Il Ballo dei Draghi

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Camille Donovan
view post Posted on 29/12/2023, 19:49 by: Camille Donovan
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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«Sicura di riuscire a tenere a bada tutti quei marmocchi?» Abigail è poggiata allo stipite della porta, leggermente reclinata con la spalla che tocca il legno. Il naso è arricciato in una smorfia di disapprovazione, proprio non comprende come io riesca ad accettare di stare in mezzo a dei ragazzini tanto piccoli. Ho provato a spiegarle che è mio dovere – mi piaccia o meno –, ma inutilmente. Al solito ci siamo preparate assieme per l’evento, forse ci abbiamo messo più del dovuto perché l’appuntamento con il gruppo di studenti del primo anno è tra dieci minuti. Dobbiamo correre.
«Sì, ho tutto sotto controllo ovviamente.» secca, decisa, mentre finisco di acconciare i capelli davanti allo specchio. Le dita che, rapide, domano gli ultimi ciuffi e li nascondono dietro le orecchie. Silenzio, rotto solamente dalla sedia – ora libera dal mio peso – che stride sul pavimento.
«Un giorno o l’altro ti metteranno i piedi in testa, allora riderò.» sprezzante sogghigna davvero, si stacca dallo stipite e mi ammonisce puntandomi contro l’indice.
«Quanto sei melodrammatica.» ruoto gli occhi al cielo, uno sbuffo che abbandona le mie labbra «E poi non devo stare tutto il tempo appiccicata a loro, non sono mica la mamma.» sono ironica, ma mi fingo seria per farla tacere. In realtà c’è una persona che spero d’incontrare, ma non me lo lascio sfuggire. Non so se risponderà al mio invito, preferisco non pensarci, non voglio sfamare inutilmente le mie paranoie. Lo aspetterò, semplicemente.
«Sarà…» commenta lapidaria «E muoviti, altrimenti vedi come ti saltano addosso se non afferrano quelle dannate passaporte per le 17.00 spaccate.» mi punzecchia imperterrita, picchiettando addirittura sul polso a mimare un orologio invisibile.
«Ci sono.» quasi le grido contro, l’esasperazione è palpabile. Un respiro profondo «Prendo le ultime cose e arrivo, d’accordo?» aggiungo poi un po’ meno spazientita. Non posso dimenticare nulla, quindi faccio un accurato check mentale prima di indicarle l’uscita e raggiungere l’atrio principale assieme a lei.
«Se vuoi avviarti va pure, ci vediamo più tardi.» non aggiungo altro, non è mia intenzione costringerla a stare con chi non gradisce. Inoltre, sembrano tutti molto eccitati e più rumorosi del solito. I loro sguardi brillano, saltellano sul posto e non si fermano un secondo in preda all’euforia. Batto forte le mani per attirare l’attenzione dei presenti, chiedendo implicitamente di abbassare i toni e ascoltarmi «Dunque, manca qualcuno?» li conto uno ad uno chiamandoli per nome, nessun ritardatario «Bene, seguitemi.» l’aria fredda urta il petto, invade ed espande prepotentemente i polmoni. È piacevole come sensazione, rende viva ogni singola appendice del mio corpo. Me lo godo finché dura, il tempo di una breve passeggiata fino ad Hogsmeade. Mi avvicino alla prima passaporta libera, di fronte a Mielandia, imitata dagli altri. Manca poco all’attivazione, approfitto quindi per informarli degli effetti collaterali che un viaggio così comporta. Le mie parole però si perdono, una luce azzurra si accende, uno strappo allo stomaco e poi il vuoto.

********


L’atterraggio, come supponevo, è tutt’altro che morbido. Ormai ci sono abituata, infatti non vi do più importanza del necessario. Mi rialzo da terra, sistemo con le mani la gonna dell’abito e mi accerto che il resto della combriccola sia sana e salva. Non sono sgomenti anzi, cominciano a trotterellare qui e là vogliosi di esplorare, qualcuno rimane a bocca aperta quando uno dei Draghi fa sentire la potenza della sua voce. A stento riesco a fornirli le istruzioni per il ritorno, mi auguro che abbiano capito.
Un respiro profondo, ancora, è già il secondo.
Sono rimasta sola e libera – per il momento – dalle responsabilità, niente mi separa più dalla distesa ghiacciata. È lì, a pochi metri di distanza. Una distanza che non esito ad estinguere, fino a raggiungere il suo margine, dove scorgo degli ospiti già alle prese con i pattini incantati. Gli occhi, però, ne cercano frenetici uno ben preciso in mezzo alla folla, mentre le dita nervose rigirano senza tregua un rettangolino rigido e sottile. Scorrono i minuti, durante i quali mi alleno ad affrontare la delusione. Sto per arrendermi quando, finalmente, individuo la tua figura. Mi muovo tra i passanti, arrivando piano alle tue spalle. Non spaventarti «Quindi hai accettato la sfida?» ho un ampio sorriso sul volto, una carta da gioco che stringo tra il pollice e l’indice della destra. Ti sarà sicuramente familiare, d'altra parte me l'hai regalata tu: la Regina di Cuori.
«Giuro che la tua testa rimarrà al suo posto, tranquillo!» ci tengo a precisare, con un pizzico di divertimento ammetto. Niente labirinti straripanti di rose, niente cricket e minacce di morte, è una promessa. Ripongo ciò che ho adottato come segno distintivo, la mia firma per una sera. Faccio un ulteriore passo verso di te, il sorriso che si fa più timido. Sollevo la mancina – libera da orpelli –, lascio che carezzi la tua guancia. Scosto delicatamente un riccio ribelle dal tuo volto, ti osservo come un miraggio. Non ero sicura che venissi, non ti ho più visto per i corridoi, o nelle aree comuni della scuola per mesi. Non sapevo se e quando saresti tornato, ma ora sei qui e stai bene, non me lo sto immaginando. Tanto mi basta, è ciò che conta. Le braccia ricadono nuovamente lungo i fianchi, per poi allargarsi in un gesto colmo di calore «Mi sei mancato, tanto.» una sola e silenziosa richiesta, quella di un abbraccio.

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N.b: per i Tassini al primo anno, potete considerare Camille come accompagnatrice fino al luogo dell'evento. Vi ricordo di mettere una nota Off a riguardo, anche se lo accennate nel narrato!
 
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115 replies since 23/12/2023, 17:03   4529 views
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