Leggendaria Coltre

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view post Posted on 9/9/2016, 16:39
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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CITAZIONE (Ignotus Albus E. Peverell @ 17/1/2015, 18:05) 

Un mese, era trascorso ormai quasi un mese da quando aveva iniziato, e non senza un innato ed ormai oltremodo sviluppato spirito di Sacrifizio ce l'aveva fatta. Erano anche quelle notevoli conquiste, certo, forse non per l'umanità, forse nemmeno per il Paese, forse non avrebbe segnato il cambio di Era, per quello meglio aspettare almeno l'ora del The, che degno trapasso sarebbe stato? Finire l'era, con una tazza di The, seguita subito da una seconda, che segnasse l'inizio della seguente. Certo, l'era del The forse sarebbe stato pretestuoso, o forse anche eccessivo, se non del tutto sconfortante, ma era comunque un eccellente inizio, un segno ben augurante, avessero dovuto convocare gli Auguri, per trarre gli auspici sicuramente ne avrebbero tessuto lodi sperticate, una nuova età dell'oro? O quanto meno del ferro? O magari più semplicemente un Magnum Annum? Insomma, c'era margine per fare sicuramente qualcosa, era destino che fosse così, e così sarebbe stato, era nell'Aria, si poteva percepirlo.
Un sabato mite, un buon pranzo, la finestra aperta, nell'attesa che presto o tardi Minerva tornasse dalle sue abituali occupazioni. L'Anziano Mago, in una lunga leggera veste cremisi, alla destra del caminetto, scoppiettante ed allegro, come l'inquilino di quell'Ufficio, si aggirava paziente di scaffale in scaffale, ormai ad altezza d'uomo, armato di spolverino, per quelle che erano definibili in gergo, ultime rifiniture. Un mese, non meno di un mese era durata, ma quell'opera di spolveratura stava infine giungendo a termine. Una lunga appassionata, accalorata rimpatriata, con i gregari di più vite, vissute ora qui, ora là, in stagioni diverse di Mondi, ormai perduti, orbati, cambiati a tal punto, da essere tranquillamente depennati dai Mondi conosciuti. L'impero era ormai dissolto, il Caos era la regola all'estero, ed anche in patria, dal pugno di ferro che per secoli aveva retto le sorti dei due emisferi, sotto un'unica egida, si era passati, vittime del buonismo della nuova era, ai guanti bianchi della contemporaneità, ed era stato il Quarantotto, in ogni modo e luogo possibile. Un'eredità dilapidata, gettata al vento, distrutta, lasciata squagliare senza neanche la minima levata di voce o scudi, come neve al sole, e prima che la consapevolezza tornasse a farsi largo in quell'oceano di ignoranza, l'Impero era tramontato. Beata ignoranza?
Non era più un problema suo.
Era poco, ma sicuro.
Era in pensione, e se anche non lo era, era come se lo fosse stato. Erano finiti gli anni dei problemi, delle corse, delle trattative, delle frittate, e di tutto il resto. Prima o poi sarebbe pur dovuta giungere l'ora. Giunti ad una certa età, era anche ora di dedicarsi in santa pace ad altro, non gli erano mai mancati Hobby, e passatempi, era sempre mancato il tempo per metterli in pratica. Certo, non che allora abbondasse, ma era comunque una scelta più consapevole e rilassata, di quanto non fosse stata in passato. In gioventù ci si poteva permettere leggerezze, che con il senno di poi, con ogni probabilità, non si sarebbero rifatte. Era destino che andasse così? Che in fondo di margini non ve ne fossero? Che fosse già tutto scritto? A quel punto avrebbe potuto tranquillamente affidare ogni giro di giostra al lancio di una qualunque moneta, che il risultato non sarebbe mutato. Avrebbe indubbiamente e soltanto risparmiato fior fior di tempo, che non aveva mai avuto. Ma com'era possibile ipotizzarlo? Poteva essere vero? Se lo fosse stato, le Profezie non avrebbero più avuto senso, a che pro? Se la via era univoca, come e cosa influenzare? L'albero sarebbe certo stato grande, enorme, mastodontico, ma lineare, un unico grande fusto, con un unico grande ramo. I fatti smentivano quell'ipotesi, Atene la smentiva, la pratica, la teoria, tutto sembrava smentirla, eppure... Se solo fosse stato vero. Sarebbero davvero stato meglio? E se il burattinaio non fosse stato il migliore dei burattinai possibili? E se architettasse complotti, e tiri mancini ai danni di Tizio, e Caio? In base a quale criterio avrebbero potuto giudicarlo? Sarebbe stato possibile in fondo? Seppur smentendo tale teoria, il Tertium era davvero non datur? Certo, quell'ipotesi non era dimostrata, ma ciò non toglieva che Egli potesse tranquillamente esserci, e risiedere altrove, le Profezie non lo escludevano dal disegno, poteva esserci, ed essere portato essenzialmente a farsi i fatti propri? Che burattinaio era? E se non lo fosse in verità mai stato?
Mansueta ad una supervisione lasca, ed a qualche sguardo furtivo, pensieroso, un'alabarda galleggiava a mezz'aria, davanti al caminetto, in tutti i suoi due metri di lunghezza, ed un morbido panno ne lustrava le aguzze estremità d'argento, con indefessa e certosina pazienza. Le lame, a loro volta cremisi, si beavano della vicinanza delle fiamme, della luminosità dell'ambiente, e della lunga veste del Mago, che sembrava restia a non voler contribuire a quel tripudio color sangue, non troppo insolito, per una lama che doveva essere ormai antica come il Castello. Ci voleva una certa abilità, sia a lustrare le lame, sia a spolverare i libri, non era ufficio per tutti, certo, non era una questione di MAGO o GUFO, come nemmeno di particolare acume per le Querelle più euristiche o accademiche, ma serviva comunque una certa malizia, ed un minimo di tatto, al costo di pagarne interamente le spese.
Qualche parola.
Tre colpi.
Aspettava qualcuno?
Più di uno, per giunta?
Una visita guidata? Un problema? Che fosse un'altra Spada? Da quella porta, in fondo, era entrato di tutto, poteva vantare una certa non indifferente preparazione. Ma era anche passato diverso tempo, e non era tornato da molto. Un anno, meno. Non era il momento di darsi alla contabilità troppo spicciola, cosa poteva cambiare? Sventolando lo spolverino, quasi fosse una sciabola, diede il là alla porta.
Era pronto.


Avanti!


Con una certa innata calma, mentre calava il silenzio, si alzava la tazzina. Un buon The. In fondo avrebbero pur dovuto rifletterci, era inevitabile, quanto erano soliti dibattere di salti temporali, e problemi che essi potessero potenzialmente comportare? Presumibilmente non molto. Era lecito attendersi una certa accortezza, ed una certa calma nell'approcciare il problema? Quanto avevano già scoperto di tutta la faccenda? In fondo qualche Serpeverde degli originari doveva ancora essere in giro, chi poteva essere? E probabilmente conoscevano altri, c'era da sperarlo del resto. O erano arrivati già alla ghettizzazione? Quanto era probabile? Ma avevano un problema di gran lunga più dirimente, quanto preciso tra le mani, inutile soffermarsi sul come l'avrebbero risolto, per quanto in fondo avrebbe anche quello pesato, una volta raggiunta la soluzione. Perchè una soluzione esisteva, magari non univoca, magari molteplici, ma non escludenti, futuro e passato potevano convivere? In che misura? Non erano una congrega di veggenti, eppure avrebbero comunque potuto mirare alla comprensione di un qualcosa che fosse degno dell'attenzione non del più notabile dei Saggi, ma comunque di qualcuno. Un margine di errore era tollerabile, purchè esso fosse accettabile. Il che, di pari passo, apriva scenari insperati, come calcolare tale errore, e lo scarto? Qual era il margine di sicurezza tra il puro erisma, e la ragionevole certezza di avere effettivamente ragione? Prima di testarlo, ne avrebbero avuto la prova? E lui, già non lo sapeva? Non avrebbe miseramente imbastardito l'intera discussione una confessione troppo candidamente avventata? Avrebbe potuto l'incertezza inconsapevole di non sapere nobilitare l'intero impianto, così da spingerlo verso lidi inesplorati dell'eristica, e della conoscenza? Potevano le due convivere? O l'una doveva divenire ancella dell'altra, dopo un epico scontro? Se la sarebbero mai cavata? C'era soluzione?
Qual era l'episteme?
Esisteva?
Ed ecco che tanto inattesa, quanto benvenuta, la giovane Caposcuola sembrava aver colto, l'errore, se di tanto potevano discutere e definire, era stato sanato, quasi cancellato? Eppure, anche l'altra, a sua volta, sembrava risoluta nel voler venire a capo di qualcosa, ed in parte poteva anche averla. Com'era possibile che entrambi potessero avere ragione, se le conclusioni erano tanto divergenti? Poteva il profondo scetticismo del Prefetto, sposarsi con il possibilismo della Caposcuola? E se il passato ed il futuro non fossero stati così univoci come sperato? Quanto se ne intendevano di Divinazione? E di Profezie? Aprire un'annosa questione? Eppure il dibattito sembrava quasi volesse lasciarlo a fare da pubblico, un pubblico garbato, attento, restio ad intromettersi, perchè farlo? In fondo, seminare zizzania per destare la discussione era la sua specialità, l'incertezza ed il dubbio sistematico erano potenti alleati nello scuotere gli animi, una volta fatto, la sua funzione si estingueva, era vecchio, era quasi anche stufo di continuare a sentire il rieccheggiare l'eco della sua voce, la conosceva, la distingueva, gli era anche troppo nota. In certi frangenti, fortunatamente sparuti ed isolati, pensava quasi si stessero cordialmente antipatici, una silente insopportazione tattile, un'irritazione epidermica, prima che tornasse nuovamente la meraviglia, che l'aveva accompagnato per così tanti anni. In fondo, si frequentavano già da parecchio. Era innegabille.
Eppure, era tempo, abbassò la tazza, tornando a riporla sul piattino.
Risposte. Aveva davvero delle risposte?


Affascinante come lo scetticismo di un Prefetto, possa convivere pacificamente con il possibilismo migliore di una Caposcuola, pur rendendo entrambe le teorie potenzialmente giuste, non trova Mademoiselle Von Eis? Le profezie esistono, ed è bene saperlo, ammetterne l'esistenza. Il più delle volte è bene non conoscerle, però, o anche se le conoscessimo non farebbe gran differenza. Nel suo caso, come è presumibile che sia, lei non è dotata di tale dono, la sua conoscenza e comprensione ne risulterebbero quindi in ogni caso compromesse. Sarebbe come se cercasse di comprendere la natura di un licantropo, pur non essendolo, o la psicologia di un demone quale il Kelpie, dal mio ufficio. Mi segue? Ammettiamo che le leggessi una profezia, come per lei non rientra tra le mie abilità il farne, come farebbe a determinare se questa sia vera, o se semplicemente non la stia prendendo in giro? Che in fondo, concorderà, è il vero nodo della questione.

Tertium non datur?
Giusto, e sbagliato allo stesso tempo. Una fortuna che non vi fosse il terzo. O quella stessa via era già il terzo? Ipotizzare un terzo, quindi, era un quarto? Com'era possibile aver scardinato così facilmente su due piedi un principio logico capitale? Al Tempo non si applicavano le normali regole logiche? Come all'economia? Tempo ed economia potevano essere simili? O meno dissimili di quanto non potessero in realtà sembrare? E qual era allora la soluzione? Doveva pur esservi. Ma non era una? Erano due? Tante? Non c'era univocità? Ne sarebbero davvero usciti? Tornò divertito ad osservare la Giovane, in fondo, aveva anche ragione.


Allo stesso tempo ha colto una seconda faccia della medaglia, giustamente aggiungerei. Pur ammesso che gli Ateniesi siano viaggiatori del Tempo, e che dunque esista la concreta possibilità di tornare indietro, fatto che non sto nè smentendo nè confermando, è anche possibile che siano le nostre azioni del Presente ad influenzare il nostro Passato, mi segue? In tal caso, sarebbe in realtà l'inazione a modificare il nostro Futuro, invece che non l'azione che era previsto avremmo fatto. Per dirla in altre parole, forse più semplici, è tutto un esplosivo gioco di false e vere Profezie, il che però inevitabilmente porta in dote un altro pericolo, risalendo il Tempo, si potrebbe innescare una di queste Profezie dormienti, che solo se avessimo scelto di compiere la nostra azione, si sarebbe risvegliata, a patto che sia vera, certo.

Le Profezie.
Sempre loro, sempre al centro, sempre lui.
Variabile indipendente, ma anche di controllo, dell'intero sistema.
Come potevano conciliare una natura tanto divergente, e poliedrica?
Ed una domanda, che cercava una risposta. L'avrebbe trovata? Esisteva?


Dunque, Mademoiselle Rose, posso offrirle la mia opinione, come l'ho offerta ad altri nel corso del tempo, su quello che comunque la si voglia mettere rimane un problema di un certo peso, ma io sono essenzialmente uno Storico, quindi per quanto sia piuttosto sicuro di quanto vada affermando, altrimenti non lo farei, non ne sono certo. Vede, credo il problema sia ipotizzare l'univocità tra Passato, Presente, e Futuro. Immagino che se dovesse rappresentarli graficamente penserebbe ad una retta, con un punto nel mezzo, il che potrebbe essere tanto tradizionale, quanto limitativo. Qualcuno ha sostenuto che viviamo nel migliore dei mondi possibili, il diramarsi stesso dell'albero delle Profezie sembra andare nella stessa direzione, se non il migliore, sicuramente uno dei mondi possibili. Mi segue? Se lei decidesse di eliminare suo nonno, con tante scuse, e riuscisse nell'impresa, tanto per cominciare, è molto probabile, che il solo fatto per cui le sia stato permesso di esistere fosse che i due fatti non erano allineati sullo stesso filo temporale, lei è partita dal nostro Presente, per eliminare un suo nonno, che non era il suo nonno del nostro Presente, ma di un altro Presente, e quindi è tornata in un altro Passato. La sua azione probabilmente avrà avuto ripercussioni catastrofiche in un altro Presente, ed un altro Futuro, di cui però ignoriamo l'esistenza, capisce? Allo stesso tempo, dovrebbe anche essere in grado di trovarlo questo suo nonno, che non è scontato, e non è detto parimenti che fare ciò, in un pur altro Passato, non abbia ripercussioni sul nostro Presente, per via del risveglio involontario di una Profezia dormiente, da parte della sua azione. Lei potrebbe morire, magari, non per via di quella che credeva la causa più probabile, l'eliminazione della sua ascendenza, ma per via della Profezia, che potrebbe condannarla, ed una volta morti, si è morti, temo che la causa passi in secondo piano. Ne intuisce la logica? Cosa crede che accadrebbe quindi per il Futuro?

Procedeva pacato, dando naturalezza ad un discorso che si sforzava di essere imbrigliato nei canoni di una conversazione da The, per quanto in fondo non ne fosse certo il crisma. E la zuccheriera? Era lì, a godersi, ma forse anche no, la conversazione, in attesa di un gesto, una parola. In attesa di essere richiamata in servizio? O forse, di fraintendere ancora una volta il fraintendibile per dare spettacolo. Cosa c'era da aspettarsi da un elemento da spiaggia del genere? Ma c'era anche un'altra questione, a ben vedere, e a buon diritto.
Assassinare il nonno.
In fondo, sarebbe potuto tranquillamente essere un nonno.
Ma che bell'argomento! Perchè proprio uccidere un nonno?
Non che corresse rischi, non aveva più nipoti.
Incompetenti.
Ma si sarebbe vendicato.
Era solo questione del momento giusto.
Incompetenti a piede libero.



Dunque, essendo il raccordo tra due diverse conversazioni (son partito dagli ultimi post di entrambe), non è propriamente esempio mirabile di fluidità, ma credo di aver comunque posto un punto fermo, da cui ripartire. Tenete presente che l'ambientazione è quella riportata in citazione, e risale ai primi mesi in cui Poverell era tornato al Castello. Ovviamente Cluny non si è ancora verificato, senza togliere la possibilità di giocare come autori sul fatto, come sta facendo Nih, Arya è ancora Prefetto di Serpeverde, e un sacco di altre cose che ricorderete forse meglio di me. Ignorate quanto concernesse originariamente nelle diverse discussioni Will, e Zoey.
 
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view post Posted on 15/9/2016, 21:28
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Con rispetto ascoltò l'insegnante nel proferire la risposta a quanto Arya aveva precedentemente espresso. Inutile dire che discorsi del genere l'affascinavano ma proprio perché non v'era abituata - e con chi farli? Non con la massa di menti informi e stereotipate che varcavano la soglia del Castello ogni giorno, certo - una leggera emicrania stava facendo capolino lasciando che le tempie giocassero a passarsi la Pluffa col semplice scopo di darle fastidio. Emily, tuttavia, non vi badò, era abituata a cose peggiori ed era meglio preoccuparsi del labbro inferiore che, martoriato dai canini, sarebbe divenuto grosso quanto un boccino entro la sera stessa.
Non che fosse nervosa, ovviamente, ma la sua Mente lavorava frenetica e per quanto rimasse lì, immobile come un Gargoyle di pietra, e composta, il suo Lume era agitato e veniva stuzzicato dalle possibili variabili insite in ogni possibile e affatto improbabile, risposta.
Per un attimo desiderò piegare le iridi di granito su Arya, curiosa di vedere la sua espressione assorta. Si chiese se anche lei si fosse dimenticata, per un seppur breve momento, di quanto esistesse oltre le mura di quell'ufficio senza rendersi conto di riversare, invece, sulle azioni lì commesse o ancora da mettere in atto, le conseguenze di queste e i propri, forse inconsci, pensieri.
La risposta che c'era da aspettarsi dal Prefetto non fu difficile da formulare, tra un passaggio di Pluffa e l'altro, ma non aveva tempo di rifletterci per constatare la veridicità di quel che, a tutti gli effetti, rappresentava solo un'opinione, ben lungi dall'accostarsi alla verità. Era il suo turno, il momento in cui Peverell avrebbe risposto alla sua domanda e lei era intenzionata di scoprire non solo in che modo l'uomo ragionasse ma, soprattutto, di comprendere fin dove la propria mente riusciva a spingersi.
Occasioni del genere, dopotutto, non capitavano tutti i giorni e lo spolverino unito alla vestaglia, avevano fatto in modo che Emily restasse piacevolmente sorpresa dalla persona che aveva innanzi. Anche se qualche rotella ancora sembrava non trovarsi nel giusto ingranaggio, era possibile supporre che semplicemente le mancava qualche pezzo e se l'intera faccenda non pareva del tutto chiara, poteva benissimo trattarsi di un tassello mancante volto ad unire il tutto in un mosaico perfetto. E chissà se ci sarebbe mai riuscita, per alcune cose era meglio restare umili ed al proprio posto, dopotutto.

Immagino che credere di poter stravolgere il nostro Passato, Presente e Futuro sia qualcosa che accomuna tutti noi animali umani. La verità è che, per quanto egocentrici possiamo essere, non accettiamo che vi sia qualcosa più grande di noi, qualcosa per cui noi non siamo altro che mere presenze inutili, incapaci di influenzare il vero corso delle nostre cose. Ed al tempo stesso, non ammettiamo che vi sia Nulla - che a parer mio, è comunque Qualcosa - perché lì dove non possiamo esercitare il nostro potere, abbiamo bisogno di un Capro Espiatorio. Siamo animali contraddittori, scegliamo questo o quello in base alla necessità ma dobbiamo, in qualsiasi modo, continuare a credere che siamo qui per uno scopo, che siamo padroni, in tutto e per tutto, della nostra esistenza, in grado di influenzare il corso delle cose se solo qualcuno ce ne desse la possibilità.
Quindi no, seguendo la Sua logica, uccidere mio nonno del passato non influenza il mio attuale presente e non il mio futuro, ed anche se dovessi suicidarmi per il senso di colpa, non verrebbe considerata come una conseguenza di quanto accaduto nel passato.
Se dovessi decidere di porre fine all'esistenza di un mio futuro nipote, suppongo che non cambierebbe nulla nel mio Presente, ancora una volta. Quel bambino verrebbe di nuovo alla luce, e di nuovo ancora, ed anche in un altro Futuro o Presente come si voglia considerarlo.
Quindi, mi chiedo, ammettendo, come Lei dice, che gli Ateniesi siano viaggiatori nel Tempo, perché farlo? Non le nascondo che potrei avere mille risposte a questa domanda e che dubito lei possa rispondermi con l'unica e sola Verità ma credo sia necessario, al fine di tracciare un percorso sensato ai miei Pensieri - che si sa, poi vanno sempre dove vogliono - ascoltarla, per me.

Strinse le mani al ventre.
Percepì il Chaos, il suo Dio, guardarla indispettito dall'ombra creatasi in un angolo remoto della stanza. Si stiva, forse, tradito?

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 11/10/2016, 15:49




Come sempre, fin dalle prime battute di quel dialogo, cercò di prestare la massima attenzione, sia alle parole che usava per esprime i suoi pensieri, sia a quelle che il docente utilizzava per risponderle.
Non era semplice, conosceva perfettamente la sua indole e la sua inclinazione a lasciarsi trasportare e, dall’altra parte, comprendere a pieno l’insegnante era operazione che richiedeva una buona dose di concentrazione e apertura mentale, poteva farcela, certo, ma di sicuro doveva restare concentrata.
Ascoltò dunque silenziosamente ciò che l’uomo aveva da offrirle, non la verità assoluta, quello già l’avevano stabilito, ma un punto di vista che poteva combaciare o discostarsi dal suo, ma, in ogni caso, l’avrebbe arricchita più di un silenzio.
Per un attimo si domandò se la sua collega stesse ottenendo ciò che cercava, ma non osò troppo, era una distrazione e distrarsi sarebbe stata la fine, magari più tardi gliel’avrebbe domandato, ma in quel momento era meglio sorvolare.
La risposta che ricevette, in un qualche modo, la soddisfò, nessuna verità trascendentale, nessuna certezza, nulla di inconfutabile, un mezzo sorriso quasi soddisfatto fece capolino, ma cercò immediatamente di celarlo, non voleva dare l’impressione sbagliata, semplicemente le faceva piacere apprendere di non essere poi così lontana dalla visione del docente.


-Era proprio questo che intendevo- ed ecco che per un attimo aveva perso la concentrazione iniziando a parlare un po’ a ruota libera -Che esistano o no, conoscerle o no, alla fine, cosa ci cambia concretamente?- in quel momento si rese conto di doversi ridare un contegno -Mi scusi, a volte mi lascio trasportare, volevo dire, posso anche accettare la loro esistenza, ma sarà comunque il nostro libero arbitrio a portarle a compimento oppure no e, in ogni caso, non possiamo essere certi di quale, tra le nostre molteplici scelte, concretamente andrà a influire sulla profezia, per riprendere il precedente esempio, io posso anche decidere di non salire sull’albero, così da evitare di cadere, ma se il mio non salirci porta un altro a farlo e questo cade e malauguratamente io sto passando di lì e mi cade addosso e finiamo per terra in due, si potrebbe comunque dire che la profezia, in qualche modo, si sia avverata, alla fine sono comunque caduta- fece una piccola pausa -Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma credo di essere arrivata a una conclusione, per me ovviamente, posso accettare che esistano, ma non intendo lasciare che mi condizionino, forse sarebbe addirittura meglio non conoscerle, preferisco esser libera di sbagliare piuttosto che passar la vita facendomi condizionare da qualcosa che non posso controllare-

Non era sicura che quella presa di posizione sarebbe piaciuta al docente, ma non le interessava più di tanto, la vita era la sua dopo tutto no? Non avrebbe permesso a nessuno, tanto meno ad una profezia, di dirle come viverla.
Anche le parole che l’uomo rivolse alla sua collega ripresero in parte ciò che lei in precedenza aveva già ipotizzato, la possibilità di molteplici passati presenti e futuri, cosa che, in qualche modo, la incuriosiva.
Cercò di non interromperlo e di non farlo nemmeno con la compagna, anche se una domanda continuava a ronzarle in testa, ma attese, attese quell’istante di silenzio prima che qualcuno ricominciasse a parlare.
Fortunatamente, o sfortunatamente, dipende dai punti di vista, la Caposcuola l’aveva preceduta, rimase dunque in silenzio, attendendo la risposta anche se, visto come stava procedendo quel colloquio, forse non sarebbe stata di così facile e immediata comprensione.



Chiedo scusa per il ritardo e in realtà chiedo anche scusa per il post pietoso, ma non mi sembrava corretto farvi attendere ancora
 
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view post Posted on 7/12/2016, 17:33
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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In apparenza era una questione complessa.
Ma tutto in fin dei conti poteva essere ricondotto a una semplice domanda.
Forse non era proprio così, forse era più il danno che il beneficio di adottare un tale modus operandi, ma tant'era. La Serpeverde, almeno la prima, era risoluta, quanto sarebbe stato dispendioso farle cambiare idea? E come farlo? Perchè farlo? Era legittimo che continuasse a pensarla così? Era giusto? Era una semplice opinione personale, destinata a rimanere tale. Perchè darsene pena? Perchè farsene carico? C'era una exit strategy chiara? Lineare? O non era nemmeno richiesta? In fondo, era lei ad aver richiesto di essere convinta del contrario. Era la giovane Caposcuola ad essersi presentata con quell'idea, con quella domanda, una voce diffusa, un tarlo inculcato, una legittima aspettativa a che qualcosa emergesse da quel colloquio. Che poi si fosse trascinata, o semplicemente l'avesse convinta a offrirsi, anche la seconda Serpeverde era e non era un dettaglio. Evidentemente l'aspettativa di fondo era essere convinte? Era la seconda una garanzia perchè non accadesse? Come potevano entrambe le cose convivere? Convincerne una, giocarsi la seconda era plausibile, possibile, percorribile? Muovevano entrambe da uno scetticismo di fondo, marcato certo, restava da determinarsi quanto marcato. Perchè farlo? Perchè viaggiare nel tempo? Qual era la risposta più giusta? Da dove prendere il discorso? In fondo, tutto si riduceva a una questione di opportunismo. A seconda di come si fosse risposto, se fosse o meno un buon acquisto arruolare le due Serpeverde, il discorso avrebbe anche preso una differente piega. Fosse giusto o sbagliato, così andavano le cose.
Perchè gli Ateniesi viaggiavano nel Tempo?
Lo facevano davvero?
Non avrebbero dovuto?
Stupirsi del fatto che in fondo accettasse di buon temperamento la possibilità? Il più delle volte il problema era proprio quello, se fosse possibile, e come farlo, il perchè passava in secondo piano. In realtà il punto era proprio quello, il come era un mero artifizio tecnico, un dettaglio, degno di una nota a piè di pagina, nonostante il complesso impianto teorico e pratico allestito per renderlo possibile, ma il cuore della questione rimaneva sul perchè farlo. Anche in quel caso, una domanda, mille possibili risposte. Una più onesta dell'altra, una più ambigua di un'altra. Poteva essere una questione di onestà intellettuale? Di sincerità? Senza infiniti giri di parole? Uno sguardo sfuggente, che spaziava oltre le spalle delle giovani ospiti, come se non fossero soli. Un'irrequietezza calmierata da un ferreo autoritarismo, una lunga pausa, un'attesa, un gesto. Era interessante osservare la Giovane mentre portava avanti il discorso, si intratteneva su questo e quel dettaglio, tornava indietro sui suoi passi, e concludeva.
Sorrise divertito, non era l'unico attore melodrammatico dell'Opera.
Ma era solamente il più consumato.


Un'ottima domanda: perchè farlo?
Le risposte potrebbero essere molteplici, una più ingannevole di un'altra.
Perchè in fondo, come ben intuirà, non è una semplice e spensierata passeggiata nel bosco. In primo luogo potremmo essere portati a semplificare qualcosa che in fondo di semplice ha poco, ma allo stesso tempo premunendoci da questo, potremmo correre il rischio di complicare un quadro, con inutili dettagli, che invece di chiarirlo, non farebbero altro che allontanarlo dalla nostra comprensione. Perchè viaggiare nel tempo? Una prima risposta che è universalmente riconosciuta in molti altri campi, e che si presterebbe tranquillamente anche a questo, è la conoscenza. Quale crede che sia il maggior limite, e la migliore risorsa di un corso di Storia? Quale crede che sia la sfida più grande per uno storico?


La risposta era lì.
Non poteva andarsene.
Era lì, inchiodata, affissa.
Come in moltissimi altri campi, le due facce della medaglia coincidevano. Erano un dicotomico indissolubile binomio che avrebbe retto sino alla fine del mondo. Una fine quanto legata alle Profezie? Cosa potevano c'entrare in tutto quello? Perchè avrebbero dovuto? A che pro interessarsene, quanto era evidente che comunque il controllo sarebbe presto sfuggito? C'era soluzione alcuna? Sin quando, e sino a che punto sarebbero stati in grado di lavarsene completamente le mani? Sarebbe stato giusto? Erano responsabili di quello? Nei confronti magari di altri? Il nodo irrisolto intorno a cui ruotavano entrambi i discorsi era lo stesso: quanto era compatibile con una società comune d'intenti quell'egoismo di fondo portato alle estreme conseguenze? Era un sostrato culturale sufficiente a garantire la sopravvivenza di qualcosa? Chi le capiva veramente le Profezie? Senza comprenderle veramente, com'era possibile non considerarle coscienziosamente?
Erano davvero tutti in torto?
Potevano aver tutti ragione?
O non averla nessuno?


Vede Mademoiselle Von Eis, credo che il punto l'abbia toccato poc'anzi la sua collega. Noi possiamo tranquillamente lavarci le mani di un'infinità di problemi, senza che però questi ne vengano minimamente scalfitti. Egoisticamente parlando è vero, abbiamo il nostro libero arbitrio, ne siamo forti, perchè dovremmo preoccuparci delle Profezie? Potremmo continuare nel vivere sereni, e pax nobiscum. Torneremmo all'Homo hominis lupus Hobbesiano di qualche secolo fa, in uno stato costante di Bellum omnium contra omnes, privi di una società, privi di qualunque sicurezza. Le profezie si inseriscono perfettamente in tale contesto, se limitate a noi stessi, al nostro vicino di casa, o al cugino di nono grado, a patto di comprenderle, sarebbero sì delle questioni circoscritte, destinate a non pesare minimamente. Ma capita anche che le Profezie possano riferirsi a qualcosa che sia più grande di noi, e del nostro piccolo interesse particolare, capisce? Se avessimo la possibilità di prevedere, anticipare, e sventare una guerra, perchè non dovremmo almeno tentare di farlo? Ma come giustamente notava non sono per tutti. Hanno valore solo per chi è veramente in grado di comprenderle, per chi ne ha l'abilità. Sono molto pochi i veri Divinatori, e ancor meno i veri Profeti, ma esistono, e il contributo che possono portare è inestimabile per una società. Poi singolarmente possiamo tranquillamente non lasciarci condizionare, non credo che abbia del tutto torto nemmeno lei.

Una mezza vittoria?
Una mezza sconfitta?
Che cos'era?
La verità?

 
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