Le luci della città erano belle, ma restavano soltanto delle lontane e fredde luci. Non avevano essenza; non avevano calore: esattamente come le persone che le accendevano, era solo delle luci spente. Il vero significato restava oltre quell'alone di apparenza e inganno. Il vero significato era ben lontano dall'essere descritto unicamente in una fredda lucina, una manifestazione apparente. Stare lì a osservarle era sicuramente bellissimo, specialmente in compagnia di quella ragazza sconosciuta dagli occhi docili e dal corpo infreddolito. Ma non era che semplicemente una pausa di quiete in mezzo alla tempesta: presto sarebbe finita, le luci si sarebbero spente, un nuovo giorno sarebbe giunto e l'esistenza di Raven avrebbe continuato la sua folle corsa verso un'idea che difficilmente avrebbe potuto realizzare: una scalata verso la cima della montagna che però richiedeva troppi sacrifici e troppi tagli. Aveva scelto quella strada e che gli piacesse o no, avrebbe comunque camminato fino in fondo al di là di tutto quello che doveva sacrificare. Del resto, lei se ne era allontanata; andata; sparita come uno spettro nella nebbia mattutina: di lei non aveva notizie e forse non l'avrebbe mai rivista anche se non fosse comunque morto dopo tutto quello che stava per fare. Eppure era così crudele: lasciarsela indietro per camminare in avanti sapendo di non avere alcun futuro e di non poterle regalare ciò che lei, probabilmente, avrebbe voluto. Ma non era soltanto Lei a essere rimasta indietro, bensì anche i suoi amici, i compagni di squadra: tutto per una sola idea. Era a quello che pensava ignorando quelle luci senza essenza: la sua battaglia, che aveva posto su di ogni altra cosa. Per la quale si era sacrificato senza rimorsi e così avrebbe continuato, per tutto il tempo necessario, a soffrire e uccidersi, tagliando ogni legame e ogni ponte. I tempi di felicità facevano nascere persone deboli; persone deboli creavano caos e casino; dal caos uscivano personalità forti, che facevano ritornare i tempi felici. Era quello il segreto? «Figurati...» – rispose semplicemente chiudendo gli occhi per un attimo. Gli piaceva quel tocco, - delicato, - della sua mano sulla sua, ma sapeva di già dove sarebbe potuta giungere tutta quella storia: in un vicolo cieco senza possibilità di ritorno e senza alcun futuro, specialmente considerando il suo status. Quelle luci le sarebbero servite unicamente per trovare un attimo di piace in mezzo a tutto l'ardore; la loro luminosità avrebbe, forse, scacciato i suoi demoni. Ma questi sarebbero ritornati. Di nuovo e di nuovo. Finché non li avrebbe distrutti tutti, bruciandoli con la loro stessa fiamma, estirpandoli fino alla radice e distruggendone le basi. Proprio come voleva fare anch'egli, con quei fuochi senza essenza... e con quel mondo senza alcun significato. Strinse la sua mano per quanto potesse nel cercare di regalargli il calore vero, quello che, forse, un giorno l'avrebbe aiutata a scacciare i suoi demoni. E ascoltò, zitto, la sua proposta. «Capisco,» – sospirò. - «Se la Provvidenza lo vuole...» – stette per iniziare il suo lungo discorso. Poi si fermò. - «Spero di esserci,» – rispose con il tono di voce deciso, non sapendo nemmeno cosa glie lo faceva dire. Sentiva che sarebbe morto, prima o poi; e sentiva che sarebbe stato meglio non creare altri legame per non doverli forzatamente spezzare poco dopo. Un ponte spezzato, un cuore rotto: una sofferenza subita. Non seppe se quella risposta la convinse o meno; seppe però che il suo braccio si avvicinava al suo stomaco. Cosa voleva fare? Per un attimo, quasi come se di scatto, volle allontanarsi. Poi lasciò fare. Lasciò che la sua mano toccasse il suo corpo e salisse sempre di più, quasi esplorandolo, quel suo corpo martoriato. Non fece esattamente niente, curioso di scoprire cosa lei avrebbe scoperto, fino a dove si sarebbe spinta... Rimase così per un attimo, percependo il polpastrelli sul viso, sulla cicatrice, sull'accenno alla barba, sulla benda: una ferita che avrebbe portato con orgoglio o che avrebbe persino trasformato in un vantaggio. Ci volle poco perché la mano trovasse anche le labbra: le sue dite erano calde a contatto con le stesse. Da quel momento in poi, - complice anche quell'atmosfera fantastica, - aveva già capito cosa avrebbe fatto la ragazza. Ma una promessa era pur sempre una promessa; e le parole perdevano ogni valore e significato quando le promesse non venivano mantenute. Sentì il suo caldo respiro; gli occhi chiusi. Fu allora che, roteando sul proprio asse e tenendo bene in mente la destinazione e la determinazione a raggiungerla, sparì proprio quando il suo respiro fu a pochi centimetri dal suo.
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