Il Ballo dei Draghi

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view post Posted on 19/1/2024, 15:39
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Ocean eyes.

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MEGAN M. HAVEN || o u t f i t


Dove? Tendoni
Menzioni: Helena
Interazioni: Draven; png "x"; Lyvie

La risposta arriva ma il suono non mi piace; né la faccia che, sebbene sia ridotta all’interno del piccolo specchio circolare, mi appare piuttosto pallida con evidenti segni sotto gli occhi. Cosa sta succedendo non lo so ma tutto questo non mi tranquillizza affatto.
Draven esita, cerca di farfugliare qualcosa. Sta male. È fuori di sé.
Tento di ribattere ma non ho tempo di fare niente, mi attacca. Non so bene quale sia stata la prima cosa a cui io abbia pensato, se la preoccupazione sia arrivata prima o dopo l’ira che come una fiammata improvvisa mi ha incendiato dalla testa ai piedi.
No, col cazzo che aspetto dieci minuti. Sbatto il bicchiere sulla superficie del bancone sul quale mi ritrovo appoggiata, dopo un altro ed unico sorso di Whisky. Il bicchiere è vuoto, lo specchio torna nella mia borsa.
Mi alzo in piedi, con l’intenzione di andare dritta verso l’uscita del tendone. Non muovo un singolo passo perché la voce dell’uomo, che mi ha interrotta qualche istante fa, mi costringe a portare l’attenzione su di lui.
«Ups...» singhiozza piuttosto divertito. La situazione peggiora, ora mi accorgo che è anche ubriaco e non sono sicura si renda davvero conto della situazione. Ha lo sguardo vacuo; la puzza mi arriva diretta come uno sbuffo d’aria all’interno di una stanza calda appena aperta alla corrente invernale, così la nausea.
Faccio due più due. Non ho bisogno di capire altro se non che Draven sia nella stessa situazione da qualche parte dentro a questa dannata isola. La rabbia prende il sopravvento e tutto accade senza davvero rendermene conto. Allungo la mano verso il bicchiere di, almeno credo essere, Tequila e lo scaravento a terra. Una linea precisa: da sotto il naso adunco della figura in blu, finisce dritta lungo la parete al di là del bancone.
«Ups... Ora è più appropriato» intervengo con tono glaciale. Dubito abbia colto l’intera dinamica ma mi sento leggermente meglio.
Gli volto le spalle, per nulla preoccupata delle mie azioni. Compio passi veloci verso l’uscita, spalanco i lunghi tendaggi come se volessi strapparli. Il sangue ribolle nel cervello e mi sento così scema solo per aver pensato che Draven potesse in qualche modo considerarmi. È evidente che non c’è posto per me questa sera, Lilien Shaw rimarrà una vana speranza. La mente viaggia e lo fa così rapidamente che gli unici pensieri sono: o lo trovi Megan, oppure te ne vai e non lo vedi mai più. D’altronde, è risaputo che io abbia una notevole predisposizione per le vie di mezzo e tanta pazienza… NO.
Percorro gran parte della fila dei tendoni senza trovare minimamente traccia di Draven e prima che possa solo ed unicamente considerare l’ipotesi che sia dietro uno di questi, vedo Lyvie e mi pare l’unica ancora di salvezza: voglio tenere in pugno quel briciolo di razionalità rimasta - perché c’è, giusto? - e non pentirmi delle mie azioni una volta lucida.
«Lyvie!» la chiamo. Ho il cuore in gola, la voce trema ma esce chiara e profonda al tempo stesso. Freno il passo a pochi centimentri da lei e solo quando le sono vicino mi accorgo di Helena. Le rivolgo un sorriso, il più sicuro e tranquillo che riesco a fare sul momento.
«Perdonami» incalzo, «hai visto… Draven?» chiedo con una certa reticenza. Non voglio stillare in lei alcuna preoccupazione e spero di indossare la più impeccabile delle maschere. Le mani tremano, le nascondo dietro la veste.

 
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view post Posted on 19/1/2024, 23:34
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • Scheda • Ballo dei draghi

Lo sbucare improvviso di Megan, dal nulla, la fece saltare un po’ sul posto. Quello era il secondo mini-infarto che le avevano provocato per quella sera.

« Merlino–! M-Megan! Tranquilla, potrei abituarmi a questi colpi al cuore. » esclamò dalla sorpresa, passandosi una mano su mezzo viso prima di sbuffare un piccolo sorriso.
Cercò per un attimo lo sguardo di Helena, chiedendosi inevitabilmente se le due si conoscessero. Tuttavia, capì presto che la Caposcuola dei blu-argento non fosse in vena di convenevoli. E perché chiedeva proprio a lei di Draven? Non erano venuti insieme?
Effettivamente, Lyvie l’aveva visto proprio poco prima insieme a Thalia e ricordava perfettamente dove.
Dal modo in cui si era avvicinata improvvisamente a sé, a pochi centimetri di distanza, un po’ le gote si colorirono di un leggero rosso. Beh, era inevitabile, era stupenda! Non le sfuggì il tono “dico, non dico” delle cinque parole che le rivolse: qualcosa non quadrava.
La risposta della Serpina non tardò ad arrivare, seguito dal pollice che indicò la direzione verso cui aveva visto il concasato l’ultima volta, l'altra mano era nascosta nella tasca della giacca corta.

« L’ho visto lì, era con Thalia. E un tizio che non conosco. » rispose senza troppi giri di parole, mentre cercava - nei suoi occhi - il motivo di quella domanda improvvisa.
Doveva essere successo qualcosa. Che fosse successo qualcosa a Draven?
Un moto di ansia misto a preoccupazione la prese, mandandole per un attimo in subbuglio lo stomaco. L’espressione diventò improvvisamente seria, le iridi verdi non si staccarono mai dal viso della giovane.

« Tutto bene? Devo preoccuparmi? » beh, un po’ era già preoccupata.
Cercò di moderare le proprie emozioni, perché magari non era successo niente. Né voleva trasmetterle ulteriori ansie. Magari, era successo qualcosa che riguardava solo loro due come coppia. Sperò che fosse così e che, nel caso, potessero risolvere quanto prima.

« Vuoi una mano a cercarlo? » si offrì di aiutare, mentre le iridi verdi si spostavano su Helena nella speranza di ricevere manforte.



Interazioni: Helena, Megan
Menzioni: Draven, Thalia, Lucas

 
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view post Posted on 20/1/2024, 01:00
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KEVIN P. CONFA


Dove? Hogwarts → Isola di Hirta → Tendoni → Frasche
Menzioni: //
Interazioni:Lex / Draven

Guardo le fiamme contorcersi nel camino e mi sento evadere dal caos che è la mia mente. Per un secondo – un singolo e fugace secondo – tutto va bene. Avverto il mio volto rilassarsi al tepore del fuoco e chiudo le palpebre pesanti. Respiro.
La luce della Sala Comune è quella tenue del pomeriggio inoltrato. Il silenzio che permea la stanza sembra rallentare il tempo al ritmo del mio cuore. Vorrei lasciare qui ogni turbamento per concedermi una serata normale, ma so bene che la battaglia contro i miei demoni non è ancora vinta. Chissà se lo sarà mai.
Penso però che potrei fingere, per una volta. Fare finta di non avere un nome, di non essere quel che sono, di sapere esattamente cosa sto facendo della mia vita.
Arresto improvvisamente il flusso mentale, perché ho timore del luogo dove mi potrebbe portare. Lascio ogni pensiero in sospeso ed abbasso lo sguardo su cose tangibili, come i dettagli dell’abito che indosso: l’oro degli eleganti ornamenti balugina appena al bagliore della fiamma; il verde del tessuto sembra quello degli abissi. Respiro, stavolta con più fatica. So di essere in ritardo, ma non abbastanza da ripensarci.


Mi stacco dalla Passaporta. La baia mi accoglie in uno scorcio mozzafiato fatto di luci iridescenti stagliate nel blu della sera. L’Acqua e la Terra si fondono in quel luogo come in un legame mistico, regalando alla vista coste frastagliate che graffiano il mare come artigli sulla carne. Eppure, quella bellezza diventa contorno quando scelgo di alzare lo sguardo, richiamato dalle ombre che volteggiano sull’isola. Ombre fatte di dure scaglie dai mille colori, che osservo vorticare nel cielo e dipingere la sera. Mi trovo al cospetto di creature maestose e guardo in silenzio, quasi con riverenza nei confronti di quel dominio assoluto di Fuoco e Aria.
In basso, dove le luci si fanno più intense, scorgo i tendoni disposti a cerchio. I draghi volano sopra le strutture, alcuni atterrano in prossimità di esse con solennità. Attorno agli stand la folla sembra già fitta. Sento un leggero brivido di inquietudine percorrermi il ventre, ma mi costringo a sopprimerlo. Muovo i primi passi, adesso che mi illudo di avere una meta.
Il verde mi chiama a sé ed io rispondo, dirigendomi verso uno dei grandi tendoni. Le persone sono sfumature indistinte attorno a me, delle mere comparse. Mi sforzo a non cercare alcun volto con il mio sguardo, perché ho paura degli occhi che potrebbero restituirmelo indietro.
Trovo però facile isolarmi da tutto il resto quando, senza fretta, giungo in prossimità dello stand che indossa le mie stesse sfumature. È lì che lo scorgo, al di là del tendaggio, in tutta la sua fierezza: un bellissimo esemplare di Gallese Verde si staglia sulla pedana, sinuoso. Sembra calmo, per nulla intenzionato a far valere i suoi sette metri di lunghezza. È possente, ma non bruto. La sua pelle, che so essere dura come l’acciaio, potrebbe benissimo essere velluto.
Non è l’imponenza – mi dico – che identifica questo drago magnifico, quanto la sua eleganza. Lo temo perché è maestoso. Mi attrae, per lo stesso motivo.
Le sue squame lucenti mi conquistano a tal punto che non mi accorgo di essere ormai entrato nella tenda. Mi sto avvicinando lentamente alla creatura, come immerso in una trance. Poi, di colpo, mi blocco. Il drago ha posato le sue iridi serpentine sulle mie. Sono di un colore nocciola, caldo e intenso. Guardo il drago e lui guarda me. Vedo le narici dilatarsi e sento il suo respiro sulla mia pelle. Il cuore ha accelerato i battiti nel mio petto, ma scopro la mano salda quando istintivamente alzo il braccio verso la creatura. So di non poterlo toccare, ma neanche lo desidero. La mano resta infatti sospesa nell’aria, protesa verso le squame. I miei occhi, finalmente, vedono attraverso i suoi.
Vedo. I nostri spiriti sono affini. Siamo entrambi caos nel cuore del mondo, leggi a sé stanti. Abbracciamo il bene, il male e l’indifferenza, rendendoli una cosa sola.
Lo guardo e sorrido, forse per la prima volta dopo lungo tempo. Sorrido e basta, perché è bello sapere che esiste ancora bellezza capace di invadere il mio cuore.

Sono nuovamente al di fuori del tendone, ma non mi sembra di riconoscermi nella persona che vi è entrata. Qualcosa è cambiato in me, dopo questo incontro. Potrei dare la colpa al bicchiere di Whiskey Incendiario che mi sono costretto a scolare per placare l’emozione, ma sarebbe un gesto da codardi. La verità è che il mio spirito soffre di un desiderio di rinascita, che richiede la forza di controllare il caos all’interno del mio cuore. Ho avvertito nel drago questa incredibile forza, tutta racchiusa nelle sue iridi lucenti. E la vorrei afferrare, farla mia, per rendermi capace di planare sul mio destino con la medesima solennità.
Cammino adesso, senza una meta e con il secondo bicchiere di whiskey nella mano. L’alcol può evitarmi di restare sopraffatto dalle mie emozioni, ma potrebbe benissimo avere l’effetto contrario. Scelgo di non cercare la risposta nell’immediato; trovo riparo dalla folla, allontanandomi alla ricerca di un barlume di tranquillità. Presto, i miei piedi calpestano l’erba. Mi ritrovo a camminare dietro ai tendoni, seguendone il cerchio, lontano da tutti. O almeno lo credo, prima di udire indistintamente delle voci. Vorrei arrestare la mia avanzata, ma qualcosa mi impedisce di farlo. Ad ogni passo, le voci si fanno sempre più nitide, finché non ne riconosco una.
Sopraggiungo nella scena e trovo il volto che cercavo, seppur nascosto tra le mani. Lo scorgo più in basso del previsto, ed in pessimo stato, ma non vi è dubbio che quello sia Draven Shaw. Buttato a terra come un sacco di patate, palesemente ubriaco, e comunque elegante anche nella versione più penosa di se stesso. Indossa un abito candido, curatamente ornato, che ben si sposa con il colore della sua pelle. Quell’abito sarà verde quasi quanto il mio, alla fine della serata. Mi ritrovo a pensare.
Una seconda sfumatura di bianco attira la mia attenzione. Dinnanzi a Shaw, un ragazzo sembra godersi la scena. È molto alto nonostante la posizione rannicchiata. Non lo vedo in volto, ma non mi sembra di riconoscerne i biondi capelli, mossi al di sotto delle corna che indossa. L’abito è particolare, più candido ed elaborato di quello di Draven, ma di certo elegante.
Lo sento rivolgersi al Serpeverde amichevolmente. «Prova a distenderti» Poi altro, ma sono quelle parole a rimanermi impresse alla fine del civettante discorso, forse per la loro assurdità. Avverto ora una nota pungente, appena accennata nell’aria della sera. Un sentore inconfondibile, che sparisce poi nella nube di fumo del vaporizzatore dello sconosciuto.
Guardo Draven nuovamente: dato il suo aspetto, non mi meraviglierei se avesse davvero rigettato. Resto immobile, conscio di essere giunto nel posto sbagliato al momento sbagliato. Penso a come uscirne, ma comprendo mio malgrado che vedere Shaw in quello stato suscita in me più compassione che divertimento, seppur di poco. Muovo dunque l’ultimo passo verso di loro.
«Sarebbe come se io gli offrissi da bere.» Mi intrometto senza mezzi termini, con cortese ironia in riferimento al precedente suggerimento. «Una pessima scelta, non trovi?» Riesco a vedere meglio il volto del ragazzo, adesso che l’ho affiancato, e mi perdo per un istante nell’azzurro cristallino dei suoi occhi. È ovviamente più grande di me, non credo di averlo mai visto prima ad Hogwarts.
Riporto sul Serpeverde le mie iridi etero-cromatiche. Lo studio per un istante, prima di incalzarlo. «Per l’appunto, Shaw, ho qui un bicchiere di Whiskey Incendiario. Nel caso non ti sentissi di aver dato abbastanza.» C’è ironia nella mia voce, ma nessuna cattiveria. Mi sto prendendo gioco di lui, certo, ma solo perché se lo merita. Sto affrontando un qualcosa con leggerezza, per una santa volta.
In verità, ciò che improvvisamente desidero è testare fino a che punto ho avuto ragione quando, fuori da Magie Sinister, ho avvertito quella strana sintonia.


© Esse | harrypotter.formucommunity.net

 
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view post Posted on 20/1/2024, 11:01
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Interazioni:
Thalia
Camillo (sei un fottuto genio :ihih: )
La parole, tutte intorno, riflettono la tensione iridescente del momento. Nel guizzo di furore, di distacco e di rancore, tutto appare come uno scontro in atto: accuse, supposizioni, paure.
Questa serata risveglia i sensi, mi pone in risalto sentimenti che speravo di non rivivere: colgo, nei suoi gesti, il conflitto tra cuore e mente, e la difficoltà nel lasciarmi andare. Ho come la netta convinzione di averla allontanata, un distacco ancora più maggiore rispetto a prima. Potrei ritenermi soddisfatto del mio operato, lo so bene. Eppure, l'idea di averla persa mi provoca dolore. Forse è il cruccio di chi, come me, ha conosciuto soltanto oscurità e solitudine, di chi ha navigato gli abissi del male e non intende farci ritorno.
Appello il mio sguardo, in visione sull'altra: sembra delusa, come se sperasse di trovare qualcosa di più, di riscontrare qualche cambiamento positivo nel mio ritorno. Perfino la sua espressione si tinge di durezza: è glaciale, senza dubbio, ma è intensa come poche altre volte.
Catturo l'incertezza di quell'istante: forse perché stanco, oramai, forse perché non ho più intenzione di rinnegare i miei sentimenti; scorgo un nuovo orizzonte, lascio che l'orgoglio si disperda come magia; e ritrovo il coraggio per spingermi in avanti, percepisco la necessità di stabilire un nuovo punto d'incontro.
E, difatti, raggiunta questa consapevolezza il mio cuore s'acquieta d'improvviso. Il battito, dapprima incessante, si fa leggero, e l'equilibrio plasma una sicurezza rinnovata. Sarà il modo in cui l'altra mi guarda, la speranza di cui mi fa dono, forse semplicemente il mio sentimento impresso in memoria e mai dimenticato.
«È così.. dopo quella sera a Villa Scott, non ho più trovato il coraggio di voltare pagina. Il pensiero di te è rimasto nella mia testa.»
cerco di non perdere nulla, in lei: nessun dettaglio, nessuna espressione, nessun eventuale mutamento. Mi travolge, insperata, un'ondata di nostalgia che mi spezza qualsiasi dubbio; e il desiderio, non più celato, annienta il muro delle ostilità.
«Non c'è nulla in questo mondo che può distruggerti tanto quanto i tuoi stessi pensieri.. la costante di questi miei pensieri, sei sempre stata tu..»
sono pronto a lasciarmi andare, a concedermi almeno l'occasione di averci provato. Invece, in modo inatteso, mi ritrovo ad essere bloccato: è la voce di un ragazzo che mi trascina in una reazione atipica, che mal s'addice alle mie premesse. Vorrei cruciarlo, spingerlo via, tornare a parlare con Thalia. Vorrei farlo, eppure non ci riesco. L'intervento del moccioso, così delirante, mi strappa un sorriso, e offusca le trame della mia rivelazione. Cerco di ritrovare la giusta lucidità, in modo sereno, mentre accetto nelle mie mani la sua piadina farcita.
«Finalmente qualcuno che apprezza il mio operato di giornalista!»
lo dico con ironia, voce composta. Un lieve sorrisetto chiazza il mio volto, una scintilla di compiacimento che s'adegua verso la Caposcuola. Guadagno un paio di istanti, il tempo necessario per ordinare i pensieri e procedere, in un flusso di ritrovata leggerezza.
«A te piace ballare Thagliatella. Credo che dovresti accettare l'invito.»
pronuncio il nomignolo in tono divertito: c'è qualcosa che non ho aggiunto in precedenza e che resta in sospeso. Un dardo che punta dritto al cuore dell'altra. Si rende prezioso, man mano che invade l'animo. Pongo tutto in risalto e lascio a lei il compito di scegliere. Poi, la piadina mi attira rapidamente. La mordo e inspiro. Non dico nulla.


Edited by ~ Lucas Scott - 20/1/2024, 13:29
 
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view post Posted on 20/1/2024, 14:58
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entropia.

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Ho sempre avuto un debole per il circo, da che ero una Puffola Pigmea tutta occhi e meraviglia. La fascinazione, ai tempi, non dipendeva soltanto dalle capacità dei performer. Amavo l’idea che viaggiassero in lungo e in largo per il mondo, vedendo più di quanto io avessi mai fatto e riuscissi anche solo a immaginare. E poi, mi dicevo, forse così avrei trovato i miei genitori e, vedendo quanto fossi speciale per far parte di un universo tanto sorprendente, mi avrebbero voluta indietro. Yma sarebbe venuta con me ovviamente.
Ecco perché, quando sento parlare dell’Ironbelly Circus, le mie antenne si drizzano e gli occhi si spalancano appena. È l’entusiasmo mai sopito di quella parte di me restata bambina. È sempre lei, probabilmente, la causa del sorriso che appare sulle mie labbra. Certo, non ho ancora capito che le performance ruotino tutte attorno al fuoco — altrimenti, col cazzo che sarei tanto elettrizzata —, ma a un ballo così fuori dalle righe farsi fermare da questi dettagli sarebbe un vero peccato.
Provo una soddisfazione insperata nel decidere di muovermi in direzione del tendone, io che fino a pochi secondi prima ero pronta a farmela addosso al solo pensiero di incrociare nuovamente il cammino di un drago.
Ma non avevi superato la cosa quella volta del sogno?
Oh, Abisso! Se tutto fosse davvero così semplice, la mia vita procederebbe su un binario attorniato di prati in fiore, invece che nelle spaccature tra le montagne con il vento che minaccia di abbattere il carrozzone.
Scrollo le spalle e muovo qualche passo verso la mia metà, più coraggiosa di quanto fossi all’inizio del mio viaggio. Dev’essere per una botta di culo o per una forma di ironica pietà che mi fermo prima di scoprire che sia il fuoco il protagonista delle esibizioni circensi. Di fiamma ne scorgo un’altra, ma non ha nulla a che vedere con l’elemento del quale temo gli effetti.
Thalia. Ti vedo superare la feritoia d’ingresso del tendone come un fulmine, sul viso un’espressione corrucciata che sfugge (ovviamente!) alla mia capacità di interpretazione. Ci pensa un tizio con i capelli biondo cenere e il passo determinato di chi ha puntato la preda a darmi qualche dettaglio in più. Faccio presto a irrigidirmi quando lui ti afferra per il braccio e ti costringe a voltarti. Mi sembra di rivivere una scena già affrontata in passato, solo che la figura di Aiden Weiss è stata sostituita da un bellimbusto dalla falcata sicura — anche troppo per i miei gusti.
So che, ora come allora, non hai bisogno di essere difesa, Thal; che io combatta le tue battaglie con la pretesa di essere scudo, elsa e spada. So ancora meglio di non ricoprire più il posto che avevo nella tua vita e che di arrogarmi il diritto di intervenire nelle tue faccende ne ho meno che mai, adesso. Mi perdonerai, però, per la mia impulsività (o forse no).
Avanzo tra le persone che ci separano senza staccare gli occhi da voi due e le sopracciglia si abbassano nel vederlo passarti un braccio attorno alla vita. Non penso nemmeno per un istante a Minotaus e al fatto che, come sempre, serva quanto un nargillo tutte le volte che dovrebbe farsi avanti per stare al tuo fianco — dando per scontato che stiate ancora insieme; o a Shaw se è per questo, con cui ti ho vista intrattenerti pochi minuti prima. Ho solo il tempo di allungare il braccio con l’intenzione arpionare la spalla del tuo carceriere.
Non me lo aspetto in tutta onestà, l’assist di Breedenberg, che riesce a scuotere la fermezza del mio piglio insieme allo zoo che si porta appresso. Che sia un membro dell’Ironbelly Circus? Inclino il capo, confusa, ma serro le labbra per trattenere una risata quando lo vedo ficcare in mano al tipo una piadina con tutta la nonchalance di chi se ne sbatte il cazzo (più di me) delle convenzioni sociali. Lo conosco meno di quanto vorrei — dovrei, in un certo senso, per l’affinità spirituale che avverto tra noi — e gli devo un ringraziamento per quel suo omaggio all’Atelier delle Castronerie… Aspetta, non sono proprio sicura che il negozio si chiami così! Il pensiero sfugge com’è arrivato, sostituito dal seguente: chi ha bisogno di un cavaliere in armatura se puoi avere un Breedenberg armato di cani, scimmie e piadine?
Dio, voglio ridere così tanto!
Ritiro la mano, liberando lo sconosciuto dalla presa in cui avrei voluto stringerlo. Non indietreggio però e cerco il tuo sguardo, Thal. Biasimami quanto vuoi, ma fammi capire se sei al sicuro oppure no; quanto margine di manovra ho per assestare un pugno a questo qua e farlo desistere dall’avvicinarsi ancora. Se solo sapessi quali sono le emozioni che scorrono tra voi, magari mi guarderei bene dal fare la guastafeste. Breedenberg farebbe lo stesso? Ho i miei dubbi.
«Ehi.»
Il mio tono è fin troppo serio e minaccioso per essere una sconosciuta appena intervenuta in una questione che non le appartiene. Ma ci sei tu di mezzo, Thal, e delle buone maniere ne faccio volentieri a meno. Lo punto su di lui, il mio sguardo, come il tuo indice fa col suo petto.
«Sono Nieve. Nieve Rigos.»
Mi presento con espressione invariata. Sembro un Grugnocorto Svedese cui abbiano tolto una coscia di mucca direttamente dalla bocca. Non è una forma di cortesia, la mia. È solo un modo per aiutarlo a dare un’identità alla tipa che lo sta guardando in cagnesco.

©Mistake (layout e codice) ©petrichor. (codice)


Menzioni: Draven, Mike, Aiden, Camillo
Interazioni: Lucas, Thalia
Luogo: uno dei tanti tendoni


Luke, perdonaci! Anche per essere intervenute dopo il tuo post. :flower:
 
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view post Posted on 20/1/2024, 16:49
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Mi aspetto che fugga, come fa sempre quando le cose non vanno come desidera, ma resta. Rimane fermo per il primo istante, il tempo che il mio messaggio sedimenti abbastanza da farlo ragionare. Ho parlato d’istinto e non ho affatto pensato alle conseguenze delle mie parole, speravo soltanto che bastasse a fargli capire che le mie idee non sono cambiate.
La sua mano mi cinge ancora il fianco, quel contatto brucia più della fiamma viva, e una nuova scintilla si è originata dal dito che gli punto al petto. Mi sento avvampare - non so più se per imbarazzo o rabbia - e ripenso a cosa avremmo potuto essere se le nostre esistenze non fossero state tanto diverse. Sto per dirglielo, per infliggergli un altro colpo mortale, quando è lui a investirmi con la semplicità dell’evidenza.
Non sa che cosa sta dicendo, penso.
Me lo ripeto, mentre i miei gesti perdono forza e le intenzioni si sgretolano. Pensavo che colpirlo a fondo con quelle parole sarebbe bastato a mettere il punto ad una situazione che si trascina senza esito da troppo tempo e, invece, l’ho riportato da me. Forse, addirittura, non ci siamo mai separati davvero.
Inorridisco, ma l’emozione non si palesa agli occhi o all’espressione dell’intero viso, e se non fosse per le labbra schiuse in un cenno di stupore forse non respirerei nemmeno.
Andare a Stoccolma non gli è servito né gli è stato utile tornare da chi, a differenza di me, non lo vorrebbe salvare. Ed è nel contrasto dei nostri ideali che faccio per dire qualcosa, ma boccheggio solamente, incapace di esprimere quello che provo. Non volevo questo. Non adesso.
O forse sì?
Qualcosa nel mio stomaco si contorce e si ribella alla staticità della mia posizione, fisica e metaforica, ma la sua mano mi impedisce di andare in qualunque altro posto e, soprattutto, lontano da lui.
Vorrei dirgli di smetterla, di non parlare così. Le cose non possono cambiare solo perché, all’improvviso, si accorge di volermi - ancora - con la stessa intensità di quella notte. Io non sono la stessa persona e purtroppo, per quanto provi a farla soccombere, l’unica parte di me che è rimasta la stessa è quella che anela il suo tocco.
Il frullio d’ali leggere mi distrae, prima che la mente possa sperimentare i voli pindarici dei miei desideri più reconditi e il senso di colpa che li insegue, e sono grata - forse per la prima volta in vita - che Camillo Breendbergh sia qui. Lo riconosco dalla zazzera di capelli castani e dal seguito di animali che si trascina dietro. Trattengo il respiro, inconsapevole di che cosa dovrei dire o fare in questo momento. Le parole del mio ex compagno mi danno il tempo solamente di sgusciare, definitivamente, dalla presa di Scott.
Sento l’equilibrio mancare a quel distacco e riconosco in me stessa la sconfitta: mi ripeto che non sono capace di quanto mi accuso, di essere pronta a dividere mente e cuore tra due persone. Eppure, sta succedendo esattamente questo. Mentre i due parlano tra loro, Camillo più per gioco che per altro, mi isolo nel mutismo con cui faccio i conti da qualche mese. Elaborare tutto questo adesso mi è impossibile, sento aumentare i battiti e il respiro diventare affannoso.
Non di nuovo, penso.
Vedo la mano di Camillo protesa a prendere la mia e l’afferro istintivamente senza rendermene conto. Non so nemmeno che cosa stia dicendo, ma ho bisogno di toccare la realtà, perché nel mondo in cui sono piombata i bordi delle cose e delle persone sfumano, le mie certezze svaniscono e resta solamente la paura di soccombere a quello che sento.
Annuisco di riflesso all’invito di Breendbergh e mi accorgo solo ora, sollevando lo sguardo, che Nieve è entrata nel mio spazio visivo. Immagino che Lucas si volterà al suo non-tocco e al suo richiamo, dimentico del pasto offerto con tanta leggerezza dall’altro, e a quel punto sarò io a piombare pesantamente sul piano reale, strappata alle mie paure da qualcosa - o meglio, qualcuno - per cui mi sono battuta sin dal primo giorno.
Vedo Nieve e la riconosco, non come essere umano in sé, ma come l’amica che è stata.
Il deja-vù è incredibilmente doloroso e annaspo figurativamente per riguadagnare l’ossigeno che mi serve. Aiden Weiss ha subito la sua ira per essersi avvicinato a me.
Mike non le è mai piaciuto.
Che ne sarà di Lucas se lo lascio qui? Che cosa le dirà?
So che l’argomento di discussione porta il mio nome, ma non voglio restare per scoprirlo.
Non voglio rimanere per finire la conversazione più incasinata della mia vita.
Vorrei sparire, ma non posso, e l’esito che si avvicina di più a questa necessità è la mano tesa di Camillo.
Guardo Nieve, uno sguardo di fuoco che vuole imprimere nella sua mente il messaggio che non c’è bisogno di fare qualsiasi cosa voglia fare, che sono grande abbastanza - anche se non mi ci sento - per affrontare l’eterna battaglia tra cuore e mente; vorrei che la congiunzione astrale portasse me e chiunque altro altrove, spargendoci nello spazio come granelli di polvere trasportati dal vento. Ognuno al suo posto, ricollocato secondo casualità, lontano da questo Caos che sembra essere nato da me e, adesso, vive libero al di là.
E’ in quello sguardo che trovo la forza di compiere una scelta, di trovare di nuovo la mia voce e di dire quello che penso. Avvinghio il braccio attorno a quello di Camillo, ma con lo sguardo rivolto a terra sospiro.

«E io che pensavo di essermi liberata di te.» commento, alla fine.

Se sto parlando di Nieve, Lucas o Camillo… beh, lo lascio scegliere a loro.



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
outfit



Menzioni: Mike
Interazioni: Lucas, Camillo, Nieve


 
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view post Posted on 20/1/2024, 17:53
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Merlino solo sa quanto questo nostro riavvicinarci stia per farmi cedere e crollare sotto il peso di ciò che provo, ma resisto con ogni cellula. Tento di ricacciare giù la valanga di emozioni, stringono con violenza la gola e quasi mi annegano. È difficile, ma resisto anche quando ti sento pronunciare i nostri nomignoli, i nostri alter-ego che ci accompagnano da un pezzo ormai. Hanno il gusto dolce-amaro della nostalgia, ma io li assaporo come fossero nettare d’ambrosia e rindosso quei panni che credevo scioccamente dismessi «Oh andiamo Don Brior, Lei è mio alleato e mio miglior cliente!» ti canzono, la sopracciglia corrucciate con fare serio «Per Lei solo belle sorprese all’orizzonte, niente di cui preoccuparsi.» parola di Tassorosso, croce sul petto «Tranne se prova a rubarmi il giro d’affari, in quel caso i miei picciotti potrebbero bussare alla sua porta il tempo di dire “Pix”!» ammicco in alto mentre ci avviamo verso la meta, il soggetto è uno dei Draghi che sorvola le nostre teste ed emette una scenica fiammata che s’infrange contro lo schermo protettivo. Sai che sono una burlona, in volto – sotto una smorfia malandrina – puoi leggermi solo buone intenzioni. Il mio fianco che, lieve, spintona il tuo per punzecchiarti come di consueto. Piccole abitudini, le chiacchere di cui ci siamo privati a lungo e ora fanno eco ai nostri passi.
«Tua zia dev’essere una persona straordinaria, è meraviglioso pensare che tu non riesca ad annoiarti con lei.» e forse le somigli più di quanto vorresti ammettere, aggiungo nel silenzio della mia mente. So che negheresti con tutto te stesso, ma nei tuoi occhi ho visto più volte la stessa vivacità che mi hai descritto. L'ho vista quella lucina nei momenti passati assieme, so che è ancora lì dentro, che non si è spenta. Provo ad immaginarti da bambino con lei, a paragonarti all’uomo che sei adesso e che pian piano ho imparato a conoscere. Sono immagini di passato e presente che si mischiano, si mischiano fino a riportarmi al qui ed ora. Io e te, lo sguardo incantato dallo spettacolo dei circensi. Mi indichi uno di loro e io resto affascinata, vedo l’inchiostro che lo segna danzare a ritmo con le figure che evocano e le coreografie che vi disegnano attorno. Ogni movimento ipnotizza, vorrei dire che è un onore assistervi, ma ben presto la nostra presenza non è più passiva, ma diventa parte integrante dell’esibizione. Ci viene rivolto un invito inaspettato tanto quanto intrigante, anche se ammetto di averlo interpretato come uno scherzo sul momento.
Inizialmente sono un po’ perplessa, reclino la testa per osservare il cerchio infuocato che ci fissa a sua volta, in attesa di una risposta. Risposta che può apparire avventata da parte mia, ma credo che stasera valga la pena stare al gioco anche se pericoloso all’apparenza «A proposito di piani malvagi per la serata, procurarsi qualche ustione potrebbe rientrare nella lista in realtà, sai?» esordisco con leggerezza, forse fin troppa. Probabilmente stride col gesto che ci troveremo a compiere, ma se ci rifletto oltre le gambe potrebbero tremare come gelatina «Quindi perché no, ho sempre sognato d’immedesimarmi in una bruschetta ben cotta.» esce dalle labbra – già sollevate con ironia – come una battuta, condita da una spolverata di sfrontatezza a sottolineare l’assenso. Una sfrontatezza che serve a non curarmi di eventuali rischi, qualunque essi siano «Potremmo dire in giro di aver affrontato un drago sfuggito al controllo, sarebbe esilarante.» mi ritrovo a ridere per sdrammatizzare, già ci immagino con gli abiti bruciacchiati e la pelle fuligginosa, a raccontare storie mirabolanti degne di un cavaliere delle favole babbane a chi oserà interrogarci.
«E beh, se riusciamo nell’eroica impresa…» ti chiedo un secondo e mi avvicino a colui che ci ha apertamente sfidato, allungandomi in punta di piedi per bisbigliargli qualcosa all’orecchio. L'altro fa una faccia furba «No problema, zignorina.» mi rassicura poi, accogliendo la mia richiesta senza protestare. Compiaciuta per l'affare fatto torno da te, ti porgo la mano pronta a saltare «Al mio tre?» il palmo e le dita che diventano un tutt'uno con i tuoi se a tua volta me li offrirai, una presa salda a infondere sicurezza.
«Uno. Due. Tre.» ti fidi? Basterà prendere solo una leggera rincorsa, la polvere che abbandona il terreno al nostro passaggio. Ma la corsa dovrà arrestarsi ad un certo punto, allora le ginocchia si piegheranno al momento giusto illudendoci di volare senza l'aiuto di oggetti stregati o fatture varie. Un salto verso l’ignoto, solo noi e il cerchio da attraversare. Il fuoco ci scalderà il corpo come il sole di mezzogiorno in estate, l’odore di fumo che solletica le narici. L’adrenalina inevitabilmente salirà e scorrerà nelle vene, donando la giusta grinta e fa battere forte il cuore. Le nostre figure fenderanno l’aria che sarà il nostro unico sostegno, pronte ad essere abbracciati dalla madre terra dall’altro lato della barriera metallica, incandescente quanto l’inferno.
Infine non resta che pregare gli elementi, che ci guidino al meglio in questa prova di coraggio.

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view post Posted on 20/1/2024, 19:35
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No rain, No flowers

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HELENA S. WHISPERWIND • 13 Y.o. • 1st year • Outfit
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cchi vispi, un cinguettio curioso e un piccolo corpicino tondeggiante ricoperto da piumette leggere e arruffate, dai colori ipersaturi.
Lo sguardo di Helena scintilla prima di socchiudersi nell’abbraccio riconoscente che avvolge per un attimo l’ex concasato «Millo, è bellissima! Grazie, grazie davvero!»
La piccola ghiandaia dispiega le ali e va ad appollaiarsi sullo spallaccio di squame dorate della sua umana. Lei le porge la guancia come una carezza e freme per il contatto con le sue piume morbide.

Saluta Camillo e il suo amico drago bianco e inaugura il giro degli stand al fianco di Lyvie.
«Hai ragione, non assomigli proprio ad un Dorsorugoso di Norvegia» le iridi cristalline si posano sulla sua figura «Non hai le rughe. E non sei nemmeno velenosa come vorresti far credere» un sorriso profondo e sbieco a Lyvie, lasciato poi vagare e sfumare nell’aria. Non può ancora dire di conoscerla, ma ha capito già da quella pazza mattina in sala grande che dietro quel carattere da dura si nasconde un cuore gentile.

«Questo è decisamente un bel cucciolino! Scommetto che è opera di Millo, come lei» la ghiandaia cinguetta mentre osserva placida il cucciolo di drago barbuto sulla spalla di Lyvie. Non ne sembra intimorita nonostante un giorno potrebbe potenzialmente diventare uno dei suoi pasti. È quasi come se fosse cosciente del fatto che entrambi vengono dallo stesso padre, come se di lui si fidasse.
«Sai, pensavo che mi piacerebbe adottare un Petardo Cinese. Ci sono anche altri draghi che mi incuriosiscono allo stesso modo, ma lui è l’unico originario dell’Asia e dato che anch’io in parte lo sono, trovo che questa sia la scelta più azzeccata. Anche la comunità magica dell’Oriente ha diritto ai suoi sputafuoco, no?» sorride alla serpina mentre, col portamonete più leggero, superano gli stand di oggettistica avanzando insieme verso il tendone del Petardo «In realtà ho origini giapponesi, non cinesi. Ma non penso che i draghi facciano tanto caso alla geografia!» aggiunge, picchiettandosi il mento con l’indice e riflettendo su quali siano le discriminanti che portano una creatura così grande e potente a decidere di voler volare da una parte piuttosto che da un’altra.
Nel tendone rosso, l’eccitazione di Helena per l’adozione del suo uovo di Petardo Cinese è alle stelle sommata a quella per aver ricevuto in dono un nuovo animale, per il contesto frizzante, per lo shopping e in generale per la compagnia della serpina.

Tra una chiacchiera e l’altra, H. è proprio in procinto di chiedere a Lyvie di andare insieme alla ricerca degli Ironbelly Circus, per vedere uno dei loro chiacchieratissimi spettacoli infuocati, quando una Megan trafelata fa improvvisa apparizione davanti alle due, a quanto pare sortendo un particolare effetto alla ragazza con le orecchie a punta. Il rossore sulle guance di lei non passa inosservato all’attenta tassorosso, che tuttavia si limita a ricambiare con gentilezza il saluto silenzioso di Megan.
Sta cercando Draven e per qualche motivo la cosa sembra preoccupare anche la Synfenir.
«Vuoi una mano a cercarlo?» chiede la serpina.
Hel si blocca, sentendo una inaspettata ed impellente necessità di riempirsi i polmoni di aria fresca, quanto più velocemente possibile.
È proprio necessario includermi nella ricerca di Draven? Draven Shaw?! E certo che è Shaw, quale altro Draven può mai cercare Megan, se non il suo Draven?
Avrebbe volentieri evitato di vederlo. C’è un qualcosa in lui che la mette ineluttabilmente a disagio. Torneo Crownspoon, cori spregiudicati, sonorus, sconti della gazzetta, lettere disperse… ci sono tanti motivi per cui Helena si sente a disagio in sua presenza, e nemmeno un buon motivo per andare ad aiutare Megan a cercarlo.
«Se pensi possiamo esserti d'aiuto, conta su di noi»
Mannaggia a me e alla mia empatia.
outfit-Helenina
Interazioni: Camillo-Lyvie-Megan • Menzioni: Draven


Acquisti:
- Intreccio di Scaglie - Petardo Cinese (15 G)
- Maleficium (38G)

Adozione:
Nome e cognome: Helena S. Whisperwind
Drago adottato: Petardo Cinese
Indirizzo di posta: Sala Comune Tassorosso, Dormitorio Femminile, Camera n°2
 
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view post Posted on 20/1/2024, 20:43
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ballo dei Draghi
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Isola di Hirta Sei una tessitrice, Camille. Forse non ho mai avuto modo di riflettervi, di dirtelo poi di persona. Hai il dono unico, e privilegiato, di ricamare il tempo. Ti basta poco, in modo semplice. Mi rimandi indietro, a giorni ben più lieti (benché, non fraintendermi, con te ogni istante è prezioso). Mi riporti al profumo dei biscotti di marzapane, all'esercito di Zenzy che abbiamo catturato (talvolta perfino mangiucchiato), in una battuta dopo l'altra. Mi riporti al Teatro Magico di Diagon Alley, al giorno in cui io stesso ho realizzato forse il sogno più grande della mia vita. Mi riporti, ancora, al Ballo degli Anni Ruggenti — una memoria intatta. Hai quest'abilità, Camille. E io, di nuovo, te ne sono profondamente grato. Mi stringo a te, come intimorito di lasciarti andare, e perderti definitivamente. Non lo dico a voce, ma una parte di me è tuttora convinta d'essere in sogno, un'illusione perpetua. Ho pizzicato la pelle più del dovuto, e forse mi ha già lasciato il segno. Eppure, l'insistenza è una reazione al dolore: potrei essere alla Baia della Conchiglia, potrei non aver mai fatto questo viaggio in volo.
Mi perdo un po', allora. Talvolta rispondo con sorrisetti spontanei, talvolta ammicco con vera partecipazione. Quando mi parli degli affari loschi — con l'accento più marcato che ben rende l'idea, altroché —, quando omaggi zia Calliope e la sua verve dinamica, tutto è piacevole. C'è un ché di distratto, però. In me, ecco, perdura la consapevolezza di essere... spento, almeno in parte. Un tempo avrei fatto scintille, avrei abbracciato la chitarra e festeggiato oltre il ruggito dei Draghi. Un tempo avrei già fatto mille e più corse lungo i tendoni, avrei scattato mille e più fotografie. Avrei indugiato in sorpresa, come un bambino. Ora... sono in pace, è vero. Ma è come se fossi in sospeso, io per primo. Vorrei che tu mi perdonassi.
«Il potere di Zenzy è mio, però.» Mimo un taglio netto alla giugulare, un'espressione poi buffa di contorno. Di fronte, i Cerchi finalmente invadono l'intera zona. Risplendono di lingue di fuoco, ricordano fate alle notti di Maggio. Brillano dolcemente, pur trattenendo una ferocia che si svela in incantesimo. Il dominio della magia è in loro, s'espande in geometrie di luce. Alla fine acconsento, non prima però d'aver sollevato l'indice e averlo puntato contro di te.
«Cosa gli hai sussurrato. Non voglio bruciarmi.» Potrei aver paura, non lo nego. E potrei trovare tutto molto... adrenalinico, più del dovuto. Rafforzo la presa sulle tue dita, un po' perché mi appresto a saltare, un po' per ironia: se brucio io, bruci anche tu. Mi fa impazzire, tutto questo. E via, un tuffo letteralmente in balia del fuoco. Spero tu possa seguirmi, ti tiro leggermente, come a darti l'ultima avvisaglia. Non chiudo gli occhi neanche una volta, e forse avrei dovuto farlo. In effetti, il Cerchio mi ingloba del tutto, completamente. Ovunque, è un'esplosione di fiamme, un dipinto di rosso e di arancio, di giallo e di carbone. Scivolano lungo il mio corpo, s'adagiano al mantello come brillanti, finché mi donano un tepore unico. Eppure, non è tutto qui. Il fuoco non lede, e c'era da aspettarselo: come noi, molti altri saltano, e altri seguono la fila con emozione. Il Cerchio, però, è un passaggio in magia pura. Si trasfigura in tanti Draghi, in volo. Sorpassano tutti noi, s'intromettono lungo il percorso, guizzano sotto le braccia e le mani intrecciate; è come trovarsi in cielo in loro compagnia, tanti spiriti luminescenti che concludono il momento. Sembra... sembra essere durato più del dovuto, ed è stato sorprendente. Atterro con un tonfo leggero.
«Io... non mi sono trasformato in Drago, vero?» Mi sfioro le guance come in dubbio. C'è poi una domanda che voglio farti subito.
«A proposito, tu non mi hai ancora detto quale Drago preferisci. Dovresti adottare assolutamente un uovo, io ho preso un Lungocorno Rumeno a suo tempo.»
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view post Posted on 20/1/2024, 21:15
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Se gli avessero dato un galeone per ogni dinamica sociale che era riuscito a cogliere e comprendere, in quel rapido quanto denso scambio, Camillo si sarebbe ritrovato ben due galeoni in più in tasca. Il ché non è un granché, data la quantità di informazioni che avrebbe potuto processare se fosse stato lucido o se gli fosse importato a tal punto da compiere lo sforzo di dar qualcosa da combinare anche all’unico neurone rimasto acceso. In vero, lui non giocava a fare lo Sherlock Holmes del discount ed era lì piú per divertirsi che per altro. Decise di tenerlo a riposo, conscio che presto, quella sera, avrebbe dovuto impegnarlo nella ricerca della sua Main B. Per amore della curiosità si sarebbe premurato di porre le giuste domande in un secondo momento.
Così l’olandese rivolse un sorriso di circostanza a Scotch quando lui accettò la piadina, e si ritrovò a tenere la mano di Thalia con la mancina, ornata di scaglie dalla spalla sino fino alla punta delle dita. Un tocco delicato, perché temeva sul serio di farle del male, considerato il potenziale che aveva quell’orpello di scartavetrare la pelle umana – strusciato nel modo sbagliato – ma al contempo saldo, perché non gli sfuggisse. In piú desiderava defilarsi il prima possibile e tornare a farsi i cazzi propri. Un po’ come chi voleva campare cent’anni, pur non avendo poi tutta questa voglia di vivere in effetti. Cosa che, vi dirò, faceva specie anche a lui.
Ad ogni modo, che il suo istinto di autoconservazione fosse andato a gettarsi in un’orgia LGBTQ+ friendly, in mezzo alle frasche possibilmente, si era capito da quando decise di stregare una Nieve non particolarmente ben disposta nei confronti del giornalista. Due colpi di bacchetta in rapida sequenza, ed il bianco e nero di cui la Grifondoro si era adornata sfumarono in un grigio appena accennato quando gli incantesimi andarono a segno.
Ripose la bacchetta e se la caricò sotto il braccio sano, pietrificata insieme al suo outfit – perché tutto rimanesse dove doveva stare – un po’ come un carpentiere avrebbe fatto con un’asse di legno. Si meravigliò di quanto fosse leggera. E ben equilibrata. Sì. Praticamente stava su da sola.
«Allora ci si rivede per una birra quando ti va, campione». Salutò Lu…ck(?) con nonchalance, un po’ triste perché a quel punto tra le due fanciulle e lo zoo che si portava appresso, non riuscí a fargli ciao ciao con la manina. In compenso gli aveva concesso la grazia di non doversi sorbire una potenziale sfuriata della Rigos, cosa che immaginava avrebbe apprezzato. E in più ci aveva guadagnato una piadina. La sua coscienza poteva andarsene tranquilla tra le braccia di Morfeo.
Inclinò il capo e guardò Nieve in viso. Bella da morire ed allo stesso tempo brutta come un gargoyle. Uno di quelli che venivano male allo scultore e di conseguenza veniva punito con il licenziamento o qualunque altra menata fossero stati capaci di inventarsi nel tredicesimo secolo del nostro amato Signore. Nella scalpellata pesante che aveva inciso quella smorfia sul suo volto trovò la risposta che andava cercando: il disgraziato non sarebbe durato a lungo se l’avesse lasciata libera di saccagnarlo. Le sorrise affabile, già in marcia.
«Anche tu sei incantevole, eh!». L’aveva lasciata cosciente, una disgrazia a ripensarci. A sua difesa aveva rimosso dagli incantesimi ogni volontà e desiderio di infliggere qualsivoglia forma di sofferenza; in teoria non era mai stata meglio. In pratica la componente psicologica giocava comunque la propria mano. Due donne e tre assi. Full.
Girò il capo e tornò ad inquadrare Thalia, poi parlò sottovoce, sperando che le vibrazioni delle sue corde si disperdessero in quel tumulto generato da draghi e cristiani in festa.
«È sempre così?». Un sussurro, nulla di piú.

Una volta giunti in una macchia di verde con piú privacy, mezza passeggiata piú in là, lasciò andare la mano di Thalia. La guardò, un po’ come si guardava una sorella minore, con quell’aria un po’ confusa di chi non ne aveva mai avuta una – fatta eccezione per Lyvie Synfenir – e per questo motivo non sapeva come si guardasse una sorella minore. Erano pure coetanei. Ragionò in velocità sul fatto che lei era stata a lungo la sua Caposcuola, si era sempre presa cura della casata, lui compreso; per quanto poco avessero legato, la considerava comunque una sua cara amica. Ci si aiutava nei momenti di difficoltà.
Ora che erano a tu per tu, un po’ di imbarazzo gli scatenò qualche d.o.c., si grattò lievemente il capo e strappò il contatto visivo.
«Senti io non so come organizzare un bel discorso e dirti quello che ti devo dire, mandami al diavolo se ho fatto una cazzata». Gettò la premessa in tavola, con Pane, Burro e Marmellata che educatamente si avvicinavano a Nieve per cercare di capire che minchia avesse combinato con quella povera anima. Si ricordò che erano stati bravi lungo il tragitto e soprattutto si ricordò che ancora teneva Nieve come una palla da rugby.
«C’era qualcosa che non andava con quel— Campione(?) e ti ho portata via senza pensarci». Iniziò ad inclinare la Rigos per rimetterla in asse, lento e delicato, neanche fosse stata fatta di cristallo. Fortunatamente non sembrava esserci nulla di rotto. «Almeno questo era quello che si vedeva da fuori».
Nascose la preoccupazione nel suo tono di voce in maniera magistrale, gli piaceva che gli altri pensassero fosse solo un ebete e che esserlo gli riuscisse naturale. La disinvoltura di cui si caricò doveva essere così irritante, immaginava.
In realtà, lui in primis per anni aveva sofferto il contatto fisico e non voleva nemmeno immaginare cosa volesse dire per una ragazza essere presa in quel modo.
Che poi, lui lo sapeva quanto fosse tosta la Moran e che se avesse voluto fargli un buscio tanto non avrebbe avuto problemi. Era la disparità riguardo la stazza dei due ad avergli fatto scattare il click, lui che la cercava e lei che si opponeva.
«Dentro la si vive in modo diverso, credo, e so che non sono cazzi mie— un secondo». Operazione di precisione. Verificò la stabilità della bella statuina, tenendola all’altezza dei gomiti.
Ironico che tutto il bel viaggio mentale che si era fatto sul consenso e sul contatto avesse bellamente ignorato la Grifondoro. Se non altro aveva evitato di essere inappropriato nel modo in cui l’aveva trasportata; la cosa paradossale è che l’aveva considerata come un oggetto – un asse di legno – fino a quel momento.
«Mi dispiace, puoi perdonarmi?» Chiese a Nieve, scandagliando ancora quel grugnocorto e cercando di trattenere le risate. L’espressione immutata, faceva ancora spavento. Quella che le mostrava era gentile, c’era della premura nel suo sguardo.
«Voglio solo sapere se stai bene»perché se non è così lo faccio sparire in mezzo alle brecane.
Glielo disse, a Thalia, voltandosi in sua direzione, mentre disincantava miss Gargoyle [inserisci qui l’anno corrente]. Sun Wukong si nascose dalla potenziale furia omicida della Rigos, saltando sulla spalla piú distante e facendosi scudo con la testa del suo padrone.
«Oh e c’è un’altra cosa. Forse due…». Aggiunse, ma c’era tempo. Almeno sperava ci fosse.


INTERAZIONI: Luck, Thalia [perdonami per la mia vida loca], Nieve [Azioni concordate]
MENZIONI: L’orgia Gay tra le frasche e la mia Main B

 
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view post Posted on 21/1/2024, 00:20
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Non sono molto in grado di ragionare in questo momento, ma una cosa la so per certa: Megan si incazzerà a morte con me. Percepisco chiaramente il cambio repentino di umore nel momento in cui ripongo lo specchio e torno a contemplare i disegni di luce dietro le palpebre chiuse. Mi prende male, è istantaneo. E non so se mi dia più fastidio questo o la nausea che continua a minacciarmi di morte imminente. La vorrei con me, ma non qui, voglio tornare a casa, me ne voglio andare da quest’isola di merda. Non riesco nemmeno a godermi la bellezza dei draghi perché chiunque mi sia intorno mi fa un’ansia indicibile.
Sbuffo. Forse mi lamento, non lo so, percepisco versi provenire dal fondo della gola che non hanno a che fare con la nausea.
Mi distolgo presto dal filo dei miei pensieri – ed è forse un bene per la circostanza – alle parole del ragazzo che ho messo in attesa qualche istante fa. Mi dimentico della sua presenza fino a questo momento e, quando mi sforzo di riaprire gli occhi e metterlo a fuoco, mi rendo conto di aver sopravvalutato la sua altezza; le corna hanno fallato la percezione iniziale.

Sei venuto a uccidermi? - rispondo al suo suggerimento, ritrovandomi con mia immensa felicità a constatare che il cervello, dopo tutto, è ancora in funzione. Perché se mi distendessi ora rischierei di soffocare nella bile.
Comunque, mentre rispondo a Mr. Fascino, nel mio campo visivo emerge un altro paio di piedi e inizio a sentire il nascondiglio solitario un po’ troppo affollato, ancora prima di constatare chi sia il nuovo arrivato. Peggio mi sento quando alzo lo sguardo e riesco ad associare la voce al viso, lo stesso che ho visto nei miei incubi così tante volte da arrivare a odiarlo. E la lista di motivazioni non è lunga, ma è intensa.
Perdo qualsiasi finta parvenza di lucidità. Con un lamento che sa quasi di pianto, mi lascio cadere all’indietro pensando che, dopotutto, morire soffocato in questo momento non sarebbe poi così male.
Disteso di schiena percepisco tutta l’umidità del terreno attraverso la camicia, è piacevole per la pelle, presumibilmente meno per il tessuto bianco. Tengo le ginocchia piegate nella stessa posizione precedente e con le braccia mi copro il viso, affondandolo nell’incavo dei gomiti.
Non riesco a sentire la musica di cui parla il biondino cornuto, ho le orecchie impegnate a contrastare un improvviso acufene; o forse il fastidioso rumore è proprio la musica di cui parla? Non lo saprò mai. Non mi interessa. Ho sete e voglio Megan, ma non la voglio incazzata, la voglio carina. Ma non troppo carina, soprattutto se Confa è nei paraggi. Dovrebbe sparire. Possibilmente dalla faccia della Terra. Ma, in tutto ciò, l’altro tizio chi cazzo è?! Certo, ci penso presto, ma meglio tardi che mai.

Megan non è con me, non hai interesse a rompermi i coglioni. Andate via. E, per la cronaca, non mi gira la testa per l’altezza. Sono un metro e ottantacinque. E devo ancora crescere, cazzo. Sparite. Andate via. - bofonchio, lamentoso. Ci manca solo che mi metta a sbattere i piedi e giuro che sono a tanto così dal farlo...

Menzioni: Megan
Interazioni: Lex, Kevin
(Chiedo venia per la simpatia :flower: )

Posizione: Sempre dietro alla stessa frasca
 
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view post Posted on 21/1/2024, 09:58
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La sua risata si perde piano, dolce in una notte ancora troppo rumorosa. La realtà è che lui in queste frasche ci sta bene. Per quanto sia un animale sociale, quando la testa gli gira per la troppa attenzione, ha bisogno di schiarirsi le idee... quindi cade tutto alla perfezione.
Ripiega un ginocchio contro il petto, l'altro resta lungo disteso sull'erba fresca.
Immaginando che non sia il caso di fissare un ragazzino che vomita, o che magari è sul punto di rifarlo di nuovo, continua a svapare al lato opposto, affinché nessun altro venga colto da nausea.
Sei venuto a uccidermi? -
Nonostante la palese innocenza, Lex sorride all'idea che qualcuno sappia vederlo più come l'angelo della morte, piuttosto che come un innocuo passante. In realtà non è innocuo per niente, almeno non in quelle intenzioni celate: ma tutto è ben riposto a cuccia, dove deve stare, sì.
Sarebbe incapace di ferire anche il più crudele trai suoi nemici, ma semplicemente perché scendere in campo sul piede di guerra non è "il suo".
«Avrei trovato il posto perfetto, ma no... è che solo così resp e gli verrebbe da spiegare come da distesi, in realtà sia umanamente impossibile soffocare nel proprio vomito, perché il respiro ha una via differente e così la si agevola. E' una cosa che non viene da chissà quale manuale magico, solo dai corsi di soccorso che - ancora in Olanda - aveva fatto, costretto dalla madre nel periodo in cui Theodore soffriva di vomito nervoso. Trachea sopra, esofago sotto.

Tuttavia ogni frase pronta a nascere da una seconda svapata, viene interrotta dal nuovo arrivato. E, cristo, ciao. Il sorriso sulle labbra di Lex si fa più profondo. Questi ragazzini vengono davvero annaffiati a Gatorade per essere così a quanti? Quindici, sedici... massimo diciassette anni? Gli occhi di Lex vengono totalmente rapiti dal biondo, anche lui con un brillio diverso negli occhi, colori che fumano in contrasto, come Adsy. E' un indizio per trovarla? Segui l'eterocromia, Cam!
Lex non si alza subito, resta ancora un po' a concepire la dinamica che intercorre trai due, pur non sapendone umanamente nulla. Certo che per una serie di coincidenze potrebbe dedurre che "Megan" e "Stella" siano la stessa persona.
Ad ogni modo, sente solo di non dover lasciare il povero malcapitato da solo con i fumi sfumanti dell'alcol e qualcuno che non sembra incline a farlo riprendere.
Si alza in piedi, forse per le rimostranze lamentate a pochi metri da lui, forse per sgranchire le lunghe gambe.
«Se t'avanza, io ho ancora sete» allunga la mano verso il biondo, lasciandosi in muso un sorriso complice, nel suo tentativo di pararsi a scudo quando nessuno glielo ha chiesto. Ma lo fa in tutti i suoi ventitré anni di esperienza, con la spalla appoggiata al tronco, e la mano draconica molle lungo il fianco. Di queste cose ne ha viste parecchie, vuole giusto capire se a sto giro ci ha visto giusto.

Interazione: Draven & Kevin

Menzioni: \\

Posizione attuale: Nelle frasche (?)



Edited by Læx - 24/1/2024, 15:55
 
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view post Posted on 21/1/2024, 12:28
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Thalia
Camillo
Nieve

Finalmente, Lucas si sposta a drinkare :fix:
Mi è bastato un morso della piadina per scoprirne il condimento schifoso, sento l'amaro della rucola solleticare il mio palato. Nulla, ad oggi, mi è mai andato così storto. Ho perduto la cognizione d'ogni cosa, viaggio con la mente senza fermarmi.
Il mio umore sfocia in tempesta, il buio che riaffiora attraverso sfumature di contrasto. La speranza è svanita, penso; il senso di vuoto dilaga, la delusione, il battito nel petto che consuma la frustrazione del momento.
Divento critico con me stesso, la verità esternata di chi pensa di fuggire dall'orrore. Mi sono spogliato delle mie ferite per nulla; molto più semplice allontanarsi, addurre al silenzio la giustificazione migliore: il brivido che percuote la pelle, brucia d'intensità fastidiosa e coinvolge il respiro in soffio leggero.
Poi, è confusione. Rapida, oltremodo imprevista, una voce cattura la mia attenzione. Il contatto che avverto esprime ostilità, l'incastro di palpebre che tenta più volte di mettere a fuoco.
Ho l'espressione curiosa che mal s'addice al momento, e in effetti giungo con incertezza all'identità di questa nuova figura. La mia mente scava nel passato, si tramuta in enigma, finché la recente intervista di Thalia mi concede una risposta che a stento avrei scoperto; in lontananza, catturo il ricordo di una foto, è un volto grazioso che mi torna familiare. La stessa ragazza, penso, che sorrideva al fianco della Tassorosso, ai confini di qualche loro esperienza passata. Scorgo la nota di minaccia nel suo sguardo: non ho idea di cosa stia pensando, ma la sua presenza incute vibrazioni per nulla positive. Sto per risponderle, con un sorriso di falsa cordialità, che tuttavia s'eclissa altrettanto velocemente; il guizzo improvviso, del ragazzo piadinaro, risulta misericordioso: due colpi di bacchetta in rapida sequenza, e la figura di Nieve s'irrigidisce all'istante - un incantesimo di pietrificazione perfettamente eseguito. Che sia tutto uno scherzo o meno, la cosa mi lascia impassibile; ascolto l'affermazione di Thalia, il tempo di metabolizzarla e tutto s'incupisce verso sensazioni familiari: il suo non esporsi, il continuo controllo delle emozioni, la solita freddezza che comincio a detestare. La rabbia s'allarga nel mio animo; annuisco alla proposta del ragazzo, mentre osservo le tre figure allontanarsi in modo goffo.
Infine, dimentico tutto. Voglio dimenticare questa serata schifosa, compresa la merdosa piadina che stringo tra le mani. Sono pronto a bere, senza guardare più indietro; scaravento la pietanza a terra ed esco dal tendone.
«Fottiti, Moran.»
un singulto leggero, che nessuno avrebbe udito.
 
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view post Posted on 21/1/2024, 13:46
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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In presenza di Camillo Breendbergh non c’è molto che si possa fare: l’ho imparato in tutti gli anni di scuola passati insieme, con le lettere appassionate parlando di tutto e niente, ma soprattutto con i suoi esperimenti. So, dunque, che se anche una parte di me vorrebbe opporsi ai suoi modi non sempre coerenti, dall’altra lo ringrazio - ancora una volta - di essere intervenuto. Due motivi per essere lieta che esista, nella stessa sera e nello spazio di due battute è troppo, perfino per me.

Assisto impotente al suo incanto su Nieve, ma i miei occhi guizzano dalla rigidità di lei a quella di Lucas, interdetto. La piega che ha preso questa serata è inaspettata e, in ogni caso, salvifica.
Mentre Camillo prende possesso dello stoccafisso che Nieve è diventata, degno Scott di un ultimo sguardo. La bolla di ansia in cui mi trovavo è svanita quando ho esternato il mio pensiero, senza sapere bene a chi dei tre fosse rivolto, ma so che Nieve è destinata a rimanere nella mia vita - per un motivo o l’altro - e Camillo è una variabile che incalza e infastidisce, a volte, ma se c’è non te ne puoi certo liberare. Lucas, d’altro canto… Vorrei dirgli tante cose, ma non è questo il momento né il luogo e se lo conosco almeno la metà di quanto credo, non vorrà vedermi né parlarmi per un po’. Eppure, non è nella mia natura lasciar cadere le cose: non sono vento e lui non è una foglia appassita su di un ramo spoglio.
E’ così che lo lascio, dunque, assicurata al braccio di Camillo e trasportata lontano da quella che dovrei considerare la salvezza. Non mi guardo indietro, ma percepisco il suo sguardo su di me e l’emozione che guida i suoi pensieri. Mi odia, forse, ma non per il motivo giusto.

Non so bene come sentirmi nei confronti di Nieve, incantata per sottostare ad una rigidità che non le appartiene e vigile al tempo stesso; vorrei che Camillo disfacesse il tutto, ma forse - col senno di poi - è meglio così. Lasciare Nieve e Lucas da soli non sarebbe stata comunque una buona idea e, per inciso, avrei avuto bisogno di quelle parole di conforto senza alcuna interruzione.
Io e Camillo non siamo esattamente amici, ma forse un po’ sì. Non abbiamo mai condiviso la merenda o studiato insieme, ma è sempre stato una presenza nella mia vita che un po’ mi sconvolgeva e un po’ mi rassicurava. Era il Jolly di Tassorosso, l’incognita che non ti aspetti e il guaio che non ti sei cercato, ma capita comunque. Ho sempre saputo, in ogni caso, che dietro quella facciata si nascondesse un ragazzo con un briciolo di sale in zucca e dei forti sentimenti. Mi sento, ora, legata a lui in un modo che non avrei creduto possibile neanche cinque minuti fa e devo dire che il pensiero mi sconvolge.
Lo lascio posizionare la bella statuina e mi porto le mani al viso nel constatare che nonostante la pietrificazione gli occhi di Nieve saettino: vorrebbe dire una marea di cose, alcune più gentili di altre, e per fortuna questo non è cambiato.
«Hai ragione, non è una cosa semplice.» confesso, levando gli occhi al cielo. Riesco finalmente a respirare e a godermi la pace di quel luogo appartato, ma non troppo. La consapevolezza che quella conversazione non è finita mi logora dentro, perché con Scott niente è mai semplice o definitivo. So che la resa dei conti avverrà - questa o un’altra sera poco importa - e so anche che quello che ho scoperto non mi giunge né nuovo né inaspettato. Andandomene da casa sua ho solo creato una distanza fisica, mentre tutto il resto è rimasto com’era.

E poi c’è Mike. Come spiegarmi e spiegargli che cosa provo per lui senza derubarlo di qualcosa?

No, Camillo, hai ragione. Non è semplice nemmeno da fuori tutta questa situazione.
Vedo che si sta preoccupando di Nieve, adesso, mentre i cani annusano e scodinzolano incuriositi. Per un secondo mi chiedo dove li abbia presi, ma ingoio la domanda insieme a tutto il resto. Non voglio sapere nulla.
«La stai tenendo, non è vero?» chiedo, indicando con un cenno del volto la Rigos. Disincantarla ora sarebbe più che giusto, ma non mi darebbe il tempo di dire quello che devo.
Prima che lui esegua il controincantesimo e prima che mi renda conto di che cosa sto facendo, incurante dell’arma letale che è l’abito di Camillo, le braccia gli circondano le spalle in un abbraccio che stupirà me più di lui e i nostri simpatici testimoni.
«Grazie, Millo.» dico, stretta ancora in quel gesto di gratitudine e affetto che, mi rendo conto, fa più bene a me che a lui. «So che me ne pentirò, ma puoi mandarmi tutti i gabbiani che vuoi.»
Scoppio a ridere, non posso farne a meno, perché non ho dimenticato la nostra corrispondenza e i suoi messaggeri, ma è uno scotto da pagare per quello che lui ha fatto per me questa sera.
Al di là delle scemenze, se non fosse arrivato al momento giusto avrei dovuto ascoltare una verità che non mi avrebbe fatto comodo, sebbene una parte di me la desiderasse al punto da aver pizzicato certe corde sensibili. Mentre sciolgo l’abbraccio e mi accorgo che il braccio nudo è rimasto lievemente vittima dell’armatura di Camillo, penso che ho molto su cui riflettere e che restare qui può farmi bene soltanto per riordinare i pensieri. Inoltre, non voglio assistere all’assassinio di Breendbergh per mano della Rigos, ma almeno questo glielo devo.



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
outfit



Menzioni: Mike
Interazioni: Lucas, Camillo, Nieve
 
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view post Posted on 21/1/2024, 15:35
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Rivolto a: Mattia (png), Camillo e Lex all'inizio dopo quei 13 turni di ritardo. Ad Alice nell'ultima parte.
Posizione: vicino ad un draghetto cameriere
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Malgrado i propositi, Niahndra e Mattia non riuscirono a fare più che qualche passo in direzione dello stand acquisti prima di essere orribilmente deragliati. Alla minaccia della riunione aziendale, Niahndra aveva incassato le spalle esortando l'amico a "muovere le chiappe".
«Ce l'hanno con te?»
«Cammina più veloce, Matti. Non li conosco».
L'occhialuto tentennò.
«Sembrano amici tuo—». «Ho detto che non li conosco».
Una bugia spudorata a cui non avrebbe creduto neanche Sun Wukong, che era praticamente nato ier---beh, cinque secondi prima. Ma ormai era fatta. Un brutto ceffo sulla destra (Breendbergh), un altro brutto ceffo sulla sinistra (Lex) e l'operazione di abbordaggio venne portata a compimento con un gioco di squadra migliore di quelli che il negozio aveva visto negli ultimi tempi.
Mattia fece un passo in avanti, visibilmente confuso dal sorriso da diavolo di Breendbergh. Guardò entrambi i ragazzi, guardò il macaco, guardo Pane, Burro e Marmellata, guardò Niahndra. «Niah, io...». Lasciò in sospeso la frase, ma il modo in cui sollevò il taccuino con il programma della giornata strappò un sospiro da parte della Alistine.
La stavano già trascinando via quando gli rispose. «Avviati, Matti. Ti raggiungo al seminario col libro».

«Speravo di scampare la vostra compagnia almeno oggi». Si lamentava più per giocare la parte che ormai si era cucita addosso che per altro. «Tu— disse rivolta a Lex —sei un venduto. E tu— fu il turno di Camillo —perché hai la fattoria di zio Tobia appresso?».
Poi ci pensò un attimo e aggiunse: «E chi porcapuffola è Circe?».
Se ne pentì nell'istante in cui vide Breendbergh aprire bocca, e poi nuovamente quando tirò in causa la signora e il maiale.
«Grazie di avermi dato gli incubi. Lo prendo come il mio segnale d'uscita».

---


Il seminario sulla fabbricazione di bacchette non era niente di speciale. Dopo aver fatto ritorno da Mattia col libro "Bacchette e Draghi" da autografare, Niahndra aveva provato a seguire le spiegazioni di Moore e Cooper, ma tante delle cose le aveva in qualche modo già apprese lavorando al Wizard Store. Non poteva credere di trovarsi su un'isola mozzafiato, con draghi liberi di volare, una compagnia circense di fama mondiale e di star passando il proprio tempo ad ascoltare come intagliare il legno per bacchette per ottenere un miglioramento del cinque percento nella fluidità di esecuzione degli incantesimi casalinghi.
Tirò una gomitata discreta a Mattia e gli si avvicinò per sussurrargli qualcosa all'orecchio. «Ti voglio bene, ma non così bene. Vado a farmi un giro, ci becchiamo tra un'ora?»
Uno sssh! convinto la bloccò sul posto. Quando si voltò, Niahndra incrociò lo sguardo di fuoco di una vecchia decrepita con occhiali spessi quanto fondi di bottiglia. Nel passarle accanto per trovare l'uscita del tendone, Niah si curò di pestarle inavvertitamente un piede.
Una volta fuori, continuò a vagare per qualche metro prima di individuare uno dei draghi di pietra predisposti a servire cibo e bibite durante l'evento e s'affrettò a raggiungerlo.
«Un short island te—».
«Hey pietrone, svegliati?»
Niahndra chiuse la bocca di scatto, improvvisamente vigile. Individuò la ragazza a cui aveva involontariamente parlato sopra [Alice Wagner] e le rivolse un cenno di scuse.
«Scusa, ti ho rubato il posto mi sa. Hai già ordinato?».



Acquisti: Niah compra tutto tranne il maleficium♥
 
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