Corso di Smaterializzazione, Parte Teorica

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view post Posted on 25/2/2024, 20:14
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Il Fato

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CodiceÈ sabato mattina, sono le undici in punto ed il Ministero della Magia si presenta meno trafficato di quanto ci si aspetterebbe. Nei fine settimana quel posto si svuota e diventa un palazzo fantasma oppure si riempie e tutto, dall’atrio fino ai corridoi, persino gli ascensori, viene gremito da una folla impegnata in un continuo e caotico viavai. Ma questo sabato in particolare, avete vinto il lancio della moneta. Senza tutto quel caos è più facile orientarsi, raggiungere la destinazione che vi è stata comunicata. Sesto livello, Dipartimento dei Trasporti Magici.
Manca un quarto d’ora all’inizio della lezione e sapete come riconoscere l’aula predisposta per il corso a cui parteciperete, l’unica con le porte spalancate. Qualche cartellino da parete sparso qua e là vi indica buffamente la via, agitandosi per attirare l’attenzione di chi rischia di smarrirsi. Ci sono dei promemoria inter-ufficio color porpora che svolazzano in giro e vi è stato detto di seguirli. Quando raggiungono la loro destinazione, tornano ad assumere il loro colorito da comune pergamena ingiallita e se ne vanno. Come se non bastasse, in cima alla porta d’ingresso è affisso un cartellone: “Corso per il conseguimento della Patente di Smaterializzazione” a caratteri cubitali. Insomma, non avete scuse per perdervi.


CodiceL’aula si presenta spoglia, ordinata ma non del tutto. I banchi sono disposti a coppie e qualche sedia manca, o per meglio dire, c’è ma è dove non dovrebbe essere. Magari la potrete trovare accavallata insieme ad altre in qualche angolo in fondo alla stanza, magari appoggiata a gambe in su sul banco dietro quello cui appartiene.
L’aria è fresca e pulita, ma troverete un pizzico di polvere in giro. Le ampie finestre ai lati della classe sono state ripulite da poco; lasciano passare davvero tanta luce, ma viene quasi il dubbio che sia tutto artificiale, considerata la planimetria dell'edificio. Eppure fanno egregiamente il loro dovere e simulano superbamente la sensazione di una piacevole giornata di sole.
In testa all’aula una cattedra di legno scuro, che pare nuova di zecca. Una classica lavagna verde con ancora i segni delle cancellature. Un uomo elegante, indaffarato a compilare alcuni moduli, penna e calamaio, se ne sta seduto in attesa di accogliervi. Un normalissimo “Buongiorno”, poi vi inviterà a prendere posto con un cenno garbato della mano, sempre che non vogliate chiedergli qualche informazione di rito. Ha un modo di fare affabile e, seppur sia diretto e conciso – la pila di fogli che lo attende sembra essere in alto nella sua lista delle priorità – sa mettere a proprio agio le persone.
Scegliete il posto, i vostri compagni di avventure e preparatevi, la lezione sta per cominciare.



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Benvenuti al Corso di Smaterializzazione!

Tutti coloro che hanno postato la propria partecipazione nel Bando entro la data prevista potranno accedere alla lezione.
Andate a scegliervi un posto, i banchi, vi ricordo, sono disposti a coppie, ma se volete formare gruppetti potete disporre le sedie come preferite.

Per qualunque cosa resto a vostra disposizione per MP!

Prossima scadenza: Domenica 3 Marzo, ore 23:59

 
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view post Posted on 2/3/2024, 11:16
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • Scheda

Ore 11.05. Sesto livello, Dipartimento dei Trasporti Magici. È la prima volta che arrivo fisicamente al Ministero della Magia, sebbene nei panni di semplice studentessa. È suddiviso in diversi livelli, impossibili da ricordare a memoria, ma almeno è stato - stranamente - semplice trovare la giusta via verso la meta. I movimenti bruschi dell’ascensore mi fanno sballottare più volte - e in tutte le direzioni - all’interno stesso delle quattro mura. Non riesco a non sentirmi a disagio nel chiedere più volte “scusa” ad Helena al mio fianco.
Dling. E le porte dell’ascensore si aprono, faccio cenno alla tassina di avanzare da gentildonna quale sono, quando la seguo a ruota. La mia natura curiosa mi impedisce di seguire la strada, mi porta a distrarmi sui dettagli di quel livello. E, in quel momento, comincio a percepire un po’ d’ansia. La stessa ansia di quando ho sostenuto l’esame di Storia della Magia, per intenderci.
Eppure quello a cui stiamo per andare incontro non è un esame. O, almeno, non ancora. Dovremmo apprendere la teoria della Smaterializzazione, eppure l’ansia la percepisco tutta. Forse è l’ambiente completamente nuovo che mi manda il cervello in tilt.

« Secondo te? Sarà difficile? » chiedo ad Helena e cerco il suo sguardo, senza mai smettere di seguirla e senza nemmeno vedere dove stiamo andando.
Capisco che siamo arrivate a destinazione quando leggo a caratteri cubitali “Corso per il conseguimento della Patente di Smaterializzazione”. Ci siamo. Ho deciso di essere lungimirante: avrò questa benedetta patente così a 17 anni posso fare il piffero che mi pare.

« Non è che siamo le prime? » domando ancora mentre mi guardo attorno.
Non c’è nessuno che io conosca, almeno per il momento. Spero solo di non incrociare mio fratello. In realtà, spero di non incrociare nessuno che non sopporto, ma non è una cosa che posso decidere io: siamo in un contesto didattico, non dovrebbe importarmene. Eppure…
L’aula sembra una semplice aula: spoglia e con banchi disposti a coppie, ampie finestre ai lati della stanza che illuminano lo spazio interno, una cattedra e una lavagna. C’è anche un uomo che, con la sua penna e calamaio, sembra estremamente professionale. Senza ombra di dubbio, è lui il docente.
Alla fine, senza concentrarmi troppo su chi è arrivato prima e chi dopo, mormoro un banalissimo “Buongiorno” in risposta e lascio decidere alla mia compagna di banco il posto in cui dovremmo sederci. Qualsiasi postazione va benissimo. Così mi sarei seduta al fianco di Helena, avrei poggiato la borsa a terra di fianco ai miei piedi e le braccia incrociate sulla superficie del banco.
Manca poco, la lezione dovrebbe cominciare a momenti.


PS : 166 PC : 103 PM : 111 PE : 13,5



Ciao belli!
Interazioni concordate con Helena :music:
 
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view post Posted on 2/3/2024, 12:45
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Weave, weave the sunlight in your hair...

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what if i got weirder
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I
l naso sepolto nell’agenda e l’agenda in questione stretta a sé come fosse la sua ancora di salvataggio, Haru trotterella nei meandri del Ministero della Magia à la recherche de la salle de classe perdue.
“Non avete scuse per perdervi”, rilegge per l’ennesima volta nella chiusa delle indicazioni fornitele dal Ministero per raggiungere la Terra Promessa. Se le è appuntate tutte in agenda, dalla prima all’ultima. Sesto livello, Dipartimento dei Trasporti Magici.
“Non avete scuse per perdervi”. Sì, vabbè. Haru si è già persa sette-otto volte da quando ha messo piede al Ministero stamattina. I poveri promemoria inter-ufficio color porpora stanno andando fuori di testa per colpa sua. Scuote la testa con aria di disappunto. I poteri fortiTM non hanno la minima idea di cosa Haru –armata semplicemente della propria proverbiale e totale assenza di spatial awareness, senso dell’orientamento e capacità di concentrazione– sia in grado di fare. Eppure, per una volta tanto, non è un guanto di sfida che le va di raccogliere. Cioè ok constantly wanting to prove the haters wrong, ma a ‘na certa vorrebbe pure arrivare alla fantomatica aula di Smaterializzazione, ecco.
È incredibilmente in anticipo (UN INTERO QUARTO D’ORA???) –specie per i suoi catastrofici standard– quando intravede le porte spalancate dell’aula, e la cosa la mette stranamente su di giri. Percorre il corridoio pressoché deserto fino all’aula a passo di danza, oscillando quasi da una parete all’altra al ritmo staccato di una melodia che sente solo lei.

Il concetto stesso di ‘smaterializzazione’ la affascina in maniera difficilmente spiegabile. Dopotutto, Haru vive il proprio corpo come fosse un’entità totalmente separata da sé da diverse manciate di lustri. L’idea di apprendere a smaterializzare qualcosa che la ragazzina concepisce come simultaneamente altro ed estrinseco (e, pertanto, dotato di un’intrinseca immaterialità corporea), ma comunque dotato di una fisicità che le risulta impossibile da ignorare è intrigante. Chissà cosa comporterà. Non vede l’ora di cominciare.

“Buondì buondì”, cinguetta Haru in direzione della cattedra. “Per l’alluce valgo di Merlino!”, sussulta poi quando la cattedra le risponde affabilmente “Buongiorno”. È solo allora che s’accorge della presenza di un distinto gentiluomo. La sorgente di quei convenevoli, chiaramente. Le guance soffuse di un improvviso rossore, la ragazzina accenna un piccolo gesto di scuse col capo, portandosi la mano destra al petto. Sull’agenda, in realtà. Ignorando deliberatamente la sensazione cocente in viso, va a scegliersi il posto. In seconda fila, abbastanza vicina alla cattedra da sentirsi motivata a prestare attenzione, ma non così tanto da sentirsi così intimidita e a disagio da distrarsi per ripicca. E, a dirla tutta, il suo è anche uno dei pochi banchi la cui sedia è stata diligentemente lasciata al proprio posto. Haru si siede, assaporando la nuovissima sensazione di essere arrivata tra i primi in assoluto.


*poses for the security camera*


INTERAZIONI: la cattedra del il professore

MENZIONI: l'alluce valgo di Merlino (è il destro, per chi fosse interessato btw), i poteri fortiTM

 
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view post Posted on 2/3/2024, 12:51
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Un ampio sbadiglio mi costringe a fermarmi in prossimità del passaggio al Paiolo Magico. La figura di Alice svanisce dietro il velo generato dagli occhi lucidi. Presso indice e pollice sulle palpebre in un vago tentativo di rimettere a fuoco la vista, prima di seguirla. L’idea di studiare anche di sabato non mi entusiasma affatto e già parto col verso storto, considerando che dovrei, invece, sentirmi elettrizzato all’idea del corso; probabilmente, lo sarò una volta svegliatomi del tutto. È già tanto che riesca a muovermi, praticamente per inerzia. Col cervello ancora spento, dedicarsi a pensieri ed emozioni troppo elaborate è pressoché impossibile. Il massimo che posso fare è seguire la Grifondoro, nella speranza che almeno lei abbia chiare le indicazioni per raggiungere il Ministero.
«Ho sonno, cazzo. Non potevano farlo durante la settimana nelle ore di buco?» - bofonchio, per il mero gusto di lamentarmi e spezzare il silenzio disturbante. È raro che Alice non parli a rotta di collo e spero che l’improvvisa mancanza di parole non dipenda dal luogo in cui ci stiamo dirigendo o, peggio, per la direzione da prendere. Se si perde, siamo fottuti. Non ho la minima idea di dove dobbiamo andare.
Tengo la testa bassa a seguire i miei passi e il volto coperto dal cappuccio tirato su. Quando arriviamo al punto di trasferimento, mi rendo conto di non aver minimamente seguito la strada. Va beh, poco male: tanto al ritorno, se sopravvivo, mi riaccollerò ad Alice o, con un po’ di speranza, a Megan se non sarà circondata da Corvi.
Questa cosa di ritrovarci nella stessa stanza, tra molti che mi stanno sul cazzo e altri che nemmeno conosco, mi indispettisce non poco.
Un rapido sguardo all’orologio da polso mi indica che mancano pochi minuti allo scoccare dell’ora di inizio e mi affianco alla Grifondoro per spronarla ad affrettare il passo.
Superata la pesa della bacchetta all’ingresso, constato che siamo praticamente gli unici stronzi in giro… E ha senso, visto che di sabato gli uffici sono tendenzialmente chiusi.
«Sesto Livello, Dipartimento dei Trasporti Magici. Almeno questo lo ricordo.» - esordisco, indicando ad Alice l’ascensore più vicino.
Una volta giunti al piano, accompagnato da un senso di nausea per l’ascensore, resto al fianco di Alice mentre seguiamo i cartelli indicativi. Comunque, non è difficile individuare anche a distanza la sala addetta al corso, visto che è l’unica porta aperta su tutto il piano e c’è gente sparsa lì fuori. Tra cui Megan e la sua amica.
Lancio un’occhiata ad Alice, perché solo in questo momento realizzo che è da mesi che non ho notizie riguardanti le sue scappatelle, compresi elementi di rapporto vario ed eventuale con la rossa Corvo.
Tiro giù il cappuccio e avanzo fino a raggiungere Megan.
«Buongiorno.» - accompagno il saluto prendendola per mano. Abbozzo un cenno alla sua amica ed entro in aula, dove ripeto il ‘buongiorno’ rivolgendomi all’uomo lì presente.
Lo sguardo si muove repentino alla ricerca di eventuali nominativi sui banchi - che non ci sono - e, un po’ più a cuor leggero, attraverso la stanza. Mi dirigo spedito verso il banco più in fondo e affianco a una delle finestre, portando Megan con me. Mi volto e indico ad Alice il posto di fianco a Megan. Sembrano essere disposti a coppie, ma alcuni sono sparsi disordinatamente, tra cui quello che indico.
«Credo che tu possa attaccarti a noi.» - dico alla Grifondoro, prima di rintanarmi nel mio angoletto protetto. Da un lato il muro e la finestra, dall’altro Megan e, spero, anche Alice. Mi sembra ottimo. Sposto indietro la sedia di Megan, prima di andare ad accomodarmi sulla mia. Mi sistemo in modo da essere rivolto verso di lei e verso l'ingresso nella stanza, a cui non presto attenzione. La riprendo per mano sotto il banco e appoggio il gomito destro sul legno, a sostenere pigramente la testa sul pugno chiuso. Perlomeno, sto iniziando a svegliarmi.
draven, enrik shaw – serpeverde – IV° – 17 anni

Azioni concordate.
PS: Master, scusa per le parolacce (non posso promettere che non riaccadrà) :fru:
 
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view post Posted on 2/3/2024, 13:39
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Megan M. Haven | 19 yo
corso smaterializzazione.



Il sole filtrava attraverso i lunghi drappeggi delle tende ancora socchiuse. Lo scoppiettio delle fiamme risuonava nell’ambiente, accompagnato dai passi dei pochi studenti svegli già a quell’ora del mattino. Megan scese l’ultimo gradino della scala, avvolta da una corta giacca di jeans chiusa fino al collo. In mano stringeva una lettera, il marchio inconfondibile del Ministero sulla ceralacca spezzata. «Arrivo subito» le aveva detto Jean sull’uscio della porta della sua stanza.
Guardò l’ora prima di sedersi sulla poltrona. Un vassoio con una teiera e una tazza di tè fumante comparve davanti ai suoi occhi non appena lo sguardo si posò sul tavolo. Un elfo aveva fatto materializzare anche alcuni dolcetti su un piattino. «Grazie» disse Megan. La creatura fece un piccolo inchino e si allontanò, non prima di aver aperto tutte le tende con uno schiocco delle dita.
La luce illuminò la stanza e la Corvonero portò la mano a coprire gli occhi ancora assonnati, il tempo di abituarsi all’improvviso chiarore che l’aveva avvolta.
Con la mano destra, poi, bevve il tè caldo e ne respirò il profumo prima di mandarne giù un lungo sorso.

Uscì dalla Sala Comune qualche minuto dopo, diretta insieme a Jean alla prima passaporta utile che avrebbe portato entrambe a Londra. «Il fatto che questo corso non sia inutile, come tanti altri affrontati negli anni, è l’unica cosa che mi mantiene sveglia oggi» disse mentre superò l’entrata della cabina. Sei, due, quattro, quattro due. L’indice si mosse sui tasti del ricevitore, il disco ruotò indietro tornando al suo posto e una voce femminile risuonò nel piccolo spazio. Megan dichiarò il suo nome. «Siamo qui per il Corso di Smaterializzazione», disse alla fine. Appuntò la targhetta al petto con il nominativo e il luogo in cui era attesa. Proprio come era scritto nella lettera, che teneva nella tasca dei jeans, la voce dettò regole precise e li accompagnò per tutto il tragitto augurando infine loro una buona permanenza.
«Al diavolo!» Megan attraversò la soglia, si sistemò il cappello e calpestò il pavimento di legno. Posò lo sguardo su quel luogo senza guardare attentamente. Per tutto il viaggio aveva trattenuto il senso di nausea e livore nello stomaco. Ogni volta che metteva piede al Ministero tornava ad avvertire il dolore al centro del petto: la morte dei suoi genitori, domande senza risposta e Waldegrave.
Resistette ancora.
Il blu dei suoi occhi si posò sulla figura elegante al di là del banco. Consegnò lui la sua bacchetta per poi riprenderla subito dopo. Aspettò Jean, poi si assicurò di entrare con lei nell’ascensore giusto e una volta al sesto livello seguì le indicazioni per l’aula.
«Aspetto Draven» disse mentre si fermava sulla soglia, accanto alla porta spalancata. «Devo avvisarti che ci sarà anche Alice, non so se vuoi aspettare…» proseguì lanciandole un’occhiata curiosa.
Draven arrivò poco dopo. «Ciao, Drav» lo salutò regalandogli un piccolo sorriso che mise in mostra le fossette lungo le guance. Un cenno ad Alice subito dopo e si lasciò trascinare all’interno della stanza.
«Buongiorno!» un uomo li accolse e fece loro cenno di sedersi, Megan ricambio con lo stesso tono cordiale e trovò posto in fondo all’aula. Draven le fece spazio, si sedette. Un segno a Jean di avvicinarsi a lei nello stesso istante in cui Draven fece lo stesso con Alice. Nascose un sorriso divertito, posando gli occhi sull’uomo e seguendo gli studenti che man mano trovavano posto. Qualunque cosa sarebbe successa tra le due non la riguardava. Tirò avanti la sedia accavallando le gambe, tamburellò con le dita sul banco liberando un piccolo sbuffo. «Lysander non mi parla da giorni per via di questo corso. Lo abbiamo lasciato senza garzoni e dovrà stare al negozio fino a sera» Bisbigliò a Draven. La mano cercò di nuovo quella di lui; posò un bacio sulla sua spalla, poi vi poggiò la testa.


Azioni concordate.
 
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Jean Grey
17 anni - Corso di Smaterializzazione

E finalmente, i diciassette anni iniziavano a mostrare la loro utilità. Non aveva mai dato troppo peso alla maggiore età, forse anche perché era di fatto cresciuta molto in fretta e non aveva alcuna smania di crescere ulteriormente, e forse era complice anche il fatto che per Jean l'età non fosse altro che un numero. Ma da quando aveva compiuto diciassette anni, si era resa conto delle porte che le si erano spalancate davanti. Da cose banali come poter bere legalmente e frequentare le bettole di Hogsmade fino a cose più utili, come appunto la possibilità di smaterializzarsi. Certo, avrebbe potuto prendere quel certificato anche con qualche anno in meno, ma avrebbe dovuto attendere comunque la maggiore età per poterlo fare nel concreto. Per non parlare del fatto che avrebbe potuto andarsene di casa senza problemi, e ormai da un bel po' questa era un'idea molto forte e sempre più radicata nella testa di Jean. Insomma, un anno in più poteva fare la differenza, e pian piano se ne stava rendendo davvero conto.
Il giorno della lezione era arrivato, e per quanto Jean si sentisse un po' scema a essere così entusiasta all'idea, non riusciva a non esserlo. Doveva incontrarsi con Megan per andare insieme, e questo non faceva che rendere il tutto ancora più bello. Per quanto fossero amiche e si volessero bene, e fossero della stessa Casata, i tanti impegni scolastici, extrascolastici e personali riducevano drasticamente il tempo da passare insieme, per cui ogni occasione per vedersi era ben accetta.
Aveva indossato una delle sue solite canottiere rosse aderenti, un paio di jeans blu scuro, degli stivaletti neri e una giacca anch'essa nera, e sopra il suo solito cappotto rosso fiamma. Un po' di trucco veloce, del mascara e la tinta rossa sulle labbra, ed era uscita di casa. Fortunatamente, era puntuale, anche se Megan era scesa un pelino prima. «Arrivo subito», aveva dovuto dirle. Prima di uscire dalla stanza si tolse il cappotto e lo lanciò sul letto: non aveva senso coprirsi come se dovesse andare a sciare. Si incontrò finalmente con Megan e la seguì. Non era mai andata al Ministero, non conosceva la strada, ma per fortuna per raggiungere la destinazione sarebbe bastata una passaporta. Non aveva nemmeno idea di come ci si dovesse comportare in quel posto, per cui copiò ogni mossa della Caposcuola, dalla targhetta alla consegna della bacchetta. Mentre si recavano all'ascensore che le avrebbe portate al piano corretto, Jean si guardò un po' intorno. L'edificio era maestoso e vagamente inquietante. Non era certa di sentirsi a suo agio lì dentro, ma non dimenticava il motivo per cui si trovava lì. Megan doveva aspettare Draven, e Jean decise di aspettare con lei: per quanto non le piacesse fare da terzo incomodo, non aveva altro posto dove andare.
«Devo avvisarti che ci sarà anche Alice, non so se vuoi aspettare…»
Ah. Beh. Non capiva perché si fosse stupita così tanto di questa notizia, era ovvio che avrebbe partecipato anche lei, ma comunque sapere che sarebbe stata con loro le faceva uno strano effetto. Non si vedevano da tanto, e nel frattempo il cuore di Jean si era tarato su un mare un po' più calmo, ma non era sicura che Alice le sarebbe stata indifferente. Proprio no. Quando il fidanzato di Megan arrivò lo salutò con un sorriso e un cenno della mano, ma non volle essere invadente e non gli parlò. Mentre riguardo Alice, si limitò a dirle un «Ciao» che uscì un po' imbarazzato, e non indugiò oltre. Seguì Megan e Draven dentro la stanza, salutò con un lieve movimento del capo l'uomo che stava lì, e cercò di capire dove fare l'uovo. Draven si era messo vicino a un muro, al suo fianco ovviamente c'era Megan, e tutto sembrava indicare che Alice si dovesse mettere vicino a Megan. E Jean? Si doveva attaccare al cavolo? Anche no. Accelerò all'improvviso il passo e provò a intrufolarsi prima di Alice in modo da riuscire a stare tra Megan e la Rossa. Se fosse rimasta "sola" con Alice di fianco, senza il supporto di Megan, probabilmente sarebbe andata un po' in panico. Non era affatto brava in queste situazioni, soprattutto se queste riguardavano quella dannata ragazza. Si ritrovò a pensare per un secondo, e senza troppa sorpresa, al ragazzone a cui ultimamente pensava più di un po' durante le sue giornate: chissà se ci sarebbe stato anche Derek. Non sapeva se il ragazzo avesse già preso il patentino, ma forse sì. Chissà. Una cosa però era certa: anche solo vederlo l'avrebbe certamente un po' calmata. Cercando di mantenere un certo contegno in quella strana situazione di imbarazzo, Jean iniziò a ticchettare sul banco in attesa dell'inizio della lezione.

 
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view post Posted on 2/3/2024, 16:30
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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C'è un vento fresco che filtra all'interno dei vestiti e attraversa le ciocche dei miei capelli, i raggi di sole colpiscono la pelle chiara e donano calore perfino a quelle parti più nascoste e impenetrabili. Indosso una felpa corta che mi lascia scoperta una minuscola parte d'addome e dei pantaloni a vita alta, i capelli rossi sono sistemati in onde mosse sulla schiena, una sciarpa calda è tutto ciò che mi avvolge. Le temperature si stanno alzando, la primavera è in arrivo. Proseguo velocemente verso il punto d'incontro e vi trovo Draven lì appollaiato in mia attesa, sembra un gatto pigro appena sveglio dopo la dodicesima pennichella della giornata, lo saluto con la mano e gli faccio cenno di andare. So per certo che sia già tanto che sappia dove si trovi per cui toccherà a me far me strada. Che merlino ce la mandi buona. Proseguo certa come sapessi esattamente tutto, ma in realtà spero di aver memorizzato il percorso al meglio. Riconosco alcuni punti di riferimento e inizio a tranquillizzarmi, dovremmo essere sulla strada giusta. L'idea di utilizzare il sabato per ammuffire in un ufficio sperduto del ministero non entusiasma nemmeno me ma so che questo sacrificio potrà ritornarmi utile nel momento in cui avrò appreso la capacità di smaterializzarmi. L'idea mi è sempre sembrata incredibilmente figa, l'ho sempre immaginata come una cosa drammatica, quella di sparire nel nulla e ricomparire in un posto totalmente diverso, un modo per lasciare un'impressione o per fare un dispetto. Ma mentre prima vi ci guardavo con occhi entusiasti e malandrini, ora quella fiamma sembra essersi affievolita, a volte penso si sia spenta del tutto, così come il brillore dei miei occhi chiari e della chioma fulva. Sono semplicemente angosciata in continuazione, paranoica a livelli estremi e troppo, decisamente troppo silenziosa. Un certo peso si è aggiunto ai miei anni, fin troppo giovani per poter partorire certi pensieri, un gravore del quale non posso liberarmi, almeno non finché non avrò avuto la conferma di tutti i miei sospetti. Finché questo costante senso di oppressione verrà alleviato. Arrivati vicino all'ascensore tiro gli occhi al cielo, partorendo un mezzo sorriso sarcastico « Molto utile Shaw meno male che ci sei tu, eh. » Esordisco con fare scherzoso e pungente, ma un piccolo sorriso colora il mio volto mentre proseguiamo verso l'aula che ospiterà il corso. A sto giro sono davvero convinta di voler seguire con la massima attenzione, non come il resto delle lezioni, questa roba mi serve. La figura di Megan e Jean si apre di fronte a noi, saluto entrambe con un cenno anche se non mi scappa l'occhiatina di Draven, che decido di evitare. Io e Jean non ci vediamo da secoli, quello che è successo tra di noi è stato qualcosa che custodisco con gratitudine. Era un periodo davvero incerto della mia vita e sento che la sua compagnia mi abbia aiutato a non pensarci troppo su a lasciare andare, ha spinto il mio lato più irrazionale e sventato e non mi ha mai chiesto più di quanto riuscissi a darle, per questo, davvero ne sono grata. Ma dopo quanto successo anche con Cas non penso che le relazioni facciano per me, sento di aver chiuso il mio cuore ancora di più e penso che sia meglio che nessuno ce ne vada di mezzo. Anche se ammetto che la cosa mi metta in un leggero imbarazzo, più che altro perché appena entriamo i banchi sembrano essere tutti per coppiette e mentre Drav fa cenno di sedermi accanto a loro, così fa anche Megan con Jean. Bene già sentirmi il reggicandela non era proprio la cosa più elettrizzante della terra, ora c'è anche questa strana atmosfera. Riporto lo sguardo su Jean e le faccio segno di sedersi se vuole, io opto per il banchetto davanti a Drav, anche quello lato finestra, aggiungo poi scherzosamente con un sorrisetto dispettoso.
« Troppe smancerie mi danno il voltastomaco, ma grazie. » Sistemo la mia borsa e la sciarpa a lato della sedia e cerco di raccogliere i pensieri in maniera da potermi concentrare sulla lezione. Almeno ci spero. Non m'importa un fico secco del resto della classe, la mia capacità sociale si è decisamente abbassata in questi mesi, la testa mi romba di pensieri intrusivi e non sembra darmi tregua nemmeno per un secondo. A malapena saluto l'insegnante che ci accoglie in aula, figuriamoci notare gli altri presenti.


Edited by Nontiscordardime - 30/3/2024, 19:38
 
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entropia.

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Rigos
Nieve










È un bel guaio che Nieve Rigos sia costretta a tornare al Ministero della Magia. O, almeno, così pensa lei da giorni senza mancare di torturarsi le palme delle mani e il cuoio capelluto. Non si è iscritta al Corso di Smaterializzazione con l’entusiasmo degli altri. Non è nemmeno sicura che riuscirà a passarlo, ad essere proprio sinceri. È che sa di non avere alternative. La sua formazione fa acqua da tutte le parti perché, prima di Hogwarts, è stato complesso istruirla e non vuole aggiungere l’ennesima lacuna. Al contempo, l’indipendenza è forse la spinta più funzionale che continui a motivarla. Si sofferma sulla conquista in termini di libertà, mentre supera il controllo della bacchetta e si avvia in direzione degli ascensori. Messa così, ha senso provarci.
Sembrerà strano, ma Nieve frequenta il Ministero della Magia più spesso di quanto si possa pensare — e lo odia. Le mille e una implicazione legate a Villa dei Gigli le impongono di vedere Aurelius Morgan con una certa frequenza. Tutte le volte che ritrova la via per l’ambiente sterile e cupo dove avvengono i loro colloqui, compreso il momento presente, le torna alla mente l’episodio di un anno e mezzo fa, quando ha rischiato di distruggere un intero livello per un inaspettato confronto con Grimilde.
Oggi, ha l’animo più leggero. Sa che le probabilità di incontrarla sono praticamente nulle — glielo dice anche la quiete del luogo —, ma riesce comunque a sentirne la presenza come se le pareti, i pavimenti e i soffitti ne fossero impregnati. È chiaro che si tratti di una percezione distorta dalle emozioni, eppure neanche questa consapevolezza basta a liberarla dalla stretta allo stomaco e dalla tensione che le avviluppa le spalle.
Nieve ricorda tanto un manichino (o Minichino) incantato ad hoc per raggiungere una destinazione. La caratterizzano la stessa rigidità e la stessa inespressività. Sta tentando di nascondere perfino a se stessa quanto le costi essere tra queste mura, ma il sobbalzo che la coglie quando sente l’ascensore muoversi la smentisce in un istante. Non è così immune al mondo e agli accadimenti come le piace pensare: le sue mani sono scosse da un leggero tremolio e ha il fiato corto.
Vorrebbe imprecare, questo è certo. Si domanda, ad esempio, perché non abbiano tenuto il corso a scuola per praticità, trattandosi di una parte teorica. Si insulta per aver dimenticato in camera la fiala che l’avrebbe salvata da questo stato d’animo. Si incazza perché, nonostante tutto il tempo impiegato a rendersi indifferente e distaccata, ha palesemente fallito. Se lo impedisce solo perché teme che l’edificio conservi una memoria di ciò che ha compiuto quel giorno — lo stesso in cui ha rincontrato l’Umanoide — e reagisca al suono della sua voce.
Nieve non segue molto regole e convenzioni sociali, ma è abbastanza sveglia da prestare attenzione a un paio di indicazioni e ai foglietti borgogna che sfilano sopra la sua testa da capire che indichino la via da seguire. Del resto, non è l’unica studentessa di Hogwarts presente nei corridoi. Stanno tutti cercando la strada per arrivare al punto designato. Le pare di intravedere Alice, sua concasata, poco più avanti rispetto a lei; e Shaw che la affianca. Non sa nulla della loro amicizia — è di questo che si parla o si sono solo incontrati all’ingresso? —, ma le stringe il cuore guardarli e pensare che, alla fine, con Thalia non è tutto perduto.
Li oltrepassa con un cenno quando i due indugiano sul ciglio della porta. Lei, invece, non perde tempo e varca la soglia dell’aula preparata per l’occasione. Sarebbe educato salutare, in effetti, ma Nieve vede l’uomo impegnato con le sue scartoffie e non ha ancora voglia di parlare ad alta voce — proprio non se la sente. Così, vira in direzione dei banchi senza guardarsi indietro. La maggior parte è ancora vuota e lei non ha nessuno con cui si sia organizzata per condividere l’esperienza. Valuta di occupare un punto in solitaria, rimanendo fedele ai suoi propositi di non socializzare troppo. Poi, però, il suo sguardo cade su una ragazzina dagli occhioni espressivi con un’agenda stretta al petto. La riconosce come la giovane eletta al ballo di Natale per il costume migliore e rammenta di averla intravista seminare entusiasmo sotto il palco
Forse, non è una buona idea prendere posto al suo fianco — magari è un’inguaribile chiacchierona e le toccherà smollarla con un “Senti, sei carina, però chetati un attimo” —, ma intanto se ne infischia. Si siede, poggia la bacchetta sul banco, infine si volta a guardarla.
«Nieve Rigos, incantata!»
Il sorriso che porta sulle labbra è mischievous; gli occhi brillanti.

Role scheme © ˜Serenitÿ



Interazioni: Haru, Draven, Alice
Menzioni: Thalia
 
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view post Posted on 3/3/2024, 09:10
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Jonathan Wilson
‹ Studente III Anno ‹ 15 ‹ Outfit

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Ancora non capiva cosa lo avesse spinto a iscriversi a quel corso, forse la voglia di mettersi in gioco nuovamente, per dimostrare la sua incredibile bravura, superiore a quella degli altri ovviamente, forse l’idea di poter mettere una spunta importante nella sua lista di cose da imparare assolutamente.
Insomma, ti si presenta l’occasione di care un corso di smaterializzazione, che fai non lo segui? Solo uno stupido avrebbe rinunciato, e molti come lui avevano deciso di partecipare.
Jonathan aveva pensato un paio di minuti su cosa indossare per quella giornata, non gli sembrava il caso di andare in giro con la divisa di scuola, quindi si decise per mettersi comodo, un paio di jeans neri, una camicia a scacchi verde e argento e un paio di stivaletti corti. Niente di troppo eccessivo. Una volta vestito si diresse verso il Ministero della Magia. Non ci aveva mai messo piede, quindi era un attimo spaesato. Il luogo era praticamente vuoto, non che ci fosse da sorprendersi era pur sempre sabato;
Il Serpeverde sa dove andare: sesto livello, Dipartimento dei Trasporti Magici, insomma dove si sarebbe mai potuto fare un corso del genere se non lì? Trovare l’aula non fu affatto difficile, c’erano mille modi per riconoscerla, alcuni anche bizzarri, tipo dei promemoria color porpora che accompagnano varie persone fino davanti alle porte spalancate dell’aula.
Il ragazzo entra e da un’occhiata in giro, l’aula è abbastanza banale, si aspettava chissà qualche scenografia particolare.
“Forse sono troppo abituato a certe lezioni, questo è pur sempre il Ministero, qui c’è gente seria” pensò mentre entrava senza guardare nessuno in particolare. Molti si erano già disposti in coppia e chiacchieravano tranquillamente.
Come suo solito lui non era lì per socializzare, infatti si prese uno dei banchi davanti alla cattedra, prima di sedersi si rivolge all’uomo seduto dietro che lo aveva saluto.
« Buongiorno » rispose cortesemente per poi sedersi al suo banco scelto, cercò di avere almeno uno o due banchi di distanza dagli altri, classico di Jonathan, dare sempre l’impressione di essere uno dei Serpeverde meno amichevoli di tutta la casata.
Sospirò piano sistemando tutto il necessario per prendere appunti.

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view post Posted on 3/3/2024, 18:50
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Un corso di smaterializzazione. Non avrei mai immaginato di poter ottenere l’opportunità di partecipare a qualcosa di simile, non adesso almeno. È un pensiero che mi frulla in testa mentre me ne sto qui, sdraiata sul letto a baldacchino, che rigiro tra le dita la lettera di Jordan:

“Ehi nanerottola, ti conviene cogliere il Boccino al volo! Palmer è entusiasta, sono giorni che dice in giro quanto sia felice di avere qualche studente tra i piedi. A quanto pare, sono secoli che al piano di sotto non fanno qualcosa di così entusiasmante, temeva di morire di noia e non arrivare alla pensione."


In allegato un avviso ministeriale, i dettagli su dove e quando presentarsi per la lezione. Provare non costa nulla, un pensiero in meno per il futuro se mi anticipo il compito di studiare la teoria. Prendo un respiro profondo, con pochi gesti mi alzo e mi fiondo alla scrivania per stilare una risposta. Gli do appuntamento per lo stesso sabato, di certo non passo da Londra senza andarlo a trovare – a casa o, come in questo caso, sul lavoro. Come di consueto affido la missiva a Caramello, che svolazza felice oltre l’oblò del dormitorio. Bagnato dai raggi lunari, si dirige in gran carriera verso la meta. Io invece mi preparo per il turno di ronda, che stasera prevede un’accurata ispezione delle Torri.

********


La città non è grigia come immaginavo, c’è un bel sole che illumina le strade e migliora di parecchio il mio umore compromesso dalla sveglia e dai parapiglia quotidiani all’interno delle mura del Castello. Jordan, come promesso, mi sta aspettando all’ingresso visitatori. «Guarda che sei in ritardo, tra dieci minuti iniziano.» mi accoglie così, l’indice che ticchetta sul polso come se indossasse un orologio. Mi fa cenno di entrare nella cabina telefonica, rapido digita il codice e questa inizia a ridiscendere causandomi un senso di nausea.
«Perdonami, ho avuto qualche problemino inaspettato da risolvere a scuola.» un problemino chiamato Hughes, che si è fatto accusare di truffa – smercio illegale di tesine – da un primino di Corvonero. Il ragazzino gli urlava contro come un pazzo, ritenendolo responsabile della sua ultima “T” in difesa. Mettere pace, purtroppo, ha richiesto più tempo del necessario. Finalmente ci fermiamo al piano indicato, il sesto livello. Ci imbuchiamo nel dedalo di corridoi, mio cugino li conosce come le sue tasche e va senza indugio, io invece sono più pignola e la paura di perdermi m’impone di concentrarmi sui cartelli appesi qui e là. Non impieghiamo molto a trovare la porta giusta, è l’unica spalancata e dentro sono radunati già diversi studenti.
«Eccoci arrivati!» è poco più avanti di me, con la mano mi mostra l’ingresso.
«Ci vediamo quando ho finito?» sollevo un sopracciglio indagatore, considerando che abbiamo pianificato di passare il pomeriggio assieme il mimino è che confermi.
«Sì, ovviamente, andiamo a pranzo insieme prima che tu rientri.» mi rassicura.
«Ottimo, così mi offri qualcosa finalmente.» lo canzono, sul mio volto compare una smorfia malandrina.
«La speranza è l’ultima a morire-» l’arrivo di un meno lo interrompe, lo afferra con riflessi invidiabili e lo legge svelto «Allora io vado, torno su al quartier generale che mi stanno dando per disperso.» infila il foglietto in tasca e, prima di incamminarsi, aggiunge «Tu vedi di non combinare danni qua, non ci tengo a spiegare ai tuoi perché sei finita al San Mungo.» tiro gli occhi al cielo e lo osservo sparire dietro un angolo, entro così nella stanza ormai pronta ad affrontare anche questa prova.
«Buongiorno.» mi rivolgo al responsabile dietro la cattedra, per poi dedicare un cenno di saluto anche a chi conosco tra i presenti. Scelgo un posto defilato, vicino alla finestra. La luce che filtra mi dà un senso di pace, togliendomi l’oppressione che mi provocano i posti chiusi e affollati come questo. Tiro giù la sedia dal banco per poi accomodarmi, lasciando scivolare la borsa ai miei piedi.

Camille Donovan | Hufflepuff Prefect








 
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view post Posted on 3/3/2024, 20:26
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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind
Hel
Ho sempre immaginato il Ministero della Magia come un luogo noioso e asettico, con anonime pareti di un bianco accecante e centomila porte grigio topo, tutte uguali.
Nel giungere qui con Lyvie scopro invece uno spazio elegante e stravagante, enorme, con pareti coperte da pannelli di legno lucido su cui si aprono una quantità spropositata di camini ed ascensori. Ovviamente, di quella noiosa simmetria, nemmeno l’ombra.
Ci sono tante cose che mi incuriosiscono, statue, segnaletica, atrii maestosi, colonne e arcate, ma allo stesso tempo mi sento quasi delusa dalla mia fantasia che a questo giro ha lavorato a risparmio energetico e si è limitata ad immaginare il Ministero come un qualsiasi Ufficio Anagrafe di paese.

Sorrido alla cortesia di Lyvie e scendo per prima dall’ascensore, sollevata nel lasciare quella scatola pazza che ci ha sballottate come barchette sgangherate tra le onde in tempesta. La vedo un po’ distratta, Lyvie, forse preoccupata. Perciò ad ogni cinque o dieci passi mi volto per accertarmi che stia procedendo con me, e senza commentare la cosa -perché so che non gradirebbe- mi prendo carico in prima persona di seguire il giusto percorso e guidarmi e guidarla a raggiungere in tempo il luogo stabilito per la lezione.
«Non so. Non credo che possa capitare di lasciare metà corpo nel punto di partenza e metà nel punto di arrivo. No? Sai che casino poi se succede a più persone contemporaneamente, capire quali gambe sono di chi e poi riportarle a casa!» ironizzo, in risposta alla sua domanda.
Spero che possa sorridere dell’assurdità della cosa, anche se ben presto mi rendo conto che tra tutte le stranezze che caratterizzano il variopinto mondo magico, forse non sarebbe poi così raro imbattersi in un gruppo di gambe che vaga senza le rispettive metà per le strade e i negozi di Diagon Alley. Che cosa dovranno poi comprare, delle gambe, resterà un mistero.

Varco la porta dell’aula sopra cui svetta un grande e inequivocabile cartello, e saluto con una vivida cordialità l’uomo elegante dietro alla cattedra. Mi guardo velocemente attorno per capire se tra i presenti c’è qualcuno che conosco, saluto con un cenno e un sorriso i pochi che riesco ad individuare (tra cui Haru, a cui lancio un occhiolino divertito in memoria delle nostre danze sfrenate al Ballo dei Draghi) e vado a sedermi con Lyvie ad uno tra i banchi ancora liberi.
Sono grata per l’opportunità che è stata concessa anche a noi più giovani, ancora lontani dalla maggiore età. E mi sento elettrizzata, un po’ come alle scuole babbane, quando un qualsiasi evento fuori porta veniva percepito come un’allegra scampagnata tra amici.
13 y.o. • first year • Corso di Smaterializzazione


Interazioni: Lyvie, Haru e saluto generale
 
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view post Posted on 3/3/2024, 20:57
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Susan Gɯen Nieranth ¬ Tassorosso, 2° anno – 15 anni

P
er la prima volta aveva un motivo per recarsi al Ministero della Magia. Era un'occasione più unica che rara che non avrebbe voluto perdere. Non aveva però idea di cosa aspettarsi e quello che si immaginava andava ben oltre ogni possibilità, creando scene distorte tra quello che conosceva di Diagon Alley ed Hogsmeade. Veniva fuori una sorta di sbieco edificio magico popolato da folletti intenti a timbrare infinite pergamene, e maghi che si spostavano su sedie volanti, con tanto di scrivanie al seguito. Il tutto era poi incorniciato da qualsiasi altro oggetto o creatura che si spostasse autonomamente da un ufficio all'altro.
Fu ovviamente sorpresa di doversi recare sotto terra, con così tanta oscurità. Il nero era il padrone di ogni parete, con accenni di oro e verde che tentavano invano di illuminare l'ambiente. Iniziò a pensare che il Ministero era un mistero ed il gioco di parole la fece sorridere come un'ebete. Tutto ciò non aveva comunque deluso le sue aspettative e l'irrefrenabile voglia di proseguire era inibita soltanto dal timore di perdersi, seppure con tutte le indicazioni presentate sembrasse impossibile. Cercando di raggiungere il sesto livello, fu meravigliata anche dal fatto che l'ascensore potesse muoversi in direzioni decisamente poco ortodosse, deviando dalla tradizionale traiettoria verticale: istintivamente si ritrovò a tendere le mani verso le pareti della cabina, in cerca di un qualsiasi appiglio più concreto e solido delle sue sole gambe. Mentre cercava di mantenere la calma, la sua mente formava un'immagine repellente di se stessa e sperava che nessuno oltre lei la notasse.

Invece l'interno dell'aula emanava l'atmosfera familiare che riportava alla mente la sua Sala Comune nei sotterranei: in entrambi i luoghi c'era evidentemente un tocco incantato a tanta illuminazione e non la sorprese più di tutto il resto che aveva visto fino a quel momento. Si rese conto che alcuni studenti salutavano quello che doveva essere l'insegnante dietro la cattedra. Lei si limitò in un timido inchino senza proferire parola, poi sgattaiolò via cercando di farsi notare il meno possibile. Anche se riconosceva alcuni volti familiari, nessuno di loro aveva la confidenza tale da farle pensare di potersi sedere vicino. I banchi erano stati occupati in maniera apparentemente casuale, così decise di sedersi nel mezzo, in un posto non troppo distante dalle finestre e dove era convinta di poter udire al meglio quella speciale lezione. Mantenne la borsa sulle ginocchia, mentre estraeva un fidato blocco appunti ed una matita evidentemente appena temperata; avrebbe compiuto quei movimenti il più lentamente possibile, cercando di dilatare il tempo necessario per trovare i suoi strumenti, in modo da evitare di posare lo sguardo verso gli altri presenti in aula.
Quando si decise a sollevare gli occhi, osservò dapprima oltre la finestra, credendo di poter scorgere qualcosa che richiamasse le rocce del sottosuolo, dopo l'insegnate indaffarato scrutandone i movimenti con curiosità.

PS: 254 — PC: 117 — PM: 137 — PE: 21.5
 
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Ayumo Vanille
ps: 207/207 PC: 124/124 PM: 147/147 EXP: 26.5
La motivazione che mi aveva spinta ad iscrivermi al corso era una e soltanto una, la "praticità" di quel metodo di trasporto.
Da parecchio tempo considero Passaporte, Metropolvere e Scope metodi desueti e soprattutto poco comodi per spostarsi in libertà all’interno del mondo, oppure mi trovo a dovermi affidare a metodi babbani che mi incutono un certo timore riguardo alla sicurezza, non che la Smaterializzazione non abbia lati negativi in generale, ma è inevitabilmente migliore se paragonata alle altre.
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Mi sono alzata di buona lena, sistemando in qualche modo il piccolo locale che avevo da poco acquistato, non mi sono ancora abituata all’idea che ormai che la mia residenza non coincide più con la casa dei miei genitori in Irlanda.
Hogwarts lo sarebbe stata ancora per un paio di anni a venire, almeno per una parte dell’anno.
Un piccolo sbadiglio si apre sul mio viso, mentre varco quelle che sono le porte del Ministero.
È la prima volta che ci vengo, l’unica questione legale che aveva interessato la mia famiglia era stata affrontata direttamente a scuola, incuranza da parte delle alte cariche o semplice scarica barile nei confronti di Hogwarts? Poco mi importava allora e ancor meno mi interessa in questo momento.
Trovo alquanto esilarante i metodi che sono stati utilizzati per segnalare il percorso da affrontare per giungere al Dipartimento corretto, ma ciò che mi affascina ancor di più è il Ministero stesso che oggi sembra essere uno scheletro vuoto, sono convinta che in settimana vi sia un immenso trambusto che ne riempie i corridoi e gli uffici e per questo è ancora più alienante il silenzio che si può udire al di là dei pochi schiamazzi emessi dai miei compagni di corso.
Non amo circondarmi di persone, credo sia ormai evidente alla maggior parte dei miei coetanei e d’altra parte questo Corso mi appare come non mai estremamente affollato, deduco che la colpa sia legata all’apertura del Bando di Partecipazione che include la quasi totalità degli studenti.
Proseguo guardandomi attorno, ogni tanto prendendomi nell’osservare l’architettura così caratteristica del complesso.
Seguo in buona parte i miei compagni, non ho voglia di attivare così preso le mie sinapsi ed è più semplice seguire il gregge che sembra saper dove andare, alla perfezione, piuttosto che fermarmi a cercare in autonomia la strada corretta.
Poco dopo riusciamo a raggiungere la porta dell’Aula del Dipartimento dei Trasporti Magici adibita al nostro corso; c’è fondamentalmente dell’ordine nella disposizione dei banchi, ma le sedie non rispettano quella separazione così austera e si nota subito che sono state spostate all’incontro precedente per permettere ad amici e conoscenti di sedersi vicini.
Varcata l’arcata noto quello che probabilmente sarà il nostro Professore, ci accoglie con un semplice “Buongiorno” a cui rispondo dando sfogo a quell’automatismo creatosi nei svariati anni di scuola.

« Buongiorno. »

Mentre scorro con gli occhi l’aula noto qualche compagna Tassorosso a cui sorrido lievemente, giusto per non sembrare la solita scorbutica, fin quando non adocchio immediatamente una delle sedie
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solitarie delle file retrostanti.
Quella sarebbe stata la mia scelta, se non fosse che una figura a me famigliare richiama fin troppo il mio sguardo, tra tutti i presenti è l’unica che fa scaturire un sorriso genuino sul mio volto.
Gwen, non si direbbe, è diventata una fidata compagna di avventure grazie al lavoro che svolgiamo assieme all’Himiko’s Taste e condividere il bello e il cattivo tempo con i clienti in qualche modo ha rafforzato il nostro legame.
Non rientra esattamente nei canoni dell’amicizia, ma per come sono fatta io si trova ad uno step intermedio tendente all’intimità delle relazioni interpersonali di quel tipo, per altri non è importante invece per me è qualcosa di raro.
Stringo la tracolla e mi dirigo verso il banco dove si è seduta, preferendo adagiarmi sulla sedia che da verso la finestra, ma rimanendole comunque vicina
Quando arrivo vicino a lei le rivolgo un saluto pacato seppur chiaro, in modo da farmi riconoscerle e chiederle anche il permesso di potermi sedere lì a fianco.
So quanto sia importante il rispetto per certe faccende e proprio per questo motivo preferisco sempre eccedere nella troppa cortesia che al contrario.

« Ehi ciao, non sapevo ti fossi iscritta anche tu.
Posso sedermi qua o stai aspettando qualcuno? »


Attendo la risposta prima di appropriarmi della sedia che avevo scelto, in questo caso la seconda scelta è stata alquanto migliore della prima, almeno so di poter condividere il possibile tedio della lezione con qualcuno che apprezzo.
Conoscere Davvero Qualcuno è qualcosa di talmente Complesso, Raro, Fatale. Conoscere davvero qualcuno è per Sempre.

Interazioni e Menzioni: Susan Gwen
Azione Concordata.
 
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view post Posted on 3/3/2024, 22:24
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Memory MacWood
13 anni, II anno
Tassorosso
Stats
PS 260 PC 106 PM 145
PExp 32,5 Ppoz 225
Conoscenze
Incantesimi fino alla III Classe - escluse le eccezioni
Teoria dell’Ardemonio
Oggetti
Bacchetta (Larice, piuma di Fwooper, goccia di Rugiada; 10 poll.e ¼ abbastanza elastica)
Borsa tracolla
Riassunto
Avvicinamento
Interazioni e Menzioni
GdP e i poveri Olandesi
Non era inusuale leggere del Ministero sul Profeta. Al contrario, non c'era un numero in cui almeno un trafiletto non comparisse tra le pagine del quotidiano più diffuso e più autorevole del Mondo Magico, nel Regno Unito.
Memory non aveva mai dato troppo peso all'istituzione in sé, ma averne letto nei contesti più disparati, le faceva sentire una sorta di confidenza. Non sempre poteva essere un vanto: molto spesso dalle pagine del Profeta, i dipendenti del Ministero apparivano del tutto inadeguati nel loro ruolo. Non molto lontano il superfluo grande spiegamento di forze davanti agli olandesi intenti a preparare del cibo - oltretutto per astanti giovialmente riuniti e senzienti - ad Hogsmead…
Alla scoperta dell'invito esteso anche a chi, come lei, non aveva ancora l'età giusta per esercitare la Magia in piena libertà, senza appunto scomodare i Signori Ministeriali, non ci pensò due volte, neanche mezza in realtà: rovisto nella sua inseparabile tracolla fino ad estrarre la piuma e annotare subito la sua firma sulla pergamena.
Fu dopo che iniziò a riflettere, lasciandosi trasportare dall'onda della sua innata curiosità. All'occasione passò il tempo in biblioteca a leggere tutto quello che le capitò a tiro: dei meccanismi che regolano uffici e funzioni varie; dei nomi più noti per fatti particolari; dei Ministri che nel bene e nel male, nella storia si erano distinti; della struttura che si sviluppa sotto quella Londra che riserva sempre più sorprese; della complicata prassi per presentarvisi all'interno… perfino quando si è tra gli invitati!
Si preparò mettendo nella tracolla… roba. Oltre al portagaleoni tintinnante, e ad una confezione di Tutti i gusti +1, buttò dentro a caso, provando interesse momentaneo per cose varie ed eventuali, senza ripensarci una seconda volta e restando indifferente al peso.
Naturalmente indossò i suoi consueti anelli e ciondoli e quella mattina decise di mettere un cerchietto con i colori della sua Casa. Così, come piccolo vezzo da ragazzina, che le tenesse discretamente i capelli all'indietro, ma comunque liberi di svolazzare sciolti. Sistemò per bene la sua Bacchetta e partì.
Arrivata a Londra, si mise in bocca una delle gomme da masticare babbana, che scoprì avere con sé, e si mise alla ricerca della sua meta. Era strabiliante scoprire quell'angolo nascosto di Londra - un altro, insomma- e anche questo andò ad aumentare il suo entusiasmo.
Superati i convenevoli e giunta all'interno, si lasciò stupire dal sistema di piccoli aeroplanini incantati a dovere. Una cosa poteva essere leggerne sui libri della biblioteca, ma tutt'altra fu vederli all'opera. Sorrise mentre li seguiva e improvvisamente si rese conto di avere ancora in bocca la gomma. Georgia l'avrebbe ripresa, così per non sentire l'eco della voce di sua madre nella testa, recuperò un pezzo di vecchia pergamena dalla borsa e vi arrotolò la piccola pallina umidiccia. Si lisciò …con le dita sul davanti della gonna e con l'altra mano cacciò, il piccolo involto in fondo, all'interno della borsa.
Gli aeroplanini schiarirono e gli occhi furono catturati dall’inevitabile targa posta all'ingresso della stanza.
Varcata la soglia, strizzò leggermente gli occhi per abituarli al chiarore proveniente dalle finestre. Poi riuscì ad inquadrare la lucida cattedra e a salutare l'uomo. Cordiale, ma decisamente molto preso dal suo daffare. Quindi si volse al resto della stanza e adocchiato un posticino, si avvicinò.
Ti spiace se mi siedo qui, accanto a te?

© MEM
 
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view post Posted on 19/3/2024, 21:07
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Il Fato

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Codice«Buongiorno a tutti, è bello vedere così tante facce nuove e ancora tutte intere». Allo scadere del tempo limite per entrare nell’aula predisposta, meticolosamente scandito dal ticchettio dell’orologio da polso, il ministeriale si era alzato in piedi. Era un uomo abbastanza alto e parlava con tono serio, sebbene dalle sue parole si potesse capire fosse incline ad un pizzico di umorismo. Aveva messo un accenno enfatico su “nuove” e “intere”, ma ormai quella era una gag collaudata. Non gli capitava spesso di aver a che fare con dei ripetenti. Anche perché solitamente, per forza di cose, chi falliva il corso di Smaterializzazione non aveva modo di ripeterlo.
Un colpo di bacchetta e la porta dell’aula si chiuse, mentre dalla cima della sua statura sondava il viso di tutti i giovani studenti presenti quella giornata. Trovava un po’ buffo che il Ministero avesse dato possibilità anche ai minorenni di partecipare, ma era anche dell’idea che le modalità con cui gli era concesso farlo fossero consone alla loro età.
«Piacere di conoscervi, sono l’istruttore McLure. Come di consueto, il corso sarà diviso in due parti, con una pausa nel mezzo all’ora di pranzo. Prima quella teorica, poi quella pratica». Si presentò, introducendo brevemente come sarebbe stata strutturata quella giornata.
«Da quest’anno sono cambiate un po’ di cose ed è permesso anche a chi non ha raggiunto la maggiore età di partecipare. Sarà mio compito illustrarvi come Smaterializzarvi e Materializzarvi, spiegandovi dettagliatamente il funzionamento dell’abilità che acquisirete». Continuò poi, accennando un sorriso compiaciuto. Per lui era una cosa buona dare un’infarinatura generale anche agli alunni piú giovani, ragion per cui fu lieto di constatare ve ne fossero.
«Al termine della prima parte del corso verrà rilasciato a tutti i presenti un attestato di partecipazione, che vi servirà per accedere alla prova pratica quando sarete pronti. Gli studenti del primo anno oggi non potranno partecipare alla seconda metà del corso, purtroppo, ma l’attestato non perderà validità con il passare degli anni, quindi non dovrete ripetere più la lezione teorica, amenoché non sia di vostro interesse un ripasso». Diede subito la brutta notizia ai primini, per poi riprendere il discorso.
«Tutti gli studenti dal secondo anno in su invece, se lo vorranno, potranno accedere all’esercitazione. Chiunque la superi, riceverà un attestato di idoneità alla Smaterializzazione, al fine di ottenere il patentino. Solo i maghi e le streghe maggiorenni ne entreranno immediatamente in possesso, ma per tutti gli altri basterà attendere il compimento dei diciassette anni, fare domanda e non gli sarà chiesto di ripetere il corso».
Chiuse la presentazione con un ammonimento.
«Ricordo a tutti i minorenni presenti che la Traccia non è svanita e che Smaterializzarsi in autonomia, senza la patente, è illegale, quindi vi consiglio caldamente di non farlo, pur essendone in grado».
Guardò la classe con cipiglio di austerità ad enfatizzare la gravità dell’infrazione. Oltre che un rischio per loro, diventava una grana da gestire anche per il Ministero e, di conseguenza, per lui. Non apprezzava particolarmente collaborare con gli Antimago.
«L’introduzione è finita, se è tutto chiaro possiamo cominciare. Smaterializzarsi è una pratica molto piú semplice di quanto si pensi, quindi non dovremmo metterci molto, ma se avete delle domande su quanto appena spiegato, questo è il momento giusto per farlo».
Chiuse l’incipit del corso, mantenendo una compostezza quasi robotica, in attesa di capire se poteva procedere o se ci fosse ancora qualche dubbio in merito alla distribuzione dei certificati tra i vari anni scolastici.



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Rieccoci con un nuovo appuntamento!

Prossima scadenza: Domenica 31 Marzo, ore 23:59 (che ricordo essere Pasqua)

 
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