringerla, l’ultimo dei miei desideri è avvicinarmi troppo – cosa di cui a quanto pare sono accusata – e chiaramente colpevole peraltro.

Le sono giusto dietro alle spalle così, quando Alice si volta, mi si avvicina enormemente e.. mi parla: ”basta pugnali nel cuore, per favore”.
Ma non è un altro colpo inflitto al mio muscolo cardiaco quello che la Rosso Oro lancia nel breve spazio che ci divide.
-Io non devo essere protetta proprio da nessuno.-
Le rispondo, in un sussurro a fil di voce ma mai così ferrea e decisa nel tono della voce – come se le avessi appena rivelato un segreto cui neanche i muri della casa devono essere consapevoli.
Perché l’unica persona dalla quale dovrei essere protetta – sono io.
Ripenso a quando, trasferendomi proprio in questo appartamento prima disabitato, trovando per caso un molliccio nascosto in una vecchia cassettiera da buttare – questo assunse le mie esatte sembianze, rivelandomi così la mia più grande paura: me stessa.
La qual cosa in un altro momento mi farebbe quasi ridere – ma ho l’animo ancora troppo accartocciato per riuscire anche solo ad accennare un sorriso.
Quelle parole ad ogni modo, mi rimbalzano tra i pensieri ripetendosi in infiniti echi, facendomi riflettere velocemente: perché Alice pensa di dovermi proteggere – e perché da lei?
Ho l’assurda impressione che questo sia uno di quei punti in comune che mi lega a questa strega – il che fa male più di quanto preventivato.
-Perché vuoi entrarmi dentro a tutti i costi?-
La sua domanda mi stupisce e mi ritrovo nuovamente con lo sguardo sgranato ad uno o infiniti respiri di distanza da lei.
-Non voglio entrarti dentro Al- respiro piano, silenziosa -Mi basterebbe poterti restare accanto, se tu me lo permetti.-
Anche perché, a quanto pare, più di una cosa ci accomuna e lega: non solo la paura di fare del male agli altri.. ma evidentemente anche il volerti volerli proteggere.
-Alice- posto che me lo conceda senza sfuggirmi come fumo cenerino tra le dita, sollevo con calma le mani, portandole poco sotto le sue spalle: ho l’impressione [“di non riuscire ad afferrarla sennò”] – che questa ragazza mi sfugga come delle lingue di fuoco tanto intangibili quanto roventi, per questo le stringerei appena le braccia, con delicatezza e forza al contempo -Me lo permetti?-
 
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view post Posted on 6/6/2023, 22:30
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F orse sto perdendo traccia di me stessa. Sprofondo in un vortice di paure ed è come se le rassicurazioni di Ade fossero onde del mare che vogliono affogarmi. Non penso mi stia mentendo, ma il mio meccanismo di difesa non vuole accettarlo, non si fida ancora di lei. Il mio problema è che notare certi dettagli mi rende le persone facili da leggere ed è questo che mi frega ogni volta. Perché la vedo la sua sincerità, ma non riesco, non mi permetto di afferrarla. La rigetto. La ferisco. Perché però lei non molla la presa?

Non lo so.

Le rispondo, passando lo sguardo sul suo viso, dopo una serie di istanti passati a vagare intorno all'incertezza delle mie parole. Forse voglio prenderla in esame, tenerla a distanza e capire cosa fa. So già che il suo dirmi di non aver bisogno di aiuto è parte di persone come noi, sempre tese a curarsi degli altri e mai di se stessi. Sospiro, questa cena è diventata una montagna russa di emozioni e mi serve bere qualcosa per riprendermi. Ma c'è solo della maledetta acqua. Torno al tavolo e ne sgolo un bicchiere.

Congratulazioni per la tua promozione.

Le dico poi un pochino meno cattiva di prima, come se in effetti avessi dimenticato del fatto che questo fosse per lei un successo. Qualcosa da celebrare. Non so bene come muovermi, non so cosa sia il nostro rapporto, fino a due minuti prima volevamo cose totalmente opposte. Per cui il mio punzecchiare prende di nuovo il controllo, cerco di farla ridere, di smorzare la tensione. Anche la mia.

Ma non posso garantire per le caccabombe nel tuo studio dovessero andar male gli esami...

Ho una certa reputazione da mandare avanti e quegli occhi verde-mare non mi bloccheranno di certo. Sono piegata contro la tavola ancora piena di cibo, ma effettivamente penso di aver mangiato abbastanza. Ade ha cucinato per un reggimento, io davvero non so cosa le sia passato nella testa. Poggio il bicchiere sul tavolo e mi dirigo verso il divano, mi ci siedo sopra con le gambe incrociate. Mi sento un pochino in colpa per come l'ho trattata.

Poi che festa è senza musica ah? Anche se scommetto che farti ballare rientra nei crimini contro l'umanità.

La butto lì, riferendomi ai suoi chiari problemi di equilibrio. Ma anche le sorrido. Tiro fuori dalla tasca la mia armonica che di solito mi porto in giro in ogni dove. Cosa che nessuno si aspetta da me, so suonarla e sono anche piuttosto brava. Inoltre la mia armonica allegra ha il potere di diffondere il buon umore. Letteralmente. È incantata appositamente. Forse ci serve respirare della spensieratezza. Non ho voglia di pensare a cosa siamo in questo momento. Forse non ci parleremo mai più, forse continueremo a fare cene autodistruttive, forse ci disperderemo nelle onde del mare o ci ritroveremo sulla riva. Non ne ho idea. Per ora il mio lato giocoso prende il sopravvento. Suona. Sparge una musichetta orecchiabile per il salotto.




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view post Posted on 13/6/2023, 16:30
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Gli psicologi la chiamano “Capacità Negativa”.

E’ quell’abilità di taluni esseri umani di riuscire a stare nell’ambiguo, nell’assenza di senso e/o nel dubbio e nell’incertezza – senza la preoccupazione o l’emergenza percepita di arrivare ad un contenuto, un dunque, una risposta chiara.
Semplicemente la capacità di “stare” – e starci con tutta la quiete di questo universo – uno stato mentale ed emotivo che aiuta anche l’Altro in quelle dinamiche relazionali da equilibrista sul filo di un rasoio ad altezze vertiginose, solitamente per poter, alla fine della storia (se poi di una fine si può parlare – tuttalpiù un nuovo inizio), incontrarsi in quell’ambiguo – accoglierlo insieme, cercare di capirlo e quindi anche se non obbligatoriamente dargli un nome ed un senso.

-Non lo so.-
Capacità negativa.
La seguo con lo sguardo mentre si avvicina nuovamente al tavolo e si sgola un bicchierone d’acqua.
Ho la vaga impressione che preferirebbe ben altro – ma rimango ferma sulla mia posizione, e a meno che non prenda ad insistere sull’argomento, nessuno si improvviserà Gesù questa sera, e l’acqua non si tramuterà in vino.
-Congratulazioni per la tua promozione.-
Il suono della sua voce – ma soprattutto il contenuto che porta con sé – mi coglie vagamente di sorpresa: sgrano un po' lo sguardo e dondolo appena sui talloni, un sorriso mite che si fa largo sulle labbra -Grazie.- mi limito quindi a rispondere, sinceramente commossa ma con ancora addosso l’impressione di stare camminando su di un campo minato.
L’arrivo della battuta sulle caccabombe poi, mi destabilizza definitivamente – anche se abituata come sono alle mie caotiche giostre e mareggiate o meglio, giostre sulle mareggiate incasso in fretta - e mentre Alice si accomoda sul divano, io afferro un secondo panino e lo addento quasi di buon umore che contaballe mitica sono mentre mi volto nuovamente in sua direzione: -Se vanno bene o male gli esami, questo dipende solo da te grifoncella.-
Che risposta da cornacchia, questo me lo dico proprio da sola.
Ma le faccio un occhiolino e una rapida linguaccia abbinata.
No, la verità è che sto rinchiudendo a forza e a chiave in un cassetto buona parte della serata, sto anche cercando di tenere le redini del mio mondo interno in maniera pseudo-quasi-decente e contemporaneamente non sarebbe male capire un pizzico di più di quel che passa per la testa della Rosso Oro.
Poi Alice mi butta lì un’altra battuta – mi sorride persino - mi sorride.
Ho le guance piene di pane e formaggio, così per qualche secondo riesco solo a ridacchiare appena con la bocca piena.
-Crimine contro..- le sventolo il dito indice della mancina con fare accusatorio e ho lo sguardo sgranato ma divertito - mi sta prendendo in giro ora?
-Io beh non sono granchè coordinata, d’accordo..- sfila dalla tasca una bella armonica e mi blocco sul “Ma se non ho mai imparato non è mica colpa mia!” – inclinando appena la testolina dorata -Tu suoni?-
Ma chiaramente..
Alice inizia a suonare e ogni mio pensiero e/o preoccupazione a riguardo o meno sembrano annullarsi.
E’ una sensazione strana – ma fondamentalmente mi mette allegria – o forse è l’allegria la sensazione strana? Quale ambiguità, quale assenza di senso più totale.
Neanche mi interessa così tanto poi, sono troppo di buon umore per preoccuparmi di banalità simili.
Le note danzano lievi nel mio salotto e io ridacchio confusa – poso il panino sul tavolo dietro di me e mi avvicino di un paio di passi al divano e alla Grifondoro: per dimostrarle tutto il contrario ”Crimine contro l’umanità a chi - tzk” azzardo persino una piroetta.
Ecco, , incrocio un po' troppo i piedi e rischio di inciampare e cadere – ma giusto in tempo riprendo maldestramente l’equilibrio e dimostro la banale realtà: io ed il ballo, due universi che si incrociano talvolta solo per sbaglio – e comunque malamente.
Scoppio a ridere e mi copro il volto con le mani, mi butto a sedere sul mio divano sconsolata - sono comunque troppo spensierata per provare qualcosa di più o di diverso dal buon umore – finchè l’armonica suonerà, io sarò felice e basta - quale ambiguità, quale assenza di senso più totale.

-Invece tu cosa vorresti fare dopo la scuola?-
E contenta senza il minimo senso, la osservo sorridente.

..Capacità negativa.
 
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17 replies since 7/5/2023, 14:12   419 views
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