L'estate londinese è calda, non troppo soleggiata. L'umidità continua a farla da padrona, ed è quella che ti frega —o almeno così dicono.
Niahndra è d'accordo, ma probabilmente dipende dalla patina di sudore che le copre la pelle mentre cammina verso casa. Si passa una mano tra i capelli all'altezza della nuca e sbuffa perché basterebbe che fossero appena appena più lunghi per poterli legare.
«
Hai un repsi genitum da paura, comunque». Sam sta camminando di fianco a lei, massaggiandosi i polsi con un ghigno divertito. «
Mai visto un controllo simile».
Si capisce che il suo commento è sincero perché nella voce brilla una nota di orgoglio e ammirazione. È di umore chiacchierino da quando hanno lasciato la Congrega dei Saggi Duellanti.
Per tutta risposta, Niahndra fa un verso poco convinto. «
Serve a poco se non riesco a batterti».
L'altro scoppia in una risata divertita, incapace di ignorare l'occasione per pavoneggiarsi un poco. Non gli interessa dare un bacino sulla bua, anche perché sa che sarebbe la mossa sbagliata. Piuttosto, allarga le spalle e pompa il petto prima di scoccarle un'espressione tronfia. «
Che dire, non puoi competere con la mia superiorità atletica».
«
Sì, certo, come quando sei quasi cascato nel trucco più vecchio del mondo? Col lapsus?»
«
L'invidia non ti dona, tappo».
«
Okay, rivincita. Domani. Stessa ora».
Sam alza gli occhi al cielo mentre svoltano l'angolo della via di casa. «
Lavoro. Non hai altri impegni, tu?»
Niahndra si stringe nelle spalle e inarca un sopracciglio. «
È estate, non ho nulla da fare. Forse vado da Hameeda in mattinat—».
«
Niah, io ti voglio bene. Però ti devi fare degli stracazzo di amici».
Niahndra allarga le braccia, rallentando il passo fino a fermarsi. «
Ho appena detto che vado da Hameeda».
Sam la supera di un paio di metri, poi si rende conto di averla persa e torna sui suoi passi. Sospira, prima di aprire di nuovo bocca. «
Intendevo degli amici che non abbiano cent'anni per gamba!»
Azzeccando un tempo comico assurdo, l'ottantenne in questione coglie proprio quel momento —tra tutti— per oltrepassare il cancello del suo giardino e andare loro incontro. Con l'unico occhio che le rimane rivolge un
side eye divertito in direzione di Sam, che nel frattempo ha chiuso la bocca così velocemente da farsi quasi saltare un pezzo di lingua. Si strozza in un saluto.
Niahndra non fa niente per trattenere la risata in gola. «
Ciao, Hameeda».
«
Sam, Niahndra». Replica la donna con garbo, prima di focalizzarsi sulla ragazza. «
Ci vediamo domani». A quel punto li sorpassa.
Accanto a Niah, Sam si sgonfia. «
Magari non ha sentito», commenta a bassa voce e colmo di speranza.
«
Ah, e...Sam?»
La vecchia è ormai di spalle a loro, per cui l'interpellato è costretto a voltarsi per guardarla. Lo fa a capo chino e senza tanta fiducia. «
Sì?»
«
Sono ottantatré questo sabato, se vuoi portare un regalo».
«
La finisci? Non è divertente».
«
Perché non hai visto la tua faccia appena è comparsa! Impagabile».
Niahndra ha ancora il fiato corto per le risate quando s'infila sotto al braccio di Sam per sorpassarlo sull'uscio di casa. Si abbassa in un movimento unico a raccogliere la posta che è finita in terra.
«
Non ti ho mai visto arrossire così tanto».
Smista rapida le lettere, scarta quelle che non le interessano. Sta aspettando il nuovo numero de "I Delitti irrisolvibili dell'Auror Mistere", ma è una missiva differente ad attirare la sua attenzione.
Lo sconcerto deve essere leggibile sulla sua faccia perché Sam la incalza con un'alzata di sopracciglio interrogativa. Per tutta risposta, si vede passare il foglio.
«
Hanno esaudito il tuo desiderio. A quanto pare ho un lavoro che non cercavo».
Sam solleva gli occhi dal biglietto. «
Che storia è?»
Niahndra fa spallucce. «
È Breendbergh».
Come se spiegasse. Forse un po' lo fa.
«
Davvero? A Brixton, di tutti i posti?»
Fedele alla propria parola, Camillo è passato a prenderla l'indomani per scortarla fino ad un quartiere che ha fatto da sfondo a una qualche loro disavventura di troppo.
«
È passato un secolo, devi lasciar correre a una certa. Vedilo come un nuovo inizio». Di cosa, però, non è dato sapere.
L'amico non si sbottona neanche a pagarlo oro; ha la bocca più serrata di quella volta che Niah gliel'ha riempita di sapone e lui ha ingoiato pur di non dargliela vinta. Fa una fatica bestiale a conciliare l'immagine di quel ragazzotto scemo, con la figura da imprenditore che adesso le sta accanto. Un esempio perfetto del Sogno Americano
TM«
Cioè, ma è proprio tuo?»
È una domanda idiota. Niahndra se ne rende conto mentre legge l'insegna che recita "L'Atelier delle Modernerie (di Camillo)" (stranamente
chic, tra l'altro). Eppure, fatica a raccapezzarsi del fatto che il locale che ha davanti agli occhi appartenga proprio al ragazzo.
Si volta di nuovo a guardarlo, confusa. Lui la precede.
«
Devo sbrigare una cosa al volo, tu entra e familiarizza intanto ché tra poco apriamo ai clienti».
«
In che senso— Non ho neanche accettato ancora!».
È inutile, perché Camillo è già sparito sa dio dove a fare sa dio cosa.
«
Non ci posso credere», sbotta rabbiosa. «
Non ci posso proprio credere».
Parla da sola e scuote la testa mentre allunga suo malgrado la mano in direzione del portone d'ingresso. Come sia possibile che dopo tutti quegli anni lei riesca ancora a rimanere incastrata nelle idee folli dell'amico, proprio non riesce a spiegarselo.
«
Ben ti sta, Niah. Così impari a farti crescere una spina dorsale».
Il tempo di un sospiro, uno di quelli gravosi e a pieni polmoni, poi è dentro.