| CITAZIONE (Ignotus Albus E. Peverell @ 17/1/2015, 18:05) Un mese, era trascorso ormai quasi un mese da quando aveva iniziato, e non senza un innato ed ormai oltremodo sviluppato spirito di Sacrifizio ce l'aveva fatta. Erano anche quelle notevoli conquiste, certo, forse non per l'umanità, forse nemmeno per il Paese, forse non avrebbe segnato il cambio di Era, per quello meglio aspettare almeno l'ora del The, che degno trapasso sarebbe stato? Finire l'era, con una tazza di The, seguita subito da una seconda, che segnasse l'inizio della seguente. Certo, l'era del The forse sarebbe stato pretestuoso, o forse anche eccessivo, se non del tutto sconfortante, ma era comunque un eccellente inizio, un segno ben augurante, avessero dovuto convocare gli Auguri, per trarre gli auspici sicuramente ne avrebbero tessuto lodi sperticate, una nuova età dell'oro? O quanto meno del ferro? O magari più semplicemente un Magnum Annum? Insomma, c'era margine per fare sicuramente qualcosa, era destino che fosse così, e così sarebbe stato, era nell'Aria, si poteva percepirlo. Un sabato mite, un buon pranzo, la finestra aperta, nell'attesa che presto o tardi Minerva tornasse dalle sue abituali occupazioni. L'Anziano Mago, in una lunga leggera veste cremisi, alla destra del caminetto, scoppiettante ed allegro, come l'inquilino di quell'Ufficio, si aggirava paziente di scaffale in scaffale, ormai ad altezza d'uomo, armato di spolverino, per quelle che erano definibili in gergo, ultime rifiniture. Un mese, non meno di un mese era durata, ma quell'opera di spolveratura stava infine giungendo a termine. Una lunga appassionata, accalorata rimpatriata, con i gregari di più vite, vissute ora qui, ora là, in stagioni diverse di Mondi, ormai perduti, orbati, cambiati a tal punto, da essere tranquillamente depennati dai Mondi conosciuti. L'impero era ormai dissolto, il Caos era la regola all'estero, ed anche in patria, dal pugno di ferro che per secoli aveva retto le sorti dei due emisferi, sotto un'unica egida, si era passati, vittime del buonismo della nuova era, ai guanti bianchi della contemporaneità, ed era stato il Quarantotto, in ogni modo e luogo possibile. Un'eredità dilapidata, gettata al vento, distrutta, lasciata squagliare senza neanche la minima levata di voce o scudi, come neve al sole, e prima che la consapevolezza tornasse a farsi largo in quell'oceano di ignoranza, l'Impero era tramontato. Beata ignoranza? Non era più un problema suo. Era poco, ma sicuro. Era in pensione, e se anche non lo era, era come se lo fosse stato. Erano finiti gli anni dei problemi, delle corse, delle trattative, delle frittate, e di tutto il resto. Prima o poi sarebbe pur dovuta giungere l'ora. Giunti ad una certa età, era anche ora di dedicarsi in santa pace ad altro, non gli erano mai mancati Hobby, e passatempi, era sempre mancato il tempo per metterli in pratica. Certo, non che allora abbondasse, ma era comunque una scelta più consapevole e rilassata, di quanto non fosse stata in passato. In gioventù ci si poteva permettere leggerezze, che con il senno di poi, con ogni probabilità, non si sarebbero rifatte. Era destino che andasse così? Che in fondo di margini non ve ne fossero? Che fosse già tutto scritto? A quel punto avrebbe potuto tranquillamente affidare ogni giro di giostra al lancio di una qualunque moneta, che il risultato non sarebbe mutato. Avrebbe indubbiamente e soltanto risparmiato fior fior di tempo, che non aveva mai avuto. Ma com'era possibile ipotizzarlo? Poteva essere vero? Se lo fosse stato, le Profezie non avrebbero più avuto senso, a che pro? Se la via era univoca, come e cosa influenzare? L'albero sarebbe certo stato grande, enorme, mastodontico, ma lineare, un unico grande fusto, con un unico grande ramo. I fatti smentivano quell'ipotesi, Atene la smentiva, la pratica, la teoria, tutto sembrava smentirla, eppure... Se solo fosse stato vero. Sarebbero davvero stato meglio? E se il burattinaio non fosse stato il migliore dei burattinai possibili? E se architettasse complotti, e tiri mancini ai danni di Tizio, e Caio? In base a quale criterio avrebbero potuto giudicarlo? Sarebbe stato possibile in fondo? Seppur smentendo tale teoria, il Tertium era davvero non datur? Certo, quell'ipotesi non era dimostrata, ma ciò non toglieva che Egli potesse tranquillamente esserci, e risiedere altrove, le Profezie non lo escludevano dal disegno, poteva esserci, ed essere portato essenzialmente a farsi i fatti propri? Che burattinaio era? E se non lo fosse in verità mai stato? Mansueta ad una supervisione lasca, ed a qualche sguardo furtivo, pensieroso, un'alabarda galleggiava a mezz'aria, davanti al caminetto, in tutti i suoi due metri di lunghezza, ed un morbido panno ne lustrava le aguzze estremità d'argento, con indefessa e certosina pazienza. Le lame, a loro volta cremisi, si beavano della vicinanza delle fiamme, della luminosità dell'ambiente, e della lunga veste del Mago, che sembrava restia a non voler contribuire a quel tripudio color sangue, non troppo insolito, per una lama che doveva essere ormai antica come il Castello. Ci voleva una certa abilità, sia a lustrare le lame, sia a spolverare i libri, non era ufficio per tutti, certo, non era una questione di MAGO o GUFO, come nemmeno di particolare acume per le Querelle più euristiche o accademiche, ma serviva comunque una certa malizia, ed un minimo di tatto, al costo di pagarne interamente le spese. Qualche parola. Tre colpi. Aspettava qualcuno? Più di uno, per giunta? Una visita guidata? Un problema? Che fosse un'altra Spada? Da quella porta, in fondo, era entrato di tutto, poteva vantare una certa non indifferente preparazione. Ma era anche passato diverso tempo, e non era tornato da molto. Un anno, meno. Non era il momento di darsi alla contabilità troppo spicciola, cosa poteva cambiare? Sventolando lo spolverino, quasi fosse una sciabola, diede il là alla porta. Era pronto.
Avanti! Con una certa innata calma, mentre calava il silenzio, si alzava la tazzina. Un buon The. In fondo avrebbero pur dovuto rifletterci, era inevitabile, quanto erano soliti dibattere di salti temporali, e problemi che essi potessero potenzialmente comportare? Presumibilmente non molto. Era lecito attendersi una certa accortezza, ed una certa calma nell'approcciare il problema? Quanto avevano già scoperto di tutta la faccenda? In fondo qualche Serpeverde degli originari doveva ancora essere in giro, chi poteva essere? E probabilmente conoscevano altri, c'era da sperarlo del resto. O erano arrivati già alla ghettizzazione? Quanto era probabile? Ma avevano un problema di gran lunga più dirimente, quanto preciso tra le mani, inutile soffermarsi sul come l'avrebbero risolto, per quanto in fondo avrebbe anche quello pesato, una volta raggiunta la soluzione. Perchè una soluzione esisteva, magari non univoca, magari molteplici, ma non escludenti, futuro e passato potevano convivere? In che misura? Non erano una congrega di veggenti, eppure avrebbero comunque potuto mirare alla comprensione di un qualcosa che fosse degno dell'attenzione non del più notabile dei Saggi, ma comunque di qualcuno. Un margine di errore era tollerabile, purchè esso fosse accettabile. Il che, di pari passo, apriva scenari insperati, come calcolare tale errore, e lo scarto? Qual era il margine di sicurezza tra il puro erisma, e la ragionevole certezza di avere effettivamente ragione? Prima di testarlo, ne avrebbero avuto la prova? E lui, già non lo sapeva? Non avrebbe miseramente imbastardito l'intera discussione una confessione troppo candidamente avventata? Avrebbe potuto l'incertezza inconsapevole di non sapere nobilitare l'intero impianto, così da spingerlo verso lidi inesplorati dell'eristica, e della conoscenza? Potevano le due convivere? O l'una doveva divenire ancella dell'altra, dopo un epico scontro? Se la sarebbero mai cavata? C'era soluzione? Qual era l'episteme? Esisteva? Ed ecco che tanto inattesa, quanto benvenuta, la giovane Caposcuola sembrava aver colto, l'errore, se di tanto potevano discutere e definire, era stato sanato, quasi cancellato? Eppure, anche l'altra, a sua volta, sembrava risoluta nel voler venire a capo di qualcosa, ed in parte poteva anche averla. Com'era possibile che entrambi potessero avere ragione, se le conclusioni erano tanto divergenti? Poteva il profondo scetticismo del Prefetto, sposarsi con il possibilismo della Caposcuola? E se il passato ed il futuro non fossero stati così univoci come sperato? Quanto se ne intendevano di Divinazione? E di Profezie? Aprire un'annosa questione? Eppure il dibattito sembrava quasi volesse lasciarlo a fare da pubblico, un pubblico garbato, attento, restio ad intromettersi, perchè farlo? In fondo, seminare zizzania per destare la discussione era la sua specialità, l'incertezza ed il dubbio sistematico erano potenti alleati nello scuotere gli animi, una volta fatto, la sua funzione si estingueva, era vecchio, era quasi anche stufo di continuare a sentire il rieccheggiare l'eco della sua voce, la conosceva, la distingueva, gli era anche troppo nota. In certi frangenti, fortunatamente sparuti ed isolati, pensava quasi si stessero cordialmente antipatici, una silente insopportazione tattile, un'irritazione epidermica, prima che tornasse nuovamente la meraviglia, che l'aveva accompagnato per così tanti anni. In fondo, si frequentavano già da parecchio. Era innegabille. Eppure, era tempo, abbassò la tazza, tornando a riporla sul piattino. Risposte. Aveva davvero delle risposte?
Affascinante come lo scetticismo di un Prefetto, possa convivere pacificamente con il possibilismo migliore di una Caposcuola, pur rendendo entrambe le teorie potenzialmente giuste, non trova Mademoiselle Von Eis? Le profezie esistono, ed è bene saperlo, ammetterne l'esistenza. Il più delle volte è bene non conoscerle, però, o anche se le conoscessimo non farebbe gran differenza. Nel suo caso, come è presumibile che sia, lei non è dotata di tale dono, la sua conoscenza e comprensione ne risulterebbero quindi in ogni caso compromesse. Sarebbe come se cercasse di comprendere la natura di un licantropo, pur non essendolo, o la psicologia di un demone quale il Kelpie, dal mio ufficio. Mi segue? Ammettiamo che le leggessi una profezia, come per lei non rientra tra le mie abilità il farne, come farebbe a determinare se questa sia vera, o se semplicemente non la stia prendendo in giro? Che in fondo, concorderà, è il vero nodo della questione.
Tertium non datur? Giusto, e sbagliato allo stesso tempo. Una fortuna che non vi fosse il terzo. O quella stessa via era già il terzo? Ipotizzare un terzo, quindi, era un quarto? Com'era possibile aver scardinato così facilmente su due piedi un principio logico capitale? Al Tempo non si applicavano le normali regole logiche? Come all'economia? Tempo ed economia potevano essere simili? O meno dissimili di quanto non potessero in realtà sembrare? E qual era allora la soluzione? Doveva pur esservi. Ma non era una? Erano due? Tante? Non c'era univocità? Ne sarebbero davvero usciti? Tornò divertito ad osservare la Giovane, in fondo, aveva anche ragione.
Allo stesso tempo ha colto una seconda faccia della medaglia, giustamente aggiungerei. Pur ammesso che gli Ateniesi siano viaggiatori del Tempo, e che dunque esista la concreta possibilità di tornare indietro, fatto che non sto nè smentendo nè confermando, è anche possibile che siano le nostre azioni del Presente ad influenzare il nostro Passato, mi segue? In tal caso, sarebbe in realtà l'inazione a modificare il nostro Futuro, invece che non l'azione che era previsto avremmo fatto. Per dirla in altre parole, forse più semplici, è tutto un esplosivo gioco di false e vere Profezie, il che però inevitabilmente porta in dote un altro pericolo, risalendo il Tempo, si potrebbe innescare una di queste Profezie dormienti, che solo se avessimo scelto di compiere la nostra azione, si sarebbe risvegliata, a patto che sia vera, certo.
Le Profezie. Sempre loro, sempre al centro, sempre lui. Variabile indipendente, ma anche di controllo, dell'intero sistema. Come potevano conciliare una natura tanto divergente, e poliedrica? Ed una domanda, che cercava una risposta. L'avrebbe trovata? Esisteva?
Dunque, Mademoiselle Rose, posso offrirle la mia opinione, come l'ho offerta ad altri nel corso del tempo, su quello che comunque la si voglia mettere rimane un problema di un certo peso, ma io sono essenzialmente uno Storico, quindi per quanto sia piuttosto sicuro di quanto vada affermando, altrimenti non lo farei, non ne sono certo. Vede, credo il problema sia ipotizzare l'univocità tra Passato, Presente, e Futuro. Immagino che se dovesse rappresentarli graficamente penserebbe ad una retta, con un punto nel mezzo, il che potrebbe essere tanto tradizionale, quanto limitativo. Qualcuno ha sostenuto che viviamo nel migliore dei mondi possibili, il diramarsi stesso dell'albero delle Profezie sembra andare nella stessa direzione, se non il migliore, sicuramente uno dei mondi possibili. Mi segue? Se lei decidesse di eliminare suo nonno, con tante scuse, e riuscisse nell'impresa, tanto per cominciare, è molto probabile, che il solo fatto per cui le sia stato permesso di esistere fosse che i due fatti non erano allineati sullo stesso filo temporale, lei è partita dal nostro Presente, per eliminare un suo nonno, che non era il suo nonno del nostro Presente, ma di un altro Presente, e quindi è tornata in un altro Passato. La sua azione probabilmente avrà avuto ripercussioni catastrofiche in un altro Presente, ed un altro Futuro, di cui però ignoriamo l'esistenza, capisce? Allo stesso tempo, dovrebbe anche essere in grado di trovarlo questo suo nonno, che non è scontato, e non è detto parimenti che fare ciò, in un pur altro Passato, non abbia ripercussioni sul nostro Presente, per via del risveglio involontario di una Profezia dormiente, da parte della sua azione. Lei potrebbe morire, magari, non per via di quella che credeva la causa più probabile, l'eliminazione della sua ascendenza, ma per via della Profezia, che potrebbe condannarla, ed una volta morti, si è morti, temo che la causa passi in secondo piano. Ne intuisce la logica? Cosa crede che accadrebbe quindi per il Futuro?
Procedeva pacato, dando naturalezza ad un discorso che si sforzava di essere imbrigliato nei canoni di una conversazione da The, per quanto in fondo non ne fosse certo il crisma. E la zuccheriera? Era lì, a godersi, ma forse anche no, la conversazione, in attesa di un gesto, una parola. In attesa di essere richiamata in servizio? O forse, di fraintendere ancora una volta il fraintendibile per dare spettacolo. Cosa c'era da aspettarsi da un elemento da spiaggia del genere? Ma c'era anche un'altra questione, a ben vedere, e a buon diritto. Assassinare il nonno. In fondo, sarebbe potuto tranquillamente essere un nonno. Ma che bell'argomento! Perchè proprio uccidere un nonno? Non che corresse rischi, non aveva più nipoti. Incompetenti. Ma si sarebbe vendicato. Era solo questione del momento giusto. Incompetenti a piede libero.
Dunque, essendo il raccordo tra due diverse conversazioni (son partito dagli ultimi post di entrambe), non è propriamente esempio mirabile di fluidità, ma credo di aver comunque posto un punto fermo, da cui ripartire. Tenete presente che l'ambientazione è quella riportata in citazione, e risale ai primi mesi in cui Poverell era tornato al Castello. Ovviamente Cluny non si è ancora verificato, senza togliere la possibilità di giocare come autori sul fatto, come sta facendo Nih, Arya è ancora Prefetto di Serpeverde, e un sacco di altre cose che ricorderete forse meglio di me. Ignorate quanto concernesse originariamente nelle diverse discussioni Will, e Zoey.
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