Posts written by Oliver Brior

view post Posted: 25/4/2024, 10:11     +2Ultimo telefilm visto - Angolo Giochini

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Mi pento amaramente solo di non aver seguito subito il consiglio di Drav, tempo fa: questa serie è uno spettacolo, l'ho divorata e voglio l'ultima stagione ora.

Baby Reindeer
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Colpo al cuore, disarmante.

view post Posted: 25/4/2024, 09:18     Giustizia e verità per Malala Wisk - La Gazzetta del Profeta
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Caso Malala Wisk
giustizia e verità
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«Let me go further towards your light / I'm no longer a murder», cantava Malala Wisk nel noto disco di successo dal titolo Fighting Against The Dark. Lei, la Veela Cantante, non avrebbe mai potuto lontanamente immaginare di dare vita e morte alle sue stesse parole in musica. Cantautrice d'impatto oramai internazionale, Malala Wisk è conosciuta in ogni angolo del mondo magico per la triade d'album — Struck by Wave, Fighting Against The Dark e Armocromia, uscito post mortem — che ha saputo lasciare un segno indelebile, nel panorama artistico e di gran lunga culturale. Nata e cresciuta per tutta l'infanzia a Sofia, in Bulgaria, si trasferisce ben presto in Regno Unito, trascorrendo gran parte dell'adolescenza tra diverse città fino a stabilizzarsi a Londra. Il motivo, come i più ferrati in materia ricorderanno, si rintraccia nella splendida carriera di Raimona Delusé, madre di Malala nonché soprano di spicco per il palcoscenico di metà Novecento. Il riscatto ereditario di Malala Wisk giunge prestissimo, fin dall'età di sedici anni è vincitrice dei più rinomati e prestigiosi concorsi musicali; si classifica quarta al Fwooper d'Oro del 1987, uno scacco matto mai visto prima, e prosegue studi di canto, musica e recitazione. Difatti, è protagonista della ripresa dello Stregone dal Cuore Peloso, presso il Teatro Magico di Diagon Alley. «[...] una ragazzina dai capelli lunghissimi, occhi di viola primaverile e voce di scintilla angelica», sono queste le parole di Alfie Terrier, produttore musicale di grande rilievo lungo il paese britannico. Proprio lui cattura il potenziale di Malala Wisk, il talento singolare e originale della sua voce e dell'armonia della sua figura; si presenta, offre il proprio contributo per una carriera di per sé assicurata, e iniziano — entrambi — una lunga collaborazione artistica. Alfie Terrier, impossibile negarlo, è un mecenate della musica, una vera e propria garanzia di riscatto e di vittoria in lungo e in largo. Che poi sia affabile, generoso e all'apparenza «[...] come di famiglia, presente anche a tarda notte» — per citare le future parole della stessa Malala Wisk — è un tassello d'incanto e di fiducia.
Alfie Terrier, infatti, colpisce dritto al punto e porta Malala Wisk alla ribalta, dapprima sul territorio britannico, poi sul palcoscenico bulgaro per una stretta cooperazione con artisti, cantautori e produttori di Sofia, e infine... in tutto il mondo. Malala Wisk è una stella nascente, i suoi dischi vendono sempre più copie e viaggiano tantissimo. Quando si scopre l'identità di Veela — durante uno spiacevole episodio di trasformazione in Arpia, durante un concerto presso il Magical Sydney Ensemble, in Australia — i più credono che la carriera di Malala Wisk sia giunta al termine. D'altronde, chi vorrebbe mai correre il rischio di essere alla sua presenza? Malala Wisk, però, è solo in parte Veela, gocce di sangue che rendono la sua storia perfino più avvincente, contrariamente alle aspettative più nefaste. Alfie Terrier, suo produttore, vi gioca magistralmente, e nasce così il disco Fighting Against The Dark, in cui la Veela Cantante osa definirsi "assassina di sé stessa", in un'apoteosi di battaglia personale e comune che commuove il mondo. Continua, allora, verso le vette più alte: collaborazioni, duetti, partecipazioni canore, e tanto, tanto altro. Benché non vinca alcun Fwooper d'Oro, i numeri parlano da soli: Malala Wisk è una star internazionale. E Alfie Terrier, sua ombra, ne è consapevole.

«Cosa dire quando un pezzo di storia viene strappato?», chiede Patricia Connell — conduttrice di alcuni anni fa di Radio Strega Network — alla notizia della morte di Malala Wisk. Perché, cari lettori, questo non è un articolo di semplice omaggio alla vita, alla carriera e all'estro creativo della Veela Cantante. Questo è un articolo che ha in sé il respiro dell'epilogo, pur disarmante che sia.
Il 26 Agosto di otto anni fa, alle ore 05.32, la nota frequenza radio musicale del mondo magico annuncia la scomparsa di Malala Wisk. Ancora giovane, con un terzo album in prossima uscita, spezza l'estasi di un sentiero che sembrava non fermarsi mai. Il suo è un caso di cronaca nera. O, per citare le parole del giornalista Lucas Scott, in stampa recentecfr.: «per certo del caso di cronaca nera più intricato e complesso della storia Londinese.»
Malala Wisk è stata assassinata, il cadavere è ritrovato alla periferia di Hogsmeade, poco distante dalla casa di villeggiatura della donna e del marito Albert Scottdale. La Gazzetta del Profeta rilascia le dichiarazioni di Bachelor Tompkins, Medimago capo-reparto del San Mungo: «[...] la pelle che ricopre la vena giugulare è arrossata e graffiata, quindi presenta un grande ematoma violaceo, conseguente ad una forte pressione. Inoltre, l'arteria carotide è stata tranciata di netto come un filo sottilissimo. Sono evidenti anche segni di abrasioni e di punture [...] lavoro che soltanto un Vampiro potrebbe fare in maniera tanto precisa.»
I giornali del mondo magico impazziscono, alla stregua di pattuglie di avvomaghi, giudici ed esponenti del Wizengamot. Si apre un processo che ricorda, per sommi versi, una caccia alle streghe. O, per meglio dire, caccia ai vampiri. Difatti, le ricerche si concentrano da subito verso Nicholas Black, ex fuggitivo, Mangiamorte e Vampiro. Benché tutto porti a credere che possa essere stato lui l'autore del delitto, la verità cala come un velo gelido: Nicholas Black è lontano dal paese, poi presto imprigionato. E, d'altronde, quale motivo avrebbe mai avuto per uccidere Malala Wisk? A malincuore — oggi possiamo dirlo con certezza e assoluzione comune — la rosa di colpevoli ingloba il marito della Veela Cantante, Albert Scottdale. Diversi testimoni affermano di aver sentito grida di litigio furente tra marito e moglie ad Hogsmeade, la sera prima dell'omicidio. Albert Scottdale viene imprigionato, trascorre mesi ad Azkaban e, da allora, non sarà mai più come prima. Mancano conferme ai capi d'accusa, mancano prove. E Scottdale dimostra, come alibi, di aver sì litigato con la moglie (per l'interesse della Strega di tornare in Bulgaria definitivamente e ritirarsi per un po' dalla scena musicale), ma di aver poi abbandonato la dimora di Hogsmeade per recarsi alla Testa di Porco. C'è da domandarsi, allora, perché sia stato effettivamente mandato in prigione... lacune del Wizengamot o frenetico desiderio di porre fine ad un processo intricato? Ad ogni modo: Albert Scottdale è libero, dopo mesi di battaglia legale. E altrettanto rapidamente è ritrovato morto.

L'articolo del giornalista Lucas Scott fa il giro del mondo, è in prima pagina su ogni notiziario magico: Albert Scottdale, marito della Veela Cantante, è ritrovato morto — annegato nel lago di Highmas Park, alla periferia di Londra. A ritrovare il cadavere è una comunità di Maridi del posto, che ben presto svela tormento e rappresaglia: in parte, si crede, perché il loro lago è stato profanato dal cadavere, come una discarica; in parte, soprattutto, perché uno dei Maridi è stato assassinato a sua volta, la coda tranciata di netto. E qui, cari lettori, la storia si complica: Albert Scottdale presenta gli stessi segni di morte della moglie, l'omicidio si replica similmente a distanza di anni. Ha la giugulare strappata, ferite da morso e da puntura, infine è completamente dissanguato. Interviene ancora una volta Bachelor Tompkins, Medimago capo, e con lui la Dr. Adeline Walker e il tirocinante Dr. Alex Pierce. Con loro, una pattuglia di Medimaghi, e tante, troppe domande irrisolte. Il corpo di Scottdale ricorda un blocco marmoreo, nessun sortilegio sembra svelare i segreti che la morte ha portato via con sé. All'interno della mano, chiusa a polso, Scottdale ha una pergamena che la magia ha saputo occultare. I Medimaghi scoprono si tratti di un ricettario medico, una conferma — con firma in calce del San Mungo — di numerose richieste di sacche di sangue zero negativo. Parimenti, il lago e il parco di Highmas Park sono sotto assedio: dei Maridi, che vogliono giustizia; dei Babbani, che si avvicinano per curiosità; e di sciocchi stregoni che tentano, come spesso accade, di svelare la verità del mondo magico ai non-maghi.
L'intervento ministeriale è fondamentale: pattuglie di Obliviatori, di Antimaghi e di Auror, questi ultimi con a capo l'Auror Aiden Weiss. Manca, però, un mediatore che possa tradurre la lingua dei Maridi. A stento è l'Agente Antimago Raziah a cogliere il senso delle parole: un umano ha ucciso Albert Scottdale, ha gettato il cadavere nel lago e, alla riscossa dei Maridi, ha combattuto contro di loro e ne ha ucciso uno prima di scappare. Tutto spinge a concludere che possa essere stato lo stesso omicida, la domanda è quindi chi sia stato. Accade tutto in una cornice temporale fulminea: Auror e Antimago tentano di tenere a bada i Maridi, alcuni sono trascinati a fondo tra le acque; sulla terraferma, oltre le problematiche degli Obliviatori, gli stessi Medimaghi sono in difficoltà: il corpo di Albert Scottdale è animato, trasuda in sé una stilla di vita che vita non è. Difatti, la Dr. Walker comprende in tempo possa essere in atto una trasformazione in Vampiro: Albert Scottdale è sì morto, ma in fase di transizione. Necessita, dunque, della terra sotto cui riposare fino al risveglio. Il cielo è cangiante, assuefatto all'Incanto Recanto: un temporale in arrivo, e un incendio che divampa in largo. Il fuoco, infatti, è una minaccia che coglie i Medimaghi e i Ministeriali, ma che ha come vero obiettivo il cadavere di Albert Scottdale. Autore di tale cornice disastrosa è, sorprendentemente, Alfie Terrier: l'uomo è presente, si svela e viene riconosciuto dai più. Ha in sé i tratti inconfondibili della natura da Vampiro, e basta uno sguardo, finalmente, per cogliere i tasselli mancanti dell'intera storia. Alfie Terrier, ex produttore musicale, si è ritirato da tempo dalle scene: i più hanno creduto per via della morte di Malala Wisk, verso la quale — secondo voci comuni — era legato da carriera, passione ed amore. I segni di Vampiro? L'eterna giovinezza, l'affabilità, l'incarnato etereo, dettagli che negli anni hanno solo ricamato un fascino singolare dell'ex produttore, senza tuttavia mai cogliere l'identità veritiera. Questa, allora, è una storia di vendetta, di amore non corrisposto e di disperazione. Alfie Terrier non ha più nulla da perdere, e rivela pubblicamente di aver assassinato Malala Wisk, di essere stato infine scoperto da Albert Scottdale e di aver tentato, così, di uccidere anche lui. Ovunque si rintraccino le cause di tale azione, Alfie Terrier è già dannato: è convinto di aver ucciso Scottdale, gettandolo nel fiume dopo essersi liberato dei Maridi. Invero, il suo morso è una trasformazione, e Scottdale è prossimo alla non-vita. Il fuoco di Alfie Terrier non ha valore, è presto spento dalle forze presenti: circondato da Medimaghi, Auror e Antimaghi, l'uomo si getta in pasto alle stesse fiamme e si toglie la vita. Le sacche di sangue, ripetutamente richieste al San Mungo, rivelano il suo nome in firma, e l'intera macchinazione è distrutta. Albert Scottdale, ora, è salvo. Certo, è diventato Vampiro e già sono state perdute le sue tracce. C'è chi dice che stia cercando la morte per ricongiungersi alla moglie, che sia ad Hogsmeade oppure in viaggio verso la Bulgaria. Ovunque possa essere, il mondo magico gli deve più di una scusa pubblica. Questa è una storia che giunge alla fine.

Al prossimo Canto,
Oliver Brior




Nota L'articolo è un'inchiesta che segue le dinamiche del Caso Malala Wisk, all'interno vi sono riferimenti e link agli ultimi interventi più importanti. La storia della Veela Cantante è presente, all'interno del Gdr, da molti anni e trova finalmente risposta e verità. Non è stata una storia semplice, ringrazio chiunque vi abbia preso parte. La notizia è in prima pagina.
view post Posted: 11/4/2024, 16:00     Magic Easter Festival - Diagon Alley
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Colpo secco. Rispondo subito al saluto, continuo in effetti a muovere la mano da un lato all'altro, mentre il cenno di finta minaccia sfuma velocemente. Mi piace scorgere la tua figura da lontano, mi ricorda una scena che è familiare e che, per me, diventa finalmente un punto fisso. Ti sorrido, e puoi scorgere il cambiamento ridente del mio volto fin da subito. Non mi lascio pregare, affatto. Mi porto avanti, un passo affrettato — Aslan è impaziente, a sua volta. Il cagnolino è d'un tratto frenetico; forse perché felice di aver portato a termine la consegna della tavoletta di cioccolato, forse perché le carezze lo mandano in visibilio. In altre circostanze, correrebbe verso di me. Per la prima volta, con tutta probabilità, Aslan resta invece al proprio posto, nelle tue vicinanze. Cos'è che cerca, anche lui? Ha già catturato la prospettiva di giochi — la pallina che presto cacci dalle tasche — oppure è semplicemente emozionato di trovarsi alla presenza di tante, giocose persone? D'altronde, Aslan è stato un tronco. E mi appunto di raccontarti la sua storia, un'altra avventura bizzarra che di certo potrai cogliere perfettamente. Già mi piace.
«Lui è Aslan. Credo voglia stare solo con te, ora.» Il mio è un sospiro divertito, una voce che s'incastra da lontano alla stregua di un'eco di passaggio. In effetti, basta poco per accorgermi di una figura raffinata che si avvicina; sono pronto a stringerti in un abbraccio, che sia una carezza oppure un ritrovo vero e proprio, ma non riesco in tempo: un po' per colpa di Aslan che mi tira giù mordicchiando la manica della felpa blu scuro, un po' perché tutto intorno iniziano a sistemarsi e ad arrivare tanti altri spettatori. Provo solo a sfiorarti con gentilezza, accettando di buon grado il pezzetto di cioccolato; è una voce familiare che mi riporta in ascolto. Accarezzo la testolina di Aslan, un po' in disparte da te e dalla nuova persona che ti ha raggiunto. Il setter pretende tante coccole, già viziato, e cerca di sgraffignare perfino la cioccolata. Alla fine scatta all'impazzata, via verso la pallina lanciata.
Betullo... Plimpy a Ultrasuoni...
«Nieve» Nieve. Nieve Rigos. Salto su a mia volta, quasi repentino quanto Aslan — una macchia vermiglia alla ribalta, un'altra più goffa che spunta tra voi. Riconosco la tua voce, Nieve. Ancor prima di vederti per bene, ancor prima di comparire lungo i vostri sguardi. Ho come una scarica d'adrenalina, un colpo al cuore di un dolore che è nostalgia e sorpresa insieme, un dolore che — paradossalmente — mi rende vivo, e mi fa bene. Non ho idea se tu mi riconosca subito, quant'è passato dall'ultima volta? Tu... tu sei tu, l'incanto di un tempo che resiste e che si fa sentiero. Catturo i dettagli del tuo aspetto, velocissimo, con il timore che tu possa sparire come un'illusione; e sorrido alle gardenie che ti ingentiliscono il capo, ai colori che ti dipingono un'identità a me così vicina, e che mi è mancata. Per un attimo ho quasi il desiderio, forse d'egoismo, di ritrovarti con la mia giacca di jeans, come a dirmi di non aver dimenticato — né me, né noi.
«È così bello rivederti!» Lo dico con assoluta sincerità, il mio sorriso è un contrasto luminoso lungo le mie occhiaie d'ombra; segue, per me, l'istante di un imbarazzo naturale: posso abbracciarti? Lo scorgi dalla tensione delle mie mani, un brivido che si ripercuote e spezza in stasi lungo le spalle. Vorrei stringerti a me, perché mi sei mancata. Guardo entrambe, l'una all'altra: vi conoscete? E perché, e come, e chi è Betullo? Ho tante, troppe domande. Eppure... forse scioccamente, la prima cosa che mi viene da dire è infantile.
«Chi sono i Plimpy ad Ultrasuoni?» *Davvero?*, mi dico. Jerome Bertrand, per grazia divina, fa il suo ingresso alle mie spalle. Lungo il pergolato è come un miraggio primaverile, forse un effetto magico più scenico del previsto: sull'intreccio di rami e germogli in attesa, infatti, sbocciano tinte pastello di rose malva, rubino e tramonto. Le sedie si sospendono a mezz'aria, sistemandosi ai tavolini in legno. Tutto intorno si fa spazio, un cerchio libero di terra, fiori e... lui, Chef Bertrand. Ha la voce idilliaca, infinitamente melliflua: è miele per i più, in parte per l'accento romantico, in parte per l'eleganza che la contraddistingue. Jerome incarna lo stereotipo francese, per eccellenza: ha un profilo d'armonia longilinea, indossa un lungo abito da maître chocolatier con tanto di cappello color panna; ha lunghi capelli in onda tinta d'inchiostro, occhi espressivi e molto grandi e un sorriso del tutto affabile. All'applauso che segue, si presenta in un inchino e sospende l'attenzione lungo la sala.
«Accomodatevi, mes chéris.»
Code • Oliver

Luogo: stand Arte del Cioccolato
Interazioni: Camille, Nieve


prove in corso

1. Condividi cioccolata con qualcunə. ✓
2. Indossa un paio di orecchie da Coniglio Pasquale.
3. Decora un guscio d'uovo.
4. Fai a gara di salti con un Coniglio Trasformante.
5. Sfida qualcunə ad una Caccia alle Uova.
6. Prepara la cioccolata calda perfetta.
7. Arrampicati su una carota gigante.
8. Ogni famiglia ha le proprie tradizioni per Pasqua, condividi la tua con qualcunə.
9. Sorpresa! Apri l’uovo di cioccolata di chef Gautier e racconta cosa trovi all’interno.
Prova Extra! Trasfigura le scarpe di qualcunə in coniglio.



Ho cercato di incastonare al meglio, perdonatemi eventualmente.
(Jerome è tutto vostro!)
view post Posted: 6/4/2024, 14:34     Magic Easter Festival - Diagon Alley
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magiceaster festival
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Diagon Alley è in fermento, un via vai di gocce di colore e magia creativa: conigli che spuntano dai cilindri, capannelli di artisti di strada, uova di cioccolata sospese a mezz'aria, e tanto, tanto altro. C'è l'imbarazzo della scelta, e credo fortemente che Pasqua non sia mai stata così sentita — fin nel profondo — quanto quest'anno. L'annuncio del Magic Easter Festival, d'altronde, ci ha messo lo zampino. Quasi è stato un segreto, fino ad oggi: una voce di sussurro sulla bocca di maghi e streghe. Pronostici, aspettative, promesse — il Festival, si sa, è un mondo in attesa, una cornice variopinta che attira i più. Nella sfilata di passanti per la periferia della cittadella, difatti, ci sono anch'io. Ho una sfera di cristallo nella tasca destra, un giocattolino di legno intagliato nella forma di un Tuono Alato sulla spalla sinistra, una schiera di anelli, amuleti e bracciali qui e lì, e... un cane, un setter irlandese, che mi trotterella attorno, talvolta quasi tra i piedi sì da inciampare. Potremmo passare, insieme, per veri e propri circensi; non è che siamo poi tanto distanti dall'atmosfera tutto intorno. In realtà, e lo noto con un pizzico di divertimento, potrei barattare il mio cappellino blu con uno a cilindro, in stoffa color inchiostro, di un giocoliere di strada. Non ho mai avuto un Coniglio Trasformante, e chissà, non mi dispiacerebbe. Ad ogni modo, sento di essere più in forma di quanto non sia stato per lungo tempo. Certo, la carnagione è più diafana, le occhiaie sono tornate a cicatrizzare l'insonnia in modo evidente, e di per sé le mani spesso mi tremano inaspettatamente. Penny, nei pochi cenni che continuiamo a scambiarci, oggi mi ha detto di essere "tenebroso", e mi sono chiesto cosa potesse significare. Mi sono chiesto, anche, se fosse un complimento o meno, il suo sorriso mi ha fatto bene. Credo che il tempo stia cambiando, e lo comprendo meglio di molti: questo, lo so bene, è il preludio. L'attimo di respiro prima della tragedia, è tutto qui. In effetti, l'Occhio è in sospiro: stilla frammenti di visioni, talvolta incomplete. Ho perduto il senso reale delle cose, l'abilità — per me tanto importante, anzi fondamentale — di distinguere l'illusione dal futuro certo. Mi sono imposto di guadagnare il rispetto della vita, di goderla. Oggi sto bene, sono sveglio: e tanto basta per non pensare all'avvenire, perché... perché i Narcisi sono fuori stagione, ancora per poco.
«Qui, bello. Oltre la quercia.» Invito il cane a seguirmi: non c'è guinzaglio, non c'è pressione. Aslan è addestrato, sebbene iperattivo e in parte monello. Ho il passo lento di chi non ha fretta, di chi ricorda un turista in visita. Diagon Alley è splendida, oggi. Lo è perfino in periferia, nel fazzoletto di terra, erba e fiori colorati tutto intorno. Mi accoglie un vecchietto canuto, molto cortese; rivolge un cenno di saluto, quasi un inchino, e io ne seguo l'esempio. Poco dopo mi ritrovo con un cestino, diversi ovetti dipinti all'interno, un coniglietto di legno e alcuni... bigliettini. Mi basta poco per capire si tratti di sfide, di autentiche prove di puro, genuino divertimento. L'iniziativa mi manda in visibilio, e torno ad essere il bambino che cercava le uova colorate di zia Adele in giardino. Oltre la quercia si spalanca un orizzonte di meraviglie: il labirinto, il giardino incantato, il ritrovo del cioccolato. Non ho idea da dove iniziare, ho avuto la brillante idea di non chiedere a nessuno — neanche tra i miei concasati — di trascorrere un po' di tempo insieme. Il bigliettino che recupero dal cestino mi chiede di condividere cioccolata con qualcuno.
Ed è perfetto, mi dico. Innanzitutto perché ho una tavoletta di cioccolato (marca rigorosamente Mielandia) in una delle tasche, ma anche e soprattutto perché la sfida giunge in risposta ad uno dei motivi per i quali mi ritrovi qui, al festival magico. Gira voce che Jerome Bertrand, promessa stella della cucina di Chef Gautier nonché suo collaboratore migliore, sia presente come ospite d'eccezione dell'evento. Il suo nome non mi è nuovo, perché anni addietro la Gazzetta del Profeta ha realizzato un omaggio spettacolare di vere e proprie uova di cioccolato magiche, per gli abbonati. L'uovo è stato opera del team di Gautier, e l'aggiunta del pulviscolo di fleur de sel di Camargue al cioccolato è stata una delizia proprio di firma Bertrand. Potrei dire di esserne appassionato? Senza dubbio. Tra sfera, gioielli, cappellino, cane e allegra brigata, ho con me la sorpresa dell'Uovo Magipiuma, proprio il giocattolino di Tuono Alato sulla spalla; e, di conseguenza, ho anche la pagina numero sette della ricetta dell'uovo, che ho intenzione di far autografare da Chef Bertrand. In realtà, non sono un esperto culinario, affatto. Ma zia Adele ne è affascinata, così come mia madre. Non porterò loro nessuna ricetta, nessun autografo, nessun regalo... la distanza è presente, ma l'idea è di riavvicinarmi a loro, pur indirettamente. Sono al pergolato sotto cui si incastrano i tavoli in legno della lezione sul cioccolato ancor prima di averne consapevolezza. E, con un battito gentile e un sorriso spontaneo, il cuore si accorge di una figura familiare. Mi sorprende che Camille Donovan sia qui, in una culla di magia e delizia? Assolutamente no. Ne sono felicissimo, e chiamo velocemente Aslan per sussurrargli poche parole all'orecchio. Trotta via, il setter irlandese: una macchia di fuoco rossiccia, appena più dorata per i riflessi del sole del giorno; ha una tavoletta gigantesca di cioccolato stretta in bocca, coperta com'è dalla carta così da non intaccarla. Si avvicina più possibile verso la figura che gli ho indicato, e di lì a breve tenta di strofinare la testolina e la coda voluminosa lungo le gambe dell'altra. Ha con sé la cioccolata, che cerca di offrire. Volge poi la testolina verso di me, come a chiedersi se abbia fatto bene o meno. Mi troverai tra la folla, Camille? Se guardi nella mia direzione, io ti saluterò. Con la mano prima in alto, e poi a mimare un colpo di pistola.
Code • Oliver

Luogo: stand Arte del Cioccolato
Interazioni: Camille


prove in corso

1. Condividi cioccolata con qualcunə. ✓
2. Indossa un paio di orecchie da Coniglio Pasquale.
3. Decora un guscio d'uovo.
4. Fai a gara di salti con un Coniglio Trasformante.
5. Sfida qualcunə ad una Caccia alle Uova.
6. Prepara la cioccolata calda perfetta.
7. Arrampicati su una carota gigante.
8. Ogni famiglia ha le proprie tradizioni per Pasqua, condividi la tua con qualcunə.
9. Sorpresa! Apri l’uovo di cioccolata di chef Gautier e racconta cosa trovi all’interno.
Prova Extra! Trasfigura le scarpe di qualcunə in coniglio.

view post Posted: 23/3/2024, 20:34     Question'n'Answer Hogwarts Mode - Angolo Giochini
Divinazione :secret:

Quale abilità o vocazione vorresti avere?
view post Posted: 18/3/2024, 10:47     +2Ultimo film visto - Angolo Giochini

Damsel

Camille, sei stata una bomba in questo film 🔥

view post Posted: 27/2/2024, 11:21     Il Fwooper d'Oro - Diagon Alley
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iventa facile tessere il futuro, in tua compagnia. Immagino il concerto di Emily Vannet, il gusto del miele e del celestino in un tuffo a cielo aperto, un volo di musica, note e poesia. Ti sorrido all'idea di aver finalmente svelato il segreto dietro il biglietto dell'album in sospeso, un po' vorrei insistere sull'argomento e raccontarti tutte le sciocche, bizzarre avventure che hanno guidato la mia scelta del regalo. Chocolate Babe è un disco pop che avrebbe dovuto trovare via libera, sul mercato, già anni addietro; in parte, però, l'aspettativa è cresciuta a dismisura, tanto per me quanto per la folla intera. Mi accorgo di come gli applausi si protraggano per molto, moltissimo tempo. Gli spettatori, in sala, stentano a lasciare andare Emily Vannet. Posso comprendere tutti loro, d'altronde. La cantautrice è stata distante dalle scene pubbliche per lungo andare, il rientro sul panorama musicale è stato — stasera — eccellente, ma... breve. Mi sorprende, in senso buono. Non posso fare a meno di considerare Emily Vannet come una stella cadente, nell'accezione migliore della simbologia. Arriva, conquista, porta con sé una statuetta d'oro. Annuncia un album, fa impazzire chiunque in Teatro Magico e... niente di più. La vediamo sparire, un inchino dopo l'altro, uno scroscio di apprezzamento in lungo e in largo. Ho appena il tempo di annuire verso di te, Camille. Hai ragione: un concerto di Emily Vannet con te è un altro sogno nel cassetto, mi riprometto di non dimenticarlo e, soprattutto, di dare effettivamente un senso al misterioso biglietto della scatola di cioccolatini.
La sala, d'un tratto, si acquieta. Il distacco con l'esibizione precedente è nitido, a tratti perfino stridente. La musica smette d'essere dinamica, alla stregua delle creazioni esagerate di Emily Vannet. Diventa più... armoniosa, in chiave energica. Sfuma in una musica che i più, sulla stampa, hanno definito "balcanica", in declinazione tribale. Difatti, è un giro di chitarre, di mandolini e di lire. Gli strumenti a corda si uniformano, in contemporanea, alle stille tonali dei tamburi, dei triangoli e delle campane. Il gong, in espansione, riporta tutti noi in un'estasi di anima, cuore e mente. Presto è un incontro — un ritrovo singolare, in assoluto. Le immagini sfidano l'antica stregoneria, si pongono in disillusioni di continuo: una montagna, un cavallo, una sorgente d'acqua; e poi un altro, un altro elemento, un altro richiamo. Ricorda una storia, una trama fitta di pensieri e di promesse; e penso che non ci sia nulla di più pacifico, piacevole e profondo del momento. Ti guardo di sottecchi, Camille. Non pronuncio una singola parola, aspetto in silenzio. C'è una spensieratezza di fondo, ecco, che mi coglie quasi impreparato. Ho come l'impressione che il brano, in lingua mistica, possa risvegliarmi del tutto; è come se scoprissi una parte di me che ho tenuto in segreto, in dissolvenza.
Non colgo il senso della canzone, non posso. Eppure, è come se intimamente riuscissi. Né la conoscenza della lingua né il prezzo della trama che la band sta raccontando, in effetti, vogliono tenermi lontano. In qualche modo fanno di tutto per coinvolgere anche me. Ora comprendo il senso della critica, il modo in cui più giornali, artisti e studiosi della musica abbiano presentato I Figli del Sole al mondo magico. Risulta complesso poter descrivere il loro dono, ma... è travolgente.
Mi ritrovo con un fiore di Loto tra le mani, un respiro profondo che abbandona ultimamente le mie labbra. Sento di rinascere, di ritrovare un equilibrio — è un istante e, con tutta probabilità, cesserà presto. Ti seguo in processione, io che divento Credente di un culto fatto di canto e spiritualità. Omaggio la Statua — ogni sua simbologia — con il fiore, prima di tornare alla mia postazione. Sembra di aver sospeso il tempo, di aver potuto vivere una vita ch'è fuori di me. Ho difficoltà a riprendermi.
«ll Divino in me onora il Divino in te.» La voce di Glenda Chittock è un sussurro, si propaga dolcemente in tutta la sala e ci riporta con i piedi per terra. Letteralmente. Le poltrone sono di nuovo sotto di noi, il colore rubino dei tessuti quasi spezza con l'assetto soffuso che l'esibizione della band ha realizzato. Tuttavia, le luci riverberano come tanti Fuochi Fatui senza intromissione, l'uno dopo l'altro a focalizzare cortesemente l'attenzione del pubblico. Glenda Chittock, sul palco, è incantevole. Ha cambiato abito, favorendo infine una veste scintillante, di scaglie e gemme di smeraldo; il verde le dona molto, ma... c'è un colore che non le starebbe bene? Sorrido, mentre la presentatrice spende parole di successo e di apprezzamento vivido per I Figli del Sole. Sembrano ragazzini, così giovani: fratelli, sorelle, forse semplicemente amici. Mi piace il modo in cui si stringano gli uni alle altre, il contatto delle mani e delle braccia, l'intreccio gentile del capo poggiato sulla spalla di chi vicino. Si vogliono bene, sono in sintonia. Ho l'istinto di cercare il tuo sguardo, Camille. C'è molto, in questo momento: sento di avere la stessa vicinanza che hanno i cantautori, sul palco. Ed è qualcosa di unico, così infinitamente raro.
«Meravigliosi, meravigliosi! Hanno conquistato il panorama musicale in modo originale, trasportandoci in altri luoghi e altri tempi. Per me è un onore premiare I Figli del Sole con...» La sala è in attesa, sospende il fiato. Le luci sfavillano, il cuore trema. «Fwooper come Miglior Band Folk, Fwooper come Miglior Album Folk per Zenit e... Vi prego, unitevi a me per accogliere tra noi Andromeda Flanders!»
Non. Ho. Parole. Mi giro di scatto verso di te, Camille. Ti chiedo se anche tu abbia colto il senso del messaggio di Glenda Chittock. La folla è in visibilio, nascono applausi sempre più forti; c'è chi grida i nomi dei vari cantanti, chi innalza cartelloni con frasi di successo e di bellezza. E poi c'è una figura minuta che entra sulla scena, una donna tanto sottile e mingherlina da somigliare ad una creatura fatata. Ha un abito dolcissimo, di taffetà lilla, e lunghi, lunghissimi capelli che le scivolano in onde castane oltre la schiena e giù verso le caviglie. Ricorda una principessa, ha perfino una teiera brillante sul capo; dietro di sé la inseguono folletti, gnomi e un vero e proprio troll, e mi chiedo se sia un'esibizione teatrale o se siano creature vere e proprie in carne ed ossa.
«Lei è Andromeda Flanders» ti dico, e quasi fa ridere come rivelazione. Glenda Chittock si unisce all'applauso, e tutti ormai hanno colto il nome dell'altra. «L'autrice delle fiabe di bambini, ho amato "Boo, il Poltergeist buono".» Però, ecco... mi domando cosa ci faccia Andromeda Flanders alla Cerimonia del Fwooper d'Oro. Perfino io, appassionato di lettura e musica, stento a collegare le due cose. Forse tu ne sai più di me, Camille. Per fortuna, Glenda Chittock riprende parola. Ha con sé già due statuette d'oro che consegna, sulla fine del tripudio d'emozione, alla band accanto. E poi lascia che la schiera di troll, fate e folletti si sistemi tutto intorno, un quadretto idilliaco sul palcoscenico che i fotografi della Gazzetta non possono fare a meno di immortalare in una serie di flash.
«Andromeda Flanders è tra le narratrici più di successo del mondo magico, ha scritto così tante raccolte di fiabe per bambini da averne perduto il conto! Nell'ultimo periodo ha collaborato con I Figli del Sole per mettere in musica la fiaba La Principessa che divenne un Troll. La musica non ha tempo, non ha età. E oggi si portano a casa il Fwooper al Miglior Sonorus per Bambini. Bravi, bravissimi!»
C'è un altro boato di applausi e festeggiamenti, mentre una terza statuetta passa dalle mani di Glenda alla band, finché raggiunge per rispetto la scrittrice. C'è un discorso di ringraziamento, molto rapido e di certo sentimentale; eppure, le creature si distribuiscono tutto intorno, come in un cerchio. Dall'alto scende una torre, si espande un giardinetto fiorito. C'è un ponte levatoio, mentre una dolce musica di fondo sfuma tutto intorno. Mi mette di buonumore, fin da subito. Un'altra sorpresa?
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Svelami i tuoi infiniti segreti.
view post Posted: 21/2/2024, 12:10     Magie Sinister - Nocturn Alley
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magie sinister —
valentine's
Non ho idea di quanto tempo sia stato di fronte la vetrinetta di Madama Piediburro. Potrebbe essere stato un secondo, un battito di ciglia, forse una visione in attesa. Oppure potrebbe essere stata una vita intera, una stagione, forse un tempo in vicinanza. Divento un'ombra di me stesso, il profilo di uno spettro che si riflette tra pasticcini stregati, cupcake dell'amore e frecce di Cupido in volo. Io, che una volta avevo tappa fissa in questo locale, ripercorro una memoria che vacilla. C'è tanto di me, oltre la saletta di tè. Incontri dopo gli allenamenti di Quidditch, segreti in sussurro, perfino un pianto, un déjà vu, un ritrovo vero e proprio. C'è troppo, penso. Troppo di me, troppo di te. Questo è il primo San Valentino in cui non varcherò la porta di Madama Piediburro. Non assaggerò il mio milkshake alle lacrime di ghiro, non avrò un'extra dose di pistacchio sul dolce preferito, non saluterò con affetto Vivienne dietro il bancone. Mi getto a capofitto tra i vicoli solitari, un po' come una creatura notturna che torna al letargo. Credo... credo di non aver mai cambiato destinazione, almeno in questo giorno. Invece è un'eclissi che mi porta lontano — giro su me stesso, rimpiango il momento. Scappo. Scappo dal Villaggio di Hogsmeade, dai ricordi e dalla nostalgia. Ho con me un mazzo di fiori bianchi, il cui nome mi sfugge come eco. Io, che avrei potuto omaggiare l'Amore in ogni forma — io che avrei voluto. Sono altri, al di fuori di me. E forse va bene così.
Non ho idea di quanto sia trascorso. Appaio in un mulinello di foglie cadute, calpesto un velo di ghiaccio che mi guida lungo i cunicoli di Nocturn Alley. Sembro una figura un po' inaudita, in questi luoghi. Ancor più perché stringo un fascio di fiori, attirando occhiatacce di vecchie megere. Loro hanno vassoi di unghie in vendita, io ho petali del candore delle stelle. Sorrido, scioccamente.
Non ho idea del perché abbia dei fiori con me. Mi accorgo di seguire l'istinto, un promemoria fisso in testa, finché raggiungo Magie Sinister. Mi è giunta voce di articoli d'incanto, vinti dall'originalità del contrasto in una festa come questa. Mi basta poco, dopo un accenno di saluto appena entrato, per scoprire che di per sé il negozio abbia imbastito una collezione anti-romanticismo. O forse... forse è un guizzo creativo che coniuga l'Amore — e San Valentino — in modi sorprendenti. Mi affascina, tutto sommato. Non mi pesa trattenermi più del dovuto, benché senta una voce fastidiosa che m'impone di evitare di spendere ancor più di quanto ultimamente non abbia già fatto. Eppure.
Non resisto all'intreccio dei Tranelli di Diavolo in anello. Né mi lascio sfuggire l'elleboro bianco, la simbologia che trattiene in epilogo. Porto via con me entrambi i manufatti, arrivando al bancone. Inconsapevolmente lascio anche i fiori di fronte, cercando la borsa di Galeoni per pagare il dovuto.
«Buonasera, prendo il Bracciale del Chiarore e l'Anello della Discordia.» Saluto chiunque vi sia in lavoro, con cortesia. Mi giro poi per andare via, come se tutto fosse in routine, tutto già scandito. Ho dimenticato i fiori. O forse no?
«Se non per il locale, potreste darli alla prossima persona.» C'è un tremito, in visione. Il tempo di un sospiro, prima di sparire.

view post Posted: 7/2/2024, 19:42     opalescence - La Capitale del Mondo Magico
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opalescence
reflecting iridescence from the surface
london aquarium
May, 15th birthday
Il tempo è in sospeso, è un'onda che s'infrange lungo i confini — opalescente. Diventa un punto fisso, in perpetuo: riavvolge il sentiero, per intero, che mi ha condotto fino al London Aquarium, fino al Dottor Bellamy. Tra le rughe, le intemperie dell'età avanzata e la gravità celata dalla situazione vissuta, l'uomo che mi è di fronte diventa a sua volta presente. Catturo il peso della sua scelta, il prezzo delle sue decisioni. Catturo il disegno che ha realizzato anche per me, forse involontariamente, forse in modi più grandi di me. Ho creduto che in lui s'estinguesse il mio traguardo, un epilogo che ha avuto giusto evolversi. Alla fine... ho potuto incontrarlo, ho potuto parlargli. Ho potuto vedere gli Ippocampi, condividerne — pure per poco — l'incantesimo della loro natura, e l'orrore della loro storia. Eppure. Eppure, mi dico, non mi basta.
Di fronte, ora, c'è un percorso che si dipana in altri, infiniti altri luoghi, e tempi. Se chiudessi gli occhi — di scatto, con ferocia inaudita — potrei afferrare il caotico respiro del futuro. Lo sento sottopelle, un arcano che sospinge l'altro. Risulta una processione, di continuo. Non è mai stato tanto facile gettarmi a capofitto verso l'indefinito, e forse... forse una parte di me è in tentazione. Vorrei farlo. Vorrei vedere il mondo che mi attende; vorrei percorrere il viaggio che mi è stato donato in tesoro. Intimamente, in profondo, mi accorgo tuttavia di essere finalmente curioso alla meraviglia, all'inatteso.
Magari è questo, il senso dei miei passi. Tornare a sorprendere, tornare ad innamorarmi della vita stessa. In effetti, potrà apparire come una banalità, ma non credo di aver mai ricevuto un regalo di compleanno più bello, e più sperato. Non ho idea di come possa procedere, di cosa possa esservi oltre i giorni mancanti all'appuntamento; potrei saperlo, potrei rapire il tempo in panoramica. In verità, desidero non farlo. Allora è una sfida, una tutta personale — scoprire e scoprirmi. Con ogni pregio, con ogni difetto, con ogni rischio. Il futuro, per me, è per la prima volta trasparente. Si svela in visioni che somigliano a promesse, a sogni nel cassetto che diventano terribilmente, gioiosamente concreti. Lascio che la sensazione dell'Imprevisto — con lettera maiuscola — condizioni pure me, e traggo un sospiro che ha in sé il valore di sollievo, di miraggio veritiero.
«Non mancherò per nessun motivo al mondo.» Lo dico veloce, tutto d'un fiato. Quasi sembra che abbia paura di poter svegliarmi dal momento, di poter cancellare quanto accaduto fino ad ora. I miei occhi brillano al riverbero delle onde della vasca, s'ingentiliscono di gratitudine e di armonia verso gli Ippocampi e verso lo stregone. Il mio è un sorriso timido, di genuina partecipazione; increspa il volto, e trabocca in estasi e in riconoscenza in largo. Reclino leggermente la testa come in rispetto, per le creature, per l'uomo. Finché mi allontano verso il passaggio segreto che mi si prospetta.
«Grazie, Dr. Bellamy. Grazie, con tutto il mio cuore.» Vorrei restare, poggiare le mani di nuovo sul vetro e delineare i profili degli Ippocampi con le dita. C'è così tanta bellezza, in questa stanza. Ed è un segreto che mi invade, in modo assoluto. Mi giro indietro ancora una volta, come in sospeso. Infine, seguo il sentiero, il tempo, il futuro.

Grazie di cuore ♥
view post Posted: 31/1/2024, 19:06     C'è bisogno di presentazioni? - Presentazioni
Sei nel posto giusto, Olivia! Benvenuta tra noi :sbrill:
view post Posted: 23/1/2024, 20:00     opalescence - La Capitale del Mondo Magico
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opalescence
reflecting iridescence from the surface
london aquarium
May, 15th birthday
Non credevo che il tempo potesse abitare luoghi tanto stretti. Non credevo potesse scivolare in uno sgabuzzino, districarsi in futuro, sogni e promesse.
Mi rimanda l'idea che qui, ora, si stia cristallizzando un punto fisso, e io ne sono parte vivente. Catturo l'intensità delle trame delineate, l'approdo dell'Oltre. Diventa una carezza sulla pelle, ancor più della stretta delicata dell'altro uomo che è con me. Forse... forse è questa, mi dico, la verità della mia identità. Forse è questa l'unica dolcezza concessa a chi come me, e in effetti mi rende altri. Mi trasforma in una tela d'estasi che omaggia il mio volto. Ora sorrido, e non potrei fare diversamente. Sorrido a me stesso, al traguardo che ho raggiunto. Sorrido agli Ippocampi, all'incantesimo d'onda della loro danza; e sorrido all'uomo che mi è vicino, alle intemperie causate dalle sue scelte. Se solo sapesse il peso delle sue parole, per me. Se solo sapesse il valore dell'esempio che ha inseguito, il prezzo della battaglia di cui mi ha raccontato. L'orrore della situazione delle Creature è una cornice che mal s'addice alla loro armonia, è evidente. Ma... c'è altro, per me. Sento vi sia una connessione singolare, qualcosa che mi accomuna — almeno mi piace immaginarlo — all'ex Direttore dell'Acquario. Vorrei comunicargli tutto, tessergli a cuore sereno e aperto ogni lode. Lui, che ha protetto la bellezza ad ogni costo, a suo rischio e pericolo. Dr. Bellamy conquista di nuovo il mio omaggio, in ogni forma. E mi riprometto di non dimenticare — né lui, né la promessa che gli ho fatto. Voglio aiutare. Devo aiutare.
Si ripercuote, in me, come una scossa. Mi manda in visibilio, mi fa rabbrividire. C'è così tanto, in ballo. Basterebbe un battito di ciglia per consumare il tempo, diventerebbe facile — fin troppo, penso — mandare tutto in pasto all'ingiustizia. La confessione, la visita segreta alla vasca, la stessa presenza in questo angolo sotterraneo... ogni cosa è un dono d'inestimabile valore, per me. E intimamente, lo ammetto, rimpiango di non aver modo — sopraffatto dall'emozione — di esprimerlo meglio. La gratitudine che stilla il mio viso, tuttavia, è genuina; affido agli occhi, soltanto loro, l'importanza di tale condivisione. Le mani solleticano il vetro della struttura, ticchettano dolcemente. Quasi vorrei stregare la superficie, spezzarla e rimuoverla in definitiva. E vorrei tuffarmi a mia volta, cadere in acqua e rincorrere i cuccioli in gioco. Eppure, c'è di più. C'è qualcosa in sospeso.
«Lo prometto, Dr. Bellamy. Ha la mia parola.» Muoverò il mondo, vorrei dirgli. Farò tremare le fondamenta del paese, farò leva su ogni potere, conoscenza e possibilità che mi è familiare. Lo prometto, e lo faccio soprattutto a me stesso. Lo faccio per un atto di verità, per un riscatto che non potrà attendere oltre. Vorrei aggiungere qualcosa, ma c'è un unico, pressante pensiero che mi turbina in mente e in cuore.
«Vorrei esserci, all'Isola di Skye.» Lo dico così, tutto d'un fiato.
«La prego, Dr. Bellamy. Lasci che tra una settimana io sia con voi, che possa assistere ed aiutare in prima persona. E subito dopo prometto che scatenerò la stampa e l'intero mondo magico. Mi lasci un ultimo regalo di compleanno.» Parlo con cortesia, un sorriso accennato. Quasi è un cerchio che si chiude.

view post Posted: 14/1/2024, 19:35     Il Fwooper d'Oro - Diagon Alley
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redevo di non poter emozionarmi di più, non stasera. Il palcoscenico è un tributo alla bellezza: dalle tinte addolcite d'azzurro e madreperla delle Danzatrici Celestine al bagliore della Coppa Angelica, tutto mi manda in visibilio. Ho come l'impressione d'essere in un sogno ad occhi aperti, forse più un miraggio. Mi pizzico l'avambraccio in modo distratto, per una rassicurazione tutta per me. No, non è illusione. La cerimonia del Fwooper d'Oro è realtà, è tutta per noi. Inseguo il volo d'arte delle ballerine, il turbinio di colore, maestria e luce. Ricordano nugoli di creature alate, forse Celestini, forse Folletti della Cornovaglia. In verità, non ho parole. Non ho più lucidità, in mente. Il cuore prende posto in avanscoperta, si fa largo senza chiedere permesso. E batte, batte forte.
«Il concerto più bello della mia vita.» Commento così, di sfuggita. Ho gli occhi incantati di un bambino, occhi che cercano di catturare ogni cornice. Non mi basta, vorrei gridare. No, non mi basta. Voglio divenire parte del tutto, del palco, dell'Arte con la lettera maiuscola. Quasi in risposta, allora, prendiamo volo... letteralmente. Perché l'arrivo di Emily Vannet scatena una reazione assolutamente prevedibile, e tuttavia incredibilmente vivida. Io... ho la bocca spalancata, le mani tremanti. Mi guardo attorno come in difficoltà, in dispersione con me stesso. Sto sognando? Emily Vannet è forse il tassello più atteso dell'evento, velato dall'incertezza circa la partecipazione. Non avevo idea che potesse esservi per davvero, anche le mie erano soltanto speranze. Sono in estasi.
Please follow the buzz / It's your new and beautiful future calling. Mi accorgo subito, a mia volta, d'essere di fronte uno spettacolo unico, poiché completamente originale. Conosco la discografia di Emily Vannet a memoria, potrei elencare ogni singola canzone. Per di più — e ti sorrido, Camille, perché mi hai letto nel pensiero — ho vissuto un concerto dell'artista, tempo addietro. Non mi faccio pregare, affatto, e via di praline azzurre. L'effetto è conosciuto, i pungiglioni di Celestino ci spingono in alto, sempre di più. Non importa d'imbattermi in un mago grassottello, non importa di ritrovarmi un cappello di piume dritto sul naso (una poveretta poco lontano l'ha perduto, e lo rilancio indietro come in una partita di Quidditch). Vorrei restare così, sospeso a mezz'aria. Ti cerco la mano, Camille. Invito entrambi a seguire il ritmo, a fare una giravolta, e un'altra, e un'altra. Questo è un momento che s'imprime in eterno.
Quando ridiscendiamo, sono in tensione: di quelle preziose, che fanno risalire l'adrenalina alle stelle. In effetti, non riesco a prendere posto sulla poltrona. Ho bisogno che il tempo si dilati, che si freni. Ho bisogno di immortalare il presente, più del solito. Emily Vannet annuncia il nuovo album e finalmente, per me, è una risposta ad una lunga, titubante serie di Visioni. Perché... ti guardo, Camille. C'è qualcosa che non ti ho detto, qualcosa che però ha già attecchito radice mesi e mesi addietro. Sorrido come chi pronto a svelare un segreto che a lungo ha custodito, con difficoltà. Basta un istante affinché Glenda Chittock torni sul palcoscenico, una nube azzurrina e scintillante dietro di sé.
«Miei cari, carissimi ospiti.» Batte le mani, unendosi allo scroscio di applausi in sala. Dietro di lei, le Danzatrici Celestine s'inchinano, la prima ballerina lancia davanti a sé la Coppa Angelica. Cos'è, un atto di protesta? Affatto. D'improvviso, la Coppa s'arresta in volo, un reticolo brillante che rapidamente muta in una statuetta d'oro.
«Il rientro sulla scena più atteso degli ultimi decenni! Emily Vannet vince il Fwooper alla Carriera, bravo, bravo!» conclude la padrona di casa. Il Teatro Magico impazzisce di gioia, Emily Vannet è a sua volta genuinamente sorpresa. Lo si nota dal modo in cui porta le mani al petto, il cuore felicissimo pure per lei. Coglie tra le mani il Fwooper lucente, e via d'inchino.
«Occhi aperti, bambolini. Chocolate Babe è in prossima uscita!» Annuncia il titolo del nuovo album, così, come una bomba a ciel sereno. E io, ora, torno a te. Ho l'espressione buffissima di chi si attende soltanto una reazione, perché... il nome del disco ti riporta qualcosa, Camille?
«La scatola di cioccolatini stregati.» Il mio è un singhiozzo, una frase a metà che si consuma in divertimento. Chissà, potresti ricordare. Certo, è passato moltissimo tempo: era un dono che portava con sé un biglietto. Chocolate Babe. 20 Gennaio, il messaggio non spiegava granché oltre.
«Non posso credere di aver atteso così tanto, mi avrai preso per pazzo ma il regalo portava lo stesso nome dell'album di Emily Vannet perché... doveva rilasciarlo tanto tempo fa, e io avevo già intenzione di prendere i biglietti per il concerto per entrambi. Come abbia saputo del titolo è un segreto. Parola di Don Brior.» Un po' colpa mia, un po' colpa della cantautrice (diciamola tutta). Ad ogni modo, non ho dimenticato: ho soltanto anticipato i tempi, anche troppo. il palcoscenico richiama l'attenzione poco dopo. Glenda Chittock attinge al silenzio, ora ch'è da sola. Si carica di ulteriore aspettativa, finché risuona un gong in lontananza. E un altro, un altro ancora, ricorda il ritmo tribale dei templi antichi. Cos'è, una preghiera in atto? O un momento per rilassarsi? Dall'alto scivola un fumo bianco, intinto d'argento. Porta all'idea di un firmamento in divenire, un tappeto di stelle e pianeti minuscoli, brillanti più delle luci in sala. Il fumo di distribuisce in lungo e in largo, come il soffio di una divinità, finché si mescola sul palcoscenico in figure nuove. Il tamburo si ripercuote ancora, favorito dalle corde d'arpa e lira. Diventa una melodia dolcissima, intensa, che giunge dritta al cuore; è come se infondesse pace.
«Namasté, unitevi al Saluto del Sole.» Le voci riverberano come in eco, e non è chiaro chi stia parlando. Il fumo ha un profumo unico, di foresta e di pioggia, di natura e di vita. Finché la musica prende forma, avanza in note più esotiche. Oltre le nubi di stelle, finalmente si scorgono sei musicisti: abiti di stoffe colorate e lunghe; tamburi stretti tra le mani, nuvole dai riflessi fiammeggianti tutto intorno. Sono sospesi a metri dal palco e brillano, brillano soffusamente. Dietro di loro compare il profilo di una montagna, e di un cielo terso d'azzurro, e poi una terra inesplorata. La magia evoca l'ombra del Cavallo, e una divinità da otto braccia.
Sono arrivati.
Code • Oliver


Già in loop, io... innamorato.
3640 replies since 2/4/2015