Oὐροβόρος, Contest a tema: [Dicembre 2021] ~ The End

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view post Posted on 31/12/2021, 14:12
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L'episodio narrato si ricollega alla parte finale di questo contest e a questa e questa role.
Soundtrack consigliata: Behind blue eyes
Disclaimer: lo scritto presenta un contenuto forte e tematiche che potrebbe urtare la sensibilità del lettore, pertanto se ne sconsiglia la lettura a chi potrebbe esserne sensibilmente toccato.
il principio è la fine
L'aveva sporcata, corrotta e contaminata per otto intensi e lunghi mesi. In un turbine di favori più o meno leciti, nel comune accordo di cosa dovesse guidare le reciproche azioni, Lucien aveva finito per compiere l'errore più stupido che potesse commettere. Lo aveva rifuggito come se si fosse trattato del Vaiolo del Drago o della Febbre Malarica, avvalendosi della maestria propria di un disperato che non vuole riprovare quel dolore dilaniante che anni prima gli aveva fatto sfiorare la follia. Ma non era bastato, non con lei.
Le aveva gravitato attorno come un eremita al buio alla ricerca di una fonte di luce e lei era divenuta la candela che palpitava nell'oscurità, che lo riscaldava al bisogno e gli offriva la sua luce quando non vedeva altro che tenebre, mentre si scioglieva sotto il suo tocco e gli lasciava i polpastrelli intrisi di cera.
Gli aveva lasciato addosso quella sensazione di calore capace di annichilirlo e il suo profumo intenso come un marchio invisibile sulla pelle. Ma, si sa, col fuoco ci si può scottare e lui non si era dimostrato abbastanza cauto da evitare che accadesse.
Le prime avvisaglie erano emerse proprio da lei, facendogli drizzare le antenne e fiutare il pericolo. Una mattina, quasi per caso, avevano incrinato la barriera eretta per porre dettami solidi al loro rapporto e dopo che si erano detti cose intime taciute a terzi, Jane aveva nuovamente fatto un passo falso invitandolo a trascorrere insieme più tempo del necessario in terra scozzese. Il mago aveva tentennato a lungo, senza alla fine mancare l'invito, cercando di artigliare in maniera brusca e ridicola i brandelli di ciò che era già ormai troppo corrotto per poter essere riportato allo stato originale.
Parallelamente, il seme del Male aveva preso a germogliare in lui e la paura di mettere a rischio l'incolumità della Medimaga con le proprie scelte, lo aveva stretto in una morsa di consapevolezza ineluttabile. Pragmatico e puntiglioso, Lucien aveva cercato la strada più sicura per porre fine a qualcosa che avrebbe messo in pericolo entrambi, inclusa la stabilità raggiunta in anni speso a rifuggire qualsiasi coinvolgimento sentimentale.
Sotto i colpi martellanti dei suoi fianchi, Jane si accartocciava come una pergamena lambita dalle fiamme, imprigionata da sensazioni che la divoravano in profondità ed asservita a scariche che si propagavano come trecce roventi. Era la sera di Capodanno, il momento in cui finiva un ciclo per iniziarne uno nuovo; fuochi d'artificio esplodevano come ragnatele tra le stelle mentre Lucien e Jane raggiungevano l'obnubilamento dei sensi nascosti al mondo. L'aria di cui era impregnata la stanza sapeva di tempo finito, certezze disintegrate, futuro indefinito ed equilibri dissolti. La patina viscosa che rivestiva la pelle accaldata di Lucien si miscelò al groviglio di pensieri che lo investì non appena si accasciò sul materasso sformato. Il cuore, anziché decelerare i battiti forsennati, li accelerò. Con uno scatto ferino abbandonò il comodo giaciglio per rivestirsi rapidamente, senza mai volgere lo sguardo sulla strega; lo fece solo quando si rese conto di non poter più ritardare perché ormai la decisione era presa e non sarebbe tornato sui propri passi.
«Finiamola qui.»
La sua voce, arrochita dalle circostanze, si avvalse della pesantezza del piombo. Entrò negli occhi di Jane come un raggio luminoso in un bosco avvolto dalla nebbia, squarciando quella coltre che aveva protratto troppo a lungo l'inevitabile. Il mago sapeva che quel momento sarebbe dovuto giungere già da un pezzo e che vi erano molteplici strade per apporre quel punto in grado di scrivere un nuovo capitolo delle loro vite; vi aveva rimuginato a lungo e scelto la peggiore tra quelle percorribili.

È più doloroso venire pugnalati alle spalle da chi non ti aspetti che da uno sconosciuto. La lama trafigge la cute fredda come il ghiaccio, si fa spazio tra le fibre muscolari e penetra sempre più a fondo, sempre più crudele. Non fai nemmeno in tempo ad accorgerti di quello che è realmente successo che sei già senza fiato, il dolore ti avvolge nella sua stretta senza pietà e quando comprendi, è troppo tardi. Le parole di Lucien la colpirono talmente all’improvviso, inaspettate, che trascorse quasi un minuto di silenzio sospeso prima che sedimentassero nella coscienza di Jane. Finiamola qui. Misurate, chiare, inequivocabili. Sembrava che infine il francese avesse avuto il coraggio di interrompere la passeggiata sul bordo del precipizio che avevano iniziato un paio di mesi prima, quando inconsciamente avevano attraversato per la prima volta quel limite invalicabile che si erano imposti di comune accordo e che nelle settimane successive avevano sfiorato più di una volta.
« Bene. »
Il tono di voce di lei si mostrò asciutto e privo di inflessioni. Quell’avverbio di arresa le scivolò dalle labbra e mentre alzava lo sguardo per incrociare quello del mago – il cielo cristallino ormai un vago ricordo, mutato in un baratro profondo e indecifrabile come i primi tempi – avvertì un dolore pungente che non si aspettava di provare. Non con Lucien, almeno.

Lucien le si avvicinò finché a dividerli non furono che una manciata di centimetri; poteva aspirare il proprio odore su di lei ed avvertire la prima crepa sulla superficie nuda della pelle opalina. Lanciò rapide occhiate alla stanza avvolta dalla penombra, alla ricerca di quella dannata collana*. Quella o una fiala di Veritaserum avrebbero inficiato ogni sforzo che si apprestava a compiere e mentirle si sarebbe rivelato del tutto inutile. I sentimenti di Jane nei suoi confronti si erano rivelati gradualmente, come zucchero che sciogliendosi nei polmoni li avvolge e una volta palesati erano rimasti presenti in ogni loro successivo incontro. Lui, che era scivolato in quella fessura morbida per sbarrare il resto fuori, ne era rimasto inzaccherato.
Era giunto alla conclusione che se le avesse lasciato uno spiraglio di speranza a cui appigliarsi non sarebbe riuscito a raggiungere il suo scopo, mettendo a rischio entrambi. Oltre che per le proprie idee legate al Male, anche per i rischi di soffrire com’era successo durante l’unica relazione amorosa che si era concesso nella prima. Non avrebbe mai rischiato di patire quel dolore, si era detto.
Rendersi ripugnante e fare in modo che Jane trovasse la forza di mutare il suo amore in odio, aveva valutato essere il percorso più rapido e sicuro. Non lo avrebbe più cercato dopo il veleno che stava per rigettarle addosso.

«Mi hai stufato» Algido e granitico, egli calibrò le pause per non lasciarle modo di controbattere. «Ci siamo divertiti e ti ho sfruttata all'occorrenza, al di là delle parentesi carnali. E tu hai sfruttato me. Ma inizi a diventarmi scomoda; non che non abbia già cercato carne fresca nel frattempo, ma la svenevole bontà che anima ogni tuo gesto mi ha rivoltando le viscere troppo a lungo. Va bene sopportare in favore di indimenticabili scopate, ma a tutto c'è un limite e l'ho decisamente raggiunto.»
Infernale, dispensò meticolosamente menzogne col solo intento di disintegrarla in mille pezzi, com'era successo con la tazza di porcellana. Sarebbe toccato a Jane trovare il modo di rimettersi insieme; col tempo, lontana da lui che, in qualità di candela, aveva attratto la dolce falena abbagliata dalla sua luce per poi arderla col fuoco. L’innamorato ansante piegato sull’amata come una coperta di seta, l'aveva infine costretta in una bara togliendole il respiro con poche parole.
Aveva supposto che gli avrebbe creduto, forte di una serie di coincidenze che avevano implicato altre streghe e per i favori che effettivamente si erano fatti vicendevolmente. Nulla era stato lasciato al caso: anche dirle quelle parole dopo averla usata un'ultima volta, avrebbe dovuto incrementarne la pesantezza ed avvalorarne la presunta veridicità.
Lucien aveva previsto tutto: come si sarebbe consumato quell’incontro e come sarebbe potuto venir interpretato, quali sarebbero potute essere le parole più efficaci per disintegrarla rapidamente e allontanarla emotivamente.
Ciò che non aveva potuto prevedere, però, era l’impatto che quel momento avrebbe avuto su di lui. Qualcosa che stagnava da lungo tempo nel suo animo ribollì, destato dalla visione di quei cocci sparpagliati. Sentiva ancora il suo calore addosso, ma si stava raffreddando rapidamente e, a confronto, il proprio cuore era più caldo della lava. La stretta che lo avviluppò fu più forte di quella dei tentacoli del kraken che dimorava nel Lago Nero. Assieme a fitte lancinanti che si diramavano dal petto villoso, il respiro di Lucien divenne così rapido da stordirlo. Non era pronto ad accettare quel dolore ma dovette necessariamente accoglierlo, senza poterlo domare come avrebbe fatto con una creatura magica. Piegato a sentimenti a lungo rifuggiti, macchiatosi di troppe colpe, si lasciò consumare marchiato dal vessillo del rimpianto.

Non trovando più ossigeno, come un animale ferito mosse passi rapidi verso l’uscita dell’appartamento, rifuggendo la fonte di quelle ondate di dolore. Sapeva che un’azione non risolutiva l’avrebbe portato a comportamenti stupidi e inutili, come l’uso di sostanze allo scopo di ridurre le sensazioni fisiche di sofferenza, che nell’immediato futuro avrebbero potuto indurlo a crogiolarsi in un fittizio miglioramento. Ma più si allontanava, più un acre consapevolezza s’impossessava della sua psiche alterata: non era per lei che aveva apposto una fine a ciò che avevano intessuto in quei mesi, ma per sè stesso. Accecato dalla convinzione di attribuire solo a Jane i sentimenti a lungo schivati, aveva aperto gli occhi solo in quel momento.
Uscito dalla piccola palazzina, le iridi cerulee si colmarono d’acqua. I piccoli siluri liquidi che abbandonarono il cielo in una pioggia scrosciante si miscelarono delle calde lacrime. Penetrarono la barriera cutanea, scivolarono tra le ossa, raggiungendo infine quel cuore più secco di un grinzafico dandogli una nuova linfa vitale.
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lucien cravenmoore

the end

contest a tema

dicembre 2021

Precisazione: le dinamiche narrate, le reazioni dei personaggi ed i dialoghi, sono stati concordati dalle giocatrici coinvolte. La risposta e reazione di Jane in questo testo è stata scritta dalla sua player.

* Collana del Cuore: consiste in una sottile catena d’argento ornata di piccoli quarzi rosa. Permette di percepire il battito cardiaco di chi si ha di fronte - ottenuta dall’iniziativa Words of Magic

Oὐροβόρος - Uroboro (simbolo a inizio testo): apparentemente immobile, ma in eterno movimento, rappresenta il potere che divora e rigenera sé stesso, l'energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, la natura ciclica delle cose, che ricominciano dall'inizio dopo aver raggiunto la propria fine.


Edited by Atonement. - 31/12/2021, 14:29
 
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view post Posted on 31/12/2021, 14:19
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Soundtrack consigliata: Rain, in your black eyes
Era il trentuno dicembre, e il mondo si apprestava a tracciare una linea decisa sulla fine dell’anno. Compilava resoconti, osservava sconsolato le lunghe liste di propositi mai portati a termine, la mente già pronta a correre per ideare quelli dell’anno in arrivo e che avrebbero fatto la stessa fine. Nell’aria volteggiavano le aspettative speranzose, i desideri mancati, i sogni alleggeriti e resi di nuovo vivi dalla linfa illusoria generata dal nuovo ciclo di mesi in arrivo. La gente si era riversata nelle vie londinesi, stipata nei locali fumosi, raccolta nelle piazze della capitale. I bagliori effimeri dei fuochi d’artificio si disperdevano nel cielo insieme alle timide speranze dei sognatori, dei coraggiosi che accettavano e abbracciavano il debole ottimismo che li animava, senza importanza per coloro che invece preferivano voltare le spalle alla realtà e illudersi in una spirale di festeggiamenti che in fondo era senza significato.
Anche Jane e Lucien vivevano tra i disillusi, forse senza rendersene conto, o probabilmente senza volerlo davvero capire. Avvolti negli incastri ritmici in cui esitavano i loro incontri, i respiri spezzati, rifuggivano l’epilogo dell’anno che finiva lasciandosi trascinare dal vortice di molteplici sensazioni che raggiunto il culmine li lasciarono esangui.

Avvertiva la pelle rovente nonostante il gelo infido che entrava dalla finestra socchiusa, e senza curarsi troppo della velocità con cui il francese si era allontanato da lei aveva allungato le mani ad afferrare parte dei vestiti per non rabbrividire una volta che la temperatura del suo corpo fosse tornata normale. Il suo sguardo indugiò sul vaso posato sul comodino, i fiori di Elleboro ormai sciupati, caduchi e deboli come l’intreccio che la legava a Lucien senza che lei ancora lo sapesse.
« Finiamola qui. »
E’ più doloroso venire pugnalati alle spalle da chi non ti aspetti che da uno sconosciuto. La lama trafigge la cute fredda come il ghiaccio, si fa spazio tra le fibre muscolari e penetra sempre più a fondo, sempre più crudele. Non fai nemmeno in tempo ad accorgerti di quello che è realmente successo che sei già senza fiato, il dolore ti avvolge nella sua stretta senza pietà e quando comprendi, è troppo tardi. Le parole di Lucien l’avevano colpita talmente all’improvviso, inaspettate, che era trascorso quasi un minuto di silenzio sospeso prima che sedimentassero nella sua coscienza. Finiamola qui. Misurate, chiare, inequivocabili. Sembrava che infine il francese avesse avuto il coraggio di interrompere la passeggiata sul bordo del precipizio che avevano iniziato un paio di mesi prima, quando inconsciamente avevano attraversato per la prima volta quel limite invalicabile che si erano imposti di comune accordo e che nelle settimane successive avevano sfiorato più di una volta.
« Bene. »
Il tono di voce di Jane si mostrò asciutto e privo di inflessioni. Quell’avverbio di arresa le scivolò dalle labbra e mentre alzava lo sguardo per incrociare quello del mago – il cielo cristallino ormai un vago ricordo, mutato in un baratro profondo e indecifrabile come i primi tempi – avvertì un dolore pungente che non si aspettava di provare. Non con Lucien, almeno.

La rinnovata vicinanza del mago la fece rabbrividire, la paura scivolò lungo la sua pelle pallida lasciando dietro di sé una scia oscura mentre lei si ostinava a mantenere gli occhi ancorati sul viso del francese, il respiro ancora superficiale ma non più accelerato, ogni battito del cuore lento e doloroso. Ma non sarebbe crollata, non davanti a lui. Del resto, perché avrebbe dovuto farlo? Che motivo c’era di sentirsi ferita dalla decisione presa da Lucien Cravenmoore, che in fondo non era del tutto sbagliata?
Otto mesi prima avevano iniziato una relazione all’insegna del reciproco divertimento, basata solo sul piano fisico, e nient’altro: nessun legame li avrebbe trattenuti, nessun pensiero pesante si sarebbe mai insinuato tra di loro. O almeno, così avrebbe dovuto essere. Un sentiero definito, una strada da seguire con la sicurezza di non correre nessun rischio di essere feriti ancora, un passo tra una provocazione e l’altra con la certezza di non cadere mai. Sembrava così semplice. Eppure, perché erano riusciti comunque ad inciampare? Un frammento di tempo, cristallizzato, fugace ma allo stesso tempo pesante come il piombo: quella mattina autunnale non era solo la tazza di porcellana ad essersi infranta. Anche le fondamenta delle loro convinzioni avevano subito una scossa, un minuscolo sassolino si era infilato nel primo punto debole che aveva individuato e da lì aveva iniziato ad indebolirli, giorno dopo giorno. O almeno, questo era quello che era successo a Jane.

« Mi hai stufato. » Inarrestabile, il francese aveva ricominciato a parlare. Non le dava modo di rispondere, di ribattere alle sue accuse. Sentiva vibrare ogni singola parola dentro le sue ossa, inciderne la superficie provocando una scossa di dolore ad ogni sillaba. Eppure, Jane incassava a testa alta senza distogliere lo sguardo dal volto indurito del mago. Se c’era una cosa che aveva imparato dal passato, forse l’unico insegnamento utile che aveva tratto dalle sue pessime scelte, era di non mostrare più quanto la gente poteva ferirla. Non avrebbe più dato a nessuno la soddisfazione di vedere nei suoi occhi il mondo crollare, non avrebbe più permesso che qualcuno divenisse spettatore delle sue lacrime. Non più, non in quel momento. « […] non che non abbia già cercato carne fresca nel frattempo. » Lo immaginava, anzi, per lei era quasi una certezza e aveva dato per scontato che non le sarebbe interessato. Eppure, cos’era quello strano pizzicore che avvertiva sulle guance mentre sentiva a voce la conferma dei suoi presentimenti? Perché l’idea di Lucien insieme ad un’altra persona le dava fastidio? « […] ma la svenevole bontà che anima ogni tuo gesto mi ha rivoltando le viscere troppo a lungo. » Era quello il problema, dunque? Era troppo buona? Un nuovo sentimento affiorò dal baratro di dolore in cui stava precipitando, le diede uno scossone riscuotendola dall’impasse in cui si era cristallizzata. La rabbia le strinse le spalle, dandole lo slancio per parlare, finalmente. Con un movimento fastidiosamente lento allungò la mano, tastando alla cieca alla ricerca della bacchetta che sapeva essere sul comodino. Fu allora che la avvertì sotto i suoi polpastrelli: accanto all’elce si snodava una collana, quella collana e un’idea fulminea e malsana fece capolino nella sua mente ingenua. Sarebbe stato così semplice indossarla e provare a capire… era davvero così facile per Lucien mettere una fine a tutto? Era solo lei la stupida che era riuscita a cadere e a sbucciarsi il cuore? Resistette all’impulso, e la bacchetta trovò spazio facilmente tra le sue dita. Un cenno secco, e la porta d’ingresso si aprì di colpo, sbattendo contro il muro. « Non sarò io a trattenerti, se è quello che pensi. Vattene pure. » Se l’avesse guardata, se solo si fosse degnato di lanciare un ultimo sguardo in direzione della strega, ecco, forse l’avrebbe notato. Una lacrima solitaria era sfuggita al controllo e maligna rivelava agli occhi del francese la verità da cui forse stava scappando.

Attese di sentire la porta chiudersi prima di provare ad alzarsi, ogni movimento più difficile del previsto, doloroso come se fosse stata investita da un treno. A passi lenti si diresse verso la cucina, dove con gesti stanchi e automatici mosse la bacchetta per prepararsi una tazza di tè mentre lo sguardo assente si fissava sul vetro della finestra. Una crepa dopo l’altra, un mattone, poi ancora uno, il muro che ingenuamente era convinta di aver costruito a protezione di sé stessa, quello che credeva solido e impenetrabile, sembrava ormai essere caduto. Ma come può essere distrutto qualcosa che in realtà non c’è più da tempo? Se ti sei distratto a guardare il mondo che corre davanti ai tuoi occhi, se ti sei immerso per viverne ogni istante, come puoi pretendere di aver notato che tutto stava cadendo a pezzi alle tue spalle?
Senza che lei lo avesse voluto, senza che se ne accorgesse, la presenza del mago era scivolata dentro il primo spiraglio dimenticato aperto e da lì si era diffuso, una minuscola goccia d’inchiostro nero che aveva contaminato la sua anima e che si era dissolta sparendo alla vista ma rimanendo sempre presente. In sottofondo, ben nascosta, difficile da identificare. Forse c’erano stati degli attimi in cui avrebbe potuto notarlo, se avesse prestato attenzione, eppure inconsciamente aveva ignorato ogni segnale. Le parole di Lucien avrebbero potuto avere l’effetto di una secchiata d’acqua gelida, pronte a risvegliarla dal torpore in cui era caduta come in una trappola, ma invece di salvarla l’avevano presa a schiaffi insieme alla realtà dei fatti, presentata dalla sua coscienza tra una risata e l’altra, pronta su un piatto d’argento. Perché, alla fine, era successo. La consapevolezza dei suoi sentimenti la travolse con lancinante lucidità, impietosa e cruda, togliendole il respiro. Gocce di pioggia iniziarono ad infrangersi con decisione contro il vetro della finestra, appannandolo e rendendo sfocata la notte che salutava l’anno nuovo, ma Jane non se ne accorse. Le braccia strette al petto, le lacrime che avevano iniziato a scendere una dopo l’altra lungo le sue guance pallide, si stava infine arrendendo all’inizio di quella nuova e inevitabile convivenza con i sentimenti che provava.
& la fine è il principio
jane
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the end

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