CITAZIONE
"L’espressione che esibiva sembrava tradire una certa dose di colpevolezza che in qualche modo ricordava all’uomo l’occasione in cui gli aveva rivelato di aver portato a casa un cane anziché un gatto, lo stesso terremoto vivente che ora scorgeva agitarsi per raggiungerlo dietro al profilo robusto della donna che bloccava il passaggio tra l’ingresso e il salottino alle sue spalle"
Frammento tratto da: Quel succo di pera [s]corretto
Ambientazione: passato, Rosegarden St n.9.
Età di Killian: 25 anni.
“Signora McCramble, non possiamo tenerlo”“Perchè no?”Il battibecco tra i due abitanti del n. 9 di Rosegarden St andava avanti già da un po’, precisamente da quando la gagliarda vecchietta aveva intercettato Killian sulle scale e gli aveva chiesto di seguirla nel suo appartamento con un’espressione indecifrabile.
“Ricordi che ti avevo parlato dell’intenzione di prendere un gatto?”, aveva domandato al ragazzo con una punta malcelata di apprensione nella voce mentre faceva strada attraversando il delizioso e frivolo salottino. Lui aveva risposto di sì e aveva aggiunto che la trovava una splendida idea ma mentre la seguiva si era chiesto perchè lei lo stesse conducendo verso il giardino esterno: aveva immaginato che il micio fosse ospitato all’interno della casa al piano terra, vezzeggiato tra i pizzi e i merletti che ivi ricoprivano ogni superficie. Con quel confuso interrogativo in mente ma completamente ignaro della risposta che avrebbe ottenuto da lì a breve, il giovane aveva raggiunto l’ampio appezzamento di terreno oltre la porta-finestra sul retro che proseguiva circondando l’intero edificio.
Un batuffolo bianco si era precipitato scodinzolando tra i suoi anfibi scuri e aveva richiesto al mago più di qualche attimo per realizzare come non si trattasse affatto di un felino, ma di un vivace cucciolo di cane. Allibito aveva ascoltato in silenzio un’agitata Azalea che gli spiegava la – a detta sua – buffissima storia di come era entrata all'allevamento per prendere un persiano ed era uscita con un pastore svizzero bianco (
“Solo da parte di madre però, del paparino non si sa nulla!” ).
“Ora è un cucciolo, ma tra non molto diventerà il doppio di così e poi il triplo e il quadruplo”.Aveva notato le possenti zampe del nuovo arrivato che promettevano come minimo un taglia media. Come minimo. La storia del padre ignoto poi non era affatto rassicurante.
“Mi piacciono i cani grandi”, ribadì prontamente la vecchietta con il tono ostinato di una bambina per nulla intenzionata a rinunciare al proprio capriccio.
“Ma sono difficili da gestire”, dall’altra parte però non c’era una sprovveduto qualsiasi, ma Killian che sapeva abbastanza bene come rivestire il ruolo del genitore autorevole: Persephone era stata piuttosto impegnativa da quel punto di vista.
“E perchè mai? Lo addestreremo a dovere e diventerà un vero galantuomo”Gli occhi grigi seguirono scettici il rapido girovagare dell’animale che spingeva il proprio tartufo scuro ovunque: visto che l’uomo nello shock di trovarlo lì non gli aveva rivolto molta attenzione e che il pieno di coccole da parte di Azalea l’aveva già avuto, il curioso cagnolino era tornato ad intrattenersi da solo fino ad approdare nell’orto perfettamente coltivato della donna. Un vero paradiso per lui.
“Le distruggerà tutta la verdura”, constatò saggiamente il giovane nel vedere una rapa recuperata chissà da dove essere allegramente sgranocchiata dal cucciolo.
“E le piante”, continuò imperterrito dato che la donna era impegnata a dissuadere la bianca bestiola dallo scavare nel terreno soffice rastrellato più che ad ascoltatore i suoi avvertimenti.
“E i fiori”, concluse con tono grave come se stesse annunciando un’imminente apocalisse. Conosceva fin troppo bene i punti deboli della sua anziana padrona di casa e aveva intenzione di sfruttarli tutti.
“Qui nel giardino dietro casa non c’è nulla di irrinunciabile mentre per l’orto… potresti costruire una piccola recinzione per tenere questo pestifero alla larga!”In effetti gli sarebbe bastato uno svolazzo di bacchetta o due perché apparisse un divisorio ligneo tutto intorno al terreno coltivato, con tanto di cancelletto. Il difficile sarebbe stato convincere la McCramble a non tenergli compagnia durante il lavoro altrimenti non avrebbe potuto fare ricorso alla magia. Si rese conto di star pensando a come assecondare i progetti della donna come se avesse già perso la battaglia e indispettito verso se stesso (aveva anche usato il plurale più e più volte in merito alle decisioni sul futuro del cane!) giocò un altro asso nella manica.
“Cosa diranno le Casalinghe? Scommetto che Ivette inorridirebbe”“Ma se anche lei ha un carlino! E lo lascia dormire sul letto, parola mia”L’ultima rivelazione proprio non ci voleva. Il circolo di amiche della vecchietta comprendeva perlopiù zitelle attempate con la fissa per le pulizie, perciò Killian aveva creduto che puntare sull’opinione che le adepte avrebbero avuto in merito potesse costituire la mossa vincente contro la devotissima Azalea. E invece ora scopriva che anche la rigida presidentessa delle Casalinghe Modaiole – la stessa che lo squadrava sempre dall’alto in basso riservando uno sguardo diffidente ad ogni suo piercing o tatuaggio – aveva un cane. Alla fine lo smacco l’aveva subito lui e per qualche momento dovette tacere alla ricerca di una nuova strategia che ora più che di attacco andava su una posizione di difesa.
La donna ne approfittò all’istante:
“Vedrai che darà meno fastidio di quell’uccellaccio del malaugurio… nonostante i problemi che ha causato, io non ti ho mai impedito di tenerlo”Ecco, ora pure i ricatti morali, ergo: era spacciato. Il venticinquenne sospirò mentre stancamente si passava entrambe le mani sul volto prima di innalzarlo verso la parte superiore dello stabile da lui abitato. Purtroppo non poteva ribattere in alcuno modo data la veridicità di quanto rinfacciatogli. Amigdala non era mai stata la “coinquilina” ideale e si era dimostrata addirittura dispotica nei confronti dell’affittuaria che aveva da subito ricambiato l’antipatia (aggravata a dismisura dall’abitudine della falchetta di lasciare le carcasse delle proprie prede sullo zerbino nonostante le infinite prediche del padrone). Di sicuro al rapace non avrebbe fatto piacere avere un altro animale con cui condividere i propri spazi, già quando Persephone aveva portato a casa Senza Nome lei lo aveva ignorato per settimane intere rifiutandosi persino di recapitare le missive… Per quell’espansivo cagnolino, Amigdala era capace di non farsi viva per un mese. Tale pensiero lo preoccupava, ma in definitiva non poteva fare poi molto per impedire che il n. 9 si trasformasse in uno zoo: come Azalea gli aveva appena ricordato, lei era stata molto accomodante nei suoi confronti.
“Anche se qui avrà abbastanza spazio, deve essere portato a spasso più volte al giorno..”Dietro alla fiammeggiante montatura rossa degli occhiali della vedova si intravide l’esultanza tipica di chi l’ha appena spuntata: più che dalla voce rassegnata dell’uomo capì di averlo fatto cedere nel momento in cui questi si chinò per interagire finalmente con il cucciolo che si precipitò immediatamente tra le sue braccia per leccarlo ovunque arrivasse con la lingua rosea. Felice fino alla commozione, per lei fu facile notare come il giovane stesse abbandonando anche le ultime reticenze grazie all’euforia che quel batuffolo bianco trasmetteva: poteva giurare di aver visto un sorriso tra la sua barba scura e questo le diede più soddisfazione che ogni altra cosa visto che di recente l’aspetto dell’inquilino si era fatto ancora più tetro.
“Ci penserò io, ma tu puoi portarlo con te quando vai a correre”Eh sì, era proprio con le spalle al muro: la diabolica vecchietta sembrava aver pensato a tutto. L’idea in sé non gli dispiaceva, eppure Killian avvertiva il trionfo nella stridula voce di Azalea e voleva evitare che gongolasse troppo esibendo finte proteste:
“Non ci vado mica così spesso… e comunque non regolarmente”. Ma l’opposizione perse credibilità appena pronunciata poiché le carezze del mago sul fitto pelo immacolato si stavano facendo bonariamente dispettose, con il piccolo che tentava di mordicchiare le dita tatuate del nuovo compagno di giochi.
“Sono sicura che lui non si lamenterà dei tuoi orari da sconsiderato… A proposito, a che ora sei rincasato ieri notte? Alle due la pentola era ancora fuori dalla porta!”I sensi di allerta di Killian lo avvisarono che urgeva cambiare discorso o la McCramble avrebbe iniziato i suoi interrogatori da “non sono affari miei ma me li faccio lo stesso” : da quando lei gli passava gli “avanzi” dei suoi pasti in modo sistematico, curiosare su cosa facesse il ragazzo quando era fuori casa – cioè praticamente sempre – era diventato più lecito, come una sorta di guadagnata ricompensa.
“Dovremmo trovargli un nome”, propose allora sviando la faccenda.
Le iridi nuvolose si posarono su quell’esserino vivace che continuava a scodinzolargli attorno, ma non riuscì a ragionare nemmeno sulla prima possibilità che Azalea annunciò trillando:
“Oh, ma ce l’ha già! Ti presento Milkshake!” “Starà scherzando, spero”“Perchè? Cos'ha che non va?”“Io mi rifiuto di portarlo al parco e gridare questo nome al vento”No, i battibecchi non sarebbero finiti lì, decisamente.