Isola di Hirta Il Ballo dei Draghi mi è giunto dritto al cuore, un dardo vero e proprio che rende la memoria vivida. Ha in sé l'incantesimo delle sere d'inverno, e forse sarà il tepore del fuoco dei Draghi, il riflesso adamantino del loro volo. C'è così tanta armonia, tutto intorno. Maghi e streghe, giovani e adulti, si rincorrono in uno e più divertimenti; inseguono il momento, catturano il tempo finché possibile. Coinvolgono perfino me, l'unico viaggiatore che è stato per mesi agli angoli più remoti del mondo. Di certo è per la tua presenza, Camille. Ogni ballo con te è unico, a suo modo.
«Sai, tutto sommato Drago e Fiammagranchio potrebbero essere i nostri nomi in codice in futuro.» Commento così, di passaggio. Sorrido alle tue parole, e sento di essere finalmente più spensierato di quanto mai sia stato fino ad oggi. Per lungo, lunghissimo periodo ho creduto che relegare me stesso all'apatia potesse essere la soluzione migliore; se torno indietro, agli ultimi mesi, mi accorgo di non aver raccolto ricordo.
Nulla, oltre pochi, sporadici incontri con mia zia, i miei nonni e le spiagge selvagge di San Sebastián. Mi basta una serata con te — poche ore — per colmare ogni altra mancanza. Quasi mi appare come un segno, la risposta ad un'attesa che si è protratta per troppo. Finisco il drink a mia volta, il gusto aspro del kiwi s'addolcisce all'essenza del caramello in scaglia, e alla fine abbandono la bevanda al primo vassoio disponibile. Hai ragione, penso. Potremmo essere spettri, per via dell'effetto magico che il calice ci ha regalato; eppure, tu somigli — ai miei occhi — ad una creatura eterea.
...ti devo consegnare l’ultimo pezzo del puzzle. Credo d'aver perduto il conto di tutte le volte in cui tu sia riuscita a sorprendermi, stasera. Ti guardo con occhi leggermente più grandi, il riverbero di un'emozione che scivola rapidamente lungo il volto. Le guance si ammorbidiscono in fossette che da tempo, a malincuore, non illuminavano le guance; e lo stesso accade alle iridi di smeraldo. Ricevo il dono — carta rossa, fiocco di fuoco. Ed è come se mi regalassi una fiamma eterna, alla stregua di un affetto che sento per te da tantissimo. Vorrei dirti di aver già avuto tanto, da te. Di essere tornato per te,
grazie a te. Cos'altro avrei potuto chiedere?
«Non dovevi, Camille. Davvero, io... io già sono infinitamente riconoscente per tutto. Ad ora potrei essere ancora in Spagna, se non fosse stato per il tuo Gufo.» Le mie parole sfumano via, un po' perché colme d'emozione, un po' perché la folla intorno si rende caotica. Oltre i tendoni, infatti, i festeggiamenti continuano. C'è un mondo in visibilio, in colori, in arte, in fiamme. Lascio che il tuo discorso mi guidi lontano: mi parli dei nomi dei Draghi, il richiamo alla mitologia e alla simbologia più preziosa. Io, di nascosto, stringo il tuo pacchetto al petto; è come se fosse già parte di me, ancor più dello stesso contenuto.
«Sono tutti nomi affascinanti per i Draghi, hai ragione. Yvaine mi ricorda un personaggio di una fiaba di Andromeda Flanders, l'autrice di "Boo, il Poltergeist buono". O forse è solo un ricordo delle leggende di zio Albert. Significa...» Ce l'ho sulla punta della lingua, lo so. Socchiudo gli occhi come in confusione, ricerco tra cassetti della mente e torno indietro a quand'ero bambino, quando tutto era più giocoso.
«Stella della sera, se non sbaglio. Mi piace, mi piace molto! Cosa ne pensi di Astraeus come nome per il mio Drago, invece? Il titano delle stelle e del crepuscolo. Quasi potrebbe essere una connessione tra il Lungocorno e l'Occhiodopale.» In effetti... ci ragionavo da ben più tempo. Forse lo noterai dal modo in cui abbia scelto tale nome quasi senza esitazione. Astraeus — stella della sera, stella del mattino.
Stelle, penso. Al collo ho la costellazione della Lira, tuo dono all'ultimo Ballo dell'Eclissi di Sangue. Alla fine, un po' condizionato dal momento (e un po' perché la curiosità mi sta devastando), sollevo il tuo regalo e ti sorriso. Ti chiedo un istante, indirettamente: mia nonna dice sempre che i doni, di ogni genere, non vadano mai scartati subito; occorre attendere, essere in solitaria. La verità è che ogni tuo gesto racchiuda in sé altri infiniti significati, e per me è sempre una meraviglia. Mi basta poco, eppure delicatamente, per togliere il rivestimento fiammeggiante e svelare il volume che hai scelto per me. E... per un attimo sembra che il tempo si fermi e che io, stupidamente, diventi un blocco di marmo. Non batto ciglio, il respiro mi si arresta leggermente.
«Per Godric, Camille.» Lo dico tutto d'un fiato, in pura estasi.
«Questo è il secondo volume degli Spiriti ardenti, è... rarissimo.» Lo sappiamo entrambi, c'è poco da sottintendere. Tale libro è per pochi: in parte perché è una lettura estremamente impegnativa, la cui stregoneria elementale sfocia in ambiti straordinariamente complessi; in parte perché ha un prezzo esorbitante e io, a malincuore, lo conosco: è in cima alla mia lista dei libri desiderati. Lo sfoglio mentre, inconsapevolmente, sciorino ringraziamenti continui, un sussurro dopo l'altro. All'inizio c'è un segnalibro, la cui scritta "pass" mi sorprende. Non tanto quanto la dedica, che mi raggiunge fin nel profondo. Alla fine... è così, con te.
Colpito e affondato.
«Vai dove ti porta il cuore» ti ripeto. E poi, inaspettatamente, mi spingo in avanti. Diventa un passo, uno soltanto — il bagliore dei circensi di fuoco, delle trame future e di stelle in danza. E mi stringo a te, dolcemente. Cerco la tua vicinanza,
sento il tuo presente. C'è molto che vorrei dirti: è un regalo, è Natale, è una tradizione. Eppure, è molto, molto altro.
Tu mi hai riportato indietro. E in te, con te ritrovo me stesso.
«Ciao, un Intreccio di Scaglie per immortalare il vostro affetto?» Quasi è un'eco che a stento catturo, subito accanto. Mi volto indietro, sciogliendo a malincuore l'abbraccio appena e qualora tu l'abbia permesso; una coppia di ragazzini (non credo possano avere più della nostra età, in effetti) ci osserva di sottecchi. Sono... gemelli, senza dubbio: stesso aspetto, ad eccezione di poche differenze che ora come ora mi sfuggono. Hanno un'etichetta in bella vista attaccata al petto: Johnny e Jimmy, ecco i nomi. Indicano dietro, dove si dipana un dedalo di stand di articoli, manufatti e stregamenti a tema. Scaglie, squame e gemme colorate sono ovunque.
«Ne prendiamo due, subito. A te la scelta.» Torno da te, Camille.
Ti sorrido, con tutto me stesso.