Il Ballo dei Draghi

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view post Posted on 23/12/2023, 17:03
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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23 Dicembre, 17 pm Intorno al Castello di Hogwarts, nella strada principale che porta a Hogsmeade, sono presenti delle Passaporte dalla forma di Uova di Drago, una più colorata e brillante dell'altra. Si illuminano di vita propria, dapprima una scintilla e poi una fiamma azzurra, permettendo ai viaggiatori di raggiungere in tutta sicurezza l’area nord dell’Isola di Hiort, parte delle Ebridi Esterne, arcipelago di Saint Kilda. Nei cieli si eleva un boato. Alzando lo sguardo, si può osservare una mezza dozzina di Draghi adulti volare tra le nuvole chiare, fino ad atterrare al suolo. Ognuno di loro sa perfettamente dove fermarsi, per essere serviti e riveriti mentre schiere di streghe e maghi avanzano per poterli osservare da vicino. Ad alcune delle maestose creature tutta questa curiosità dà più fastidio che ad altre e un’improvvisa fiamma spande calore nell’aria circostante. Eppure, non c'è pericolo per i visitatori. L’intera isola è stata magicamente incantata per celare l’avvenimento agli occhi di eventuali Babbani curiosi, ma anche per proteggere i partecipanti al loro interno. Difatti, intorno a ogni Drago sono stati posti degli incanti che consentono loro di volare e muoversi liberamente, ma senza mai entrare a contatto con gli umani presenti a terra, rendendo quest'ultimi irraggiungibili sia da eventuali artigliate che lingue di fuoco. La baia che si staglia all’arrivo con le Passaporte è uno scorcio naturale che toglie il respiro. Incastonata come una conchiglia sul mare, l'Isola di Hiort è delimitata da coste frastagliate e grandi montagne, circonda un bacino ghiacciato intorno al quale volano Draghi insieme ai rispettivi stand di riferimento. I grandi tendoni, colorati e dedicati alle varie specie di Drago, formano un cerchio e sono rispettivamente stregati per essere ben estesi all'interno. Ognuno dei tendoni d'accoglienza si differenzia dagli altri rispettando i colori del Drago di appartenenza. Considerata la vastità dell’area e la probabilità che risulti difficile da raggiungere un punto di riferimento, delle statue di drago animate saranno in grado di volare da un punto a un altro rapidamente per fornirvi cibi e bevande a volontà ogni volta che vorrete, ovunque vi troviate. Intorno alla costa del bacino, tra uno stand dei draghi e l’altro, potrete trovare delle panchine su cui riposarvi. Al centro del bacino d’acqua è presente un imponente palco su una piattaforma fluttuante, un punto di attenzione tra i vari tendoni. All'imbrunire, l’isola sarà deliziata dalla musica delle Furie Buie, una band punk-rock esplosiva che si esibisce con un cucciolo di Drago vero e proprio.
Il concerto anticiperà la Coppa delle Case a conclusione della serata, esibendosi per gran parte dell'evento al centro esatto. Il luogo è una pista di pattinaggio sul ghiaccio, per chiunque fosse interessato a danzare o semplicemente pattinare in prossimità del palco è possibile richiedere dei pattini da ghiaccio: il contatto tra la lama e la superficie ghiacciata genererà delle fiamme fredde e innocue. Infine, vi sono tanti stand di articoli di pura, maestosa stregoneria a tema.

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Nei rispettivi tendoni è possibile vivere la magia del mondo dei Draghi in ogni forma: oltre l'opportunità di adottare un uovo per la prima volta, di chiedere informazioni o di interessarsi alla carriera da Dragologo, vi è modo di partecipare ad una serie di attività a tema. I vari incontri si susseguono dalle cinque di pomeriggio a tarda serata, ripetendosi con pause.

Fabbricare bacchette Seminario tenuto dalla nota artigiana Bryony Moore e dalla sua collega Daphne Cooper, esperta di gemme e della magia che le permea. Vi sveleranno tutti – o quasi – i segreti della fabbricazione di bacchette, dalla scelta dei legni all’intaglio, fino alle pietre atte a migliorare le loro prestazioni. Alla fine del seminario, sarà possibile richiede a Mrs. Moore di autografare la vostra copia del libro "Bacchette e Draghi" acquistata per tempo alle bancarelle vicino alla pista da ballo.

Dal cuore alle scaglie Seminario tenuto dal Dottor Cyrus Hackworth, che spiegherà nel dettaglio i risultati della ricerca in corso. Dal funzionamento dei nuovi nuclei, fino allo sfoggio dei primi prototipi di bacchette che li contiene. Anche in questo caso, se lo desiderate, al termine del seminario sarà possibile far autografare dal Dottor Hackworth la vostra copia del libro "Bacchette e Draghi".

The Ironbelly Circus Provenienti dall’Ucraina, sono una nota famiglia di circensi dedita a spettacoli “infuocati”. Sparsi in ogni angolo della location, alle prese con le varie esibizioni, vi saranno gruppetti di tre circensi che vi mostreranno come domare magicamente il fuoco. Dalla creazione di semplici forme e immagini create con le fiamme, a vere e proprie prove di coraggio: sarà facile vedere ad esempio come Kostyantyn Melnyk, il più piccolo del gruppo – appena 18 anni –, gioca con i cerchi incandescenti evocati dal cugino Vasyl.


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All'interno dei rispettivi tendoni è possibile consultare i rappresentanti dell'associazione Draghi Uniti per il Mondo, a disposizione per consigli, aggiornamenti sui Draghi già adottati oppure per svolgere una nuova, primissima adozione di Drago. Per adottare un uovo di drago occorre seguire poche, semplici indicazioni:
Essere abbonati al Profeta: l'iniziativa è infatti patrocinata sul territorio britannico dalla Gazzetta del Profeta e per questo riservata ai soli suoi iscritti.
Lasciare 5 Galeoni: è una somma simbolica, che aiuterà come fondi e sostegno le riserve dei draghi nel mondo. Più partecipanti possono scegliere la stessa tipologia di Drago: le uova saranno in ogni caso tutte diverse, una per ciascuno. Le adozioni avvengono per ogni drago nel tendone associato: dunque, se volete adottare un Grugnocorto Svedese, occorre raggiungere lo stand dedicato. Chiedendo informazioni ad altri stand sapranno direzionarvi verso quello che state cercando. A seguito dell'adozione ogni partecipante riceverà una scheda informativa con un gadget in omaggio (l'adozione è aperta a chi non abbia già adottato).
A fine post, indicare:
Nome Cognome
Drago Adottato
Indirizzo di posta




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I vari stand si trovano lungo il bordo della pista da pattinaggio, deliziose bancarelle in legno e ovviamente decorate a tema. Sono incorniciate da soffici tendaggi, magicamente manipolati per assomigliare ad eleganti ali di Drago, addirittura con colori delle specie a cui sono ispirate. Ogni articolo è disposto con cura, quasi maniacalmente, sul ripiano di alcune bancarelle, mentre su altre sono posizionati alla rinfusa. Noterete che tale disposizione rispecchia pienamente lo spirito dei commessi che serviranno i partecipanti: Johnny e Jimmy, due gemelli agli antipodi, ma simpatici e cordiali. Accoglieranno tutti con un sorriso cortese, illustrando nel dettaglio ogni pezzo forte che sono stati chiamati a vendere.


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+1 PM | 6 Galeoni
GUARDIATESORO
Guscio d'uovo di drago come scrigno, custodisce gioielli e oggetti più preziosi, così come anticamente facevano i Draghi. Sul coperchio si trova la riproduzione di un drago dormiente, si anima e morde le dita di chiunque — al di fuori del proprietario — provi ad aprirlo. In acquisto per tutti coloro che non l'hanno ricevuto in regalo con l'adozione del drago.

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+3 PS | 14 Galeoni
FIAMMA SEMPITERNA
Lampada alimentata con fuoco di Drago, la sua luce ed il suo calore sono perpetui — giorno e notte. La fiamma, infatti, si estinguerà solo alla morte dell’esemplare che l’ha generata. Il fuoco trova la scintilla in petto alla creatura, è una scintilla di magia pura e primitiva che si dice in grado di creare l’Inferno in Terra. Non per nulla, le leggende narrano che siano le lingue rosse e brucianti dello stesso Averno.

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+6 PC | 35 Galeoni
VESTE DEL DRAGO
All'apparenza è un mantello di seta raffinata, in più colori a scelta: verde, rosso, giallo, e tutte le tinte legate alla pelle dei Draghi. Indossandolo ed effettuando una breve giravolta su di sé, il mantello si infiamma per assumere forma di un abito di fuoco innocuo ma spettacolare. Girando di nuovo, torna ad essere solo mantello. Opera firmata dallo stilista Cinna Everdeen.

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+ 2 PC | 15 Galeoni
INTRECCIO DI SCAGLIE
Bracciale fatto con scaglie di drago, note per essere refrattarie a quasi tutti gli incantesimi. Realizzato sul momento, si potranno scegliere le scaglie del Drago preferito oppure richiedere una combinazione di scaglie differenti (colori, forme e resistenza cambiano). Se indossato, vi proteggerà dalle fatture presenti fino Quarta Classe (esclusi Proibiti). Utilizzabile una sola volta in Quest / Eventi.

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+3 PC | 35 Galeoni
SCETTRO DEL DRAGO
Lungo bastone da stregone realizzato con legno per le bacchette magiche, è decorato da arabeschi dorati sulla superficie; in alto vi è un intreccio di rami attorno a gemme colorate, ottenute dalle squame dei Draghi e bagnate con gocce del loro sangue. Colpendo il suolo, tale scettro evoca all'istante ogni sortilegio di fuoco fino alla Quarta Classe, inclusi Proibiti (purché già appresi) senza necessità di bacchetta e/o di esecuzione. Tempo di ricarica di un turno.

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+ 8 PS | 38 Galeoni
MALEFICIUM
Antiche leggende dicono che la magia dei Draghi non smetta d'esistere neanche dopo la loro morte: il Maleficium è un teschio permeato di magia, ha la forma di una testa di Drago in miniatura (come monile) con fauci e zanne. Sacrificando una goccia del proprio sangue come pungendosi sulle corna, il teschio torna in vita, mutando in un Drago scheletrico di circa due metri a propria difesa e attacco (privo di fuoco, ad es. codata, carica, zanne ecc.) per 3 turni. Dopodiché tornerà teschio in attesa di sacrificio. Valido una volta in Quest / Eventi, tempo di ricarica un giorno.

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+1 PM | 6 Galeoni
LIBRO "SCOPRIRE I DRAGHI"
Le pagine di questo libro guidano in un viaggio straordinario, attraverso le abitudini e le leggende delle varie specie di Drago. Potrete scoprire inoltre splendide illustrazioni animate delle creature che vi faranno compagnia durante la lettura. Occhio al Petardo Cinese, è piuttosto vivace. Testo a cura del Dr. Patrick Kowinski, illustrazioni di Ann-Charlotte Pettersson.

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+1 PC | 8 Galeoni
LIBRO "BACCHETTE E DRAGHI"
A cura di Bryony Moore e Cyrus Hackworth, questo esaustivo saggio scientifico vi illustrerà come — attraverso i secoli — si siano evolute le bacchette con nucleo creato con i componenti organici ottenuti dai Draghi. Dalle corde di cuore fino alle più recenti scoperte, accompagnati dai legni ideali con cui abbinarli. Il libro ha una riproduzione magica di un occhio di Drago animato per magia.

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+2 PM | 10 Galeoni
LIBRO "CORDIS DRACONIS"
Cuore di Drago. Autobiografia del Dr. Patrick Kowinski, rappresentante di Draghi Uniti per Il Mondo. Dagli inizi ai progetti futuri, con un capitolo dedicato ai Draghi accolti sotto la sua ala protettrice, immagini e aggiornamenti sugli esemplari adottati e da adottare. La copertina, inoltre, è nera con un occhio di Drago riprodotto in magia: cambierà magicamente con una foto animata del Drago adottato.



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⋆ Tartine di pomodoro e valeriana con crumble di noci e prugne dirigibili essiccate
⋆ Bignè di radice di Asfodelo con scaglie di tartufo nero
⋆ Uovo di quaglia marinato su cracker allo zenzero
⋆ Tagliatelle di farina di Centinodia ai funghi saltellanti
⋆ Anguilla alla piastra con pinoli e riduzione di basilico
⋆ Budino: cioccolato fondente e peperoncino, crema e pinoli, cioccolato bianco e nocciole

Fire Russian cocktail a base di vodka e cacao amaro, decorato con panna speziata al peperoncino. A renderlo piccante e infuocato, però, non è solo il peperoncino! Una volta ingerito, il petto si scalderà leggermente e dalla bocca uscirà una sottile lingua di fuoco, totalmente innocua ovviamente.

Fly Me Up cocktail a base di rum, ginger e lime. Dal gusto aspro, se ingerito sulla schiena spunteranno – per pochi secondi – delle ali di drago.

Protego Spritz cocktail dolce a base di prosecco, sciroppo di sambuco – estratto dai fiori – e menta piperita. Se ingerito, come accade ai draghi con i loro tesori, si avrà l’irrefrenabile voglia di proteggere la persona più prossima – con tanto di mali-sguardi ai passanti. L’effetto dura un minuto.

New Zeland Translucent cocktail a base di gin e kiwi, decorato con una sottile lastra di caramello salato e noci di macadamia. Dal gusto esotico e avvolgente, se ingerito il corpo diventerà iridescente come quello dell’Opalaye degli Antipodi. L’effetto dura pochi secondi.

Short Island Tea cocktail a base di tequila, frutti di bosco e melissa. Se ingerito, il volto si tramuterà nel muso di un Grugnocorto Svedese per pochi secondi.



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Code • Oliver


Benvenut* al Ballo dei Draghi! L'evento si svolge sull'Isola di Hirta, in Scozia, il 23 Dicembre dalle cinque di pomeriggio. Quest'anno è esteso a tutt* i partecipanti (come da Bando). Anche gli Adulti potranno partecipare senza necessità di invito. Sono a disposizione continue Passaporte dalla forma di Uovo di Drago da Hogsmeade e ritorno, gli Studenti al primo anno dovranno essere accompagnati da personale scolastico e/o di Casata.

Per vincere il titolo di Reali dei Draghi, rimandiamo al Bando (link)
Per vincere un buono sconto, galeoni e punti, vi rimandiamo al Concorso della Gazzetta (link)

Cliccando sui bottoni passerete da una pagina all'altra dell'Evento (visualizzazione desktop qualora da telefono). Per l'acquisto degli articoli a tema e dell'adozione di Drago potete ritenervi già serviti, in modo autogestito: vi preghiamo tuttavia di segnalare in rosso a fine post.

Divertitevi, vivete l'atmosfera del mondo dei Draghi e... occhio alle fiamme!



Edited by Draven. - 12/1/2024, 22:35
 
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view post Posted on 28/12/2023, 11:59
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bahía de la Concha Perdersi alle fiabe della buonanotte; tornare bambino, la testa sulle ginocchia di zia Calliope, il tepore di un caminetto dalle braci sempiterne; catturare la danza delle fiamme — alcune come anelli tra le dita di zia, lei che domina il Fuoco per eredità — sotto le palpebre; e credere di non avere nome, di non avere destinazione, di non avere altro.
La mia vita è come in pausa, il mio tempo è in sospeso. Non ricevo Visioni da mesi, oramai. Tutto, in me, è in metamorfosi; in parte mi spaventa, ho l'impressione che possa esservi qualcosa di grave in arrivo; in parte... mi rassicura, perché mi lascia finalmente in pace. Baia della Conchiglia è stata l'ultima tappa di un lungo, infinito viaggio. Torno indietro di pochi mesi, perfino il ricordo è offuscato. Peregrinazioni lungo le coste britanniche, pelle di bronzo, capelli disordinati e bagnati di salsedine. Ora, invece, profumano di ninfee, di camelie, di gerani. Non c'è stagione, a San Sebastián. A scandire le pause del giorno è soltanto il sole, talvolta l'ululato del mare. Per me, è la carezza di zia Calliope. Mi ha accolto lei alla villetta dei nonni, forse presaga più degli altri. Lei, sulla spiaggia, come in attesa. Ha volto gli occhi al cielo, governando i venti affinché potessi discendere più facilmente. Il volo dell'Alato è stata pura grazia, poco dopo. Giorni, notti di viaggio oltremanica, finché Ira ha toccato terra, e sabbia, e conchiglie. Ora è fuori, in riposo. Ora è un confine indefinito. Ora è ieri, ora è la volta in cui sono arrivato dai nonni, ora è il mondo che si riposa, e che lascia riposare anche me. Il mio cuore è in trappola, goccia di sangue e nostalgia. Non c'è altro, per me. Oltre il volto degli affetti preziosi, e perduti.
«Ay, mi niño. Oggi è arrivata questa.» Così, zia Calliope mi porge una lettera. Ha in sé il ricordo del tempo, l'impronta del Castello di Hogwarts. Mi chiedo quanto a lungo abbia viaggiato il Postino per consegnarla. Questa è una delle poche lettere che abbia ricevuto, eppure non la scarto. Le mani di zia Calliope s'arrestano tra i ricci, ora lunghi come onde sul volto; scivolano sulle guance, su entrambe. Poi s'abbassa, e mi solletica la pelle con un bacio. Va via, mi lascia solo. Non ho bisogno di aprire la lettera, non più.
Camille mi è giunta in Visione. E ha riacceso il tempo.

Isola di Hirta Il volo s'acquieta ad un cielo terso, azzurro brillante. Riverbera sulle onde del mare, sotto di noi: un guizzo di pinna, forse di delfini, finché le coste iberiche sfavillano in luce per l'ultima volta. Il gioco dei saluti è stato rapido, un abbraccio veloce, un'altra carezza. Mi hanno strappato la promessa di tornare presto. Forse i miei nonni hanno sentito la mia famiglia, hanno avvisato della mia presenza in Spagna; forse... forse è stato un segreto, tutto per noi. Non ho parlato molto, in questi tempi. Ramòn è passato a trovarmi, e con lui la schiera di rospi, topolini, creature magiche in tasche di cappotti. Poi c'è stata zia Calliope, ospite fissa, e con lei qualcun'altro, talvolta di passaggio. Non credo d'aver mai trascorso l'Autunno dai nonni, prima d'ora. Solitamente, la Spagna è per me Estate. Nulla di più, nulla di meno. Mi pento soltanto di non essere stato più a lungo, di non essere arrivato prima. Eppure, non posso negare d'avere una maledetta, terribile nostalgia per Hogwarts, e tutto quello che per me rappresenta. Forse è per questo che l'Alato voli più velocemente del previsto, le ali catturano l'onda dei venti con una sincronia che lascia di stucco anche me, a dispetto — oramai — dell'affinità tra me e Ira. Entrambi, mi dico, siamo cambiati; e non saprei dire se in meglio o meno. Il mio cuore s'è inaridito, accantonando i sentimentalismi in un cassetto lontano, giù a fondo. Il mio corpo, in risposta, è maturato: è un fisico più resistente, più forte, alla mercé dell'esercizio cui involontariamente ho costretto me stesso. Il mio viso è granitico, più sottile; i capelli sono lunghi, in confusione, e il mare — curiosamente — ha reso alcune ciocche oscure.
Mia zia Calliope dice di non avermi mai visto meglio, e il commento mi ha fatto riflettere. Mi dice d'essere cresciuto, d'essere più adulto. Ora custodisci l'incanto delle terre segrete, mi racconta. E io, che non ho mai veramente compreso le sue parole, ho lasciato correre. C'è un ché di misterioso, in me; è come un crepuscolo in carne, sangue ed ossa, e l'abito che mia zia ha confezionato per me ne accentua l'armonia notturna.
Il Ballo dei Draghi è un evento che è giunto anche a me, complice le pergamene (e qualche Strillettera) che la Gazzetta mi ha spedito in queste settimane. Non ho interrotto ogni lavoro, affatto. Eppure, mi ha sorpreso — e un pizzico perfino esaltato — scoprire l'incredibile organizzazione dietro tale progetto. I Draghi, poi, rappresentano un richiamo che vivo fin sottopelle, e che mai... a ripensarci, mai avrei potuto perdere. Non riesco a seguire il filo delle mie emozioni. Non ho idea di chi possa incontrare, di come possa reagire. C'è in me una pace che preannuncia tempesta e che, a malincuore, mi rende imprevedibile. Eppure, c'è in me anche gioia — fin nel profondo — all'idea di ritrovare chi, come Camille, abbia saputo custodire un posto per me nel cuore. Mi perdo in lungo e in largo, letteralmente. Atolli in mezzo al mare, isolotti in dispersione. Circumnavigo coste che non saprei delineare, né in mappa né in memoria. Attraggo a me le redini, carezzo la testa dell'Alato. Vai, le dico. Vai, vai avanti.
Visioni di Cielo e di Tempo, ecco la guida. Poco dopo — forse un momento, forse un'ora — l'Isola di Hirta appella il fuoco, un grido feroce che invade l'aria. Scortica il vento, mi spinge a serrare la presa.
«In discesa, Ira.» Il mio sussurro è nettare, è dolce all'orecchio dell'Alato. Come in picchiata, un'aquila verso una preda d'acqua, finché spalanca le ali al tramonto; Ira volteggia verso le collinette più lontane, al sicuro dalla presenza dei Draghi. Qualcuno è già in arrivo, sotto di noi è un dedalo di scintille azzurre — le Passaporte. Mi fa sorridere l'idea di poter essere riconosciuto, di essere indicato verso l'alto. Ira va via poco dopo, già diretta verso l'Irlanda. Non resta sull'Isola, non con i Draghi così in prossimità; e d'altronde, le spetta un riposo che non potrei concederle, insieme. Da solo, allora, approfitto per riprendermi dal viaggio; è un incastro di magia, un sortilegio dopo l'altro: l'abito che porto con me s'adagia, infine, come un mantello intessuto di luce e d'ombra; è una tela di pece nera, impreziosita dai ricami d'oro di spine, artigli e fiamme tessute. S'allunga verso il basso, oltre le ginocchia, come una veste da stregone. Mi rende regale, Cavaliere d'altri tempi. Vi sistemo, poi, un anello dall'effigie di Drago all'indice della mano destra, e altri d'argento e d'oro alle dita. Al collo è un monile con testa di Drago, una spire di serpente che s'anima in fremito. Ho occhi di fiamma, per davvero: è l'espressione decorativa della magia, sulle iridi splendenti. Forse, è esattamente come dovrei essere. Il completo nero, pantaloni, camicia, stivaletti, sfuma in illusione di cenere. Ho in me il profumo dei mari, della tempesta, del fuoco spento. Io, la Fine.
dove l’acciaio fende il ghiaccio e, mi raccomando, sii puntuale. Mi basta poco, spinto dalla frenesia del momento, per trovare il bacino d'acqua ghiacciato e da lì la pista di pattinaggio. Si innalzano scintille di fuoco, per lame incantate. Attendo, in anticipo. ll mondo è in sospeso, torno a casa.
OutfitOliver

Oliver è al bacino d'acqua ghiacciata.
Menzioni: Camille
 
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view post Posted on 29/12/2023, 19:49
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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«Sicura di riuscire a tenere a bada tutti quei marmocchi?» Abigail è poggiata allo stipite della porta, leggermente reclinata con la spalla che tocca il legno. Il naso è arricciato in una smorfia di disapprovazione, proprio non comprende come io riesca ad accettare di stare in mezzo a dei ragazzini tanto piccoli. Ho provato a spiegarle che è mio dovere – mi piaccia o meno –, ma inutilmente. Al solito ci siamo preparate assieme per l’evento, forse ci abbiamo messo più del dovuto perché l’appuntamento con il gruppo di studenti del primo anno è tra dieci minuti. Dobbiamo correre.
«Sì, ho tutto sotto controllo ovviamente.» secca, decisa, mentre finisco di acconciare i capelli davanti allo specchio. Le dita che, rapide, domano gli ultimi ciuffi e li nascondono dietro le orecchie. Silenzio, rotto solamente dalla sedia – ora libera dal mio peso – che stride sul pavimento.
«Un giorno o l’altro ti metteranno i piedi in testa, allora riderò.» sprezzante sogghigna davvero, si stacca dallo stipite e mi ammonisce puntandomi contro l’indice.
«Quanto sei melodrammatica.» ruoto gli occhi al cielo, uno sbuffo che abbandona le mie labbra «E poi non devo stare tutto il tempo appiccicata a loro, non sono mica la mamma.» sono ironica, ma mi fingo seria per farla tacere. In realtà c’è una persona che spero d’incontrare, ma non me lo lascio sfuggire. Non so se risponderà al mio invito, preferisco non pensarci, non voglio sfamare inutilmente le mie paranoie. Lo aspetterò, semplicemente.
«Sarà…» commenta lapidaria «E muoviti, altrimenti vedi come ti saltano addosso se non afferrano quelle dannate passaporte per le 17.00 spaccate.» mi punzecchia imperterrita, picchiettando addirittura sul polso a mimare un orologio invisibile.
«Ci sono.» quasi le grido contro, l’esasperazione è palpabile. Un respiro profondo «Prendo le ultime cose e arrivo, d’accordo?» aggiungo poi un po’ meno spazientita. Non posso dimenticare nulla, quindi faccio un accurato check mentale prima di indicarle l’uscita e raggiungere l’atrio principale assieme a lei.
«Se vuoi avviarti va pure, ci vediamo più tardi.» non aggiungo altro, non è mia intenzione costringerla a stare con chi non gradisce. Inoltre, sembrano tutti molto eccitati e più rumorosi del solito. I loro sguardi brillano, saltellano sul posto e non si fermano un secondo in preda all’euforia. Batto forte le mani per attirare l’attenzione dei presenti, chiedendo implicitamente di abbassare i toni e ascoltarmi «Dunque, manca qualcuno?» li conto uno ad uno chiamandoli per nome, nessun ritardatario «Bene, seguitemi.» l’aria fredda urta il petto, invade ed espande prepotentemente i polmoni. È piacevole come sensazione, rende viva ogni singola appendice del mio corpo. Me lo godo finché dura, il tempo di una breve passeggiata fino ad Hogsmeade. Mi avvicino alla prima passaporta libera, di fronte a Mielandia, imitata dagli altri. Manca poco all’attivazione, approfitto quindi per informarli degli effetti collaterali che un viaggio così comporta. Le mie parole però si perdono, una luce azzurra si accende, uno strappo allo stomaco e poi il vuoto.

********


L’atterraggio, come supponevo, è tutt’altro che morbido. Ormai ci sono abituata, infatti non vi do più importanza del necessario. Mi rialzo da terra, sistemo con le mani la gonna dell’abito e mi accerto che il resto della combriccola sia sana e salva. Non sono sgomenti anzi, cominciano a trotterellare qui e là vogliosi di esplorare, qualcuno rimane a bocca aperta quando uno dei Draghi fa sentire la potenza della sua voce. A stento riesco a fornirli le istruzioni per il ritorno, mi auguro che abbiano capito.
Un respiro profondo, ancora, è già il secondo.
Sono rimasta sola e libera – per il momento – dalle responsabilità, niente mi separa più dalla distesa ghiacciata. È lì, a pochi metri di distanza. Una distanza che non esito ad estinguere, fino a raggiungere il suo margine, dove scorgo degli ospiti già alle prese con i pattini incantati. Gli occhi, però, ne cercano frenetici uno ben preciso in mezzo alla folla, mentre le dita nervose rigirano senza tregua un rettangolino rigido e sottile. Scorrono i minuti, durante i quali mi alleno ad affrontare la delusione. Sto per arrendermi quando, finalmente, individuo la tua figura. Mi muovo tra i passanti, arrivando piano alle tue spalle. Non spaventarti «Quindi hai accettato la sfida?» ho un ampio sorriso sul volto, una carta da gioco che stringo tra il pollice e l’indice della destra. Ti sarà sicuramente familiare, d'altra parte me l'hai regalata tu: la Regina di Cuori.
«Giuro che la tua testa rimarrà al suo posto, tranquillo!» ci tengo a precisare, con un pizzico di divertimento ammetto. Niente labirinti straripanti di rose, niente cricket e minacce di morte, è una promessa. Ripongo ciò che ho adottato come segno distintivo, la mia firma per una sera. Faccio un ulteriore passo verso di te, il sorriso che si fa più timido. Sollevo la mancina – libera da orpelli –, lascio che carezzi la tua guancia. Scosto delicatamente un riccio ribelle dal tuo volto, ti osservo come un miraggio. Non ero sicura che venissi, non ti ho più visto per i corridoi, o nelle aree comuni della scuola per mesi. Non sapevo se e quando saresti tornato, ma ora sei qui e stai bene, non me lo sto immaginando. Tanto mi basta, è ciò che conta. Le braccia ricadono nuovamente lungo i fianchi, per poi allargarsi in un gesto colmo di calore «Mi sei mancato, tanto.» una sola e silenziosa richiesta, quella di un abbraccio.

code by Camille


Interazioni: Oliver :<31:

N.b: per i Tassini al primo anno, potete considerare Camille come accompagnatrice fino al luogo dell'evento. Vi ricordo di mettere una nota Off a riguardo, anche se lo accennate nel narrato!
 
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view post Posted on 30/12/2023, 15:51
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • Scheda • Ballo dei draghi

Diciamo che Lyvie non aveva mai avuto fortuna ai balli scolastici. L’evento era stato organizzato da diverso tempo e già dai primi momenti lei non aveva avuto alcuna voglia di parteciparvi. Non solo perché ormai associava i balli alla sua sfiga assoluta, ma anche perché questi le portavano inevitabilmente una sensazione di orribile solitudine. Per quanto l’idea dell’evento fosse gioiosa per alcuni, alla Serpina lasciava solamente l’amaro in bocca.
Non poté che ridursi praticamente all’ultimo. Sicuramente, se fosse rimasta a letto tra le mura del dormitorio verde-argento, se ne sarebbe pentita. La location del ballo fu il motivo principale per cui si preparò per la serata: l’isola di Hiort aspettava solo lei. Inutile dire che anche l’argomento draghi era estremamente interessante, per cui decise di darsi un pizzicotto sulla pancia e affrontare l’ennesimo ballo.
Aveva scelto cosa indossare praticamente il giorno prima dell’evento, decidendo di virare - come suo solito - per un outfit fuori dagli schemi. Tuttavia, si sentì a modo suo davvero elegante. Si girò e rigirò più volte davanti allo specchio, controllando che tutto fosse in ordine, dalle corna ai tacchi - che la slanciavano di parecchio -. Non era molto certa della lunghezza delle unghie che aveva scelto di applicare per quella sera, ma ormai era fatta: era pronta.
Si recò al di fuori del castello per avviarsi verso la passaporta che l’avrebbe portata al ballo. Era sola, ma non lo sarebbe stata per molto. L’idea di prendere quel mezzo di trasporto le faceva venire la nausea, ma doveva farcela: non poteva tardare. Intravide l’uovo di drago illuminarsi man mano che vi si avvicinava e, in uno squarcio temporale che le fece girare le budella, eccola arrivata: l’isola di Hiort e, tra le sue nuvole sparse, una dozzina di draghi veri e adulti che volavano sopra la sua testa. Era uno spettacolo mozzafiato, che da solo bastò a non farla pentire di essere lì.
Improvvisamente, infatti, si sentì a suo agio. Quanto sarebbe durato?
Ghiaccio, montagne e coste. C’erano milioni di cose da vedere e troppo poco tempo per farlo. Ora, il ballo finì quasi in secondo piano. Ciò che spiccava al centro dei tendoni e delle bancarelle, ognuno a tema in base alla tipologia di drago, era proprio la pista di pattinaggio sul ghiaccio. Fremeva dalla voglia di provare, di esplorare e di fare nuove esperienze. Ma, prima di dare il via alle danze, sapeva di dover attendere la sua controparte.
Invitarla era stato impulsivo, forse a tratti sciocco. Si conoscevano appena, forse a tratti era affrettato. Eppure, qual era il miglior modo per approfondire una conoscenza, se non al ballo scolastico?
Era un appuntamento? Ma certo che no.
Aveva mandato un gufo a Helena proprio il giorno prima, di fretta e furia: la lettera non lasciava molta possibilità di scelta alla Tassina.

“Incontriamoci al ballo.
Lyvie”



Eccoci!
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view post Posted on 30/12/2023, 16:40
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«Perché la maschera?»
Iris, mia sorella, mi osserva da sotto in su con quei suoi profondi occhi marroni alla debole luce dei lampioni sparsi sulla via principale di Hogsmeade. Non ha detto una parola da quando ci siamo trovate, per puro caso, nei sotterranei e, probabilmente, quella domanda le stava frullando per la testa da allora.
«E’ un ornamento come un altro.» ribatto distrattamente, facendo passare avanti alcuni studenti del secondo anno affinché usufriscano delle Passaporte. A volte dimentico quanto sia cresciuta sotto i miei occhi, senza che me ne accorgessi davvero, e che - presto per la prima volta in assoluto e definitivamente - non vivremo più sotto lo stesso tetto.
«Ma ti nasconde il viso!» mi fa eco, raddrizzando le spalle ornate di finte scaglie di drago. Il suo abito verde smeraldo è piuttosto bello, anche se semplice, e le dona un’aria quasi regale. Tra noi, solo Iris ha il dono di far sembrare un sacco di patate un abito di alta sartoria, ma quello che indossa stasera lo è davvero: riesco a vedere il tocco della nostra sarta di fiducia e sorrido pensando a quanta creatività possa contenere la mente di una sola persona.
«Il punto è proprio questo, tesoro.» ammicco a mia sorella, mentre guido la sua mano e la mia a sfiorare l’uovo di drago che ci porterà a Hirta.

Mi accorgo della temperatura fredda solo dopo che lo strappo all’altezza dell’ombelico mi provoca una leggera nausea e mi ricordo, per l’ennesima volta, che detesto le Passaporte. Sostengo Iris stringendole il gomito, prevenendo una sua rovinosa caduta a terra. Orgogliosa com’è, mia sorella mi guarda indispettita per il solo fatto che sia riuscita a immaginare il suo arrivo sull’isola e si avvia ai tendoni da sola, senza nemmeno salutare, per aggiungersi a un gruppetto di compagne.
Mi faccio lesta da parte, per paura di intralciare i viaggiatori del turno successivo, e mi arrischio ad osservare il cielo sopra di me: una dozzina di draghi vola e gioca nell’aria, forse chiedendosi che cosa ci facciano tante persone riunite nello stesso posto alla loro presenza. Uno di loro, forse confondendoci per un lauto pasto, emette una fiammata improvvisa che, però, non fa altro che riscaldare l’atmosfera. Al contatto con la fiamma, una barriera protettiva infrange l’effetto distruttivo del fuoco, ma permette il passaggio del suo calore. E’ geniale, penso, mentre muovo i primi passi seguendo la massa.

Mi piace pensare che la maschera di metallo a scaglie sia un modo per rendere omaggio al drago dal quale ho preso ispirazione, ma la verità è che questo evento sarà forse il mio ultimo come studente e vorrei viverlo senza dovermi preoccupare delle mie azioni. In un certo senso, dunque, Iris aveva ragione: la maschera mi copre il volto e cela la mia identità, ma non sono stata del tutto ingenerosa con chi mi veda. Avrei potuto tingermi i capelli, ad esempio, oppure nascondere la piccola voglia a forma di mezzaluna sulla spalla sinistra che, eccezionalmente, risulta scoperta. Mi chiedo anche, mentre cammino lentamente per godere del paesaggio e delle attrazioni, se non sia il desiderio di spingermi oltre le mere conoscenze scolastiche ad avermi spinta in questa direzione di stile. Non ha nulla a che vedere, quindi, con la mia personalità o la mia storia: è solo un modo come un altro per farmi spazio nel mondo. Alla prima occasione la maschera calerà e la magia dell’ignoto sarà svelata; per il momento, però, continuerò ad indossarla girovagando e curiosando.
Questo, almeno di solito, mi riesce benissimo.
hoJugJK

THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL | outfit



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Thalia si sta avvicinando ai tendoni per ammirare i draghi (anche se ancora non sa cosa l'attende).
Chiunque voglia unirsi al giro si accomodi!
 
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view post Posted on 31/12/2023, 13:05
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«Guarda quanto cazzo sei bello» Camillo era preda di uno di quei deliri di onnipotenza tutti suoi, in cui da bravo stilista qual era ci aveva dato dentro con le trasfigurazioni. C’era un po’ di magia ed un po’ di arte – quella convenzionale – in ciò che aveva combinato, ma il suo mestiere era fatto per coniugare alla perfezione anche due mondi così distanti l’uno dall’altro. Alexander ne era uscito bello come il sole. Gli aveva indicato lo specchio del bagno di quel locale in cui si erano rintanati, perché potesse bearsi della sua immagine. Drago bianco occhi blu. Questo era il tema che gli era stato imposto e lui si era sbizzarrito.
Ora il suo Sandro se ne stava lì, mezzo nudo – perché gli aveva chiesto di spogliarsi – con un bel paio di corna che sbucavano dalla testolina bionda ed un braccio ricoperto di scaglie. Ornamenti candidi, che sotto la luce calda assumevano il colore dell’avorio, e che ben presto sarebbero mutati ancora ed ancora, per catturare con leggerezza le sfumature dei paesaggi e dei luoghi che avrebbero visitato. Ma il colore di fondo, quel bianco che sapeva macchiarsi senza mai perdere la sua purezza, rimaneva il medesimo. Un tratto distintivo che si sposava con l’incarnato pallido dell’amico.
Camillo gli era sbucato da dietro le spalle, porgendogli un paio di pantaloni da sera che aveva modificato personalmente. Anch’essi bianchi, di un tessuto a tratti trasparente e con delle decorazioni floreali.
Nonostante le apparenze, Lex non era uno di quei draghi minacciosi che sputavano fuoco e fiamme, mostrando zanne e artigli per crogiolarsi nella loro potenza ancestrale, beandosi della loro forza bruta e del terrore che essa generava. Lui era un peluche, era dolce, ed il fatto che fosse così bello – nel corpo, come nell’anima – era la sua vera forza. Alcuni dettagli erano pensati anche per mettere in risalto quel lato di lui che pochi conoscevano, ma che ben presto avrebbero potuto ammirare.
Per il resto si era arrangiato.
«Avanti, mettiteli. Io mi preparo il drappo». Gli aveva detto, imperativo e con un sorrisetto malizioso, mentre si sfilava la felpa per trasformarla in un arazzo dai colori del rosso e dell’oro.
Il corpo di Camillo era segnato dall’inchiostro, uno di quelli che non passava sotto la pelle – Lex era abbastanza imbrattato già per entrambi –, ma che una volta posatosi su di essa, vi sarebbe rimasto per un po’.
In quel caso non era stato lui l’artista, ma un tizio gli doveva un favore e ne aveva approfittato. E così, sparse sporadicamente qua e là, c’erano delle raffigurazioni draconiche che prendevano a mani piene dalla mitologia cinese. Lui, vestendosi per la festa, si era ispirato al Petardo Cinese che già in precedenza aveva adottato.
Immancabile il braccio, il sinistro, gemello a quello di Lex, che portava i colori dell’impero di Xi sulle sue scaglie.
Camillo gettò un’occhiata all’orologio, quello sotto cui era piazzato uno scarabocchio poco educato. Era ora.
Raccolse i tre guinzagli, appendendoseli sulle spalle, e sbirciò suo fratello, nato da madre diversa ma dal medesimo postino. Bono da paura.
Facendo sbucare la mancina dall’ampio tessuto decorato, allungò gli artigli verso di lui, invitandolo ad aggrapparsi. Salice pronto nella destra.
«Pronto quando vuoi» Gli aveva confermato, sorridente. Un salto nel vuoto per arrivare alla passaporta ad Hogsmeade, poi da lì avrebbero raggiunto l’isola che ospitava l’evento.

«Allora, a me fai, uhhhh… un bicchiere di cartoncino con una cola zero, ghiaccio e una fetta di limone». Il drago guardò Camillo e Camillo guardò il drago. Era una scena surreale. Pareva che allo stesso tempo quella fosse stata l’interazione più strana e quella meno strana della giornata, per entrambi. Un mix letale di assurdità e disinvoltura che nessuno avrebbe desiderato sviscerare, dando per scontato che le cose dovevano andare per forza così, senza star lì a filosofeggiare. Poi Breendbergh guardò il biondino.
«Tu hai qualche richiesta per Mr. Dracotiello?» Domandò, invitandolo ad esprimere le sue volontà alla statua volante. Ne aveva viste di ogni, da bambino si sarebbe gasato come una sprite per un gargollo, adesso invece gli scivolava un po’ tutto addosso.
Al suo fianco, letteralmente legati con i rispettivi collari, tre Sant’Umberti dal carattere mansueto, se ne stavano seduti in attesa. Si guardavano intorno annusando l’aria, facendo pigramente esperienza di un mondo che li aveva appena accolti. Pane, Burro e Marmellata.
Burro era l’unico a pelo scuro, gli altri due davano piú sul classico castano che contraddistingueva i bloodhounds. Cani molecolari, il perché si sarebbe scoperto a breve.
Quando Alexander ordinò, l’Ex tassorosso lasciò sporgere dal mantello in cui si era imbacuccato il braccio sano, facendo ciao ciao con la manina alla creatura. Attendeva impaziente il suo ritorno, mentre come le sue tre fiere si guardava un po’ spaesato attorno.
Gli avessero chiesto di indicare su un mappamondo dove si trovava, avrebbe risposto sputando nell’occhio di chi gli aveva posto quella domanda. Ma quel luogo era incantevole, così come tutto ciò che vi era stato imbastito.
Sicuramente, si disse, avrebbe visitato il padiglione-tenda del suo Petardo Cinese, domandando notizie su come stava Pisellino. Poi c’erano – aveva origliato – dei mercatini.
«Hai qualche tappa che ci tieni a fare subito?» Chiese a Lex, un po’ sovrappensiero, mentre si perdeva in collegamenti mentali tutti suoi.
«Altrimenti ti porto a conoscere un po’ di gente». Tornò a guardare lo spilungone, con gli occhi che brillavano come quando pianificava attentati. Sapeva quanto suo fratello ci tenesse a conoscere i suoi amici, o in generale chi aveva riempito la sua vita in quegli anni di vuoto che avevano scandito la reciproca assenza. I balli erano un’occasione perfetta, ci si trovava il chiunque, specialmente quando erano ad ingresso libero. Amici, nemici, parenti, estranei, creature e via discorrendo.
Gli veniva da ridere quando pensava che Rocky gli aveva detto che non li avrebbe accompagnati, perché aveva di meglio da fare. Gli veniva da ridere perché probabilmente era vero. Senza nulla togliere alla festa, si intende. Sembrava di stare in una fiaba.



INTERAZIONI: Lex
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view post Posted on 31/12/2023, 15:13
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Allora è questo che significa essere un mago. E' il primo pensiero di Lex che - guardando allo specchio la meraviglia della creazione di Camillo - resta senza parole.
Si sfiora il polso squamato, fa tintinnare le scaglie scheggiandole con i polpastrelli. Poi continua, risale la spalla, si ferma lungo le formazioni ossee. Ed è così perfetta che non ha neppure la traccia del peso che dovrebbe avere. E sorride. Sorride anche quando, maliziosamente, alza gli occhi per guardarsi le corna. Ne vede appena la punta, ma quelle che sono riflesse allo specchio sono la perfezione.
Ed il sorrido diventa velocemente una risata, quando Camillo gli sbuca di nuovo alle spalle. «Cazzo-...» riesce a dire, a metà tra dolcezza e stupore. Perché questo sapeva solo riempirgli il cuore, far palpitare il sangue delle ginocchia alle tempie e poi giù di nuovo fino alla punta dei piedi.
Aveva espresso un solo desiderio a Camillo: "fai di me il drago che sarei" e per quanto sia un gioco, a volte anche stupido, il fondo di verità c'è sempre. O almeno, per Lex c'è. Nel farsi appena più vicino, può vedere come le iridi chiare si incastrino alla perfezione. E' lui, il drago bianco occhi blu con cui giocava da bambino. Certo se le carte di Yu-Gi-Oh avessero preso vita sarebbe stato più felice, ma la sua immaginazione valeva, e vale, per mille.
Risponde mordendosi il labbro per gioco, quando Camillo lo invita a mettersi quelle braghe che completano l'abito su misura. Trattiene la sciocca idea che siano state più le volte in cui qualcuno gli ha chiesto di svestirsi, piuttosto che il contrario, ma con l'Olandese non c'è mai niente da dar per scontato.
Se li infila veloce, rapito nell'allacciare i bottoni.
Nonostante quanto si pensi, Lex ne aveva visti di balli, solo meno fantasiosi. Non era mai stato Re di un ballo, o sovrano di qualcosa, però ricorda bevute epiche ed ammucchiate spettacolari.
Ogni pensiero si placa quando nel suo stesso specchio, si fa largo l'immagine di Camillo. Dio, se dovessi descriverlo direi che Lex stava per vivere una-... un bellissimo momento, si. «Mio Imperatore» lo accoglie con un inchino divertito. Che Camillo sia incredibilmente bello anche sotto queste draconiche spoglie è palese nel brillio sinistro degli occhi di Lex. Un drago ha sempre fame.
Pronto quando vuoi. Gli prende la mano «Pronto adesso».

Due salti ed un paesaggio fiabesco dopo, ecco i due briganti olandesi alle prese con la prima ordinazione. Lex lascia fare a Camillo la prima mossa, giusto perché c'è talmente tanto da vedere intorno a sé che non sa prestare attenzione ad una cosa sola.
E' sempre così: alle feste, nei locali, prima deve farsi accogliere da caos ed euforia e dopo, beh... dopo è pronto.
Al drago si rivolge con un sorriso, ci pensa su, un'occhiata veloce e ok, non ci ha pensato. Ordina «Un Fly Me Up», dopo aver distrattamente letto che c'è del Rum dentro.
Allunga la mano sana verso Marmellata, quella bestiona docile a cui gratta il musino con le dita. Gli piace come il canetto sollevi di più il tartufo e socchiuda gli occhi in piena goduria. «Ah, la vecchia e nota sobrietà inglese» mormora verso l'amico, infila tra le parole il tono di un barone sul lastrico. Non che abbia qualcosa contro gli inglesi, ma certo Hogwarts inneggia allo sfarzo senza alcuna parsimonia. Lex in ogni caso non può lamentarsene ora che con immensa gioia ha trasformato se stesso in un erede draconico. «Però questo posto è una bomba» Ammette, tornando a guardare il contesto popolarsi di persone libere. Meravigliosamente libere di fare ciò che più volevano, di esprimersi nel più intimo dei modi.
Ma torna sull'attenti, bicchiere alla mano che ancora non beve. Gli occhi si fanno improvvisamente più grandi, il loro azzurro, più intenso. Gli amici di Camillo, i suoi compagni di classe. Erano tutte le persone che Lex avrebbe potuto conoscere se Loreen ed Hans non avessero scazzato dodici anni prima. «Mh?Oh...Aspetta-» gli chiude le labbra con un dito, quale che sia non importa. Fa tintinnare il suo bicchiere con quello di Millo, e si scola il contenuto liberando l'amico dalla sua presa. «Ok, fammi conoscere le bestiole con cui sei cresciuto» sogghigna, mai pronto.

Certo, peccato che al primo passo due possenti ali bianche e squamate gli spuntino dalla schiena. All'improvviso è come avere sei arti, tutti governabili splendidamente. Ops.

Interazione: Camillo

 
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«Sensuale». Lo shh con il dito, il brindisi. Camillo squadrò Lex dalla punta delle corna a quella dei piedi e poi di nuovo su, al contrario. Una rapida occhiata dopo cin cin per capire quanto fosse pronto. Sì, perché dal momento in cui avessero iniziato a spostarsi, avrebbe messo in moto la macchina dell’imbarazzo. Pace all’anima di Adeline Walker, che era stata avvertita con largo anticipo, e nonostante avesse voluto mettere qualche regola e paletto, per rendere tanto equa quanto divertente la caccia, lui già stava barando, giusto un pizzico. Donna avvisata… non che ci potesse fare qualcosa.
Il Diavolo aveva scorto nel tumulto umano un visino noto e immediatamente il suo sguardo era esploso, come uno di quei pacchi che il vecchio Ted Kaczynski amava inviare per posta. Pace all’anima anche sua, l’ultima volta che lo aveva nominato era morto (storia vera). La vibe generale un po’ era quella: il terrore manifesto che stava per abbattersi su una vittima ignara. Sola soletta, povera piccola ed al contempo la persona perfetta da cui cominciare.
«Questa ti piacer-» Mentre l’altro era già partito, Breendbergh non aveva potuto fare a meno di notare le due ali bianche che gli erano spuntate dalle scapole.
Pane, Burro e Marmellata sull’attenti, con le orecchie alzate e lo sguardo perplesso.
«Ok, non sono opera mia, te lo dico! Dai andiamo». Aveva commentato, lanciando un occhiolino al Sexy Sandro, che ora pareva uscito da uno di quei videogames un po’ troppo thirsty, mirati a succhiare l’anima ed il portafoglio degli over quaranta single o dei marmocchi con l’accesso alla carta di credito di mamma e papà.
Uno schiocco con la lingua e anche le tre fiere si erano messe in moto, legate al fianco del loro padrone zampettavano mantenendo il suo passo, senza strattonarlo e senza farsi trascinare. Camillo si era piegato per passare rapidamente sotto una delle ali del suo fratm, così da precederlo.
Poche falcate li separavano dal loro obiettivo.
Bacchetta alla mano, bibita nell’altra, Camillo aveva lanciato un sortilegio non verbale dentro il drappo, ispirato nel suo atto creativo dall’outfit della serpeverde che stava puntando. Poi aveva riposto la bacchetta nella tasca interna e si era scambiato nuovamente di mano la bibita.

«Lyvie!». Giunti sul posto, Camillo aveva sorriso alla serpina. Non avevano mai interagito direttamente durante i suoi anni a scuola, ma a seguito di una mezza overdose, aveva decretato che era sua sorella. Punto. Non avrebbe saputo dire se era la droga ad avergli parlato quella volta oppure il destino, se ci fosse lo zampino della Divinazione o quello di Aziz (il farmacista vicino a casa dei suoi), fatto stava che aveva accolto il dogma senza discutere, anche perché c’era poco da discutere.
«Sei bellissima» Le aveva detto, con un tono che esaltava quanto sentito fosse il complimento, eliminando ogni possibile sottinteso o secondo fine. Era bella e basta, voleva che lo sapesse.
«Tieni, è per te». Così, senza motivo, si era coperto il braccio sano e la sua coca cola zero con il drappo, lasciando uscire dalla mantella l’arto adornato di scaglie rosse e orpelli dorati. Nel palmo della mano rivolto all’insù un drago barbuto nano. Nero come la pece, con tanti piccoli dettagli colorati a tempestare le sue squame, macchioline dalle tonalità brillanti e piccole sfumature allegre spennellate qua e là. Non ne esistevano così in natura, ma di naturale in quel musetto adorabile c’era ben poco. Un cucciolono, ancora.
«Non ha ancora un nome, ma sono sicuro che ti verrà in mente qualcosa di adatto». Aggiunse, sollevandolo un altro po’ per invitarla a prenderlo. Quando l’aveva creato, l’aveva fatto con un sincero affetto e con curiosità, cosa che sapeva avrebbe influenzato il carattere della bestiola. Ora il draghetto guardava la signorina Synfenir, con la magia dell’imprinting ad addolcirgli lo sguardo, arrampicandosi piano sulle dita draconiche che lo sorreggevano per avvicinarsi a lei.
«Lui è Lex. Lex, lei è mia sorella, Lyvie». Una volta raccolto il signorinello – se non lo avesse fatto di sua spontanea volontà, glielo avrebbe lanciato – Camillo avrebbe indicato Alexander per fare le dovute presentazioni. Poi avrebbe volto il capo in sua direzione, mentre un neurone riemergeva dall’etere come una candela nelle tenebre. «Uh, il che la rende, per estensione, anche tua sorella».
Sorrise nuovamente a Lex, poi a Lyvie, lanciandole un’occhiata d’intesa.
Con l’indice, come nulla fosse, puntò poi i tre Sant’Umberti, uno per uno. «Pane, Burro e Marmellata».
Si erano seduti, pazienti, e guardavano la ragazza come se si aspettassero un biscotto o delle coccole, o chissà cosa gli passava per la testa. Erano al contempo adulti e nuovi di zecca.
«Senti ma, per caso hai visto mia moglie?» Chiese, dando il via alle danze. Portò la mano ad un metro e quarantacinque di altezza all’incirca, per sottolineare che fosse una nanerottola.
«È alta piú o meno così, senza tacchi. Bionda, sicuramente avrà messo un vestito blu o azzurro. Ti suona qualche campanella?». Domandò curioso.
«Ah, è un po’ esagitata, fischietta spesso e non ci sa proprio camminare sui tacchi, ti insegna pozioni». Aggiunse poi – inventandosi qualcosa sì e qualcosa no –, come se fossero dettagli egualmente rilevanti, con tutta la nonchalance che riusciva a tirar fuori dal cilindro.
Si sistemò di nuovo la tovaglia e lasciò emergere il braccio sano, coprendo l’altro. Poi prese un sorso della sua cola, lasciando che la trama si sviluppasse da sé.
Deliziosa, comunque, come se l’avessero appena munta direttamente dalla creatura. Forse c’era troppo ghiaccio, ma poco gli importava.



INTERAZIONI: Lex, Lyvie
MENZIONI: Adeline, Ted



Edited by Camomillo - 9/1/2024, 09:38
 
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Mi sento addosso lo sguardo di mia nonna fin da quando eravamo ancora a Hogsmeade. Il fatto che abbia accettato di raggiungere con lei l’isola di Hiort, non le arroga il diritto di starmi così accollata. Pensavo di averlo reso chiaro, quando le ho specificamente detto che sono costretto a partecipare all’evento solo ed esclusivamente per via della spilla da Prefetto, dato che l’occasione è stata congiunta al ballo per la coppa delle case che, comunque, non abbiamo vinto nemmeno questa volta; invece, mi si è pure messa sotto braccio. Devo rendere grazie al potere del whisky incendiario per avermi reso così accondiscendente.
Però inizia a darmi sui nervi.
Sei hai qualcosa da dire, dilla. O smettila di fissarmi. - esordisco, mentre cerco di mettere a fuoco la baia che si staglia davanti a noi. Mi sembra di essere diventato improvvisamente miope; mi sa che anche questo è per via dell’incendiario. Ma ci sta: il whisky dà, il whisky toglie.
Sono solo molto sorpresa. Sei… Così delicato. Mi aspettavo un look più trasgressivo.
Mi volto a osservare il suo outfit: un tailleur nero, giacca di pelle foderata da scaglie di drago sulle spalline così tanto anni ’80 da fare ribrezzo.
Perché dovrei voler somigliare a un drago?
Forse per il tema?
Tsk. Fa anche l'ironica.
Abbasso lo sguardo su di me. Forse avrei potuto impegnarmi di più, ma non ne avevo la minima voglia.
Rendo omaggio allo stile dei cavalieri. Ha più senso.
Se i cavalieri vestissero così, finirebbero bruciati in un secondo. Non ha alcun senso.
Boh, forse ha ragione, di sicuro ne sa più di me. Ma nelle storie fantasy babbane, più o meno così vengono descritti gli abiti da cerimonia dei cavalieri di drago.
Comunque, oh: non me ne può fregar di meno. E non ribatto.
Vedo delle persone nei pressi avvicinarsi a un finto drago animato, di cui associo i movimenti poco realistici all’animatronics dei Gremlins, e dirigo il passo verso uno di essi. Elargiscono bevande e cibo.
Fermo restando che non mi fido più dei generi alimentari magici da quando mi ritrovai a ballare la tarantella di nascosto da sguardi indiscreti e, ovviamente, contro la mia volontà, per aver bevuto un cocktail per la sola golosità della presenza di essenza di mirtillo, sento il bisogno di nutrire la mia soglia di sopportazione. Benzina per la mia tollerabilità.
Forse Lilien dice qualcosa, forse no; non me ne curo e affretto il passo verso uno di quei draghi.
Due whisky incendiario.
Io non voglio-
Sono entrambi per me.
Mi sento di nuovo addosso lo sguardo di mia nonna, stavolta carico di biasimo. Sebbene la mia attenzione sia rivolta ai due bicchieri sul vassoio, posso percepire la sua presenza, ancora avvinghiata al mio braccio, gonfiarsi di pura frustrazione. Con la coda degli occhi, la vedo proprio inalare aria come un gabbiano sul punto di esternare il suo miglior grido di battaglia. So cosa sta pensando: che ha bisogno che non la faccia sfigurare e che, anzi, dovrei farle fare bella figura.
E se Serpeverde vincesse la coppa? Non dovresti tenerti lucido? Abbi almeno un briciolo di dignità.
I suoi toni sprezzanti non mi tangono. e faccio giusto in tempo a mandare giù uno dei due bicchieri, prima di scoppiare a ridere.
Non c’è verso che Serpeverde abbia vinto la coppa delle case. Al massimo, non arriviamo quarti.
Poso il primo bicchiere vuoto e mi preparo a mandare giù il secondo, ma la sua mano destra si posa sul bordo; se non è il gesto a impedirmi di bere, credo speri nella conseguenza germofobica. Ma, cazzo, ho smesso di essere lucido al quarto bicchiere al Testa di Porco. Potrei leccarle il palmo senza battere ciglio, in questo momento. Me ne pentirei da sobrio? Assolutamente sì. Ma qual è il mantra della serata? Che non me ne frega un cazzo. E varrà almeno finché l’alcool continuerà a circolarmi in corpo.
Sai almeno che tipo di drago adottare?
Non frequento cura delle creature, non ho la minima idea di quali siano le caratteristiche dei draghi. Sceglierò per istinto.
Con un gesto di stizza, approfittando del momento di concentrazione su un dialogo senza né capo né coda, riesco a sfilare il bicchiere da sotto la sua mano. Un po’ sorprende anche me che riesca a berne il contenuto senza schifarmi del suo tocco, ma spero di ricordare negli anni a venire l’assoluto sconvolgimento che leggo nelle sue iridi.
Facciamo un giro, allora. Se sei ancora in grado di deambulare.
Lo spero o dovrai trovarti un altro bastone per la tua vecchiaia. - ribatto, totalmente noncurante, ammiccando al suo braccio sinistro ancora avvinghiato al mio destro come se ne andasse della sua sopravvivenza. La mano, sigillita nella tasca dei pantaloni per tenere il braccio in una postura che mi risulti quantomeno comoda, sta iniziando a sudare come se fosse luglio.
Ciononostante, resisto. Mandato giù quell’ennesimo bicchiere di whisky incendiario, ignoro l’impulso di ordinarne un altro - principalmente per via dell’esofago in fiamme - e mi incammino con mia nonna tra i tendoni.
La sua ingombrante aura al mio fianco ha, in qualche modo, riempito campo visivo e soglia d’attenzione in quei primi minuti di arrivo sull’isola, ma quando riprendiamo a camminare e ci avviciniamo ai primi tendoni, un barlume di lucidità mi sferza il viso.
Scuri, colorati, mastodontici… Una mezza dozzina di draghi vola a una ventina di metri sopra la mia testa e mai prima d'ora avevo immaginato di poter assistere a una simile danza. È qualcosa di magnifico. Così etereo da lasciarmi con la bocca aperta e il torcicollo.
Mia nonna, invece, che evidentemente c’ha fatto l’abitudine nel corso degli anni, sogghigna soddisfatta; nemmeno si trattasse dei suoi figli.
Sono belli, vero? Se consenti, secondo me il Grugnocorto-
È il suono della sua voce a costringermi a raddrizzare il collo per poterla guardare mentre mi rivolge di nuovo parola, ma il mio sguardo e la mia attenzione finiscono per posarsi oltre la sua figura. Nel vedere la chioma rossa e quel… Beh, diciamo che anche vedendola di spalle riesco a metterla a fuoco, mi accorgo di aver appena trovato un’ancora di salvezza. Merlino solo sa quando Megan riuscirà a raggiungermi, ma non ho alcuna intenzione di rischiare di restare incastrato fino a quel momento.
Sì, certo. Ora, se vuoi scusarmi. - esordisco, iniziando a sgrovigliare via il suo braccio dal mio. Avrei doveri da Prefetto da svolgere. Raggiungere i Caposcuola… Fare cose… Parlare di… cose. La scuola…
La vedo con la coda degli occhi che mi sta studiando, perché sto palesemente campando una scusa pur di allontanarmi da lei, ma poi segue la direzione del mio sguardo e Dio solo sa che cazzo le frulla per la testa. Ma annuisce e tanto mi basta.
Va bene. Fai le tue cose, ma mi aspetto che passi a salutare Cyrus.
Certo, più tardi. Chi cazzo è Cyrus?
Tenendo lo sguardo puntato sulla mia ancora di salvezza, annuisco a mia nonna e la supero senza ulteriori indugi.
Mi incammino verso la mia meta, voltandomi con discrezione a controllare se Lilien mi stia seguendo con lo sguardo un paio di volte e, sì, vuole assicurarsi che non l’abbia raggirata. Non è particolarmente svelta, ma è comunque abbastanza scaltra da capire che le bugie di un ubriaco che non sa mentire nemmeno da sobrio non reggono bene.
Peccato per lei che io sappia come cogliere al volo le opportunità per montarci sopra delle stronzate epocali.
Vuoi una sigaretta? - esordisco, sbucando alle spalle della Caposcuola Tassorosso. Solo tenendomi a distanza ravvicinata mi accorgo della sua maschera… Forse non voleva essere disturbata. Nel dubbio, distendo le labbra in un mesto sorriso, tanto per chiarire che non ho brutte intenzioni.

Menzioni: Meganina
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Sto cercando di trovare la quadra in ciò che vedo, mentre con calma sto per raggiungere il primo tendone: non mi ero resa conto che il servizio bar fosse “libero” e che, soprattutto, fossero dei draghi - erano veri? - a servire le bevande per l’occasione. Ogni volta mi convincevo di averle viste tutte, di aver toccato con mano la stranezza del mio mondo intendo, ma in ciascuna occasione finivo sempre per dovermi ricredere.
Questa volta non faceva assolutamente alcuna eccezione.

Cerco quindi di riacquistare sicurezza nel passo, mentre mi accingo a prendere qualcosa che mi sciolga il nodo alla gola: all’improvviso mi sembra di essere un pesce fuor d’acqua e non ne colgo la motivazione. Nelle ultime settimane le cose sono andate meglio, gli attacchi di panico non si sono più verificati con la stessa intensità dei primi tempi e sospetto che parte della soluzione sia aver appianato - non so per quanto tempo durerà - la mia divergenza con Nieve. Forse, quella nostra per quanto precaria tregua sta avendo gli effetti desiderati, almeno per me.
Non mi illudo che la strada imboccata sia quella che metterà il punto alla situazione, ma qualche puntino di sospensione sarebbe estremamente gradito: svegliarmi ogni mattina con l’ansia sociale non mi fa bene e, soprattutto, non mi aiuta ad affrontare la vita al di fuori del letto. Di solito mi servo di abbondanti dosi di camomilla e altre tisane per distendere i nervi, ma qualcosa mi dice che qui non troverò prelibatezze del genere; non mi resta che avvicinare un drago - la sola idea mi inquieta a dir poco per la sua stranezza - e farmi servire qualcosa di forte. Mi guardo intorno e mi rendo conto che lo spazio non è ancora carico di ospiti e che, forse, posso ritardare ancora un po’ la mia panacea con buona grazia della mia lucidità e ancor più del mio fegato.

«Vuoi una sigaretta?»

Istintivamente mi irrigidisco, ma mi rilasso subito quando mi volto ad incrociare lo sguardo di Draven Shaw. I tratti del suo viso sono arricciati in un sorriso mesto, quasi di scuse mi pare, per aver interrotto la mia delirante sequenza di pensieri. Gli sorrido di rimando, ma mi rendo conto con qualche secondo di ritardo che l’espressione lieta non può che essere vista di sfuggita a causa della maschera che indosso.
«Una sigaretta no, qualcosa da bere piuttosto…» la mia voce suona leggermente ovattata a causa del metallo e mi accorgo spiacevolmente di un prurito fastidioso alla nuca. Con disinvoltura sfioro con le dita il nastro della maschera e, nel farlo, mi rendo conto di essere osservata da una donna in abito scuro, decisamente aggressiva nello stile quanto la sua età non lo permetterebbe. Più che osservare me, in realtà, è Draven l’oggetto del suo interesse e la cosa mi stupisce e incuriosisce insieme. D’altra parte io e Shaw non siamo per i convenevoli e tantomeno per le confidenze. Continuerò a chiedermi dove sia finita la sua dolce metà, poiché - se sapesse che cosa intendo fare - la suddetta metà deciderebbe di accecarmi o menomarmi permanentemente. Decido quindi di prendere il toro per le corna e affidarmi al mio vecchio, insulso istinto per capire in quale misura io c’entri davvero con i piani del ragazzo. Nel silenzio breve che cala tra noi cerco di fargli notare la signora alle nostre spalle col solo ausilio dello sguardo e mi pronuncio con aria innocua, sebbene mi senta lontana anni luce dall'esserlo.
«Posso?» il mio braccio nudo si solleva lievemente, ad indicare il desiderio di allacciarsi al suo «Queste scarpe sono una tortura e vorrei davvero qualcosa da bere.» confesso mostrandogliele e sollevando l’orlo dell’abito. Il tacco non è vertiginoso, ma lascia comunque a desiderare in una location come questa. Se cogliesse la palla al balzo saprei di aver fatto centro e di averlo salvato, per la seconda volta da che ci conosciamo, dall’ansia di trovarsi in una situazione scomoda abbastanza da indurlo a parlare con me. A pensarci bene, per i nostri standard questa non è di certo la conversazione più strana che abbiamo avuto finora, ma sono disposta a ricredermi qualora dovesse rifiutarmi una gentilezza tanto innocente.



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view post Posted on 3/1/2024, 20:26
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • Scheda • Ballo dei draghi

Le attese un po’ la snervavano. Sapeva che avrebbe dovuto aspettare Helena, perché non c’era modo che la ragazzina potesse arrivare per conto suo. Forse era stata trattenuta? O forse era Lyvie a essere troppo in anticipo?
Man mano l’evento cominciava a popolarsi, per il momento di visi che non conosceva affatto. La sensazione di disagio cresceva sempre di più. Normalmente, avrebbe armortizzato l’ansia con un giro generale dell’evento, magari spendendo qualche galeone ma, stavolta, non poteva. L’educazione galante che si era imposta le impediva di muoversi, erano solo gli occhi a spostarsi di qua e di là in cerca di stimoli. Qualsiasi cosa che riuscisse a far passare il tempo più velocemente.
A interessarla particolarmente erano i tendoni a tema, che non vedeva l’ora di esplorare. Aveva già adottato in passato un drago, per cui ora il tendone della famiglia circense aspettava solo lei. Sarebbe stata probabilmente la seconda meta che avrebbe proposto alla Tassina, una volta arrivata. Prima, doveva vuotare un po’ il proprio portafogli.
Lo sguardo della Serpina si perse nella pista di pattinaggio a un paio di metri di distanza dalla sua stessa figura, quando una voce per poco non la fece sobbalzare dalla sorpresa. Una voce a cui vagamente associò a un viso, che però sembrò conoscere il suo nome. Spostò le iridi verdi su Camillo che, col suo avvicinamento, la colse totalmente alla sprovvista.
Sorrise un po’ nervosamente, anche perché i due - effettivamente - non avevano mai avuto mezza conversazione. A stento ricordava il suo viso, il suo sguardo, il suo sorriso. Erano passati anni dal loro ultimo, diretto incontro. E, all’improvviso, eccoli consanguinei. Chi se lo sarebbe mai aspettato?
Meglio lui che Kyros.
C’era un ragazzo assieme a lui, ma non riuscì proprio a capire chi fosse. Alternò per un attimo lo sguardo tra i due, notando le differenze di outfit che stavano d’incanto sia a uno che all’altro. Fu il complimento di Camillo a colorarle le orecchie appuntite di un rosso acceso. Non poté che notare, nel frattempo, i tre cani che li seguivano.

« Ehi, Millo! Anche tu. Ehm, voi. » si corresse immediatamente, grattandosi dietro l’orecchio con un’unghietta.
Non sapeva come comportarsi, non conosceva quel tizio al suo fianco e, in più, non aveva mai avuto modo di approfondire mezza conversazione con lui. Tuttavia, una cosa era certa: le stava sinceramente simpatico, cosa che non succedeva affatto tutti i giorni.
Millo aveva portato con sé un dono per lei e la cosa, di per sé, le fece sollevare le sopracciglia dalla sorpresa. Non ebbe molto modo di replicare, perché al centro del palmo della mano squamata del ragazzo fece capolino un draghetto tutto nero, che bastò in un attimo ad addolcirla e scioglierla immediatamente. Per quanto impenetrabile, Lyvie aveva un debole innegabile per le creature magiche. Aveva, insomma, colto proprio nel segno.
Ora, talmente felice di ricevere un regalo del genere, avrebbe potuto anche baciare in bocca Millo. Se fosse stata sola, in fondo in fondo avrebbe potuto anche piangere.

« Millo… Ma davvero?! Ma è bellissimo. » riuscì solamente a commentare, ancora scossa quanto commossa da quel gesto che parlava più di mille parole.
Il draghetto la osservava con quegli occhietti piccoli piccoli, e lei non poté che accoglierlo sul palmo della propria, di mano. Gli grattò un pochino il capo con l’altra, in un’espressione intenerita.

« Grazie! È il più bel regalo che mi abbiano mai fatto. » ammise senza mai staccare lo sguardo dal draghetto, soprattutto perché non sapeva ancora bene come comportarsi.
Come avrebbe potuto mai ripagarlo? Con un abbraccio? Lei non era la tipa da effusioni particolari, soprattutto in pubblico. Fortunatamente, cambiarono presto argomento.
Giunse così il momento delle presentazioni, allora Lyvie si rivolse al ragazzo di nome Lex, cui sorrise cordiale. Era incuriosita, dunque ora le iridi verdi erano tutte per lui. Sorella? Fratello? Ormai non ci capiva più niente.
E andava bene così.

« Non ho mai avuto così tanti fratelli in una sola sera. Piacere mio, fratello! » ovviamente colse al volo lo sguardo di Millo, decidendo di stare - come suo solito - al gioco, sciogliendosi poi in una risata divertita.
Quel ballo, in fondo, non era cominciato poi così male. Soprattutto se poteva coccolare Pane, Burro e Marmellata. Così si accovacciò leggermente per poterli accarezzare tutti e tre, non sapendo dove mettere prima la mano libera - l’altra reggeva ancora il suo draghetto - senza che uno di loro si potesse offendere. In quel momento, avrebbe voluto avere giusto tre mani in più.

« Ma che belli! Dici che andrebbero d’accordo con un topo? » chiese incuriosita, pensando a Smirch al calduccio, sotto le coperte della sala comune dei Serpini. Si pentì automaticamente di non averlo portato con sé.
Si raddrizzò, guardandosi attorno alla ricerca inconscia di Helena, quando ben presto la domanda del fratello la colse alla sprovvista. Era sposato? Ma no, non poteva mica credere a tutto quello che le diceva!
Ben presto, soprattutto grazie all’ultimo hint, capì di chi parlava.

« La prof Walker? » domandò istintivamente, sollevando un sopracciglio mentre lo squadrava a palpebre mezze socchiuse. Che tramava?

« Che mi sono persa? Avrò dei nipoti? »



Interazioni: Camillo e Lex
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view post Posted on 4/1/2024, 16:46
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Nel breve viaggio affrontato per raggiungere una delle numerose passaporte messe a disposizione, sono venuto a conoscenza della numerosità di incantesimi posti a protezione di isola, isolani e ospiti dell’evento. Osservando di sottecchi uno di quei mastodontici draghi sfiammare contro un gruppo di persone, nei pressi di uno dei tendoni, mi chiedo se anche loro siano giunti qui consapevoli di essere protetti da magie o se abbiano appena rischiato l’infarto. Oltretutto, magie di protezione potenzialmente annullabili da qualcuno con intenti poco lodevoli.
Considerata la non-voglia che ho di stare qui, nonostante i draghi mi piacciano un casino, e il livello alcolemico che più o meno gradualmente ho raggiunto… Quel qualcuno potrei tranquillamente essere io. E nel mio cervello attualmente poco lucido si palesa la curiosità di tentare e vedere se uno studentello del IV° anno possa davvero essere in grado di creare una simile apocalisse con un paio di Finite ben assestati.
Il lieve barlume di lucidità che viaggia a fatica, tra i miei neuroni sedati dal whisky, mi ricorda, però, che ho bisogno di diplomarmi per non ritrovarmi sotto i ponti, magici e babbani; per cui, con un po’ di tristezza nel cuore, mi tocca rinunciare all’idea di colmare questa curiosità per evitare l'espulsione da Hogwarts.
Il dubbio mi lacererà fino alla vecchiaia, non potrò mai sapere cosa sarebbe successo se avessi lasciato vincere i pensieri intrusivi ma, in qualche modo, l’aver incontrato la Caposcuola mi distrae, principalmente da quel flusso delinquenziale di riflessioni, ma anche dalla presenza accollante di mia nonna a cui la vedo accennare. È ancora lì, imperterrita, che mi fissa per vedere cosa farò. Mi volto appena, per guardarla con la coda degli occhi senza essere troppo palese.
Forse pensa che sia Megan; d’altronde, mia madre le ha riferito tempo fa che mi sono fidanzato, senza aggiungere dettagli a riguardo. Tra le numerose cose che mia nonna ha da fare quotidianamente, è riuscita a farci entrare anche la ricerca assidua su chi sia la mia ragazza, perché ritiene indispensabile che sia di buona famiglia. La qui presente rossa ha un’aura che definirei nobiliare, potenzialmente affine all’idea di pseudo-principessa con cui mia nonna vorrebbe che mi accasassi. Le sue sinapsi saranno in festa.
È mia nonna ed è curiosa di conoscere la mia ragazza. Se ti prendessi sotto braccio, traviserebbe e ti chiederebbe di sposarmi. - esordisco, rivolgendo un cenno con il capo a indicare oltre le sue spalle.
Cerchiamo un punto comodo in cui prendere da bere. - aggiungo poi, liberando la mano destra dalla morsa di calore della tasca dei pantaloni in cui è rimasta relegata fino a questo momento. La leggera brezza che tira sull’isola l’accarezza, facendo formicolare la punta delle dita. Indico una struttura rocciosa di fianco al tendone a noi più vicino, dove potremmo sederci, e attendo che la Caposcuola mi preceda nel passo in quella direzione, prima di incamminarmi a mia volta.
È la seconda volta che mi capita di sfruttare la sua presenza per sfuggire a situazioni fastidiose e non so se essere più grato o infastidito dal suo essere al posto giusto nel momento giusto.
Non ho comunque di meglio da fare e, anzi, ho bisogno di mantenere alto il livello alcolemico per sopravvivere a questa luuuuuunga serata; per cui, ben venga farlo in compagnia per apparire meno bisognoso di coraggio liquido.
Che ne pensi di questi nuovi studi sui nuclei delle bacchette? È uscito un articolo sulla Gazzetta qualche giorno fa, proprio a riguardo.

Menzioni: Megan
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Posizione: Vicino a uno dei tendoni (ancora da identificare)
 
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view post Posted on 4/1/2024, 18:54
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Ritraggo la mano, affatto infastidita dal suo diniego e, in realtà, resto divertita dalle complicanze che potrebbero essere sorte nel momento in cui i nostri corpi - per quanto innocentemente - si fossero uniti in una innocua passeggiata a caccia di un aperitivo.
«Che il cielo non voglia!» ironizzo, lisciandomi l’abito sui fianchi. Essere scambiata per la ragazza di Shaw mi sembra esagerato, ma non conosco la donna che l’ha accompagnato e non so quanta verità ci sia nelle parole di lui; le percezioni sono sempre così sommarie e, talvolta, incorrette.
Accetto dunque di fargli strada seguendo il suo invito, mentre i miei occhi scrutano il paesaggio circostante. La sfiammata di poco fa sulle teste di ignari visitatori avrebbe fatto prendere un colpo persino a me se non avessi saputo - o quantomeno immaginato - che adeguate protezioni fossero state disposte per la nostra incolumità. Mi aspettavo anche di vedere Auror, Antimago e dipendenti per l’Ufficio per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche, ma probabilmente nessuno di loro avrebbe indossato visibilmente distintivi e segni di riconoscimento; giusto per passare una serata in piena tranquillità in mezzo alla natura selvaggia delle Ebridi, insomma. Che cosa sarebbe mai potuto accadere?

Quando alla fine ci avviciniamo al tendone più prossimo e quindi alla fonte di ogni grazia - culinaria e non - ordino un bicchierino di Whiskey Incendiario. Crescendo la mia tolleranza all’alcol è migliorata, non in modo eccelso sia chiaro, ma almeno - ad oggi - riesco a camminare in linea retta e con una parvenza di sicurezza, senza inciampare o investire chi mi circonda; la mente annebbiata, spero, troverà un modo per dissipare i fumi dell’alcol deliziandosi con qualche pietanza.
Sarà per l’atmosfera e lo scenario - forse per il freddo che mi accappona leggermente la pelle del braccio scoperto -, ma sento il bisogno di indugiare sulla bevanda che mi darà l’effetto sperato e, per contorno, farà scaturire una serie di ricordi.

Mentre sollevo la maschera, accettando il mio letale distillato, e sto per chiedere a Draven se voglia qualcosa a sua volta, il ragazzo mi prende in contropiede nominando la Gazzetta del Profeta e il suo ultimo articolo sui nuovi nuclei. Sebbene non possieda un abbonamento alla Gazzetta per una serie di opinioni discutibili pur essendo lecite, sono ancora capace di sgraffignare una copia ai miei concasati del primo anno, troppo impegnati a giocare a Gobbiglie per voler sapere davvero che cosa accada nel mondo magico. Le voci di corridoio, poi, hanno fatto il resto nei giorni antecedenti a questo evento per colmare eventuali lacune.
Ciò che, però, mi fa andare di traverso il primo sorso di Whiskey è la nomina della Gazzetta stessa nella conversazione. Il giorno in cui io e Draven abbiamo seriamente parlato per la prima volta, nella gelateria Florian stipata di clienti, era proprio lì che stavo andando: ero convinta che mi sarei portata il segreto nella tomba - desiderando che quel momento giungesse tra molti, molti anni -, salvo poi dimostrarmi una codarda e fare marcia indietro. Ero tornata ad Hogwarts senza aver incontrato la persona per la quale avevo fatto tanta strada e, adesso, il solo sentir nominare la Gazzetta e il sapore del Whiskey sulle labbra mi aveva fatto gelare il sangue. Avrei dovuto dissimulare meglio le mie sensazioni ed emozioni, ma l’assenza di ossigeno mi impediva chiaramente di seguire un filo logico di pensieri.
«N-no--» tossisco, preda del bruciore alla gola, col palmo teso in avanti a voler chiedere del tempo utile a riprendere fiato. «D-dicevo…»
Un ultimo colpo di tosse, deciso abbastanza da dare l’impressione che un’oliva si sia incastrata in gola con tutto lo stecchino, e sono di nuovo pronta a conversare amabilmente col mio compagno di salvataggi in extremis.
«Dicevo: non mi stupisce che gli esperimenti siano falliti.» commento, ritrovando serenità di pensiero e parola «Ero curiosa quanto devono esserlo stati loro nel provare ad abbinare i diversi elementi, ma… sarebbe bastato chiedere ad un Pozionista per sapere che il sangue di drago è un ingrediente volubile e che i denti di drago intatti siano estremamente rari da trovare.»
Mi accorgo di aver parlato pari pari ad un libro stampato, quasi quello del pozionista fosse il mio mestiere da sempre. In realtà non ho ancora una professione e, comunque, aspiro ad altro per la mia carriera. Tra l'altro pozionisti e dragologi in famiglia non mancano.
Immagino di aver perso Draven al primo giro di boa - quando, cioè, ho impunemente criticato l’operato di persone esperte nel settore -, così provo a recuperare terreno e ad essere più conviviale.
«Ho realizzato solo adesso che quella nominata nell’articolo è tua…?» Madre? Nonna? Zia?
Lascio in sospeso la frase, aspettandomi che lui la completi. Nel frattempo, mentalmente mi allontano dal pensiero di un certo giornalista e dai nostri trascorsi, augurandomi di essere più preparata nelle prossime ore qualora qualcun altro pensasse di nominare quel maledetto giornale. Dio, quanto odio la Gazzetta.



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view post Posted on 4/1/2024, 23:06
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entropia.

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È tutto sbagliato. Io sono sbagliata. Qui, in un contesto che risveglia spaventi e fobie, non sono al mio posto.
È a questo che penso, mentre osservo il mio riflesso allo specchio e mi soffermo sulle scaglie di cui è adornata la giacca sulle mie spalle. Il ricordo di quel giorno — il giorno in cui ho perso Ỳma e l’argento ha sostituito il nero abissale tra le ciocche di capelli — lo conferma a gran voce. Io non sono fatta per i draghi e i draghi non sono fatti per me. Ne respingo la natura e il fuoco, il messaggio di distruzione che ha già toccato la mia vita.
Gli assomigli più di quanto credi. Sembri ghiaccio e, invece, sei fiamma.
Arriccio il naso, contrariata. Gli Abissi parlano una lingua dura, che non ammette sconti. E io ricaccio le loro verità sul fondale di sabbia che nasconde tutti i miei segreti, perfino quelli che non oso sbirciare. Come potrei mai accettare l’idea di serbare la stessa capacità devastatrice delle creature che mi hanno portato via una delle persone più importanti della mia vita? Come possono gli Abissi paragonarmi alle bestie che hanno infestato i miei incubi di bambina prima e di ragazzina dopo?
Afferro i lembi della giacca, aperta sul davanti per ricordarmi che, a differenza dei draghi, non sono prigioniera della mia stessa pelle. Per ammettere — senza volerlo — di non essere brava abbastanza da rinforzare la scorza con la quale potrei (dovrei?) proteggermi. Scuoto il capo, do una scrollata di spalle nel tentativo di rispedire al mittente le immagini dei sogni ai quali ho concesso di strapparmi al sonno; le diapositive del corpo carbonizzato della mia balia.
Se non andassi, mi dico, perderei ancora. Se rimanessi al castello, li lascerei vincere e non renderei giustizia alla memoria di Ỳma.
Mi avvio in direzione del dormitorio, percorro i corridoi del castello, ne discendo le scale. Sollevo lo sguardo per un attimo, persuasa di trovare il verde scintillante di una maledizione senza perdono gravare sulla mia intera persona — la promessa è di abbattersi su di me al primo passo falso.
Raggiungo l’esterno quasi senza rendermene conto, sospinta dall’annullamento della coscienza nel quale trovo conforto. Faccia a faccia con un uovo di drago, mi fermo. Indugio. Arretro. Non voglio toccarlo. Non importa che sia una Passaporta, un mezzo per raggiungere una meta. Rappresenta tutto ciò che aborrisco, l’emblema di un’infanzia di privazioni.
Un primino inciampa alle mie spalle, sbatte sulla mia schiena, mi sbilancia in avanti. Mi ritrovo con la mano sull’uovo di drago appena in tempo per la partenza. Cazzo!

Atterro di malagrazia sul terreno, accusando il colpo di un viaggio finito male. Se di conferme sull’erroneità della mia scelta ne stavo aspettando, eccone una condita di perdita della dignità. Perfino gli studentelli del primo anno sono atterrati sulle loro gambe. Io, invece, sembro un polpettone piazzato con troppa foga al centro della tavola. Mi domando, non senza un certo timore, se per i draghi avrò la stessa funzione di pasto.
Rabbrividisco e mi stringo nelle spalle. Un ruggito selvatico investe quel po’ che rimane del coraggio raccolto, generando una scossa elettrica che ridiscende la linea della colonna vertebrale. Avanzo con cautela per liberare il posto all’arrivo di nuovi invitati e mi concedo un minuto in disparte.
«Puoi farcela, puoi farcela, puoi farcela» ripeto come se le sole parole potessero fungere da anatema contro un attacco; soprattutto contro la paura. Se solo sapessi infondere la nenia di un briciolo di convinzione…
Serro i pugni, mi guardo intorno, prendo le distanze dall’esemplare che si staglia a pochi metri da me, oggetto dell’osservazione intenta di alcuni ospiti della scuola. Non ho il fegato di incrociarne lo sguardo, scossa dal timore di destarne la furia. Razionalmente, so che il Preside e il Ministero della Magia non metterebbero mai a repentaglio la vita di maghi e streghe con una tale leggerezza. So che l’isola dev’essere stata dotata delle più svariate protezioni. Emotivamente, non mi sono mai sentita così piccola come in questo momento.
L’allestimento dei tendoni non cattura la mia attenzione dapprima; e così la pista di pattinaggio, la piattaforma sospesa a mezz’aria, perfino il bar con il suo canto da sirena. Vorrei solo tornare indietro, svestirmi e rimanere sotto le coperte fino a sedare il tremore che mi scuote dal di dentro, anima e midollo. Il peregrinare di chi trova nell’evento un’occasione più unica che rara riesce a distrarmi il tempo necessario a sprofondare in un’altra brutale presa di coscienza.
Grimilde. Grimilde lavora con le creature magiche e, in particolare, con le bestie classificate come le più pericolose. Grimilde ha salvato me dalla furia del drago che ha ucciso Ỳma. Grimilde è la sola persona capace di rendere questa serata ancora più caotica e terrificante di quanto non sia già.
Non posso incontrarla, non qui, non di fronte a così tante persone che, della mia reazione, farebbero un argomento di discussione per le settimane a venire. Sopra ogni cosa, non posso perdere il controllo come al Ministero e correre il rischio di rovinare con la mia magia qualsiasi cosa sia a tiro d’ira.
Mi confondo tra la folla, inconsapevole di aver drizzato le spalle e indurito l’espressione. Sono pronta a dar battaglia, a urlarle contro tutto il mio odio, a mostrarle la deprecazione che infiamma ogni goccia del mio sangue.
Vedi? Ne condividi l’indole spietata, la tensione inarrestabile verso la rovina — tua e altrui.
No, non è così. È soltanto per Grimilde e il suo crimine che consento al fuoco di divorarmi, fauci su carne. L’ho bruciata, sacrificata durante lo scorso ballo, accettando un dono che giace, dimenticato, sul fondo del mio baule. Ho profanato il suo ricordo come lei ha profanato la mia mente. Non le permetterò di invadere il mio spazio, la mia casa, neppure se l’ordine di presenziare all’evento venisse dal Ministro della Magia in persona.
Ma sto mentendo: Grimilde non è la sola persona per la quale mi lasci divorare dal calore dell'Inferno.
È il rosso fulgido di una chioma che conosco bene ad attirare la mia attenzione, rallentando il battito del cuore che brandisce, in petto, l’arma del risentimento. Shaw l’accompagna, conversando con lei come si fa con un amico… o forse qualcosa di più. Non so più nulla della mia ex migliore amica. Mi scappa comunque un ghigno: meglio lui di quel pappamolle di Minotaus. Il divertimento, tuttavia, fa presto a dileguarsi. Non sono più una presenza gradita nella sua vita.
Imbocco l’entrata di un tendone. La protezione offerta dalle stoffe mi restituisce una sensazione di controllo. Qui, mi illudo, sono al sicuro.

©Mistake (layout e codice) ©petrichor. (codice)


Menzioni: Thalia e Draven
Luogo: uno dei tanti tendoni


Edited by ~ Nieve Rigos - 5/1/2024, 15:03
 
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view post Posted on 5/1/2024, 10:11
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E' solo un peccato che le ali durino un battito di ciglia, giusto il tempo di sbattere gli occhioni azzurri un paio di volte. Ma cazzo - si dice - sarebbero state un'aggiunta epica. Non ha mai pensato a quanto gli piacesse l'idea di volare da bambino quanto adesso.
Si dà una scrollata, come gli alberi autunnali all'arrivo dell'inverno, quella scrollatina di rami che fa cadere tutte le foglie e dà loro un nuovo aspetto. Magari un filetto troppo rigido per uno come Lex, ma lui lo fa con il sorriso.
Ecco forse somiglia di più ai cani che si scrollano dopo una corsa sotto la pioggia. E, così facendo, anche il residuo di piume sparisce, ma lui non ha certo smesso di ridere.
Anzi, le allusioni con Camillo non sono che l'inizio di una partita su lunga scala.
Non si preoccupa di guardarsi troppo intorno, in qualche da che è bene guardare avanti quando l'olandese lo porta in giro, sia mai che finisca di muso contro un palo.

Alexander non è mai stato un fisionomista. Tutt'altro, fosse stato per lui avrebbe potuto incontrare per caso la stessa persona sei volte e giurare di non averla mai vista. Eccezion fatta per quelle persone con cui finiva brutalmente a baciarsi qui e lì. Theo gli ha sempre detto che ha una memoria per gli inciuci e basta, tolti quelli è una tabula rasa. Comunque alla ragazzina regala uno dei suoi più scaltri sorrisi. Il Drago Bianco Occhi Blu, quasi si piega in un inchino. Un braccio al petto, quello draconico, e l'altro appena piegato in avanti, palmo verso l'alto. Risuona piano una risata nella sua cassa toracica, ma forse è solo perché è felice. La tiene per sé, ne lascia uscire lo sbuffo di un sorriso.
Segue le gesta del suo moderno Babbo Natale, e di quel lucertolino profondamente innamorato della sua nuova proprietaria. In fondo anche Lex aveva subodorato negli anni la passione di Camillo per il regalare bestiole, tant'è che fa ancora attenzione a dirgli che vuole dei gerbilli, perché è sicuro come l'oro che riempirebbe la casa con una colonia di roditori - bellissimi, per quanto ne pensa Lex - e super molesti.
In effetti... non ci sarebbe nulla di male, a ripensarci.

«Avere una sorella è una novità anche per me» Sorride, un occhiolino a Camillo e poi si rialza dall'inchino per Lyvie. «In realtà hai anche un altro fratello, ma te le presento un'altra volta» E' solo un lampo fugace nella mente del biondo. Theo e Lyvie, seduti sullo stesso divano, a guardare un film sottotitolato, con popcorn e qualche bibita. Una stretta al cuore. «Siamo una famiglia estes-a»

Ma dove un cuore batte, un altro cuore si ferma. E' vero, insomma, la relazione tra Adaline e Camillo va a gonfie vele da un po', è una barchetta bella salpata verso l'orizzonte sconfinato ma...
Ah, quei tremendi "ma" di Lex, proprio gli stessi che non vuole indagare, perché... perché no.
Deglutisce comunque il resto delle frasi che gli rimangono in sospeso, e tira su un sorriso tutto suo. Annusa l'aria, come fosse un cane a sua volta, e - solo ora - aguzza la vista, cerca e scandaglia, senza perdersi personalità per niente malvagie nei paraggi. Dio, quante manette può rischiare in una sera sola? «A volte profuma di zucchero a velo» spinge, piano piano tornando a guardare Camillo, e poi la sua sorellina acquisita. «Ti spetta un ballo dopo, preparati a pestarmi i piedi» dolce, lascia un'altro sorriso.

Interazione: Camillo, Lyvie
Menzioni: TUTTI VOI BELLIXIMI IN GIRO (sapete chi siete)

 
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