Il Ballo dei Draghi

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view post Posted on 31/1/2024, 14:23
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ballo dei Draghi
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Isola di Hirta Il grande tendone dell'Occhiodopale degli Antipodi è uno scrigno di meraviglie. Mi accorgo di perdermi come un viaggiatore alle prese con il sogno nel cassetto, giunto oramai ad una destinazione che ha potuto soltanto immaginare. C'è l'impronta della magia, tutto intorno. Lo si nota dalle stoffe candide che rivestono il luogo, dalle decorazioni di amuleti, scaglie e gioielli di vetro colorato, perfino dai banchetti dove si accalcano visitatori, appassionati ed esperti in materia. Poi c'è il Drago di Vetro, il centro d'ogni respiro. Sembra una creatura d'altri tempi, immortalata in un'armonia priva di confronto. Il modo in cui cattura la luce e le onde di colore tutto intorno, il modo in cui spalanca le fauci e stride gli artigli di scintilla sulle rocce calcaree, il modo in cui gli occhi trattengano il riverbero delle luci d'insieme, tutto è incredibile. Ricorda un dipinto, le tinte vi si mescolano sulla pelle e sulle squame; è un'arte in carne ed ossa, pura e vivente. Mi toglie il respiro, dimentico ora ogni altra cosa.
«Mia zia ha un Fiammagranchio, tu avrai un Drago. Credo che la sfida del fuoco sia già stata vinta in partenza da parte tua.» Le mie parole sono confuse, un po' come lo sono anch'io. Mi ricollego alla tua ultima battuta, Camille. E, invero, mi accorgo di essere in un mondo tutto mio, con i piedi oramai lontani da terra. Con tutta probabilità non ti ho mai raccontato della mia adozione, anni addietro. Il Lungocorno è un altro esemplare che mi ha da sempre affascinato, eppure... io sono stato dettato — nella scelta finale — più dalle terre di provenienza del Drago che dalla propria natura. In effetti, la Romania è una tappa che mi è a cuore e che trabocca di leggende, di folklore e di stregamenti d'innata bellezza. Non mi pento affatto dell'Adozione, ci mancherebbe. Ma...
«Sai, l'Occhiodopale era tra le mie scelte principali. Ho avuto difficoltà, perché avrei voluto un esemplare di questa specie a mia volta. Promettimi di non tentare mai di cavalcare un Drago...» — sollevo l'indice a mo' di ramanzina — «...di aggiornare anche me sulle fotografie e sulla crescita del tuo Drago, e di trovare un nome altrettanto incantevole.» Trattengo per me, almeno per ora, la consapevolezza di aver peccato al riguardo. Mi appunto di parlartene, appena una voce ci invita a proseguire verso lo stand principale. Allora lascio il momento a te, Camille. Com'è giusto che sia. Desidero, per te, la stessa gioia che ha coinvolto me a suo tempo: la vicinanza al tuo Drago, la certezza di tesservi una connessione pure a distanza, le informazioni sorprendenti che Sebastian potrà affidarti e già illustrarti. Ti resto accanto, un paio di passi di lato; e di tanto in tanto sposto l'attenzione dall'uomo che è di fronte a te, con un sorriso che risveglia anche me, anche il mio cuore. Vederti felice, sentirmi felice per te — è forse altro il senso del tempo?
Sebastian è un Dragologo di lunga esperienza, è circondato da tanti altri maghi e streghe già pronti all'adozione; mi piace subito, perché spiega ogni dettaglio con voce limpida e con una partecipazione che coinvolge anche me. Parla del Drago di Vetro, della storia, delle leggende annesse (il Serpente Alato, il Drago Arcobaleno, il Messaggero della Porta dei Cieli, e via in un discorso che trabocca di magia). Mi ispira, poi, che mostri veri e propri aspetti concreti della creatura: scaglie, amuleti, artigli.
«Questo è per voi, vi piacerà!» Ha occhi addolciti dalla cortesia del volto e della voce. Mi entra subito in simpatia, ci offre poi un paio di calici di vetro traboccanti di un liquido ambrato e tutta una serie di peculiarità gastronomiche. Mi sembra di riconoscere noci e caramello, mi accorgerò presto di come la combinazione dolce e salato possa funzionare meravigliosamente per il drink. Porto in alto la bevanda come brindisi.
«Ai nostri Draghi ancora-senza-nome e a noi due.» Ti sorrido, rispondendo indirettamente al quesito in sospeso. Ahimè, non ho mai trovato un nome perfetto per il Lungocorno Romeno. I nomignoli, più che altro bizzarri perfino per me, non hanno mai saputo convincermi. Ad ogni modo, sorseggio il New Zealand Translucent (il nome è lineare, tracciato sullo stelo del bicchiere di vetro). Ha un ché di salato, forse il caramello in superficie. Riconosco il kiwi, un sapore poi più forte e alcolico come il gin, e di per sé mi ispira molto. Non mi accorgo di essere, d'un tratto, diventato completamente... spettrale. Più del solito, più dell'ultimo periodo, la mia figura si rende eterea, una patina iridescente e brillante che mi rende partecipe della giostra di colori del tendone.
«Almeno non ho la faccia da Drago. Comunque.» Spero tu abbia preso tutto il necessario, il foglio dell'adozione e le prime nozioni della tua creatura. Non ti metterò alcuna fretta, ancor più per domande o per curiosità verso il Dragologo di fronte.
«Pensavo ad un nome legato alla mitologia per il mio Drago, tu hai qualcosa in mente per il tuo? E, se la caccia a tesoro lo permette, ti andrebbe un salto anche agli stand degli articoli magici? Dicono vi siano veri e propri tesori.»
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Interazioni: Camille
 
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view post Posted on 1/2/2024, 13:57
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • Scheda • Ballo dei draghi

Porre dei paletti non era mai stato un problema per Lyvie. Se poteva, evitava fin dal principio delle situazioni o argomenti ostici per timore potessero ritorcersi contro di lei. Per quanto interiormente empatica, doveva mantenere le dovute distanze tra lei ed Helena: in fondo, era solo il loro secondo incontro. La strada era ancora lunga e nulla impediva alla Tassina di scocciarsi di lei a lungo andare. Solitamente, andava a finire così. Le sue aspettative rimanevano, sempre, più o meno basse.
Era sempre stato così, per lei, nelle relazioni sociali. Dare agli altri solo ciò che era dovuto senza mai andare oltre, senza mai instaurare alcun tipo di rapporto duraturo. Esisteva solo Draven come eccezione, il passato a legarli tramite un filo invisibile e pieno di orrori d’infanzia. Il fatto che fossero quasi identici caratterialmente, poi, li accoppiava in una maniera perfetta: non andavano mai a ficcare il naso negli affari di uno o dell’altra, pur rimanendo legati. Era il connubio perfetto per una coppia di introversi.
Ma il mondo era fastidiosamente vario. Ed Helena sembrava il suo diretto opposto, cosa che le fece rizzare i peli della nuca. Avrebbe dovuto aspettarselo, ma - purtroppo - di base non era chissà quanto socievole da avere un bagaglio soddisfacente di esperienze.
Ben presto si parlò delle sue origini, argomento che - messo l’altro da parte - destò il suo interesse. Ascoltò in silenzio, appuntando mentalmente le sue parole. Assunse un’espressione ancora più incuriosita quando capì che la sua stirpe era per la maggior parte di casata verde-argento. La purezza, però, e tutte quelle robe lì, le interessavano poco. Incarnava tutti i valori serpini, ma non si poteva dire che fosse proprio ferrea nella questione del sangue.
Alcuni nomi li conosceva, eccome. Zacharias in particolare, era un tipo che odiava con tutta se stessa, ma solo perché a lui associava suo fratello. Era proprio uno dei ragazzetti loschi della scuola, che Kyros seguiva a ruota. Si domandò se lo conoscesse, non perse tempo nel chiederglielo.

« Li conosco bene. Non è che conosci anche Kyros? Fa parte della sua “cricca”. Beh, è mio fratello gemello. » commentò in maniera coincisa, evitando tutti i particolari sul rapporto che ora aveva con il suo stesso sangue.
Da inseparabili, ora erano due completi estranei. Da quando avevano messo piede in quella scuola, non si era capito più nulla. A stento lo riconosceva, quando da lontano lo osservava in sala comune con i suoi nuovi amici, o quando faceva colazione sulla tavolata lunga dei Serpeverde. Non era più suo fratello. E di questo soffriva non solo lei, ma anche la sua famiglia che - durante le vacanze estive - aveva inevitabilmente notato il distacco tra loro.
Helena le sorrise imbarazzata, sorriso che le scaldò il cuore. In quel momento, capì che doveva pur dire qualcosa anche lei.

« Quindi non sei mai stata in Asia? Credo che, date le tue origini, dovresti proprio approfittare della cosa. » suggerì, camminando al suo fianco nell’atmosfera del ballo.
Per la prima volta in quegli anni a Hogwarts, non sentì l’oppressione di sentirsi sola. Il semplice fatto di passare quella serata lì con lei sarebbe bastato a farla tornare nelle proprie stanze col sorriso sulle labbra.

« Tra me e mio fratello non scorre molto buonsangue. Da quando siamo venuti qui è cambiato totalmente, in maniera tale che ora lo odio. E tu, hai fratelli? » chiese placidamente, come se parlare di Kyros non fosse niente e sminuendo volontariamente la cosa.
Solo poi, quando si parlò di Draven, non poté fare a meno di notare il suo imbarazzo. Si chiese perché, con le sopracciglia leggermente corrugate, mentre il suo nuovo amichetto sulla spalla le mangiucchiava le ciocche ricce.

« Ho la sensazione che non me la conti giusta. » ironizzò Lyvie, lanciandole un’occhiata eloquente e spintonandola un pochino col gomito.
Non era che Draven, forse, le piaceva? Non gliel’avrebbe mai chiesto, ma stuzzicarla un po’ a riguardo era divertente.



Interazioni: Helenina
Menzioni: Draven

 
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view post Posted on 2/2/2024, 21:17
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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E così, dopo aver allungato qualche cerotto a Thalia, Camillo accolse la sua proposta con un cenno pacato della testa. Gli faceva strano, in effetti, pensare che lei potesse avere un qualche tipo di relazione con quel tale. Gli faceva strano, in vero, pensare che lei potesse avere qualche tipo di relazione con qualcuno, nonostante gli fosse arrivata qualche voce su un certo Serpeverde assenteista. Non tanto perché non ce la vedeva a fare certe cose, piú perché… quando avevi una sorella minore – che non era né minore, né tua sorella – non stavi ad immaginarti come stesse messa a body count. Ma riconosceva fosse una fanciulla affascinante e tutto il resto, per quanto un pizzichino severa. Dando retta alla logica, in qualche modo anche lei finiva inevitabilmente per cuccare, o almeno così si disse.
Cercò di mantenere un’espressione neutra, per quanto trovasse il pensiero un po’ buffo, per quanto la situazione fosse un tantinello strana. Poi allargò un sorriso sincero e sussurrò un «Ti aspetto», che non voleva essere relegato all’Atelier. Se preferiva un caffé o una canna su qualche gradinata sperduta, a lui andava bene lo stesso.
Si voltò nuovamente verso Nieve e la guardò, come si guardavano le pubblicità in fondo al forum. Lavatrici praticamente regalate. Ingerisci Padova se vuoi perdere 30kg in 4 settimane. Metti il bicarbonato sui piedi, fidati fra. Quelle cose lì.
«A quanto pare me la faccio con la Walker». Confermò, annuendo sgraziatamente mentre il Wukong faceva del suo meglio per rimanere appeso. Avesse potuto rispondere ai suoi pensieri avrebbe confermato tutto, fatta eccezione per la cosa del vino elfico, che faceva incredibilmente cagare. Avrebbe detto che i suoi baci sapevano di crema pasticcera e zucchero a velo, due cose che amava, quasi quanto amava la sua dolce metà. Ma lui non era un legilimens, né un telepate e si limitò a pensare che sulla questione di non essersi lasciato la scuola alle spalle, beh, Nieve aveva ragione. Se solo avesse saputo che ancora partecipava alle lezioni di Erbologia tutto trasfigurato, solo per spaccare le palle alla professoressa Cingciang, probabilmente le avrebbe strappato l’ennesima risata.
«Sei decisamente piú incantevole quando ridi». Le confessò, senza malizia, traumatizzato dal ricordo della faccia da Grugnocorto. Un po’ anche per cambiare argomento. Aveva tre cani molecolari e uno stormo di corvi in canna, se avesse voluto trovare subito Adeline, avrebbe scatenato l’inferno. Ma loro non l’avevano vista e l’idea di una passeggiata lo allettava.
«Comunque non è propriamente un contrabband— Porca di quella bislacca!».
Lo schiocco della smaterializzazione gli fece saltare in aria il cervello. Quando si parlava del Diavolo, magari non erano proprio le corna a sbucare, quanto i gregari di una moglie indemoniata.
In questo caso, la sua arcinemesi era arrivata in loco con le peggiori intenzioni del mondo, pronta a fargli il culo con stile. Sì, l’aveva visto il completo da sera, quelle tonalità dell’oro che si sposavano con le sfumature scure del legno di cui era fatto. La marionetta sotto steroidi l’aveva caricato e lui aveva appena fatto in tempo a chiudersi insieme allo zoo dentro un Protego Totalus. Una bolla di modeste dimensioni che l’avrebbe tenuto fuori per qualche istante.
«Thagliatella, mia cara, mi fai la cortesia di mummificarlo? È un gadget stregato per attaccarmi». Domandò, mentre il Menichino bussava impaziente sulla protezione che aveva eretto per tenerlo alla larga. Quando lui sentì le parole di Breendbergh, con dei gesti poco educati lo mandò a quel paese e indicò la Caposcuola, facendo cenno di no con la testa, come a suggerirgli che stava barando.
«Non vi farà nulla, ce l’ha con me, ma vuole far partire una rissa». Aggiunse poi, per tranquillizzare i presenti, vedendolo esagerare con quei cenni sgraziati delle mani legnose. Pane, Burro e Marmellata si avvicinarono curiosi, annusando l’estremità della bolla che faceva loro da scudo ed il Menichino si accucciò per salutarli, prima di tornare in piedi e continuare a provocare Camillo. Sembrava volergli gridare “Fatti sotto, codardo! Io, te e nessun altro”.
«Aiuuuuuutooooooo». Ma l’olandese era disperato, e domandò, come per invitare la Moran a tirarlo fuori da quel guaio. Niente gabbiani – era implicito – se proprio voleva dargli una zampa nel momento del bisogno.
Se lei l’avesse aiutato, avrebbe sciolto l’incantesimo e si sarebbe smaterializzato di fretta insieme a tutta la gang del bosco, salutando le due fanciullette. Se avesse deciso di lasciarlo lì, preda del suo sicario, avrebbe provato a venirne a capo da solo, conscio di avere zero chance contro il disgraziato in modalità Buona Fortuna. Quel coso era un John Wick che non ti ammazzava, ma ti faceva passare una brutta serata, pensò. E lui aveva altri piani.
«Ora mi pento di averlo creato». Gli si gelò il sangue, mentre gli occhi guizzavano disperati per incrociare lo sguardo dell’amica.


INTERAZIONI: Thalia, Nieve. Il John Wick di Legno
MENZIONI: Adeline

 
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view post Posted on 4/2/2024, 19:37
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Che tu mi creda o no, nonostante la serie d’indizi ben piazzati qui e là – e di cui conosco la risposta –, non so ancora cosa aspettarmi da questa serata. L’unica certezza finora è che tua zia è una fonte inesauribile di assi nella manica, esattamente come te. Di nuovo non colgo l’occasione per dirti quanto somigli a lei, anche se magari non te ne accorgi. Immagino voi due in una stanza, uno spazio che da vuoto si riempie di allegria e di vita. Non importano colori o cose simili a scaldare l’ambiente, basta unicamente la vostra presenza «Ma il Fiammagranchio vince la gara di stile, senza ombra di dubbio!» ci tengo a puntualizzare però, quello che penso lo tengo per me mentre ci avviamo al banchetto dove ci attende l’esperto. Sono un po’ nervosa, non è un passo che compio con leggerezza, ma ascoltare la tua testimonianza diretta mi tranquillizza un po’ «Davvero eri indeciso con l’Occhiodopale?» è una coincidenza inattesa, sorrido di riflesso attraverso il lieve stupore che mi maschera il volto. Comprendo sia tutt’altro che semplice scegliere, io stessa ho ponderato per diverse settimane quale esemplare adottare. Mi sono persino sentita in colpa, considerando quanto detesto fare preferenze seppur necessarie «Prendere una decisione è complesso tanto quanto strappare una O a Peverell, purtroppo ti capisco.» vorrei fosse solo una battuta, ma dietro ci nascondo un pizzico si triste realtà.
«Ah e non credo di poterti assicurare che non cavalcherò mai Draghi, sai?» le labbra si assottigliano e arriccio il naso dubbiosa, la voce intrisa della mia immancabile ironia. Per quanto riguarda le foto e gli aggiornamenti, invece, sarà ben altra musica. Non vedo l’ora di ricevere le missive con gli aggiornamenti, ma soprattutto di scoprire come crescerà la creatura confrontando ogni scatto che riceverò nel tempo e condividere i dettagli con te «Ma sul resto puoi contarci, lo prometto.» lo dico col cuore, l’espressione che si addolcisce e lascia trasparire tutta la mia sincerità. Sarà un po’ come adottarlo assieme a me, come se quella scelta che hai dovuto fare anni addietro non fosse mai esistita. Te lo dimostro già adesso, lasciandoti spazio di fianco a me mentre mi accingo a parlare con Sebastian. È un uomo gentile, soddisfa ogni mia curiosità senza difficoltà e quando mi pone di fronte i documenti necessari ammetto di essere piuttosto elettrizzata. Mentre raccolgo il tutto e lo stringo con cura al petto cerco il tuo sguardo, è bello sapere che sai cosa si prova. È bello avere qualcuno con cui parlarne, scambiare pareri o anche solo accennare alle meraviglie che un legame del genere può donare.
A coronare il momento è un brindisi perfetto. Ringrazio Sebastian per l’offerta e mi unisco a te, ti faccio eco e i movimenti specchiano i tuoi «Salute!» sollevo il bicchiere, con un cenno lo inclino in direzione del tuo. Il liquido scivola poi lungo la gola, rapidamente tanto quanto il suo effetto compare e muta i nostri corpi «Forse somigliamo di più alla povera Mirtilla Malcontenta.» mi osservo divertita la pelle che l’abito lascia nuda, gli sprazzi di luce variopinta che giocano in contrasto sulla base perlacea – è strano vedermi così pallida però. Pochi istanti e l'iridescenza svanisce, ammetto di essere un filino dispiaciuta per la breve durata. Restituisco il calice, le carte vengono messe al sicuro e già valuto la proposta di ficcanasare tra gli oggetti in vendita. L’assecondo più che volentieri, ho già in mente un paio di acquisti «Perché no, ho sentito che un famoso stilista ne ha approfittato per presentare la sua ultima creazione. Dobbiamo assolutamente provarla!» c’è ancora una cosa che desidero fare però, poi ti seguirò ovunque vorrai «Ma prima di andare, ti devo consegnare l’ultimo pezzo del puzzle per arrivare alla soluzione.» dalla borsa recupero un pacchetto, è piccolo quanto la mia mano. Con un delicato colpo di bacchetta lo riporto alle giuste dimensioni, quello che ti porgo infine è un regalo avvolto in una carta rosso acceso, in un angolo spicca un fiocco arancio brillante. Le stesse sfumature del fuoco, quello delle minacciose fiamme di Drago. Diversamente dal solito non c’è nessun biglietto, scoprirai che le poche righe che desideravo dedicarti sono all'interno, amalgamate tra altre mille e più parole.
«Te lo sei guadagnato, Don Brior!» sta a te decretare quando e dove aprirlo, il momento che riterrai più opportuno. Mi stringo quindi al tuo braccio, pronta per farmi guidare verso la distesa ghiacciata, oltre che a riprendere il discorso che ho lasciato bruscamente in sospeso.
«Nomi mitologici dicevi eh?» interessante, uno spunto che stuzzica la mia fantasia «Come Zephyr o…» una fantasia che, come il vento venerato dai Greci, vola in memoria tra i racconti letti qui e là «O Circe.» e tra le nozioni varie apprese a storia «A quanto pare il cucciolo che ho adottato è una lei» cito testualmente il certificato che ha rilasciato il dragologo, in basso la sua firma convalidata da un vistoso timbro con lo stemma dell’associazione «Mi piacerebbe chiamarla Yvaine, o con un nome simile.» qualcosa che rimandi agli astri e ai cieli «Perché, sarà sciocco, ma le scaglie mi ricordano tante piccole stelle.» luminose è scintillanti.

code by Camille


Interazioni: Oliver :<31:

Nel pacchettino, appena vorrete aprirlo, troverete :<31: :<31: :
- Il libro "Spiriti ardenti e creature infernali: evocazione elementale - Volume II (Efesti Ignis)". Al suo interno, come segnalibro appena dietro la copertina, è presente un rettangolo con lo stemma dell'Associazione dei dragologi con su scritto "pass". Mentre sulla prima pagina c'è la seguente dedica:
"Stavolta non c’è risposta giusta o sbagliata, vai dove ti porta il cuore. Lo hai donato, o lo donerai ad una delle creature presenti qui stasera. Trovale quindi un nome, lui o lei ti correrà incontro rispondendo al dolce richiamo. Ah dimenticavo, non aver paura delle sue fiamme, con questo libro imparerai a domarle…forse!

Anche tu sei parte di me, lo sarai sempre. Non dimenticarlo mai.

Ti voglio bene,

La tua Regina di Cuori."
 
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view post Posted on 5/2/2024, 21:27
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Inutile fingere quanto mi appaia inverosimile accompagnarmi a questi due in una serata come questa: Camillo, da un lato, con il suo seguito di bestie ammaestrate non mi è mai sembrato tanto piacevole come stasera; Nieve, d’altro canto, non mi sembrava propensa - nonostante tutto - a rivangare i vecchi tempi l’ultima volta che abbiamo parlato.
Sollevando la gonna, quindi, mi incammino insieme a loro, ma mi fermo quasi immediatamente. Breendbergh è rimasto indietro e faccio appena in tempo a voltarmi che colgo la motivazione di questo improvviso arresto.

In una splendida bolla di luce bluastra sta rinchiuso il peggior incubo della mia adolescenza - oggi un uomo sicuramente fatto, ma non ancora finito - e all’esterno di quella un manichino dall’aria inquietante che si aggira famelico intorno alla sua preda.
Ci metto poco a registrare le parole di Camillo e il mio sguardo esasperato si rivolge al cielo pronto ad imbrunire: scorgo l’ennesimo drago - un Dorsorugoso? - volare ad ali spiegate sopra di noi e mi chiedo perché non possa farlo anche io in questo momento. Non c’è mai un attimo di pace se di mezzo c’è un Breendbergh.

I miei occhi cercano poi quelli di Nieve e per un secondo dimentico che la sua magia ha lasciato posto al vuoto - che è pure la ragione per cui ci parliamo di nuovo, seppur saltuariamente; scuoto il capo, come a scacciare un pensiero disturbante ed estraggo la bacchetta dalla manica dell’abito.
«Non l’avevi preso il G.U.F.O. in Incantesimi prima di squagliartela da qui?…» lo sbeffeggio, voltandomi del tutto, sospirando alla fine. Distendo il braccio destro, culminante nella mia fidata bacchetta di salice, comincio a farla roteare con delicatezza in sinuosi cerchi concentrici ascendenti e nel mentre penso alle bende che Camillo, prima o poi, si arrotolerà intorno al corpo per i fatti suoi in un classico incidente sul lavoro che, presto o tardi, accade a tutte le grandi menti: in fondo, con la magia non si scherza. Stringo il pugno sinistro per infondere la stretta necessaria, mentre le bende che immagino - soffici, ma resistenti - si attorcigliano con grazia intorno al corpicino del carnefice. Penso alla formula, non la pronuncio nemmeno, e quando ho finito il burattino è bello che imbalsamato come da richiesta.
«Meglio se te ne vai, Millo. La Walker la avviso io…» dico, rimettendo a posto la bacchetta. E in tutto ciò, nella più completa assurdità del momento, faccio l’unica cosa che non mi sarei aspettata di fare.
Non soltanto mi dispiace che Breendbergh se ne vada come un fuggiasco con la refurtiva, ma afferro la mano di Nieve e la trascino via con me, prima che il manichino decida di cambiare obiettivo.

Facciamo solo qualche metro quando realizzo la portata del nostro contatto e mi distacco da lei, immaginando - come se non lo sapessi davvero fino in fondo - quanto stupore e fastidio possa averle dato questo mio inciampo.
«S-scusa.» balbetto «E’ stato…» Stupido? Sciocco? Inappropriato? «Un riflesso.»
Santi numi, Thalia... Che scusa patetica!



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
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Menzioni: -
Interazioni: Camillo, manichino-assassino (?), Nieve
 
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view post Posted on 6/2/2024, 18:58
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entropia.

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Sarebbe stato improbabile che smettessi tanto presto di indugiare nei pensieri sulla Walker, se dal nulla non fosse apparso un manichino furibondo con le peggiori intenzioni. Schivo un colpo che non arriva perché non è contro di me che il tipetto vuole scatenare la sua furia, ma rimpiango comunque di non essere nella bolla protettiva di Breedenbergh. Non si sa mai cosa può frullare nella testa di trucioli di questa categoria di oggetti!
«Cazzomerda!» L’espressione mi esce di bocca ché sono ancora in movimento e i miei occhi hanno appena scorto la patina di luce bluastra calare sopra l’ex Tassorosso. «Si può sapere cosa...»
Ma non mi aspetto davvero una risposta. Credo di essere entrata nel meccanismo, se arrivo a pensare che tutto questo teatrino sia normale in presenza di Breedenbergh — che, a proposito, non ha corretto la mia pronuncia sicché continuo a pensare di essere nel giusto. È forse per lo stesso motivo che giustifico l’incosciente decisione di accettare il suo invito per un prossimo futuro. In fondo, faccio a pugni così spesso che una rissa in più non può spaventarmi. Anche con il contrabbandiere, se necessario.
«Ti prego, Thal. Aiutalo prima che diventi l’ingrediente principale per una chicken pie
Lo uso di nuovo, il vezzeggiativo che ti ho sempre riservato, come quel pomeriggio ai Tre Manici di Scopa. Non posso dirlo con certezza, ma ho la sensazione che l’influenza di Isabella cominci a produrre i suoi effetti nelle sembianze di un desiderio di vicinanza. Mi domando se constatare la profondità del legame tra lei e l’Umanoide non abbia rievocato il sentimento contro il quale mi sono testardamente scagliata. Un po’ come il manichino fa con il Protego di Breedenbergh.
È ovvio che tu gli vada in soccorso e lo è anche constatare che non dipenda dalla mia richiesta. Sei sempre stata responsabile, pronta ad aiutare il prossimo e, soprattutto, a intervenire a gamba tesa per risolvere i guai — i miei, principalmente. Ti guardo agire e, nel farlo, l’espressione sul mio viso si addolcisce. È vero, Roth rappresenta qualcosa che prescinde ogni forma di spiegazione razionale, eppure mi rendo conto adesso che… Cosa avrei fatto senza di te al mio fianco?
Saluto Breedenbergh scuotendo la manina, quasi scordandomi del suo avversario. Sei tu a riportarmi alla realtà, come sempre, solo che stavolta… Ti seguo, le dita strette nell’abbraccio delle tue. Sai quando si dice “avere il cuore in gola”? È lì che lo sento in questo momento e batte così forte da farmi ignorare la mole del drago che passa sopra le nostre teste e che, in circostanze diverse, mi avrebbe indotta a scappare via.
Non ce l’avrei fatta senza di te, ecco la verità. Perfino adesso, dopo tutto quello che abbiamo passato, sei in grado di essere per me ciò che la barriera magica è stata per Breedenbergh: la cupola sicura pronta a darmi spassionatamente tutto quello di cui avevo bisogno da piccola e, ora, da adulta.
«No» ti interrompo e il mio braccio scatta in direzione del tuo. Riprendo il contatto, stringendo appena la presa per farti capire che… Tu l’hai avuto il mio cuore e lo possiedi ancora. Nessuno rimasto in vita vi ha accesso. Nessuno che abbia voluto provare ad avvicinarmi ha visto crollare le mie barriere. Al tuo cospetto, invece, gli arcieri ritirano le frecce e il cancello si apre. Hai le chiavi della mia fortezza, nonostante tutto. «Non-»
Ma sono in imbarazzo anch’io. Come te, ho risposto a un bisogno intimo nel riprendere la tua mano. E, come te, non so cosa dire.
«Andiamo agli stand» abbozzo timidamente.
Non lasciarmi, Thal, anche se non lo merito.

©Mistake (layout e codice) ©petrichor. (codice)


Menzioni: Adeline, Isabella (png), manichino
Interazioni: Camillo, Thalia
Luogo: da qualche parte verso gli stand
 
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view post Posted on 7/2/2024, 19:23
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Per quanto ci provi, il corpo non mente. E non parlo solamente di quei riflessi incondizionati come lo sbattere le palpebre a ripetizione di fronte ad una luce abbagliante oppure il ritrarre la mano davanti al troppo calore. Per quanto possa essere arrabbiata, confusa o rancorosa non sono in grado di fingere né col corpo né con la mente.

Per quanto mi piaccia pensare che Nieve sia un capitolo del passato e che, forse, sarebbe meglio relegare il suo ricordo - e la sua persona - ad altri luoghi e tempi, la verità è che non posso semplicemente farlo. Non posso ignorare la spinta emotiva che provo quando la vedo. Sarebbe come rinnegare un pezzetto della mia memoria, affidandola ad un Pensatoio. Se sono quella che sono lo devo anche a Nieve e so, guardandola in tralice, che lei pensa lo stesso di me.
Siamo due cretine e anche un po’ ingenue se pensiamo di poter nascondere l’elefante nella stanza (anche se siamo all’aperto nella selvaggia Scozia popolata dai draghi) e, forse, non voglio farlo. Da quando lei e Camillo mi hanno strappata alle grinfie di Scott - letteralmente - la sensazione di inadeguatezza che ho provato nel sentirmi circondata da persone talmente diverse tra loro, con opinioni ed esperienze varie a legarli alla sottoscritta, è svanita nel momento in cui Camillo ha agito in mia vece. Trovarmi con loro imboscata in un punto imprecisato in una festa caotica dal primo istante è stata la mia salvezza. E se mi avessero chiesto solo tre giorni fa se avrei ritenuto possibile uno scenario del genere avrei perso la testa a forza di negare l’impossibilità della faccenda.

Adesso che guardo Nieve e so che Camillo è altrove, pronto a sfuggire dalle sue nemesi magiche e non, mi sento in pace con me stessa. Non riesco a sostenere a lungo quello sguardo, però, e abbasso il mio con fare colpevole, prima che Nieve mi riprenda la mano.
«Questo…» le dico, sollevando la mano stretta nella sua «...è strano. Siamo d’accordo su questo, almeno?» le sorrido, trattenendola prima che faccia un passo oltre in direzione degli stand.
«E so che lo pensi anche tu, perché ti conosco. In barba a tutto quello che ci siamo dette e fatte da quando sei tornata. Però… non so cosa sia cambiato, ma ne sono contenta.»
Arrossisco, quasi, perché ammettere le mie debolezze per me non è mai stato facile. Quando vivi nella consapevolezza che da te si aspettano il massimo, sempre e comunque, non è semplice guardarsi allo specchio ed ammettere il fallimento. Sul piano relazionale, ovviamente, so benissimo di aver tanto da imparare e di essere ampiamente in ritardo sulla tabella di marcia.

Comincio ad incamminarmi e mi chiedo se Nieve sarà capace di restare con me ancora un po’, prima che la festa sia finita. In un angolo del suo cervello so che sta elaborando quanto ha visto nel tendone e so anche che una parte di lei freme dalla voglia di sapere, ma non sarò certo io ad aprire il vaso di Pandora. Prima o dopo succederà, ma non stasera.

Mentre passeggiamo tra gli stand mi sembra di essere tornata a qualche estate fa: i mercatini di paese sotto il cocente sole estivo in Italia e Nieve, oggi come allora, al mio fianco. Ero meno vestita di oggi, con i pantaloncini corti ben sopra il ginocchio e una maglietta leggera a manica corta, ma la sensazione di libertà non dipendeva certo da quelli; all’epoca pensavo che allontanarmi da casa significasse dimenticare per un momento tutti i miei problemi - compresi quelli che non avevo ancora generato - e per certi aspetti ero conscia di non sapere ancora chi fossi realmente. A distanza di qualche anno, quindi, mi trovo nella medesima situazione, più cresciuta e in procinto di cambiare ancora pelle, quasi come un drago.
L’idea del drago mi accende una luce nel cervello e, anzi, infiamma un ricordo: l’infanzia di Nieve cambiata per l’istinto di una delle grandi creature sopra le nostre teste. Istintivamente le guardo svolazzare leggiadre sopra di noi e stringo un po’ di più la mano della mia amica ritrovata.
«Stai bene?» dico, accennando con lo sguardo all’affollato spazio aereo sovrastante le nostre testoline «Per loro, intendo.»
Non rievoco mai quelle storie, perché so quanto le facciano male, però so anche che è cambiata nonostante tutto e che, forse, è diventata più forte di quanto non pensi.

Ciononostante ho paura della sua reazione e quando l’attesa di una risposta mi pare insostenibile cambio l’obiettivo del mio sguardo e indico lo stand davanti a noi: libri, oggetti particolarmente interessanti ed altri esteticamente favolosi. La trascino con me per leggere i cartellini e capire di che cosa si tratti ed è inutile dire che mi convince tutto.
«Salve» mi rivolgo quindi al garzone più prossimo e libero, mentre con l’indice indico l’intero allestimento esposto. «Non resisto davanti a queste cose. So di avere un problema. » confesso, rivolgendomi a Nieve.
Ancora non mi capacito di come mi escano naturali certe frasi e atteggiamenti in sua presenza, anche perché fino ad un mese fa la sua sola vista innescava in me delle sensazioni contrastanti e spaventose. Forse devo curare questa cosa con il whiskey, ma non sono sicura che il risultato sarà quello sperato.
«Credo che prenderò tutto e se fosse possibile spedire gli articoli a casa lo apprezzerei moltissimo.» aggiungo, mostrando come sarebbe improponibile che tenessi il tutto con me per il resto della serata.
«Il bracciale Intreccio di Scaglie vorrei riportasse quelle di un Opaleye delle Antipodi, per favore.»
Guardo il garzone preparare il mio ordine, scrivo l’indirizzo a cui spedire il tutto su un foglietto di pergamena e lo osservo prendere le misure del mio polso per la realizzazione del bracciale. Di tanto in tanto sorrido raggiante, come se questa fosse un’altra serata, un momento di gioia pura.
Alla fine, conscia di non aver portato una borsetta in cui riporre i miei oggetti più preziosi per una miglior capacità di movimento, libero dalla presa di Nieve la mano e con una leggera pressione sfioro un paio delle gemme-scaglie alla base del corpetto: queste si aprono, rivelando un inserto piccolo e profondo, ma non troppo angusto, in cui ho riposto del denaro. Ho deciso che mi farò spedire tutto direttamente a St.Ives, così non perderò tempo a creare un nuovo scatolone per il trasloco. Avrò già abbastanza stranezze da portare con me.
«Adesso devi comprare qualcosa anche tu, altrimenti mi sentirò male.» dico, chiudendo gli inserti e porgendo il dovuto al garzone. Inutile dire che, nonostante sia alleggerita di una consistente quota di Galeoni, non mi sento per niente… sollevata.



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
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Menzioni: -
Interazioni: Nieve


Thalia ha sbancato al casinò, quindi compra tutto (ma vi riporto il dettaglio, giusto per bontà divina).

6 Galeoni | GUARDIATESORO
14 Galeoni | FIAMMA SEMPITERNA
35 Galeoni | VESTE DEL DRAGO
15 Galeoni | INTRECCIO DI SCAGLIE (Opaleye delle Antipodi)
35 Galeoni | SCETTRO DEL DRAGO
38 Galeoni | MALEFICIUM
6 Galeoni | LIBRO "SCOPRIRE I DRAGHI"
8 Galeoni | LIBRO "BACCHETTE E DRAGHI"
10 Galeoni | LIBRO "CORDIS DRACONIS"


Totale: 167 Galeoni (ho contato col pallottoliere, lo giuro).
 
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view post Posted on 7/2/2024, 19:25
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Menzioni: ø
Interazioni: ø
Luoghi: seminari/stands prima, tendone dei Grugnocorto Svedesi dopo

Susan Gɯen Nieranth ¬ Studentessa Tassorosso
Essere circondata dalla natura incontaminata non è certo una novità per me. Hirta, con il suo paesaggio scozzese più che familiare, mi riporta alla mente quei luoghi che ho esplorato e amato da sempre. Tuttavia, c'è qualcosa di unico in quest'isola: un'aura mistica e magica, la promessa di incontri con creature fantastiche che risvegliano in me una miscela di eccitazione e timore. La mia curiosità è sempre stata insaziabile, e questa volta non fa eccezione. So che questo evento mi offrirà l'opportunità di imparare e scoprire nuove cose, a partire dai seminari che sono in programma. La prospettiva di arricchire la mia conoscenza e di vivere esperienze straordinarie mi riempie di entusiasmo tanto quanto l'idea di immergermi nel mondo affascinante di queste creature. Non rinuncerei a questo evento per nulla al mondo, anche se significa trovarmi di nuovo in mezzo alla folla. Perché sì, è un evidente conflitto interiore: da una parte c'è la possibilità di percepire di nuovo il calore delle fiamme di un drago – anche se il ricordo della Cina raggiunta dallo studio del Preside è ormai lontano – e udire il frastuono delle ali che battono l'aria; dall'altra parte c'è invece l'apatia verso l'ennesimo fruscio dei vestiti o il suono della musica proveniente da un ballo, seppure le band presenti a questi eventi offrono sempre prospettive interessanti.
Alla fine sono una ragazza qualunque, con un aspetto qualunque: statura media, capelli corvini, fisico asciutto e occhi scuri. Nulla in me spicca rispetto alle altre ragazze della mia età. Posso passare inosservata al fianco di chiunque senza attirare l'attenzione ed è molto facile ormai per me, ho quasi del tutto imparato ad evitare quei capitomboli imbarazzanti che attirano inevitabilmente gli sguardi altrui. Potrei azzardare a dire di aver imparato a muovermi con cautela, nel piccolo dei miei gesti così come nel grande della mia vita. Praticamente preferisco prevenire piuttosto che dover risolvere problemi in seguito. Forse si tratta di pura codardia, della paura di affrontare ciò che potrebbe capitarmi, ma mi piace pensare che la mia sia semplice prudenza, un tentativo di mantenere una vita tranquilla e senza intoppi. Non ho di certo sviluppato un radar che mi consente di rilevare potenziali situazioni pericolose o imbarazzanti, è quasi impossibile, ma sto cercando di ponderare ogni passo, di pesare ogni parola attentamente prima di pronunciarla perché l'istinto della mia ingenuità mi ha spesso portato a pentirmi di tutti i passi, di tutte le parole, di tutte le scelte. Non si tratta solo di timidezza o riservatezza, è trasfigurata ormai in una forma di autoconservazione, mero tentativo di navigare attraverso la vita con finta sicurezza.

Quindi eccomi qui, mimetizzata tra la gente senza fronzoli, attratta esclusivamente dalle opportunità che questo evento può portarmi. Per evitare di avere freddo ho indossato le calze sotto i pantaloni – le abitudini babbane sono dure a morire – e insieme alla giacca che indosso ho provato a richiamare un po' il drago svedese che avevo già adottato grazie alla Gazzetta, le cui scaglie blu e argento sono impermeabili alla magia. Un tratto così unico e prezioso con possibilità infinite che, ahimè, mette al rischio lo stesso benessere di queste creature. Sono ricercate proprio per la produzione di indumenti ed oggetti protettivi e a pensarci troppo mi verrebbe da ipotizzare la possibilità di utilizzare la tecnologia babbana anche nel mondo magico, producendo circuiti logici possedenti le proprietà delle scaglie del Grugnocorto: sarebbe possibile rendere la tecnologia immune alla magia che altrimenti la renderebbe inutilizzabile? Questo aspetto suppongo che renda anche impossibile creare nuclei di bacchette dallo stesso materiale, altrimenti controproducente. Mentre per le altre specie quanto è davvero realizzabile? E poi soprattutto mi chiedo quanto sia giusto sfruttare le creature in questo modo, privandole della loro libertà mettendo a repentaglio la loro esistenza per il solo vantaggio personale? Ho letto che il Grugnocorto è il drago che ha meno vittime umane al suo attivo rispetto agli altri draghi, principalmente perché preferisce vivere tra monti disabitati e quindi questa media non è del tutto meritata, ma è pur sempre affascinante perché potrebbe significare che non sono oggetto di caccia intensiva. Senza contare che questo potrebbe riflettere una sorta di rispetto o timore da parte degli umani nei confronti di queste creature, che magari evitano di disturbarle nei loro territori naturali. Oppure semplicemente quelli utilizzati come carne da macello non vengono nemmeno tenuti in considerazione nelle stime globali.
La mia testa sa spaziare tra argomenti completamente opposti senza battere ciglio, spesso non riesco a portarne il filo nemmeno io. Vorrei davvero riuscire a vederne uno, di Grugnocorto Svedese, così da avere un'idea decisamente più concreta di come sia quello che ho avuto il piacere di adottare anni fa.


La Tassina è qui per i draghi, io invece per accaparrarmi tutti alcuni degli articoli meravigliosi che ci sono!
:bello:
• FIAMMA SEMPITERNA [14G]
• VESTE DEL DRAGO [35G]
• INTRECCIO DI SCAGLIE [15G]
• MALEFICIUM [38G]
• LIBRO "SCOPRIRE I DRAGHI" ×2 [12G]
• LIBRO "BACCHETTE E DRAGHI" [8G]
• LIBRO "CORDIS DRACONIS" [10G]


Per un totale di ben 132 Galeoni
 
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view post Posted on 8/2/2024, 13:47
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner
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Sarò deficiente io per carità mai che mi sia venuto in mente di trattare una statua come una vera statua in un posto come Hogwarts o comunque magico è proprio una cosa da rincoglioniti. Vabbè. La ragazza al mio fianco mi precede, dando vita a quel dragone massiccio di fronte a me che si volta come se nulla fosse, quando nella mia testa avrei dovuto utilizzare un arcano incantesimo per risvegliarlo. Ho visto troppi film, decisamente troppi. Il mio sguardo chiaro si posa su di lei, sul suo vestito, sulle calze scintillanti e il bustino audace. Mi piace il suo stile. Passa sul sul pietrone e ancora su di lei.

«Ahm---no figurati figurati, sono io che sono rincoglionita. E non per via dell'alcool purtroppo- non ancora.»

Purtroppo ci sarebbe da dire. Se avessi saputo che in quel posto fosse mancato un normale bar manco ci avrei messo piede, figuriamoci, piuttosto avrei svaligiato qualsiasi supermercato o checchessia babbano o magico per ridurmi a guardare le fatine sul soffitto della camera. Quello sì che mi sembrava un bel finale.

«Ne prendo uno anche io, qualsiasi cosa sia--- si può fare doppio? O triplo? »

Azzardo anche se effettivamente potrei sentirmi giudicata, ridacchio con nonchalance, ma sì che mi frega, la tipa mi prenderà per una alcoolizzata, dopotutto lo sono
Quando è pronto il drink, allungo la mano e le smollo pure un occhiolino prima di andarmene via. Manco mi sono presentata, ah vabbè, rimarrò la tipa misteriosa che non sa ordinare un drink al bar. Meglio che non venga associata a nessun nome.





________________________________________________________________________

Luogo: Vicino ai capannoni da qualche parte(?)

Menzioni:

Interazioni: Niah <3


Scusami per l'immenso ritardo carissima, ti lascio questa breve interazione e poi fuggo via.
 
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view post Posted on 10/2/2024, 12:16
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ballo dei Draghi
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Isola di Hirta Il Ballo dei Draghi mi è giunto dritto al cuore, un dardo vero e proprio che rende la memoria vivida. Ha in sé l'incantesimo delle sere d'inverno, e forse sarà il tepore del fuoco dei Draghi, il riflesso adamantino del loro volo. C'è così tanta armonia, tutto intorno. Maghi e streghe, giovani e adulti, si rincorrono in uno e più divertimenti; inseguono il momento, catturano il tempo finché possibile. Coinvolgono perfino me, l'unico viaggiatore che è stato per mesi agli angoli più remoti del mondo. Di certo è per la tua presenza, Camille. Ogni ballo con te è unico, a suo modo.
«Sai, tutto sommato Drago e Fiammagranchio potrebbero essere i nostri nomi in codice in futuro.» Commento così, di passaggio. Sorrido alle tue parole, e sento di essere finalmente più spensierato di quanto mai sia stato fino ad oggi. Per lungo, lunghissimo periodo ho creduto che relegare me stesso all'apatia potesse essere la soluzione migliore; se torno indietro, agli ultimi mesi, mi accorgo di non aver raccolto ricordo.
Nulla, oltre pochi, sporadici incontri con mia zia, i miei nonni e le spiagge selvagge di San Sebastián. Mi basta una serata con te — poche ore — per colmare ogni altra mancanza. Quasi mi appare come un segno, la risposta ad un'attesa che si è protratta per troppo. Finisco il drink a mia volta, il gusto aspro del kiwi s'addolcisce all'essenza del caramello in scaglia, e alla fine abbandono la bevanda al primo vassoio disponibile. Hai ragione, penso. Potremmo essere spettri, per via dell'effetto magico che il calice ci ha regalato; eppure, tu somigli — ai miei occhi — ad una creatura eterea.
...ti devo consegnare l’ultimo pezzo del puzzle. Credo d'aver perduto il conto di tutte le volte in cui tu sia riuscita a sorprendermi, stasera. Ti guardo con occhi leggermente più grandi, il riverbero di un'emozione che scivola rapidamente lungo il volto. Le guance si ammorbidiscono in fossette che da tempo, a malincuore, non illuminavano le guance; e lo stesso accade alle iridi di smeraldo. Ricevo il dono — carta rossa, fiocco di fuoco. Ed è come se mi regalassi una fiamma eterna, alla stregua di un affetto che sento per te da tantissimo. Vorrei dirti di aver già avuto tanto, da te. Di essere tornato per te, grazie a te. Cos'altro avrei potuto chiedere?
«Non dovevi, Camille. Davvero, io... io già sono infinitamente riconoscente per tutto. Ad ora potrei essere ancora in Spagna, se non fosse stato per il tuo Gufo.» Le mie parole sfumano via, un po' perché colme d'emozione, un po' perché la folla intorno si rende caotica. Oltre i tendoni, infatti, i festeggiamenti continuano. C'è un mondo in visibilio, in colori, in arte, in fiamme. Lascio che il tuo discorso mi guidi lontano: mi parli dei nomi dei Draghi, il richiamo alla mitologia e alla simbologia più preziosa. Io, di nascosto, stringo il tuo pacchetto al petto; è come se fosse già parte di me, ancor più dello stesso contenuto.
«Sono tutti nomi affascinanti per i Draghi, hai ragione. Yvaine mi ricorda un personaggio di una fiaba di Andromeda Flanders, l'autrice di "Boo, il Poltergeist buono". O forse è solo un ricordo delle leggende di zio Albert. Significa...» Ce l'ho sulla punta della lingua, lo so. Socchiudo gli occhi come in confusione, ricerco tra cassetti della mente e torno indietro a quand'ero bambino, quando tutto era più giocoso.
«Stella della sera, se non sbaglio. Mi piace, mi piace molto! Cosa ne pensi di Astraeus come nome per il mio Drago, invece? Il titano delle stelle e del crepuscolo. Quasi potrebbe essere una connessione tra il Lungocorno e l'Occhiodopale.» In effetti... ci ragionavo da ben più tempo. Forse lo noterai dal modo in cui abbia scelto tale nome quasi senza esitazione. Astraeus — stella della sera, stella del mattino. Stelle, penso. Al collo ho la costellazione della Lira, tuo dono all'ultimo Ballo dell'Eclissi di Sangue. Alla fine, un po' condizionato dal momento (e un po' perché la curiosità mi sta devastando), sollevo il tuo regalo e ti sorriso. Ti chiedo un istante, indirettamente: mia nonna dice sempre che i doni, di ogni genere, non vadano mai scartati subito; occorre attendere, essere in solitaria. La verità è che ogni tuo gesto racchiuda in sé altri infiniti significati, e per me è sempre una meraviglia. Mi basta poco, eppure delicatamente, per togliere il rivestimento fiammeggiante e svelare il volume che hai scelto per me. E... per un attimo sembra che il tempo si fermi e che io, stupidamente, diventi un blocco di marmo. Non batto ciglio, il respiro mi si arresta leggermente.
«Per Godric, Camille.» Lo dico tutto d'un fiato, in pura estasi.
«Questo è il secondo volume degli Spiriti ardenti, è... rarissimo.» Lo sappiamo entrambi, c'è poco da sottintendere. Tale libro è per pochi: in parte perché è una lettura estremamente impegnativa, la cui stregoneria elementale sfocia in ambiti straordinariamente complessi; in parte perché ha un prezzo esorbitante e io, a malincuore, lo conosco: è in cima alla mia lista dei libri desiderati. Lo sfoglio mentre, inconsapevolmente, sciorino ringraziamenti continui, un sussurro dopo l'altro. All'inizio c'è un segnalibro, la cui scritta "pass" mi sorprende. Non tanto quanto la dedica, che mi raggiunge fin nel profondo. Alla fine... è così, con te. Colpito e affondato.
«Vai dove ti porta il cuore» ti ripeto. E poi, inaspettatamente, mi spingo in avanti. Diventa un passo, uno soltanto — il bagliore dei circensi di fuoco, delle trame future e di stelle in danza. E mi stringo a te, dolcemente. Cerco la tua vicinanza, sento il tuo presente. C'è molto che vorrei dirti: è un regalo, è Natale, è una tradizione. Eppure, è molto, molto altro.
Tu mi hai riportato indietro. E in te, con te ritrovo me stesso.
«Ciao, un Intreccio di Scaglie per immortalare il vostro affetto?» Quasi è un'eco che a stento catturo, subito accanto. Mi volto indietro, sciogliendo a malincuore l'abbraccio appena e qualora tu l'abbia permesso; una coppia di ragazzini (non credo possano avere più della nostra età, in effetti) ci osserva di sottecchi. Sono... gemelli, senza dubbio: stesso aspetto, ad eccezione di poche differenze che ora come ora mi sfuggono. Hanno un'etichetta in bella vista attaccata al petto: Johnny e Jimmy, ecco i nomi. Indicano dietro, dove si dipana un dedalo di stand di articoli, manufatti e stregamenti a tema. Scaglie, squame e gemme colorate sono ovunque.
«Ne prendiamo due, subito. A te la scelta.» Torno da te, Camille.
Ti sorrido, con tutto me stesso.
OutfitOliver

Interazioni: Camille

Grazie ♥
 
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view post Posted on 11/2/2024, 23:58
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entropia.

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Ciao. È l’unica parola cui riesca a pensare, mentre ti osservo sollevare le nostre mani unite e affrontare la situazione come io non avrei saputo fare. Ciao perché è il solo modo in cui mi sembra possibile cominciare dopo un pesante addio; perché, quando rinvieni la tua bussola, il mare sembra improvvisamente un amico ritrovato. Ciao per sancire l’inizio di un nuovo capitolo — forse di un nuovo libro — dove posso trovare il tuo nome tra le pagine e aggiungervi il mio.
«Se con me le cose non fossero strane, allora sì che sarebbe strano».
Smorzi la tensione e io ti seguo per diradare l’imbarazzo che mi colora le guance. Sai quanta paura io abbia del rifiuto. Sai quanto mi uccida l’idea di essere respinta, pur essendovi abituata. In effetti, non è di tutti che mi importa. Mi avrebbe uccisa se a non volermi fossi stata tu, adesso. Ne avresti avuto ogni diritto, dopo il trattamento che ti ho riservato, e io non avrei trovato il coraggio di criticarti. I miei occhi, però, sarebbero diventati lucidi e, nel lasciarti andare, avrei provato lo stesso sentimento di disperazione del giorno in cui ho perso Ỳma.
Ma tu non lo fai e il lucore che accende il mio sguardo porta i colori della commozione, del sollievo, del bene che ti voglio. È sbagliato, è pericoloso, dovrei tornare sui miei passi per proteggerti dalla maledizione che porto con me; per impedire di mettere in pericolo la tua vita con il mio egoismo. Ma non ce la faccio più a vivere in bianco e nero. E, semplicemente, mi manchi. Mi manca “noi”.
Perché è sopravvissuto nonostante le intemperie. Non è questo che dimostra la nostra stretta? A dirmelo è anche l’accoramento nella tua voce quando colleghi il ruolo che i draghi hanno avuto nella mia vita al timore che nutro verso di loro, dimostrandomi di aver serbato non solo i ricordi del mio passato ma anche il loro valore. Ti trattengo, allora, fermando la tua avanzata. Strattono la tua mano per attirarti a me e mi slancio nella tua direzione per prenderti tra le braccia. Ho fatto così tanti errori, Thal, in questi ultimi anni… Primo su tutti, aver creduto che tu potessi usare la Legilimanzia su di me.
«Scusa» sussurro contro la tua spalla, le ciglia imperlate dalle lacrime che non ancora ho pianto. Nello scoramento per l’assenza di Astaroth, ho mancato di soffrire per la tua perdita. Potrai mai perdonarmi? «Scusa» ripeto, la voce roca.
Non ti lascio andare, non tanto presto. Sentire il tuo profumo è come tornare a casa dopo un lunghissimo, faticosissimo viaggio — una casa che ami, dove vuoi restare. E, per me che ne ho perdute due e ritrovata una terza, pagando in cambio il prezzo della dannazione, la sensazione è così dirompente da scuotermi fin nel midollo. Che stupida sono stata! Mi rivedo tra i corridoi a sorriderti meschina, in Sala Grande a sfidare la tua autorità, nell’ufficio dei Caposcuola a rinnegare te e ciò che siamo state. Non mi merito il perdono, ma lo desidero.
Quando mi distacco da te, lo faccio a capo chino, riprendendo la mano che sono stata costretta ad abbandonare. N-non voglio parlarne. Non ho la forza per farlo adesso, non con i draghi che sorvolano il nostro cielo e la vergogna cocente per la consapevolezza del dolore che ti ho causato. È codardo da parte mia, lo so, e verrà il momento in cui mi scuserò ancora — stavolta guardandoti negli occhi —, ma non sono altro che un’adolescente problematica con la corteccia prefrontale non del tutto sviluppata senza la piena consapevolezza dei propri umori.
Quindi, ringrazio gli stand che attivano le tue antenne da spendacciona. Non posso sapere che il tuo pensiero sia volato ai giorni in Toscana, ma è lì che torno a vederci. Ricordi l’odore forte dei formaggi, i calici di vino, le conserve con il ragù di cinghiale durante le sagre? Ricordi i nostri zigomi arrossati e il riso facile sulle labbra per via dell’alcol bevuto sotto quel pergolato ricoperto di edera nel centro di Pisa?
Lascio che tu faccia del tuo peggio e mi godo il senso di familiarità che gli anni non sono stati in grado di scalfire. E ridacchio per i tuoi ordini compulsivi, felice come una bambina di fronte a un cucciolo di gatto. Gli articoli esposti sono di una bellezza da togliere il fiato, confesso, e alcuni di loro arrivano a incuriosirmi — alcuni, non tutti, Thal. Solo che… quanto sarebbe dissonante che io possedessi un manufatto draconico, avendo così paura delle creature cui sono ispirati?
«Io vorrei un Maleficium e quello scrigno» mi sento dire come dalla prospettiva di un osservatore esterno.
Devo smetterla con tutte queste contraddizioni.

©Mistake (layout e codice) ©petrichor. (codice)


Menzioni: Astaroth
Interazioni: Thalia
Luogo: Stand

Acquisto un Maleficium e un Guardiatesoro. 44 galeoni in fila per 6 col resto di 2. 'assie! :*-*:


Edited by ~ Nieve Rigos - 20/2/2024, 20:18
 
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view post Posted on 12/2/2024, 00:26
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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«Ah regola numero uno, non sono ammesse pro-» Ci ritroviamo qui – su un’isola oso dire fiabesca – e niente è cambiato, la felicità posso toccarla con la punta delle dita e paradossalmente mi spaventa. Mi spaventa perché spesso la felicità è effimera, dura un battito di ciglia e poi se ne va. Mi basta avere la conferma che saresti potuto anche non tornare a farmi tremare le gambe, minacciano prepotentemente di non reggere il peso.
…Se non fosse stato per il tuo Gufo.
Questo è un pugno allo stomaco, mi coglie impreparata. Il fiato inizia a mancare, l’ammonizione giocosa che mi muore in gola. Non so se puoi ringraziarmi davvero per questo, non sono capace di tanto, non possiedo incantesimi tanto potenti nel mio arsenale. Questo no, ma di presentarmi lì per accertarmi che tu stessi bene lo sarei stata. Taccio, ma questo probabilmente ti rivelerebbe la scarsa fiducia che ho riversato in quella lettera. Vorrei dirti che è solo inchiostro su carta, vorrei dirti tante cose e continuo a non esprimermi. Mi limito a diminuire la distanza che ci separa, con gentilezza ti sfioro una mano fino ad intrecciarla con la mia. È tutto a posto.
C’è troppa gente qua dentro, ci spinge per supplicare spazio. Cingo il tuo braccio con il mio per non perdermi…per non perderti. Reclino la testa, la poggio morbida sulla tua spalla. Sei qui ora, quei “se” e “ma” non esistono più mi ripeto.
Ne faccio un mantra, finché il respiro torna regolare.
Pensieri che sfumano mentre la folla ci inghiotte, un fiume caotico che scorre lungo i sentieri. L’atmosfera festaiola fa da sfondo con le sue luci ed i suoi suoni, mi scuotono e riportano la mia attenzione sul mondo che mi circonda. Ci confrontiamo sulle creature che abbiamo adottato, mi scosto appena e cerco il tuo viso con lo sguardo mentre ti ascolto. Mi lascio contagiare dal tuo entusiasmo e, di riflesso, puoi scovarlo facilmente in ogni sillaba che pronuncio «Astraeus è un nome bellissimo, mi piace poi che i nostri Draghi – in un modo o nell’altro – siano legati!» un entusiasmo paragonabile a quello di un bambino a Natale, pronto per scartare i regali. Mi mostri quello che tieni con tanta cura, mi chiedi un attimo e io annuisco. Ti vedo impietrirti, quel velo di emozioni che ti avvolge ricade anche su di me. Ti vedo scorrere le pagine, una ad una fino a scoprire cosa nascondono. Ti avvicini, i miei occhi che si fanno umidi «Oh non è merito mio, ma dei miei picciotti, che hanno corrotto a dovere i garzoni.» per quanto m’impegni a non mostrarmi troppo emotiva, la voce un po’ si spezza comunque. Ti accolgo tra le braccia, sprofondo piano in quel contatto così familiare e che mi fa sentire in pace. Un calore di cui non vorrei fare a meno, nemmeno per un istante. Ti stringo dolcemente, un modo silenzioso per dirti quanto ci tengo a te. Un gesto, forse, ingenuamente dettato dalla paura di lasciarti andare via. Mi aggrappo alla tua figura perché sei una parte di me, non cambierà mai questo, così come ti ho scritto nelle poche righe di dedica che non svaniranno mai. È indelebile come la tua presenza nel mio cuore, accoccolata al sicuro nella parte più ampia, dove tranquilla la lascio riposare «Ti voglio bene, ricordalo sempre.» è un sussurro che ti giunge delicato. Può sembrare che minimizzi, ma in realtà quel bene non è affatto quantificabile. Se quando ci siamo incontrati la prima volta era una tenera scintilla, oggi da parte mia è un falò che quotidianamente si accresce e si rafforza. Nell’aria risuona la parola “affetto” e io, inevitabilmente, mi credo pazza. Temo che qualcuno o qualcosa mi legga dentro, che esterni spudoratamente ciò che provo senza il mio esplicito consenso. L’abbraccio si scioglie e, solo adesso, noto che a parlare è una persona in carne ed ossa. Uno dei commessi che ci mostra gli oggetti esposti sulla bancarella, a cui rivolgo un cenno d’assenso leggermente imbarazzato. Mi affidi la scelta e, confesso, una mezza idea già ce l’ho. Un simbolo, se così vogliamo definirlo, che incarni il legame che abbiamo costruito. Ti sorrido di rimando, rendendoti poi partecipe.
«Dunque, facciamo uno con scaglie di Lungocorno…per me ti risulterà strano, come se qualcosa non quadrasse «E un altro con scaglie di Occhiodopale, invece.» non aggiungo altro, mi volto verso di te lasciando intendere che sei il destinatario, se lo vorrai ovviamente «Vicini, anche se lontani.» svelo l’arcano, lo faccio nella maniera più semplice che conosco. Quelle scaglie smeraldine, alla fine, mi faranno sentire di fianco a te ovunque sarai. Il commesso prende in carico la richiesta, invitandoci a curiosare nel resto della mercanzia intanto che procede alla lavorazione. Impiega poco più di cinque minuti, ce li consegna con una certa soddisfazione.
«Posso?» se lo permetterai, con pochi movimenti ti aiuterei ad allacciarlo al polso per poi chiederti il medesimo favore. Il monile è l'unica cosa che tengo con me, per gli altri acquisti riferisco al ragazzo l’indirizzo del dormitorio al Cartello.
«Allora, fiammagranchio, andiamo a recuperare il tesoro?» già approfitto dei nuovi nomignoli, non riesco a resistere.

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Camille acquista:
- Intreccio di scaglie (15 G)
- Veste del Drago (35 G)
- Scettro del Drago (35 G)
- Scoprire i Draghi (6 G)

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view post Posted on 12/2/2024, 18:52
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Ho provato a dissimulare la sorpresa di fronte al tuo abbraccio con l’entusiasmo che mi coglie, invece, di fronte alla bellezza e alla novità; mi sono diretta agli stand, stringendoti la mano nella mia, nella speranza vana di calmare il tumulto delle emozioni che stanno attuando una rivoluzione dentro di me. Eppure, benché dietro al sorriso di circostanza si celi il panico, non posso nasconderti che il momento appena passato tra noi non sia stato facile.
Non intendo i due anni di silenzio o i mesi passati a farmi la guerra, come se io fossi l’origine dei tuoi problemi e il capro espiatorio di ogni peccato; parlo piuttosto della me di oggi, di quella che, se non fosse per poche gocce di alcol, riesce a gestire l’ansia a malapena. Se fossi a bocca asciutta da che sono arrivata qui, probabilmente, ti avrei respinta e non perché non voglia tornare a quello che siamo sempre state, dopotutto, ma perché non riesco a gestirlo. Forse pensi di essere l’unica ad aver sofferto di abbandono, ma in fondo lo sai anche tu che non è così. Non intendo rinfacciartelo adesso, ma in fondo lo sai fin troppo bene che di madri assenti e poco attente - tu ed io - ne sappiamo abbastanza da poterci scrivere un libro senza alcuna fatica.
Quindi perdonami, Nieve, se non sono riuscita a darti la soddisfazione di un abbraccio ricambiato con più calore o aver tranquillizzato i tuoi sensi di colpa con parole gentili e accondiscendenti. Non ci riesco, non ancora, ma ci arriverò a perdonarti per quell’essere estrema sempre e comunque, di fronte a chiunque e per qualsiasi ragione ti sembri logica.

Penso a tutto questo mentre ti guardo scegliere i tuoi ricordi della serata e il mio sguardo assente si rianima soltanto quando sento una ragazzina dietro di noi annunciare con stizza che i risultati della Coppa non siano ancora stati annunciati. Mi volto appena per cercare di capire se si tratti di una Tassorosso - giusto per confortarla sull’esito, visibile a chiunque attraverso le clessidre in Sala Grande - e mi volto di nuovo verso di te, scoprendo che mi stai guardando.
Mi schiarisco la voce con un colpetto di tosse, a metà tra l’imbarazzato e il nervoso, e mi stringo nelle spalle mentre con un cenno della mano ti invito a proseguire la passeggiata verso il centro della festa. La musica in lontananza deve essere un indicatore di dove si trovino tutti, chi più chi meno pronto ad udire l’intervento dell’autorità scolastica che sancirà la nostra vittoria e lo sconforto di tutte le altre Case.
Non voglio che la nostalgia per queste tradizioni e questi luoghi mi invada la mente: una volta tanto preferisco pensare al futuro e a quello che mi aspetta da qui a sei mesi.

«Non dicevo per dire, prima…» abbozzo qualche istante dopo «...è il caso che durante le feste di Natale ci vediamo per… beh.» alzo le spalle e con le labbra mimo le parole “Tu-sai-cosa”. Sono sicura che la nostra complicità in questo senso non si sia spenta nel tempo come la fiammella di una debole candela e che capirai a che cosa alludo.
«E dato che non conosco l’estensione della tua… situazione... ho pensato che potresti raggiungermi a St. Ives. E’ un posto tranquillo, pieno di turisti d’estate e popolato da pescatori d’inverno. Insomma, l’ideale se hai intenzione di testare magia sopita.»
Mi rendo conto di aver parlato senza prendere fiato, con l’energia tipica di quando mi agito per un nuovo progetto. Mi accorgo subito, però, che tu non sei solo un caso-studio interessante e particolare: sei un essere umano, una strega senza potere alcuno e questo mio blaterare incontrollato deve darti parecchio fastidio. E’ una dimensione che non conosco, fortunatamente, ma mi sento in obbligo di chinare il capo in un gesto di scuse silenziose, facendo sì che tra noi si frapponga del sacrosanto silenzio che anestetizzi la mia stupidità e la mia boria.
«Puoi arrivarci in treno, ovviamente. Ti manderò le indicazioni.»aggiungo poi. Non voglio dirti perché ti sto dicendo di raggiungermi nell’angolo forse più remoto della Cornovaglia: lo scoprirai quando ci arriverai.



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
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view post Posted on 13/2/2024, 18:59
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Isola di Hirta Oltre l'abbraccio, l'affetto, il cuore in tumulto. Oltre il cielo in fiamme, il manto celeste e cinereo. Oltre l'Oceano, l'Isola di Hirta. Ti osservo di sottecchi, in segreto. Ricordo una creatura d'ombra, un predatore colto in difetto — ti lascio andare, e vorrei che il tempo s'arrestasse davvero. Mi piace credere d'essere tornato perché, in qualche modo, così doveva essere; mi piace credere in una Visione d'attesa, in una tempesta finalmente in riposo.
Invero, sei tu l'approdo: tu, che ti sei imposta sul mio Futuro. Mi accorgo di essere di nuovo vinto da una sensazione caotica, una cornice che mi lascia d'un tratto distante. Ti seguo, un po' sovrappensiero, un po' scosso. Vorrei dirti a mia volta tante, tantissime cose. Vorrei che tu sapessi di essere, per me, un riferimento. La verità è che tornare non sia mai semplice, per nessuno. E... lo ammetto, sono contento d'averlo fatto. Forse non avrei resistito di più, così lontano — da te, da Hogwarts, dal mondo che mi appartiene sottopelle. Volevo tornare.
Tu sei stata la connessione ultima, il tassello decisivo.
«Mi piace molto, è un'idea bellissima.» Commento dolcemente le tue parole, la tua proposta di acquistare una coppia di Intrecci di Scaglie di Drago tra di loro strettamente collegati. Non ti nego, poi, d'essere follemente affascinato dalle gocce di colore dei bracciali sul banchetto. I frammenti dell'Occhiodopale degli Antipodi ricordano autentici vetri, quasi di mosaici o di dipinti d'altri tempi; riflettono l'arcobaleno, un'iridescenza impressionante che nessun'altra creatura né manufatto potrebbero facilmente, direttamente eguagliare. Credo sia uno dei gioielli più apprezzati, per me; e di certo ha in sé un valore intimo, tutto personale. Lascio che sia tu a sistemarlo al mio polso, ti offro la mano libera e cerco di stringerti ancora l'altra. In qualche modo è come un gioco d'incastro — di mani, di scaglie, di presente. Quasi ho paura, adesso, di perderti. La serata è oramai verso la fine, si catturano in sottofondo le note delle Furie Buie (che mi appunto di vedere prima di andare via del tutto), e in generale il cicaleccio si fa meno affollato, meno pressante. A breve, penso, vi sarà la Cerimonia ufficiale — la premiazione della Coppa delle Case di Hogwarts, così come il momento per decretare i Sovrani dei Draghi. Io, che odio ogni epilogo, sento d'esserne divorato terribilmente; è una stilla di malinconia che non dovrei provare, di certo non in anticipo sui tempi. Ti sorrido, sollevando infine il braccio e lasciando che l'Intreccio di Scaglie diventi un caleidoscopio vero e proprio. Mi vedi felice, mi vedo felice. Forse per la prima volta da mesi, forse in modi che neanch'io avrei potuto né saputo prevedere. Mi accingo, in silenzio, a ricamare il bracciale attorno il tuo polso: appena lo vorrai, sarà per me un piacere, una gentilezza in ricambio al tuo gesto. Hai avuto un'idea brillante, e mi riscalda il cuore.
Non sai, Camille, che al petto io porti un'altra simbologia a te legata. In effetti... l'Anello dei Gemelli, l'Amuleto di Costellazione, ora l'Intreccio di Scaglie di Drago, tutto è per me d'infinita armonia; e sono tra le poche, rarissime cose che io abbia portato con me oltremanica.
«Ti sta benissimo, permettimi di regalartelo.» Non accetterò proteste. Insisterò, se necessario. Vorrei dirti... vorrei dirti d'essere in imbarazzo, perché per la prima volta — complice il distacco che ho avuto perfino per me stesso, per la vita intera — sono impreparato. Non ho doni di Natale, non ho colpi di sorpresa. Meriteresti un cielo in esplosione, una danza più incantevole del volo dei Draghi, e invece... non ho nulla, con me. Nulla di tangibile, nulla che possa anche lontanamente avvicinarsi a quanto tu sia importante per me. Mi limito, poi, a girare per lo stand — pochi passi, occhi di meraviglia. C'è tantissimo, in vendita. Artefatti stregati, lampade eterne, un abito che s'incendia sulla pelle. Somiglia ad un negozietto delle meraviglie, un mondo onirico. E chi sono io, collezionista seriale, per non portare via con me alcune cose? Seguo il tuo esempio, aggiungendo un oggetto dietro l'altro alla lista. I gemelli, Johnny e Jimmy, mi assecondano con un lampo di gioia che un po' mi fa tenerezza. D'altronde, il nostro arrivo ha fatto guadagnare loro una fortuna. A dispetto dei due rettangoli di carta che aggiungo alla fine — rispettivamente un buono sconto della Gazzetta del Profeta e un buono generale che ho vinto in passato — la borsa di Galeoni che affido alle loro mani è bella tintinnante. Non bado affatto alla cosa, non più dello stretto necessario. Mi confonde solo la domanda.
Dove spediamo tutto? Vorrei quasi dire loro di non preoccuparsi, di poter portare tutto via con me. Anche se sono arrivato in sella ad un Cavallo Alato, il problema è un altro: non ho idea se tornare ad Hogwarts subito dopo o meno. in effetti, io non ho idea di dover andare dopo.
Annuisco, lascio il recapito del Dormitorio Maschile Grifondoro. Oliver Brior, Hogwarts, Stanza Numero Due... e d'un tratto sono sommerso dalle preoccupazioni, oltre che dai ricordi più forti. Penso a Penny, al mio compagno di stanza. Alle lezioni perdute, alle materie da recuperare. All'assenza di un luogo che possa accogliermi, a quando e se potrò recuperare tutti questi articoli che ho acquistato e fatto spedire via.
«Il tesoro.» Tesoro. Sento le tue parole come in lontananza, e vacillo leggermente. Sono sorpreso, e scosso: mi riprendo in fretta, un dedalo d'emozioni che a stento vuole abbandonarmi.
«Assolutamente sì, guidami ovunque tu voglia andare. Ma... ho una domanda un po' sciocca. Come sei arrivata all'Isola di Hirta e, soprattutto, come si torna indietro?»
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Interazioni: Camille

L'articolo Intreccio di Scaglie di Camille è da scalare dal mio conto (e non si discute *ti guardo).
Oliver acquista i seguenti articoli:

Guardiatesoro 6G
Veste del Drago 35G
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Sfrutto inoltre sconto 20% dal Concorso Piuma di Drago (128 Galeoni)
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view post Posted on 13/2/2024, 23:07
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KEVIN P. CONFA


Dove? Frasche
Menzioni: Megan
Interazioni:Lex / Draven

Megan. È Lei a parlare, non ho alcun dubbio. L’istinto mi porta a cercare l’origine della sua voce e, mio malgrado, le iridi si posano su Draven Shaw ancora una volta. La ragazza sta parlando da un punto indefinito del corpo del Serpeverde. Per un attimo non comprendo e l’improvvisa assurdità del momento mi destabilizza, tanto che non riesco neanche a cogliere le sue parole. Eppure, per quanto smorzata, avverto con chiarezza la preoccupazione nel tono della sua voce. Preoccupazione per chi? Per Draven?
Anche il Serpeverde l’ha udita e vedo che sta tentando di ruotare il corpo su di un lato. Per un istante, mi chiedo se stia semplicemente cercando la posizione giusta per vomitare. I suoi movimenti sono lenti, goffi, sofferenti. È uno spettacolo miserabile, che scelgo di godermi a pieno.
Dopo un’eternità, Draven estrae qualcosa dal vestito e se lo posiziona davanti. Lo vedo chiaramente: è uno specchio tondeggiante grande quanto la sua mano, che pare cangiare la propria cromia al minimo movimento. Mi sono già imbattuto in un oggetto simile prima di quel momento e credo di ricordare di cosa si tratti: se non mi sto sbagliando, dovrebbe essercene un altro gemello in grado di connettersi con quello in mano a Shaw. Il risultato dell’equazione si fa dunque semplice: Megan ha parlato dall’altro frammento, che è evidentemente in suo possesso. Lei e Draven condividono uno specchio comunicante.
È una notizia che fa la differenza, poiché consolida il dubbio nato nella mia testa poco prima. Draven e Megan, oltre che un inutile specchio, condividono anche una relazione. Adesso mi sembra tutto così ovvio – quei segnali che ho inconsciamente ignorato, i pettegolezzi a cui non ho mai prestato orecchio – tanto da lasciarmi invadere da una nota di amarezza per non essermene voluto accorgere prima. Vorrei che questa conferma non mi colpisse così tanto, ma so già che è impossibile controllare determinate emozioni. Lo accetto, cercando di mantenere quantomeno la calma apparente.
«Scusa, Stella...» Un pessimo inizio, che distrugge completamente l’apparenza e fa cadere all’istante ogni mia maschera espressiva. Mi scopro a guardare Draven con assoluta diffidenza. “Stella”. Trovo quel termine estremamente disturbante. Trovo Shaw estremamente disturbante.
Riesco – non so come – a mordermi la lingua ed aspetto che il Serpeverde finisca la sua pagliacciata. Dentro sto già ribollendo, nel silenzio più minaccioso. Ma non ho neanche il tempo di pensare alle mie prossime parole che l’altro ragazzo richiama all’improvviso la mia attenzione.
Mi ero quasi dimenticato della sua presenza. Volto la testa e lo vedo estrarre lo svapino dall’abito. Osservo l’oggetto per un secondo, studiandolo con distaccato interesse. Infine, ufficializzo lo scambio e cedo il bicchiere. Le successive parole del biondo mi costringono a mantenere il focus su di lui, quel tanto che basta da lasciare momentaneamente in sospeso tutta la vicenda dello specchio. Mentre questi si scola il whiskey alla goccia, soppeso il dono appena ricevuto. Adesso che è nella mia mano sembra più leggero di quanto mi aspettassi. Resisto all’istinto di portarlo subito alla mia bocca. Una parte di me non vuole dare troppa soddisfazione allo sconosciuto, anche se l’altra desidera ardentemente sapere per che cosa io abbia ceduto il mio prezioso whiskey.
Ed il giovane mi sta fissando. «Che fai ora?» mi chiede, muovendo un passo verso di me. «Hai già qualcuno con cui ballare? O sei il tipo che non balla e beve solo benzina agli angoli della pista?» Le domande mi colgono impreparato e confermano il sospetto avuto già dalla prima occhiata che ci siamo scambiati: è chiaro che sta flirtando con me, e che si trova estremamente a suo agio nel farlo.
Io, al contrario, provo a nascondere il mio disagio dinanzi a quella complicità ricercata e alle sue allusioni. Dovrei esserne forse lusingato? Lascio la domanda sospesa nella mia testa e, in tutta risposta, porto lo svapino alle labbra con estrema calma. Infine fumo, aspirando una dose generosa. Il sapore che pervade la mia bocca è più tenue del previsto: speziato ed aspro allo stesso tempo; penetra in gola ed abbraccia i polmoni, li graffia appena. Sento la testa alleggerirsi dolcemente e mi abbandono per un attimo a quella piacevole sensazione, che tuttavia mi lascia al contempo parzialmente insoddisfatto. Riesco ad assaporare il momento ancora per qualche secondo prima di espirare con voga.
La nube di fumo esce compatta dalla mia bocca e si infrange - volutamente - contro il volto dell’altro ragazzo. É quello che vuole, d’altronde, e lo so bene. Dimostro di essere in grado di giocare il suo gioco, sebbene non abbia la minima intenzione di andare fino in fondo. Avrei davanti a me l’occasione di sondare terreni inesplorati ma, forse anche per via di come sta andando la serata, la prospettiva mi spaventa per la prima volta.
«Possiamo fare di meglio.» Lo sfido, quasi con disinteresse. Onestamente, penso che quella roba sia comunque meglio di qualsiasi sigaretta io abbia fumato finora. Eppure, mi rendo conto di non essere nelle condizioni di poterne godere a pieno.
«Raramente trovo piacere nel ballo, per quanto io sia estremamente bravo. Forse, un’altra volta…» Asserisco francamente, lasciando la frase sospesa. Sto guardando il ragazzo con serietà; é inequivocabile che io non voglia che si avvicini ulteriormente.
«Per stasera, credo che la benzina agli angoli della pista sia un’ottima prospettiva.» Non saprei dire quanta verità si celi dietro alle mie parole, ma so bene ciò che voglio. O almeno credo. Ma so per certo di fidarmi più del whiskey che del biondo.
É comunque un delicato congedo quello che gli riservo. Un gesto che mal si addice a ciò che mi accingo a fare. Ho già riposto l’apprezzatissimo dono quando mi volgo nuovamente verso Draven. Muovo qualche passo in avanti, finché non lo sovrasto.
«Bene. Se le cose stanno così, allora vedi di renderti presentabile e non fare cazzate. Lei non se le merita.» Il discorso riprende come se non vi fosse stata alcuna interruzione. C’è un briciolo di rimorso nelle mie parole, tanto che per un attimo mi sembra di star parlando a me stesso. Ma non è così: sto parlando a Shaw, e lo sto facendo con una franchezza che nemmeno si merita. Forse il confronto con lo sconosciuto mi ha aiutato a ritrovare la calma. Lo sto facendo per Megan, d’altronde, perché a quanto pare quella persona stravaccata ai miei piedi è importante per lei. Se questa è la realtà, posso solo imporre al cuore di soffrire con coscienza, piuttosto che con egoismo.
«Quindi trova il modo di rialzarti e smettila di bere. É evidente che non fa per te, un po’ come il Quidditch.» Un’aspra sentenza, che mi esce con disarmante spontaneità. É tutto ciò che ho da dire a Shaw. Lo guardo, disteso nella sua dissoluzione. Per l’ennesima volta, soffoco ogni emozione per un bene superiore. Sono stato perfino peggio di lui, quando era il mio momento, e non oso immaginare quanto Megan abbia sofferto per colpa mia. Forse è questo che mi sta muovendo: la ricerca di un’occasione per redimermi.
*Purtroppo, sto facendo la cosa più giusta.* Sussurro a me stesso con assoluta amarezza. Ma non provo più rabbia. Adesso voglio solo fumare fino a stare male e concedermi finalmente quel dannato bicchiere di whiskey.
Mi sto già voltando per andarmene. Non mi curo della reazione del Serpeverde, poiché Draven Shaw è un problema che non mi riguarda più.


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