Disgraziati di varia natura, one shot

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view post Posted on 1/8/2023, 20:29
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Kensington, solita panchina.
Aveva dato un morso al suo muffin e un'esplosione di crema al limone aveva contestualmente inondato le sue papille gustative, sperimentando un'ebbrezza zuccherina senza precedenti. Macinava il suo dolce a piccoli morsi, cosicché potesse gustarselo piano.
«Sai quel consiglio che mi avevi dato? Ci sto lavorando…». Camillo, aveva fatto un grande cerchio con la mano, muovendola placidamente, mentre spettegolava con Svenjamin degli ultimi avvenimenti. Un po' come a dire: "il cerchio è chiuso" o "la ruota gira", un po' entrambe, un po' nessuna delle due. Insomma, si era capito solo lui.
Anche l'altro, munito del suo muffin ormai sbranato a tre quarti, si era interessato della faccenda.
«Innanzitutto non era un consiglio, t'ho solo detto le cose come stavano. E poi che vuol dire che ci stai lavorando? Intendo… sta andando bene o sta andando tutto a rotoli?» L'altro imitò aggressivamente lo stesso gesto della mano, intonando tutta l'enfasi possibile in quell'ultima domanda. L'aveva intesa così.
«Alla grande, come avrai potuto notare». Solo a quel punto Breendbergh aveva ruotato il collo per guardare in faccia l'amico, con quel sorrisetto tipico di chi ti stava nascondendo qualcosa. Indicò il manicaretto. Il clochard azzannò ancora una volta il proprio dolce.
«Si sente che son fatti a mano, ti sei dato alla pasticceria?» Per come si era posto, pareva non trovare un collegamento lampante tra le due cose; non capiva, in effetti, come essere meno allergici a se stessi potesse spingere qualcuno a mettersi davanti a forni e fornelli. Ma Camillo era uno tutto strano. S'era detto che magari aveva represso il suo amore per quell'antica arte culinaria, come era evidente reprimesse la propria omosessualità. O almeno così la pensava.
Camillo scosse la testa.
«Li ha fatti una fanciulla, ma ne ha fatti davvero tanti. Tanti dolci, ti dico. Tanti davvero». Poi, con la sua solita aria sognante, gli spiegò che era passato a Old Street, a Shoreditch e ne aveva lasciati un po' a chi stava lì. Si era quindi diretto a King's Cross, e ne aveva lasciati un po' alla combriccola che bazzicava i pressi della stazione. Camden Town, dove stava tutta la banda dei piú ganzi. Poi dritto in bus verso Victoria. Da lì un viaggio nel West End, a Whitechapel e qualche altro balzo qua e là sulla mappa. Ogni volta lasciava giú un po' di felicità in formato sfornato a qualche disgraziato di varia natura. Tutti amici loro.
«E bravo il nostro Camillo». Una pacca sulla spalla. Smentito alla grande. «Dimmi un po', che tipo è lei?».
L'olandese rifletté un attimo, poi gli diede la stessa risposta che aveva dato a tutti gli altri, omettendo tutto ciò che l'amico avrebbe potuto usare contro di lui.
«È una ragazza gentile, capelli biondi, un metro e sessantotto circa. Un po' piú grande di me, in termini d'età. Ha gli occhi di due colori diversi, uno blu e l'altro verde, se la vedi in giro non ti puoi sbagliare. Te lo sto dicendo perché mi piacerebbe che la tenessi d'occhio, se ti capita». Era una richiesta strana, in effetti. «Londra sta diventando invivibile ultimamente e non vorrei le capitasse qualcosa».
Il barbone annuì convinto, in totale accordo con Camillo. Che qualche sentimento infausto si stesse gonfiando nei quartieri era un argomento già discusso, ma per il momento – salvo qualche episodio isolato – nessuna bolla era ancora scoppiata.
«Contaci». La conferma arrivò mentre Jam prendeva il secondo muffin. Li trovava deliziosi.
«È solo una tua amica oppure…». Dopo l'ennesimo morso, al silenzio seguì un'insinuazione. Qualcosa che rese lo sguardo e la voce del ragazzino taglienti.
«È la mia insegnante di chimica». Tranciò di netto, Breendbergh.
«Uh, beh, il tuo liceo per fighetti. Tutto chiaro». Anche Jam smorzò l'entusiasmo, impegnato tra un boccone e l'altro.
«Hai trovato Mark a Camden?». Tanto per cambiare argomento, gli fece un'altra domanda. Una domanda che Camillo si aspettava. Annuì.
«C'erano un po' tutti, tranne Otto». Otto stava passando qualche guaio di cui non voleva parlare.
«Non dovresti dargli dolci, messo com'è rischi di ammazzarlo».
«Messo com'è, penso che l'unica cosa che gli resti da fare sia sistemare le sue ultime faccende. Gli avresti negato un dolce fatto in casa al posto mio?»
Svenjamin ci pensò, poi incrociò le braccia e fissò per qualche istante una pozzanghera vicino al marciapiede. «No».
A quel punto calò il silenzio.

 
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