Il Ballo dei Draghi

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Camomillo
view post Posted on 31/12/2023, 13:05 by: Camomillo
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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«Guarda quanto cazzo sei bello» Camillo era preda di uno di quei deliri di onnipotenza tutti suoi, in cui da bravo stilista qual era ci aveva dato dentro con le trasfigurazioni. C’era un po’ di magia ed un po’ di arte – quella convenzionale – in ciò che aveva combinato, ma il suo mestiere era fatto per coniugare alla perfezione anche due mondi così distanti l’uno dall’altro. Alexander ne era uscito bello come il sole. Gli aveva indicato lo specchio del bagno di quel locale in cui si erano rintanati, perché potesse bearsi della sua immagine. Drago bianco occhi blu. Questo era il tema che gli era stato imposto e lui si era sbizzarrito.
Ora il suo Sandro se ne stava lì, mezzo nudo – perché gli aveva chiesto di spogliarsi – con un bel paio di corna che sbucavano dalla testolina bionda ed un braccio ricoperto di scaglie. Ornamenti candidi, che sotto la luce calda assumevano il colore dell’avorio, e che ben presto sarebbero mutati ancora ed ancora, per catturare con leggerezza le sfumature dei paesaggi e dei luoghi che avrebbero visitato. Ma il colore di fondo, quel bianco che sapeva macchiarsi senza mai perdere la sua purezza, rimaneva il medesimo. Un tratto distintivo che si sposava con l’incarnato pallido dell’amico.
Camillo gli era sbucato da dietro le spalle, porgendogli un paio di pantaloni da sera che aveva modificato personalmente. Anch’essi bianchi, di un tessuto a tratti trasparente e con delle decorazioni floreali.
Nonostante le apparenze, Lex non era uno di quei draghi minacciosi che sputavano fuoco e fiamme, mostrando zanne e artigli per crogiolarsi nella loro potenza ancestrale, beandosi della loro forza bruta e del terrore che essa generava. Lui era un peluche, era dolce, ed il fatto che fosse così bello – nel corpo, come nell’anima – era la sua vera forza. Alcuni dettagli erano pensati anche per mettere in risalto quel lato di lui che pochi conoscevano, ma che ben presto avrebbero potuto ammirare.
Per il resto si era arrangiato.
«Avanti, mettiteli. Io mi preparo il drappo». Gli aveva detto, imperativo e con un sorrisetto malizioso, mentre si sfilava la felpa per trasformarla in un arazzo dai colori del rosso e dell’oro.
Il corpo di Camillo era segnato dall’inchiostro, uno di quelli che non passava sotto la pelle – Lex era abbastanza imbrattato già per entrambi –, ma che una volta posatosi su di essa, vi sarebbe rimasto per un po’.
In quel caso non era stato lui l’artista, ma un tizio gli doveva un favore e ne aveva approfittato. E così, sparse sporadicamente qua e là, c’erano delle raffigurazioni draconiche che prendevano a mani piene dalla mitologia cinese. Lui, vestendosi per la festa, si era ispirato al Petardo Cinese che già in precedenza aveva adottato.
Immancabile il braccio, il sinistro, gemello a quello di Lex, che portava i colori dell’impero di Xi sulle sue scaglie.
Camillo gettò un’occhiata all’orologio, quello sotto cui era piazzato uno scarabocchio poco educato. Era ora.
Raccolse i tre guinzagli, appendendoseli sulle spalle, e sbirciò suo fratello, nato da madre diversa ma dal medesimo postino. Bono da paura.
Facendo sbucare la mancina dall’ampio tessuto decorato, allungò gli artigli verso di lui, invitandolo ad aggrapparsi. Salice pronto nella destra.
«Pronto quando vuoi» Gli aveva confermato, sorridente. Un salto nel vuoto per arrivare alla passaporta ad Hogsmeade, poi da lì avrebbero raggiunto l’isola che ospitava l’evento.

«Allora, a me fai, uhhhh… un bicchiere di cartoncino con una cola zero, ghiaccio e una fetta di limone». Il drago guardò Camillo e Camillo guardò il drago. Era una scena surreale. Pareva che allo stesso tempo quella fosse stata l’interazione più strana e quella meno strana della giornata, per entrambi. Un mix letale di assurdità e disinvoltura che nessuno avrebbe desiderato sviscerare, dando per scontato che le cose dovevano andare per forza così, senza star lì a filosofeggiare. Poi Breendbergh guardò il biondino.
«Tu hai qualche richiesta per Mr. Dracotiello?» Domandò, invitandolo ad esprimere le sue volontà alla statua volante. Ne aveva viste di ogni, da bambino si sarebbe gasato come una sprite per un gargollo, adesso invece gli scivolava un po’ tutto addosso.
Al suo fianco, letteralmente legati con i rispettivi collari, tre Sant’Umberti dal carattere mansueto, se ne stavano seduti in attesa. Si guardavano intorno annusando l’aria, facendo pigramente esperienza di un mondo che li aveva appena accolti. Pane, Burro e Marmellata.
Burro era l’unico a pelo scuro, gli altri due davano piú sul classico castano che contraddistingueva i bloodhounds. Cani molecolari, il perché si sarebbe scoperto a breve.
Quando Alexander ordinò, l’Ex tassorosso lasciò sporgere dal mantello in cui si era imbacuccato il braccio sano, facendo ciao ciao con la manina alla creatura. Attendeva impaziente il suo ritorno, mentre come le sue tre fiere si guardava un po’ spaesato attorno.
Gli avessero chiesto di indicare su un mappamondo dove si trovava, avrebbe risposto sputando nell’occhio di chi gli aveva posto quella domanda. Ma quel luogo era incantevole, così come tutto ciò che vi era stato imbastito.
Sicuramente, si disse, avrebbe visitato il padiglione-tenda del suo Petardo Cinese, domandando notizie su come stava Pisellino. Poi c’erano – aveva origliato – dei mercatini.
«Hai qualche tappa che ci tieni a fare subito?» Chiese a Lex, un po’ sovrappensiero, mentre si perdeva in collegamenti mentali tutti suoi.
«Altrimenti ti porto a conoscere un po’ di gente». Tornò a guardare lo spilungone, con gli occhi che brillavano come quando pianificava attentati. Sapeva quanto suo fratello ci tenesse a conoscere i suoi amici, o in generale chi aveva riempito la sua vita in quegli anni di vuoto che avevano scandito la reciproca assenza. I balli erano un’occasione perfetta, ci si trovava il chiunque, specialmente quando erano ad ingresso libero. Amici, nemici, parenti, estranei, creature e via discorrendo.
Gli veniva da ridere quando pensava che Rocky gli aveva detto che non li avrebbe accompagnati, perché aveva di meglio da fare. Gli veniva da ridere perché probabilmente era vero. Senza nulla togliere alla festa, si intende. Sembrava di stare in una fiaba.



INTERAZIONI: Lex
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