open road, Colloquio di orientamento | Oliver Brior

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view post Posted on 25/6/2023, 11:28
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Il Matto
Il Folle, il Misero, il Vagabondo ─ è la Carta forse più astratta dei tarocchi. Indugia verso l'ambivalenza. Il Matto è un'identità indistinta: abiti dimessi, un bastone, un fagotto all'estremità ultima, un fiore bianco nella mano sinistra. Gioca il contrasto del tempo, il sole splende in alto, il passo conduce al precipizio in basso. Guarda lontano, eppure è prossimo alla caduta. Lo scorta una creatura diafana, talvolta un cane, altre un coccodrillo albino. Il Matto invita al cambiamento, vinto dall'oblio dei sensi.
I tarocchi, tra le mie mani, sono profanati. Mi accorgo di come i bordi siano consumati dalle intemperie del tempo, così come dalla prigionia dei taschini cui sono stati a lungo relegati: la patina dorata, ora, brilla come in riflesso opaco, e perfino le simbologie occulte si svelano più concrete. Carte antiche, queste, che oggi passerebbero per giochi comuni, un guizzo di fantasia di chi cerca divertimento. Hanno visto molto, gli Arcani. Come segugi, mi hanno affiancato passo dopo passo ─ l'Angelo, la Forza, il Sole. Potrei sviscerare i segreti che mi hanno saputo sussurrare all'orecchio, le tele d'ombra che hanno annunciato in magnificenza, e in orrore. Colori, tinte pastello, sogni d'infanzia, le Carte sono infide, poiché all'apparenza vinte d'incanto. Eppure, pochi altri manufatti trattengono un potere tanto disarmante, e un pericolo che tuttora mi spezza il respiro. Ricordo l'esordio ─ l'incontro d'apertura, il nostro intreccio. Timothy, inconsapevole, vi giocava come privo d'ogni preoccupazione, l'ultimo dono di un affetto lontano. Avrebbero mai potuto fargli del male? Ad oggi, lo ammetto, è una domanda che mi perseguita. Mi pento di aver consunto l'ordine principale, l'equilibrio che pallidamente poteva governare la voce comune. Il mazzo, ora, consente il peccato: non è completo, non più. Talvolta ho come l'impressione che le mie letture, di notte, siano illusorie, oramai soltanto fasulle; è la consapevolezza di aver minacciato gli Arcani Maggiori, di aver voluto predestinarmi il dramma futuro. Se potessi tornare indietro, non commetterei lo stesso errore: i tarocchi mi appartengono, ho sbagliato a privarmi anche solo d'uno di loro. Non mi sorprende, allora, l'ultima rivelazione. Oltre le vetrate, il crepuscolo è un miraggio, s'intrappola e s'addolcisce di pari modo tra giorno e sera. Sono in solitudine, di nuovo. Il dormitorio, stasera, è libero: molti sono a cena, altri in biblioteca. I tarocchi, di fronte, sibilano contro il presente, e vestono gocce di luce che non afferro pienamente.
Stringo un calice di vino nella mano destra, una carezza elegante di pelle e di vetro. Basta una pressione, che invano reputo leggera, a spezzarne lo stelo. Il tremito coinvolge l'intero bicchiere, si ripercuote in una stanza altrimenti silenziosa; è un colpo di frusta, un frammento dietro l'altro. La carne sanguina, le venature diafane s'accentuano alla ferita. A stento comprendo d'aver trattenuto il respiro, di aver sentito il brivido dell'attesa risalire lungo il petto. Inspiro, veloce. Oltre le schegge argentee del calice, le mani ─ macchiate, infine libere ─ recuperano l'ultima carta dei tarocchi. Stille vermiglie vi bagnano gli angoli, una goccia vi scivola verso il centro. C'è una figura indistinta, vestita di stracci. Ha gli occhi dispersi al sole, il volto verso il cielo; eppure, mi ricorda un acrobata d'altri tempi, un giocoliere. Ha un bastone, un passo leggero, come chi non s'ancora alla terra. Il precipizio, poco oltre, è una minaccia. O forse... una promessa. Il Matto, ora, è chiuso nel palmo della mia mano; vi premo forte, sangue, carne, vetro. Non c'è più, mi dico. Ma tremo ancora, un'ora dopo. Sono al terzo piano, di fronte l'Ufficio della Professoressa White. Ho un incontro importante oltre la porta, eppure mi prendo pochi istanti soltanto per me. Ho gli occhi vigili, a dispetto dell'ultima lettura. La divisa scolastica, la cravatta bene annodata al collo, la borsa lungo la spalla, tutto è ordinato. Voglio presentarmi al meglio, soprattutto per l'affetto che mi lega all'altra persona. Quando sollevo la mano destra per bussare all'ingresso, mi accorgo di una coincidenza che chiude un cerchio: al mio primo incontro con Jolene White avevo le nocche spezzate, ora una fascia di garza stringe le stesse con dolcezza.
 
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Sul castello è scesa da poco la sera: fuori dalle finestre il paesaggio si distingue appena. Il vento smuove le tende leggere, e quando mi sfiora la pelle, vi lascia una traccia fresca come un balsamo. Il mondo attende solo la notte; sul soffitto sopra di me, invece, rosseggia ancora un tramonto estivo. Le pennellate mobili si sfumano in arancio e dorato, delineano pigre nubi totalmente indifferenti alla brezza esterna. È un cielo peculiare, questo, che non vive di luce propria, ma riflette con un'intensità malinconica l'alone delle lampade, sfumando poi nell'ombra negli angoli più lontani. Crea la deliziosa sensazione di vivere fuori dal tempo, sospesa nell'estate più immobile di sempre. Penso che sia anche per colpa di quest'incanto se le ultime ore mi sono scivolate intorno senza lasciare traccia; le pagine dei libri non le hanno trattenute, né il mio corpo indolente, né i miei pensieri volatili e leggeri. Finita l'ultima lezione, mi sono chiusa nella mia solitudine; non sono scesa all'ora di cena, finendo invece alcuni pasticcini e tramezzini rimasti dal mattino.
Sono sola ma non totalmente, perché il pensiero dell'imminente visita fa sì che io veda già con gli occhi del mio interlocutore, che consideri la sua presenza come un fantasma che aleggi ora sulla sedia imbottita, ora accanto alla pila di compiti ben ordinata sul tavolino. Sulle pergamene, nella prima riga in alto, capeggia sempre lo stesso nome: Oliver Brior. Studente brillante, certamente, ma, prima di tutto, un amico: uno dei primi che io abbia avuto qui da quando sono tornata in veste di adulta. Non avrei mai immaginato che le trame del futuro mi avrebbero portata un giorno a seguirlo nel passo piccolo ma importante del colloquio di orientamento, eppure eccomi qui, ad attendere il suo arrivo per questo esatto motivo.
E, mentre lo attendo, preannuncio il suo arrivo riempiendo la stanza di musica. È stato Oliver a vendermi il disco di Malala Wisk, tanto tempo fa; Armocromia, l'ultimo inciso dalla cantante prima della sua tragica fine, una raccolta tra le più magiche e tristi che io conosca. La voce normalmente cristallina viene distorta dal vecchio giradischi magico; l'ho trovato nella soffitta dei miei genitori, lasciato lì a prendere la polvere da non so quanto tempo, e per un po' ha fatto il suo dovere egregiamente. Da qualche giorno, però, i suoni hanno perso di nitidezza: ora Malala Wisk canta come in un sogno di tempi lontani, il timbro reso roco ed etereo, come se si fosse consumato a furia di ascoltarlo ancora e ancora innumerevoli volte. Sto maneggiando con la manopola del volume, che per qualche strana distorsione del marchingegno sembra regolare piuttosto la nitidezza della musica: in alcuni punti precisi il suono è di una qualità migliore, e per un breve istante sembra quasi che la dolcezza del jazz si incarni accanto a me senza i filtri magici. Poi però l'illusione scompare in un gracchiare indistinto, ed è in uno di questi intervalli che bussano alla porta.
«Entra pure!» Mi attardo qualche secondo ancora davanti al giradischi, lasciando che Oliver – può essere solo lui – si faccia da solo avanti nella stanza. Alla fine raggiungo un risultato accettabile: anche se le note rimangono ancora un po' disturbate, se ne percepisce tutta la bellezza, e i versi di Clueless si distinguono abbastanza bene.
Quando mi giro verso la porta, offro ad Oliver un sorriso di scuse. «Malala Wisk si merita di meglio, ma questo vecchio giradischi non vuole collaborare.» Mi stringo nelle spalle e lascio perdere lo strumento; il volume è abbastanza basso da non disturbarci durante la conversazione. «Vieni, accomodati pure. Ti posso offrire qualcosa?»
Per adesso ho guardato Oliver solo di sfuggita, ma quando mi concentro meglio su di lui, mi rendo conto che ha una mano fasciata. Il primo istinto – quello di chi per diversi anni ha lavorato come infermiera in questa stessa scuola – è di chiedergli subito di vedere la ferita, di verificare che sia stata medicata a dovere. Per un istante è come se ci trovassimo ancora una volta in infermeria, come altre volte – forse troppe. «Ti sei fatto male?»
 
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view post Posted on 5/8/2023, 18:54
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Il Folle, il Misero, il Vagabondo ─ è la Carta forse più astratta dei tarocchi. Indugia verso l'ambivalenza. Il Matto è un'identità indistinta: abiti dimessi, un bastone, un fagotto all'estremità ultima, un fiore bianco nella mano sinistra. Gioca il contrasto del tempo, il sole splende in alto, il passo conduce al precipizio in basso. Guarda lontano, eppure è prossimo alla caduta. Lo scorta una creatura diafana, talvolta un cane, altre un coccodrillo albino. Il Matto invita al cambiamento, vinto dall'oblio dei sensi.
Oltre la porta, per me, potrebbe esservi un mondo d'enigma ─ di meraviglie, per un futuro che m'attende ridente; di tenebre, per un divenire solitario, appena in agguato. I tarocchi, uno dei quali in taschino, hanno già parlato e la loro voce, benché sottile, si è insinuata a lungo in cuore. Cosa vogliano dirmi, però, è un arcano tuttora in crescendo. Mi piace pensare ─ almeno, è l'augurio che mi faccio ─ che Jolene White possa averne dimestichezza, che possa essere lei (com'è già stato) la chiave di svolta. Se c'è un punto fisso nel mio tempo, è lei. Mi è stata accanto nei giorni peggiori, così come in quelli migliori. La scelta di avere lei, come tassello per l'orientamento, non è stata casuale. Jolene White è parte del mio passato, conosce di me l'identità più segreta, una maledizione che ha condizionato una stagione all'inferno. Ho creduto, dapprima, che tale circostanza potesse pormi in imbarazzo, o magari che potesse mettere lei a disagio. Mi ha visto in un letto d'infermeria, mi ha curato, ha sistemato le bende lungo i miei occhi. Ferite, queste, ben più profonde del sangue che ha macchiato il mio corpo. Risulta sorprendente, allora, la quiete che soffia in petto ─ non ho paura, oltre il tremito dell'inatteso com'è giusto che sia. Stringo così una mano alla borsa a tracolla, con l'altra ho appena terminato di bussare. Quando la porta si apre, mi solleticano le note di un brano prezioso, che saprei riconoscere in ogni momento. Mi invita a sorridere, inconsapevolmente. Con la sfumatura offuscata dal giradischi, poi, ha un ché di singolare. Quasi mi piace più della versione originale, benché io abbia amato tutto di Malala Wisk. Resta tra me, come sfuggente, l'idea che possa essere questa cantante a guidare il mio futuro.
«C'è sempre una Veela di mezzo, tra noi.» La mia, lo so bene, è una battuta sottilissima, e non mi aspetto necessariamente che venga colta. Il riferimento è a Malala Wisk, ch'è stata Veela a sua volta prima dell'omicidio; e ad un'altra Veela, che tempo addietro ci ha regalato uno spettacolo pirotecnico degno di nota, in un porto londinese. Mi chiudo la porta alle spalle.
«Professoressa White, buonasera.» Sono cordiale, come sempre. Non mi permetto di chiamarla per nome, anzi utilizzerò una forma cortese. Jolene è mia amica, ma è anche mia Docente (è un déjà vu che mi fa stare bene). L'ufficio è meraviglioso: mi basta un'occhiata, leggera, per averne consapevolezza. Dalla mobilia alle piante (è forse un cespuglio farfallino, poco oltre?), alle tinte pastello, alla boccia di vetro con i pesciolini d'incanto. Il mio sguardo si posa più a lungo sugli stessi, finché con delicatezza torno all'altra. Mi chiede cosa poter offrirmi.
«Una risposta per il futuro, magari.» Scherzo, affabile. Abbasso la mano destra, fasciata sulle nocche. In contempo, scuoto il capo a sottolineare sia cosa di poco.
«Nulla di grave, è stato per un incidente con un bicchiere. Complimenti per l'ufficio, è meraviglioso.» Avanzo di un passo, sollevando la borsa a tracolla: tra testi accademici, una sfera di cristallo e un paio di tarocchi (curiosamente, non mi preme nascondere nulla), recupero finalmente una bottiglia in vetro, con un tappo di sughero e un nastrino di paglia a mo' di dono. Lo porgo a Jolene.
«Un piccolo dono, è un vino rosato molto delicato, con note dolci. Si chiama Sangue di Unicorno, spero possa piacere.»

 
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view post Posted on 1/9/2023, 20:03
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«Sono sicura che questa Veela non cercherà di farci arrosto.» Sorrido, divertita. Basta questo primissimo scambio di battute a farmi sentire l'arrivo di Oliver come il ritorno di un vecchio amico: le esperienze condivise diventano un linguaggio comprensibile solo a noi, un botta e risposta privo di esitazioni.
Nonostante questo, il tono di lui è formale: si mantiene su un impeccabile professoressa White, un nome in linea con i vestiti dal taglio rigido che indosso da qualche mese a questa parte. Non posso fare altro che rispettare la distanza da cui ha scelto di parlarmi, così come la sua riservatezza, quando cambia argomento non appena cerco di spostare l'attenzione sulla sua fasciatura. Non c'è nulla che mi faccia ragionevolmente sospettare una spiegazione diversa da un banale incidente, eppure... Deve essere l'istinto di protezione che provo costantemente nei confronti di chi mi sta a cuore, quella tensione che guida i miei pensieri verso sofferenze nascoste. Fatto sta che non mi piace la visione di quelle bende, così, per quanto possibile, la evito. Mi ricorda di tutte le volte in cui l'ho visto fragile, ferito e bisognoso di cure, e vorrei essergli d'aiuto come allora. Non per una sua presunta debolezza: ho già avuto la prova di quanta forza alberghi in lui, quando abbiamo combattuto fianco a fianco per il C.R.E.P.A. Oliver, tra tutti, ha dimostrato di essere ricco di determinazione e risorse. No, so che non ha bisogno di me – e nonostante questo, vorrei rimanere sempre all'erta per cogliere qualsiasi segnale di difficoltà.
Sorrido, scuotendomi di dosso quei pensieri. «Grazie. Non è ancora del tutto in ordine, credo di avere bisogno di una libreria come si deve. Ma per adesso mi piace anche così, mi sento a casa.» Mentre parlo scorgo con la coda dell'occhio una rondine in volo sul soffitto dipinto: rapida com'è apparsa, con pochi battiti d'ala scompare in un angolo al confine con le pareti.
Sono leggermente sorpresa quando Oliver mi porge il suo regalo. «Ti ringrazio, non dovevi.» Ruoto la bottiglia, leggendone per qualche secondo l'etichetta. Quando il mio sguardo incontra nuovamente il ragazzo, vi brilla una scintilla di divertimento. «Deve essere delizioso. Mi perdonerai se non te ne offro un po' per assaggiarlo insieme, ma penso che se dessi agli studenti qualcosa di diverso da dell'innocuo tè, Peverell darebbe me in pasto alle Acromantule della Foresta.» Rido. Gli faccio cenno di prendere posto dove preferisce – ci sono diversi sgabelli liberi, oltre al divano, là dove i cuscini non sono sepolti sopra a qualche pila di libri –, nel mentre che io ripongo la bottiglia su una credenza. «Ti posso offrire solo del tè, temo.» Mi sollevo sulle punte, così da vedere sugli scaffali in alto che cosa mi è rimasto. «Tè nero con menta piperita e liquirizia, o qualcosa di più dolce con noce moscata?» Aspetto la sua risposta, così da mettere in infusione qualsiasi varietà preferisca.
Per un secondo il silenzio si fa più permeante, mentre il giradischi tace momentaneamente. Quando riprende, una nuova traccia comincia a cullarci dalla consueta distanza: la voce di Malala Wisk adesso si articola nei versi di Quintessential, lasciando invariata la bellezza dell'esecuzione.
«Sono felice che tu ti sia rivolto proprio a me per il colloquio.» Parlo ad Oliver guardandolo direttamente, appena appoggiata al ripiano dietro di me. «Abbaimo già avuto occasione di parlare fin troppo di me» — un accenno al volo all'intervista che ha poi trasformato in quel bellissimo articolo sulla Gazzetta«ma mi rendo adesso conto di non averti mai nemmeno chiesto che piani hai per il futuro, per quando avrai terminato gli studi.» Non gli chiedo se abbia dei piani: se ho imparato qualcosa di lui, in questi anni, è che Oliver ha per le mani innumerevoli progetti, dal comitato del C.R.E.P.A. fino alla redazione del Profeta. Con tante passioni portate avanti già da adesso, posso solo pensare che custodisca qualche progetto anche per il futuro.
 
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view post Posted on 3/10/2023, 12:03
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Il Matto
Il Folle, il Misero, il Vagabondo ─ è la Carta forse più astratta dei tarocchi. Indugia verso l'ambivalenza. Il Matto è un'identità indistinta: abiti dimessi, un bastone, un fagotto all'estremità ultima, un fiore bianco nella mano sinistra. Gioca il contrasto del tempo, il sole splende in alto, il passo conduce al precipizio in basso. Guarda lontano, eppure è prossimo alla caduta. Lo scorta una creatura diafana, talvolta un cane, altre un coccodrillo albino. Il Matto invita al cambiamento, vinto dall'oblio dei sensi.
Una parte di me è felice di questo cerchio che si ripete, si fa custode di una cornice ben definita, perché familiare. Benché le circostanze dettino differenza, ho come l'impressione di essere trasportato al passato: nocche spezzate, stille di sangue, un incubo che non avrebbe ragione di assopirsi. Invece, è una sensazione che ha in sé dolcezza. Sarà la presenza di Jolene, mi convinco. Lascio che sia lei a guidarmi — in conversazione, per gli scambi d'esordi. Apprezzo molto, tra l'altro, che non abbia reso dominante l'argomento delle ferite (pur minute e banali, sulla mia mano). Con la musica di sottofondo, un profumo di carta, d'inchiostro e di legno, l'Ufficio mi appare in meraviglia. Non cambierei nulla, vorrei dirle. Né aggiungerei altro. Con un cenno del capo e un sorrisetto gentile, mi accomodo allora verso uno degli sgabelli liberi; noto, infatti, l'assenza di una vera e propria scrivania, l'idea di un confine aperto tra Studenti e Docenti che mi piace tanto. In me, però, c'è l'antica disciplina di nonna Adeline. Niente divano, non è casa tua, è la sua voce che mi sfiora. Indugio sui libri, riconosco alcuni titoli e sorrido.
«In libreria non potrà mai mancare l'edizione autografata di Delaguerre. Resta un punto di gloria per l'intera Gazzetta del Profeta, l'articolo ha fatto storia.» Jolene sa di cosa io stia parlando, ne sono certo. Accetto di buon grado l'offerta.
«Peverell direbbe che si possa brindare anche con il tè. Qualcosa di dolce con noce moscata, grazie.» Mi piace essere... prevedibile. Ha un ché di rassicurante. La voce di Malala Wisk, in armonia, è una carezza che porta con sé un soffio malinconico; è uno dei miei dischi preferiti in assoluto, l'insegnante non avrebbe potuto scegliere di meglio: che sia una coincidenza o meno, mi mette subito in pace. La domanda finale, che calza naturalmente con il motivo dell'incontro, mi spinge tuttavia ad un fremito; mi sistemo meglio sullo sgabello, cerco un cuscino a mo' di distrazione. *Ci siamo*, mi dico. Jolene abbozza il discorso in modo perfetto, il problema... sono io. Quante volte mi sono posto lo stesso dilemma, fino ad oggi? Quante volte mi sono interrogato circa possibili percorsi, di lavoro e di formazione? Mi piace credere d'essere sempre stato deciso, è forse l'unica certezza che mi ha cullato negli anni. Eppure, è un'apatia di fondo che mi ha preso d'assalto; un dubbio, un altro, una nota deludente perfino per me.
«Non smetto mai di pensarci.» Inizio così, a cuore aperto. Ho più strade che potrei percorrere, tutte maturate da impegno e passione senza fine. Eppure, sono stato posto alla prova e... c'è stanchezza, in me.
«Cosa accadrebbe se lasciassi Hogwarts?» Mi accorgo di aver parlato soltanto quando il cuore perde un battito. L'istinto tira brutti scherzi, non c'è più dubbio.

 
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view post Posted on 26/11/2023, 11:23
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Stava corricchiando in uno dei tanti corridoi della scuola – il passo svelto che accelerava ogni tot secondi, la borsa a tracolla stracolma di libri e strumentazione varia che le batteva ripetutamente al fianco destro.
Tra le braccia peraltro stringeva abbracciandolo un calderone d’argento – uno di quelli della scuola, era leggermente ammaccato e rovinato da una parte e voleva prendersene cura - con all’interno alcuni temi scritti di fresco dall’ultima classe vista, ordinatamente arrotolati e infilati lì per praticità, anche perché infilata nel braccio sinistro aveva un’ulteriore seconda borsa, un po' sgualcita, con decine di minuscole taschine a vista, pensate e create appositamente per trasportare fialette ed ampolle di ogni genere e sorta – al momento ben chiuse ma i cui sgargianti colori delle pozioni ivi contenute, brillavano oltre il vetro pulito dei loro contenitori.
-Oh, Adeline, hai senti..-
-Sì, sto andando adesso!-
Per salutare il collega era quasi andata a sbattere contro un’armatura lì da cent’anni o poco più eh dolce Adels ma l’ampio calderone l’aveva sempre quasi salvata facendo soltanto traballare... beh, tutti quanti in effetti - l’armatura stessa, lei, e tutto ciò che sempre lei si stava portando appresso.
Forse Adeline aveva traballato un tantino di più rispetto all’armatura e alle ampolle – e avrebbe scommesso sulle sue scorte di Daphne Mezereum che il polso dolorante per il colpo avrebbe ben presto rivelato un piccolo livido - sai che novità - ma ad ogni modo..

Una volta raggiunta la porta dello studio della collega – Londra si fermò, in silenzioso studio e rapido recap mentale: le dispiaceva disturbare Jolene, tanto più se impegnata – come la informavano le voci che provenivano dall’altra parte di quella soglia – ma d’altronde..
Non realizzò neanche come dati i 27 chili di oggettistica tra le mani – ma la londinese pochi istanti dopo riuscì comunque a bussare chiara all’uscio, identificandosi alla collega l’istante successivo: -Ehm, Jolene? Perdonami, sono Adeline..- la testolina dorata fece un timido capolino tra il legno della porta e le pietre del muro, mettendo su un piccolo broncetto dispiaciuto alla vista di un colloquio insegnante-studente chiaramente interrotto.
Rivolse un rapido sorriso a metà tra il saluto e le scuse al Grifondoro presente, tornando a rivolgersi alla strega il battito di ciglia dopo considerata l’urgenza -C’è assoluto bisogno di te – giù, al secondo piano.- aprì poco di più la porta facendo un paio di passi in avanti solo perché inclinata così com'era, con tutto il peso della roba che portava, rischiava di cadere a faccia per terra di lì ad un attimo: -E’ urgente – ehm, mi dispiace - credo che io al massimo potrei tirargli addosso giusto qualche fialetta completamente a caso e gli altri.. servi proprio tu.-
Un po' risistemandosi borse, borsette e calderoni tra le braccia, un po' dondolando sui talloni persin mortificata sebbene l’urgenza che chiamava la collega fuori dal suo studio non avesse niente a che fare con lei – aggiunse infine accennando un sorriso di supporto e sostegno: -Se per Oliver non è un problema, qui posso pensarci io però.- e il sorriso si era allungato luminoso rivolgendosi al Rosso Oro.
Poco dopo così, Londra prima seguì con lo sguardo il profilo della collega svanire dietro la porta, e l’istante dopo.. si ritrovò da sola, in piedi in mezzo allo studio della docente di incantesimi, stracolma di oggetti la cui sopravvivenza dipendeva dalla sua iperattività, precario equilibrio e scarsa coordinazione oculo-motoria - a dondolare ancora sui talloni in quel suo moto perpetuo da bambina iperattiva.
Adeline scrollò la testolina dorata per rifocalizzare la propria attenzione – riportando le iridi bicrome sul Grifondoro, e si scusò ancora: -Mi dispiace per l’interruzione – di sotto.. il solito caos, più o meno.-
Si avvicinò di un paio di passi e infine chiese: -Tu come stai, Oliver?- attimo di apnea, occhioni sgranati -Ho interrotto qualcosa di importante?- gli occhi di bosco e di mare scivolarono ferini lungo la figura del mago perché certa metodicità la ex Medimag non se la sarebbe scrollata di dosso mai -Ehi – sei passato in Infermeria per quella o te ne sei occupato da solo? Cosa è successo - cosa ti hanno dato – ti fa ancora male?-
Rincarò la dose, il dito indice a puntare la mano fasciata del Rosso Oro.
Il dito indice, della mano sinistra irrimediabilmente legata al braccio sinistro, che sino all’attimo prima sorreggeva circa il cinquanta per cento del peso del calderone ricolmo di pergamene sigillate – già prima, al di là persino delle borse, in un provvisorio bilanciamento dato da un incastro definibile pressappoco come –
Vabbè, insomma.

*Spatapum (?)*
 
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view post Posted on 8/12/2023, 17:21
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Il Folle, il Misero, il Vagabondo ─ è la Carta forse più astratta dei tarocchi. Indugia verso l'ambivalenza. Il Matto è un'identità indistinta: abiti dimessi, un bastone, un fagotto all'estremità ultima, un fiore bianco nella mano sinistra. Gioca il contrasto del tempo, il sole splende in alto, il passo conduce al precipizio in basso. Guarda lontano, eppure è prossimo alla caduta. Lo scorta una creatura diafana, talvolta un cane, altre un coccodrillo albino. Il Matto invita al cambiamento, vinto dall'oblio dei sensi.
Ora, l'Occhio è in tremito. Imperversa in futuro, una trama, un'altra. Diventa colore, un dipinto, un paesaggio. Muta in tempesta, in buio. Bastone che si spezza, rantolo d'uomo; il manto delle rondini, il grido, il volo che consuma la danza dei giorni. Il Vagabondo s'arresta, in lui s'imprime il passo dell'Eterno. Infine, dimentico tutto. Dimentico perfino me stesso, le mie parole.
«Professoressa Walker» è un singulto, lontano da me. C'è un brivido che percuote la pelle, brucia d'intensità fastidiosa e coinvolge il respiro in soffio confuso. Poi, è pace. Ho i postumi di una Visione ch'è stata più grande di me. Rapida, oltremodo imprevista. Si distanzia in un battito di ciglia, l'incastro di palpebre volte — per un istante — al tempo celato. Ho l'espressione inebetita che mal s'addice al mio viso, e in effetti giungo con titubanza al nocciolo della questione. Jolene è chiamata via, a causa di una problematica al Castello di Hogwarts. La mia mente è una macchina da guerra, pretende di conoscere una risposta che non mi è dovuta; eppure, non mi sorprende molto. Potrebbe essere di tutto, un sortilegio, una riunione d'emergenza, un gruppetto di studenti in difficoltà. Il punto, per me, è altrove: Adeline Walker porta con sé l'impronta del tempo. In lontananza, catturo l'eco della pioggia, è un canto tribale che mi è familiare. Lo stesso canto, penso, che ho sentito la prima volta che ho incontrato l'altra strega, ai confini di Hogsmeade. C'è molto, in lei. Eppure, diventa enigma. Per oggi.
«La prego, permetta.» Salto in piedi, un atto di cortesia che mi è vicino. La bacchetta, di nuovo in mano destra, sfida l'aria in rapidi, scelti movimenti; l'attimo dopo — qualora non vi sia stata resistenza o rimostranza dall'altra — parte del contenuto trasportato da Adeline Walker si sospende a mezz'aria, liberandola dal peso. Il tempo del saluto verso Jolene, con un sorriso di comprensione, s'eclissa altrettanto velocemente; muovo poi la mano ferita, invece, come a cacciare via una mosca.
«Nessun problema, solo un taglio. Ma grazie.» Sono in piedi, d'un tratto imbarazzato. L'ultima domanda che ho posto, difatti, mi sembra sospendersi come un gigante. «Sono qui per il mio colloquio di orientamento, Professoressa. Lei ha consigli per capire quale sia la strada migliore da intraprendere?» Certo, come chiedere di vincere alla lotteria magica.
 
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view post Posted on 21/12/2023, 20:56
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Il rumore del calderone caduto la agitò più di quanto avrebbe mai ammesso ad alta voce – e al tempo stesso se ne dispiacque tanto che quando il Grifondoro con una velocità e premura encomiabili le venne in soccorso, Adeline Walker distolse l'attenzione dalla mano fasciata e si concentrò invece nel recupero degli oggetti ora in parte sospesi per aria.
-Grazie a te, Oliver, sei gentilissimo come sempre.-
Sorrise, sincera, ascoltando rincuorata le successive parole del mago in risposta al suo interrogatorio quesito.
Stava quindi risistemando calderone e pergamene in un angolo vicino alla scrivania della collega quando in effetti, un’ulteriore interessante domanda vibrò nello spazio che li divideva – questa volta a partire dal mago stesso.
-Non credo esistano strade da intraprendere.-
Fu inizialmente la risposta più sincera e istintiva che nacque sulle labbra di Londra, lo sguardo bicromo che si fissava in quello verde smeraldo del Rosso Oro mentre la strega si poggiava ora leggera al bordo della cattedra: -O meglio, non credo esistano strade delineate così precisamente – strade che davvero possiamo definire “nostre” e che al tempo stesso già esistono.- ridacchiò appena dondolando la testolina dorata da una parte all’altra, pensierosa – doveva cercare di rielaborare meglio quel pensiero, sciogliendo i nodi e srotolando discorsi -Penso piuttosto che esistano solo.. materiali da costruzione - ecco - materiali per una sola ed unica strada – che sarà poi effettivamente la tua - e la tua soltanto.
E i materiali possono e saranno diversi, alcuni di loro cambieranno di volta in volta al momento di ciascuna scelta – tu li puoi e li potrai cambiare e alcuni ti potranno persino essere proposti da altri – tu li puoi e li potrai scegliere, in ogni caso, sempre.-

Una piccola smorfietta pensosa prese vita tra i lineamenti del viso, lo sguardo concentrato e il naso adesso all’insù assorbita all’improvviso dalla questione alla quale voleva fornire la più accurata delle riflessioni – i colloqui di orientamento erano sempre momenti nevralgici e punti di snodo importanti per gli studenti - e poi amava perdersi in certe riflessioni e poter condividere quest’ultime con qualcuno dando vita ad una conversazione senza fine - diciamola tutta mh.
-La differenza sta nel fatto che parlando di soli materiali, la scelta è sempre tua – ma è molto, molto più.. leggera.
E inoltre parlando sempre di scelte, si hanno molte più possibilità che cambiano anche parallelamente alla tua crescita e alle tue risorse e limiti del momento - e se anche ti capitasse di sbagliare e pentirti delle decisioni prese.. beh, anche questi “passi falsi” sarebbero conseguentemente molto più piccoli, letteralmente solo dei “passi”.-

Voleva ridimensionare un po' la tematica – importante – portata con a seguito il peso percepito – quella sorta di “spada di Damocle” che talvolta da studenti pareva di avere sopra la testa – e magari ampliare persino un po' il range percepito di risorse, potenziali e possibilità (che guastare, non guastava mai).
- Non avete davanti ”la scelta della vita”, un’intera strada da scegliere cancellando quindi completamente tutte le altre - ma solo.. devi solo scegliere una piastrella da mettere. Tra quelle che hai a disposizione e tra quelle che più ti piacciono. Poi alcune saranno più semplici da mettere, altre meno..- il viso tornò ad abbassarsi, e gli occhi di bosco e di mare cercarono una seconda volta i lineamenti del mago:
-Tu che piastrelle credi di avere?-
Gli occhioni sgranati, ancora più luminosi: -E indipendentemente da queste quali vorresti mettere?-
-Uh! E quali non vorresti assolutamente?!-
Aveva già parlato un sacco - e mentre Londra sentiva le punte delle orecchie scaldarsi appena, concentrò ogni più piccolo atomo firmato Adeline Walker sul mago che le si parava di fronte.
.. Anche se forse - - un biscotto tra le altre cose, lo avrebbe sbocconcellato volentieri: le conversazioni belle con persone belle, le mettevano sempre fame.
 
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Il Matto
Il Folle, il Misero, il Vagabondo ─ è la Carta forse più astratta dei tarocchi. Indugia verso l'ambivalenza. Il Matto è un'identità indistinta: abiti dimessi, un bastone, un fagotto all'estremità ultima, un fiore bianco nella mano sinistra. Gioca il contrasto del tempo, il sole splende in alto, il passo conduce al precipizio in basso. Guarda lontano, eppure è prossimo alla caduta. Lo scorta una creatura diafana, talvolta un cane, altre un coccodrillo albino. Il Matto invita al cambiamento, vinto dall'oblio dei sensi.
Piastrella. Il termine mi balza in mente, mette radici. Ha un ché di musicale, in sé. Porta delicatezza, oltre l'idea di essere molto... affabile, in qualche modo. Mi piace, senza alcun dubbio. Pone l'intera cornice in una luce nuova, di certo meno opprimente del previsto. D'altronde, è inutile nasconderlo perfino a me stesso, ho avuto titubanza per il Colloquio d'Orientamento fin dai primi giorni del mio arrivo al Castello di Hogwarts. Risulta così, per chi — come me — sente d'avere una strada oggettivamente spianata, e priva d'ogni manovra libera. La mia famiglia ha sempre avuto sentieri tracciati, vuoi per passione, vuoi per diligenza. In parte, penso tra me, in risposta a veri e propri contrasti — nonna Adeline (giuro, non è di proposito che si chiami come la Docente) è ligia al dovere, in tal senso. Un tempo ho provato a dirle di voler inseguire la carriera da cantante, di voler realizzare uno o più dischi musicali tutti per me. Nonna Adeline non ha mai commentato, a ripensarci. Eppure, l'espressione di sdegno sul volto è stata quanto mai lampante, e dolorosa.
Non avete davanti ”la scelta della vita”, mi dice l'altra Strega qui con me. E, per un attimo, voglio crederle. Ho pensato a lungo a cosa voler fare "da grande", a quale strada effettivamente scegliere. Ho pensato di voler rintracciare i sogni nel cassetto, di voler gettarmi in un'avventura tutta nuova. Ho pensato tante, tantissime cose. L'ultima confessione che ho fatto, poco prima, è dispersa tra me e la Professoressa White. Voglio ritirarmi, è stata la frase che — mi piace crederlo — abbia spezzato l'ordine del colloquio, attirando Jolene da tutt'altra parte. Tento di nuovo? No, non subito. Non è un'idea che mi ha abbandonato, lo ammetto. Ma ho bisogno di spiegarmi, prima di tornarvi.
«Grazie di cuore, Professoressa.» Lo dico con sincerità, voce composta. La cortesia bagna il volto, una scintilla che s'adegua al sorriso e al cenno di comprensione. Siedo nuovamente al mio posto, non prima — eventualmente — che la Docente scelga il proprio. Guadagno un paio di istanti, il tempo necessario per ordinare i pensieri e procedere, in un flusso di coscienza.
«Fin da bambino sono sempre stato molto dinamico, passando da un'attività all'altra. Ho coltivato per anni l'idea di voler essere un cantautore, di seguire i successi del mondo musicale. Sa, scrivo per una rubrica musicale della Gazzetta del Profeta.» Sollevo lo sguardo, un battito di ciglia e via. «Nel tempo, però, ho dedicato tutto me stesso alle cause sociali. In particolare, ho una passione viscerale per le Creature Magiche. In parte perché ho un piccolo zoo con me...» — mi premuro di cambiare subito argomento, di passare oltre: potrei aver violato il regolamento accademico, ma questo è un altro paio di maniche — «...in parte perché la mia famiglia è sempre stata legata a tale mondo. Mio padre lavora al Quarto Livello del Ministero, il Dipartimento di Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Da sempre ho desiderato seguirne l'esempio, benché ora come ora siamo agli antipodi.» Abbasso gli occhi, una stilla di nostalgia e d'imbarazzo s'inerpica senza che possa celarla del tutto; mi schiarisco la voce, e riprendo. «Sono uno dei pochi parlanti Maridesi del paese, e lo dico solo perché una carriera in tal senso non mi dispiacerebbe. C'è poi la questione del C.r.e.p.a, come avrà sentito parlare. La fondazione è parte di me, letteralmente. Ho seguito le vicende e gli sviluppi dall'inizio, tra sacrifici e lunghe lotte per arrivare al punto d'oggi. C'è molto altro da fare, c'è un intero dipartimento per gli Elfi Domestici che ad oggi non è ancora sotto la giusta luce, benché molto stia già cambiando in meglio. Mi riporta, però, ad un'altra idea. Lottare e far sentire la mia voce per il prossimo, sia mondo umano, elfico o di creature. Coltivo da anni l'idea di una professione alla Gazzetta, è un luogo che vivo da tantissimo e che mi piace.» Mi accorgo d'essere in difficoltà. Vorrei dire tante altre cose, di essere in effetti Vice-Redattore del Profeta, di aver avuto un passato brillante perfino al Castello di Hogwarts (Prefetto, Caposcuola, Capitano di Quidditch). Il problema, però, è che senta di aver parlato già troppo. Non voglio essere presuntuoso, mai è stato un lato di me. Eppure, l'altra persona di fronte sa chi sia, almeno in parte: i miei voti parlano da sé.
«Direi che le mie piastrelle siano troppo differenti tra loro. Giornalismo, Creature Magiche e...» Cos'è che vuoi dire, mi ripeto. Cos'è che manca. C'è qualcosa che non ho aggiunto e che resta in sospeso.
 
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Le piaceva ascoltare storie – le piaceva un sacco, da sempre.
E se queste storie erano storie di vita, storie di persone quanto mai reali – ecco, allora le piaceva ancora di più.
La storia di Oliver raccontava a Londra di vitalità, di sogni, enormi potenzialità e risorse.
Una trama di vissuti estremamente vivida nei suoi colori, dai più delicati ai più accesi – la musica, la scrittura, le creature magiche, le lingue e l’attivismo per le cause sociali – il tutto intrecciato peraltro, con brillanti tessuti pregni di impegno ed eccellenza da parte del Grifondoro.
Questo mago aveva di fronte a sé mille e uno porte spalancate – o piastrelle, dir si voglia – e cavoli posto il quadro in tal modo, Adeline in effetti conveniva con le ultime parole del Rosso Oro.
-Hai una brillante storia Oliver, ti sei sicuramente impegnato oltremodo in più campi – e da questi puoi trarre gli eccellenti risultati nonché i dovuti complimenti, assolutamente.-
Ancora appoggiata al bordo della scrivania, dopo delle sincere lodi indirizzate al mago con tanto di occhioni sgranati e sorriso luminoso, la londinese a braccia incrociate era tornata a far dondolare la testolina dorata, pensierosa e concentrata.
-Sono, ad ogni modo, sicuramente aree differenti – come dici tu - ma quel che cerchi è un filo conduttore che le leghi, una cornice che riesca a raccoglierle tutte – o quasi tutte, perlomeno – o piuttosto il modo, il filtro, attraverso cui eliminarne alcune per arrivare ad avere tra le mani una possibilità soltanto? -
Perché così la questione assumeva risvolti altrettanto differenti.
Lo sguardo di bosco e di mare tornò a cercare quello del suo studente, le palpebre appena assottigliate e la testolina bionda inclinata da una parte:
-Questo perché, nel primo caso – la carriera da Giornalista ad esempio ti permetterebbe bene o male di rimanere in contatto con tutte le restanti ramificazioni citate – la musica, le creature magiche, i diritti degli elfi, il maridese – potresti batterti e/o divulgare cultura e conoscenza, il tutto intrecciato al tuo pensiero personale, per ciascuna di queste aree.-
Piccola pausa – la testolina che in automatico si inclinava dalla parte opposta.
-Al contrario, un semplice ma spietato rasoio di Occam sarebbe la visione a lungo termine delle possibilità proposte.
.. Ma ho come l’impressione che non abbandoneresti mai una missione come quella del C.r.e.p.a per questioni economiche e di certezze nei risultati futuri – o no? Dovremmo pensare ad un’altra tipologia di filtro.-

Un altro sorriso accogliente – anche se la mente della docente lavorava frenetica, e le dita che tamburellavano rapide e leggere sul bordo ligneo della scrivania – scandivano bene quella velocità ipersonica nascosta entro le pareti della scatola cranica di Adeline.
-In ogni caso – per aiutarci potremmo considerare anche le variabili collaterali di tutte queste possibilità. Investire le tue energie nell’ambito delle Creature magiche potrebbe portarti ad un lavoro da Ministeriale – ti avvicinerebbe quindi, probabilmente, anche alla tua famiglia. E’ quello che desideri? Così come, da tutt’altra parte, l’attiva difesa degli Elfi domestici potrebbe ottenere grandi risultati per loro – per te – ma a livello sociale sai che andresti incontro a potenziali scontri, dispute e difficoltà di vario genere e livello. Il lavoro alla Gazzetta potrebbe richiedere spostamenti più o meno importanti in giro per il mondo – insomma, questi sono esempi di variabili che ti potrebbero piacere come no, e quindi aiutarti nelle tue riflessioni.-
Poi, uno scorcio di pensiero, ed un guizzo dello sguardo bicromo:
-Giornalismo, Creature Magiche e..?-
Non mettere tutti i tasselli del puzzle in gioco, invalidava il gioco stesso in fondo.
No?
 
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view post Posted on 31/1/2024, 18:22
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Il Folle, il Misero, il Vagabondo ─ è la Carta forse più astratta dei tarocchi. Indugia verso l'ambivalenza. Il Matto è un'identità indistinta: abiti dimessi, un bastone, un fagotto all'estremità ultima, un fiore bianco nella mano sinistra. Gioca il contrasto del tempo, il sole splende in alto, il passo conduce al precipizio in basso. Guarda lontano, eppure è prossimo alla caduta. Lo scorta una creatura diafana, talvolta un cane, altre un coccodrillo albino. Il Matto invita al cambiamento, vinto dall'oblio dei sensi.
Devo ammetterlo: a lungo ho valutato il colloquio di orientamento come qualcosa di poco valore, un po' come un rito di passaggio cui semplicemente essere costretti. Forse perché negli anni sono stato condizionato dagli ex concasati, e da chi in generale abbia affrontato tale impegno accademico prima di me. Elliott, per esempio, mi ha raccontato di non aver tratto granché dal proprio colloquio. Più dubbi che risposte, così ha sancito. E molti, a malincuore, sono stati nelle mie stesse condizioni: più possibilità, più incertezze. Eppure... nessuno di loro aveva mai incontrato prima la Professoressa Walker. C'è un ché di inaspettato, di gran lunga sorprendente pure per me, nelle parole che mi dedica. Ha un modo di pensare — e di agire, in parallelo — che ricorda una tela in tessitura costante. Pone il discorso da un punto di vista all'altro, gira attraverso le angolazioni e i punti di contatto affinché l'attenzione possa estendersi liberamente. Adeline Walker ha l'abilità di una viaggiatrice, una mente elastica che vince la mia assoluta, più vivida partecipazione. In parte... sì, in parte mi ricorda Sirius, il mio vecchio mentore. Anche lui aveva la capacità di sfumare un problema, di sviscerarne gli ostacoli pur di arrivare ad un traguardo autentico. In effetti capita proprio ora.
Ascolto l'Insegnante con tutto me stesso, mi limito così ad un cenno del capo agli aspetti salienti della conversazione. Mi ritrovo con quanto detto dall'altra, per di più mi piace immaginare un sentiero unico che possa tuttavia dipanarsi in uno e più confini. Togliere il superfluo, ecco cosa. Sorrido timidamente, poi, ai complimenti velati per le basi che ho costruito fino ad oggi e, soprattutto, per la consapevolezza di non poter abbandonare la causa del C.r.e.p.a. per nessuna ragione. C'è una parte di me, nel Comitato. Una parte cui non sento di voler rinunciare, né ora né di certo in futuro. Però... è tutto corretto, è un percorso sempre più tortuoso.
«Mi ritrovo su ogni singolo aspetto, grazie.» Riprendo anch'io, subito dopo la fine del discorso dell'Insegnante. Vorrei articolare meglio i miei pensieri, correggere il tiro falso delle mie pause e delle mie titubanze. La verità, però, è che non senta di essere in difficoltà né in imbarazzo, pur ad aprirmi più emotivamente. Sospiro velocemente, come a farmi coraggio.
«Quello che un po' mi frena e mi confonde riguarda le conseguenze personali della mia scelta. I rapporti con la mia famiglia non sono perfetti, a malincuore. Da un lato penso che una carriera al Ministero, al Quarto Livello, sia sempre stato anche il desiderio di mio padre. Sa, un po' come a seguire le sue orme. Dall'altro, ho paura di... intromettermi in un percorso che non mi spetta più, dopo il nostro distacco degli ultimi tempi. Vorrei lasciare il segno, Professoressa. E sì, suona banale. D'altronde tutti vorrebbero farlo.» Penso al Comitato, all'Esercito degli Studenti, alle lotte sociali cui partecipo da sempre. Penso... alla tragedia di Hogsmeade, alle lacune degli Auror e degli Antimago.
«Creature Magiche, Giornalismo e... Legge. Voglio avere gli strumenti per il cambiamento. Che sia per la causa degli Elfi Domestici, per la lotta comune per chi più disagiato, per la giustizia che vacilla più volte. Ecco, Professoressa, io... io ho sempre pensato di poter inseguire una strada legislativa. Penso al Wizengamot.» Torno indietro nel tempo, di scatto. Io, al Ministero, preda della visione che mi ritrova in veste purpurea...
«Oppure al Quartiere degli Auror. Crede che un'opzione simile possa incastonarsi come una giusta piastrella, con il resto?» Quasi è una speranza.
 
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view post Posted on 10/3/2024, 20:06
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-Mi ritrovo su ogni singolo aspetto, grazie.-
La soddisfazione e la quieta gioia di essere riuscita ad illuminare dei punti, anche se piccoli e solamente alcuni, in quel complesso intreccio di tessuti e di trame tutto firmato Oliver Brior - diffusero luce dorata e brillante nello sfondo dello sguardo bicromo di Adeline Walker.
Certo, Londra avrebbe voluto ancora di più per quel suo studente, avrebbe voluto sciogliere nodi e districare dubbi, sbrogliare incertezze - il cielo come unico e solo limite - anzi -
Ma in fondo.. ciò che più importava alla fine era: gli obbiettivi dei suoi alunni – e gli strumenti necessari perché potessero raggiungere quegli stessi obbiettivi.
Fosse stato in suo potere, Londra con uno schiocco di dita avrebbe risolto loro ogni più piccola necessità – esaudendo desideri come un’accidenti di stella cadente cadente lo sei stata sicuramente, dolce Adels, da piccola, di testa probabilmente.
Ad ogni modo - sapeva però anche che non era quello né il suo compito, né soprattutto il meglio per quei ragazzi – i suoi ragazzi.
Mode Mamma Cerbiatta sempre attivo qui mh.
Lo strumento, non il risultato fatto e finito.
La vela e le istruzioni migliori, magari qualche trucchetto qua e là, ma non il passaggio sicuro al porto.
I timpani vibravano attenti alle parole del Rosso Oro, i pensieri liquidi che come onde in mareggiata lambivano le pareti della sua scatola cranica.
-Normalmente proporrei una riflessione simile a “scegliere una professione focalizzandosi su di un affetto, familiare o meno che sia, sarebbe tanto sbagliato quanto non scegliere una professione focalizzandosi su di un affetto, familiare o meno che sia. - iniziò quindi incuriosita quanto sicura nelle parole.
-Ma qui il discorso pare ancora un altro: il percorso al Quarto Livello sarebbe originato più da un desiderio di tuo padre (?) – e inoltre temi non possa più spettarti?-
-Posto che, se lo volessi davvero, “che ti spetti o meno”..-
lasciò che la conclusione di quella frase viaggiasse silenziosa nello spazio che li divideva, certa che, insieme allo sguardo brevemente assottigliato, risultasse comunque estremamente chiara.
-Ma.. Legge.-
Il concetto si srotolò dolce tra le labbra della docente e l’immagine si delineò brillante tra i pensieri.
Il sorrisone a trentadue denti parlava per sé.
-Intelligente, gentile, informato, deciso e sagace, altruista. Potresti cambiare il mondo – lasciare certamente il segno, e in più di un modo Oliver.-
Con una piccola spinta delle mani contro il bordo in legno della scrivania dietro di lei, Adeline tornò dritta in piedi – dondolando appena sui talloni, gesticolando leggera in aria, come le capitava spesso di fare - soprattutto se particolarmente coinvolta da pensieri, immagini, conversazioni:
-Fallo.
Ti direi “buttati” – ma hai troppe risorse per essere uno che banalmente “si butta” – potresti portare avanti mille e uno cause, difenderle con successo, cambiare le cose – e peraltro questo non escluderebbe necessariamente la scrittura, anzi, ne avresti ben donde – tanto meno l’interesse per le creature magiche.-

Dondolò la testolina dorata, lo sguardo nuovamente perso nello spazio:
-La carriera da Auror, invece?- entro la sua scatola cranica poteva anche comprendere la base comune del “agire per una giusta causa – difendere, portare avanti una posizione con impegno e onore” ma le restanti caratteristiche di quella professione cozzavano un po' con il circondario: la rigida catena gerarchica poteva lasciar molto poco spazio al movimento e scelte personali – la difesa dell’altro c’era, sì, ma in maniera particolarmente specifica/più delimitata – risultava un lavoro così tanto “pratico”, per alcuni aspetti anche violento, e così poco legato alla conoscenza, divulgazione, difesa in senso più ampio e anche attacco sì, ma in termini così differenti.. stringeva un po' la corda, forse?
Lo sguardo di mare e di bosco tornò sul Rosso Oro.
-Cosa ti attira del distintivo?-
 
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view post Posted on 14/3/2024, 17:53
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Il Matto
Il Folle, il Misero, il Vagabondo ─ è la Carta forse più astratta dei tarocchi. Indugia verso l'ambivalenza. Il Matto è un'identità indistinta: abiti dimessi, un bastone, un fagotto all'estremità ultima, un fiore bianco nella mano sinistra. Gioca il contrasto del tempo, il sole splende in alto, il passo conduce al precipizio in basso. Guarda lontano, eppure è prossimo alla caduta. Lo scorta una creatura diafana, talvolta un cane, altre un coccodrillo albino. Il Matto invita al cambiamento, vinto dall'oblio dei sensi.
Ho l'istinto di parlare nitidamente, più di quanto non abbia mai fatto fino ad ora. Lo sento sottopelle, quasi fastidioso: si fa largo in tremori del corpo, un battito di cuore più veloce, un sospiro interrotto, infine un guizzo di palpebre. Credo di essermi spinto fin oltre, aggiungendo elementi familiari — strettamente personali — che non avrei avuto necessità di considerare in tale cornice accademica. D'altronde, è un colloquio di orientamento: non dovrebbe essere altro, non per me. In realtà, non mi pento. Mi piace l'atmosfera serena — comunque con i colpi di scena della conversazione — che sto vivendo in ufficio, e di certo è opera della Professoressa Walker. Cos'è che possa perdere per davvero, a questo punto? Gioco tutte le mie carte, e riprendo a mia volta con sincerità. Una parte di me, sottilmente egoista, compie un confronto che mi colpisce dritto nel profondo: la cattedra di Pozioni ha sempre avuto un mentore, come figura, per me. Coincidenza, senza dubbio.
«La ringrazio ancora per le parole dette, Professoressa. Ecco, il Quarto Livello mi spetta eccome.» Non c'è scortesia, in me. Non c'è mai stata. Ma c'è una nota disfatta, quasi di riscatto.
«Ho tante esperienze con le Creature Magiche. Anzi, per meglio dire: ho tante Creature Magiche. Ho una conoscenza approfondita della materia, e non solo perché seguo il corso scolastico. Quello che penso, ad ora, è che mio padre non voglia che io segua più le sue orme. Se prima era un desiderio tanto suo quanto mio, ora è solo mio. Ma è una lunga storia, e non vale la pena.» Non c'è neanche stizza, nostalgia, delusione. Niente del genere, è più una confessione... serena. Di certo non mi fa bene, non ho mai superato il distacco della mia famiglia, ma non è mia intenzione arenare l'intero colloquio al riguardo. Mi collego subito, infatti, all'ultima domanda. Il profilo di una carriera legislativa si delinea in qualcosa che è più di un sogno nel cassetto, e di nuovo ho il desiderio di rivelare all'Insegnante di aver anticipato il tempo, in visione: freno il flusso di coscienza prima che mi porti lontano.
«Ho sempre ammirato la figura dell'Auror, in parte per l'adrenalina che porta una tale strada, in parte per il senso di ordine, di chiarezza vera e propria. Mi affascina l'idea di dover prendere una decisione sul momento, di mettere me stesso alla prova in situazioni in cui il confine tra giusto e sbagliato risulti tanto labile.» Finché il Quartier Generale non mi ha fottuto, penso. E sento scuotere tutto il corpo in un brivido, forse per la frase che fa violenza alla mente.
«Se permette, avrei un paio di domande più pratiche al riguardo: si potrebbe poi passare da una carriera legislativa ad una da Auror o viceversa? E, soprattutto, ha consigli circa quali corsi aggiuntivi considerare, tra Astronomia, Rune Antiche, Divinazione e Cura delle Creature Magiche? Ad ora seguo tutti i corsi, ma dopo i G.U.F.O. vorrei capire su cosa focalizzarmi.»
 
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view post Posted on 2/4/2024, 19:21
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Lo sguardo si illuminò alle parole del mago sulle creature magiche: le piaceva, l’idea, e l’istinto trattenuto appena, a fior di labbra, fu un ”Fammele conoscere, te ne prego!”
Ma l’iperattivo e cervellotico cervellino di Adeline Walker lavorò in fretta, ancora una volta – e considerando il contesto, la discussione, i toni - seppur sereni..
Strinse le labbra e trattenne un respiro silenzioso, la docente, rielaborando l’istante seguente le successive parole del mago.
-Rimango dell’opinione che scegliere di non intraprendere una determinata strada, voluta e desiderata, solo per la volontà e le opinioni di altri.. non sia ciò che tu meriti – che chiunque, meriti.-
Rispose quindi in un primo momento, pensierosa, per poi proseguire con la sua riflessione: -D’altro canto, a fronte delle svariate possibilità che ti si propongono, “altre e svariate” ma al contempo egualmente desiderate e volute, se non ho mal inteso - - porterebbe questo aspetto - quindi le considerazioni legate alla famiglia e tutto ciò che la concerne – ad assumere un peso ed un valore maggiori - un “contro” allora da considerare, assente nelle altre opzioni che hai a disposizione. -
Insomma – se la strada fosse stata una ed una soltanto, neanche un carrarmato avrebbe dovuto fermarlo, ma con così tante possibilità a portata di mano ed ugualmente ambite.. perché non sceglierne una diversa, in maniera tale da sia raggiungere i propri obbiettivi e realizzarsi, sia evitare potenziali ritorsioni a carica negativa in ambito – tanto più – familiare?
Aveva sicuramente da riflettere, su questo argomento – e gli stessi liquidi pensieri della docente, concentrati come in un piccolo gorgo sul tema – furono attratti da altro solo nel momento in cui il Rosso Oro fornì risposta e spiegazione alla sua ultima domanda.
Ordine e chiarezza.
Adeline Walker si ritrovò a domandarsi se davvero quei due attributi si potessero definire come costanti, punti cardine ineccepibili di quella professione – tanto più a fronte di situazioni in cui “il confine tra giusto e sbagliato poteva risultare tanto labile”.
Le ciglia dorate sbatterono perplesse sullo sguardo di bosco e di mare: -Capisco. A proposito, ti suggerirei solo di riflettere su quanto si possa effettivamente parlare di ordine e chiarezza se poi, come tu stesso correttamente dici, sono diverse e potenzialmente molteplici le situazioni in cui ci si ritrova a vagare in un’infinita scala di grigi..-
Ma qui stavano già cercando l’ago nel pagliaio – il pelo nell’uovo – l’asticello tra il legname – o come dir vogliate. Non era decisamente una riflessione in grado di sradicare un’intera carriera professionale come quella – piuttosto, solo un semplice, minuscolo spunto di riflessione in più.
-Che io sappia comunque, non ci sono problemi di sorta – tranne la classica burocrazia necessaria per l’eventuale passaggio.- proseguì quindi Londra con un gran sorriso, rispondendo alle ultime domande del Grifondoro.
Dondolò appena la testolina dorata riflettendo poi sulle parole successive: -E inoltre nel tuo curriculum potresti vantare un bagaglio di esperienze e conoscenze maggiori, che ti avvantaggerebbero e non poco ..-
-Ma tra le materie da te citate, beh, una conoscenza più approfondita delle Creature Magiche potrebbe in taluni casi risultarti utile sul luogo di lavoro - ma pure in questo caso la scelta dipende anche dalle tue preferenze ed inclinazioni personali, e non solo dalla mera utilità pratica. Anche un buon Divinatore sarebbe altrettanto utile professionalmente parlando – ecco, forse Astronomia sarebbe la materia da lasciare in fondo alla lista, considerato tutto.-

Terminò le proprie considerazioni con il naso ancora puntato all’insù, lo sguardo perso tra il soffitto e i suoi ragionamenti.
Tornò a sondare quello del Rosso Oro, con un muto interrogativo sullo sfondo, ed un sorriso dolce tra le labbra:
...Perciò?
 
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view post Posted on 6/4/2024, 16:13
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Il Folle, il Misero, il Vagabondo ─ è la Carta forse più astratta dei tarocchi. Indugia verso l'ambivalenza. Il Matto è un'identità indistinta: abiti dimessi, un bastone, un fagotto all'estremità ultima, un fiore bianco nella mano sinistra. Gioca il contrasto del tempo, il sole splende in alto, il passo conduce al precipizio in basso. Guarda lontano, eppure è prossimo alla caduta. Lo scorta una creatura diafana, talvolta un cane, altre un coccodrillo albino. Il Matto invita al cambiamento, vinto dall'oblio dei sensi.
Il concetto del "contro" da considerare mi è prezioso, mi colpisce dritto al cuore. Si imprime dolcemente, un po' come una garanzia cui affidarmi, un po' come una punta di riscatto nei riguardi di mio padre. In effetti... Emmett Brior, alla mia età, aveva soltanto un Jarvey come animaletto da compagnia. Ho fatto strada a mia volta, forse anche più di lui. La carriera al Quarto Livello del Ministero non è da escludere, non voglio. Ci sarà sempre una parte di me strettamente connessa al mondo delle creature magiche, ne sono consapevole; eppure... Adeline Walker coglie dritto il punto, ancora una volta. Il suo modo di tessere la conversazione e poi scucirne gli aspetti è qualcosa di unico, che ha già fatto la differenza per me. Credo di essere più cosciente, ora. Resta il dubbio, e come potrei perderlo del tutto? Mi si aprono nuove strade, una più grande e interessante dell'altra. I G.U.F.O, oramai imminenti, dovrebbero portare con sé una scelta: come, perché, in cosa continuare la propria formazione. Per me che ho scelto tutte le materie, fino ad oggi, diventa un colpo feroce.
«Mi ritrovo su tutto, Professoressa.» Lo dico in modo sincero, una voce stabile. «Con ordine e chiarezza, ecco, intendevo forse più l'idea di una gerarchia da rispettare, di una vera e propria disciplina che ruoli come quello degli Auror richiedano per bene. Ma è vero, è difficile capire fino a che punto.» Il Quartiere Generale è un idillio, per me. Ma è anche un inferno. Ricordo i sogni nel cassetto, fin da bambino con l'idea di voler "cacciare i maghi oscuri". E ricordo il modo in cui gli Auror, di per sé, abbiano cacciato invece me, il Veggente impazzito. Più confine labile di questo, penso, non credo possa esservi per davvero. Ho vissuto il paradosso sulla mia pelle, e ne pago tuttora il prezzo. Non mi lascio trasportare dal passato, non più. Voglio osare, ora che sento di avere tutto più nitido.
«Credo proprio che lascerò indietro alcune materie, ha ragione. Diventerebbe troppo difficile studiare così tanto per i M.A.G.O. Avrei un'altra domanda, e chiedo scusa se risulti leggermente inopportuna. Anzi, spero non lo sia affatto.» Accenno un sorriso, con gentilezza. I miei modi sono pacati, di certo affabili; è una caratteristica che mi contraddistingue da sempre, e che risulta naturale. Ma si cattura una nota d'imbarazzo, sul mio viso. Rapida, ma presente. Riprendo in fretta, prima che possa essere frainteso. «Lei ha avuto una carriera straordinaria, è risaputo al Castello. Prima lavorava come Medimaga al San Mungo, ora è Docente di Pozioni. Come ha capito di voler inseguire una strada differente, anche se comunque speculare per alcuni versi? Qualcosa di simile è stato per la Professoressa White. Prima era Infermiera di Hogwarts, qui, ora è Docente di Incantesimi. Non vorrei bloccarmi alcune strade ora, per via del percorso accademico, se poi in futuro cambierò lavoro.»
 
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14 replies since 25/6/2023, 11:28   346 views
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