Jasmine Tea, Privata

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view post Posted on 27/9/2018, 17:54
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese

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Dalle labbra del fulvo partì una risatina divertita, per nulla maliziosa o derisoria, mentre osservava con attenzione il volto di Amber segnato dal pentimento e - probabilmente - da un velo di imbarazzo a giudicare dall’inizio della risposta; ma lui lasciò correre qualunque fosse la verità celata dietro quegli occhi che parevano essere tristi.
«Oh Amber, non devi assolutamente preoccuparti. Anzi, grazie a te mi sto risparmiando degli odiosi documenti da compilare e firmare. Niente potrebbe darmi più gioia immensa nel tenere il muso fuori dal mio ufficio.» esclamò con un sorriso a trentadue denti, aggiungendo un occhiolino complice, sperando di tranquillizzarla e farla sentire meno in colpa per averlo disturbato dai propri doveri. In fondo, anche se era vero che lo stilare una svariata quantità e tipologia di documenti rientrava nella propria mansione, ma Aiden aveva sempre trovato poco stimolante stare dietro una scrivania quando per le strade c’era chi aveva bisogno di lui e della sua bacchetta. A chi mai sarebbe servito un Auror che riempiva scartoffie?
E come al solito dovrò portarmi il lavoro a casa per queste mie continue scorribande..., pensò con un sospiro.

Annuì lentamente alle parole di Amber e, per quanto fosse tentato, avrebbe voluto fare il paragone con l’essere un Caposquadra, ma sarebbe stato troppo duro e crudele da parte sua; un colpo basso che evitò a tutti i costi di assestare a tradimento alla ragazza. Non se lo meritava, nessuno meritava di sentirsi inferiore o preso in giro, e Aiden non era di certo avvezzo nel compiere simili tiri mancini. L’Auror dunque ingoiò silenziosamente quel pensiero prima che potesse anche solo pensare di dargli una voce.
Il Mago portò le mani dietro alla nuca e sciolse l’elastico che teneva i capelli legati, per poi liberare quella che parve in tutto e per tutto ad una rossiccia criniera leonina piuttosto umida; era da parecchio che non se li tagliava ed erano più o meno della stessa lunghezza che aveva avuto a Skelling in quei sette anni di solitudine. Se sua madre l’avesse visto con dei capelli simili avrebbe sicuramente dato di matto, ma Aiden aveva scelto di lasciarseli crescere proprio perché rappresentavano il suo stato d’animo: era solo.
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«Già...» rispose mestamente, le labbra incurvate in una sottile smorfia che andò in ogni caso ad alterare i lineamenti gentili e avvenenti dell’uomo. «E’ lo stesso che mi auguro anch’io.» E quella ammissione avrebbe potuto generare molte domande in Amber, solo che non era altrettanto sicuro di riuscire a risponderle in maniera soddisfacente ed onesta.
Il fatto che fu proprio la ragazza ad intavolare un nuovo discorso su mini-muffin del locale fece ben sperare e Aiden sembrò trarre un piccolo sospiro di sollievo. Non voleva pensare a cosa avrebbe fatto se qualcuno della propria famiglia o un proprio collega, come Killian ad esempio, agisse in maniera tale da perdere la completa fiducia del fulvo. Sicuramente, a causa sia del proprio carattere che dei propri ideali ed onore, Aiden avrebbe scatenato l’Apocalisse piuttosto che ingoiare l’amaro e la delusione, oltre che a chiudere un occhio e venire meno a propri doveri; questo ovviamente se la fiducia veniva persa a causa di un crimine efferato, altrimenti si sarebbe solamente arrabbiato e negato il proprio perdono.
«Dici che hanno i mini-muffin al cocco?» domandò con curiosità ad Amber prima di afferrare a sua volta il menù dei dolci. «Io adoro il cocco. Cosa sarebbe la vita senza cocco?» Cercò di innescare una battuta divertente e rendere quel dialogo meno opprimente di com’era iniziato. Forse la Scuola di Atene aveva visto il proprio tramonto in quella loro chiacchierata e non avrebbe rivisto la luce a meno che Amber non avrebbe voluto ritornare sull’argomento. Per il momento Aiden si fece bastare quel piccolo e meritato momento di quiete tra loro e sembrò apprezzarlo molto nonostante tutto.

 
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view post Posted on 28/9/2018, 08:30
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Avrebbe seriamente dovuto prendere in considerazione l'idea di andarsene. Sarebbe bastato un semplice : "no, grazie", ed era certa che l'Auror non l'avrebbe fermata, fino a quel momento le aveva mostrato il giusto rispetto per i suoi limiti. Ma non l'aveva fatto, e le ragioni si accapigliavano tra loro per capire quale delle tante l'avrebbe spuntata, mentre Amber conosceva già l'esito. Mai l'avrebbe ammesso, ancor meno ad alta voce, ma poter conversare con calma di argomenti per lei interessanti era un dono in un periodo tanto nero. L'approssimarsi dell' Autunno aveva riscaldato un po' il suo cuore; mal sopportava il caldo, ma sapere che sarebbe stata solo una delle tante stagioni che avrebbe passato da sola aveva riportato alla luce pensieri che era bene rimanessero sepolti. Istintivamente, in quel gesto involontario di cui non si era ancora accorta, si massaggiò il polso sinistro, passando le esili dita sulle macchie di inchiostro sottopelle. Indelebile. «La burocrazia arriva ovunque» commentò distratta, prima di tornare a prestare attenzione a quanto stava dicendo. Dovette mordersi la lingua, figurativamente, per trattenersi dal chiedere quali altre mansioni extra ordinarie erano soliti svolgere gli Auror. Nonostante tutto però non riuscì proprio a trattenere quella distruttiva curiosità che sussurrava e l'avvolgeva come il più velenoso dei serpenti. «E' così noioso rimanere in ufficio?» Poteva anche fingere indifferenza mescolando quel che rimaneva del suo Tè, ora quasi freddo, ma c'era anche troppa curiosità nei suoi occhi. A differenza però di chi non vedeva l'ora di intraprendere una carriera e voleva sapere tutto di quel percorso per pianificare la propria esistenza con entusiasmo, Amber non mostrava così tanta gioia. Anzi, la curiosità che la spingeva a chiedere sembrava più analitica, semplicemente votata a registrare un'informazione che più che renderla allegra avrebbe forse gettato la chiave dell'armadio in cui stava per rinchiudersi.

Fiducia o non fiducia, un tradimento sarebbe stato imperdonabile. Purtroppo, ed anche quello era difficile da dire, lei aveva una memoria incredibile, ricordava anche il minore dei torti, perfino quello che a tredici anni era apparso grande come un Troll. Ricordava benissimo il ballo di Natale nel giardino di Hogwarts, la pista da pattinaggio, ed Aaron che tornava al Castello mano nella mano con una Grifondoro. All'epoca certo non vantava alcun diritto - così come mai sarebbe accaduto - su di lui, ma aveva creduto così tanto in quel loro avvicinarsi l'estate prima che vederlo dimenticarsi di lei così rapidamente era stato un duro colpo. Una cosa totalmente infantile, a pensarci ora, dopo anni di distanza e dopo aver provato un sentimento cento volte più grande verso qualcun altro, ma se ancora si ricordava di quella sua versione tredicenne, era perché aveva considerato quello smacco come il primo vero tradimento, seppur basato su un suo auto convincersi di una cosa che non c'era. Negli anni aveva maturato l'idea che bisognasse essere in due a volere qualcosa con la stessa intensità, e si era convinta di averci capito qualcosa, alla fine... eppure ora era lì, con il cuore tenuto insieme da nastro adesivo magico e qualche incantesimo fasullo. Non era proprio infallibile. Avrebbe potuto chiedere molto di più ad Aiden, per non esplorare il suo lato della faccenda, ma non se la sentì. L'argomento "fiducia" era talmente fragile in quel periodo per Amber che non era certa di cosa avrebbe potuto rispondere dopo l'ennesima domanda diretta. E non poteva dimenticare chi aveva davanti. La deviazione sui mini-muffin fece bene ad entrambi, e la specifica sul cocco fece guadagnare al mago il vaghissimo accenno di un sorriso. La giovane strega non era propriamente amante di quel gusto, ma sapeva che esisteva al Jasmine Tea qualcosa per soddisfare anche il suo palato. «Se non sbaglio ce ne sono un paio a metà della pagina due.» disse, rendendo forse fin troppo palese quanto conoscesse quel confortevole bar.

Nel vederli intenti ad adocchiare il Menù, Meera si avvicinò di nuovo al tavolo e, servizievole come sempre, chiese: «Volevate altro, ragazzi?». Come prima, Amber non esitò ad ordinare un mini-muffin ai frutti di bosco e, controvoglia, riconsegnò il piccolo menù dietro il quale non avrebbe più potuto nascondersi per i minuti successivi. C'era ancora un po' di quel fantastico Tè al Gelsomino nella sua tazza, ma non era abbastanza per scaldare le falangi già lievemente arrossate. Di sicuro però non ne avrebbe chiesto altro, non ne aveva il tempo.



 
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view post Posted on 30/9/2018, 22:23
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese

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Non era un segreto che l’Auror Weiss odiasse rinchiudersi nel proprio ufficio a compilare moduli, stilare rapporti e riordinare cartelline dei vari casi nei rispettivi cassetti; o per lo meno questo era noto ai propri colleghi, non di certo per coloro che non potevano vantarsi del libero accesso al Quartier Generale. Gli affari burocratici era l’ultima cosa di cui il fulvo voleva occuparsi, ritenendoli fin troppo noiosi oltre che un inutile spreco di tempo quando al dì fuori del Ministero esistevano dei Maghi Oscuri a piede libero che seminavano Morte e Terrore. Il lavoro ordinario d’ufficio non faceva al caso suo, a volte se lo sentiva stretto e preferiva svolgerlo a casa, tra un tazza di caffè fumante e la gatta a fargli dolci fusa quando era in vena di coccole; eppure sapeva perfettamente che non poteva sottrarsi a quella parte di lavoro, che se avesse rimandato anche solo di un giorno si sarebbe ritrovato con una pila di documenti sotto alle amorevoli natiche.
Sognare però non era un reato e Aiden sognava spesso di poter mettere la parola “Fine” a quella odiosa fetta di lavoro. L’unica nota positiva era che almeno sua madre avrebbe dormito sonni tranquilli sapendolo al sicuro tra le quattro mura del Quartier Generale, meno esposto al pericolo dell’azione in quelle che erano delle abbondanti ore nel corso dell’intera giornata. E lui, per quanto odiasse ammetterlo, la preferiva di gran lunga quando era calma piuttosto che doversi assorbire delle pesanti scenate da madre ansiosa.
«Per me è una tale afflizione. Mica ho scelto questo lavoro per fare lo scrivano fiorentino.» confessò. «Fosse per me rimarrei sempre in strada a pattugliare, ma è impossibile: dobbiamo documentare tutti i casi e archiviarli, che ci piaccia o meno.» Emise una sorta di grugnito sofferente, specialmente al solo pensiero di Killian che entrava nel suo ufficio per piazzarli sulla scrivania un malloppo di fogli da compilare alto quanto la torre di Pisa; il che lo fece quasi trasalire di puro terrore, ma evitò di mostrarsi fin troppo preoccupato davanti ad Amber, sebbene la propria carnagione assunse una lieve sfumatura biancastra.

Si mordicchiò un labbro con fare pensieroso, mentre lo sguardo era fisso sul menù e scorreva le varie tipologie di dolci a disposizione. Quando poi i suoi occhi di un blu profondo vennero attirati dalla scritta “Mini-muffin al cocco e mandorle” presero a brillare come quelli di un bambino davanti al proprio dolce preferito, il che sarebbe potuto sembrare strano e comico allo stesso tempo, ma ad Aiden importava ben poco. Qualsiasi cosa avrebbe pensato Amber di lui, nel vedere un omone della sua stazza comportarsi in maniera infantile, se lo sarebbe fatto scivolare addosso come l’acqua che lo aveva investito nel tragitto fino al Wizard Store.
«Vieni qui molto spesso?» chiese con gentilezza, per poi mettere il menù al proprio posto, incrociando le braccia sopra al tavolino e davanti a sé. Osservò la ragazza con un certo interesse, sorpreso di quante cose sapesse di quel posto, mentre un sorriso prese a formarsi e a rendere i propri lineamenti ancora più gentili. In un certo senso il sorriso era una sua prerogativa e non poteva mancargli, poiché contribuiva a dargli un’aria più affabile e da bravo ragazzo, oltre che ad accentuare il suo già evidente fascino. Non che se ne facesse un vanto della propria bellezza, ma aveva fatto breccia in molti cuori grazie ad un semplice sorriso; peccato però che Weiss non fosse il tipo d’uomo da conquista facile: anzi, non era proprio avvezzo a flirtare con il gentilsesso, sebbene a volte avesse goduto di qualche fugace bacio ma non era mai andato oltre a quello. Tranne una volta, una soltanto, in cui i fumi dell'alcol e il dolore gli avevano oscurato la ragione, portandolo a compiere un gesto di cui a stento aveva memoria.
L’amore, dopotutto, era un lusso per il quale l’Auror dai capelli rossi non poteva di certo aspirare…

«Una dozzina di mini-muffin al cocco e mandorle per me, grazie. Uno solo di certo non sazierà mai il mio immenso appetito.» ridacchiò Weiss in risposta alla cameriera quando questa si fece avanti. Volse uno sguardo fugace nella direzione di Amber, deciso a volerne catturare la reazione a seguito di quel suo “abbondante” ordine e confessione. Dopo tutta quella malinconia e disagio che entrambi avevano provato nei precedenti argomenti, forse un po’ di allegria e comicità avrebbe giovato ad entrambi; sperò solo che Amber non lo giudicasse troppo aspramente, ritenendolo superficiale e infantile.
Solo quando la cameriera se ne fu andata, l'Auror sghignazzò con aria divertita. Era un gran giocherellone dopotutto e se non fosse per il suo carattere allegro e solare nei confronti degli altri, probabilmente tutti annoierebbero. Aiden ovviamente si comportava in quel modo solo per far star meglio le persone in contatto con lui, cedendo una buona fetta di positività piuttosto che tenerla sé stesso; non era mai stato un tipo egoista dopotutto, ma al massimo l’esatto opposto: era un uomo generoso e che amava dare senza mai chiedere nulla in cambio. Al tempo stesso l’Irlandese cercava di assorbire il dolore altrui e farlo proprio, come se si trattasse di una sorta di baratto: ingiusto, sì, ma pur sempre uno scambio che lui accettava ben volentieri.
«E per il resto a scuola come vanno le cose? Gli esami diventano ogni anno più duri?»
Questa volta sembrò toccare a lui fare qualche domanda, sperando di non aver toccato un tasto dolente come era successo con Nieve. Avrebbe faticato a dimenticarsi una simile reazione, ma era anche vero che ogni studente prendeva la scuola in maniera del tutto soggettiva e strettamente personale. Amber avrebbe potuto prenderla meglio o peggio, questo Aiden non poteva di certo prevederlo, ma tentò comunque l'azzardo.



Edited by Aiden Weiss - 1/10/2018, 00:35
 
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view post Posted on 3/10/2018, 09:30
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Cosa voleva sentirsi dire? Se l'era chiesto senza trovare una risposta che la soddisfacesse. Era talmente delusa da se stessa che si era quasi imposta di sperare che Aiden non rispondesse perché lei non aveva più il diritto di sapere niente. Voleva davvero capire se Killian passava le sue ore a firmare carte e compilare verbali? Sarebbe stata meglio se avesse saputo che una parte del suo lavoro era noiosa o se avesse potuto - nei momenti in cui non poteva evitare di pensare a lui - immaginarlo in un ufficio, dietro una scrivania? Oppure avrebbe preferito figurarselo in missione, magari costantemente a rischio ma impegnato in qualcosa che non la riguardava per niente? Non lo sapeva. Non sapeva quale opzione - anche tra quelle non espresse - avrebbe potuto sollevarle il morale. Di una cosa però era certa: chiedere non l'avrebbe aiutata a smettere di tormentarsi. Aveva dato fuoco a tutto, ora non poteva certo sperare che fosse Weiss ad indurre la fase successiva ma, soprattutto, non lo voleva. Alla fine aveva davvero chiedersi se si potesse risorgere dalle ceneri? Lei, che in quelle ceneri era affondata come fosse il più logoro dei relitti. Quel senso di angoscia che l'aveva accompagnata negli ultimi giorni, poco prima del ritorno ad Hogwarts, tornò a presentarsi e con lui anche il desiderio di cambiare argomento. «E' chiarissimo, la medaglia in fondo ha sempre due facce» concluse, ora più che mai convinta di dover mettere un freno alla sua curiosità.Un tirato sorriso accompagnò le parole, a voler dire che - in fondo - più di così non avrebbe chiesto. Quella strada non l'avrebbe portata da nessuna parte e lei dal principio non avrebbe dovuto percorrerla. Ma perché diamine aveva pensato di trascinare un Auror al Jasmine Tea con la pretesa di potersi sentire per un attimo più vicina a Killian? Fu una fitta al cuore il solo realizzare quel pensiero.. era per quello che l'aveva fatto? Aveva sfruttato la scusante della missione a Gerusalemme, che poi non era che un pretesto, solo per poter trascorrere qualche minuto con qualcuno che potesse fare da ponte metaforico tra lei e la persona che più al mondo sentiva di aver ferito e che altrettanto impunemente l'aveva pugnalata? Prendere coscienza della cosa le strinse lo stomaco in una morsa gelida. Aveva creduto di poterlo dimenticare, ed invece al presentarsi di quel'occasione non aveva lasciato perdere. Non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo fin dal principio. Dopo tutti quei mesi avrebbe solo dovuto elaborare l'evidente perdita e non cercare niente che potesse darle anche un piccolo scorcio sulla vita di cui non avrebbe più dovuto sentir parlare.

«Quando ho tempo, sì, hanno una buona scorta di Tè» rispose, cercando di tirarsi fuori con le unghie e con i denti dalla fossa che si era scavata da sola.«.. ed il posto è così tranquillo che sembra quasi irreale nel bel mezzo del traffico magico e babbano di Londra.» concluse, senza accorgersi di averne scavata un'altra. Aveva poi tanta importanza che lui sapesse che le piaceva trascorrere un po' di tempo lì? Probabilmente sì, cosa le impediva di pensare che potesse in futuro cercarla proprio al Jasmine tea? Rivelare i propri posti "sicuri" non era una cosa che amava fare, e non avrebbe dovuto farlo nemmeno in quel momento. Così le cose che avrebbe fatto meglio ad evitare erano già due. Troppe per un breve ritaglio di tempo concesso a Gerusalemme e poi esteso ad altro. Ma prima che potesse tranquillizzarsi con un chiaro " beh, un solo muffin e sarà finita", Aiden ne ordinò dodici solo per sé. Allibita ed incapace di nascondere il primo stupore, così come Meera al suo fianco - che al contrario di Amber sorrise divertita ed ammiccante al rosso- , osservò l'Auror e si chiese se in qualche modo avesse fatto colazione o se fosse a digiuno da un giorno intero. Mai si sarebbe permessa di esprimere un giudizio, in ogni caso, ma lo stupore comparso come un lampo avrebbe dato comunque tempo al mago di comprendere come quel dettaglio avesse attirato la sua attenzione. Non passò inosservato anche quello sguardo che, nell'atto di andarsene, la cameriera aveva lanciato al cliente, possibile che lui fosse un tipo attraente per Meera? Non era certo affar suo, ma non era nemmeno tanto sciocca da non capire cosa accadesse intorno a lei. Se lei aveva scelto di ignorare totalmente il genere maschile negli ultimi mesi - non che generalmente vi prestasse poi tanta attenzione - non era certo così per il resto dell'universo femminile. Avrebbe potuto trarre un sospiro di sollievo, se solo l'ombra delle chiacchiere di circostanza non avesse deciso di incombere su di loro sotto forma di innocente domanda generale: "E per il resto a scuola come vanno le cose?".

Amber avrebbe voluto ridere per l'ingenuità bonaria di quella richiesta, ma non lo fece. Quella che per tutti non era che una normale conversazione non si sarebbe mai adattata ad una come lei, oltre al fatto che non riteneva opportuno dover rendere conto ad altri del suo andamento scolastico. Correva troppo con l'immaginazione, lo sapeva, e l'incapacità di sopportare l'ennesimo giudizio era talmente radicata in lei che anche se Weiss non sembrava altro che un mago gentile ed accomodante, per lei si era appena eretto a giudice senza mandato ufficiale. Non erano amici, erano conoscenti e quel genere di domande non avrebbe mai trovato grande spunto di conversazione in quel frangente. E si chiese inevitabilmente, mentre lo sguardo passava in rassegna Aiden - che non mancava di osservare ripetutamente lei ed i suoi modi - se non fossero davvero già arrivati al non avere più niente da dirsi per ricorrere a quei temi. Il "resto" era quasi peggio del timore per gli esami imminenti, ma nessuna delle due cose avrebbe lasciato le sue labbra. Tamburellò lentamente con le dita sulla porcellana della tazza. L'Auror aveva avuto fortuna nel trovarla talmente sfinita da arrivare a concedere così tanto di sé, ma Amber aveva ancora dei soldati armati pronti a difendere il suo castello, sebbene non fosse rimasto molto da proteggere e si erano allarmati sul finale di quella conversazione. «Hogwarts è sempre la stessa, anche se il corpo docenti ora è nettamente più giovane, e questo credo sia un bene per la nostra preparazione.» Deviò la domanda su qualcosa di altrettanto generico - mentre i Muffin arrivavano al tavolo - parlando con calma e tranquillità, senza far trasparire il disagio che la domanda aveva istigato. Nonostante i suoi pensieri e quelle iridi ora meno leggibili, Amber volle attenersi al " ok, rimaniamo sul neutrale e dopo i muffin, addio".



:fru:

 
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view post Posted on 5/10/2018, 21:22
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Aiden Weiss

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Un mezzo sorriso apparve sulle labbra, ma si presentò un tantino storto, evidenziando quanto quella “medaglia” - così come Amber l'aveva giustamente chiamata - non fosse gradita in tutto e per tutto. Era ovvio però che in ogni cosa vi fosse un lato bello e un lato brutto, il mondo in fin dei conti era sempre stato composto da un lato chiaro e un lato oscuro, così come lo erano le persone. Ad ogni modo, ciò che il vasto Universo aveva da offrire lo si poteva apprezzare nella sua interezza, in minima parte oppure affatto: le scelte alla fine erano quelle, altre non ve n’erano.
Aiden non disse nulla in merito alla frase di Amber, nemmeno le concesse l’eco di una conferma, la sua espressione dopotutto parlava già da sé; la ragazza avrebbe quindi potuto trarre le dovute conclusioni fissandolo e traducendo il suo sorriso.

«E’ vero. E’ stranamente tranquillo nonostante i ritmi della vita londinese.» convenne mentre si guardò attorno, fissando gli arredamenti del posto e dando una lunga sbirciata al dì là della vetrata, intravedendo alcuni mezzi di trasporto Babbani mentre la pioggia rimbalzava su ogni superficie che toccava. «Ma io preferisco di gran lunga passare il mio tempo libero davanti ad un corno di Idromele ai Tre Manici di Scopa. Almeno affogo bene i dispiaceri della vita.» sospirò, concedendo ad Amber quella piccola confessione. Non che si sentisse in debito verso di lei per aver risposto alla sua domanda curiosa e posta al fine di mantenere la conversazione attiva; per lo meno non sarebbero sprofondati in un silenzio tombale ed imbarazzante, spingendoli ad ultimare quel loro sollazzamento dietro le tazze di the e poi ognuno per la propria strada.
Le reazioni che ottenne sia da Amber che dalla cameriera lo fecero quasi soffocare con una risata bonaria, che minacciò di lasciare la sua bocca se solo non se la fosse coperta con una mano in tempo. Se sua madre fosse stata presente gli avrebbe assestato il ceffone più forte e pesante che possedeva nel proprio repertorio, sfoggiando tutto il proprio disappunto per aver appena infranto una delle tante “buone maniere” che con tanta fatica e forza aveva cercato di inculcargli; ma non era di certo colpa di Aiden se aveva sempre una gran fame. L’intensa attività fisica e il lavoro che svolgeva non potevano di certo contribuire nel tenere a bada l’appetito bestiale che albergava in lui. C’erano casi in cui saltava un pasto, raramente due, ma ad ogni modo quando era in procinto di consumare un pranzo o una cena, ecco che il proprio corpo pretendeva un apporto di viveri quanto un esercito intero.
In quel frangente, a sua discolpa, Weiss avrebbe potuto affermare di essersi solo concesso un caffè quella mattina; e ora il proprio corpo bramava una cospicua dose di calorie se voleva reggere la giornata lavorativa e la sessione di pesi che svolgeva in ufficio nei momenti morti.
«Perdonatemi!» sghignazzò senza alcuna traccia di malizia. «Non ho fatto proprio in tempo ad addentare nulla stamattina...» Una lieve sfumatura rossastra imporporò le guance dell’Auror, palesando il proprio imbarazzo. ... e sono pure goloso! aggiunse mentalmente, ma senza dare una voce a tale pensiero; sarebbe stato sicuramente troppo vergognoso.

La domanda che aveva rivolto ad Amber sembrò renderla alquanto laconica, in quanto si limitò a rispondere con lo stretto necessario. L’Auror si fece bastare il tutto con un piccolo sorriso e annuì, come soddisfatto. Non sprecò alcun tipo di pensiero o considerazione verso Dorian o Atena o Christopher, i suoi tre colleghi che ricoprivano anche il ruolo di Docenti ad Hogwarts: non perché nutrisse chissà quale affetto o rancore nei loro confronti, ma semplicemente perché non era mai riuscito a stabilire alcun tipo di rapporto con quei tre e a lui - di certo - andava bene così; gli era già bastato farsi un’idea al Ballo del Plenilunio di due anni prima e da allora aveva deciso di farsi scivolare le cose addosso, semplicemente perché non ne valeva la pena.
Quando arrivarono i mini-muffin, Aiden ringraziò la cameriera e poi sistemò il piattino al centro, garantendo ad Amber di potersi servire senza troppe cerimonie. Era un uomo di parola: le aveva chiesto se poteva offrirle un dolcetto e ora le stava permettendo di usufruire della sua stessa ordinazione. «Serviti pure!» Non aggiunse che le avrebbe tranciato una mano nel caso si fosse spinta a divorare più dolcetti di lui, infondo non era da Aiden e poi - se proprio non fosse riuscito a contenere la fame - ne avrebbe richiesti altri. La galanteria ebbe la precedenza su tutto, persino sul suo stomaco senza fondo.
Afferrò un mini-muffin e lo sollevò con due dita, osservando le scaglie di cocco sulla cima con estrema soddisfazione, per poi addentarne una parte e iniziando così a masticare; estasiato nel percepire il proprio ingrediente preferito nei dolci, Aiden socchiuse gli occhi e giurò di aver appena raggiunto il Nirvana. Cocco e pasta alle mandorle si sposavano a meraviglia e si sarebbe fatto venire il diabete con estremo piacere se ciò avrebbe significato mangiare ancora e ancora quella delizia. Sembrava un bambino, ma almeno era felice.
Solo quando ebbe finito il primo mini-muffin, l’Auror si passò le dita sulla barba con l’intenzione di spolverarla dalle probabili briciole del cocco, per poi farsi improvvisamente serio. Aveva una cosa da chiedere ad Amber, un favore per la precisione, riguardo una persona a cui teneva molto e che indubbiamente lei conosceva. Erano state fianco a fianco a Gerusalemme, perciò era quasi certo che la conoscesse, almeno di vista, o sarebbe stato troppo strano. «Posso chiederti una cosa, Amber?» mormorò. «So che non ci conosciamo bene, però avrei bisogno che portassi un messaggio da parte mia a Nieve Rigos. Suppongo la conosci almeno di vista, visto che era con te a Gerusalemme... e non con me.» Quella confessione finale gli bruciava quanto le ustioni che si era procurato nella spedizione di Atene, solo che gli stavano divorando l’anima. Il suo era un orgoglio ferito, un fallimento nei confronti di un’amica che sicuramente avrebbe voluto saperlo al proprio fianco e non contro, oltre che ad aiutarla ad affrontare meglio lo choc post-evento. E cosa aveva fatto lui? Le aveva cantato una fottuta ninna-nanna irlandese per farla rilassare mentre si riposava in infermeria, non aveva neppure avuto la forza necessaria per obliviarla e privarla del ricordo di quell’orribile esperienza. Non l’aveva protetta abbastanza, non come avrebbe voluto fare. «Puoi dirle che mi dispiace se non sono riuscito a prendermi cura di lei? Le manderei tutto per lettera ma… lei sa che odio parlare di certe cose dietro un pezzo di pergamena.»


Qualcosina di nuovo mi è venuto in mente :ue: Si può dire che Aiden e Amber si ringrazieranno a vicenda, probabilmente. :secret:

 
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view post Posted on 9/10/2018, 08:04
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Affogare i dispiaceri della vita in un boccale di idromele ai Tre Manici di Scopa non era propriamente nelle sue corde, ma Amber non poteva negare che l'immagine mentale formatasi si sarebbe prestata bene per dipingere Aiden. Le sarebbe bastato cambiare lo sfondo, aumentare gli avventori, e sostituire la tazza con un corno ricolmo di una delle bevande più famose del locale et voilà, senza alcuna difficoltà il rosso avrebbe potuto adattarsi a quel contesto mentale. Tutto l'opposto di quanto invece sembrasse stonare, nei suoi pensieri almeno, al Jasmine Tea. Non volle pronunciarsi sul livello di appetito che il mago stava sottolineando, e mentre Meera sorrideva con gusto alle battute, quasi desiderosa di rimanere ad ascoltare per ore, lei si perdeva in quei pensieri inutili. Un toccasana per qualcuno che aveva passato anche troppo tempo a pensare a qualcosa di ben oltre la propria portata. «Ad ognuno il suo» Disse, alzando appena le spalle e riprendendo il filo del discorso che rischiava di perdere. Avrebbe accennato un sorriso di circostanza perché l'altro non si sentisse giudicato, l'ultima che aveva diritto di esprimere il proprio giudizio era lei. Però una cosa era vera, non era il tipo da trovare conforto nel cibo o nel bere, ma forse l'inghippo era proprio quello: Amber non cercava conforto. O almeno non quello che portava all'oblio. Sbagliava? Di certo passare l'estate a maledirsi non era stato un buon modo per dimenticare quanto accaduto ad un bel po' di isolati di distanza da lì e la prova era proprio davanti a lei. Ingoiò l'amaro boccone della verità non senza definirsi una pietosa replica di se stessa.

L'arrivo del vassoio con i dolcetti fu provvidenziale ma al tempo stesso sancì nettamente la fine di quella conversazione. Amber da settimane era diventata quasi incorporea, viveva a metà, con un piede nella realtà ed uno nella gabbia della sua mente, costruita appositamente per rinchiudere il suo "Io". Con poco si distraeva e nessuno aveva i biglietti per quel luogo mentale in cui finiva per rimanere più a lungo del dovuto, e fu così anche con i Mini-Muffin. Vedere quell'esercito di dodici posti da un lato del vassoio e quell'uno solitario a fronteggiarli la fece sorridere amaramente. Era iniziato tutto con Gerusalemme e proprio quell'insolito schemino le ricordava come si fosse sentita incredibilmente sola - quasi per sua scelta - durante la missione nel passato. «Mmh?» si riscosse dalla sua distrazione quando percepì le parole di Aiden che gentilmente si offriva di condividere con lei parte del proprio esercito. «Oh.. no, grazie.» rifiutò con gentilezza, o almeno con tutta quella che riusciva a trovare, per non sembrare scortese. Lei non divideva mai il cibo con nessuno e viceversa, non era abituata a quei gesti, ma trovò una scusante ben più valida del suo personale vissuto: «Non sono io quella che non ha fatto colazione stamattina», aggiunse consapevole che avrebbe voluto dire che alla fine aveva ascoltato la spiegazione dell'Auror a fronte dello stupore delle due ragazze. Allungò la mano per afferrare il solitario muffin che aveva scelto, sebbene lo stomaco non reclamasse nulla. Fece appena in tempo ad addentarne mezzo, che la serietà di Aiden la convinse ad abbassare il resto del dolcetto e prestargli completa attenzione. Aveva mostrato molto di sé solo con le proprie espressioni, dal rossore d'imbarazzo al divertimento, alla curiosità, era un uomo indubbiamente genuino non era poi così difficile leggerlo nei suoi occhi blu.

In ascolto, Amber tornò composta. La tazzina di Tè era ormai vuota, ma era evidente che ci fosse ancora qualcosa a tenere l'Auror lì con lei ed era sul punto di scoprirlo. Con il senno di poi sarebbe stato meglio finirla prima ancora di arrivare ai muffin. Non vedeva e non parlava con Nieve da alcuni giorni, precisamente dal diverbio sull'Hogwarts Express ed in verità la bionda aveva fatto in modo di giostrarsi con i turni per non finire in ronda con lei per altre settimane. Si era detta di doverle stare distante perché nemmeno se si fosse scusata l'avrebbe perdonata, e poi di certo la ragazzina aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno ed Amber non aveva la minima intenzione di fare nuovamente da muro di gomma. Era stato così difficile contenere il nervosismo per non mandare in fiamme un'amicizia che quando la miccia l'aveva accesa l'altra, non l'aveva nemmeno fermata. Non aveva ancora deciso di chi fosse la colpa, ma era altrettanto stanca di identificarsi come carnefice universale. Non si premurò di nascondere la serietà che quella richiesta aveva portato alla luce e meno che meno il tremolio fulmineo di chi deve reprimere ogni istinto per non sparare a zero su una persona con un'altra. Lui si preoccupava di non essersi preso cura di Nieve? Lui? Amber lasciò che una risata ironica e per niente rassicurante - dettata anche e soprattutto dal livello di frustrazione raggiunto - sfuggisse volutamente al suo controllo. Non voleva che Aiden pensasse che fosse colpa sua, ovviamente, ma un paio di parole per Nieve Rigos le avrebbe spese. Prima di rispondere raccolse la mantella. C'erano molte cose che non andavano bene in quel discorso. Lei non era un Gufo, per citarne una. Era stata a lei a vivere l'avventura con Nieve, per aggiungere la seconda. Voleva forse dirle anche lui che non si era presa cura abbastanza dei suoi compagni di avventura? Aveva almeno una vaga idea di come fossero andate le cose sulle mura in fiamme? Era forse a lui che si era stretta la Grifondoro quando aveva raggiunto con l'ultimo balzo le mura del Palazzo di Erode? *No* Si alzò in piedi.

«Mi dispiace, questo non lo posso fare.» aggiunse con serietà, non era con lui che ce l'aveva, non del tutto almeno, ma nelle iridi fiammeggiavano mille "non detti" e qualcosa certo sarebbe sfuggito alle imposizioni rigide. «Non solo la conosco, sono stata con lei per tutto il tempo a Gerusalemme. Ogni istante, ogni respiro, ogni ferita.» trattenne il "quindi non puoi venire a dirmi che ho fatto un pessimo lavoro" che però sarebbe stato percepibile dal tono usato. Sottile, tagliente. Bruciava anche sapere che, dopo quella missione, nessuno si era invece preoccupato per lei. Nessuno le aveva chiesto come fosse stato, forse era bastato sapere che non avesse riportato gravi ferite per ignorare quanto invece il suo spirito aveva subito. E Nieve era un'ingrata. «....sappi che Nieve Rigos sa arrangiarsi benissimo anche da sola.» Un lampo di delusione per quel "Vaffanculo Amber" che pesava come un macigno la costrinse a stringere con troppa forza il tessuto della mantellina mentre l'indossava. Non le avrebbe portato alcun messaggio perché non voleva né vederla, né parlarle ed ancora meno voleva sentire altri commentare le sue gesta. Non volle nemmeno interrogarsi sul perché Aiden fosse così interessato alla studentessa, non voleva aprire il capitolo " Auror - Studente" che ancor di più stringeva la morsa sul suo cuore. Fece quei poco passi che l'avrebbero portata più vicina ad Aiden, ma anche in rotta verso l'ingresso e dunque l'uscita del Jasmine Tea. «Credo che dovrai avvalerti di un pezzo di pergamena ed un buon Gufo, perché non intendo farlo Aiden.» e dopo aggiunse: «Ora devo tornare ad Hogwarts. Puoi lasciare tutto sul mio conto, la cameriera mi conosce». Attese una reazione.



Ho la netta sensazione che i ringraziamenti di Amber tarderanno.
... AH, il tasto "Nieve Rigos" *fru, brutta faccenda cara mia :flower:

 
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Si ritrovò a ricambiare il piccolo sorriso di Amber, sentendosi entusiasta nel non essere stato giudicato con durezza per quella sua fame senza fine. La cameriera, invece, sembrò la più divertita di tutti ma lui non ci badò più di tanto: ormai si poteva dire che con le donne i capitoli fossero già belli che conclusi, lasciando così le pagine del proprio libro esistenziale bianche, completamente vuote. Non pensare alle donne, in quel momento, gli venne incredibilmente naturale e cercò di focalizzarsi su possibili argomenti con cui poteva discutere con Amber; sempre se lei ne aveva voglia, era ovvio.
Non insistette quando la ragazza rifiutò cordialmente la propria offerta, concentrandosi solo ed esclusivamente sul proprio e solitario dolcetto. A quel punto lui aveva scrollato le spalle e si portò alla bocca una metà del mini-muffin, gustandoselo mentre attese una risposta da lei. L’attimo dopo però smise di masticare all’improvviso, fissando Amber alquanto esterrefatto. Il primo pensiero che gli balenò alla mente nel vedere la bionda rifiutarsi in maniera assolutamente categorica e tagliente, fu: E feci la cazzata… Come sempre. Roteò quindi gli occhi a quel pensiero, non di certo per il rifiuto della ragazza a quella sua richiesta. Subito dopo altri pensieri urtarono la mente dell’Auror, con una certa prepotenza, portandolo a credere che doveva essere successo qualcosa tra le due. Cos’era andato storto dunque tra le due compagne Ribelli? Cosa aveva fatto Nieve per scatenare una simile reazione in Amber, che fin ad un attimo prima le era sembrata una ragazza calma e gentile, forse un po’ distaccata e sulle sue, ma comunque tranquilla?
Vedendo la giovane Strega afferrare la propria mantella e avviarsi verso la porta per prendere congedo, Aiden scattò in piedi. Agì d’istinto, mosso dal desiderio di chiederle scusa per aver colpito un nervo scoperto, completamente ignaro di quali fossero i rapporti tra le due - infondo aveva solo dato per scontato che almeno si conoscessero di vista o di nome -, ma anche perché non poteva tollerare di lasciarla pagare anche per lui, sebbene l’avesse invitato lei. L’Onore glielo avrebbe impedito, a qualsiasi costo.
Gli bastò percorrere la distanza tra sé e Amber con due poderose falcate, per poi bloccarla per un braccio, in una stretta per nulla prepotente, ma semmai delicata e un tantino decisa. «Amber, ti prego.» esclamò, cercando di esercitare quel tanto di forza per impedirle di sgusciare via dalla sua presa ma senza farle male. «Sentì, so che non sei un gufo, mi rincresce averti fatta sentire ciò. Ma ancor di più mi dispiace averti offesa inconsapevolmente. Non avevo idea del tipo di rapporto che hai con la Rigos, supponevo la conoscessi almeno di nome visto che era in squadra con te.» Poi prese un lungo respiro. «E credimi se ti dico che avrei voluto esserci io a prendermi tutte le vostre ferite. Avrei sopportato il dolore per ognuno di voi, di ogni partecipante, indipendentemente dalla squadra di appartenenza. Mi sarei preso cura di ognuno di voi proprio come ho fatto con Eloise.» Si concesse una pausa, il tempo necessario per studiare una possibile reazione da parte di Amber. «E in un certo senso mi dispiace non esserci stato per voi Ribelli. Se non ci fossero state le divisioni, io… Io l’avrei fatto! Però se dovesse accadere ancora, in una prossima scampagnata, beh… che i miei Antenati mi sputino addosso se non mi dovessi opporre!» E quell’ultima frase la disse tra i denti. Era ancora piuttosto furioso della cosa.
In tutto quel discorso, forse Amber avrebbe potuto comprendere che Aiden si sarebbe opposto ad ulteriori divisioni e che avrebbe fatto di tutto per proteggere i ragazzi sotto un’unica bandiera. Era forse un modo per fare ammenda per le mancate cure verso Amber e gli altri Ribelli?
Lo era decisamente, quanto lo era stato - in parte - quel lasso di tempo trascorso insieme al Jasmine Tea: Aiden voleva sdebitarsi con lei per non esserci stato, sebbene fosse stata affidata a Carter.


E io che volevo tenermi sta chiccina finale per il futuro e tu invece me la sfili come se niente fosse! :ihih:

 
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view post Posted on 17/10/2018, 08:12
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Si era contenuta, era stata gentile in fondo no? Non aveva rivelato dettagli intimi della discussione recente con Nieve e si era tenuta abilmente per sé tutto quanto potesse dare della Grifondoro una pessima impressione esterna, e c'erano un paio di cose che avrebbero fatto al caso suo in quel momento. Ma rovinare qualunque rapporto ci fosse tra il Prefetto e l'Auror non era nelle sue intenzioni, ancor meno le importava. Aveva deciso che, qualunque fosse stata la reazione di Weiss lei sarebbe andata via. Non avrebbe fatto il messaggero per nessuno motivo al mondo, a quelle condizioni. Eppure lui sembrava di tutt'altra idea perché, scattando in piedi senza che lei potesse prevederlo - già gli dava le spalle - la raggiunse in poche falcate e la stretta, seppur lieve, con cui le prese il braccio attivò il suo sistema nervoso. Fulminea, Amber si voltò. I capelli biondi, come lame fendettero l'aria attorno ai due e senza pensarci due volte anche le iridi riprodussero l'immagine più tagliente possibile. L'espressione più dura che avesse in repertorio fece la sua comparsa l'istante successivo, quando lo sguardo passò dalle dita dell'Auror al suo volto. Cosa gli era preso? Come poteva pensare di limitare il suo spazio in quel modo? Oh, se c'era una cosa che Amber detestava era il contatto indesiderato, soprattutto se volto ad immobilizzarla in qualche modo, blando o meno che fosse. Gelida, l'acquamarina che si agitava nei suoi occhi divenne una lastra di ghiaccio impenetrabile e niente avrebbe mai fatto capire ad Aiden di aver fatto la cosa giusta, tutto in lei gridava: "Togli quella mano dal mio braccio. Adesso". Ma lui non sembrava intendere, convinto - forse a ragione - che solo tenerla ferma gli avrebbe consentito di aprire le valvole di sfogo del suo personale fiume in piena. Velenosa come il più letale dei serpenti, l'ansia che quel tocco le aveva provocato salì a stringerle la gola; cosa diavolo voleva significare quel gesto? Se non gli andava bene che se ne andasse poteva parlarle comunque, ma di certo non bloccarla a pochi passi dall'uscita, davanti a quelle poche persone che frequentavano il locale a quell'ora e Meera, che solo Morgana sapeva cosa diamine avrebbe pensato. Quello era stato un errore in piena regola, uno che era bene non commettere con Amber. Non poteva vederla, ma la mano destra libera era corsa allo scomparto interno della mantellina dedicato alla bacchetta, d'istinto. Non avrebbe certo osato puntargliela contro in un frangente simile, ma fosse stata fuori in una via più buia e non con una Auror, avrebbe certo minacciato quel semi sconosciuto se non le avesse in fretta liberato il braccio.

Fu solo quel "Amber, ti prego" ad incuriosirla, altrimenti avrebbe tentato lo strattone secco per liberarsi di lui immediatamente, e defilarsi sul serio. Percependo quel briciolo di forza in più, in lei trovò spazio anche il timore di non riuscire nemmeno a tornare ad Hogwarts. Aveva preso un tè con quell'uomo, non poteva dire di conoscerlo, e di certo non si stava meritando la sua fiducia. Non voleva lasciarlo parlare, ma il suo nominare Eloise aggiunse benzina sul fuoco che divampava nello sguardo sempre più crudo che gli rivolgeva. Non solo le stava dicendo che nessuno di loro - lei compresa - sembrava cavarsela da solo, e che Nieve sarebbe stata meglio sotto la sua ala, ma che per di più aveva affrontato quella guerra con Eloise, esattamente come Amber avrebbe voluto. Era troppo, e tutto assieme. Certo avrebbe potuto vedere il buono di fondo, l'eroe che si dipingeva dinanzi a lei, e quegli ideali di protezione che avrebbero fatto impallidire il più impavido dei guerrieri. E invece no. Quando tutto il discorso giunse alla fine, coinvolgimento degli antenati compreso, Amber non perse la durezza mantenuta fino a quel momento. Abbassando il tono di voce abbastanza perché risultasse tagliente si affrettò a dire: «Ora devi lasciare il mio braccio.» e non era una domanda, ma un'imposizione che si aspettava venisse rispettata, perché non aveva intenzione di fare una scenata nel bel mezzo dell'ingresso al locale ed ancora meno rendere evidente a chiunque il suo personale fastidio. Ma perché era dovuto arrivare a tanto? Cosa in lei gli aveva fatto credere di poterla toccare? «Non rimarrò a farmi dire come avresti gestito le cose se a Gerusalemme fosse andata diversamente, o quanti di noi avresti potuto difendere, né voglio sapere in quanti e quali modi ti sei preso cura di Eloise. Avere una balia non ci insegna ad affrontare la realtà, per brutta che sia.» trattenne un sospiro « Per quanto riguarda Nieve puoi farti raccontare da lei come è andata, sono certa che non vedrà l'ora di dirtelo, di persona. Ma dovrai scriverle tu.» E con quello avrebbe potuto chiudere il discorso, ed evitargli un discorso sull'evidente incomprensione in atto; Amber non aveva sentito il bisogno di più protezione, si era semplicemente sentita inutile, ma di certo aveva apprezzato il fatto di dover fare da sola. Eppure un pungolo feroce la costrinse ad aggiungere una cosa particolarmente ovvia per lei. Era stanca di chi si ergeva a "difensore universale" senza avere reale cognizione di chi era davvero che doveva difendere, e meno che meno senza essere richiesto espressamente come tale. La sola idea la soffocava. Così, avvicinandosi di un passo, e mantenendo il suo contegno - nonostante fosse alterata il tono di voce era sempre rimasto neutro e per niente nervoso, quasi leggesse un editto senza enfasi - aggiunse: «Noi non siamo bambini.»


:ihih: OPS.
Ah... Amberina ed il contatto.. Nu nu nu. Ops x2 :fru:



Edited by ˜Serenitÿ - 13/11/2018, 08:35
 
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view post Posted on 6/11/2018, 10:20
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Aiden Weiss

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Non gliene importava se stava dando spettacolo, in quel preciso istante c’erano solo lui e Amber. Per quanto non si conoscessero affatto, per quanto quel passo falso aveva quasi certamente sfumato ogni possibilità di una microscopica manciata di fiducia da parte della Tassorosso, Aiden aveva cercato di essere sé stesso e farsi perdonare.
Si ritrovò a pensare, sotto quegli occhi taglienti come due lame, perché proprio Amber non riuscisse a capirlo, a comprendere la sua indole; non si riteneva un Eroe, né tanto meno un Salvatore, ma era semplicemente un uomo che prendeva molto seriamente il proprio lavoro e aveva a cuore la sicurezza delle persone, conosciute o sconosciute che fossero. Ritrovarsi alla gogna solamente perché le sue parole erano suonate come un modo per sminuire le capacità di Amber e degli altri, all’Auror faceva certamente male al proprio Onore e Orgoglio. Tuttavia Weiss non lo diede a vedere, ma si mostrò profondamente addolorato.
La colpa, ovviamente, era solo sua. Non aveva idea di cose avesse spinto la bionda a reagire in quel modo, ma in ogni caso Aiden si ritenne l’unico fautore di quell’incresciosa situazione e se ne rammaricò tantissimo, perché lei di certo non meritava di andarsene con un simile epilogo; eppure pareva l’unico tipo di finale possibile, altre opzioni esistevano o non apparvero possibili idee nella mente del fulvo.
Lasciò andare la presa all’improvviso, gli occhi di Amber gli stavano lanciando un chiaro messaggio e lui di certo lo tradusse in maniera tempestiva. Le dita forti dell’Auror si staccarono dunque dall’arto della ragazza, in quello che fu un gesto colmo di rassegnazione e sconfitta. In un altro contesto, molto probabilmente, Aiden non avrebbe ceduto a quella presa di posizione da parte di Amber, ma dovette riconoscere che non poteva di certo costringerla a restare.
«Volevo solo proteggervi, come il mio ruolo mi imponeva. Mi dispiace essere un uomo che prende troppo seriamente il proprio lavoro e che si mostra molto protettivo. Non volevo offenderti, né te né i tuoi compagni. Io… Io volevo solo fare il mio dovere...» Abbassò il capo, visibilmente mortificato. Per quanto odiasse mostrarsi così remissivo, all’Auror non restava altra scelta: se avesse insistito probabilmente avrebbe solamente aggravato la situazione e non voleva inimicarsi Amber più di quanto già aveva fatto. «Ti chiedo scusa.» aggiunse, mordendosi appena un labbro.
Alzò appena lo sguardo quando percepì un passo di Amber in avanti e nell’udire quella frase finale, Aiden si sentì un’idiota colossale: non aveva capito quanto alla ragazza desse fastidio l’essere trattata come una bambina. Lui non la riteneva tale, non l’aveva mai pensato, né di lei né di nessun altro studente che aveva preso parte alla spedizione a Gerusalemme. Non seppe però spiegarsi come mai Amber avesse frainteso i suoi modi di fare, la sua protettività che spesso e volentieri sfociava in qualcosa di veramente estremo e pesante, di ciò che lui era; per questo si sentì ferito, ma non osò ribattere in maniera furente come era solito reagire. Rimase calmo, ma gli occhi urlavano il proprio dispiacere, in una silente richiesta di perdono.
«Lo so...» mormorò soltanto.
Se Amber avesse scelto di andarsene, lui non glielo avrebbe impedito, anche se avrebbe voluto chiarire con tutte le sue forze. Mise da parte la propria testardaggine per impedire che la giovane Hydra se ne andasse covando un maggiore rancore verso di lui.

 
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view post Posted on 13/11/2018, 09:39
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Nuovamente libera, Amber si rimpossessò del braccio con un gesto altrettanto repentino. Avrebbe potuto andarsene senza dire nulla, ma non era riuscita a frenare il desiderio di sottolineare come i concetti espressi da Aiden cozzassero l'un l'altro. Voleva salvarli tutti, eppure riconosceva che non fossero dei bambini bisognosi di una guardia del corpo a tempo pieno. La bionda si era fatta un'idea di chi aveva davanti, ma non sembrava che lui fosse in grado di ricambiare lo stesso favore. Scosse il capo, convinta più che mai che non esistesse una "normalità" per lei. Se una situazione poteva andare male, lo faceva senza un freno. Si era convinta che dopo lo scontro con Nieve, fosse meritevole almeno di un po' di pace... ed invece non era riuscita a stare tranquilla nemmeno per dieci giorni consecutivi. Ma se l'era cercata, aveva scelto lei quel percorso ed aveva scelto di invitare l'Auror a seguirla, ed ora quelle ragioni più profonde sembravano ancora più sciocche del desiderio di salvare ogni anima in quelle missioni nel passato. Chi poteva prendere in giro? Aiden non avrebbe mai potuto darle quello di cui aveva bisogno, nessuno sarebbe stato in grado di farlo, e lo capì anche dalle ultime parole pronunciate dal mago. Non stava a lei rassicurarlo su quanto i suoi ideali fossero giusti o sbagliati, avrebbe dovuto capirlo da solo. In ogni caso non era negli interessi della Tassorosso cambiare l'atteggiamento di qualcuno, ed ancora meno dopo aver visto i risultati e le "conquiste" terrificanti che aveva raggiunto grazie al proprio. Altro buco nell'acqua, insomma. Si trovò senza parole nel tentativo di rispondere a quella giustificazione che non aveva senso di esistere. Aiden non doveva spiegare a lei quali fossero i suoi ideali, Amber li aveva già capiti, ma di fronte alla realtà semplice dei fatti non poté che ritrovarsi senza nulla da dire. Non avrebbe mai sminuito il senso del dovere di qualcun altro, né gli avrebbe detto se fosse giusto o meno appellarsi solo a quello. Non erano le scuse di cui sentiva di avere bisogno quelle che lui aveva proferito. Chiunque in effetti avrebbe potuto scusarsi con lei per i motivi più vari, eppure alla bionda ogni parola sarebbe apparsa priva di senso, perché l'unica persona a cui riusciva a pensare era anche l'unica che - a ragione - non avrebbe voluto scusarsi mai più. La durezza dello sguardo acquamarina virò lentamente per riassestarsi su quella malinconia distruttiva da cui tutto era partito. Non era migliorato nulla.

Aiden Weiss era un individuo complesso nella sua apparente semplicità, ma nonostante il gesto che poco prima gli aveva fatto perdere parecchi punti, sembrava fosse essenzialmente "buono". Magari perfino troppo per la strada che aveva scelto di percorrere. Si chiese, in quel preciso momento, come avrebbe fatto un mago della sua indole a sopportare una vita intera di privazioni, sofferenze e probabili missioni fallite, se la sola idea di non aver salvato un gruppo di studenti l'aveva portato a reagire così. Dietro gli occhi blu sembrava celarsi un mare in burrasca, pronto a fare dell'Auror davanti ai suoi occhi un mago quasi imprevedibile. Perfino troppo per i suoi gusti. Così, ancora una volta, di fronte alla possibilità di indagare oltre Amber fece un passo indietro. Non le interessava. «Bene» Fu tutto quanto gli concesse come chiusura di quel dialogo che aveva sfiorato confini per lei invalicabili. Aveva già dato abbastanza nell'occhio, in piedi nel bel mezzo dell'ingresso, doveva tornare al Castello.

Non disse null'altro, fece solo un cenno con il capo, con l'espressione seria di poco prima ancora stampata in volto. Non volle nemmeno girarsi verso Meera, che li osservava ammutolita. Amber voltò solo le spalle all'Auror e scelse la via più breve per uscire dall'impiccio il prima possibile. Il tintinnio dei campanelli della porta trasparente fu tutto quanto scelse di lasciarsi alle spalle. L'umidità di Londra la accolse con il peggiore degli abbracci, che per lei fu comunque un toccasana. L'Autunno alle porte non lasciava scampo agli incauti senza una sciarpa. Impiegò incredibilmente poco a raggiungere il Wizard Store e nel breve tragitto pensieri di intricati cercarono di bussare alle porte del suo subconscio, ma tutti furono lasciati fuori, ad attendere nell'anticamera spoglia della sua mente. Era stanca di sbagliare, stanca di mettere sempre un piede in fallo e stanca di rivivere determinati momenti del suo recente passato ogni volta che si sentiva sopraffatta da sentimenti contrastanti. Afferrò la passaporta con poca grazia, chiuse gli occhi a Londra, e li riaprì ad Hogwarts. Di nuovo al sicuro.




 
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view post Posted on 26/11/2018, 14:59
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Aiden Weiss

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Aveva smesso di curarsi dei pensieri e giudizi altrui, ormai non si stupiva nemmeno più se incontrava una persona che si faceva un’idea sbagliata di lui o - nella maggior parte dei casi - non lo comprendevano. Talvolta persino lui non riusciva a comprendersi, forse ancora troppo segnato in profondità da quella solitudine che lo aveva da sempre accompagnato e con la quale aveva uno strano conflitto di amore-odio. Non diede quindi troppo peso se Amber lo stesse reputando un ipocrita o chissà cos’altro, anche perché forse - un poco almeno - lo era davvero. In ogni caso, però, Aiden dovette ammettere che seguire l’esempio di alcuni suoi colleghi, come faceva anche Killian, nel lasciarsi scivolare addosso qualsiasi cosa non era poi così male; era qualcosa di simile ad uno guscio protettivo che poteva garantire una certa dose di immunità da molti tipi di emozioni, come l’offesa o il dispiacere. Non sempre ci riusciva, ovviamente, ma quando ci riusciva nulla lo scalfiva.
Anche se tuttavia provava una sorta di inquietudine nell’aver ottenuto una simile reazione da parte della bionda, l’Auror dovette farselo comunque andar bene perché non era certamente un suo diritto o dovere farle cambiare idea o modo di fare.
Amber era Amber e lui era lui.
Rispettare la decisione della ragazza fu quindi l’unica scelta saggia che il fulvo potè abbracciare, tenendo quindi un certo grado di considerazione per quello che era l’essere interiore della giovane Tassorosso.

Un sorriso timido affiorò sulle sue labbra, cercando di smorzare la tensione tra loro, almeno per quello che sembrò annunciare un saluto definitivo. «Stammi bene, Amber. Grazie per la compagnia.» Ringraziarla per aver condiviso qualche minuto del suo tempo con lui fu quantomeno doveroso, e con estrema educazione non se lo fece mancare. Sarebbe anche potuto sembrare come l’uomo più complicato del mondo, ma almeno restava un uomo ben educato e gentile.
La lasciò andare per la propria strada senza aggiungere altro, mentre rimase fermo sul posto con le mani dietro la schiena e guardando la chioma bionda sparire pochi istanti dopo. Sospirò profondamente, per poi girarsi appena verso la cameriera con un piccolo sorriso tra il mortificato e il disagio. «Mi faccia pure il conto, per favore. Tutto il conto. E mi può mettere i restanti mini muffin in un sacchetto?» Poi un piccolo ghigno apparve sulle sue labbra e la Volpe che era il lui sembrò emergere, mentre nella propria mente iniziò già a stilare un complotto ai danni del caro Resween: lo avrebbe ingozzato per benino di dolcetti, nella remota speranza di strappargli un sorriso a trentadue denti, anche se non ci contava più di tanto. «Anzi, me ne aggiunga altri ai mirtilli. Sono sicuro che un mio caro collega sarà davvero entusiasta nel sapere che ho pensato anche a lui.»
Nella peggiore dei casi convincerà Rhaegar a mandarmi a pulire i cessi con la McFloo...
Pagò l’intero importo e poi prese anche lui l’uscita, coprendosi con il cappuccio del mantello e dirigendosi al Ministero: sarebbe stata una giornata piuttosto impegnativa, ma sarebbe sopravvissuto, come sempre.


Ti chiedo scusa per l'immenso ritardo :flower: Tuttavia alla fine ci siamo, abbiamo ufficialmente concluso. Grazie Amberella, spero di ribeccarti altrove, magari in una circostanza molto più tranquilla. :fru:

 
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25 replies since 6/9/2018, 12:44   468 views
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