Un mezzo sorriso apparve sulle labbra, ma si presentò un tantino storto, evidenziando quanto quella “medaglia” - così come Amber l'aveva giustamente chiamata - non fosse gradita in tutto e per tutto. Era ovvio però che in ogni cosa vi fosse un lato bello e un lato brutto, il mondo in fin dei conti era sempre stato composto da un lato chiaro e un lato oscuro, così come lo erano le persone. Ad ogni modo, ciò che il vasto Universo aveva da offrire lo si poteva apprezzare nella sua interezza, in minima parte oppure affatto: le scelte alla fine erano quelle, altre non ve n’erano.
Aiden non disse nulla in merito alla frase di Amber, nemmeno le concesse l’eco di una conferma, la sua espressione dopotutto parlava già da sé; la ragazza avrebbe quindi potuto trarre le dovute conclusioni fissandolo e traducendo il suo sorriso.
«
E’ vero. E’ stranamente tranquillo nonostante i ritmi della vita londinese.» convenne mentre si guardò attorno, fissando gli arredamenti del posto e dando una lunga sbirciata al dì là della vetrata, intravedendo alcuni mezzi di trasporto Babbani mentre la pioggia rimbalzava su ogni superficie che toccava. «
Ma io preferisco di gran lunga passare il mio tempo libero davanti ad un corno di Idromele ai Tre Manici di Scopa. Almeno affogo bene i dispiaceri della vita.» sospirò, concedendo ad Amber quella piccola confessione. Non che si sentisse in debito verso di lei per aver risposto alla sua domanda curiosa e posta al fine di mantenere la conversazione attiva; per lo meno non sarebbero sprofondati in un silenzio tombale ed imbarazzante, spingendoli ad ultimare quel loro sollazzamento dietro le tazze di the e poi ognuno per la propria strada.
Le reazioni che ottenne sia da Amber che dalla cameriera lo fecero quasi soffocare con una risata bonaria, che minacciò di lasciare la sua bocca se solo non se la fosse coperta con una mano in tempo. Se sua madre fosse stata presente gli avrebbe assestato il ceffone più forte e pesante che possedeva nel proprio repertorio, sfoggiando tutto il proprio disappunto per aver appena infranto una delle tante “buone maniere” che con tanta fatica e forza aveva cercato di inculcargli; ma non era di certo colpa di Aiden se aveva
sempre una gran fame. L’intensa attività fisica e il lavoro che svolgeva non potevano di certo contribuire nel tenere a bada l’appetito bestiale che albergava in lui. C’erano casi in cui saltava un pasto, raramente due, ma ad ogni modo quando era in procinto di consumare un pranzo o una cena, ecco che il proprio corpo pretendeva un apporto di viveri quanto un esercito intero.
In quel frangente, a sua discolpa, Weiss avrebbe potuto affermare di essersi solo concesso un caffè quella mattina; e ora il proprio corpo bramava una cospicua dose di calorie se voleva reggere la giornata lavorativa e la sessione di pesi che svolgeva in ufficio nei momenti morti.
«
Perdonatemi!» sghignazzò senza alcuna traccia di malizia. «
Non ho fatto proprio in tempo ad addentare nulla stamattina...» Una lieve sfumatura rossastra imporporò le guance dell’Auror, palesando il proprio imbarazzo.
... e sono pure goloso! aggiunse mentalmente, ma senza dare una voce a tale pensiero; sarebbe stato sicuramente troppo vergognoso.
La domanda che aveva rivolto ad Amber sembrò renderla alquanto laconica, in quanto si limitò a rispondere con lo stretto necessario. L’Auror si fece bastare il tutto con un piccolo sorriso e annuì, come soddisfatto. Non sprecò alcun tipo di pensiero o considerazione verso Dorian o Atena o Christopher, i suoi tre colleghi che ricoprivano anche il ruolo di Docenti ad Hogwarts: non perché nutrisse chissà quale affetto o rancore nei loro confronti, ma semplicemente perché non era mai riuscito a stabilire alcun tipo di rapporto con quei tre e a lui - di certo - andava bene così; gli era già bastato farsi un’idea al Ballo del Plenilunio di due anni prima e da allora aveva deciso di farsi scivolare le cose addosso, semplicemente perché non ne valeva la pena.
Quando arrivarono i mini-muffin, Aiden ringraziò la cameriera e poi sistemò il piattino al centro, garantendo ad Amber di potersi servire senza troppe cerimonie. Era un uomo di parola: le aveva chiesto se poteva offrirle un dolcetto e ora le stava permettendo di usufruire della sua stessa ordinazione. «
Serviti pure!» Non aggiunse che le avrebbe tranciato una mano nel caso si fosse spinta a divorare più dolcetti di lui, infondo non era da Aiden e poi - se proprio non fosse riuscito a contenere la fame - ne avrebbe richiesti altri. La galanteria ebbe la precedenza su tutto, persino sul suo stomaco senza fondo.
Afferrò un mini-muffin e lo sollevò con due dita, osservando le scaglie di cocco sulla cima con estrema soddisfazione, per poi addentarne una parte e iniziando così a masticare; estasiato nel percepire il proprio ingrediente preferito nei dolci, Aiden socchiuse gli occhi e giurò di aver appena raggiunto il Nirvana. Cocco e pasta alle mandorle si sposavano a meraviglia e si sarebbe fatto venire il diabete con estremo piacere se ciò avrebbe significato mangiare ancora e ancora quella delizia. Sembrava un bambino, ma almeno era felice.
Solo quando ebbe finito il primo mini-muffin, l’Auror si passò le dita sulla barba con l’intenzione di spolverarla dalle probabili briciole del cocco, per poi farsi improvvisamente serio. Aveva una cosa da chiedere ad Amber, un favore per la precisione, riguardo una persona a cui teneva molto e che indubbiamente lei conosceva. Erano state fianco a fianco a Gerusalemme, perciò era quasi certo che la conoscesse, almeno di vista, o sarebbe stato troppo strano. «
Posso chiederti una cosa, Amber?» mormorò. «
So che non ci conosciamo bene, però avrei bisogno che portassi un messaggio da parte mia a Nieve Rigos. Suppongo la conosci almeno di vista, visto che era con te a Gerusalemme... e non con me.» Quella confessione finale gli bruciava quanto le ustioni che si era procurato nella spedizione di Atene, solo che gli stavano divorando l’anima. Il suo era un orgoglio ferito, un fallimento nei confronti di un’amica che sicuramente avrebbe voluto saperlo al proprio fianco e non contro, oltre che ad aiutarla ad affrontare meglio lo choc post-evento. E cosa aveva fatto lui? Le aveva cantato una
fottuta ninna-nanna irlandese per farla rilassare mentre si riposava in infermeria, non aveva neppure avuto la forza necessaria per obliviarla e privarla del ricordo di quell’orribile esperienza. Non l’aveva protetta abbastanza, non come avrebbe voluto fare. «
Puoi dirle che mi dispiace se non sono riuscito a prendermi cura di lei? Le manderei tutto per lettera ma… lei sa che odio parlare di certe cose dietro un pezzo di pergamena.»
Qualcosina di nuovo mi è venuto in mente Si può dire che Aiden e Amber si ringrazieranno a vicenda, probabilmente.